RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 287 - Testo della
Trasmissione di martedì 14 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Iniziati gli incontri del Papa con i vescovi
d’Inghilterra e del Galles in visita “ad Limina”
OGGI IN PRIMO PIANO:
Presentato alla Fao il progetto “Agorà”: accesso alla ricerca
globale on line in agricoltura
CHIESA E SOCIETA’:
I Salesiani festeggiano 100 anni di presenza in Austria
Nuova
esplosione a Baghdad nei pressi dell’ambasciata turca. Soltanto stanotte
all’Onu gli Usa avevano presentato la nuova bozza di risoluzione sull’Iraq
Al
via sabato i negoziati tra autorità iraniane e ispettori dell’Aiea sul
programma nucleare di Teheran
Oggi
a Vienna si discute del futuro del Kosovo.
14
ottobre 2003
IN UDIENZA DAL PAPA UN PRIMO GRUPPO DI VESCOVI
D’INGHILTERRA E DEL GALLES, PER LA VISITA “AD LIMINA”
E’ iniziata la visita “ad Limina Apostolurum” della
Conferenza Episcopale d’Inghilterra e
del Galles e il Papa ha ricevuto stamani in udienza il cardinale Cormac Murphy
O’Connor, arcivescovo di Westminster, con i suoi ausiliari, insieme ai vescovi
di Brentwood, mons. Thomas McMahon, di East Anglia, mons. Michael
Charles Evans, di Northampton, mons. Kevin John Patrick McDonald, e di
Nottingham, mons. Malcolm
Patrick McMahon.
In tutta la Gran Bretagna, su 60
milioni di abitanti in maggioranza anglicani, i cattolici sono oltre 5 milioni,
in 32 diocesi e 3.168 parrocchie, assistiti da più di seimila sacerdoti. E’
inoltre da notare che la Chiesa cattolica in Gran Bretagna si articola in due
organismo episcopali, ossia la Conferenza Episcopale d’Inghilterra e del
Galles, di cui è presidente il cardinale Cormac Murphy O’Connor, e la
Conferenza Episcopale di Scozia, presieduta dall’arcivescovo di Saint Andrews
and Edinburgh, mons. Michael Patrick O’Brien Keith.
IL
25.MO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II, IL PAPA MISSIONARIO
-
Intervista di Giovanni Peduto con il cardinale Crescenzio Sepe -
**********
In questo 25.mo anno di
Pontificato di Giovanni Paolo II vogliamo oggi soffermarci sullo spirito
evangelizzatore che ha animato il Santo Padre in questi anni. Con noi il
prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale
Crescenzio Sepe:
R. – Credo che ognuno di noi abbia
avuto fin dall’inizio del ministero petrino di Giovanni Paolo II la netta
sensazione che questo Papa si proponesse come il missionario della Chiesa,
pronto ad andare fino ai confini della terra, per poter testimoniare Gesù
Cristo, il Vangelo, e portare a tutti gli uomini questo Vangelo della salvezza.
E lo ha messo in pratica nei numerosi viaggi. Credo che tutti noi abbiamo
davanti agli occhi tutte le scene di questi incontri, che costituiscono un
pilastro della evangelizzazione, del ministero svolto da Giovanni Paolo II. Ha
aperto la Chiesa a tutti gli uomini, non solo ai cattolici, anche attraverso
gli incontri avuti con i rappresentanti delle altre denominazioni cristiane,
gli incontri con i rappresentanti di altre religioni, inoltre con i giovani,
con i bambini, con le famiglie... E‘ stata una “missionarietà a tutto tondo”,
dove non c’era categoria di persone che non venisse avvicinata, alla quale
potesse comunicare questa presenza di Cristo, richiamando a tutti i valori
della persona, i diritti inalienabili della dignità umana e facendo emergere
nel contesto politico e sociale l’identità di ogni popolo, di ogni cultura e di
ogni religione. Quindi, Giovanni Paolo II, il missionario di Dio in tutte le
terre, ha saputo predicare soprattutto con la testimonianza personale il Cristo
e il suo Vangelo.
D. – Quest’anno la
Giornata missionaria mondiale cade nell’ambito dei festeggiamenti al Papa per
il suo 25.mo di episcopato e vedrà in Piazza San Pietro riunita una folla
innumerevole. Si parla di oltre 120-130 mila persone, che converranno a Roma
per la beatificazione di Madre Teresa. Un suo pensiero, eminenza, come prefetto
della Congregazione per l’evangelizzazio-ne dei popoli ...
R. – Credo siano due coincidenze
veramente provvidenziali. Il fatto che il 25.mo di Pontificato di Giovanni
Paolo II e poi la beatificazione di Madre Teresa di Calcutta coincidano con la
Giornata missionaria mondiale dà senso e rilievo alla stessa Giornata, perché
emerge, appunto, la figura di Giovanni Paolo II come Pontefice missionario
della Chiesa, e fa emergere anche la missionarietà di Madre Teresa di Calcutta.
E’ una congregazione quella che lei ha voluto fondare, una congregazione
missionaria: le Missionarie della carità. Ed è una missionarietà che oggi è
presente realmente in tutte le parti del mondo. Ho avuto la fortuna di
avvicinare tante volte le suore di Madre Teresa nei viaggi che ho potuto
compiere in Africa, in Asia e ultimamente anche in Mongolia, dove la presenza
delle Missionarie della carità costituisce realmente un punto di riferimento,
non solo per la società civile, ma anche religiosa. Accolgono questi bambini di
strada, visitano i carcerati, i malati, i poveri. Questa presenza missionaria
delle Missionarie della carità è una testimonianza della santità tipicamente missionaria
di Madre Teresa.
