RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 287 - Testo della Trasmissione di martedì 14 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

Iniziati gli incontri del Papa con i vescovi d’Inghilterra e del Galles in visita “ad Limina”

 

Si intensificano le iniziative per celebrare il 25.mo del Pontificato di Giovanni Paolo II, il Papa missionario. Dall’Italia, “seconda patria” del Pontefice, un milione di cartoline augurali. Al Campidoglio, una seduta straordinaria del Consiglio Comunale. Medaglie celebrative dall’Ufficio numismatico del Vaticano. Con noi, i cardinali Crescenzio Sepe e Camillo Ruini, e il sindaco Walter Veltroni

 

Il messaggio della Santa Sede agli indù, per la tradizionale festa del Diwali: lavoriamo insieme per la dignità umana

 

La lotta al terrorismo non violi mai i diritti umani. Così a nome della Santa Sede il nunzio Giuseppe Leanza alla Conferenza dei ministri della Giustizia europei.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Presentato alla Fao il progetto “Agorà”: accesso alla ricerca globale on line in agricoltura

 

 La Bolivia percorsa dalle proteste e dalla violenza, per la cosiddetta “guerra del gas”. Intervista con un parroco della capitale La Paz, don Eugenio Scarpellini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Amnesty International accusa l’esercito di Israele che continua le operazioni militari nel sud della striscia di Gaza

 

Il Premio Raoul Follereau 2003 per la pace al cardinale Roger Etchegaray. Premiati per i diritti umani il “People’s health movement” e per l’informazione l’Agenzia missionaria Misna

 

I vescovi statunitensi, in prossimità delle elezioni presidenziali del 2004, invitano i fedeli a votare responsabilmente, facendo attenzione agli orientamenti dei candidati rispetto agli insegnamenti della Chiesa

 

 I Salesiani festeggiano 100 anni di presenza in Austria

 

Quattro morti e 90 infetti e’ il bilancio dell’epidemia di colera scoppiata in questi giorni in Tanzania

 

In Angola i metalli dei tralicci che trasportano i cavi dell’alta tensione vengono sistematicamente rubati

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Nuova esplosione a Baghdad nei pressi dell’ambasciata turca. Soltanto stanotte all’Onu gli Usa avevano presentato la nuova bozza di risoluzione sull’Iraq

 

Al via sabato i negoziati tra autorità iraniane e ispettori dell’Aiea sul programma nucleare di Teheran

 

Oggi a Vienna si discute del futuro del Kosovo.

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 ottobre 2003

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA UN PRIMO GRUPPO DI VESCOVI D’INGHILTERRA E DEL GALLES, PER LA VISITA “AD LIMINA”

 

E’ iniziata la visita “ad Limina Apostolurum” della Conferenza  Episcopale d’Inghilterra e del Galles e il Papa ha ricevuto stamani in udienza il cardinale Cormac Murphy O’Connor, arcivescovo di Westminster, con i suoi ausiliari, insieme ai vescovi di Brentwood, mons. Thomas McMahon, di East Anglia, mons. Michael Charles Evans, di Northampton, mons. Kevin John Patrick McDonald, e di Nottingham, mons. Malcolm Patrick McMahon.

 

In tutta la Gran Bretagna, su 60 milioni di abitanti in maggioranza anglicani, i cattolici sono oltre 5 milioni, in 32 diocesi e 3.168 parrocchie, assistiti da più di seimila sacerdoti. E’ inoltre da notare che la Chiesa cattolica in Gran Bretagna si articola in due organismo episcopali, ossia la Conferenza Episcopale d’Inghilterra e del Galles, di cui è presidente il cardinale Cormac Murphy O’Connor, e la Conferenza Episcopale di Scozia, presieduta dall’arcivescovo di Saint Andrews and Edinburgh, mons. Michael Patrick O’Brien Keith.

 

 

IL 25.MO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II, IL PAPA MISSIONARIO

- Intervista di Giovanni Peduto con il cardinale Crescenzio Sepe -

 

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In questo 25.mo anno di Pontificato di Giovanni Paolo II vogliamo oggi soffermarci sullo spirito evangelizzatore che ha animato il Santo Padre in questi anni. Con noi il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe:

 

R. – Credo che ognuno di noi abbia avuto fin dall’inizio del ministero petrino di Giovanni Paolo II la netta sensazione che questo Papa si proponesse come il missionario della Chiesa, pronto ad andare fino ai confini della terra, per poter testimoniare Gesù Cristo, il Vangelo, e portare a tutti gli uomini questo Vangelo della salvezza. E lo ha messo in pratica nei numerosi viaggi. Credo che tutti noi abbiamo davanti agli occhi tutte le scene di questi incontri, che costituiscono un pilastro della evangelizzazione, del ministero svolto da Giovanni Paolo II. Ha aperto la Chiesa a tutti gli uomini, non solo ai cattolici, anche attraverso gli incontri avuti con i rappresentanti delle altre denominazioni cristiane, gli incontri con i rappresentanti di altre religioni, inoltre con i giovani, con i bambini, con le famiglie... E‘ stata una “missionarietà a tutto tondo”, dove non c’era categoria di persone che non venisse avvicinata, alla quale potesse comunicare questa presenza di Cristo, richiamando a tutti i valori della persona, i diritti inalienabili della dignità umana e facendo emergere nel contesto politico e sociale l’identità di ogni popolo, di ogni cultura e di ogni religione. Quindi, Giovanni Paolo II, il missionario di Dio in tutte le terre, ha saputo predicare soprattutto con la testimonianza personale il Cristo e il suo Vangelo.

