RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 288 - Testo della Trasmissione di mercoledì 15 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

Grazie degli auguri per il 25.mo di Pontificato. Così il Papa all’udienza generale. Nella catechesi sulla Liturgia dei Vespri: affidiamo la nostra esistenza nelle mani di Dio, la sua benedizione non viene mai meno. Un appello per la Bolivia, attraversata da una grave crisi

 

 L’impegno di Giovanni Paolo II per la giustizia e la pace. Con noi, l’arcivescovo Renato Martino

 

Cardinali di tutto il mondo da oggi pomeriggio riuniti in Vaticano per un convegno sugli aspetti dottrinali e pastorali del Pontificato. Domani mattina la firma e la consegna dell’Esortazione Apostolica “Pastores gregis” sul ministero dei vescovi.  Nel pomeriggio la solenne Messa in Piazza San Pietro

 

Una Mostra di capolavori dell’arte europea tra Seicento e Settecento inaugurata ieri nel “Braccio di Carlomagno”. Il commento del cardinale Angelo Sodano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Grande attesa per la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta, domenica mattina in Piazza San Pietro. Intervista con la nipote della suora dei più poveri, Age Bojaxhiu

Dopo il Nobel per la Pace, Shirin Ebadi torna in Iran ed invita al dialogo tra le religioni. Ai nostri microfoni, Alberto Zanconato.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Radici cristiane, dialogo, libertà e collaborazione tra istituzioni religiose e civili. Gli auspici del cardinale Camillo Ruini, nell’incontro tra i rappresentanti delle Chiese europee e la presidenza italiana dell’Unione.

 

I dieci anni di attività dell’Università Campus bio-medico di Roma

 

Il 18 ottobre prossimo gli studenti universitari di tutto il mondo sono invitati ad un giorno di digiuno per chiedere la liberazione di Min Ko Naing, prigioniero politico nell’ex Birmania dal 1989

 

Inizia oggi la missione di Amnesty International nella zona dei Grandi Laghi in Africa

 

Padre Fausto Tentorio, missionario 51.enne del Pontificio Istituto Missioni Estere, è sfuggito ad un’imboscata di un gruppo di guerrieri tribali nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Attentato anti-americano nei Territori palestinesi: quattro morti

 

Il primo astronauta cinese in orbita attorno alla Terra

 

Si placa la protesta in Bolivia, ma l’opposizione chiede le dimissioni del presidente

 

Presidenziali in Azerbaigian.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

15 ottobre 2003

 

 

 

ENTUSIASMO E MANIFESTAZIONI D’AFFETTO PER IL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO,

DURANTE L’UDIENZA GENERALE, VIGILIA DEL GIUBILEO DEL PONTIFICATO.

AL TERMINE DELL’UDIENZA, DOZZINE DI CARDINALI E VESCOVI

 HANNO VOLUTO SALUTARE GIOVANNI PAOLO II, 

CHE HA LEVATO ANCHE UN APPELLO PER LA CRISI IN BOLIVIA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

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“Vorrei esprimere a tutti la mia riconoscenza per gli auguri e le preghiere che mi sono stati assicurate in  occasione del mio 25.mo anniversario di Pontificato. Invito romani e pellegrini ad unirsi con me, qui in Piazza San Pietro domani sera alle ore diciotto, per lodare il Signore e ringraziarlo in questa lieta circostanza”.

 

Ha avuto tutto il sapore di una vigilia speciale, l’udienza generale celebrata oggi da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro. Sedicimila pellegrini presenti di venti Paesi, tra i quali molti provenienti dall’Est Europa, 1.500 solo dalla Polonia: quasi un anticipo della folla che domani si riunirà di nuovo nel colonnato del Bernini per partecipare alla Messa solenne per il giubileo pontificio.

 

Mentre cominciano a piovere in Vaticano i messaggi augurali provenienti da ogni zona del pianeta per lo straordinario traguardo che domani il Papa celebrerà, attorniato dalle più alte cariche della gerarchia della Chiesa universale, proprio la lunga scia di cardinali e vescovi sfilata davanti al Papa per il saluto conclusivo ha rappresentato il primo segno dell’eccezionalità di un evento che nelle prossime 24 ore catalizzerà l’attenzione, anche mediatica, del mondo intero. Ai “fratelli cardinali e vescovi”, il Pontefice ha rivolto un saluto “affettuoso e grato” per la loro presenza di stamani in Piazza San Pietro. Attorno, lungo la geografia della piazza, volti di gente in festa, tra i quali Giovanni Paolo II, sotto un sole pallido e intermittente è sfilato al suo arrivo a bordo di un’auto scoperta. Macchie colorate, cori improvvisati o esecuzioni lampo: da un lato, gli auguri cantati da un centinaio di marinai brasiliani. Dall’altro, striscioni di auguri in polacco, sotto i quali una banda con i cappelli piumati rossi ha intonato uno stacco musicale. E il Papa, al momento dei saluti nella sua lingua natale, non ha mancato di ringraziare con partecipazione tutta speciale i suoi connazionali:

 

WSZYSTKIM SERDECZNIE DZIĘKUJĘ ZA OBECNOŚĆ...

Ringrazio di cuore tutti per la presenza oggi e nel corso di tutti i 25 anni, per le preghiere e per tutte le espressioni di benevolenza e comunione. Sono lieto che posso contare sul vostro spirituale supporto. Portate il mio saluto alle vostre famiglie e ai vostri cari. Dio vi benedica”.

 

Con voce dapprima più incerta - dove tra i consueti sforzi immaginiamo oggi un filo di emozione – e poi via via più nitida, il Papa ha ripreso durante la catechesi la riflessione sui Vespri avviata mercoledì scorso. La sua spiegazione ha riguardato la struttura basilare e significati spirituali dei vari Salmi che compongono la preghiera serale della comunità cristiana. Salmi che evocano la luce, ha ricordato, oppure di ringraziamento e di lode a Dio, di carattere sapienziale o penitenziale, o che “manifestano la fiducia in Dio, stabile rifugio nella precarietà della vita umana”. Il connotato più tipico delle intercessioni vespertine, ha aggiunto Giovanni Paolo II “è quello di chiedere l'aiuto divino per ogni categoria di persone, per la comunità cristiana e per la società civile”. Per finire con il “coronamento” che la liturgia dei Vespri ha “nella preghiera di Gesù”, il Padre Nostro:

 

il Padre nostro, sintesi di ogni lode e di ogni supplica dei figli di Dio rigenerati dall'acqua e dallo Spirito”.