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PER
IL GIUBILEO DEL PAPA INIZIATIVE
ITALIANE IN 40 CITTA’ DEL MONDO
- Servizio di Fausta Speranza -
Si avvicina il 25° del Pontificato
di Giovanni Paolo II, il prossimo 16 ottobre, e oggi a Roma si è tenuta una
conferenza stampa di presentazione delle iniziative promosse dal ministero
degli Esteri italiano per il felice giubileo del Santo Padre. L’incontro si è svolto alla Farnesina, alla
presenza del cardinale Pio Laghi. Il servizio di Fausta Speranza.
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“Non
abbiate paura. Giovanni Paolo II e la politica mondiale”, questo è il tema
della riflessione guidata dal cardinale Pio Laghi ad apertura della
manifestazione. Il porporato ha detto subito che Giovanni Paolo II ha
attraversato situazioni, tempi e spazi imprevisti. E poi ha ricordato la storia
di Karol Wojtyla. Ma dobbiamo riferire delle iniziative concrete di questo
appuntamento. E’ stata presentata la cartolina stampata in un milione di copie
per gli auguri degli italiani a Giovanni Paolo II. Sono stati poi consegnati al
cardinale Pio Laghi la medaglia d’oro e il diploma d’italiano per stranieri,
conferiti dal ministero degli Affari Esteri a Karol Wojtyla, quale ambasciatore
della lingua italiana nel mondo.
Ambasciatore di pace invece lo ha
definito mons. Guido Todeschini, introducendo la proiezione del video “Dona
nobis pacem”, prodotto dal Centro televisivo vaticano e da Telepace. Ha
spiegato che i 12 minuti e mezzo, che ripropongono le immagini più suggestive
di questi 25 anni di Pontificato, sono state scelte seguendo il Papa pellegrino
di pace. Ma c’è da raccontare che l’appuntamento di oggi si colloca in un
programma pensato per tutto l’anno dell’anniversario. “La mia seconda patria” è
stata la definizione affettuosa con cui Giovanni Paolo II si è rivolto
all’Italia ed è stata scelta quale titolo del ciclo di manifestazioni e
conferenze, promosse da maggio scorso dagli Istituti italiani di cultura, in
collaborazione con il ministero degli Esteri, in ben 40 città del mondo. 25 di
questi già hanno avuto luogo, altri 15 sono in programma nelle prossime
settimane. In particolare, Piero Schiavazzi, coordinatore delle manifestazioni
ha annunciato l’appuntamento il prossimo 22 ottobre a Gerusalemme, a 25 anni
esatti dall’esortazione che era anche un annuncio del Pontificato: “Non abbiate
paura, aprite le porte a Cristo”.
Entusiasta l’accoglienza
dell’iniziativa, anche in città non certo cattoliche, con un risvolto di
rilievo nei media locali. E tutti coloro chiamati a prendere parte a questa
manifestazione itinerante, voluta per un Papa itinerante, sono stati presenti
questa mattina con i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato presso la
Santa Sede, da Cracovia a Buenos Aires, da Istanbul a Los Angeles, da New Delhi
a Tokyo, da Stoccolma a Sydney. E si è avvertito qui con queste presenze quasi
uno degli abbracci possibili che il mondo sente di restituire a questo Papa che
ha saputo parlare a tutti gli uomini di ogni latitudine e di ogni fede.
Dalla Sala Conferenze
Internazionali della Farnesina, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
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L’AFFETTO DI ROMA PER IL SUO
VESCOVO A 25 ANNI DALL’ELEZIONE,
ESPRESSO DAL CONSIGLIO COMUNALE IN
SEDUTA STRAORDINARIA,
CON IL CARDINALE CAMILLO RUINI E
IL SINDACO WALTER VELTRONI
- Servizio di Francesca Sabatinelli
-
Uno spettacolo di fuochi pirotecnici a partire dalle otto
di sera. Sono i festeggiamenti organizzati per domenica prossima, 19 ottobre,
dal Comune di Roma in occasione del 25.mo di pontificato di Giovanni Paolo II.
Ieri pomeriggio, in Campidoglio, seduta straordinaria del Consiglio comunale di
Roma in occasione dell’elezione del cardinale Karol Wojtyla a vescovo di Roma.
Servizio di Francesca Sabatinelli:
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“Avete voluto dare voce ai
sentimenti del popolo che vive in questa magnifica e speciale città. Sentimenti
di affetto profondo, di gratitudine, di ammirazione per questo Papa, che con
Roma ha instaurato nel corso di questi 25 anni un rapporto singolare
straordinariamente intenso”.