 

D. – Quest’anno la Giornata missionaria mondiale cade nell’ambito dei festeggiamenti al Papa per il suo 25.mo di episcopato e vedrà in Piazza San Pietro riunita una folla innumerevole. Si parla di oltre 120-130 mila persone, che converranno a Roma per la beatificazione di Madre Teresa. Un suo pensiero, eminenza, come prefetto della Congregazione per l’evangelizzazio-ne dei popoli ...

 

R. – Credo siano due coincidenze veramente provvidenziali. Il fatto che il 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II e poi la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta coincidano con la Giornata missionaria mondiale dà senso e rilievo alla stessa Giornata, perché emerge, appunto, la figura di Giovanni Paolo II come Pontefice missionario della Chiesa, e fa emergere anche la missionarietà di Madre Teresa di Calcutta. E’ una congregazione quella che lei ha voluto fondare, una congregazione missionaria: le Missionarie della carità. Ed è una missionarietà che oggi è presente realmente in tutte le parti del mondo. Ho avuto la fortuna di avvicinare tante volte le suore di Madre Teresa nei viaggi che ho potuto compiere in Africa, in Asia e ultimamente anche in Mongolia, dove la presenza delle Missionarie della carità costituisce realmente un punto di riferimento, non solo per la società civile, ma anche religiosa. Accolgono questi bambini di strada, visitano i carcerati, i malati, i poveri. Questa presenza missionaria delle Missionarie della carità è una testimonianza della santità tipicamente missionaria di Madre Teresa.

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PER IL GIUBILEO DEL PAPA INIZIATIVE

ITALIANE IN 40 CITTA’ DEL MONDO

- Servizio di Fausta Speranza -

 

Si avvicina il 25° del Pontificato di Giovanni Paolo II, il prossimo 16 ottobre, e oggi a Roma si è tenuta una conferenza stampa di presentazione delle iniziative promosse dal ministero degli Esteri italiano per il felice giubileo del Santo Padre.  L’incontro si è svolto alla Farnesina, alla presenza del cardinale Pio Laghi. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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“Non abbiate paura. Giovanni Paolo II e la politica mondiale”, questo è il tema della riflessione guidata dal cardinale Pio Laghi ad apertura della manifestazione. Il porporato ha detto subito che Giovanni Paolo II ha attraversato situazioni, tempi e spazi imprevisti. E poi ha ricordato la storia di Karol Wojtyla. Ma dobbiamo riferire delle iniziative concrete di questo appuntamento. E’ stata presentata la cartolina stampata in un milione di copie per gli auguri degli italiani a Giovanni Paolo II. Sono stati poi consegnati al cardinale Pio Laghi la medaglia d’oro e il diploma d’italiano per stranieri, conferiti dal ministero degli Affari Esteri a Karol Wojtyla, quale ambasciatore della lingua italiana nel mondo.

 

Ambasciatore di pace invece lo ha definito mons. Guido Todeschini, introducendo la proiezione del video “Dona nobis pacem”, prodotto dal Centro televisivo vaticano e da Telepace. Ha spiegato che i 12 minuti e mezzo, che ripropongono le immagini più suggestive di questi 25 anni di Pontificato, sono state scelte seguendo il Papa pellegrino di pace. Ma c’è da raccontare che l’appuntamento di oggi si colloca in un programma pensato per tutto l’anno dell’anniversario. “La mia seconda patria” è stata la definizione affettuosa con cui Giovanni Paolo II si è rivolto all’Italia ed è stata scelta quale titolo del ciclo di manifestazioni e conferenze, promosse da maggio scorso dagli Istituti italiani di cultura, in collaborazione con il ministero degli Esteri, in ben 40 città del mondo. 25 di questi già hanno avuto luogo, altri 15 sono in programma nelle prossime settimane. In particolare, Piero Schiavazzi, coordinatore delle manifestazioni ha annunciato l’appuntamento il prossimo 22 ottobre a Gerusalemme, a 25 anni esatti dall’esortazione che era anche un annuncio del Pontificato: “Non abbiate paura, aprite le porte a Cristo”.  

 

Entusiasta l’accoglienza dell’iniziativa, anche in città non certo cattoliche, con un risvolto di rilievo nei media locali. E tutti coloro chiamati a prendere parte a questa manifestazione itinerante, voluta per un Papa itinerante, sono stati presenti questa mattina con i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, da Cracovia a Buenos Aires, da Istanbul a Los Angeles, da New Delhi a Tokyo, da Stoccolma a Sydney. E si è avvertito qui con queste presenze quasi uno degli abbracci possibili che il mondo sente di restituire a questo Papa che ha saputo parlare a tutti gli uomini di ogni latitudine e di ogni fede.

 

Dalla Sala Conferenze Internazionali della Farnesina, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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L’AFFETTO DI ROMA PER IL SUO VESCOVO A 25 ANNI DALL’ELEZIONE,

ESPRESSO DAL CONSIGLIO COMUNALE IN SEDUTA STRAORDINARIA,

CON IL CARDINALE CAMILLO RUINI E IL SINDACO WALTER VELTRONI

- Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

Uno spettacolo di fuochi pirotecnici a partire dalle otto di sera. Sono i festeggiamenti organizzati per domenica prossima, 19 ottobre, dal Comune di Roma in occasione del 25.mo di pontificato di Giovanni Paolo II. Ieri pomeriggio, in Campidoglio, seduta straordinaria del Consiglio comunale di Roma in occasione dell’elezione del cardinale Karol Wojtyla a vescovo di Roma. Servizio di Francesca Sabatinelli:

 

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“Avete voluto dare voce ai sentimenti del popolo che vive in questa magnifica e speciale città. Sentimenti di affetto profondo, di gratitudine, di ammirazione per questo Papa, che con Roma ha instaurato nel corso di questi 25 anni un rapporto singolare straordinariamente intenso”.

