RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 290 - Testo della
Trasmissione di venerdì 17 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nominato dal Santo Padre il nuovo vicegerente della diocesi di
Roma.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nella Giornata mondiale per la lotta alla
povertà nascono le “Stazioni della solidarietà”
Proseguono i preparativi per il secondo Congresso
missionario americano
Il premier israeliano Sharon torna sui propri
passi e si dichiara contrario all’espulsione di Arafat
Nuovi attentati antiamericani in Iraq, mentre il Consiglio di
Sicurezza approva la risoluzione americana
L’Iran pronto ad aderire al protocollo sul nucleare.
17
ottobre 2003
“AIUTATE IL PAPA A SERVIRE L’UOMO
E L’UMANITA!”
OLTRE 80
MILA FEDELI SI SONO STRETTI ATTORNO A GIOVANNI PAOLO II
NELLA
CELEBRAZIONE DEL SUO GIUBILEO PONTIFICIO
IERI SERA
IN PIAZZA SAN PIETRO.
IN FESTA LE
COMUNITA’ ECCLESIALI DI TUTTO IL MONDO
- A cura di
Alessandro De Carolis -
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“Venticinque anni fa ho sperimentato in modo particolare
la divina misericordia”. Venticinque anni dopo, “pur consapevole della mia
umana fragilità”, tengo lo sguardo su Cristo “che mi incoraggia (…) e mi invita
ad assumere le responsabilità che Lui stesso mi ha affidato”. Da una Piazza San
Pietro illuminata e decorata ad arte con 43 mila fiori, davanti ai 149
cardinali presenti alla celebrazione e agli oltre 80 mila fedeli stipati nel
colonnato, le parole del Papa sono arrivate direttamente nelle case e nei cuori
dei milioni di telespettatori, collegati in diretta mondovisione attraverso una
cinquantina di emittenti internazionali. Durante la Messa solenne del giubileo
pontificio, iniziata ieri sera alle 18 e conclusasi alle 20, Giovanni Paolo II
ha rivissuto, quasi negli stessi minuti del 1978, gli istanti che lo videro
presentarsi alla Chiesa e al mondo come il “Papa sconosciuto”. Ma se la
sorpresa dell’esordio è ormai un aneddoto del pontificato, la simpatia di quei
primi istanti si è trasformata nell’affetto senza confini del quale il Papa è
fatto ormai segno da lunghi anni. Un affetto testimoniato dal nutrito numero di
messaggi augurali giunti in Vaticano da ogni parte del pianeta. Numerose anche
le autorità civili sedute nelle prime file: 19 delegazioni ufficiali - dal
Guatemala al Kazakhstan, passando per molti Paesi europei – che hanno voluto
rendere omaggio al Pontefice e alla sua volontà di proseguire nella sua
missione di “servire l’uomo e l’umanità intera”, attraverso l’annuncio del
Vangelo. Riviviamo allora i momenti salienti dell’evento di ieri nel servizio
di Adriana Masotti:
(canto)
“La
celebrazione è iniziata con l’indirizzo di omaggio al Papa del cardinale
decano, Joseph Ratzinger: ‘In questi 25 anni – ha detto – Lei ha girato instancabilmente il mondo, non solo
per portare agli uomini il Vangelo al di
là di ogni confine geografico; Lei ha attraversato anche i continenti dello spirito, spesso lontani l'uno dall'altro e
contrapposti, per rendere vicini gli estranei, amici i lontani, e per
dare spazio nel mondo alla pace di Cristo.
Ha annunciato la volontà di Dio senza
timore, anche lì dove essa è in
contrasto con ciò che pensano e vogliono
gli uomini’.
Possiamo
constatare oggi come Lei si sia messo
con tutto se stesso a servizio del Vangelo e si sia lasciato consumare. Nella Sua vita la parola ‘croce’ non è solo una
parola. ... Santo Padre oggi tutta la
Chiesa La ringrazia per il servizio da Lei reso in 25 anni, La
ringraziano anche tante sorelle e fratelli non cattolici, uomini di buona volontà di altre religioni e
convinzioni.
Dopo le letture e la proclamazione
del Vangelo, l’omelia del Papa: una testimonianza forte, quella resa da Giovanni Paolo II,
all’amore di Dio per la sua persona e per tutta l’umanità e una dichiarazione
intensa d’amore per Dio. “Venticinque anni fa - ha esordito Giovanni Paolo II -
ho sperimentato in modo particolare la divina misericordia. Sentivo nella mia
anima l’eco della domanda rivolta allora a Pietro: ‘Mi ami tu? Mi ami più di
costoro?’ Come potevo umanamente parlando, non trepidare? E’ stato necessario
ricorrere alla divina misericordia perché alla domanda: ‘Accetti?’, potessi
rispondere con fiducia accetto”. Il Papa ha poi confidato:
Ogni giorno si svolge all’interno del mio cuore lo stesso
dialogo tra Gesù e Pietro. Nello spirito, fisso lo sguardo benevolo di Cristo
risorto. Egli, pur consapevole della mia umana fragilità, mi incoraggia a
rispondere con fiducia come Pietro: ‘Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo’. E poi
mi invita ad assumere le responsabilità che Lui stesso mi ha affidato.
Lasciando
proseguire al sostituto mons. Leonardo Sandri la lettura del testo Giovanni
Paolo II ha quindi ripercorso la sua missione: “Sin dall’inizio del mio
pontificato ( …) non ho mai cessato di esortare: ‘Non abbiate paura di
accogliere Cristo e di accettare la sua potestà’. Ripeto oggi con forza:
‘Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!’.
Profonda la
gratitudine del Papa prima di tutto verso Dio e poi verso quanti, in questi
anni, hanno sostenuto il suo difficile cammino: ‘Vi
prego, carissimi fratelli e sorelle, non interrompete questa grande opera
d’amore per il Successore di Pietro. Ve lo chiedo ancora una volta: aiutate il
Papa, e quanti vogliono servire Cristo, a servire l’uomo e l’umanità intera!’.
Giovanni Paolo II ha poi concluso
rivolgendo a Cristo una preghiera di affidamento del suo intero pontificato e
di se stesso:
Pastore Supremo, resta in mezzo a
noi, perché possiamo con Te procedere sicuri, verso la casa del Padre. Amen.