Le parole del cardinale vicario di
Roma, Camillo Ruini hanno risuonato nell’aula Giulio Cesare in occasione della
seduta straordinaria del Consiglio comunale capitolino voluta dal sindaco
Veltroni proprio per avviare la settimana di festeggiamenti per l’anniversario
di pontificato. Ed è la prima volta, che ad una seduta comunale partecipa il
vicario del Papa per la diocesi di Roma. Una celebrazione, quella di oggi, ha
sottolineato il porporato, che ci riporta a quel legame millenario che a
partire dalla presenza e dal martirio dell’apostolo Pietro in questa città
unisce Roma al Papa suo vescovo. E poi proprio a testimonianza del profondo
rapporto ha poi ricordato gli incontri
di Giovanni Paolo II con la gente di Roma, con le sue parrocchie i suoi
sacerdoti, i suoi pubblici rappresentanti. Ad aprire l’appuntamento di questo
pomeriggio un video Dona Nobis Pacem, 12 minuti e mezzo, trenta secondi ad
anno, hanno riproposto i passaggi salienti e le immagini più suggestive del
Pontificato di Giovanni Paolo II. Un pontificato, hanno ripetuto a turno i
rappresentanti dei gruppi consiliari che ha sensibilizzato gli amministratori
tutti ai temi cari al pontefice: la famiglia, i giovani, i poveri, gli
immigrati, la pace, il dialogo con le altre religioni. Per questo la città di
Roma ha voluto rendere un atto di omaggio, di ringraziamento, spiega il sindaco
Veltroni, perché questo Papa venuto da lontano è arrivato così vicino al cuore
dei romani:
“La nostra città vivrà questo momento, il momento in cui il 16
ottobre tutto il mondo vivrà i 25 anni del Pontificato di Giovanni Paolo II con
una emozione particolare, la stessa che ha attraversato quest’aula e che nasce
dal profondo affetto che Roma ha per il suo vescovo. Credo di poter dire,
avendo ascoltato attentamente tutti gli interventi dei colleghi che hanno
espresso la loro opinione con grande sincerità e schiettezza, che è proprio per
questo che possiamo registrare questa grande convergenza nel giudizio storico e
nella valutazione del ruolo e della funzione che il Papa ha assolto nella
vicenda di questi 25 anni. Questo alto momento di unità che si è determinato
qui, è in qualche modo anche il riconoscimento e la testimonianza più alta che
dal Pontefice è venuta, tale da unire e da non dividere”.
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DUE MONETE CELEBRATIVE IN ARGENTO
PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO
DI GIOVANNI PAOLO II E L’ANNO DEL
ROSARIO; ALTRE DUE MONETE AUREE
DEDICATE A “MOSÈ SALVATO DALLE
ACQUE” ED AI “DIECI COMANDAMENTI”:
SONO LE STRAORDINARIE, ODIERNE
EMISSIONI DELL’UFFICIO NUMISMATICO VATICANO
- A cura di Amedeo Lomonaco -
La numismatica vaticana, che ha una gloriosa e prestigiosa
storia di oltre un millennio di coniazioni, offre oggi ai collezionisti due
monete in argento ed una monetazione aurea di grande valenza storica ed
artistica.
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Per celebrare il provvidenziale e formidabile traguardo
dei venticinque anni di ministero di Giovanni Paolo II, successore di una
testimonianza apostolica e centro promotore della comunione ecclesiale,
l’Ufficio numismatico del Vaticano ha emesso una moneta in argento, opera della
scultrice Amalia Mistichelli ed in vendita al prezzo di 48 euro con una
tiratura massima di 10 mila esemplari.
La seconda moneta in argento è stata invece realizzata per
celebrare l’Anno del Rosario, proclamato dal Papa dall’ottobre 2002 all’ottobre
2003: sul dritto è raffigurata l’effigie del Papa raccolto in preghiera e sul
rovescio la Madonna di Pompei. Opera dello scultore Roberto Mauri, è
acquistabile ad un prezzo di 40 euro ed ha una tiratura di 10 mila pezzi.
Per il pontificato di Giovanni Paolo II, nell’ambito del
programma triennale di monetazione aurea in euro intitolata “Alle radici della
fede”, sono state inoltre coniate due monete in oro dedicate a “Mosè salvato
delle acque” ed ai “Dieci comandamenti”. Le due monete del valore nominale di
20 e 50 euro, offerte rispettivamente al pubblico al prezzo di 152 e 380 euro,
sono opera dello scultore Floriano Bodini ed hanno una tiratura massima di
2.800 esemplari.
Lo
Stato della Città del Vaticano si avvale della facoltà di battere moneta fin
dal 1929, anno della sua istituzione, in virtù del Trattato Lateranense e delle
successive Convenzioni ed accordi monetari stipulati con lo Stato italiano e la
Comunità Europea.
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CRISTIANI
E INDU’ LAVORINO ASSIEME PER PROMUOVERE
LA
DIGNITA’ DI OGNI PERSONA UMANA:
COSI’,
IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO,
L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD,
NEL
MESSAGGIO AGLI INDU’ PER LA FESTA DI DIWALI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
“Camminiamo insieme e condividiamo le nostre comuni
preoccupazioni, facendo lo sforzo di ascoltarci attentamente gli uni e gli
altri”: è l’esortazione espressa dal presidente del pontificio consiglio per il
Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo Michael Fitzgerald, nel messaggio agli
indù, in occasione della festa di Diwali, il prossimo 25 ottobre. Il
servizio di Alessandro Gisotti:
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Le feste
religiose, scrive l’arcivescovo Fitzgerald, ci invitano “non solo a rinnovare e
a rafforzare la nostra fede in Dio”, ma anche “a riscoprire, a riaffermare con
rispetto e a difendere con coraggio la nostra dignità” e quella di ogni essere
umano. “Né il dharma indù né la fede cristiana – prosegue il messaggio –
insegnano l’odio, il disprezzo o la mancanza di rispetto verso gli altri”. Per
questo, i cattolici e gli indù devono moltiplicare gli sforzi “per portare una
più vasta riconciliazione ed una pace più duratura” in ogni angolo del mondo.
Quindi, il presidente del dicastero vaticano sottolinea che “l’odio o il
disprezzo da parte dei credenti reca soltanto discredito alla religione e al
suo ruolo nella società”. Richiamo corredato da un auspicio: “Più ci impegniamo
a promuovere la dignità di ogni persona – afferma il presule – più le nostre
tradizioni religiose diverranno credibili agli occhi degli altri”. L’arcivescovo
non manca così di mettere l’accento sul fatto che proprio nella festa del
Diwali, gli indù compiono ogni “sforzo per portare la riconciliazione nelle
loro famiglie, fra vicini, amici e conoscenti”.
