RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 289 - Testo della Trasmissione di giovedì16 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

25 anni di Pontificato. Oggi pomeriggio la Messa solenne presieduta dal Papa in Piazza San Pietro, con i cardinali, i vescovi e i parroci della diocesi di Roma. Il ruolo del vescovo come padre, maestro, amico e fratello di ogni uomo sull’esempio di Cristo, richiamato dal Pontefice nella presentazione dell’Esortazione apostolica post-sinodale “Pastores gregis”. Gli insegnamenti papali, al centro della riunione dei cardinali in Vaticano. Messaggi augurali da tutto il mondo

 

Rinnovato appello del Santo Padre a costruire una cultura di solidarietà e di amore per combattere la tragedia della povertà e della fame, nel messaggio per l’odierna Giornata Mondiale dell’Alimentazione.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sessant’anni fa, la deportazione degli ebrei romani nei lager nazisti. Il Giorno della Memoria: ricordare gli orrori del passato perché non si ripetano. Così il presidente Carlo Azeglio Ciampi, che ha conferito la Medaglia d’oro al merito civile alla comunità ebraica di Roma.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oggi e domani a Torino, la “Seconda tavola rotonda europea sulla povertà e l’esclusione sociale”. Perplessità della Caritas italiana sull’operato del governo nel campo delle politiche sociali

 

Alla fine della guerra civile, il giornale “Sudan Mirror” riporterà il diritto all’informazione agli abitanti del Sud Sudan, alla fine di 20 anni di guerra civile

 

I cittadini di molte città italiane condivideranno domani, 17 ottobre, la “notte degli invisibili” che popolano le nostre strade

 

Nello Sri Lanka, il “Consiglio nazionale per la pace” chiede un’indagine governativa sugli attacchi alle Chiese cristiane

 

L’ospedale “Gravina” di Caltagirone, in Sicilia, chiude il bilancio in attivo e destina l’avanzo alla costruzione di un dispensario in Tanzania

 

Un soldato iracheno abbandona le armi per dedicare la sua vita a Cristo.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Russia, Germania e Francia dicono sì alla risoluzione Usa sull’Iraq

 

Otto attivisti palestinesi arrestati a Jabaliya per l’attentato di ieri nella Striscia di Gaza

 

Autorità iraniane vicine all’adesione al protocollo aggiuntivo per il Trattato di non proliferazione nucleare: lo ha annunciato il capo dell’Aiea, El Baradei.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 ottobre 2003

 

16 OTTOBRE 1978 – 16 OTTOBRE 2003:

GIOVANNI PAOLO II CELEBRA SOLENNEMENTE I 25 ANNI DI PONTIFICATO.

FIRMATA DAL PAPA L’ESORTAZIONE APOSTOLICA POST-SINODALE “PASTORES GREGIS”, STASERA ALLE 18 LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA DEL GIUBILEO PONTIFICIO

IN PIAZZA SAN PIETRO

- A cura di Alessandro De Carolis ed Alessandro Gisotti -

 

Karol il grande, gigante della storia e della fede, “Lettera di Dio”, uomo della fantasia al timone di Pietro, instancabile pellegrino, Papa di un “epico regno” che ha cambiato il mondo. E’ solo un assaggio delle dozzine di appellativi che testimoniano dello sforzo creativo dei media di tutto il mondo di ottenere ciò che forse non sarà mai possibile fare a costo di risultare fatalmente riduttivi: coniare la sintesi “perfetta” per celebrare i 25 anni di Giovanni Paolo II a capo della Chiesa universale. Un traguardo straordinario che oggi per il Papa si compie in una cornice di solennità e di festa, e in un nodo inestricabile di gioia e sofferenza, di gratitudine verso Dio e verso quei milioni di credenti e non che hanno levato e leveranno per lui una preghiera o un semplice pensiero, che sia d’affetto, di riconoscenza, d’ammirazione.

 

Ma al di là degli accenti più o meno calibrati, quegli appellativi. Esprimono anche il riflesso e il segno di una coscienza collettiva - nata o maturata nell’ultimo quarto di secolo - che ha toccato con mano la forza spirituale dell’attuale pontificato: una eccezionale esperienza pastorale e apostolica destinata a restare - e non solo per la sua anagrafe - come una pietra angolare nell’edificio bimillenario della fede, oltre che come metro di comprensione dei mutevoli scenari a cavallo tra il XX e il XXI secolo.

 

Non conosciamo quali pensieri occupino in questi istanti la mente del Papa. Ma sappiamo con certezza che questa sera, quando alle 18 Giovanni Paolo II prenderà il suo posto in Piazza San Pietro per presiedere la Messa del suo giubileo, quei pensieri diventeranno liturgia, soprattutto liturgia della gratitudine. Questa mattina, intanto, un importante avvenimento ha inaugurato le celebrazioni del 25.mo: la firma e la promulgazione da parte del Pontefice dell’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores gregis, celebrata in Aula Paolo VI. A seguire per noi l’avvenimento c’era di Giovanni Peduto:

 

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L’Aula era gremita. Assieme alle migliaia di fedeli, i cardinali, i patriarchi, gli arcivescovi e vescovi convenuti a Roma per le celebrazioni del 25° di Pontificato di Giovanni Paolo II. Il Papa si è detto colmo di gioia nel consegnare all’intera Chiesa e a ciascuno dei suoi vescovi il documento che egli ha redatto raccogliendo i vari contributi offerti dai Padri della X Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi. Ha salutato i presenti rivolgendo il suo pensiero a tutte le Chiese particolari e, dopo un sunto del contenuto dell’Esortazione, letto dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Leonardo Sandri, il Santo Padre ha sottolineato la gravità dell’ufficio a cui sono chiamati i vescovi ...

 

“Dove troveremo la forza per adempierlo secondo il volere di Cristo? Indubbiamente soltanto in Lui. Essere Pastori del suo gregge è oggi particolarmente faticoso ed esigente. Dobbiamo però avere fiducia ‘contra spem in spem’. Cristo cammina con noi e ci sostiene con la Sua grazia”.

 

E veniamo ora all’Esortazione apostolica. Il testo si articola in sette capitoli con una introduzione: è una summa della figura e del ministero del vescovo e del suo triplice ruolo di insegnare, governare e santificare il Popolo di Dio. Raccoglie in sintesi le riflessioni della decima Assemblea sinodale tenutasi nell’ottobre del 2001 sul vescovo, ministro del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo.