Al termine della Messa il Papa ha voluto ringraziare tutti
coloro che stanno partecipando a Roma e nel mondo ai festeggiamenti per il suo
giubileo. Ha salutato in particolare il presidente della Repubblica italiana,
Carlo Azeglio Ciampi, e la moglie Franca, poi il presidente polacco, Aleksander
Kwasniewski, anche lui accompagnato dalla consorte; e ancora una volta, tutti
coloro che, da tante parti della terra, sostengono il suo quotidiano ministero
apostolico con la preghiera e con l'offerta della loro sofferenza”.
(canto)
In
questa festa di luci e colori, di suoni ed emozioni, dunque, migliaia di fedeli
hanno seguito la solenne Messa di ringraziamento per i 25 anni di pontificato.
Ma in tanti, tantissimi già dal primo pomeriggio si erano radunati in Piazza San
Pietro. Alessandro Gisotti ha raccolto alcune testimonianze tra i fedeli,
venuti da tutto il mondo per dire “grazie” a Papa Wojtyla:
R. – Mi ricordo il primo giorno, quando si è affacciato
alla Loggia: ‘Non abbiate paura!’. Aveva una bella voce, era straordinario.
Tanta gratitudine per tutto quello che ha fatto per la Chiesa ... Non ho parole
...
R. – Anche nella malattia, nella sofferenza, l’esempio che
ci sta dando è quello di vivere appieno la Croce.
D. – Da parte di un giovane, qual è il ‘grazie’ a questo
Pontefice?
R. – Il ‘grazie’ di averci dato dei grandi momenti di
pace, di serenità, di fede ... Crediamo molto in questo Papa e vogliamo che
continui la sua opera fino all’ultimo.
R. – E’ una figura molto, molto importante, con il suo
messaggio di pace. Mi ha dato tutto quello che io come giovane voglio dalla
vita!
R. – Veniamo dal Centroamerica e facciamo i nostri auguri
al Papa per i 25 anni di guida della Chiesa. Anche noi in Centroamerica
sentiamo che il Papa ci è molto vicino.
R. – Sono emozionata perché 25 anni fa noi stavamo qui,
quando è diventato Papa.
D. – Quindi, 25 anni dopo ancora qui, ancora grande
emozione ... forse anche di più?
R. – Sì, forse di più. Quando lo vedo mi commuovo proprio!
D. – Da dove venite?
R. – Dal Congo Brazzaville.
D. – Qual è l’augurio che volete fare al Papa?
R. – Un saluto. Un saluto solo.
D. – Con quali sentimenti siete qui, oggi?
R. – Con gioia e con gratitudine!
R. – Oggi sono sacerdote, è bello dire che oltre a Cristo
ho anche un’immagine umana che posso seguire. Questa immagine si chiama
Giovanni Paolo II.
D. – Qual è l’augurio che volete fare al Papa?
R. – Di avere cura di se stesso e di mantenersi in forma.
R. – Di vivere a lungo.
D. – La cosa più bella che vi ha dato il Papa?
R. – La pace, la gioia ...
R. – L’amore per il prossimo.
Alle 17,15 di ieri, l’ora ricordata da Giovanni Paolo II
della sua elezione in Conclave, le campane di tutte le chiese polacche hanno
suonato a distesa in segno di festa. E’ forse questo il simbolo del grande
entusiasmo che ieri ha attraversato l’Europa da est a ovest, in ricordo dei 25
anni di pontificato del Papa. Ma in tutti i continenti il nome del Pontefice è
stato variamente evocato. Iniziamo dall’Africa - dal continente delle “guerre
dimenticate” e della miseria endemica ma anche dei ripetuti appelli solidali di
Giovanni Paolo II – la carrellata di servizi che descrivono gli echi suscitati,
nelle comunità ecclesiali locali come sui media, dal traguardo storico e
spirituale raggiunto dal Papa.
“Giovanni Paolo II è ricordato da molti africani per essere stato il
primo Papa della storia a visitare i loro Paesi, ed è stata proprio questa
memoria del passato, quella che alcuni notiziari radiofonici e televisivi
continentali hanno valorizzato nel dare la notizia del 25.mo di Pontificato,
celebrato ieri sera solennemente in Piazza San Pietro. Una memoria storica per
alcuni Paesi remota - come nel caso dell’ex-Zaire – e per altri meno lontana
nel tempo, come per il Kenya, visitato per ben tre volte dal Papa. L’impressione
generale, sfogliando i giornali, è stata che la notizia sia passata nella
stragrande maggioranza dei casi, sulle pagine estere dei quotidiani, anche se
l’attenzione è stata più rivolta alle condizioni di salute dell’anziano
Pontefice, e soprattutto all’imminente beatificazione di Madre Teresa di
Calcutta, come nel caso del “Daily Nation” di Nairobi. Roma è geograficamente
lontana, ma vicina nella fede di tante comunità cattoliche: ed è questo il
messaggio forte lanciato dalle pubblicazioni diocesane, che hanno espresso
grande apprezzamento per il ministero petrino svolto da Giovanni Paolo II.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese”.
Dall’Africa
all’America Latina. Proprio dal Messico e dalle terre toccate da Colombo
iniziò, il primo febbraio 1979, l’avventura apostolica del Pontefice, che lo
avrebbe portato, nei 102 viaggi internazionali compiuti finora, a divenire il
primo Successore di Pietro ad aver raggiunto gli angoli più sperduti della
terra. Viva, dunque, è stata tra le popolazioni sudamericane la partecipazione
a distanza all’evento che ieri si celebrava in Piazza San Pietro:
“Dopo aver ricordato che “abbiamo avuto la grazia di meritarci le
ripetute visite pontificie”, il presidente brasiliano Luis Ignacio Lula da
Silva, in visita di Stato a Buenos Aires, ha inviato al Papa un messaggio che
si chiude con un’invocazione a Dio affinché conservi a lungo la sua salute. In
Messico, milioni di fedeli si sono raccolti per tutta la giornata nelle oltre
cento diocesi e arcidiocesi delle 15 regioni del Paese, in un’unica intensa
preghiera per rafforzare il pontificato di Giovanni Paolo II durante l’attuale,
difficile fase. Anche in Cile e in Argentina, infine, la società, la stampa e
la Chiesa hanno concesso grande attenzione all’anniversario papale.