Basata su un’antica mitologia, la più popolare festività
indù viene vissuta come momento in cui le famiglie si riuniscono e
celebrano i riti prescritti dall’antico dharma. Il Diwali
rappresenta la vittoria della luce sulle tenebre, del bene sul male, realtà
simboleggiata da una fila di lampade accese. La celebra-zione vera e propria
dura tre giorni e segna l’inizio del nuovo anno, esortando alla riconciliazione
familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e adorazione di Dio.
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LA LOTTA AL TERRORISMO NON VIOLI
MAI I DIRITTI UMANI FONDAMENTALI:
COSI’ IL NUNZIO APOSTOLICO IN
BULGARIA, GIUSEPPE LEANZA, CAPO DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE ALLA 25.MA
CONFERENZA DEI MINISTRI DELLA GIUSTIZIA EUROPEI,
PROMOSSA DAL CONSIGLIO D’EUROPA A
SOFIA
- A cura di Alessandro Gisotti -
Per sanare la ferita aperta del terrorismo serve una
collaborazione internazionale che affronti il problema a più livelli: è
l’auspicio espresso dal nunzio apostolico in Bulgaria, l’arcivescovo Giuseppe
Leanza, intervenuto – come capo delegazione della Santa Sede – alla 25.ma
conferenza dei Ministri della Giustizia europei, tenutasi in questi giorni a
Sofia. Il presule si è felicitato per l’impegno preso dai governi dei Paesi
membri del Consiglio d’Europa, contro ogni forma di terrorismo, segno che il
Vecchio Continente “non si rassegna al ricatto di una violenza ingiustificabile
e inaccettabile”. Ha, poi, messo l’accento sull’esigenza che la repressione del
terrorismo avvenga “nel rispetto totale delle norme internazionali in materia
di diritti umani”.
Quindi, ha affermato che il fine non può mai giustificare
i mezzi giacché dalla “negazione di questo principio ne deriverebbe un
attentato insopportabile alla dignità umana”. D’altro canto, ha proseguito il
diplomatico vaticano, “l’azione sul piano giuridico è lontana dall’esaurire le
misure necessarie a combattere contro il terrorismo”. Per essere veramente
efficace, ha rilevato, la lotta al terrore ha bisogno di “misure appropriate
sul piano pedagogico, mirate a promuovere un’educazione inspirata al rispetto
della vita umana in ogni circostanza”. Bisogna essere convinti, ha detto
ancora, che “l’unità della famiglia umana è una realtà più forte delle
divisioni contingenti che separano uomini e popoli”.
Riecheggiando, quindi, le parole del Papa, ha indicato
come serva un impegno “sul piano politico, diplomatico, economico per risolvere
con coraggio e determinazione quelle situazioni di oppressione e
marginalizzazione che possono essere all’origine” del terrorismo. In tale
contesto, ha concluso mons. Leanza, le religioni hanno un “ruolo insostituibile
che merita di essere sostenuto”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina, con il
testo dell'Angelus, il titolo "Nel mistero dell'Incarnazione abbracciai
tutto il futuro del Pontificato". Continua il commosso e trascinante
dialogo del Santo Padre con i giovani "Voi siete la mia speranza".
Riguardo al fondamentale tema "L'Europa o è cristiana o non è
Europa", un passo del Messaggio del Papa al Vescovo di Assisi: "E'
necessario che il Continente europeo sappia spendere con generosità il suo
ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di
Cristo".
Nelle
vaticane, il citato messaggio al Vescovo di Assisi, ed il Messaggio di Giovanni
Paolo II ai partecipanti al Congresso dei cattolici laici dell'Europa dell'Est.
La Santa Messa del Legato Pontificio, cardinale Angelo Sodano, nell'ambito
delle celebrazioni, ad Anagni, per il VII centenario della morte di Papa
Bonifacio VIII.
Nelle estere, il resoconto
della nuova strage perpetrata nel cuore di Baghdad. L'intervento della
Delegazione della Santa Sede alla sessione plenaria della 58 Assemblea Generale
dell'Onu sul seguito del Vertice del Millennio. L'intervento della Delegazione
della Santa Sede sul disarmo, al primo Comitato della 58 assemblea Generale dell'Onu. L'intervento
della Santa Sede alla 25 Conferenza dei Ministri Europei della Giustizia, a
Sofia.
Nella
pagina culturale, si segnala che è in questi giorni nelle librerie il libro del
cardinale Joseph Ratzinger dal titolo "Fede, Verità e Tolleranza".
Viene pubblicata la Premessa dell'autore.
Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della
finanziaria e delle pensioni.
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14
ottobre 2003
PRESENTATO
QUESTA MATTINA ALLA FAO IL PROGETTO “AGORA”:
ACCESSO
ALLA RICERCA GLOBALE ON-LINE IN AGRICOLTURA
-
Servizio di Barbara Castelli -
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Il prezioso universo di informazioni del web come
strumento di lotta contro la fame nel mondo: è la strategia messa a punto dalla
Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura,
con il progetto “Agorà”: accesso alla ricerca globale on-line in agricoltura.
Il nuovo servizio, presentato questa mattina al Palazzo
della Fao a Roma, offrirà a studenti, ricercatori ed accademici l’accesso
gratuito a costi molto contenuti ad un vasto patrimonio di letteratura
scientifica in campo alimentare e agricolo. L’iniziativa, frutto di
un’articolata cooperazione internazionale, risponde così alla domanda di
pubblicazione scientifica dei Paesi in via di sviluppo, troppo a lungo caduta
nel silenzio.