 

Le parole del cardinale vicario di Roma, Camillo Ruini hanno risuonato nell’aula Giulio Cesare in occasione della seduta straordinaria del Consiglio comunale capitolino voluta dal sindaco Veltroni proprio per avviare la settimana di festeggiamenti per l’anniversario di pontificato. Ed è la prima volta, che ad una seduta comunale partecipa il vicario del Papa per la diocesi di Roma. Una celebrazione, quella di oggi, ha sottolineato il porporato, che ci riporta a quel legame millenario che a partire dalla presenza e dal martirio dell’apostolo Pietro in questa città unisce Roma al Papa suo vescovo. E poi proprio a testimonianza del profondo rapporto ha  poi ricordato gli incontri di Giovanni Paolo II con la gente di Roma, con le sue parrocchie i suoi sacerdoti, i suoi pubblici rappresentanti. Ad aprire l’appuntamento di questo pomeriggio un video Dona Nobis Pacem, 12 minuti e mezzo, trenta secondi ad anno, hanno riproposto i passaggi salienti e le immagini più suggestive del Pontificato di Giovanni Paolo II. Un pontificato, hanno ripetuto a turno i rappresentanti dei gruppi consiliari che ha sensibilizzato gli amministratori tutti ai temi cari al pontefice: la famiglia, i giovani, i poveri, gli immigrati, la pace, il dialogo con le altre religioni. Per questo la città di Roma ha voluto rendere un atto di omaggio, di ringraziamento, spiega il sindaco Veltroni, perché questo Papa venuto da lontano è arrivato così vicino al cuore dei romani:

 

“La nostra città vivrà  questo momento, il momento in cui il 16 ottobre tutto il mondo vivrà i 25 anni del Pontificato di Giovanni Paolo II con una emozione particolare, la stessa che ha attraversato quest’aula e che nasce dal profondo affetto che Roma ha per il suo vescovo. Credo di poter dire, avendo ascoltato attentamente tutti gli interventi dei colleghi che hanno espresso la loro opinione con grande sincerità e schiettezza, che è proprio per questo che possiamo registrare questa grande convergenza nel giudizio storico e nella valutazione del ruolo e della funzione che il Papa ha assolto nella vicenda di questi 25 anni. Questo alto momento di unità che si è determinato qui, è in qualche modo anche il riconoscimento e la testimonianza più alta che dal Pontefice è venuta, tale da unire e da non dividere”.

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DUE MONETE CELEBRATIVE IN ARGENTO PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO

DI GIOVANNI PAOLO II E L’ANNO DEL ROSARIO; ALTRE DUE MONETE AUREE

DEDICATE A “MOSÈ SALVATO DALLE ACQUE” ED AI “DIECI COMANDAMENTI”:

SONO LE STRAORDINARIE, ODIERNE EMISSIONI DELL’UFFICIO NUMISMATICO VATICANO

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La numismatica vaticana, che ha una gloriosa e prestigiosa storia di oltre un millennio di coniazioni, offre oggi ai collezionisti due monete in argento ed una monetazione aurea di grande valenza storica ed artistica.

 

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Per celebrare il provvidenziale e formidabile traguardo dei venticinque anni di ministero di Giovanni Paolo II, successore di una testimonianza apostolica e centro promotore della comunione ecclesiale, l’Ufficio numismatico del Vaticano ha emesso una moneta in argento, opera della scultrice Amalia Mistichelli ed in vendita al prezzo di 48 euro con una tiratura massima di 10 mila esemplari.

 

La seconda moneta in argento è stata invece realizzata per celebrare l’Anno del Rosario, proclamato dal Papa dall’ottobre 2002 all’ottobre 2003: sul dritto è raffigurata l’effigie del Papa raccolto in preghiera e sul rovescio la Madonna di Pompei. Opera dello scultore Roberto Mauri, è acquistabile ad un prezzo di 40 euro ed ha una tiratura di 10 mila pezzi.

 

Per il pontificato di Giovanni Paolo II, nell’ambito del programma triennale di monetazione aurea in euro intitolata “Alle radici della fede”, sono state inoltre coniate due monete in oro dedicate a “Mosè salvato delle acque” ed ai “Dieci comandamenti”. Le due monete del valore nominale di 20 e 50 euro, offerte rispettivamente al pubblico al prezzo di 152 e 380 euro, sono opera dello scultore Floriano Bodini ed hanno una tiratura massima di 2.800 esemplari.

 

Lo Stato della Città del Vaticano si avvale della facoltà di battere moneta fin dal 1929, anno della sua istituzione, in virtù del Trattato Lateranense e delle successive Convenzioni ed accordi monetari stipulati con lo Stato italiano e la Comunità Europea.