L’arcivescovo argentino di Resistencia, mons. Carmelo Juan Giaquinta, ha
ricordato “il debito di infinita gratitudine che abbiamo con lui, perché pochi
giorni dopo la sua elezione, con un opportuno intervento, Giovanni Paolo II ci
liberò dai rischi di una guerra atroce con la Repubblica sorella del Cile, per
il controllo del Canale di Beagle”.
Da Buenos Aires, Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana”.
Qualche
latitudine più a nord, i media americani hanno celebrato con grande dovizia di
approfondimenti l’anniversario giubilare di Giovanni Paolo II. E lo hanno fatto
mettendo in risalto le strette connessioni tra il pontificato e il periodo
storico nel quale si è sviluppato.
“Un gran numero di editoriali e inchieste, stampate e
televisive, hanno ricordato agli americani l’anniversario di Giovanni Paolo II.
Gli ‘speciali’ sono cominciati tre giorni fa e continueranno con analisi e
commenti per tutta la giornata di oggi. Il tono è generalmente celebrativo,
anche se non mancano i sentimenti contrastanti. Ma la cronaca dei
festeggiamenti in Vaticano, che ha avuto ampia copertura da parte dei media
americani, è stata segnata comunque dal fascino che la figura del Papa polacco
suscita indubbiamente da questa parte dell’Atlantico. Persino un giornale liberal
e non certo cattolico come il New York Times, che non ha mai risparmiato
critiche alla Chiesa, ha definito in un editoriale Giovanni Paolo II ‘un
gigante di quest’era’. ‘Il Papa - scrive il giornale - è più grande del Nobel
per la Pace e non ha bisogno di quel riconoscimento’. E poi: ‘Quando la storia
guarderà indietro – si legge ancora – Papa Giovanni Paolo II sarà riconosciuto
come uno degli individui che hanno fatto di più per porre democrazia e libertà
a servizio dei più alti obiettivi umani’.
La ricorrenza ha offerto anche lo spunto per riflessioni
sulla figura storica di Giovanni Paolo II e sul suo insegnamento. In qualche
caso ha riaperto anche il dibattito sugli scandali per gli abusi sessuali da
parte di preti che hanno macchiato la Chiesa americana lo scorso anno.
L’occasione ha anche dato spunto a considerazioni più ampie sulla Chiesa e la
sua storia. “La Chiesa cattolica romana negli Usa è ad un bivio”, ha scritto lo
studioso cattolico Peter Steinfels, molto intervistato in questi giorni.
Accennava alle scelte morali a cui i cattolici moderni sono chiamati, ma anche
al segno indelebile che un quarto di secolo di pontificato ha lasciato, e con
il quale 65 milioni di cattolici americani devono confrontarsi.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana”.
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In
occasione del XXV Pontificato di Giovanni Paolo II, si terrà questa sera alle
18.00, in Aula Paolo VI, un concerto dell’orchestra sinfonica e del Coro del Mitteldeutscher Rundfunk, diretti dal maestro
Howard Arman. Alla presenza del Santo Padre, sarà eseguita la Sinfonia
n.9 in Re minore op. 125 di Ludwig van Beethoven per solisti, coro e orchestra.
La manifestazione sarà aperta con l’esecuzione dell’Inno Pontificio, su musica
di Charles Gounod, cui farà seguito l’indirizzo di omaggio al Santo Padre del
cardinale Joseph Ratzinger, decano del Collegio Cardinalizio. Al termine del
concerto il Santo Padre rivolgerà la sua parola ai presenti.
Il
concerto sarà trasmesso dalla Radio Vaticana in diretta dalle ore 18.00,
sull’onda media di 585 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz, con il
commento in italiano.
ILLUSTRATA QUESTA MATTINA NELLA SALA STAMPA
VATICANA
L’ESORTAZIONE
APOSTOLICA PASTORES GREGIS, FIRMATA E PROMULGATA IERI.
UNO SGUARDO AL MAGISTERO DOTTRINALE DEL PAPA
DURANTE
I 25 ANNI DI PONTIFICATO:
CON
NOI L’ARCIVESCOVO ANGELO AMATO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Anche se pubblicato ieri, la presentazione del documento
ha riscosso notevole interesse da parte degli operatori dei mass media, vista
la loro nutrita presenza in Sala Stampa, circa un centinaio fra giornalisti e
cineoperatori. Il cardinale Jan Schotte ha illustrato, nella sua qualità di
segretario generale del Sinodo dei vescovi, la genesi dell’assemblea sinodale,
svoltasi dal 27 settembre al 26 ottobre del 2001. Si trattò della decima
assemblea generale ordinaria, mentre vi sono stati in totale 20 assemblee
sinodali, e cioè altre due assemblee generali straordinarie e otto assemblee
speciali, nei 35 anni dall’istituzione del Sinodo, voluta da Paolo VI.
Il porporato ha fatto cenno altresì all’importanza di
questo documento che viene a completare la trattazione a livello sinodale delle
varie categorie del Popolo di Dio. E infatti abbiamo avuto un Sinodo sulla
famiglia, uno sui laici, uno sui sacerdoti, e uno sui religiosi. Quindi ultimo
quello sui vescovi. Dopo che il cardinale Bergoglio, arcivescovo di Buenos
Aires, in Argentina, che fu relatore aggiunto al Sinodo, ne ha compendiato il
contenuto, l’interesse dei giornalisti si è appuntato soprattutto sulle sfide
per i vescovi ai giorni di oggi, argomento svolto nell’ultima parte del
documento. Con i due porporati, Schotte e Bergoglio, era anche il vescovo
italiano di Oria, mons. Semeraro, che fu segretario speciale all’assemblea
sinodale.
Uno sguardo ora al magistero dottrinale di Giovanni Paolo
II durante il suo pontificato. Il Santo Padre, in questi 25 anni, si è
manifestato un grande maestro di fede ed un solerte educatore alla fede della
Chiesa, alla quale ha offerto 14 Encicliche, 14 Esortazioni apostoliche
compresa quella di ieri, 38 Lettere apostoliche, 18 Motu proprio, 9
Costituzioni apostoliche e poi, non ultime, le catechesi del mercoledì.