 

Viene sottolineato sin dalle prime battute il carattere collegiale del ministero episcopale: i vescovi sono uniti fra loro a modo di collegio con a capo Pietro. Ampio spazio viene dedicato subito alla vita spirituale del vescovo, al suo cammino alla presenza del Signore, al suo costante bisogno della grazia di Dio, che rafforzi e perfezioni la sua natura umana. Si deve nutrire della Parola di Dio e dell’Eucaristia; deve dedicare ampio spazio alla preghiera, e in primo luogo alla Liturgia delle ore, seguire i consigli evangelici e le beatitudini, non ultima la beatitudine evangelica della povertà. Il vescovo deve altresì essere animatore di una spiritualità di comunione e di missione: comunione col Romano Pontefice e con gli altri fratelli vescovi. L’Assemblea sinodale – ricorda il Papa – con l’impegno del vescovo alla santità ha posto anche l’accento sulla formazione permanente.

 

Così formato, il vescovo può essere maestro della fede e araldo della Parola nei riguardi del Popolo di Dio, inculturando il Vangelo a seconda dei tempi e dei luoghi, e predicandolo non solo con la parola, ma soprattutto con l’esempio. Accanto al munus docendi c’è per il vescovo il munus santificandi di cui egli è ministro soprattutto mediante la santa liturgia, fonte e culmine della vita della Chiesa particolare, curando la centralità del giorno del Signore e dell’anno liturgico, prestando attenzione alla pietà popolare.

 

Uno sguardo ancora al governo pastorale del vescovo quale vicario e delegato di Cristo, che sarà tanto più pastoralmente efficace, quanto più poggerà su un’autorevolezza morale data dalla sua santità di vita. Il vescovo non è chiamato solo a testimoniare la fede, ma pure a valutarne e a disciplinarne le manifestazioni da parte dei credenti affidati alle sue cure pastorali.

 

Il vescovo a capo di una Chiesa particolare non è isolato ma opera nella Chiesa intera. Nella comunione delle Chiese rappresenta la sua Chiesa particolare, mentre nella sua Chiesa particolare rappresenta la comunione delle Chiese. Fin dai primi secoli il riferimento ultimo della comunione è alla Chiesa di Roma: con essa è necessario che concordi ogni Chiesa. Nella Esortazione vengono toccati altri punti, come le visite ‘ad limina Apostolorum’, il Sinodo dei vescovi, le Chiese patriarcali e il loro Sinodo, le Conferenze episcopali: tutte espressioni della collegialità; e così pure l’importanza del cammino ecumenico in veritate et caritate, evitando il rischio di un ecumenismo impaziente.

 

Il Sinodo si era occupato delle sfide attuali di fronte alle quali si trova oggi il vescovo: se ne fa eco il documento oggi firmato dal Papa. Ad immagine di Cristo Gesù e sulle sue orme, anche il vescovo esce per annunziarlo al mondo come Salvatore dell’uomo, di ogni uomo; non manca di farsi operatore di giustizia e di pace; ed entra in dialogo con le altre religioni, soprattutto a favore della pace nel mondo. Si parla oggi molto di globalizzazione dell’economia, della finanza, della cultura: i vescovi devono farsi operatori della globalizzazione della carità e promotori del rispetto dell’ambiente e della salvaguardia del creato.

 

Dinanzi ai problemi di oggi potremmo farci prendere dallo sconforto – conclude il Papa – ed occorre pertanto far ricorso alla fantasia della carità, come hanno saputo fare i santi, con la fiducia in Maria che sostenne gli Apostoli nel Cenacolo. 

 

Dopo l’ingresso in Aula, accolto dalla folla festante, il Pontefice ha ascoltato l’indirizzo di saluto del cardinale Jean Schotte, segretario generale del Sinodo dei vescovi, che ha fra l’altro ricordato che quest’autunno ricorre anche il 45.mo di ordinazione episcopale di Giovanni Paolo II (28 settembre 1958). Il Papa ha quindi apposto la firma al documento e, dopo un canto eseguito dalla corale presente in aula, ha letto la sua allocuzione, ancora un canto, mentre alcuni vescovi, appositamente scelti per continenti, andavano dal Papa per ricevere simbolicamente il testo dell’Esortazione apostolica post-sinodale Pastores Gregis. Con il canto del Padre nostro e la benedizione del Pontefice si è conclusa la cerimonia.

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Il Sinodo dei vescovi come fucina privilegiata del magistero ecclesiale, spesso concluso da una Esortazione apostolica del Papa che ne raccoglie e sublima le istanze. Il Sinodo come strumento del Concilio Vaticano II, istituito da Paolo VI nel 1965 allo scopo di rafforzare l’unità tra la Sede apostolica e i vescovi di tutto il mondo attraverso “uno studio comune sulle condizioni della Chiesa e la soluzione concorde delle questioni relative alla sua missione”. L’Esortazione postsinodale Pastores gregis dedicata alla funzione del ministero episcopale è l’ultima di una serie di analoghi documenti su temi diversi - dal ruolo della famiglia e dei laici alla formazione e alla missione dei sacerdoti e dei religiosi - scaturiti dalle settimane di lavoro collegiale dei vescovi durante le 20 Assemblee ordinarie, straordinarie, particolari e speciali convocate dal ’67 ad oggi.

 

Le Assemblee ordinarie sono state finora 10, le straordinarie 2: quella del ’69, sotto il pontificato di Papa Montini, incentrata sulla cooperazione tra la Santa Sede e le Conferenze episcopali e quella dell’85, dedicata ai vent’anni dal Vaticano II. Uno solo il Sinodo definito “particolare”, che nel 1980 fece il punto sulla situazione pastorale dei Paesi Bassi. La connotazione geografica ricorre anche nelle 7 Assemblee speciali dedicate a Paesi o continenti: una al Libano (1995), due all’Europa (1991 e 1999), e una ciascuna all’Africa (1994), all’America (1997), all’Asia (1998) e all’Oceania (1998), quest’ultima passata alla storia perché suggellata dalla prima Esortazione postsinodale inviata dal Papa via Internet.

 

Dopo il primo atto di questo 16 ottobre e in attesa della Messa di questa sera - che farà rievocare, con una significativa coincidenza di orari, quel graduale apparire agli occhi delle telecamere la figura del giovane e nuovo Papa, in quella sera romana del 16 ottobre 1978 - vogliamo ripercorrere noi questi 25 anni, ricordandone le tappe più significative e le espressioni più famose di Giovanni Paolo II. A guidarci in questo percorso, il servizio di Sergio Centofanti:

 

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“Annuntio vobis gaudium magnum. Habemus Papam”.

 

Erano le 18.45 del 16 ottobre 1978. Il cardinale Pericle Felici, tra lo stupore di molti, dava l’annuncio dell’elezione del cardinale polacco Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia. Il Papa sconosciuto, come si autodefinì lo stesso Giovanni Paolo II, conquistò immediatamente tutti, quando alle 19.15, affacciandosi alla loggia della Basilica, salutava i fedeli riuniti in Piazza San Pietro.

