RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 286 - Testo della Trasmissione di lunedì 13 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa il presidente dell’Uruguay Jorge Ibanez. L’illustre ospite ai nostri microfoni

 

Nominato dal Santo Padre il nuovo presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa

 

Il 25.mo del Pontificato. La sollecitudine di Giovanni Paolo II verso i migranti e gli itineranti. Con noi, l’arcivescovo Stephen Fumio Hamao

 

Presentato in Sala Stampa Vaticana il volume “Metafisica della persona. Tutte le opere filosofiche e saggi integrativi di Karol Wojtyla”. Ai nostri microfoni, Tadeusz Styczen e Rocco Buttiglione

 

Oggi pomeriggio in Campidoglio, seduta straordinaria del Consiglio Comunale di Roma nel 25.mo anniversario dell’elezione di Karol Wojtyla a Vescovo di Roma. Il commento del sindaco Walter Veltroni

 

La globalizzazione lavori per il bene dei popoli, non solo per il profitto. Così l’arcivescovo Celestino Migliore all’Assemblea delle Nazioni Unite.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con un documento finale sulla missione della Chiesa, concluso a Dakar il Simposio dei vescovi di Africa e Madagascar.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Al via l’Anno Accademico del Pontificio Ateneo romano Sant’Anselmo, storico istituto di formazione filosofica e teologica dell’Ordine Benedettino

 

“Ho un debito con il Paese più indebitato del mondo”: è questo il titolo provocatorio della mostra che si terrà da oggi, fino al 1° novembre a Roma, in occasione dell’apertura del centro culturale giovanile “Giovanni Paolo II”

 

Affonda in Nigeria un traghetto con 150 passeggeri, imprecisato al momento il numero delle vittime

 

E’ stato ucciso in India un sacerdote cattolico, morto in seguito alle percosse ricevute per una lite su un terreno

 

Il presidente del Chad ha inaugurato l’ingresso del Paese nell’era petrolifera con l’apertura dell’impianto di produzione di Komé.

 

24 ORE NEL MONDO:

Entra nel pieno delle sue funzioni il piano di emergenza palestinese con un nuovo ministro dell’Interno

 

Ancora violenze anti-americane in Iraq – In Bolivia cresce la protesta popolare: ieri 18 morti e 50 feriti alle porte di La Paz

 

Domani, a Vienna, colloqui serbo-albanesi sul Kosovo.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

13 ottobre 2003

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DELL’URUGUAY, JORGE BATLLE IBÁÑEZ.

IL CAPO DI STATO AI NOSTRI MICROFONI: “I VALORI INDICATI DAL PAPA

SONO FONDAMENTALI PER TUTTA LA POPOLAZIONE URUGUAYANA”

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto stamani, in udienza, il presidente della Repubblica dell’Uruguay, Jorge Batlle Ibáñez, accompagnato da un seguito di dieci persone. L’incontro – come hanno riferito i giornalisti autorizzati – è durato un quarto d’ora. Dopo il colloquio privato, Ibáñez ha presentato al Papa tutti i componenti del suo seguito e il Santo Padre ha consegnato ad ognuno di loro le medaglie del pontificato. Gli ospiti uruguayani hanno offerto in dono una grande stampa, delle foto ed uno stemma del loro Paese, custodito all’interno di una cornice in legno.

 

Sulle impressioni ricavate dal presidente dell’Uruguay nel suo incontro con il Santo Padre, ascoltiamo lo stesso Ibáñez:

 