Un richiamo alle encicliche. Abbiamo anzitutto un trittico
trinitario: la Redemptor Hominis, la Dives in Misericordia, la Dominum
et vivificantem, che riguardano rispettivamente il mistero di Gesù Cristo,
il mistero di Dio Padre, il mistero dello Spirito Santo. Poi abbiamo anche un
interessante attualissimo trittico sociale con le encicliche: Laborem exercens,
Solicitudo rei socialis, Centesimus annus. Abbiamo due encicliche
morali importanti: Veritatis splendor, di cui proprio quest’anno ricorre
il 10.mo anniversario, e l’Evangelium vitae. Abbiamo l’enciclica mariana
Redemptoris Mater, su Maria Mediatrice. Abbiamo un’enciclica
missionaria, la Redemptoris missio, del 1990: in realtà questa Enciclica
ha una grande valenza dottrinale perché sottolinea l’universalità salvifica del
mistero di Cristo e della Chiesa, proprio per dare alla missione il suo centro
propulsore che è l’annuncio del Vangelo di Gesù. Abbiamo la Slavorum
apostoli, sui compatroni d’Europa Cirillo e Metodio; l’Ut unum sint, enciclica
ecumenica; la Fides et ratio, sull’armonia tra fede e ragione, le due
ali che incedono verso la verità, ed infine, l’ultima, l’Ecclesia de
Eucharistia, che è un incoraggiamento alla Chiesa e a tutti i fedeli a
vivere di Eucaristia e a testimoniare il mistero eucaristico.
Fra le 14 Esortazioni apostoliche, va sottolineata la
prima, la Catechesi tradendae, sull’impegno catechetico e catechistico
della Chiesa nel mondo contemporaneo. Abbiamo anche l’Esortazione apostolica
sui laici, la Christifideles laici, l’Esortazione apostolica Pastores
dabo vobis, sulla formazione dei sacerdoti, e poi un’altra bella Esortazione
post-sinodale sulla vita consacrata, Vita consacrata. L’ultima, di ieri,
Pastores Gregis, riguarda i vescovi. Sono importanti anche le Esortazioni
apostoliche cosiddette continentali: l’Ecclesia in Africa, l’Ecclesia
in America, l’Ecclesia in Asia, l’Ecclesia in Oceania, l’Ecclesia
in Europa e l’odierna Pastores gregis.
Tra le Lettere apostoliche, che sono ben 38, ricordiamo
quella per l’Anno del Rosario, la Rosarium Virginis Mariae, sul Santo
Rosario, del 16 ottobre 2002, con l’inclusione dei 5 misteri della Luce.
Tra i Motu Proprio, che sono 18, va ricordato l’ultimo, Misericordia
Dei, del 2 maggio 2002, su alcuni aspetti della celebrazione del sacramento
della Riconciliazione.
Tra le 9 Costituzioni apostoliche sono note soprattutto la
Sapientia christiana sulle università e facoltà ecclesiastiche, la Pastor
Bonus sulla Curia romana, e poi quella con cui Giovanni Paolo II ha
promulgato il nuovo Codice di diritto canonico ed altre, ad esempio la Fidei depositum del 1992 con cui il Papa ha
promulgato il Catechismo della Chiesa cattolica.
Ma quale è stata la linea dottrinale del Santo Padre in
questi 25 anni? Lo abbiamo chiesto all’arcivescovo Angelo Amato, segretario
della Congregazione per la Dottrina della Fede:
“Gli studiosi della figura e della dottrina del Santo
Padre riconducono tutto il suo magistero a una linea cristocentrico-trinitaria.
Il magistero del Santo Padre punta, si fonda e si sviluppa proprio nel mistero
di Cristo, il quale mistero ci rivela il mistero trinitario, il mistero della
comunione trinitaria e ci rivela anche il mistero dell’umanità. La linea
dottrinale portante del magistero di Giovanni Paolo II è proprio il
cristocentrismo trinitario che ha almeno un triplice significato: anzitutto
significa che Gesù Cristo è il maestro che illumina con la sua dottrina e che
salva con il suo mistero di redenzione; in secondo luogo cristocentrismo
trinitario significa che è Gesù l’oggetto dell’annuncio della Chiesa e della
catechesi cristiana, per cui il contenuto della dottrina cristiana è Gesù
Cristo, Colui che rivela il mistero di Dio Trinità e che rivela all’uomo il
mistero stesso del suo essere in tutta la sua dignità. Un terzo ed ultimo
aspetto di questo cristocentrismo trinitario è quello di ricondurre la morale
cristiana alla sua fonte e al suo fondamento che è Gesù Cristo”.
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UDIENZE DI OGGI. NOMINE: VICEGERENTE A ROMA E
ARCIVESCOVO A NAGASAKI
Nel corso
della mattinata, il Santo Padre ha ricevuto il presidente della Repubblica di
Polonia Aleksander Kwasniewski, con la consorte e il seguito. Gli illustri
ospiti polacchi, insieme ad altri connazionali, hanno partecipato ieri
pomeriggio alla solenne celebrazione presieduta da Giovanni Paolo II sul
sagrato della Basilica Vaticana per il 25.mo del Pontificato.
Nel corso della
mattinata, il Santo Padre ha ricevuto l’arcivescovo di Birmingham, mons.
Vincent Gerard Nichols, con il vescovo ausiliare, ed altri cinque presuli della
Conferenza Episcopale d’Inghilterra e del Galles, in visita “ad Limina”.
Il Pontefice
ha nominato vicegerente della diocesi di Roma mons. Luigi Moretti, attuale
vescovo ausiliare e prelato segretario del Vicariato, promuovendolo alla
dignità arcivescovile. Mons. Luigi Moretti subentra nell’incarico di
vicegerente a mons. Cesare Nosiglia, nominato a sua volta lo scorso 6 ottobre
vescovo di Vicenza, al posto di mons. Pietro Nonis, dimissionario per limiti di
età.
Il Papa ha
quindi nominato prelato segretario del Vicariato di Roma mons. Mauro
Parmeggiani, attuale direttore del Servizio diocesano per la Pastorale
Giovanile.
In Giappone,
il Pontefice ha nominato arcivescovo metropolita di Nagasaki il presule mons.
Joseph Mitsuaki Takami, della congregazione di San Sulpizio, finora vescovo
ausiliare della stessa sede.