 

         Il Papa non ha saltato nessuno dei saluti in 10 lingue, né si è sottratto alla lunga teoria di fedeli che per circa un’ora lo ha avvicinato per porgergli un saluto o un dono. Ricordiamo il busto in bronzo che gli è stato consegnato da alcuni fedeli asiatici e l’icona, donatagli da un vescovo, che ritrae la prossima beata, Madre Teresa di Calcutta. Infine, con l’attenzione di sempre ai fatti del mondo, Giovanni Paolo II non ha mancato di levare un appello per la “grave crisi” che sta scuotendo la Bolivia:

 

“Desidero esprimere la mia solidarietà spirituale a coloro che soffrono, mentre invito tutti a pregare affinché il Signore ispiri le parti in causa a privilegiare il dialogo civile e a cercare soluzioni eque, nel rispetto della legalità, ai problemi che affliggono la Nazione”.

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Casella di testo: Su richiesta di molti ascoltatori che desiderano rivolgere i loro auguri a Giovanni Paolo II
per il 25° del Pontificato, pubblichiamo
l’indirizzo e-mail appositamente predisposto.

giovanni_paolo_ii@vatican.va
jean_paul_ii@vatican.va
john_paul_ii@vatican.va
juan_pablo_ii@vatican.va

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


25 ANNI DI PONTIFICATO: L’IMPEGNO DEL PAPA

PER LA GIUSTIZIA E LA PACE.  CON NOI L’ARCIVESCOVO RENATO MARTINO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Nel Magistero di Giovanni Paolo la giustizia è stata preoccupazione costante con l’affermazione ineludibile della dignità della persona e dei suoi diritti inalienabili, l’esortazione ripetuta a promuovere lo sviluppo umano integrale, la difesa coraggiosa degli ultimi e dei senza voce. Del pari lo è stato il grande tema della pace, tanto che i suoi 25 Messaggi annuali delle Giornate mondiali sono a buon diritto considerati il Vademecum della pace per l’uomo d’oggi. La sua voce instancabile si è levata alta contro ogni guerra, quelle conosciute tramite i mezzi di comunicazione sociale e più ancora quelle dimenticate. Giustizia e pace sono inequivocabilmente al centro del suo insegnamento sociale, arricchito di ben tre Encicliche (Laborem Exercens, Sollicitudo Rei Socialis e Centesimus Annus), mentre proprio il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace si accinge a pubblicare per suo incarico una articolata sintesi della dottrina sociale della Chiesa. La parola all’arcivescovo presidente del Dicastero, Renato Martino:

 

“Con il Magistero di Giovanni Paolo II sulla giustizia e la pace, è andato di pari passo l’esempio. Ecco, allora, la predilezione di Karol Wojtyla per i malati e i poveri; il Papa nelle baraccopoli accanto agli ultimi e ai dimenticati; solidale con i lavoratori sfruttati, i disoccupati in angustia, gli anziani abbandonati; sotto i riflettori dei media nei Paesi in via di sviluppo per attirare l’attenzione del mondo su chi faticosamente cerca di sollevarsi dalla miseria e dal degrado, mentre si moltiplicano le iniziative di carità evangelica, personale e istituzionale, verso i popoli nell’indigenza. Indiscusso e universalmente riconosciuto è il ruolo storico di Giovanni Paolo II ‘nell’abbattimento dei muri’ e nel superamento dei blocchi, causa di ingiuste sofferenze per milioni di persone nel XX secolo. Né va dimenticata l’azione del Santo Padre per la remissione del debito internazionale dei Paesi poveri, come pure l’impulso dato alla pastorale penitenziaria in seguito al Giubileo per i carcerati, con la richiesta di un gesto di clemenza in loro favore. E sull’altro fronte, quello della pace, accanto al Vademecum dei Messaggi e alla perentoria condanna della guerra, non manca la sua instancabile azione diplomatica per prevenire i conflitti, far cessare le azioni belliche, dirimere le contese, compiendo personalmente ripetuti gesti di riconciliazione e di perdono”.

 

Convinto, com’è, che la giustizia e la pace non si realizzano senza l’aiuto dall’Alto, accanto al Magistero e all’esempio, il Papa non si stanca di fare appello all’arma onnipotente della preghiera per l’avvento di un mondo nuovo di giustizia e di pace. Gli incontri interreligiosi di preghiera per la pace ad Assisi, ad esempio, costituiscono pagine di storia indimenticabili di questo Pontificato orante. ********** 

 

 

 

 

SI APRE OGGI POMERIGGIO IL CONVEGNO PROMOSSO DAL COLLEGIO CARDINALIZIO

 SU ASPETTI DOTTRINALI E PASTORALI DEL PONTIFICATO.

DOPO LE CELEBRAZIONI PARTICOLARI DI DOMANI,

I LAVORI PROSEGUIRANNO VENERDI’ E SABATO

- Servizio di Fausta Speranza -

 

Tra gli innumerevoli appuntamenti voluti in questi giorni di festeggiamento per il Giubileo d’argento del Papa, citiamo innanzitutto la Mostra intitolata “Icone moderne”, inaugurata questa mattina a Palazzo San Calisto dal cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura. Si tratta di opere dell’autore austriaco, Anton Wollenek, e si caratterizza in particolare per l’accento posto sul dialogo ecumenico con l’ortodossia, al quale Giovanni Paolo II ha tanto contribuito. Per una panoramica degli appuntamenti a partire dalle prossime ore, ascoltiamo il servizio di Fausta Speranza.