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CRISTIANI E INDU’ LAVORINO ASSIEME PER PROMUOVERE

LA DIGNITA’ DI OGNI PERSONA UMANA:

COSI’, IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD,

NEL MESSAGGIO AGLI INDU’ PER LA FESTA DI DIWALI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

“Camminiamo insieme e condividiamo le nostre comuni preoccupazioni, facendo lo sforzo di ascoltarci attentamente gli uni e gli altri”: è l’esortazione espressa dal presidente del pontificio consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, nel messaggio agli indù, in occasione della festa di Diwali, il prossimo 25 ottobre. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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 Le feste religiose, scrive l’arcivescovo Fitzgerald, ci invitano “non solo a rinnovare e a rafforzare la nostra fede in Dio”, ma anche “a riscoprire, a riaffermare con rispetto e a difendere con coraggio la nostra dignità” e quella di ogni essere umano. “Né il dharma indù né la fede cristiana – prosegue il messaggio – insegnano l’odio, il disprezzo o la mancanza di rispetto verso gli altri”. Per questo, i cattolici e gli indù devono moltiplicare gli sforzi “per portare una più vasta riconciliazione ed una pace più duratura” in ogni angolo del mondo. Quindi, il presidente del dicastero vaticano sottolinea che “l’odio o il disprezzo da parte dei credenti reca soltanto discredito alla religione e al suo ruolo nella società”. Richiamo corredato da un auspicio: “Più ci impegniamo a promuovere la dignità di ogni persona – afferma il presule – più le nostre tradizioni religiose diverranno credibili agli occhi degli altri”. L’arcivescovo non manca così di mettere l’accento sul fatto che proprio nella festa del Diwali, gli indù compiono ogni “sforzo per portare la riconciliazione nelle loro famiglie, fra vicini, amici e conoscenti”.

 

Basata su un’antica mitologia, la più popolare festività indù viene vissuta come momento in cui le famiglie si riuniscono e celebrano i riti prescritti dall’antico dharma. Il Diwali rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, realtà simboleggiata da una fila di lampade accese. La celebra-zione vera e propria dura tre giorni e segna l’inizio del nuovo anno, esortando alla riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e adorazione di Dio.

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LA LOTTA AL TERRORISMO NON VIOLI MAI I DIRITTI UMANI FONDAMENTALI:

COSI’ IL NUNZIO APOSTOLICO IN BULGARIA, GIUSEPPE LEANZA, CAPO DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA 25.MA CONFERENZA DEI MINISTRI DELLA GIUSTIZIA EUROPEI,

PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA A SOFIA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Per sanare la ferita aperta del terrorismo serve una collaborazione internazionale che affronti il problema a più livelli: è l’auspicio espresso dal nunzio apostolico in Bulgaria, l’arcivescovo Giuseppe Leanza, intervenuto – come capo delegazione della Santa Sede – alla 25.ma conferenza dei Ministri della Giustizia europei, tenutasi in questi giorni a Sofia. Il presule si è felicitato per l’impegno preso dai governi dei Paesi membri del Consiglio d’Europa, contro ogni forma di terrorismo, segno che il Vecchio Continente “non si rassegna al ricatto di una violenza ingiustificabile e inaccettabile”. Ha, poi, messo l’accento sull’esigenza che la repressione del terrorismo avvenga “nel rispetto totale delle norme internazionali in materia di diritti umani”.

 

Quindi, ha affermato che il fine non può mai giustificare i mezzi giacché dalla “negazione di questo principio ne deriverebbe un attentato insopportabile alla dignità umana”. D’altro canto, ha proseguito il diplomatico vaticano, “l’azione sul piano giuridico è lontana dall’esaurire le misure necessarie a combattere contro il terrorismo”. Per essere veramente efficace, ha rilevato, la lotta al terrore ha bisogno di “misure appropriate sul piano pedagogico, mirate a promuovere un’educazione inspirata al rispetto della vita umana in ogni circostanza”. Bisogna essere convinti, ha detto ancora, che “l’unità della famiglia umana è una realtà più forte delle divisioni contingenti che separano uomini e popoli”.

 

Riecheggiando, quindi, le parole del Papa, ha indicato come serva un impegno “sul piano politico, diplomatico, economico per risolvere con coraggio e determinazione quelle situazioni di oppressione e marginalizzazione che possono essere all’origine” del terrorismo. In tale contesto, ha concluso mons. Leanza, le religioni hanno un “ruolo insostituibile che merita di essere sostenuto”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con il testo dell'Angelus, il titolo "Nel mistero dell'Incarnazione abbracciai tutto il futuro del Pontificato". Continua il commosso e trascinante dialogo del Santo Padre con i giovani "Voi siete la mia speranza". Riguardo al fondamentale tema "L'Europa o è cristiana o non è Europa", un passo del Messaggio del Papa al Vescovo di Assisi: "E' necessario che il Continente europeo sappia spendere con generosità il suo ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di Cristo".  

 

Nelle vaticane, il citato messaggio al Vescovo di Assisi, ed il Messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso dei cattolici laici dell'Europa dell'Est. La Santa Messa del Legato Pontificio, cardinale Angelo Sodano, nell'ambito delle celebrazioni, ad Anagni, per il VII centenario della morte di Papa Bonifacio VIII.

 

Nelle estere, il resoconto della nuova strage perpetrata nel cuore di Baghdad. L'intervento della Delegazione della Santa Sede alla sessione plenaria della 58 Assemblea Generale dell'Onu sul seguito del Vertice del Millennio. L'intervento della Delegazione della Santa Sede sul disarmo, al primo Comitato della 58 assemblea Generale dell'Onu. L'intervento della Santa Sede alla 25 Conferenza dei Ministri Europei della Giustizia, a Sofia.

 

Nella pagina culturale, si segnala che è in questi giorni nelle librerie il libro del cardinale Joseph Ratzinger dal titolo "Fede, Verità e Tolleranza". Viene pubblicata la Premessa dell'autore.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria e delle pensioni.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 ottobre 2003

 

 

 

PRESENTATO QUESTA MATTINA ALLA FAO IL PROGETTO “AGORA”:

ACCESSO ALLA RICERCA GLOBALE ON-LINE IN AGRICOLTURA

- Servizio di Barbara Castelli -

 

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Il prezioso universo di informazioni del web come strumento di lotta contro la fame nel mondo: è la strategia messa a punto dalla Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, con il progetto “Agorà”: accesso alla ricerca globale on-line in agricoltura.