E’ infine da
segnalare che, in Brasile, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Carolina, presentata dal vescovo mons. Marcelino
Correr, dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, in conformità alla norma
canonica relativa ad “infermità o altra grave causa”. Gli succede un altro
presule cappuccino, mons. José Soares Filho, finora vescovo coadiutore della
stessa diocesi.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Sul suggestivo sfondo raffigurante la Croce di
Cristo ed il Papa che si rivolge ad un'immensa folla di fedeli in devoto
ascolto, s'impone - in prima pagina - il titolo “Ti rinnovo, per le mani
di Maria, Madre amata, il dono di me stesso, del presente e del futuro”.
16 ottobre 2003: “In Piazza San
Pietro l’abbraccio del cuore della Chiesa e del mondo... come quello (16
ottobre 1978) che 25 anni fa dischiuse un orizzonte nuovo”.
Nell’ultima pagina del
giornale, la preghiera finale dell’omelia della Santa Messa di ringraziamento
nel XXV anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II.
Nelle vaticane, il dettagliato
resoconto della celebrazione della Santa Messa.
Il testo della dichiarazione
rilasciata dall’“Anti-Defamation League” in occasione del XXV di Pontificato di
Giovanni Paolo II.
La conferenza stampa di
presentazione - con i relativi interventi - dell'Esortazione Apostolica
Post-Sinodale “Pastores gregis”.
Nelle estere, Iraq: il
Consiglio di Sicurezza dell’Onu approva all’unanimità la risoluzione degli
Stati Uniti.
America Latina: i
presidenti di Argentina e Brasile firmano il “Consenso di Buenos Aires”, un
patto di solidarietà politica, economica e sociale.
Nella pagina culturale, un
articolo di Umberto Santarelli sul libro di Paolo Grossi dal titolo “Prima
lezione di diritto”.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi della finanziaria e dell'immigrazione.
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17
ottobre 2003
COSTRUIRE LA COMUNITÀ PER
DISTRUGGERE LA MISERIA:
IL
TEMA DELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE DI LOTTA ALLA POVERTÀ,
VOLUTA
NEL 1992 DALLE NAZIONI UNITE
- Servizio di Francesca Sabatinelli -
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Fame e
povertà sono i due volti della medesima tragedia, sostiene il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan. E gli 840 milioni di persone nel mondo che soffrono
ancora la fame, di cui si è parlato ieri, fanno parte di quell’esercito ben più
vasto di due miliardi e ottocento milioni di poveri, la metà di tutta la
popolazione globale, che vive con meno di due dollari al giorno, al di sotto
del reddito minimo fissato dalla Banca mondiale come limite della sopravvivenza
di un uomo.
La
giornata di oggi, dal tema: “Costruire la comunità per distruggere la miseria”,
vede un susseguirsi di eventi in tutte le più grandi città del mondo, partendo
da Parigi, dalla piazza dei diritti umani al Trocadero, laddove si celebrò la
prima Giornata mondiale del rifiuto della miseria. Era il 1987, e fu padre
Joseph Wresinski, creatore del movimento internazionale ATD Quarto Mondo, ad
inaugurare sul sagrato una lapide in onore delle vittime della miseria. E le
celebrazioni arriveranno sin negli Stati Uniti, che soltanto lo scorso anno
hanno scoperto di avere 34 milioni e mezzo di poveri, 1 milione e 700 mila in
più rispetto all’anno prima.
Ma chi
sono i nuovi poveri? In Italia così come però in molte parti del resto del
mondo, il nuovo fenomeno, spiegano alcuni sociologi, è quello della povertà
economica che colpisce famiglie considerate normali, completamente estranee
alla povertà, che restano senza soldi, emarginate, senza aiuto. E i fattori
sono molti: si va dalla scarsa sicurezza sociale, alla precarietà del lavoro,
ad una cultura legata al consumo, e di qui all’incapacità di risparmiare.
Ascoltiamo Claudio Calvaruso, presidente di ATD Quarto Mondo Italia:
R. –
Abbiamo delle indicazioni che vanno più verso un aumento della miseria che non
verso una sua diminuzione, anche a causa di alcune guerre più recenti, e
certamente il fenomeno non è sotto controllo. Il problema a nostro avviso è
quello di un modello di sviluppo che continua a pensare di contrastare la
miseria come se la miseria fosse qualcosa di altro rispetto ad una società, ad
una comunità, e che quindi predispone dei piani ‘per’ e mai dei piani ‘con’.
Una chiave diversa per interpretare oggi la lotta contro la povertà sarebbe
quella di fare questa lotta insieme ai poveri e non fare questa lotta soltanto
per i poveri. Il messaggio di quest’anno, “Costruire una comunità”, è proprio
questo: cerchiamo di adottare un’attitudine, una strategia diversa, pensiamo ad
una lotta contro la povertà con i poveri protagonisti.
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IN OCCASIONE DELLA PROSSIMA BEATIFICAZIONE DI
MADRE TERESA SI SUSSEGUONO
LE
INIZIATIVE PER CELEBRARE LA SUORA ALBANESE:
AL
TEATRO BRANCACCIO DI ROMA È IN SCENA UN
MUSICAL CHE RIPERCORRE LE TAPPE FONDAMENTALI DELLA SUA VITA
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
Iniziano oggi, nella Basilica di
San Giovanni in Laterano, i diversi momenti di preghiera promossi dalle
Missionarie della Carità alla vigilia della beatificazione della loro
fondatrice, Madre Teresa di Calcutta. Gli incontri sono incentrati sulle parole
“Vieni, sii la mia luce” rivolte dal Signore alla religiosa nel 1946. Sul tema
“Irradiare la luce di Cristo: una chiamata alla Santità” si sono svolte,
stamani, liturgie eucaristiche in inglese e spagnolo e stasera, alle ore 19, si
terrà la cerimonia presieduta dal vicario generale del Santo Padre per la
Città del Vaticano,
mons. Francesco Marchisano. Sulla straordinaria figura della piccola suora
albanese è inoltre incentrato il musical “Madre Teresa”, in programma al teatro
Brancaccio di Roma fino al prossimo 19 ottobre. Su questo spettacolo ascoltiamo
il servizio di Amedeo Lomonaco.