Le informazioni di facile accesso saranno usate per
migliorare il livello di salute, di nutrizione e di istruzione delle
popolazioni povere, vale a dire circa 840 milioni di persone che ancora oggi
soffrono di fame e malnutrizione, fattori che – oltre a causare malattie e
morte – derubano le persone del loro potenziale lavorativo e paralizzano le
capacità di apprendimento dei bambini.
“Ringrazio quanti hanno partecipato a trasformare questo
sogno in realtà”, ha detto il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, nel
corso della presentazione. “Agorà” rappresenta una grande occasione per i Paesi
in via di sviluppo”. L’iniziativa “Agorà”, infatti, è un promettente esempio
della messa in pratica dei principi dell’alleanza internazionale contro la
fame, tema centrale della Giornata mondiale dell’alimentazione, giovedì 16
ottobre.
Dal Palazzo della Fao, Barbara Castelli per la Radio
Vaticana.
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LA
BOLIVIA, PERCORSA DALLE PROTESTE
CONTRO
IL PROGETTO PRESIDENZIALE
DI
VENDERE IL GAS LOCALE AD USA E MESSICO, VIA CILE
- Con
noi, don Eugenio Scarpellini -
In
Bolivia, ''basta con la violenza''. E’ l’appello che il vescovo di El Alto,
monsignor Jesus Juarez Parraga, lancia in un’intervista all’Agenzia missionaria
Misna. Le parole del presule della cittadina a 12 chilometri da La Paz si
riferiscono al difficile momento attraversato dal Paese sudamericano: un
periodo, questo, che ha gettato nel caos istituzionale la Bolivia e nella
disperazione la popolazione civile schieratasi a favore di una campagna
sindacale per contrastare il progetto del presidente Gonzalo Sánchez de Lozada
di vendere il gas boliviano a Stati Uniti e Messico, via Cile. Una cinquantina
le vittime degli scontri tra dimostranti e forze dell’ordine, nella stessa El
Alto e a La Paz. Ma qual è la situazione oggi in Bolivia? Giada Aquilino ha girato
la domanda a don Eugenio Scarpellini, parroco della chiesa “El Salvador” di La
Paz e membro della Commissione della Conferenza episcopale boliviana per il
dialogo tra politici e società civile:
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R. – In questo momento è veramente difficile e dura: ci
sono stati scontri molto forti. Ci troviamo di fronte all’incapacità del
governo di gestire le cose e alla richiesta - dei manifestanti, dei sindacati e
delle organizzazioni civili di base - che il gas boliviano non sia venduto né
al Cile né agli Stati Uniti, ma venga invece gestito dai boliviani, a servizio
dello sviluppo del Paese. Inoltre, vista la situazione molto tesa e i morti che
purtroppo ci sono stati, la gente chiede le dimissioni del presidente della
Repubblica.
D. – Ma perché c’è questa opposizione alla vendita del gas
boliviano all’estero?
R. – Innanzitutto, una ragione storica: in Bolivia, la
gente sente un’opposizione molto forte verso il Cile perché 130 anni fa ha
perso una guerra e con essa l’accesso al mare. E poi si sente sempre molto
forte l’imposizione delle multinazionali degli Stati Uniti, che fanno quello
che vogliono e alla Bolivia lasciano le briciole. In questo momento, si sta già
vendendo il gas al Brasile e all’Argentina, ma al Paese resta solamente il 18
per cento. E la Bolivia rimane povera!
D. – Il governo accusa gli scioperanti e i sindacati di
pensare ad un colpo di Stato. Secondo lei, c’è questa eventualità?
R. – Non si può scartare, anche se in questo momento è
abbastanza remota. La situazione potrebbe peggiorare se non si trovasse una
soluzione immediata. L’opposizione della gente al governo potrebbe aumentare e
c’è il rischio che altre città entrino nelle manifestazioni e quindi si vengano
a creare focolai di protesta in tutto il Paese.
D. – Ma quali sono le condizioni di vita, ora?
R. – Con la crisi economica che si è verificata in
Argentina, abbiamo avuto problemi anche qui e la gente ha visto diminuire il
potere d’acquisto del proprio stipendio. Ecco perché c’è un malcontento
generale.
D. – Qual è il suo auspicio per la popolazione della
Bolivia?
R. –
In questi giorni, con la Conferenza episcopale, abbiamo tenuto diverse riunioni.
L’auspicio è che le due parti si possano sedere ad un tavolo. Si spera che il
governo accetti di dialogare con la gente, sia capace quindi di mettere nelle
mani della popolazione la decisione sul gas e su altri argomenti con un
referendum. Ma si spera pure che i leader sindacali e sociali siano capaci di
gestire la protesta in modo più democratico, con maggiore disponibilità al
dialogo. Questo è l’appello che la Chiesa sta lanciando in ogni momento,
puntando in modo speciale sul valore della vita: la vita è troppo bella, troppo
preziosa, è un dono di Dio e non possiamo metterla a rischio per queste cose!