 

“Non so se potrò ben spiegarmi nella vostra lingua, la nostra lingua italiana. Se mi sbaglio… se mi sbaglio ‘mi corrigerete’”.

 

Sei giorni dopo, il 22 ottobre, inizio del ministero petrino, pronuncia il suo discorso programmatico, che ancora oggi resta l’essenza del suo messaggio: comunicare la speranza del Vangelo, Cristo redentore dell’uomo, centro del cosmo e della storia.

 

“Non abbiate paura. Aprite, anzi spalancate, le porte a Cristo”.  

 

Nato nella piccola città polacca di Wadowice, il 18 maggio 1920, sarà lui stesso a raccontare la nascita della sua vocazione, quando era nelle miniere a spaccare pietre e poi operaio in fabbrica.

 

“Essa fu una vocazione adulta, maturò tra le sofferenze della mia nazione, maturò nel lavoro fisico, tra gli operai”.

 

Da allora le cifre di questo Pontificato sono impressionanti: 102 viaggi internazionali, oltre un milione e 100 mila chilometri percorsi in giro per il mondo, 1096 udienze generali, con 17 milioni di partecipanti, 14 encicliche, 1319 Beati e 476 Santi proclamati. Il Papa è profondamente missionario e chiede a tutti i cristiani di essere in missione permanente.

 

“Chiesa missionaria significa Chiesa amata da Cristo, Chiesa viva, Chiesa madre, Chiesa amica dell’uomo, Chiesa giovane, Chiesa coraggiosa, Chiesa martire, Chiesa luce del mondo, Chiesa sale della terra, Chiesa comunione di amore”.

 

Il Papa che annuncia Cristo a tutti, dialoga con tutti. E’ il primo Pontefice a presenziare ad un grande incontro con i musulmani. A Casablanca, nel Marocco, nell’’85, li chiama “Fratelli in Abramo”. Ed è il primo Papa che entra in una sinagoga. Siamo nell’’86. Definisce gli ebrei “Fratelli maggiori”. Nello stesso anno riunisce ad Assisi le grandi religioni di tutto il mondo per pregare per la pace. La pace, unita alla giustizia e al coraggio di perdonare e di chiedere perdono, è uno dei suoi aneliti più profondi.

 

“Basta con l’odio. Basta con il sangue. Basta con la guerra. Chi è responsabile di tali atti, e chi li pianifica, dovrà rispondere davanti a Dio e agli uomini”.

 

Giovanni Paolo II chiede con coraggio perdono per le colpe dei figli della Chiesa, ma offre a sua volta perdono, in particolare dopo l’attentato compiuto contro di lui da Alì Agca, nell’’81.

 

“Prego per il fratello che mi ha colpito, al quale ho sinceramente perdonato”.  

 

Dopo otto anni crolla il Muro di Berlino. Il comunismo è fallito, dice Giovanni Paolo II, ma non ha vinto il capitalismo. Gran parte dell’umanità vive ancora sotto il giogo della miseria. E il Papa del crollo dei muri tra Est ed Ovest vuole avvicinare anche Nord e Sud, guardando ai diritti dell’uomo. Ci vuole più libertà, ci vuole più giustizia, più solidarietà. Lancia appelli per il condono totale del debito estero e per la fine degli embarghi che affamano i popoli. Il Papa dice parole scomode, anche sul rispetto della vita. “No” all’aborto, “no” all’eutanasia e alla clonazione umana, “no” alla pena di morte.

 

“La vita umana è sacra, solo Dio ne è il Signore. Ogni breccia aperta sul fronte del pieno rispetto alla vita costituisce una mina posta alle fondamenta dell’umana convivenza, della sana democrazia e della vera pace”.

 

E difende con forza la famiglia:

 

“Noi tutti, la Chiesa, dobbiamo essere molto prudenti e molto coraggiosi per difendere la famiglia vera. Avere grande apertura verso tutte le umane debolezze, perché è chiaro Cristo le aveva sempre. Ma per la famiglia come principio di costruzione della società dobbiamo essere intrepidi, intransigenti direi”.

 

Oggi, sottolinea, è in crisi la verità, regna il relativismo. Ma la verità esiste, è una: è Cristo, vero uomo e vero Dio. Ed è verità che libera. E’ un messaggio che consegna in particolare ai giovani, invitandoli a vivere la fede con radicalità.

 

“Cari giovani, seguite Cristo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti. Siate le sue mani e il suo cuore per i vostri fratelli e le vostre sorelle”.

 

Un’altra costante preoccupazione di Giovanni Paolo II è l’unità dei cristiani ed esorta tutti a trovare vie nuove di comunione, anche rivedendo il modo di esercitare il primato del Papa. Un Pontefice instancabile che non teme di mostrarsi nella debolezza. La sua forza viene dalla preghiera, soprattutto il Rosario, e dall’Eucaristia. Le decisioni più importanti le prende sempre di fronte al Tabernacolo. Il Papa si affida in modo incondizionato, attraverso Maria, al cuore misericordioso di Cristo.

 

“Rinnovo davanti a Cristo l’offerta della mia disponibilità a servire la Chiesa quanto a lungo egli vorrà, abbandonandomi completamente alla sua santa volontà. Lascio a lui la decisione su come e quando vorrà sollevarmi da questo servizio”.

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Mentre fervono i preparativi per la solenne celebrazione eucaristica di questa sera in Piazza San Pietro, ricordiamo che la nostra emittente seguirà l’evento in radiocronaca diretta a partire dalle ore 18, con commenti in italiano, tedesco, spagnolo, portoghese, sull’onda media dei 585 e 1260 kHz, sulla modulazione di frequenza dei 105 MHz, e sull’onda corta dei 9875 kHz.

 

         E mentre il Papa si prepara all’abbraccio di migliaia di fedeli che, a breve,  converranno in Piazza San Pietro per la solenne Messa di ringraziamento, sono numerosi gli auguri che il Santo Padre sta ricevendo, in queste ore, da capi religiosi, leader politici e personalità della cultura da ogni parte del mondo. Ieri sera - segno della rilevanza dell’evento per tutto il popolo italiano - il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha rivolto in tv un messaggio di auguri al Pontefice a reti unificate. Indirizzo, che è stato seguito da oltre dieci milioni di persone. Ciampi ha voluto mettere l’accento sull’opera instancabile di Giovanni Paolo II in favore del dialogo tra le religioni e le culture:

 

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Il suo coraggio, la sua tenacia, la coerenza nei suoi incitamenti, la chiarezza e la luminosità delle sue parole hanno fatto breccia nel mondo intero. Uomini e donne le credono ed hanno fiducia in lei, nelle grandi metropoli come nei piccoli villaggi. Nella sua parola trovano conforto, speranza ed ispirazione, i giovani di ogni nazionalità. La sua voce sincera, appassionata è diventata la grande voce della pace che affronta il tema universale della dignità umana. Con questi sentimenti vivi, nel profondo del mio animo, le rinnovo, ed a me si unisce mia moglie Franca, fervidi auguri per la felice ricorrenza e le formulo vivissimi auspici per la prosecuzione del suo apostolato. L’Italia le è spiritualmente vicina, la sente vicina.