 

Il nuovo servizio, presentato questa mattina al Palazzo della Fao a Roma, offrirà a studenti, ricercatori ed accademici l’accesso gratuito a costi molto contenuti ad un vasto patrimonio di letteratura scientifica in campo alimentare e agricolo. L’iniziativa, frutto di un’articolata cooperazione internazionale, risponde così alla domanda di pubblicazione scientifica dei Paesi in via di sviluppo, troppo a lungo caduta nel silenzio.

 

Le informazioni di facile accesso saranno usate per migliorare il livello di salute, di nutrizione e di istruzione delle popolazioni povere, vale a dire circa 840 milioni di persone che ancora oggi soffrono di fame e malnutrizione, fattori che – oltre a causare malattie e morte – derubano le persone del loro potenziale lavorativo e paralizzano le capacità di apprendimento dei bambini.

 

“Ringrazio quanti hanno partecipato a trasformare questo sogno in realtà”, ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, nel corso della presentazione. “Agorà” rappresenta una grande occasione per i Paesi in via di sviluppo”. L’iniziativa “Agorà”, infatti, è un promettente esempio della messa in pratica dei principi dell’alleanza internazionale contro la fame, tema centrale della Giornata mondiale dell’alimentazione, giovedì 16 ottobre.

 

Dal Palazzo della Fao, Barbara Castelli per la Radio Vaticana.

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LA BOLIVIA, PERCORSA DALLE PROTESTE

CONTRO IL PROGETTO PRESIDENZIALE

DI VENDERE IL GAS LOCALE AD USA E MESSICO, VIA CILE

- Con noi, don Eugenio Scarpellini -

 

In Bolivia, ''basta con la violenza''. E’ l’appello che il vescovo di El Alto, monsignor Jesus Juarez Parraga, lancia in un’intervista all’Agenzia missionaria Misna. Le parole del presule della cittadina a 12 chilometri da La Paz si riferiscono al difficile momento attraversato dal Paese sudamericano: un periodo, questo, che ha gettato nel caos istituzionale la Bolivia e nella disperazione la popolazione civile schieratasi a favore di una campagna sindacale per contrastare il progetto del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada di vendere il gas boliviano a Stati Uniti e Messico, via Cile. Una cinquantina le vittime degli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine, nella stessa El Alto e a La Paz. Ma qual è la situazione oggi in Bolivia? Giada Aquilino ha girato la domanda a don Eugenio Scarpellini, parroco della chiesa “El Salvador” di La Paz e membro della Commissione della Conferenza episcopale boliviana per il dialogo tra politici e società civile:

 

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R. – In questo momento è veramente difficile e dura: ci sono stati scontri molto forti. Ci troviamo di fronte all’incapacità del governo di gestire le cose e alla richiesta - dei manifestanti, dei sindacati e delle organizzazioni civili di base - che il gas boliviano non sia venduto né al Cile né agli Stati Uniti, ma venga invece gestito dai boliviani, a servizio dello sviluppo del Paese. Inoltre, vista la situazione molto tesa e i morti che purtroppo ci sono stati, la gente chiede le dimissioni del presidente della Repubblica.

 

D. – Ma perché c’è questa opposizione alla vendita del gas boliviano all’estero?

 

R. – Innanzitutto, una ragione storica: in Bolivia, la gente sente un’opposizione molto forte verso il Cile perché 130 anni fa ha perso una guerra e con essa l’accesso al mare. E poi si sente sempre molto forte l’imposizione delle multinazionali degli Stati Uniti, che fanno quello che vogliono e alla Bolivia lasciano le briciole. In questo momento, si sta già vendendo il gas al Brasile e all’Argentina, ma al Paese resta solamente il 18 per cento. E la Bolivia rimane povera!

 

D. – Il governo accusa gli scioperanti e i sindacati di pensare ad un colpo di Stato. Secondo lei, c’è questa eventualità?

 

R. – Non si può scartare, anche se in questo momento è abbastanza remota. La situazione potrebbe peggiorare se non si trovasse una soluzione immediata. L’opposizione della gente al governo potrebbe aumentare e c’è il rischio che altre città entrino nelle manifestazioni e quindi si vengano a creare focolai di protesta in tutto il Paese.

 

D. – Ma quali sono le condizioni di vita, ora?

 

R. – Con la crisi economica che si è verificata in Argentina, abbiamo avuto problemi anche qui e la gente ha visto diminuire il potere d’acquisto del proprio stipendio. Ecco perché c’è un malcontento generale.

 

D. – Qual è il suo auspicio per la popolazione della Bolivia?

 

R. – In questi giorni, con la Conferenza episcopale, abbiamo tenuto diverse riunioni. L’auspicio è che le due parti si possano sedere ad un tavolo. Si spera che il governo accetti di dialogare con la gente, sia capace quindi di mettere nelle mani della popolazione la decisione sul gas e su altri argomenti con un referendum. Ma si spera pure che i leader sindacali e sociali siano capaci di gestire la protesta in modo più democratico, con maggiore disponibilità al dialogo. Questo è l’appello che la Chiesa sta lanciando in ogni momento, puntando in modo speciale sul valore della vita: la vita è troppo bella, troppo preziosa, è un dono di Dio e non possiamo metterla a rischio per queste cose!