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E’ la storia di Madre Teresa di
Calcutta raccontata in musica ed in prosa attraverso i pensieri e le preghiere
della suora albanese dal sari bianco
bordato di blu. Il Musical portato sul palcoscenico del Brancaccio dalla
compagnia di Michele Paulicelli, l’autore di ‘Forza venite gente’, lo storico
spettacolo su San Francesco, comincia con la partenza di Madre Teresa da Loreto
alla volta di Calcutta. L’entusiasmo, la voglia di dare inizio nel nome di Dio
alla sua missione sono subito messi a confronto con le sofferenze di quella
regione del mondo da sempre bisognosa di aiuto. Le malattie, la fame, la
povertà, i problemi ed i dolori sono i complessi temi interpretati in musica ed
in prosa con il chiaro intento di far riflettere. Teresa è rappresentata come
un uccellino illuminato dal Signore che distribuisce il suo mangime in un mare
di sofferenza incommensurabile. Si ingegna, soffre, prega e lentamente riesce a
diffondere amore, fede e speranza per combattere la povertà.
Ma cosa significa interpretare
Madre Teresa? Le riflessioni di Giada Nobile, l’attrice che veste i suoi panni
durante la rappresentazione teatrale.
R. – Non è stato facile, fin
dall’inizio. Ho sempre cercato di trovare qualcosa che potesse aiutarmi ad
immedesimarmi nel personaggio. La prima persona a cui mi sono ispirata è stata
mia nonna, con cui ho vissuto tutta la sua vecchiaia. La lentezza dei suoi
movimenti, il suo modo di camminare, di mangiare mi aiuta tutte le sere a
salire sul palco.
D. – Cosa ha portato nella tua
vita questa esperienza? In qualche modo ti ha cambiato?
R. – Sì, assolutamente. Mi ha
portato ad un cambiamento molto forte: alla fede. Sicuramente c’è qualcosa in
me di diverso e di speciale, che ho trasmesso anche alla mia famiglia.
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17
ottobre 2003
BOLIVIA: CARITAS NAZIONALE E DIOCESANE IN PRIMA
LINEA PER AIUTARE
LA
POPOLAZIONE IN GRAVE DIFFICOLTA’ DOPO GLI SCONTRI DI QUESTI GIORNI.
SOSTEGNO CONCRETO DA PARTE DELLA CARITAS ITALIANA
PER FAR
FRONTE AI BISOGNI PIU’ URGENTI
LA PAZ. = Un raggio di luce in
mezzo a tanta violenza e disperazione. E’ la chiesa, che in Bolivia –
travagliata dagli scontri degli ultimi giorni - ''resta un riferimento morale e
continua nella sua opera a sostegno dei più bisognosi". Roberto Barja,
Direttore di Caritas Bolivia, ha voluto in questo modo ribadire l'impegno
dell'associazione in questo momento di grave crisi, ricordando inoltre come Giovanni
Paolo II abbia chiesto una soluzione giusta e dialogata, nel rispetto della
legalità, invitando a pregare per la popolazione boliviana, dopo gli ultimi
fatti di sangue. ''Per motivi di sicurezza gli uffici della Caritas nazionale
sono chiusi - ha aggiunto Wilma Quinteros, responsabile dei Progetti sociali
Caritas - ma quelli delle Caritas diocesane continuano il servizio alla
popolazione, a La Paz e a El Alto, luogo degli scontri di inizio settimana,
soprattutto con la distribuzione di cibo, medicinali e con assistenza
sanitaria. Inoltre in tutte le parrocchie si stanno svolgendo preghiere per la
pace e veglie''. Aiuti ai feriti negli ospedali e nei centri medici vengono
anche dalla Caritas di Cochabamba, come hanno riferito il vescovo, mons. Tito
Solari e il direttore Caritas, padre Eugenio Coter. Solidarietà a tutte le
vittime degli scontri sociali che insanguinano il Paese latinoamericano è stata
infine espressa dalla Caritas Italiana, che ha voluto sottolineare la vicinanza
nella preghiera alle famiglie colpite. Assicurato, inoltre, un sostegno concreto per far fronte ai
bisogni più urgenti. (S.S.)
LA CHIESA UGANDESE SI SCHIERA
PER IMPEDIRE IL TERZO MANDATO PRESIDENZIALE
AL CAPO DI
STATO YOWERI MUSEVENI. UNA PRESA DI POSIZIONE PER STARE
ACCANTO AGLI OPPRESSI. L’OCCASIONE DI RIBADIRE LA
SUA POSIZIONE E’ STATA
OFFERTA
DAL TRENTESIMO CONSIGLIO NAZIONALE DEI
GIOVANI STUDENTI CATTOLICI
KAMPALA.
= Padre Lawrence Kanyike, dell’università di Makerere, ha rivolto un invito
agli studenti cattolici ugandesi, affinché sostengano l’arcivescovo di Kampala,
il cardinale Emmanuel Wamala, nella sua “battaglia” per la democrazia
scongiurando il terzo mandato presidenziale del capo di Stato ugandese Yoweri
Museveni. L’occasione è stata offerta dal 30esimo consiglio nazionale dei
giovani studenti cattolici, svolto si a Kisubi, nei pressi di Entebbe. “Benché
il punto di vista del cardinale sia personale – ha riferito padre Kanyike – il
suo gregge ha il dovere di appoggiarlo con convinzione. Recentemente il
porporato si è pubblicamente opposto alla proposta del governo di eliminare
l’attuale limite di due mandati presidenziali: una mossa che, se approvata,
spalancherebbe la porta del terzo incarico consecutivo a Museveni, con un
ulteriore deficit di democrazia e il rischio di una “presidenza a vita” come
accade in altri Stati africani. Davanti ad oltre duecento delegati da tutte le
19 diocesi ugandesi, il sacerdote ha detto che gli esponenti della Chiesa
“hanno il dovere di prendere posizione a fianco degli oppressi”.