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Sentimenti, quelli espressi da Ciampi, riecheggiati stamani nell’aula di Montecitorio dove i deputati italiani hanno reso omaggio al Pontefice. Dalla Russia, sono giunti gli auguri del patriarca ortodosso di Mosca. Alessio II rileva come Giovanni Paolo II sia “noto in tutto il mondo per l’abnegazione della sua fede cristiana”. Augura, quindi, al Papa “forza spirituale, fisica e lunghi anni di vita”. Dalla capitale russa anche il messaggio del presidente Vladimir Putin, che si dice certo di “un ulteriore sviluppo dei rapporti tra Russia e Vaticano”. Il capo del Cremlino riconosce che l’attività del Santo Padre in favore della pace e della giustizia “nell’interesse dell’affermazione dei valori universali viene apprezzata dalla comunità internazionale”. In occasione del 25.mo di pontificato, sono stati espressi messaggi augurali al Papa anche dal Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, e dal Rabbino emerito, Elio Toaff. Dal canto loro, i senzatetto di Cracovia hanno voluto far sentire la propria vicinanza al Papa. In una lettera, firmata da trecento poveri della città polacca, viene ricordato come Giovanni Paolo II non solo abbia contribuito a far superare il comunismo, ma ha anche messo in guardia da “quel sistema indifferente che mette il profitto sopra il bene di ogni persona e che spinge milioni di uomini ai margini della vita”.

 

Tanti dunque i messaggi di auguri per il Papa, come numerosi gli appuntamenti che, in questi giorni, celebrano i 25 anni dall’elezione di Papa Wojtyla. Tra questi, un posto di assoluto rilievo lo occupa il Convegno, promosso dal Collegio Cardinalizio, sugli aspetti dottrinali e pastorali del Pontificato. L’incontro, apertosi ieri pomeriggio nell’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano, è stato definito dal cardinale Joseph Ratzinger, decano del collegio cardinalizio e prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, un invito a rileggere i grandi testi del pontificato e a trasformarli con nuovo slancio in azione pastorale. Sulla prima giornata di convegno a cui prendono parte tutti i porporati, i presidenti delle Conferenze episcopali e, ancora, i capi dicastero della Curia Romana e i patriarchi, ecco il servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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Impossibile esaurire in soli due giorni la ricchezza del messaggio di Giovanni Paolo II. Il cardinale Ratzinger non manca di precisarlo, spiegando come riascoltare alcuni elementi fondamentali del messaggio del Papa sia comunque una forma di ringraziamento per Karol Wojtyla. E’ un’occasione, dice il cardinale Gantin, per offrire i propri ricordi di questo pontificato che resterà nella storia come uno dei più importanti punti di riferimento. Il Papa è stato un faro per tutti, compresi i vescovi del mondo intero che attraverso questo luminoso esempio hanno capito come essere vicini alle loro comunità cristiane. I ricordi del porporato abbracciano tutto il Pontificato: a 25 anni di distanza possiamo dire che sin dall’inizio il Papa ha dato il tono giusto a tutto il suo pontificato. E’ stato accolto come il Papa della riedificazione, della speranza, e del rinnovamento. Da lui si imparano ogni giorno la pazienza ed il silenzio dei forti, la leggendaria saggezza dei vecchi, l’amore profondo per i deboli, i bambini ed i giovani, l’intransigenza quando si tratta della difesa dei diritti umani. Ed è un momento per il cardinale Gantin di dire anche basta alle voci di una frattura tra la Curia ed il Papa. Il Pontefice non si comporta mai come dominatore, continua, al contrario tende la mano ai suoi fratelli. Un punto che viene ribadito anche dal cardinale arcivescovo di Parigi, Lustiger. La crisi degli anni 70, spiega, quando ad essere contestata era la natura stessa del sacerdozio e delle vocazioni, ha avuto una importante influenza su questo Pontificato. Paolo VI affrontò tutto questo nel Sinodo di Roma del 1971, al quale prese parte Wojtyla, lui immune alla seduzione del marxismo e della sociologia, che aveva vissuto la tragica esperienza dello schiacciamento dell’uomo da parte dell’uomo, una volta eletto si rifiutò di entrare in un gioco di rapporti di forza per risolvere autoritariamente i problemi. Ed oggi, conclude Lustiger, ci è permesso dire che Karol Wojtyla è stato trascinato dalla sua vocazione ben più lontano di quanto lui stesso avrebbe mai potuto immaginare.

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Intanto, si moltiplicano le iniziative per celebrare il 25.mo anno di pontificato. L’ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice, in collaborazione con l’ufficio internet della Santa Sede ha inaugurato oggi il sito web della cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico. Particolarmente cara al Papa, la cappella è ora visitabile “virtualmente” all’indirizzo internet www.vatican.va. Sempre collegandosi al sito vaticano è, inoltre, possibile inviare e-mail di auguri al Santo Padre. Iniziativa, questa, già sperimentata con successo in occasione dell’80.mo compleanno di Papa Wojtyla.

 

 

UNA CULTURA DI SOLIDARIETA’ E DI AMORE PER COMBATTERE IL DRAMMA DELLA FAME. E’ IL MESSAGGIO DEL PAPA PER LA GIORNATA MONDIALE DELL’ALIMENTAZIONE

- Servizio di Barbara Castelli -

 

 

“Non si può vivere in un mondo di pace se nello stesso mondo non si trova la giustizia, la solidarietà e regole uguali per tutti”. Con queste parole il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, ha aperto stamani a Roma le celebrazioni per la Giornata mondiale dell’alimentazione. All’appuntamento, che coincide con la data di fondazione della Fao, è intervenuto anche il presidente della Repubblica orientale dell’Uruguay, Jorge Batlle Ibañez. “E’ giunto il momento di fare meno discorsi e passare all’azione”, ha detto quest’ultimo “aprire i mercati e permet-tere alle persone di vivere del proprio lavoro”. Per noi c’era Barbara Castelli.

 

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“Partecipare attivamente alla lotta solidale e concertata contro la miseria e la fame significa concorrere ad instaurare un’azione in favore della giustizia e della pace”. E’ la riflessione che Giovanni Paolo II ha espresso nel messaggio per l’odierna Giornata mondiale dell’alimentazione, sotto l’egida dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione all’agricoltura. La missiva, indirizzata al direttore generale della Fao, Jacques Diouf, è stata letta stamani da mons. Renato Volante, osservatore permanente della Santa Sede presso l’agenzia, nel corso della cerimonia ufficiale al Palazzo Fao a Roma.