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14
ottobre 2003
L’ABBATTIMENTO
INGIUSTIFICATO DELLE CASE DEI CIVILI PALESTINESI E’ UN CRIMINE
DI
GUERRA: AMNESTY INTERNATIONAL ACCUSA L’ESERCITO DI ISRAELE
CHE
CONTINUA LE OPERAZIONI MILITARI NEL SUD DELLA STRISCIA DI GAZA
RAFAH
(ISRAELE). = La distruzione ingiustificata delle abitazioni dei civili palestinesi
da parte dei soldati di Israele è un crimine di guerra. L’accusa viene da Amnesty
International che ha denunciato le operazioni militari condotte da alcuni
giorni a Rafah, a sud della Striscia di Gaza. “La pratica ripetuta da
parte dell'esercito israeliano della distruzione deliberata e ingiustificata di
case o beni civili - afferma un comunicato della organizzazione - è una grave
violazione dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale e
costituisce un crimine di guerra”. Da cinque giorni le forze armate di Tel Aviv
sono impegnate nella distruzione dei tunnel sotterranei da cui – secondo
Israele – transitano armi di contrabbando provenienti dall’Egitto. Negli ultimi
tre anni, afferma Amnesty, l’esercito israeliano “ha distrutto circa 4 mila
abitazioni di cittadini palestinesi in Cisgiordania e Gaza”. Il comandante
delle forze di Israele, colonnello Eyal Eisenberg, ha confermato questa
mattina, parlando alla radio militare, che le operazioni nella Striscia di Gaza
continueranno “in maniera sistematica”. Nella notte c’è stata una nuova
incursione: circa venti carri armati e bulldozer con la stella di David e due
elicotteri hanno invaso il campo profughi di Rafah e ancora non è chiaro se vi
siano feriti. Venerdì scorso, durante l’attacco che avrebbe distrutto circa 120
case, l’esercito israeliano aveva ucciso otto palestinesi e ne aveva feriti
altri sessanta. (M.R.)
ASSEGNATO IL “PREMIO SUL CAMPO RAOUL FOLLEREAU
2003” NELL’ANNO
CENTENARIO
DELLA MORTE DELL’UOMO CHE, NELLA SECONDA META’
DEL
SECOLO SCORSO, HA CORAGGIOSAMENTE INIZIATO LA LOTTA ALLA LEBBRA:
TRA I
PREMIATI IL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY, PROMOTORE DI PACE
ROCCA DI PAPA (ROMA). = L’edizione del “Premio sul campo
Raoul Follereau - speciale centenario –
2003” sarà assegnato per la pace al cardinale Roger Etchegaray, presidente
emerito dei Pontifici consigli giustizia e pace e cor unum; per la tutela dei
diritti umani al People’s health movement, e per l’informazione
all’agenzia di stampa Misna. La cerimonia di consegna si svolgerà durante il convegno
nazionale dell’ “Associazione italiana amici di Raoul Follereau” (AIFO) in
programma il 25 e 26 ottobre prossimi a Rocca di Papa, alle porte di Roma. Dal
1986 l’Aifo assegna i “Premi sul campo Raoul Follereau” a uomini e donne che
hanno trasformato ideali e valori in energia, azioni ed esperienze. L’Aifo
parte delle 22 associazioni presenti in tutto il mondo ispirate all’operato di
Raoul Follereau, l’uomo che, nella seconda metà del secolo scorso, ha saputo
ingaggiare una battaglia che per molti anni nessuno aveva mai osato immaginare:
la lotta alla lebbra. (M.R.)
APPELLO DEI VESCOVI DEGLI STATI UNITI AI CATTOLICI
IN VISTA DELLE PRESIDENZIALI DEL 2004: I PRESULI INVITANO GLI ELETTORI A
GUARDARE “L’INTEGRITA’ MORALE” DEI CANDIDATI ALLA CASA BIANCA
WASHINGTON.
= I vescovi statunitensi, in prossimità delle elezioni presidenziali del 2004,
invitano i fedeli a votare responsabilmente, facendo attenzione agli orientamenti
dei candidati rispetto agli insegnamenti della Chiesa, alla loro “integrità
morale” e capacità politica, rifiutando di essere strumentalizzati a fini propagandistici
dai politici in corsa per la Casa Bianca. Nell’attuale clima politico, la Chiesa negli Stati Uniti deve essere “impegnata,
non usata”. In un documento pastorale pubblicato ieri dalla Commissione
amministrativa intitolato: “Cittadinanza fedele: un appello cattolico alla
responsabilità politica”, si fa riferimento alla nota della Congregazione per
la dottrina della fede circa l’impegno dei cattolici nella vita politica. Nello
scritto, che sarà diffuso nelle parrocchie degli Stati Uniti sotto forma di
opuscolo da novembre, si sottolinea che i fedeli sono chiamati a “condividere
con gli altri i loro valori, ad alzare la voce e ad usare il loro voto per
formare una società che difenda la vita
umana, promuova la famiglia, persegua la giustizia sociale e pratichi la
solidarietà”. “Una cittadinanza fedele
– annotano i vescovi - chiama i cattolici a vedere le responsabilità civili e
politiche con gli occhi della fede e a portare le nostre convinzioni etiche
nella vita pubblica”. (M.R.)
I
SALESIANI FESTEGGIANO CENTO ANNI DI PRESENZA IN AUSTRIA: IL RETTOR MAGGIORE DON
PASCUAL CHÁVEZ HA SOTTOLINEATO DI NUOVO LA MISSIONE DI DON BOSCO PER I GIOVANI,
PROTAGONISTI DELLA SOCIETA’ EUROPEA CHE STA ATTRAVERSANDO UN RAPIDO E PROFONDO
CAMBIAMENTO
VIENNA. = 1400 invitati da tutta l’Austria e dall’estero
hanno festeggiato i cento anni della presenza salesiana nel loro Paese. “Crediamo che la gioventù è il vero
tesoro della società e della Chiesa. I giovani non devono essere solo
spettatori ma protagonisti soprattutto per l’Europa che si trova nel mezzo di
un profondo e rapido cambiamento”: con queste parole, don Pascual Chávez,
rettor maggiore della Congregazione salesiana ha ringraziato per le attività
che la Famiglia Salesiana svolge in Austria e ha sottolineato gli sforzi dei
laici: “Siamo chiamati insieme ai sacerdoti, alle maestre e ai maestri, e a tutte
le persone di buona volontà a impegnarci uniti perché possiamo realizzare la
missione affidataci da Don Bosco”, ha detto don Chávez. I cento anni della presenza
salesiana in Austria sono stati accompagnati e arricchiti dai 75 anni di quella
delle Figlie di Maria Ausiliatrice, le suore di Don Bosco. La segretaria generale delle FMA, suor
Piera Cavaglià ha espresso che la cooperazione interculturale è molto
importante e che questa cooperazione è un segno della speranza. Il Rettor
Maggiore, durante il suo soggiorno in Austria, ha potuto incontrare il
cardinale Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale
austriaca, mons. Alois Kothgasser SDB, arcivescovo di Salisburgo, e mons.