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CHIESA E SOCIETA’

14 ottobre 2003

 

                                                                                                            

 

L’ABBATTIMENTO INGIUSTIFICATO DELLE CASE DEI CIVILI PALESTINESI E’ UN CRIMINE

DI GUERRA: AMNESTY INTERNATIONAL ACCUSA L’ESERCITO DI ISRAELE

CHE CONTINUA LE OPERAZIONI MILITARI NEL SUD DELLA STRISCIA DI GAZA

 

RAFAH (ISRAELE). = La distruzione ingiustificata delle abitazioni dei civili palestinesi da parte dei soldati di Israele è un crimine di guerra. L’accusa viene da Amnesty International che ha denunciato le operazioni militari condotte da alcuni giorni a Rafah, a sud della Striscia di Gaza. “La pratica ripetuta da parte dell'esercito israeliano della distruzione deliberata e ingiustificata di case o beni civili - afferma un comunicato della organizzazione - è una grave violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e costituisce un crimine di guerra”. Da cinque giorni le forze armate di Tel Aviv sono impegnate nella distruzione dei tunnel sotterranei da cui – secondo Israele – transitano armi di contrabbando provenienti dall’Egitto. Negli ultimi tre anni, afferma Amnesty, l’esercito israeliano “ha distrutto circa 4 mila abitazioni di cittadini palestinesi in Cisgiordania e Gaza”. Il comandante delle forze di Israele, colonnello Eyal Eisenberg, ha confermato questa mattina, parlando alla radio militare, che le operazioni nella Striscia di Gaza continueranno “in maniera sistematica”. Nella notte c’è stata una nuova incursione: circa venti carri armati e bulldozer con la stella di David e due elicotteri hanno invaso il campo profughi di Rafah e ancora non è chiaro se vi siano feriti. Venerdì scorso, durante l’attacco che avrebbe distrutto circa 120 case, l’esercito israeliano aveva ucciso otto palestinesi e ne aveva feriti altri sessanta. (M.R.)

 

 

ASSEGNATO IL “PREMIO SUL CAMPO RAOUL FOLLEREAU 2003” NELL’ANNO

CENTENARIO DELLA MORTE DELL’UOMO CHE, NELLA SECONDA META’

DEL SECOLO SCORSO, HA CORAGGIOSAMENTE INIZIATO LA LOTTA ALLA LEBBRA:

TRA I PREMIATI IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY, PROMOTORE DI PACE

 

ROCCA DI PAPA (ROMA). = L’edizione del “Premio sul campo Raoul Follereau -  speciale centenario – 2003” sarà assegnato per la pace al cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito dei Pontifici consigli giustizia e pace e cor unum; per la tutela dei diritti umani al People’s health movement, e per l’informazione all’agenzia di stampa Misna. La cerimonia di consegna si svolgerà durante il convegno nazionale dell’ “Associazione italiana amici di Raoul Follereau” (AIFO) in programma il 25 e 26 ottobre prossimi a Rocca di Papa, alle porte di Roma. Dal 1986 l’Aifo assegna i “Premi sul campo Raoul Follereau” a uomini e donne che hanno trasformato ideali e valori in energia, azioni ed esperienze. L’Aifo parte delle 22 associazioni presenti in tutto il mondo ispirate all’operato di Raoul Follereau, l’uomo che, nella seconda metà del secolo scorso, ha saputo ingaggiare una battaglia che per molti anni nessuno aveva mai osato immaginare: la lotta alla lebbra. (M.R.)

 

 

APPELLO DEI VESCOVI DEGLI STATI UNITI AI CATTOLICI IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI DEL 2004: I PRESULI INVITANO GLI ELETTORI A GUARDARE “L’INTEGRITA’ MORALE” DEI CANDIDATI ALLA CASA BIANCA

 

WASHINGTON. = I vescovi statunitensi, in prossimità delle elezioni presidenziali del 2004, invitano i fedeli a votare responsabilmente, facendo attenzione agli orientamenti dei candidati rispetto agli insegnamenti della Chiesa, alla loro “integrità morale” e capacità politica, rifiutando di essere strumentalizzati a fini propagandistici dai politici in corsa per la Casa Bianca. Nell’attuale clima politico, la Chiesa  negli Stati Uniti deve essere “impegnata, non usata”. In un documento pastorale pubblicato ieri dalla Commissione amministrativa intitolato: “Cittadinanza fedele: un appello cattolico alla responsabilità politica”, si fa riferimento alla nota della Congregazione per la dottrina della fede circa l’impegno dei cattolici nella vita politica. Nello scritto, che sarà diffuso nelle parrocchie degli Stati Uniti sotto forma di opuscolo da novembre, si sottolinea che i fedeli sono chiamati a “condividere con gli altri i loro valori, ad alzare la voce e ad usare il loro voto per formare una società che difenda  la vita umana, promuova la famiglia, persegua la giustizia sociale e pratichi la solidarietà”.  “Una cittadinanza fedele – annotano i vescovi - chiama i cattolici a vedere le responsabilità civili e politiche con gli occhi della fede e a portare le nostre convinzioni etiche nella vita pubblica”. (M.R.)