 

Il tema dell’odierno appuntamento, “Un’alleanza internazionale contro la fame”, apre la strada ad una serie di questioni chiave in tema di lotta alla malnutrizione nel mondo, punti che il Papa illustra nel suo messaggio. “La fame mette quotidianamente a rischio – ricorda il Santo Padre – la sopravvivenza di tanti nostri fratelli e sorelle. Questa amara realtà è causa di divisione tra persone, gruppi sociali, comunità e Paesi, giungendo a segnare il divario tra i livelli di sviluppo e di speranza di vita delle diverse regioni del mondo”. 

 

Nonostante lo straordinario progresso tecnologico e agricolo, ammonisce il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, in un messaggio, l’atavica e gravissima piaga della fame è ancora con noi. Ogni giorno, infatti, 840 milioni di persone non hanno abbastanza per mangiare, di queste 799 provengono dai Paesi in via di sviluppo. Cifre drammatiche che raccontano anche di un bambino morto ogni sette secondi. “La fame e le tensioni da essa generate – ricorda il Pontefice -  potranno essere superate solo da interventi rapidi ed efficaci frutto di comuni volontà e di sforzi congiunti. Del bisogno di unire intenti ed azioni l’umanità è sempre più cosciente e con essa lo è la Chiesa, che dell’umanità condivide speranze e sofferenze. “Realizzare questa alleanza internazionale - conclude Giovanni Paolo II - richiede l’esercizio della solidarietà da parte dei governi, delle organizzazioni internazionali, degli uomini e delle donne di tutti i continenti, cosicché ogni essere umano possa diventare sempre più persona e la comunità internazionale una famiglia di nazioni.

 

Ad impreziosire le celebrazioni per la Giornata mondiale dell’alimentazione, la presentazione dei nuovi ambasciatori Fao e la consegna del Premio mondiale dell’alimentazione 2003. A ricevere il tributo, svoltosi invece nello Stato americano dell’Iowa, Catherine Bertini, già direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale per il contributo profuso nello sconfiggere la penuria alimentare su vasta scala nel nostro tempo. Ma come si concretizza questa alleanza internazionale? Ci risponde mons. Renato Volante, Osservatore permanente della Sana Sede presso la Fao.

 

R. - Nella riunione generale fatta dalla Fao nel 2002, la proposta che è stata approvata è che i Paesi sviluppati, dove c’è abbondanza di mezzi ed abbondanza di cibo; le organizzazioni non governative e le organizzazioni di volontariato, molte delle quali, come sappiamo, cattoliche; e, se lo desiderano, anche le organizzazioni o le società private, si uniscano per cercare di sradicare, o per lo meno diminuire - la meta era del 50% entro il 2015 - il numero di coloro che nel mondo purtroppo soffrono ancora la fame.

 

D. - Quanto si è fatto sino ad ora in questo orizzonte e quanto resta ancora da fare?

 

R. - Purtroppo sembra che quanto è stato fatto non corrisponda alle necessità che si evidenziano ogni giorno di più nel mondo. Da parte dei Paesi e delle organizzazioni donatrici si sta ancora vedendo come raccogliere i fondi necessari, che sono stati indicati in mezzo miliardo di dollari, mezzo miliardo di dollari in più nel bilancio annuale della Fao e delle altre organizzazioni. Da parte dei Paesi che, invece, riceverebbero questo sostegno sono stati realizzati degli studi per vedere come concretamente ricevere e distribuire gli aiuti, con questo entriamo nel famoso tema della sicurezza o, come ora si dice più comunemente, dell’insicurezza alimentare. C’è, inoltre, da evidenziare che in questi ultimi anni si sono registrati eventi che non dipendono dalla volontà dei Paesi donatori né dei Paesi recipienti. In alcune zone dell’Africa, ad esempio, più esattamente nell’Africa Orientale, si sono verificate forti siccità; in quella Occidentale vi sono, invece, turbolenze di altro tipo. Ecco, quindi, che questa meta molto importante invece di avvicinarsi, sembra purtroppo allontanarsi. Questo non vuol dire che non ci sia una grande buona volontà da parte di tutti nella lotta alla fame e che presto questa sfida non sia vinta: constato, infatti, un sempre maggiore impegno da parte dei responsabili, sia della Fao, sia dei singoli Paesi, sia delle organizzazioni non governative.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Nel venticinquesimo anniversario della sua elezione, Giovanni Paolo II, “con intima gioia”, firma e consegna alla Chiesa l’Esortazione apostolica post-sinodale “Pastores gregis” sul Vescovo servitore del Vangelo di Gesù Cristo per la speranza del mondo.

Il giornale pubblica il testo latino del Documento ed un inserto speciale con la traduzione italiana.  

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa in occasione della firma dell’Esortazione Apostolica.

 

Nelle estere, la notizia dello scambio degli strumenti di ratifica della Convenzione di Sicurezza Sociale tra la Santa Sede e la Repubblica Italiana.

Onu: ogni sette secondi un bambino muore di fame; questa tragica realtà viene richiamata in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Romana Guarnieri sul libro di Ralf Milton intitolato “Il romanzo di Juliana di Norwich”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il messaggio augurale del presidente della Repubblica italiana in occasione dei 25 anni di pontificato di Giovanni Paolo II.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 ottobre 2003

 

A 60 ANNI DAL RASTRELLAMENTO NAZISTA NEL GHETTO DI ROMA,

UNA TOCCANTE CERIMONIA HA RACCOLTO AUTORITA’ E GENTE COMUNE

A PORTICO D’OTTAVIA

 

 

“Una profonda ferita per Roma”: così il sindaco della capitale, Walter Veltroni, ha ricordato la giornata vissuta al Ghetto il 16 ottobre 1943. Sessan-t’anni dopo, la cerimonia toccante avvenuta questa mattina al Portico d’Ottavia, ha ricordato i 2.091 ebrei romani catturati all’alba dai nazisti. Deportati nei campi di sterminio, ad eccezione di quindici, finirono tutti nelle camere a gas. Il presidente della repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, ha scelto la ricorrenza di oggi per conferire la Medaglia d'Oro al merito civile alla Comunita' ebraica di Roma. Del suo intervento alla cerimonia ci riferisce Fausta Speranza:

 

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“La memoria dell’Olocausto dev’essere tenuta viva perché la storia che si dimentica si ripete”.