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R. –  PARA TODOS AQUELLOS…

Per tutti coloro che seguono con tanto affetto la salute di Sua Santità e gli sono vicini spiritualmente, devo dire che io l’ho trovato molto bene, molto attento. Mi ha fatto una serie di domande a proposito dell’Uruguay. Ricordava perfettamente le due date, dell’’87 e dell’’88, in cui era stato in Uruguay. Ricordava  inoltre chi era allora il presidente. Mi ha fatto domande riguardanti la situazione generale del Paese, sulla situazione sociale, sulla situazione economica. Quando gli ho fatto presente che il governo è contrario a tutte le leggi che facilitino l’aborto ha fatto una riflessione a proposito del tema. Nonostante le difficoltà dovute all’immobilità, alla rigidezza dovuta a certi tipi di medicine, che si prendono nel caso di persone sofferenti del morbo di Parkinson, per il resto l’ho trovato assolutamente normale. Ho incontrato un uomo attento, sveglio, ricettivo, interessato, come lo abbiamo sempre visto ogni volta che è stato in Uruguay o attraverso la televisione, durante i suoi infaticabili giri intorno al mondo.

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Il capo di Stato uruguayano ha poi rimarcato il contributo dei valori morali indicati dal Papa per la popolazione del suo Paese.

 

 

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R. -  FUE UNA OPORTUNIDAD…

E’ stata un’opportunità molto significativa e molto importante, perché i valori morali che Sua Santità ha posto come centro di tutte le sue prediche, di tutte le sue attività, durante i 25 anni del suo Pontificato, che si celebrerà il prossimo giovedì, sono valori morali fondamentali per tutti, per la nostra fede e la nostra condotta.

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Il programma della visita in Italia del capo di Stato uruguayano, presidente di turno del Mercosur, il mercato comune del Sud America, prevede domani gli incontri con il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e con i presidenti dei due rami del Parlamento, Marcello Pera e Pierferdinando Casini. Mercoledì mattina, Ibáñez incontrerà, inoltre, il sindaco di Roma, Walter Veltroni, ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

 

Aprendo un breve scorcio nella recente storia dell’Uruguay, le due visite del Papa nel Paese del Sud America costituiscono certamente due momenti particolarmente significativi. Giovanni Paolo II ha visitato lo Stato dell’America Latina nel 1987, in occasione del suo 33.mo viaggio apostolico intercontinentale e nel 1988 per il suo 37.mo viaggio oltre i confini italiani.

 

Nella sua prima visita in Uruguay Giovanni Paolo II si è fermato per poche ore a Montevideo, città dove era stato precedentemente firmato il documento con cui, grazie alla mediazione pontificia, Cile ed Argentina rinunciavano alla forza per risolvere la loro delicata controversia sui territori della zona australe. “La storia del vostro popolo – ha affermato il Papa nel 1987 rivolgendosi alla popolazione ed alle autorità civili e religiose che lo hanno accolto al suo arrivo nella capitale uruguayana - è profondamente legata alla storia della proclamazione e della diffusione del Vangelo in America”.

 

L’anno successivo, nel suo secondo viaggio apostolico in Uruguay, presentandosi come “padre, fratello e amico”, il Papa ha ricordato che l’Uruguay, nel corso della sua storia, è stato terra di incontro per gruppi di diversa appartenenza etnica, religiosa e sociale.

 

Nel Paese, che ha una popolazione di circa 3 milioni  e 300 mila persone, gli oltre due milioni e mezzo di cattolici sono attualmente assistiti da una quindicina di vescovi e da oltre cinquecento sacerdoti.

 

 

ALTRE UDIENZE DI OGGI E NOMINA DI CURIA.

PROVVISTA DI CHIESA IN SCOZIA, RINUNCIA E SUCCESSIONE IN USA

 

Il Papa ha ricevuto nel corso della mattinata due rappresentanti pontifici: l’arcivescovo italiano Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Messico, e l’arcivescovo francese Christophe Pierre, nunzio apostolico in Uganda.

 

Il Santo Padre ha accolto la rinuncia all’ufficio di presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, presentata dall’arcivescovo Francesco Marchisano, che sarà creato cardinale nel Concistoro del prossimo 21 ottobre. Il Pontefice ha quindi nominato presidente della stessa Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa il prelato mons. Mauro Piacenza, finora sottosegretario della Congregazione per il Clero, elevandolo alla dignità vescovile. Nato a Genova nel 1944, mons. Piacenza è stato tra l’altro assistente diocesano del Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale, nonché docente di cultura contemporanea e di storia dell’ateismo presso l’Istituto Superiore Ligure di Scienze Religiose.