 

 

I SALESIANI FESTEGGIANO CENTO ANNI DI PRESENZA IN AUSTRIA: IL RETTOR MAGGIORE DON PASCUAL CHÁVEZ HA SOTTOLINEATO DI NUOVO LA MISSIONE DI DON BOSCO PER I GIOVANI, PROTAGONISTI DELLA SOCIETA’ EUROPEA CHE STA ATTRAVERSANDO UN RAPIDO E PROFONDO CAMBIAMENTO

 

VIENNA. = 1400 invitati da tutta l’Austria e dall’estero hanno festeggiato i cento anni della presenza salesiana nel loro Paese. “Crediamo che la gioventù è il vero tesoro della società e della Chiesa. I giovani non devono essere solo spettatori ma protagonisti soprattutto per l’Europa che si trova nel mezzo di un profondo e rapido cambiamento”: con queste parole, don Pascual Chávez, rettor maggiore della Congregazione salesiana ha ringraziato per le attività che la Famiglia Salesiana svolge in Austria e ha sottolineato gli sforzi dei laici: “Siamo chiamati insieme ai sacerdoti, alle maestre e ai maestri, e a tutte le persone di buona volontà a impegnarci uniti perché possiamo realizzare la missione affidataci da Don Bosco”, ha detto don Chávez. I cento anni della presenza salesiana in Austria sono stati accompagnati e arricchiti dai 75 anni di quella delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le suore di Don Bosco. La segretaria generale delle FMA, suor Piera Cavaglià ha espresso che la cooperazione interculturale è molto importante e che questa cooperazione è un segno della speranza. Il Rettor Maggiore, durante il suo soggiorno in Austria, ha potuto incontrare il cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca, mons. Alois Kothgasser SDB, arcivescovo di Salisburgo, e mons. Ludwig Schwarz SDB, vescovo ausiliare di Vienna. Ha inoltre incontrato i rappresentanti della Famiglia Salesiana nella Casa Don Bosco di Vienna, nella palestra Don Bosco di Unterwaltersdorf, nel nuovo centro parrocchiale di Linz, a Timelkam e nella casa del noviziato di Oberthalheim. In modo particolare lo ha colpito la buona collaborazione della Famiglia Salesiana dell’Austria, notando la consistenza del volontariato di molti giovani in progetti Salesiani di solidarietà missionaria. (M.R.)

 

 

QUATTRO MORTI E 90 INFETTI E’ IL BILANCIO DELL’EPIDEMIA DI COLERA SCOPPIATA

 IN QUESTI GIORNI IN TANZANIA

 

DAR ES SALAAM (TANZANIA). = Una nuova epidemia di colera sta mettendo in ginocchio la popolazione della Tanzania. Il focolaio è esploso a Dar es Salaam, capitale commerciale dello Stato africano e principale città, provocando quattro vittime e 90 infetti che sono già sotto trattamento. “I primi due decessi sono avvenuti domenica e gli altri due ieri”, ha spiegato Gaston Makwembe, membro del Consiglio municipale della città. Le epidemie di colera sono endemiche in Tanzania dove le precarie condizioni igienico – sanitarie favoriscono la diffusione dell’infezione batterica. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’ultimo caso grave di colera nel Paese risale al 2001 quando la malattia provocò oltre cento infetti e tre morti. (M.R.)

 

 

IN ANGOLA VENGONO RUBATI I TRALICCI DELL’ALTA TENSIONE: DA CIRCA

 DUE SETTIMANE ALCUNE ZONE SONO SENZA CORRENTE ELETTRICA

MA IL RISCHIO MAGGIORE E’ UN  BLACK– OUT A TEMPO INDETERMINATO

 

LUANDA. = In Angola i metalli dei tralicci che trasportano i cavi dell’alta tensione vengono sistematicamente rubati: il materiale ferroso, dopo una breve lavorazione, viene messo in vendita sotto forma di telai, scaffali e griglie lungo la strada per Ndalatando, circa 270 chilometri da Luanda. La denuncia arriva dai responsabili della provincia di Kwanza-Norte, a nord della capitale, che spiegano così la crisi elettrica che da oltre due settimane sta creando problemi a Ndalatando. Cistóvão Manuel João, direttore del bacino elettrico di Cambambe, ha dichiarato che la città rischia di rimanere senza energia elettrica a tempo indeterminato. La sua società di erogazione della corrente, ha aggiunto, non è in grado di arginare un problema la cui soluzione spetta alla forze dell’ordine, ma avvierà comunque una campagna di sensibilizzazione per invitare a non rubare i pezzi dei tralicci. Durante la lunga guerra civile dell’Angola dal 1975 al 2002, erano i ribelli a manomettere le linee dell’alta tensione di Cambambe per tagliare l’approvvigionamento elettrico a Luanda. Un sabotaggio che, in questa occasione, ha assunto un'altra forma. (M.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 ottobre 2003

 

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Sempre più alto il rischio di guerra civile in Bolivia. La grande protesta popolare per la vendita del gas nazionale è ormai sfuggita al controllo delle forze di sicurezza: gli scontri hanno provocato soltanto ieri 23 vittime. Ma il governo appare comunque propenso a sostenere la linea dura. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada è deciso a non abbandonare il potere e lo ha detto chiaro e tondo ieri nel suo breve intervento radiotelevisivo, quando ha spiegato che deve difendere la Bolivia dalle insidie di un grande progetto sovversivo, organizzato e finanziato dall’estero. Il capo dello Stato ha ricevuto l’appoggio dei vertici delle forze armate. Tuttavia la partita sembra ancora molto aperta e nelle ultime ore sono cominciate grandi manovre politiche, che potrebbero portare a colpi di scena istituzionali. Così si interpreta la presa di distanza del vice presidente Carlos Mesa, l’allontanamento dal governo dei tre ministri del partito Nuova Forza Rivoluzionaria e le dimissioni del ministro dello sviluppo economico, Jorge Torres Obleas. E la pressione sulla gente continua: l’esercito ha inviato uomini e carri armati vicino al palazzo presidenziale.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Ancora violenze in Iraq. Un'esplosione si è verificata oggi nelle vicinanze dell'ambasciata turca a Baghdad. Lo ha annunciato la polizia irachena. Secondo le prime testimonianze, si tratterebbe di un attentato suicida, che avrebbe causato almeno due feriti. Proprio stanotte gli Stati Uniti avevano presentato all’Onu la nuova proposta di risoluzione per l’Iraq: il governo provvisorio di Baghdad avrà tempo fino al 15 dicembre per definire un piano e le scadenze per il passaggio dei poteri dalle forze d'occupazione ai rappresentanti legittimi del popolo iracheno. Se quindi al Palazzo di Vetro - dove è stata approvata pure l'estensione della missione del contingente internazionale in Afghanistan - si continuerà a cercare un compromesso sulla bozza statunitense, dall’Iraq un ufficiale americano segnala la presenza a Tikrit di Saddam Hussein.