  

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Da oggi pomeriggio la Chiesa tutta si riunisce intorno al Papa in un abbraccio che possiamo dire sarà non solo ideale ma praticamente anche fisico. Al Convegno promosso dal Collegio cardinalizio su aspetti dottrinali e pastorali del Pontificato, che si aprirà in Vaticano nelle prossime ore, prenderanno parte, infatti,  tutti i cardinali, i presidenti delle Conferenze episcopali, i capi dicastero della Curia Romana  e i patriarchi. Sarà il cardinale Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio cardinalizio, a tenere la prima relazione dal titolo “Il ministero petrino e la comunione nell’Episcopato”. Al tema “I sacerdoti, la vita consacrata e le vocazioni” sarà dedicato, invece, l’intervento del cardinale di Parigi, Jean Marie Lustiger.

 

Nella giornata di domani, i lavori si interromperanno per gli appuntamenti straordinari organizzati esattamente a venticinque anni dall’elezione di Giovanni Paolo II. Alle 11.00 di domani mattina è previsto che il Papa firmi e consegni  l'Esortazione Apostolica postsinodale sul ministero dei Vescovi “Pastores gregis”.  La presenza straordinaria dei più alti rappresentanti della cattolicità sarà ovviamente confermata per questo avvenimento che si svolgerà nell’Aula Paolo VI e al quale, per l’occasione, l’accesso sarà libero. Potrà partecipare senza bisogno di alcun biglietto di ingresso chiunque voglia prendere parte al primo degli appuntamenti pubblici del Papa nella giornata precisa di anniversario.

 

 Ricordiamo che la fumata bianca dell’elezione del cardinale Wojtyla avveniva il 16 ottobre del 1978 alle 18.18. Alle 18.45 si dava l’annuncio e mezz’ora dopo Giovanni Paolo II si affacciava alla Loggia della Basilica di San Pietro.  La Messa, dunque, presieduta domani dal Papa in Piazza San Pietro, inizierà proprio alle 18.00. Anche qui una partecipazione d’eccezione: concelebreranno i cardinali, gli arcivescovi e vescovi del mondo e i parroci della diocesi di Roma.

    

Ma scavalcando la giornata più importante possiamo andare  alla ripresa dei lavori del convegno, voluto dal collegio cardinalizio, venerdì, con  riflessioni sui temi della famiglia e dell’ecumenismo. Allo slancio missionario e all’impegno in difesa della pace  verrà dedicata la mattinata conclusiva di sabato prossimo.

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Proprio sabato 18 è la giornata scelta dai Musei Vaticani per l’iniziativa di tenere aperte le sale ben oltre l’orario consueto, devolvendo in beneficenza il ricavato del prezzo del biglietto di ingresso che sarà comunque ridotto. La visita serale, oltre a comprendere i capolavori dell’arte antica, etrusca, rinascimentale e contemporanea, darà la possibilità di ammirare l’eccezionale illuminazione notturna con fiaccole romane dei cortili interni del Vaticano.  Ma sull’iniziativa ascoltiamo, al microfono di Daniele Semeraro, il vicedirettore dei Musei, Edith Cicerchia.

 

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R. – L’apertura del museo è stata prorogata fino alle ore 20, quindi le persone potranno entrare fino alle otto di sera ed uscire alle 22. In questa occasione, apriremo dei luoghi che non sono mai visitati dal pubblico, e in particolare mi riferisco alla Scala del Bramante e al grande nicchione di Pirro Ligorio, che domina proprio tutta la Città del Vaticano e dal quale si gode un panorama stupendo fino ai Castelli Romani. Nell’occasione, verranno organizzate anche delle visite guidate sia in italiano sia in inglese; saranno presenti nei vari settori i curatori dei Musei a cui potere eventualmente chiedere aiuto, sostegno, spiegazioni... Insomma, è una specie di grande festa che vogliamo fare per celebrare questi avvenimenti.

 

D. – E’ la prima volta che i Musei Vaticani aprono eccezionalmente in orario serale?

 

R. – Sì, per visite pubbliche sì; per visite private non è la prima volta. Qualche rara visita privata appunto è stata fatta, ma orari di questo genere sono piuttosto inconsueti. Devo dire con molta soddisfazione che il personale dei Musei ha accolto l’iniziativa molto favorevolmente, tant’è che abbiamo un’adesione di tutti a partecipare ed a venire a lavorare per questo avvenimento veramente eccezionale.

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“VISIONI ED ESTASI. CAPOLAVORI DELL’ARTE EUROPEA TRA SEICENTO E SETTECENTO”. E’ IL TEMA DELLA SUGGESTIVA MOSTRA ESPOSTA NEL BRACCIO DI CARLO MAGNO

 ED INAUGURATA IERI DAL CARDINALE ANGELO SODANO.

AI NOSTRI MICROFONI IL SEGRETARIO DI STATO

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

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Nel prestigioso spazio espositivo del Braccio di Carlo Magno, l’ampia galleria dalle finestre rettangolari che congiunge la Basilica di San Pietro con il colonnato, è stata inaugurata ieri la mostra “Visioni ed Estasi”, un suggestivo percorso che si snoda tra capolavori dell’arte europea del Seicento e del Settecento prestati dai Musei Vaticani, dal Louvre, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia e dal Museo di Capodimonte. Le oltre cento opere esposte, tra cui quelle di alcuni fra i più intensi pennelli di questo periodo storico come Caravaggio, Guercino, Baciccio e Guido Reni, intendono riflettere sul rapporto tra l’umano e il divino. L’esposizione, promossa dal Comitato nazionale italiano istituito dal ministero dei Beni Culturali in occasione del IV centenario della nascita di San Giuseppe da Copertino, propone fino al prossimo 18 gennaio 2004 alcune delle più importanti rappresentazioni della condizione estatica di Sante e Santi attraverso un itinerario che parte dalla “chiamata” a Cristo. La seconda sezione indaga il momento della “risposta” che dalle sofferenze e dall’abbandono fiducioso alla volontà di Dio porta all’imitazione di Cristo. La terza tappa di questo percorso, impegnativo e ricco di suggestioni, è espressamente dedicata alle visioni che sovente conducono ad ascoltare la “musica del cielo”, il tema della quarta sezione della mostra. L’esposizione si amplifica nella quinta ed ultima sezione, dedicata alla gloria del Paradiso, che con una spettacolare galleria di quadri e bozzetti ricorda le volte affrescate e le cupole dipinte delle più celebri chiese barocche di Roma. Sul significato di questa mostra ascoltiamo il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano.