 

In Scozia, il Pontefice ha nominato vescovo di Aberdeen il canonico Peter Antony Moran, 68enne, del clero locale, di cui è stato finora amministratore diocesano.

 

Negli Stati Uniti d’America, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grand Rapids, presentata dal vescovo mons. Robert J. Rose, in conformità alla norma canonica relativa ad “infermità o altra grave causa”. Gli succede il presule mons. Kevin M. Britt, finora vescovo coadiutore della stessa sede.

 

 

IL SALUTO DEL PAPA IERI SERA AI SUOI CONNAZIONALI

ATTRAVERSO LA TELEVISIONE POLACCA

 

“Dio mi ha concesso di arrivare ai 25 anni di pontificato. Ringrazio Dio e gli uomini”. Con queste parole, Giovanni Paolo II si è rivolto ieri sera ai suoi connazionali presenti nella Sala Clementina in Vaticano, per una trasmissione organizzata dal primo canale della televisione di Stato polacca. Il Papa è apparso per pochi minuti, accompagnato sulla sua poltrona mobile, ha salutato e poi benedetto i presenti, tornando subito dopo nel suo appartamento.

 

In tutta la Polonia si è celebrata ieri la “Giornata del Papa”, indetta dall’episcopato e solennizzata per il 25.mo di Pontificato. Messe e concerti hanno caratterizzato i festeggiamenti, che continueranno fino al 4 novembre con una conferenza nazionale sull’opera di Giovanni Paolo II dall’elezione alla Cattedra di Pietro.

 

 

25 ANNI DI PONTIFICATO: LA SOLLECITUDINE DEL PAPA

VERSO I MIGRANTI E GLI ITINERANTI.

CON NOI L’ARCIVESCOVO STEPHEN FUMIO HAMAO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Giovanni Paolo II, durante i 25 anni del suo Pontificato, ha voluto avvicinarsi a tutte le genti in ogni parte del mondo, facendosi pellegrino e grande testimone di quella mobilità che sempre più segna l’evolversi frettoloso dei tempi. Al Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che si occupa di tutte le persone in mobilità, il Santo Padre ha rivolto ogni anno, nei suoi vari Messaggi, l’invito a migliorare la vita umana e cristiana dei fratelli e delle sorelle migranti e a combattere ogni forma di razzismo e xenofobia. Più volte ha levato la sua voce accorata a favore delle centinaia di migliaia di rifugiati e sfollati affinché possano trovare solidale accoglienza e ospitalità e mantengano sempre viva la speranza. Ascoltiamo il presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Fumio Hamao:

 

“Ai marittimi e alle loro famiglie, provati da lunghi periodi di lontananza e da condizioni di lavoro e di vita difficili, ha voluto dedicare la lettera apostolica Stella Maris. Agli zingari ha fatto sentire il suo sostegno di Padre invitando più volte gli operatori pastorali a incrementare la comprensione e la solidarietà verso questo popolo tanto provato dalla storia, e ad eliminare ogni diffidenza nei loro confronti. Al mondo dei Circhi e dei Luna Park ha chiesto di incrementare l’amicizia fra gli uomini, nell’esercizio del loro lavoro, nella festa e nello spettacolo. Alle centinaia di milioni di turisti, a quanti lavorano nei servizi legati a questa industria, a coloro che ne pagano le conseguenze per la persona, la cultura, la morale o la tradizione, ha rivolto il suo Messaggio per l’annuale Giornata del Turismo, sottolineando, di volta in volta, i problemi più urgenti e invitando al dialogo e al rispetto. Agli studenti, che compiono i loro studi in un Paese straniero, ha chiesto di prepararsi adeguatamente per offrire anche un contributo effettivo allo sviluppo del Paese di origine”.