 

Con queste parole il presidente Ciampi ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento di questa mattina  al quale hanno preso parte alcune centinaia di persone. Ha invitato a rivivere quanto accaduto per assicurarne la piena comprensione, che significa – ha detto – anche non dimenticare le decine di migliaia di italiani che a diverso titolo hanno aiutato degli ebrei a salvarsi.

 

Comprendere anche per saper valutare i frutti di quel vissuto storico:

 

“Prima, la libertà perduta, e poi la lotta per riconquistarla: la Costituzione repubblicana, la stella polare dell’Italia democratica, lo scudo delle nostre libertà”.

 

Ma la storia è scritta con la vita, e proprio il vissuto personale del presidente ha incrinato la sua voce:

 

“Elio Toaff non fu soltanto un rabbino perseguitato, fu anche un combattente della resistenza. Toaff è uno degli amici ebrei livornesi che sono qui con noi; l’altro si è nascosto perché è commosso. Beniamino Sadun condivise con me, ambedue fuggiaschi, i lunghi mesi dell’autunno-inverno 1943-44, protetto – come me – dall’umanità della gente”.

 

E c’è l’emozione – e quella  non si può raccontare – di chi è sopravvissuto alla lacerante violenza di quel giorno. Nelle parole di una donna, raccolte da Antonella Palermo, c’è l’eco della disperazione di allora.

 

“Vedere la disperazione di mia madre, di mio padre, le urla – mia madre è stata deportata nei campi di concentramento – siamo riusciti a scappare, io abitavo laggiù, a Santa Maria del Piano … Ma quello che più mi è rimasto impresso e non dimenticherò mai mentre fuggivamo le urla, le grida, la disperazione di tutti …”.

 

Il dolore non si cancella ma può trovare riscatto: sembra questo il senso della dichiarazione del Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni:

 

“E’ una giornata segnata da un ricordo infausto, da un incubo. Il Papa, che è vissuto in quei luoghi, è stato testimone personale della tragedia che ha colpito gli ebrei. L’ha saputa sviluppare in termini positivi perché - penso - questo Pontefice, come nessuno prima di lui, ha dato un impulso decisivo al miglioramento dei rapporti ebraico-cristiani. Perciò, in questo momento noi siamo immersi nel ricordo triste di questa giornata ma anche nella partecipazione felice al 25.mo anniversario della sua elezione, che coincidono in questa data”.

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CHIESA E SOCIETA’

16 ottobre 2003

 

SI APRE OGGI A TORINO LA ‘SECONDA TAVOLA ROTONDA EUROPEA SULLA POVERTA’

E L’ESCLUSIONE SOCIALE’: LA CARITAS ITALIANA EVIDENZIA PERPLESSITA’ IN UN DOCUMENTO DOVE ANALIZZA L’OPERATO DEL GOVERNO SULLE POLITICHE SOCIALI

 

TORINO (ITALIA). = Oggi e domani si tiene a Torino la “Seconda tavola rotonda europea sulla povertà e l’esclusione sociale”. Questo incontro rappresenta una prima verifica dei nuovi Piani nazionali di azione contro la povertà e l’esclusione sociale presentati dai Paesi membri nello scorso Luglio. La Caritas Italiana, in un documento, evidenzia alcune perplessità e annotazioni critiche riguardo al piano del governo contro la povertà: innanzitutto si sottolinea l’incertezza che da due anni caratterizza gli interventi di politica sociale e la distanza dagli obiettivi comuni dell’Unione Europea. Il piano prodotto dal ministro del Welfare non è stato frutto di un confronto allargato né ha visto il coinvolgimento delle Regioni. E ancora: si sottovaluta l’importanza di un adeguato sistema di servizi sociali con il rischio di scaricare sulle famiglie il peso della cura di situazioni croniche e si presta poca attenzione al Mezzogiorno. La Caritas Italiana conferma la sua disponibilità a contribuire al confronto sulle politiche di lotta alla povertà e all’esclusione sociale e auspica, per quanto riguarda il tema dei poveri e della povertà in Italia, una riflessione allargata ai mondi della solidarietà. (M.R.)

 

 

SI CHIAMA “SUDAN MIRROR” ED E’ IL GIORNALE CHE, DOPO VENT’ANNI,

RIPORTERA’ IL DIRITTO ALL’INFORMAZIONE AGLI ABITANTI DEL SUD SUDAN

ALLA FINE DELLA GUERRA CIVILE

 

KAMPALA. = Dopo vent’anni di assenza totale, il giornale “Sudan Mirror” riporterà l’informazione nel Sud Sudan, teatro di una lunga e terribile guerra civile ormai avviata verso una soluzione negoziata. C’è molta attesa, soprattutto per quell’intera generazione di sudanesi che non ha mai potuto godere  del diritto all’informazione. “La pace ai nostri giorni” è il titolo a nove colonne che uscirà sulle ventimila copie del primo numero che, secondo l’editore, arriverà nel sud del Paese entro la fine della settimana. “Ci piacerebbe che il giornale venisse usato come un mezzo per incoraggiare l’alfabetizzazione – ha dichiarato il direttore, Irin Dan Eiffe - ma anche per coinvolgere la gente nel processo di pace”. Il bimestrale uscirà in lingua inglese e, a detta del direttore, “è stato pensato per informare ed educare. Scritto da sudanesi per i sudanesi, su temi sudanesi”. La redazione è composta da venti elementi e garantirà un’informazione continua senza permettere “a nessuno di usarci per fare propaganda", ha precisato Eiffe, garantendo la totale autonomia del giornale finanziato a livello internazionale. Il prossimo passo sarà quello di portare il “Sudan Mirror” anche al nord del Paese: obiettivo, questo, difficile e osteggiato dal governo islamico di Khartoum. (M.R.)

 

 

DOMANI, 17 OTTOBRE, I CITTADINI DI MOLTE CITTA’ ITALIANE CONDIVIDERANNO,

MUNITI DI SACCO A PELO, LA NOTTE CON ‘GLI INVISIBILI’ CHE POPOLANO

LE STRADE: E’ QUESTA LA “NOTTE SENZA DIMORA”, EVENTO ORGANIZZATO

PER LA GIORNATA MONDIALE DI LOTTA ALLA POVERTA’

 

ROMA. = Le Nazioni Unite hanno indetto, per domani 17 ottobre, la Giornata Mondiale di lotta alla povertà. In questo giorno i cittadini sono invitati a scendere in strada ‘armati’ di sacco a pelo, per un gesto di solidarietà verso chi vive e dorme per strada. È la “Notte dei senza dimora”, coordinata dal giornale “Terre di mezzo” e che si svolgerà a Roma, Milano, Genova, Venezia, Lecco e altre città italiane. “La manifestazione – spiegano i promotori – ha lo scopo di coinvolgere, provocare, far pensare i partecipanti e tutti i cittadini sulla condizione delle persone che vivono in strada, sempre più giovani, spesso stranieri o richiedenti asilo”. Nella capitale l’evento si svolgerà a piazzale dei Partigiani, dove i romani saranno chiamati a condividere l’esperienza di una notte di veglia attiva e sonno, insieme agli “invisibili” della nostra società. La giornata del rifiuto della miseria è stata celebrata per la prima volta a Parigi il 17 ottobre 1987. Padre Joseph Wresinski, fondatore del movimento “Adt quarto mondo”inaugurò, sul sagrato delle Libertà e dei diritti dell’uomo al Trocadero, una lapide in onore delle vittime della miseria su cui sono scolpite le seguenti parole: “Laddove gli uomini sono condannati a vivere nella miseria, i diritti dell’uomo sono violati. Unirsi per farli rispettare è un dovere sacro”. Nel 1992 l’Onu l’ha riconosciuta Giornata mondiale. (M.R.)