 

“E’ una mostra che fa onore agli organizzatori della famiglia francescana delle Marche e delle Puglie. Fa onore al Governatorato, che ha messo a disposizione questi splendidi locali ed invito tutti a guardare verso l’alto, perché l’estasi di San Giuseppe da Copertino ci ricorda il cammino dal cielo. Questa sera abbiamo avuto un momento di letizia spirituale. Questo, in fondo, è il messaggio dei Santi anche per l’umanità di oggi”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

Per il venticinquesimo anniversario dell'elezione di Giovanni Paolo II, l'"Osservatore Romano" ha curato uno speciale di 52 pagine, a colori (in omaggio a tutti i lettori). Il fascicolo è allegato all'edizione quotidiana, la cui prima pagina è suggellata dal titolo "Il Pontificato di un gigante della storia".

Un articolo del nostro Direttore dal titolo "Giovanni Paolo II - Lettera di Dio".

Sempre in prima, le parole di ringraziamento rivolte dal Papa - all'udienza generale - a tutti i fedeli per gli auguri e per le preghiere da loro assicurate in occasione di tale evento. 

L'appello del Santo Padre per la Bolivia, da settimane segnata da una grave crisi che ha provocato morti e feriti.

All'interno, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Il servizio culturale ha curato quattro pagine che raccolgono numerosissime testimonianze di illustri personalità del mondo della cultura sul significato e sul valore del Pontificato di Giovanni Paolo II.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

15 ottobre 2003

 

 

DOMENICA PROSSIMA LA BEATIFICAZIONE IN PIAZZA SAN PIETRO

DI MADRE TERESA DI CALCUTTA, UNA VITA DEDICATA AI PIU’ POVERI TRA I POVERI.

NEL CUORE LA SOFFERENZA PER IL FORZATO DISTACCO DAGLI AFFETTI FAMILIARI,

DOVUTO A VICENDE POLITICHE

- Intervista con la nipote Age Bojaxhiu -

 

Il mondo intero attende la beatificazione di madre Teresa di Calcutta. Almeno 200 mila pellegrini giungeranno a Roma domenica prossima per la cerimonia prevista alle ore 10 in piazza San Pietro, durante la quale Giovanni Paolo II proclamerà Beata la fondatrice della Congregazione dei Missionari e delle Missionarie della carità. La fama di questa piccola grande suora ha raggiunto ogni angolo del Pianeta, ma poco sappiamo del suo privato familiare che è rimasto sempre in ombra, come era nel carattere riservato di Madre Teresa non mettersi lei sotto la luce dei riflettori, ma piuttosto svelare al mondo la sofferenza dei più poveri tra i poveri, cui aveva dedicato la sua vita.

 

Nata a Skopje, in Macedonia, da una famiglia albanese cattolica, colta, agiata, trascorre serenamente la prima  infanzia, presto funestata dalla morte del papà; cresce Gonxha - il suo nome di Battesimo - in grande armonia di affetti con la mamma, il fratello e la sorella, ancor più uniti nella fede dopo le difficoltà, anche economiche, sopraggiunte con la scomparsa del capofamiglia. Già nell’adolescenza la chiamata del Signore e la partenza a 18 anni per l’Irlanda, dove inizia il noviziato. Non sa la giovane suora che non rivedrà più la mamma e la sorella, che trasferitesi in Albania saranno impedite per tutta la vita di uscire dal proprio Paese, sotto il regime comunista, mentre dopo 38 anni potrà riabbracciare il fratello, stabilitosi in Sicilia, a Palermo, dove ancora oggi vive la nipote Age Bojaxhiu. Ascoltiamo la sua testimonianza al microfono di Roberta Gisotti:

 

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R. – E’ stato un incontro molto commovente, molto importante per tutti e due, perché si vedeva dal volto, dagli occhi, da come guardava mio padre, da come guardava me ... d’altronde, è stato un momento di grande emozione da parte di tutti, perché erano passati così tanti anni ...

 

D. – Dunque, questa famiglia così unita, separata negli affetti più intimi, questa sofferenza ha attraversato tutta la vita di Madre Teresa, ... la mamma non più rivista ...

 

R. – Certo. Non è stato più possibile per Madre Teresa né andare in Albania e nemmeno per mia nonna venire in Italia o altrove, perché il regime impediva questa partenza.

 

D. – Madre Teresa si lamentava con voi?

 

R. – Non che si lamentasse; notava con dolore, si rammaricava, ecco, questo sì: non aveva rancore. Era un dolore suo, personale, condiviso peraltro con mio padre e con me, sebbene io non abbia mai conosciuto la nonna!

 

D. – Si è sempre detto che Madre Teresa era di poche parole e di pochi gesti essenziali. Come era il suo rapporto con voi? Lei ha avuto anche due figli ...

 

R. – Era un affetto normale; con i miei figli fino a poco tempo prima di morire si sono visti, aveva sempre un atteggiamento di allegria, di gioia, dato che sono dei ragazzi piuttosto spiritosi, quando si incontravano, rideva alle battute di spirito ...

 

D. – Lei, signora Age, ha avuto anche occasione di visitare sua zia due volte, in India ...

 

R. – Sì, in India, sfortunatamente, lei stava male, era ricoverata in clinica, ma fortunatamente per me, perché ho avuto occasione di starle molto vicina, di stare insieme a lei tutto il giorno. Si era creato un bellissimo rapporto tra noi. Per esempio, lei mi parlava sempre della famiglia, che la famiglia era la cosa più importante, che la famiglia va tenuta unita, che è importante per una famiglia stare insieme, pregare insieme ... sono rimasta molto impressionata dal suo dire, da quello che era ...

 

D. – Si poneva sempre però con semplicità e umiltà anche in ambito familiare?

 

R. – Le rare volte in cui Madre Teresa è venuta a casa mia – perché non veniva spesso a Palermo – noi, beh, facevamo una colazione normale come tutti gli italiani, però per lei era sempre molto, troppo lusso: non so, il pollo, la carne ... era una donna molto spartana, mangiava molto poco ...