NELLA GIORNATA MONDIALE
PER LA LOTTA ALLA POVERTA’ NASCONO
LE “STAZIONI DELLA SOLIDARIETA’”, UNA INIZIATIVA
CHE INTENDE
RICHIAMARE L’ATTENZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA SUI
TEMI
DELL’INDIGENZA E DEL DISAGIO SOCIALE
MILANO. = In occasione della “Giornata mondiale per
la lotta alla povertà”, che si celebra oggi, il Gruppo Ferrovie dello Stato in
collaborazione con il Dopolavoro Ferroviario e d'intesa con la Caritas
Ambrosiana, hanno lanciato “Le stazioni della solidarieta”, una importante
iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica su temi di grande spessore,
quali la povertà ed il disagio sociale. “Le stazioni della solidarietà”, si è
aperta questa mattina con la videoconferenza intitolata “dieci stazioni per un
messaggio”. Attraverso il sistema di videocomunicazione del Gruppo Ferrovie
dello Stato, i responsabili delle Caritas Ambrosiana e del DopolavoroFerroviario,
rappresentanti delle forze dell'ordine, personalità del mondo politico locale e
dell'associazionismo si confronteranno dalle sedi ferroviarie di Milano,
Torino, Genova, Venezia, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari e Palermo. Un
modo innovativo per mettere in rete esperienze, risorse e iniziative. (S.S.)
PROSEGUONO I PREPARATIVI PER IL SECONDO
CONGRESSO MISSIONARIO AMERICANO. 158 PARROCCHIE DELL’ARCIDIOCESI DI CITTA’ DEL
GUATEMALA HANNO ADERITO ALL’INIZIATIVA. I CONGRESSISTI VERRANNO OSPITATI DA
FAMIGLIE
CHE
HANNO ORGANIZZATO NUMEROSI PRESIDI
D’ACCOGLIENZA
CITTA’ DEL GUATEMALA.= Continua a
lavorare a pieno ritmo la macchina organizzativa messa in piedi per il Secondo
Congresso Missionario Americano. I responsabili parrocchiali dei servizi
ospedalieri stanno mettendo a punto un apposito piano per l’assistenza
sanitaria dei partecipanti. Finora hanno aderito 158 parrocchie
dell’arcidiocesi di Città del Guatemala. Censiti, inoltre, e messi a disposizione
i presidi di accoglienza. “Le famiglie che ospiteranno i congressisti offriranno
molto umilmente un servizio prezioso. Lo stesso servizio che intendono offrire
a Dio” ha detto il vescovo emerito di Verapaz e membro della Commissione centrale
del Cam 2, mons. Gerardo Flores, in occasione della cerimonia eucaristica
celebrata per la seconda riunione dei Servitori dei Centri tematici e di
servizio. Al termine della cerimonia mons. Flores ha consegnato al gruppo di
volontari candele accese, quali simbolo della luce di Cristo, che saranno
distribuite anche ai congressisti dal 25 al 30 novembre prossimo.
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17
ottobre 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Segnali di dialogo in Medio
Oriente. Il premier israeliano, Sharon, rivede la sua posizione sulle sorti del
presidente palestinese Arafat, mentre sul terreno, dopo i recenti attentati,
continua il controllo dell’esercito dello Stato ebraico. Ci riferisce Graziano
Motta:
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Le forze di sicurezza israeliane sono ancora sul “chi
vive” per la segnalazione di più di 40 attentati terroristici. Ed è la ragione
per cui il territorio palestinese di Cisgiordania è stato di nuovo bloccato,
mentre in quello di Gaza, dove sono in corso le indagini sull’attentato al
convoglio diplomatico degli Stati Uniti, è stata revocata la divisione in tre
parti. Sul piano politico e diplomatico, il primo ministro israeliano Sharon ha
fatto marcia indietro sulla più volte annunciata intenzione di espellere il
presidente palestinese Arafat da Ramallah. In un’intervista al Jerusalem Post
il premier sostiene, infatti, che tale eventualità potrebbe causare dei danni
ad Israele. In un’altra intervista, ad un giornale tedesco, Sharon ha tuttavia
ribadito la determinazione d’Israele di proseguire la costruzione del muro di
separazione dai Territori palestinesi. Intanto il vertice dell’Unione Europea,
in corso a Bruxelles, ha invece approntato una risoluzione per invocare la
demolizione della parte costruita e la sospensione di quella progettata.
Inoltre il vertice sollecita Arafat a prendere misure concrete contro il
terrorismo e riunire per questo i servizi di sicurezza sotto il controllo del
primo ministro, Abu Ala, e del ministro dell’Interno.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Si ricompatta il fronte occidentale sul futuro dell’Iraq.
Agli Stati Uniti verrà garantito un consistente appoggio per garantire la
sicurezza, lo sviluppo sociale e politico nel Paese, ma senza ulteriori invii
di truppe. Francia, Russia e Germania hanno sciolto le riserve sulla
risoluzione americana per il futuro dell’Iraq e, dopo contatti a tre, hanno
votato a favore del documento al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, che è stato
approvato ieri al Palazzo di Vetro. Ce ne parla Paolo Mastrolilli:
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Il nuovo testo è stato modificato
cinque volte dagli americani e, oltre ad autorizzare la creazione di una forza
multinazionale, dà tempo al Consiglio governativo iracheno fino al 15 dicembre
per pubblicare il calendario della nuova Costituzione e delle elezioni per
l’esecutivo permanente. Francia, Russia e Germania avevano proposto sei
emendamenti all’ultima versione della risoluzione e gli Stati Uniti avevano
accettato di rimandare il voto a ieri mattina per consentire ai leader dei tre
Paesi di discutere una posizione comune. I presidenti russo e francese, Putin e
Chirac, e il cancelliere tedesco, Schröder, si sono parlati in teleconferenza
ed hanno deciso di votare a favore della risoluzione dopo che Washington aveva
accettato di inserire nel testo tre emendamenti che danno più autorità nel
processo politico al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, e stabiliscono
la fine dell’occupazione americana nel momento in cui il governo iracheno,
eletto dal popolo, entrerà in carica. Vista la posizione di Russia, Francia e
Germania, anche la Siria ha deciso di votare a favore. Gli Stati Uniti ora
sperano di ricevere più contributi militari all’occupazione, soprattutto da
parte dei Paesi islamici, e più finanziamenti alla Conferenza dei Paesi
donatori che si aprirà il 23 ottobre a Madrid.