 

 

NELLO SRI LANKA IL ‘CONSIGLIO NAZIONALE PER LA PACE’, ORGANIZZAZIONE

IMPEGNATA NELLA SOLUZIONE DELLA DECENNALE GUERRA CIVILE

CHE TRAVAGLIA IL PAESE, HA CHIESTO AL GOVERNO DI APRIRE UN’INDAGINE

SUI RECENTI ATTACCHI ALLE CHIESE CRISTIANE

 

COLOMBO. = Il ‘Consiglio nazionale per la pace’ (Npc) ha chiesto al governo dello Sri Lanka di indagare sui recenti attacchi alle chiese cristiane e di prevenire eventuali e future aggressioni o intimidazioni. L’Npc, organizzazione impegnata a cercare una soluzione nella guerra civile nello Sri Lanka, in un comunicato a firma di uno dei dirigenti dell’associazione, Jehan Perera, afferma: “Si sono verificati di recente una serie di attacchi contro chiese cristiane in diverse parti del Paese. Gli aggressori si sono giustificati sostenendo che in queste chiese sono impegnate in conversioni ‘non etiche’ e approfittano della povertà della gente”. Da tempo, ricorda il dirigente dell’Npc, i nazionalisti cingalesi e alcuni potenti del clero buddista definiscono “privi di scrupoli” i metodi con i quali, secondo loro, i gruppi evangelici convertono i buddisti alla cristianità. Ci si trova di fronte ad una situazione analoga a quella indiana dove, cristiani e missionari, sono spesso bersaglio degli estremisti induisti che li accusano di ‘conversioni forzate’. Nel documento inviato al governo di Colombo si legge ancora: “E’ inoltre in atto un’insidiosa campagna per mescolare le questioni relative alle conversioni religiose con quelle riguardanti il coinvolgimento della Chiesa nel processo in atto in Sri Lanka”. (M.R.)

 

 

L’OSPEDALE “GRAVINA” DI CALTAGIRONE, IN SICILIA, CHIUDE IL BILANCIO IN ATTIVO

E DESTINA L’AVANZO ALLA COSTRUZIONE DI UN DISPENSARIO IN TANZANIA

 

CALTAGIRONE (ITALIA). = L’azienda ospedaliera “Gravina” di Caltagirone, in Sicilia, ha chiuso il bilancio in abbondante attivo e ha deciso di destinare i fondi in avanzo alla realizzazione di un dispensario in Tanzania. I 120 mila euro, quota parte dell’utile d’esercizio 2002, erano destinati ai dipendenti dell’ospedale che si sarebbero trovati sulla busta paga appena 90 euro in più. Un cifra che non cambia “il peso” dello stipendio. È venuta fuori, così, l’idea di impiegare il denaro in un progetto solidale. L’occasione giusta è capitata quando mons. Ludovico Joseph Mind, vescovo di una diocesi della Tanzania, è passato in Sicilia a salutare Miche le Giongrandi, ostetrico del “Gravina” e membro del “cope”, una organizzazione non governativa: incontrando il dirigente dell’azienda, Francesco Iudica è nata l’idea del dispensario. C’è anche da dire, però, che il personale medico e paramedico dell’ospedale è molto impegnato nell’attività solidaristica: mantengono circa trecento adozioni a distanza e finanziano i missionari con la raccolta di fondi attraverso mostre e altre iniziative. Oltre alla costruzione del dispensario, i 120 mila euro serviranno alla organizzazione di corsi di formazione per il personale africano che vi lavorerà. (M.R.)

 

 

UN SOLDATO IRACHENO ABBANDONA LE ARMI PER DEDICARE LA SUA VITA A CRISTO:

INCREDIBILE TESTIMONIANZA DI FEDE DELL’UOMO DIVENUTO MONACO CALDEO

DOPO AVER COMBATTUTO GUERRE NELL’ESERCITO DI SADDAM

 

NINIVE (IRAQ). = Un soldato iracheno è diventato monaco caldeo, abbandonando i fucili per seguire Cristo. La testimonianza di questo ex soldato, rimasto nell’anonimato, è stata raccolta dall’agenzia Fides. Dal 1984 l’uomo faceva parte dell’esercito dell’Iraq, combattendo guerre contro l’Iran e contro i Curdi. Fatto prigioniero dai curdi, subì violenze e torture per tre mesi, fino a quando fu liberato grazie al pagamento del riscatto da parte della famiglia. Fuggì dall’esercito di Saddam e fu condannato per diserzione. In quell’occasione riscoprì la preghiera come “cibo spirituale”, vivendo l’esperienza del carcere con grande sofferenza e dolore nel corpo e nell’anima. Inizia da qui il discernimento del soldato iracheno: lo turbava la ricerca della strada giusta che avrebbe dato senso alla sua vita. Dopo la guerra del Golfo, nel 1993, molte famiglie lasciarono l’Iraq per le pessime condizioni di vita: il giovane soldato si iscrisse ad un corso di teologia. La Parola di Dio lo colpisce al cuore, la consapevolezza della vocazione prende forma. Nel 1995, dopo un intenso periodo di preghiera arriva il momento di lasciare la famiglia e di entrare nel convento dei monaci caldei di Baghdad, dove ora sta perfezionando gli studi. (M.R.)

 

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24 ORE NEL MONDO

16 ottobre 2003

- A cura di Giada Aquilino -

 

 

Gli Stati Uniti raccolgono importanti adesioni alla risoluzione presentata all’Onu per il futuro dell’Iraq. Oggi Russia, Germania e Francia hanno deciso di dare il loro assenso al documento di Washington. La decisione è arrivata a conclusione di intensi contatti telefonici tra il presidente russo Putin, quello francese Chirac e il cancelliere tedesco Schröder. Lo ha annunciato proprio Schroeder, durante una pausa della riunione a Bruxelles dei capi di Stato e di governo dedicata alla Conferenza intergovernativa. Il cancelliere tedesco ha comunicato pure che Berlino, Parigi e Mosca hanno concordato di non concedere ulteriori aiuti finanziari o militari all'Iraq.