 

D. – Però non criticava ...

 

R. – No. Ecco, un’altra cosa di Madre Teresa: non è che criticasse il fatto che noi conducessimo una vita normalmente agiata, però per lei, ovviamente abituata alla povertà in generale, a quello che succedeva in India, in Africa o nei posti più poveri del mondo, effettivamente per lei era vedere una vita di agi, di grandi comodità, ecco.

 

D. – Però, lei non si ergeva a giudice?

 

R. – No, assolutamente. L’unica cosa che diceva era: quando voi potete, fate del bene, aiutate chi ha più bisogno di voi... questo, certo, lo facevamo.

 

D. – Signora Age, sì è parlato anche di alcune fonti di dubbi di fede che avrebbero tormentato Madre Teresa durante tutto l’arco della sua vita di suora. Voi in famiglia avete avuto qualche sentore di questi dubbi?

 

R. – Devo dire di no. Io ho sempre trovato una persona prima di tutto piena di idee, di fede ... non la vedevo come donna tormentata, in preda a crisi mistiche o crisi religiose! Poi, il lavoro che ha fatto Madre Teresa in tutti questi anni è stato un lavoro immane, anche per questo la sua persona si è così incurvata dalla fatica ... Se uno non ha una grandissima fede e non crede veramente in quello che fa e in chi l’aiuta, perché solo una persona aiutata da Dio avrebbe potuto fare quello che ha fatto lei, non credo che sarebbe potuta andare avanti ...

 

D. – Che cosa rappresenta la prossima beatificazione di Madre Teresa per voi familiari?

 

R. – Un grande onore. Certo, Madre Teresa magari sarebbe rimasta un po’ perplessa, perché lei non era certo una persona che rifiutava le persone o qualsiasi cosa le proponessero – lei anche in ospedale, in clinica, quando le davano le medicine, prendeva tutto, non si lamentava mai; lei obbediva; se le dicevano: ‘devi fare questo’ – il Papa, il cardinale, il vescovo, chiunque – lei obbediva. Era un soldato obbediente. Però, forse avrebbe voluto che quei soldi – se si sono spesi dei soldi – fossero stati devoluti ai poveri ...

 

D. – Naturalmente, però, questo riconoscimento porterà tanto alla sua opera che continua ...

 

R. – Infatti, è vero. Anche per questo sono sicura che Madre Teresa avrebbe obbedito, avrebbe accettato con piacere questa beatificazione: per ricordare anche alla gente che bisogna aiutare gli altri: chi ha bisogno, chi ha meno di noi.

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DOPO IL NOBEL, SHIRIN EBADI TORNA IN IRAN

ED INVITA AL DIALOGO TRA LE RELIGIONI

- Con noi, Alberto Zanconato -

 

L’imbarazzo del regime degli ayatollah, l’entusiasmo della società civile: un Iran diviso ha accolto il ritorno in patria di Shirin Ebadi, da poco insignita del premio Nobel per la pace. L’avvocatessa, nota per le sue battaglie in difesa dei diritti umani, ha tenuto questa mattina una conferenza stampa a Teheran. L’ha seguita Alberto Zanconato, corrispondente in Iran dell’agenzia Ansa, che racconta le proprie impressioni al microfono di Andrea Sarubbi:

 

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R. – L’aspetto fisico, minuto e anche il nome stesso – perché Shirin, va ricordato, in persiano significa ‘dolce’ – contrastano un po’ con quello che è apparso il carattere di questa donna: una persona che non sembra avere intenzione di lasciarsi né mettere il bavaglio né intimidire, ma sembra avere idee piuttosto chiare.

 

D. - Questa sua caparbietà si è vista anche nella risposta al presidente Khatami, che ieri aveva un po’ minimizzato il Nobel ed aveva invitato la Ebadi a non lasciarsi strumentalizzare dagli Stati Uniti e da Israele. Cosa ha risposto oggi l’avvocatessa?

 

R. – Non ha risposto direttamente a Khatami su questo punto, però ad una domanda precisa ha replicato di essere contraria all’occupazione americana in Iraq. Ha ribadito che i diritti umani non possono essere portati in un Paese con le pallottole e con i carri armati.

 

D. – Khatami, tra l’altro, l’aveva invitata anche a “difendere gli interessi dell’islam”. Oltre a parlare di islam, però, il premio Nobel oggi ha parlato anche di cristianesimo…

 

R. – Sì, è così. Ha citato le congratulazioni ricevute dal Papa, ha detto che Giovanni Paolo II è stato tra i primi a complimentarsi con lei e ciò – ha detto – dimostra che tra islam e cristianesimo non deve esserci ad ogni costo uno scontro. Anzi, ha proseguito, questi scontri sono ormai cose del passato, che la maggior parte dei musulmani e dei cristiani si sono lasciati alle spalle con le crociate. Ha infine ribadito l’esigenza di un dialogo tra diverse religioni, perché l’islam – ha detto – non è una “religione del terrore”, non è una religione in nome della quale si può uccidere.

 

D. – Dopo l’assegnazione del Nobel, diversi attivisti iraniani stanno cercando di convincere la Ebadi ad entrare in politica. Ne ha parlato? Che cosa ha detto riguardo al suo futuro?

 

R. – Una cosa che sembra importante è che ha affermato di non volere entrare in politica, o almeno di non volere fondare un partito che punti al potere… Ritiene infatti una contraddizione il fatto che un attivista per i diritti umani sieda in un governo, perché gli interlocutori degli attivisti per i diritti umani sono – appunto – i governi stessi!