Ludwig Schwarz SDB, vescovo ausiliare di Vienna. Ha inoltre incontrato i
rappresentanti della Famiglia Salesiana nella Casa Don Bosco di Vienna, nella
palestra Don Bosco di Unterwaltersdorf, nel nuovo centro parrocchiale di Linz,
a Timelkam e nella casa del noviziato di Oberthalheim. In modo particolare lo
ha colpito la buona collaborazione della Famiglia Salesiana dell’Austria,
notando la consistenza del volontariato di molti giovani in progetti Salesiani
di solidarietà missionaria. (M.R.)
QUATTRO
MORTI E 90 INFETTI E’ IL BILANCIO DELL’EPIDEMIA DI COLERA SCOPPIATA
IN QUESTI GIORNI IN TANZANIA
DAR ES SALAAM (TANZANIA). = Una nuova epidemia di colera sta
mettendo in ginocchio la popolazione della Tanzania. Il focolaio è esploso a
Dar es Salaam, capitale commerciale dello Stato africano e principale città,
provocando quattro vittime e 90 infetti che sono già sotto trattamento. “I
primi due decessi sono avvenuti domenica e gli altri due ieri”, ha spiegato
Gaston Makwembe, membro del Consiglio municipale della città. Le epidemie di
colera sono endemiche in Tanzania dove le precarie condizioni igienico –
sanitarie favoriscono la diffusione dell’infezione batterica. Secondo i dati
dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’ultimo caso grave di colera nel
Paese risale al 2001 quando la malattia provocò oltre cento infetti e tre
morti. (M.R.)
IN ANGOLA VENGONO RUBATI I TRALICCI DELL’ALTA TENSIONE: DA CIRCA
DUE SETTIMANE ALCUNE ZONE SONO SENZA CORRENTE
ELETTRICA
MA IL
RISCHIO MAGGIORE E’ UN BLACK– OUT A
TEMPO INDETERMINATO
LUANDA. = In Angola i metalli
dei tralicci che trasportano i cavi dell’alta tensione vengono sistematicamente
rubati: il materiale ferroso, dopo una breve lavorazione, viene messo in
vendita sotto forma di telai, scaffali e griglie lungo la strada per
Ndalatando, circa 270 chilometri da Luanda. La denuncia arriva dai responsabili
della provincia di Kwanza-Norte, a nord della capitale, che spiegano così la
crisi elettrica che da oltre due settimane sta creando problemi a Ndalatando. Cistóvão
Manuel João, direttore del bacino elettrico di Cambambe, ha dichiarato che la
città rischia di rimanere senza energia elettrica a tempo indeterminato. La sua
società di erogazione della corrente, ha aggiunto, non è in grado di arginare
un problema la cui soluzione spetta alla forze dell’ordine, ma avvierà comunque
una campagna di sensibilizzazione per invitare a non rubare i pezzi dei
tralicci. Durante la lunga guerra civile dell’Angola dal 1975 al 2002, erano i
ribelli a manomettere le linee dell’alta tensione di Cambambe per tagliare
l’approvvigionamento elettrico a Luanda. Un sabotaggio che, in questa
occasione, ha assunto un'altra forma. (M.R.)
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14
ottobre 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Sempre
più alto il rischio di guerra civile in Bolivia. La grande protesta popolare
per la vendita del gas nazionale è ormai sfuggita al controllo delle forze di
sicurezza: gli scontri hanno provocato soltanto ieri 23 vittime. Ma il governo
appare comunque propenso a sostenere la linea dura. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Il presidente Gonzalo Sanchez
de Lozada è deciso a non abbandonare il potere e lo ha detto chiaro e tondo
ieri nel suo breve intervento radiotelevisivo, quando ha spiegato che deve
difendere la Bolivia dalle insidie di un grande progetto sovversivo,
organizzato e finanziato dall’estero. Il capo dello Stato ha ricevuto
l’appoggio dei vertici delle forze armate. Tuttavia la partita sembra ancora
molto aperta e nelle ultime ore sono cominciate grandi manovre politiche, che
potrebbero portare a colpi di scena istituzionali. Così si interpreta la presa
di distanza del vice presidente Carlos Mesa, l’allontanamento dal governo dei
tre ministri del partito Nuova Forza Rivoluzionaria e le dimissioni del
ministro dello sviluppo economico, Jorge Torres Obleas. E la pressione sulla
gente continua: l’esercito ha inviato uomini e carri armati vicino al palazzo
presidenziale.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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Ancora violenze in Iraq.
Un'esplosione si è verificata oggi nelle vicinanze dell'ambasciata turca a
Baghdad. Lo ha annunciato la polizia irachena. Secondo le prime testimonianze,
si tratterebbe di un attentato suicida, che avrebbe causato almeno due feriti.