 

 

Cominceranno sabato prossimo a Teheran i negoziati tra le autorità iraniane e i rappresentanti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Le trattative puntano ad un’eventuale adesione iraniana al protocollo aggiuntivo sulle verifiche dell'Aiea che implicano un maggiore controllo sulle attività nucleari della Repubblica islamica. Nei colloqui già in corso, gli ispettori dell’Aiea non hanno comunque concesso a Teheran una proroga alla scadenza del 31 ottobre, entro la quale le autorità iraniane dovranno rendere noti gli scopi dei loro progetti sull’energia atomica.

 

Il governo palestinese programma di indire elezioni nei Territori per il mese di giugno del 2004. Lo ha annunciato oggi il ministro per i negoziati Saeb Erekat, intervistato da ‘Radio Voce della Palestina’. Erekat ha aggiunto che, per realizzare tale progetto, Israele dovrà ritirare le sue truppe alle linee del 28 settembre del 2000, precedenti all'inizio della seconda Intifada. Di contro, le forze armate israeliane sono di nuovo nel campo profughi di Rafah, dove la loro incursione ha provocato almeno 4 feriti, mentre nei giorni scorsi le operazioni militari avevano già causato almeno 8 vittime palestinesi e 1.400 senza tetto. Obiettivo delle azioni è la distruzione dei tunnel per il passaggio di armi e munizioni attraverso il confine tra Gaza e l’Egitto. Sentiamo Graziano Motta:

 

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Una nuova situazione di emergenza, esaminata ieri dal governo palestinese presieduto da Abu Ala. Sul piano politico e diplomatico, richiama l’attenzione il memorandum di intese sulla definizione di alcuni grossi problemi controversi – status di Gerusalemme, ritorno dei profughi, insediamento dei coloni – definito da ministri palestinesi e deputati dell’opposizione parlamentare israeliana. Il documento è stato favorito con l’assistenza tecnica, diplomatica e finanziaria della Svizzera e dovrebbe essere firmato il mese venturo a Ginevra, ma viene disconosciuto dal governo Sharon. D’altra parte l’Unione Europea sollecita da un lato Arafat a dare pieni poteri di sicurezza al nuovo facente funzione di ministro degli Interni, Hakam Balawi, e a smantellare le organizzazioni del terrorismo, e dall’altro chiede al governo israeliano di porre fine alla costruzione del muro di sicurezza che separa il suo territorio da quello palestinese.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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“La Liberia è ad una svolta: è un giorno pieno di speranza, ma anche di sfide da affrontare”. Così Kofi Annan si rivolge al Paese africano, che con la presidenza di Gyude Bryant inizia oggi una nuova fase: l’imprenditore – succeduto all’esiliato Charles Taylor – avrà il compito di preparare le elezioni democratiche del 2005. Nel suo messaggio, il segretario generale dell’Onu chiede ai ribelli di rispettare la tregua e di iniziare rapidamente il disarmo; al nuovo esecutivo, invece, di formare istituzioni solide, capaci di difendere la pace e la giustizia sociale.

 

Al via oggi a Vienna i primi colloqui serbo-albanesi sulla situazione in Kosovo, dopo la guerra del ‘99. L’incontro era in forse, per l’annunciata assenza del primo ministro kosovaro Rexhepi, ma la delegazione sarà comunque guidata dal presidente Rugova. Aperta dal cancelliere austriaco Wolfang Schuessel, la riunione non tocca il problema cruciale dello status politico finale della provincia balcanica a maggioranza albanese, ma affronterà questioni legate a energia, trasporti, comunicazioni e al ritorno di 250mila sfollati serbi. Ma a livello istituzionale che cosa c’è ancora da mettere a posto in Kosovo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’esperto di Balcani Federico Eichberg:

 

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R. – Innanzitutto, gli organi politici rappresentativi delle forze sul campo, ovvero degli albanesi-kosovari ed in parte dei serbo-kosovari, per quanto abbiano ricevuto una formalizzazione non sono ad oggi effettivamente operativi. A decidere è ancora l’amministrazione delle Nazioni Unite per il Kosovo, che addirittura arriva a concludere accordi internazionali con i Paesi limitrofi, nello specifico Macedonia ed Albania, per conto della provincia. Questo è un atteggiamento che, nello sconcertare - come è ovvio - Belgrado e in qualche misura Podgorica, deresponsabilizza le forze in loco. Quindi, un primo passo importante sarà l’effettivo trasferimento dei poteri dall’Unmik - la missione Onu in Kosovo - alle amministrazioni, espressione delle forze sul territorio. Un secondo sarà ovviamente un impegno di queste nel tamponare le forze in qualche misura interessate a destabilizzare la regione, attraverso una più piena partecipazione all’ordine pubblico e alla sicurezza.

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