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CHIESA E SOCIETA’

15 ottobre 2003

 

 

 

 

 

INCONTRO IERI A PALAZZO CHIGI TRA I RAPPRESENTANTI DELLE CHIESE EUROPEE

E LA PRESIDENZA ITALIANA. NEL CORSO DELL’INCONTRO,

PROTRATTOSI PER OLTRE UN’ORA, IL CARDINALE RUINI HA AUSPICATO

LIBERTA’ E COLLABORAZIONE FRA LE ISTITUZIONI

- A cura di Barbara Castelli -

 

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ROMA. = I rapporti con le istituzioni europee e il ruolo delle Chiese nel processo di unificazione europea; la garanzia della libertà religiosa; il rispetto dei rapporti giuridici vigenti negli Stati dell’Unione Europea; lo sviluppo di un dialogo aperto, trasparente e regolare; e il riferimento alle radici giudeo-cristiane nel Preambolo della Costituzione europea. Questi, in sintesi, sono stati i temi al centro dell’incontro tra i rappresentanti europei ed italiani delle Chiese cristiane e il presidente di turno del Consiglio Ue, Silvio Berlusconi. Il meeting, che si è svolto ieri a Palazzo Chigi, si iscrive nei consueti incontri che semestralmente la Commissione “Chiesa e Società” della Conferenza delle Chiese Europee (Kek) - organismo ecumenico che raggruppa 126 Chiese protestanti, ortodosse e anglicane europee - e la Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (Comece) hanno con la presidenza di turno dell’Ue. Nell’intervento introduttivo, il cardinale Camillo Ruini, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dopo aver nuovamente auspicato l’introduzione nel Preambolo di uno specifico riconoscimento delle radici cristiane dell’Europa, ha ribadito la necessità che sia “chiaramente riconosciuta e pienamente salvaguardata l’autonomia istituzionale, l’identità peculiare, i diritti e il ruolo delle Chiese, nel segno della libertà e della reciproca collaborazione tra istituzioni religiose e civili”. Affrontando i temi dell’etica e della bioetica, i rappresentanti delle Chiese hanno poi espresso la speranza che nella legislazione europea si affermi il pieno rispetto della vita umana, specialmente quando essa è più vulnerabile, al suo inizio e al suo termine. Altro tema fondamentale, affrontato nel corso dell’incontro, la salvaguardia della natura specifica della famiglia fondata sul matrimonio. I rappresentanti di Comece e Kek hanno, infine, ricordato l’impegno delle Chiese nel campo dell’immigra-zione e della protezione dei rifugiati, sottolineando, in particolare, l’esigenza di coniugare l’etica dei diritti e della solidarietà con la sicurezza e la legalità.

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COMPIE DIECI ANNI DI ATTIVITA’L’UNIVERSITA’ CAMPUS BIO-MEDICO DI ROMA,

VOLUTA DAL FONDATORE DELL’OPUS DEI, ESCRIVA’ DE BALAGUER

- A cura di Antonio Mancini -

 

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ROMA. = Primo decennale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma nata da una intuizione del fondatore dell’Opus Dei, san Josémaria Escrivà de Balaguer. La celebrazione del decennale coincide oggi con l’inaugurazione dell’anno accademico 2003-2004. Questa mattina, nella Basilica di Sant’Apollinare, il prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarrìa , ha celebrato la Santa Messa con la partecipazione delle autorità accademiche, del corpo docente, degli studenti. Successivamente, nel vicino Palazzo Lancellotti ha avuto luogo l’atto inaugurale con la partecipazione, tra gli altri del presidente della Camera, Pierferdinando Casini. Alle 18 di oggi , al Quirinale, il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio  Ciampi riceverà una rappresentanza dell’Università. Il presidente riceverà in dono una raccolta di lettere di pazienti , che hanno voluto esternare la loro riconoscenza per l’ottimo livello della assistenza chirurgica e medica ricevuta nel policlinico universitario, che dispone di 130 posti letto. Le attività e le prospettive dell’Università campus Bio-Medico sono state illustrate ieri alla stampa dal rettore Vincenzo Lorenzelli e dal presidente Paolo Arullani. Come è noto, a Trigoria è in costruzione, su un terreno di 60 ettari  parte del quale donato da Alberto Sordi, il nuovo centro universitario, attualmente situato tra la vie Collatina e Prenestina. La spesa iniziale prevista è di 175 milioni di euro. Trigoria diverrà così polo di didattica ampliando l’attuale offerta di medicina e chirurgia, ingegneria biomedica, infermieristica e dietistica; diverrà sede di policlinico con 250 posti letto, ed infine di polo di ricerca. 750 sono gli studenti oggi, e, vanto dell’Università, nessuno in pratica fuori corso. Il Campus collabora con 18 università di tutto il mondo; 3 mila le pubblicazioni, 13 i progetti di ricerca, avviati anche in Africa. Le celebrazioni per il decennale del Campus Bio-Medico termineranno domani con un convegno su i “Nuovi modelli di medicina”. Il convegno sarà ospitato dal Centro Nazionale delle Ricerche a Piazzale Aldo Moro. Peculiare caratteristica dell’Università Campus Bio-Medico è l’attenzione allo studente, al paziente, al ricercatore come persone, ognuna con le sue singolarità,  con i suoi diritti, con il loro essere. **********

 

 

APPELLO DELLA ‘CAMPAGNA STATUNITENSE PER IL MYANMAR’ :

L’ASSOCIAZIONE INVITA TUTTI GLI UNIVERSITARI DEL MONDO AD UN GIORNO

DI DIGIUNO IL 18 OTTOBRE PROSSIMO PER CHIEDERE LA LIBERAZIONE

DI MIN KO NAING, PRIGIONIERO POLITICO NELL’EX BIRMANIA DAL 1989

 

MYANMAR. = Il 18 ottobre prossimo gli studenti universitari di tutto il mondo sono invitati ad un giorno di digiuno per chiedere la liberazione di Min Ko Naing, prigioniero politico nell’ex Birmania dal 1989. La campagna è un’iniziativa della ‘Us campaign for Burma’ che invita gli universitari di tutto il mondo ad una giornata di astinenza dal cibo per richiamare l’attenzione sulla lotta contro la dittatura che i loro colleghi stanno intraprendendo nel Paese asiatico. In particolare si chiede agli studenti di organizzare attività, tipo proiezioni di filmati, che possano illustrare la situazione a Myanmar, ex colonia britannica sotto dittatura dal 1962. La data del giorno di digiuno non è stata scelta a caso: il 18 ottobre è infatti il compleanno di Min Ko Naing, lo studente che organizzò una sollevazione per tentare di rovesciare il regime e che per questo è stato imprigionato, torturato e messo in isolamento dove si trova tuttora. (M.R.)