Proprio stanotte gli Stati Uniti avevano presentato all’Onu la nuova proposta
di risoluzione per l’Iraq: il governo provvisorio di Baghdad avrà tempo fino al
15 dicembre per definire un piano e le scadenze per il passaggio dei poteri
dalle forze d'occupazione ai rappresentanti legittimi del popolo iracheno. Se
quindi al Palazzo di Vetro - dove è stata approvata pure l'estensione della
missione del contingente internazionale in Afghanistan - si continuerà a
cercare un compromesso sulla bozza statunitense, dall’Iraq un ufficiale
americano segnala la presenza a Tikrit di Saddam Hussein.
Cominceranno sabato prossimo a
Teheran i negoziati tra le autorità iraniane e i rappresentanti dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica (Aiea). Le trattative puntano ad
un’eventuale adesione iraniana al protocollo aggiuntivo sulle verifiche
dell'Aiea che implicano un maggiore controllo sulle attività nucleari della
Repubblica islamica. Nei colloqui già in corso, gli ispettori dell’Aiea non hanno
comunque concesso a Teheran una proroga alla scadenza del 31 ottobre, entro la
quale le autorità iraniane dovranno rendere noti gli scopi dei loro progetti
sull’energia atomica.
Il governo palestinese
programma di indire elezioni nei Territori per il mese di giugno del 2004. Lo
ha annunciato oggi il ministro per i negoziati Saeb Erekat, intervistato da
‘Radio Voce della Palestina’. Erekat ha aggiunto che, per realizzare tale
progetto, Israele dovrà ritirare le sue truppe alle linee del 28 settembre del
2000, precedenti all'inizio della seconda Intifada. Di contro, le forze armate
israeliane sono di nuovo nel campo profughi di Rafah, dove la loro incursione
ha provocato almeno 4 feriti, mentre nei giorni scorsi le operazioni militari avevano
già causato almeno 8 vittime palestinesi e 1.400 senza tetto. Obiettivo delle
azioni è la distruzione dei tunnel per il passaggio di armi e munizioni attraverso
il confine tra Gaza e l’Egitto. Sentiamo Graziano Motta:
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Una
nuova situazione di emergenza, esaminata ieri dal governo palestinese
presieduto da Abu Ala. Sul piano politico e diplomatico, richiama l’attenzione
il memorandum di intese sulla definizione di alcuni grossi problemi controversi
– status di Gerusalemme, ritorno dei profughi, insediamento dei coloni – definito
da ministri palestinesi e deputati dell’opposizione parlamentare israeliana. Il
documento è stato favorito con l’assistenza tecnica, diplomatica e finanziaria
della Svizzera e dovrebbe essere firmato il mese venturo a Ginevra, ma viene disconosciuto
dal governo Sharon. D’altra parte l’Unione Europea sollecita da un lato Arafat
a dare pieni poteri di sicurezza al nuovo facente funzione di ministro degli
Interni, Hakam Balawi, e a smantellare le organizzazioni del terrorismo, e
dall’altro chiede al governo israeliano di porre fine alla costruzione del muro
di sicurezza che separa il suo territorio da quello palestinese.
Per
Radio Vaticana, Graziano Motta.
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“La
Liberia è ad una svolta: è un giorno pieno di speranza, ma anche di sfide da
affrontare”. Così Kofi Annan si rivolge al Paese africano, che con la presidenza
di Gyude Bryant inizia oggi una nuova fase: l’imprenditore – succeduto
all’esiliato Charles Taylor – avrà il compito di preparare le elezioni
democratiche del 2005. Nel suo messaggio, il segretario generale dell’Onu
chiede ai ribelli di rispettare la tregua e di iniziare rapidamente il disarmo;
al nuovo esecutivo, invece, di formare istituzioni solide, capaci di difendere
la pace e la giustizia sociale.
Al via oggi a Vienna i primi
colloqui serbo-albanesi sulla situazione in Kosovo, dopo la guerra del ‘99.
L’incontro era in forse, per l’annunciata assenza del primo ministro kosovaro
Rexhepi, ma la delegazione sarà comunque guidata dal presidente Rugova. Aperta
dal cancelliere austriaco Wolfang Schuessel, la riunione non tocca il problema
cruciale dello status politico finale della provincia balcanica a maggioranza
albanese, ma affronterà questioni legate a energia, trasporti, comunicazioni e
al ritorno di 250mila sfollati serbi. Ma a livello istituzionale che cosa c’è
ancora da mettere a posto in Kosovo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto all’esperto
di Balcani Federico Eichberg:
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R. –
Innanzitutto, gli organi politici rappresentativi delle forze sul campo, ovvero
degli albanesi-kosovari ed in parte dei serbo-kosovari, per quanto abbiano ricevuto
una formalizzazione non sono ad oggi effettivamente operativi. A decidere è
ancora l’amministrazione delle Nazioni Unite per il Kosovo, che addirittura
arriva a concludere accordi internazionali con i Paesi limitrofi, nello
specifico Macedonia ed Albania, per conto della provincia. Questo è un atteggiamento
che, nello sconcertare - come è ovvio - Belgrado e in qualche misura Podgorica,
deresponsabilizza le forze in loco. Quindi, un primo passo importante sarà
l’effettivo trasferimento dei poteri dall’Unmik - la missione Onu in Kosovo -
alle amministrazioni, espressione delle forze sul territorio. Un secondo sarà
ovviamente un impegno di queste nel tamponare le forze in qualche misura
interessate a destabilizzare la regione, attraverso una più piena
partecipazione all’ordine pubblico e alla sicurezza.
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