 

Sono otto gli attivisti palestinesi arrestati stamani dalla polizia nel campo profughi di Jabaliya, perché sospettati per l'attentato di ieri contro un convoglio Usa nel nord della Striscia di Gaza, che ha ucciso tre agenti di sicurezza americani. Gli arrestati appartengono ai movimenti Comitati di resistenza popolare e Fronte popolare di liberazione della Palestina. L’attentato di ieri - il primo che ha preso di mira un obiettivo americano in Medio Oriente nei tre anni dell'ultima Intifada - è stato duramente condannato dal presidente palestinese Yasser Arafat e dal premier Abu Ala. Il presidente statunitense Bush ha addossato la responsabilità della strage all'incapacità dei palestinesi di dotarsi di un'efficace forza di sicurezza.

 

Le autorità iraniane sono disposte a firmare il protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) che consenta ispezioni anche a sorpresa ad impianti non dichiarati. Lo ha reso noto il direttore generale dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, Mohamed El Baradei, giunto stamani a Teheran. La missione avviene su invito dell'Iran, in vista della scadenza, il 31 ottobre, di un ultimatum imposto dall'Agenzia dell’Onu alla Repubblica islamica perché fughi ogni dubbio di voler costruire armi nucleari.

 

La violenza in Bolivia sembra non conoscere sosta: gli scontri tra le forze fedeli al governo ed i manifestanti, che contestano la vendita di gas a Stati Uniti e Messico, ha provocato tre nuove vittime. Il bilancio delle violenze sale ora a oltre 70 morti. Con il passare dei giorni, il presidente Sánchez de Lozada sembra sempre meno in grado di far fronte alla protesta. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

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Spinto dalla pressione popolare degli ultimi giorni, il presidente Gonzalo Sánchez de Lozada è uscito ieri sera dal riserbo, tendendo la ma-no al dialogo ed accettando alcune rivendicazioni della protesta, fra cui un referendum sull’esportazione del gas. Ma la speranza che l’iniziativa potes-se aprire un varco nella radicalizzazione del movimento è durata pochis-simo. A stretto giro di posta, i leader dell’opposizione gli hanno risposto che l’offerta è giunta troppo tardi ed appare solo un modo per confondere la gente. Fino a quando Sánchez de Lozada non rinuncerà – ha detto in particolare il leader dei coltivatori di coca, Evo Morales – non ci sarà dialo-go. La situazione resta comunque tesissima. Dopo una pausa nelle violen-ze, ieri è ripreso il triste conteggio delle vittime, dopo un assalto dell’eser-cito ad una colonna di 3 mila minatori che stavano trasferendosi a La Paz.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Travagliato “dopo elezioni” in Azerbaijan. Una violenta manifestazione di piazza, che si è snodata stamani nel centro di Baku, ha provocato almeno una vittima tra le migliaia di sostenitori dell'opposizione che contestavano la vittoria del candidato Ilham Aliev, figlio del presidente uscente Heydar Aliev, alle elezioni presidenziali di ieri. Con il 94% delle schede scrutinate, la commissione elettorale ha comunicato che Ilham Aliev ha ottenuto il 79,55% dei voti, contro il 12,1% dello sfidante Issa Gambar. Ma anche gli osservatori dell’Osce hanno denunciato irregolarità nel voto in Azerbaijan, giudicato “non conforme alle norme internazionali”.

 

Dopo il successo della missione del suo primo astronauta, la Cina è pronta ad organizzarne una seconda entro uno o due anni. Lo ha detto stamani a Pechino Xie Mingbao, uno dei responsabili del programma spaziale cinese, dopo che stanotte l’astronauta Yang Liwei - il primo uomo cinese ad aver viaggiato nello spazio - è rientrato sulla Terra al termine della sua missione spaziale sulla navetta “Shenzhou 5”. Il primo ministro Wen Jiabao si è detto entusiasta dell’esperimento. Il servizio di Riccardo Cascioli:

 

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Le autorità di Pechino non hanno mai fatto mistero di attendersi da questa missione un rilancio del patriottismo, della coesione nazionale e della legittimazione del regime, in un momento in cui in Cina regnano soprattutto instabilità e disordine. Così, il governo ha pensato proprio a tutto, compresa la trasmissione tv del lancio in differita di mezz’ora, per evitare che un eventuale insuccesso diventasse un pericoloso boomerang propagandistico. Ma la gloria nazionale non spiega tutto. Dietro al programma spaziale, iniziato 11 anni fa e costato miliardi di dollari, ci sarebbero infatti, a detta di molti esperti, anche interessi militari, sia per lo sviluppo della tecnologia, sia perché Pechino punta a lanciare satelliti spia militari sull’esempio di Stati Uniti e Russia.

 

Per la Radio Vaticana, Riccardo Cascioli.

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Tragedia ieri nella baia di New York, sotto la Statua della Libertà. Il traghetto che ogni giorno percorre la breve rotta tra Manhattan e Staten Island è andato a schiantarsi contro un molo dell'isola. Dei 1.500 i passeggeri a bordo, 14 sono morti. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

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Il traghetto era arrivato davanti a Staten Island ed aveva cominciato la manovra per attraccare. Qualcosa però non ha funzionato e la nave ha battuto contro i tronchi del molo. Non c’è stato scampo per le persone che stavano sedute vicino al punto dove i tronchi hanno sfondato lo scafo. Ieri sera, secondo il sindaco Michael Bloomberg, c’erano dieci morti confermati, ma secondo l’agenzia Associated Press le vittime sono almeno 14. Il sindaco ha detto che molte persone sono rimaste ferite in maniera molto grave. Fonti della televisione ‘New York One’ hanno detto che, dopo l’incidente, il capitano della nave è corso a casa e ha cercato di togliersi la vita. Bloomberg ha smentito, aggiungendo che non si è trattato di un episodio di terrorismo, ma di un incidente. Gli investigatori stanno ancora accertando le cause. L’ipotesi circolata a caldo è che il vento forte e le onde alte abbiano fatto sbagliare la manovra di attracco.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nuovi violenti scontri sono avvenuti ieri in Uganda tra le forze governative e i ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) nella zona di Bata, nella parte settentrionale del Paese africano. Il bilancio dei combattimenti non è ancora chiaro. Alcune migliaia di persone hanno abbandonato la zona, nel timore di nuove incursioni da parte dei miliziani capeggiati da Joseph Kony, che da 17 anni tenta di rovesciare il governo del presidente ugandese Yoweri Museveni.

 

 

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