 

 

INIZIA OGGI LA MISSIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL NELLA ZONA

DEI GRANDE LAGHI IN AFRICA: PER DIECI GIORNI LA DELEGAZIONE

DELLA ORGANIZZAZIONE NON GOVERNATIVA INCONTRERA’ I GOVERNI DI UGANDA, RWANDA E CONGO PER CHIEDERE LA FINE DELLE VIOLENZE

 

KIGALI. = Inizia oggi la missione della segretaria generale di Amnesty International, Irene Khan, nella zona dei Grandi Laghi, in Africa. Nei prossimi dieci giorni la Khan raggiungerà Uganda e Repubblica del Congo partendo, proprio oggi, dal Rwanda. La delegazione guidata dalla segretaria di Amnesty incontrerà alcune figure chiave dei tre governi africani ed esponenti delle organizzazioni non governative locali per discutere delle violenze che continuano a sconvolgere la zona, nonostante la firma dell’accordo di pace e la presenza di un governo di transizione. Nella nota di Amnesty si legge che “la delegazione farà pressione sui governi di Kinshasa, Kigali e Kampala affinché si impegnino a porre fine ad ogni forma di supporto ai gruppi armati attivi nell’est del Congo e a contribuire ad influenzare altri attori al di fuori della regione.” La situazione più problematica si registra nella Repubblica democratica del Congo dove, nonostante i recenti progressi politici, in alcune zone Est del Paese, persistono inesorabilmente uccisioni, crimini di guerra e altri gravi abusi dei diritti umani. (M.R.)

 

 

NELLE ISOLE FILIPPINE PADRE FAUSTO TENTORIO, MISSIONARIO ITALIANO,

E’ SFUGGITO AD UN’IMBOSCATA: DA TEMPO IL RELIGIOSO RICEVEVA MINACCE

PER IL SUO IMPEGNO IN DIFESA DELL’AMBIENTE

 

ARAKAN (FILIPPINE). = Padre Fausto Tentorio, missionario 51.enne del Pontificio istituto missioni estere, è sfuggito ad un’imboscata di un gruppo di guerrieri tribali chiamati ‘Alamara’ ad Arakan, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine meridionali. Il fatto è accaduto il 6 ottobre scorso ma se n’è avuta notizia solo oggi. Il missionario originario di Lecco si stava recando in un villaggio quando è stato avvertito dagli abitanti che un gruppo di tribali lo stava cercando per “arrestarlo e portarlo dal loro capo”. Padre Tintorio quella notte l’ha trascorsa in un ripostiglio per evitare di essere catturato, protetto da 15 abitanti del villaggio. Sedici uomini armati di coltelli hanno fatto irruzione nel villaggio senza, però, poter catturare il missionario. L’accaduto non ha sorpreso mons. Romulo Valles, vescovo di Kidapawan, il quale ha dichiarato che già da aprile aveva sentito parlare degli ‘Alamara’. Le tensioni sono legate al progetto di un imprenditore locale che vorrebbe creare nella zona una piantagione di olio di palma e canna da zucchero. Il progetto è gradito da alcuni contadini e proprietari terrieri mentre la Chiesa locale sta cercando di far capire che le sostanze chimiche utilizzate inquineranno le acque circostanti. Gli imprenditori stanno però, intraprendendo una campagna aggressiva che farà cedere la gente. Il missionario resterà nella parrocchia di Arakan, anche se gli è stato consigliato di non tornare sul luogo dell’attentato. (M.R.)

 

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24 ORE NEL MONDO

15 ottobre 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Si aggrava la situazione in Medio Oriente. Un attentato stamani nella zona del Valico di Erez, che divide la Striscia di Gaza dal territorio israeliano ha coinvolto un veicolo sui cui viaggiavano diplomatici americani, provocando diverse vittime. Subito dopo un altro ordigno ha preso di mira un automezzo militare israeliano, ferendo alcuni soldati. Un gravissimo episodio che avviene dopo il rovente dibattito di ieri al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dove gli Stati Uniti hanno posto il veto sulla risoluzione che condanna Israele per la costruzione del muro che isola i Territori palestinesi. Ci riferisce Graziano Motta:

 

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L’attentato è avvenuto poco dopo le 10.00, ora  locale, al quadrivio della cittadina palestinese di Beit Hanun, ad un chilometro e mezzo dal valico di frontiera di Erez. Il convoglio, composto da tre automobili trasportava funzionari dell’ambasciata americana a Tel Aviv, membri della Cia e personale incaricato della sicurezza. L’esplosione violentissima, sembra di un ordigno azionato a distanza da chi, si sospetta, era stato informato del passaggio, ha investito in pieno la seconda vettura: una jeep blindata, che è stata distrutta. Tre degli occupanti, agenti di sicurezza, sono morti dilaniati, uno è rimasto ferito. Fonti palestinesi riferiscono, tuttavia, che i morti sono stati quattro. Si temeva che l’inviato americano John Wolf fosse nel convoglio, invece poi si è saputo che non era presente. Il presidente palestinese, Yasser Arafat, ha immediatamente condannato quello che ha definito “un crimine contro americani impegnati in missioni di pace”, inviando le sue condoglianze al capo della Casa Bianca, George Bush. Il primo ministro palestinese, Abu Ala, ha annunciato l’intenzione di costituire una commissione di inchiesta congiunta palestinese e statunitense. In seguito all’attentato, reparti blindati del Genio israeliano sono penetrati a Beit Hanun, assumendo il controllo di tutte le principali arterie.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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La Cina alla conquista dello spazio. 42 anni dopo l’impresa del sovietico Gagàrin, Pechino ha lanciato attorno alla Terra il suo primo astronauta, che terminerà entro la mezzanotte italiana 14 orbite intorno al pianeta. Grande l’entusiasmo del governo: il presidente, Hu Jintao, ha definito Yang Liwei, pilota militare di 38 anni, “gloria della patria” e ha giudicato l’evento “uno storico passo del popolo cinese nella conquista delle vette della scienza e della tecnologia mondiali'”. Il volo della navetta spaziale “Shenzhou 5” assume, dunque, un significato non solo scientifico. Lo conferma Bernardo Cervellera, direttore di Asia News e per anni missionario in Cina:

 

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R. – Il primo cinese nello spazio ha un significato soprattutto politico, perché la Cina, con tanti problemi sociali, economici e di mancato rispetto dei diritti umani, in questo modo cerca di raggruppare la popolazione davanti a questa sfida dello spazio in un’enfasi enorme di patriottismo. Di fatto, la Cina entra a far parte ormai del club esclusivo delle potenze spaziali e, quindi, questo crea anche un problema di concorrenza in questo particolare settore. I cinesi hanno già programmato che entro il 2006 andranno sulla luna; entro il 2010 vogliono provare delle sonde e poi andare anche su Marte.

 

D. – Sul fronte della sicurezza mondiale, la presenza di un nuovo Paese che ha la possibilità di andare nello spazio crea qualche preoccupazione?

 

R. – Ci sono già moltissime preoccupazioni sull’uso militare delle conoscenze spaziali da parte della Cina. Su questo, bisognerebbe che la comunità internazionale vigilasse, ma naturalmente la posta in gioco è soprattutto il confronto tra americani e cinesi.

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Per la prima volta da molti giorni, ieri la protesta popolare in Bolivia non ha fatto registrare vittime. Ma la crisi rimane grave, anche sul piano politico: la Nuova Forza Repubblicana - partito della coalizione di governo - è pronta a lasciare la maggioranza, se non si andrà incontro alle richieste dei sindacati. Anche diversi leader dell’opposizione hanno ribadito che solo le dimissioni del presidente Gonzalo Sanchez de Lozada potranno spianare la strada alla pacificazione del Paese sudamericano.

 

La violenza sul terreno continua a dominare la crisi irachena. Ieri un’altra autobomba è scoppiata a Baghdad, davanti all’ambasciata turca. L’attentato ha ucciso il kamikaze e, secondo le testimonianze locali, almeno un’altra persona. Mentre oggi numerosi razzi sono stati sparati contro un aereo americano nel nord dell'Iraq. Secondo quanto indicato da un portavoce dell’esercito Usa, nessuno sarebbe rimasto ferito

Disarmo dei ribelli in tempi rapidi, riconciliazione delle parti in lotta, nuove istituzioni capaci di difendere la pace e la giustizia sociale. Sono gli auspici di Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, per la Liberia, che ieri ha iniziato una nuova fase della sua storia: l’imprenditore Gyude Bryant, subentrato come presidente all’esiliato Charles Taylor, dovrà guidare il Paese alle elezioni del 2005. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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La sua missione politica è a dir poco ardua, e a pensarlo a Monrovia e dintorni sono davvero in molti. Il cinquantaquattrenne, uomo d’affari, membro del partito d’azione liberiano insediatosi ieri alla guida Gyude Bryant del Paese, è chiamato anche a chiudere definitivamente il capitolo ‘guerra’ ed inaugurare – ammesso che ci riesca – quello della ricostruzione. L’ormai ex capo di Stato ad interim, Moses Blah, che aveva preso il posto del tristemente noto Charles Taylor, ha passato i poteri a Bryant di fronte all’Assemblea nazionale riunita al gran completo. Il Campidoglio della capitale, dove si è svolta la solenne investitura, ieri era completamente circondato da caschi blu: quelli delle Nazioni Unite, già presenti sul territorio liberiano, e che rappresentano l’avanguardia di quella che nei prossimi mesi diventerà la più imponente missione di peace-keeping delle Nazioni Unite, composta da 15 mila tra soldati e funzionari.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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L’Azerbaigian - Paese visitato da Giovanni Paolo II, nel maggio dello scorso anno - va oggi alle urne per eleggere il nuovo presidente. Il voto è destinato a chiudere un’epoca, ma ciò avverrà, come sostengono molti osservatori, probabilmente nel segno della continuità. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

 

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Dopo 30 anni di potere quasi ininterrotto, esce di scena il presidente Haidar. Alle elezioni di oggi, il suo testimonio dovrebbe essere probabilmente preso dal figlio, il quarantunenne, Ilham Aliev, da alcuni mesi primo ministro. L’opposizione è divisa e senza un leader, lo spettro del fondamentalismo islamico viene spesso usato dal partito al potere per demonizzarla. Troppi sono oggi i suoi candidati in lizza. Grande due volte l’Olanda, con oltre 7,7 milioni di abitanti turcofoni in prevalenza musulmani sciiti, l’Azerbaigian è una specie di Kuwait, per ora mancato. Enormi sono le sue risorse energetiche che hanno richiamato sulle rive del Mar Caspio le maggiori compagnie petrolifere del mondo. Lo standard di vita resta basso. Intanto rimane sospesa la questione dell’enclave azero del Nagorno-Karabakh, occupato dagli armeni.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Per la prima volta nella sua storia la Nato è da oggi dotata di una forza di rapido intervento capace di operare in terra, mare e cielo. L’iniziativa è stata presentata a Brunssum, in Olanda, dal comandante supremo delle forze alleate in Europa, generale James Jones. Nel suo intervento, l’alto ufficiale ha sottolineato che quello odierno è “il più importante mutamento dell'Alleanza Atlantica dalla sua nascita, oltre 50 anni fa”.

 

Nulla di fatto per ora a Vienna, dove ieri hanno preso il via i primi incontri tra i leader di Belgrado e Pristina, per definire lo status politico finale del Kosovo, la provincia serba a maggioranza albanese. Un vertice ripreso dopo 4 anni di silenzio, ovvero dalla cessazione della guerra. Ad aprire i lavori, il cancelliere austriaco Schuessel, che ha invitato le parti a proseguire sulla via del dialogo. Si tratta di un incontro delicato e molto importante, ha detto ai giornalisti il responsabile della politica estera dell'Unione europea, Javier Solana.

 

 

 

 

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