Da New York, per la Radio
Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Intanto la situazione sul terreno continua ad essere
drammatica. Tre soldati americani e due poliziotti iracheni sono rimasti uccisi
oggi in scontri a Kerbala, a sud di Baghdad. Lo riferiscono fonti della
coalizione. Ieri un attentato a Kirkuk, nel Kurdistan iracheno, ha preso di
mira le truppe americane e gruppi collaborazionisti. Un iracheno è rimasto
ucciso. Altri episodi si sono registrati a Baqubah e Falluja, mentre ad un
posto di blocco sono stati uccisi quattro giordani che non si erano fermati
all’alt dei soldati statunitensi.
E, come abbiamo detto, oggi vari
temi internazionali sono stati affrontati a Bruxelles, al vertice dei capi di
Stato e di governo. La ripresa economica dell’Europa è in corso e si rafforzerà
nel 2004, ma bisogna investire maggiormente in energia e capitale umano. Questo
il messaggio incoraggiante che esce dal vertice UE di Bruxelles, in cui si è
discusso, tra le altre cose, anche di difesa comune ed immigrazione. Il
servizio di Stefano Leszczynski:
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Un vertice importante in cui sono
state discusse questioni importanti. Il presidente della Commissione europea,
Romano Prodi, commenta in modo generico i risultati del vertice di Bruxelles e
con particolare riferimento al tema della Costituzione europea, sottolinea:
“Non dimentichiamo che al momento ognuno sta soltanto presentando le sue
posizioni”. Traspare tuttavia dalle parole dei leader un certo ottimismo e il
presidente francese Jacques Chirac dice: “La situazione della Conferenza
Intergovernativa non è bloccata, anzi ho visto che le cose vanno nel senso
giusto”. Il premier italiano ha ribadito l’intenzione di presentare intorno alla
metà di novembre un progetto complessivo per il nuovo Trattato costituzionale
dell'Unione europea ed ha invitato gli Stati membri dell'Ue a mettere
“l'interesse nazionale al servizio dell'interesse europeo”. “Ci vuole assoluta
unanimità - ha detto Berlusconi - sulla necessità di dotarsi di una appropriata
politica di sicurezza e difesa comune”. Il premier ha poi spiegato che tale
sistema deve in ogni caso essere “complementare alla Nato e non alternativo”.
Un punto questo considerato irrinunciabile dalla Gran Bretagna. Sul fronte economico,
considerato in ripresa, i leader dell’Unione si sono impegnati ad “accelerare
la messa in opera delle reti europee nei campi dei trasporti, dell'energia e
delle telecomunicazioni e ad investire nel capitale umano”, anche allo scopo di
realizzare importanti guadagni di competitività. Nella bozza del documento finale
inoltre un richiamo ai governi e alle parti sociali a studiare di concerto
soluzioni in materia di occupazione e pensioni alla luce degli obiettivi
fissati dal Consiglio europeo di Barcellona. Infine, il capitolo immigrazione,
considerato una risorsa irrinunciabile, ma verso la quale serve un
atteggiamento comune in particolare nella definizione delle quote d’ingresso.
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L’Iran rassicura la comunità internazionale circa le sue
potenzialità in campo atomico. Oggi, al vertice dell'Organizzazione della
conferenza islamica a Putrajaya, in Malaysia, il presidente iraniano, Mohammad
Khatami, non ha escluso che il suo Paese possa firmare a breve il protocollo
sul nucleare. Khatami, in una conferenza stampa a margine dell’incontro ha
assicurato che l’Iran non fabbricherà armamenti non convenzionali.
Nuova giornata di manifestazioni ieri in Bolivia. Mentre i
governi di Argentina e Brasile si sono offerti come mediatori per risolvere la
crisi, causata dall’annuncio della vendita all’estero del gas nazionale a Stati
Uniti e Messico, ieri almeno 50 mila persone sono scese in piazza a La Paz, per
protestare contro il progetto del presidente Sanchez de Lozada. Al microfono di
Giada Aquilino, ascoltiamo da La Paz la testimonianza di don Eugenio
Scarpellini, membro della Commissione della Conferenza episcopale boliviana per
il dialogo tra politici e società civile:
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R. – Tutte le organizzazioni
civiche di La Paz e di El Alto hanno organizzato una manifestazione pacifica
vicino alla piazza centrale, senza arrivare a violenze. Nel pomeriggio, invece,
c’è stata un’altra manifestazione e ci sono stati scontri tra polizia e manifestanti
con due morti e un numero non ancora sicuro di feriti.
D. – Cosa chiedevano?
R. – Che il presidente rinunci e
quindi si possa recuperare una democrazia attraverso una successione
costituzionale per poter poi entrare nei temi specifici del gas e della gestione
del Paese.
D. – Accanto ai motivi dello
sciopero c’è stato però ieri un motivo anche per festeggiare, in Bolivia ...
R. – Abbiamo festeggiato i 25 anni
del Santo Padre Giovanni Paolo II. In tutte le città, Giovanni Paolo II è stato
ricordato come l’uomo che ha portato la pace, con una relazione molto stretta
alla necessità di avere qualcuno che rappresenti la pace.
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Due persone sono morte ed altre
quattro sono rimaste ferite ieri, quando un camion-bomba è saltato in aria ad
un posto di blocco dell'esercito a Fortul, località colombiana alla frontiera
con il Venezuela. Fonti della polizia di Arauca hanno indicato che l’attentato
potrebbe essere attribuibile alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia
(Farc), molto attive nella zona.
Proteste
di massa a Baku, in Azerbaigian, per l’elezione a presidente di Ilham Aliev, figlio del capo di stato
uscente Heydar Aliev, che ha guidato per quasi 30 anni il Paese. Secondo alcune
agenzie, vi sarebbero stati anche due morti e una cinquantina di feriti tra i
dimostranti. Intanto sulle votazioni presidenziali è intervenuta l’Osce,
l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che ha
denunciato brogli elettorali.
Nuove
speranze di pace per il Sudan. Il vice presidente sudanese Ali Osman Taha e il
capo dei ribelli del sud John Garang hanno aperto stamani a Naivasha, nei
pressi di Nairobi, in Kenya, una nuova sessione di negoziati di pace. Le
trattative mirano a mettere fine a una guerra civile che oppone dal 1983 i
ribelli del sud Sudan al potere governativo del nord. Gli scontri hanno provocato
più di un milione e mezzo di morti e quattro milioni di sfollati.
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