 

Il Pontificio Consiglio, come frutto dell’Anno del Rosario, ha preparato un testo per la recita di questa preghiera, tanto cara al Santo Padre e alla Chiesa, formulando per ogni mistero (o decina di Ave Maria) speciali intenzioni per i migranti, i rifugiati, gli studenti esteri, i nomadi, circensi e fieranti, per il mondo del mare, dell’aviazione civile, del turismo, dei pellegrinaggi e della strada. Siamo fiduciosi – ha detto mons. Fumio Hamao – che questo piccolo dono costituirà un sostegno e uno stimolo alla preghiera.

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IL GRANDE AMORE DI GIOVANNI PAOLO II PER LA FILOSOFIA

RIPERCORSO IN UN LIBRO CHE RACCOGLIE LE OPERE FILOSOFICHE

DI KAROL WOJTYLA.

 STAMANI, NELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE,

LA PRESENTAZIONE CON I CURATORI DEL VOLUME

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Giovanni Paolo II e la filosofia: un binomio eccezionale che trova ora un significativo compendio nel volume “Metafisica della persona” - raccolta di tutte le opere filosofiche e dei saggi integrativi del Papa - edito per i tipi di Bompiani. L’importante pubblicazione è stata presentata, stamani, alla Sala Stampa della Santa Sede. Ad illustrare il lavoro editoriale, i curatori del volume – il prof. Giovanni Reale e il prof. Tadeusz Styczeń – e il ministro Rocco Buttiglione, già docente di filosofia al Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” della Lateranense. Nel suo intervento, il prof. Reale ha messo l’accento sulla centralità, nella filosofia di Karol Wojtyla, della persona e dell’amore inteso come dono. Quindi, ha sottolineato come il Papa abbia sempre indicato che la Chiesa “non propone una propria filosofia né canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre”. La filosofia procede, infatti, secondo suoi metodi e quindi ha una sua autonomia rispetto alla fede. Non è compito, pertanto, del Magistero della Chiesa, ha aggiunto illustrando il pensiero del Papa, “quello di creare una propria filosofia, ma, piuttosto, quello di reagire contro quelle tesi filosofiche che portano alla negazione del dato rivelato e privano la fede dello spazio che le è proprio”. Il prof. Reale non ha, peraltro, mancato di raccontare un aneddoto per evidenziare la grande passione per gli studi filosofici che sempre ha animato il Pontefice:

 

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All’inizio degli anni Novanta, mi telefonò il decano della Facoltà di filosofia del Laterano, dicendomi che il Sommo Pontefice avrebbe gradito, nel caso che io fossi d’accordo, ricevere la “Metafisica” di Aristotele e le opere sulla “Metafisica” da me curate e ripubblicate in quel momento. Stupito della richiesta, ho risposto che tali opere io le avevo già inviate in Vaticano. Il decano mi disse: “Quelle opere sono andate in Biblioteca, ma il Pontefice, quando ritorna stanco dai suoi faticosi viaggi, si riposa leggendo la ‘Metafisica’ di Aristotele e la ‘Somma’ di Tommaso, sottolineando e annotando i testi”. Gli amici mi hanno informato che anche quando era cardinale a Cracovia, nei pochi giorni di riposo, convocava filosofi per discutere di filosofia. E lo stesso ha continuato a fare nelle sue vacanze a Castel Gandolfo.

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Ha così preso la parola il prof. Styczeń, alunno di Karol Woytjla, e poi suo successore alla cattedra di Etica all’università cattolica di Lublino. L’accademico polacco ha voluto rivolgere un’attenzione particolare allo straordinario valore della prima enciclica di Giovanni Paolo II: 

 

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Da subito il Papa affascina il mondo intero con l’affermazione centrale della sua prima enciclica “Redemptor hominis”: l’uomo è la via della Chiesa. Sì: perché la Chiesa di Cristo è appunto questo, la via dello stesso Cristo verso ciascuno di noi, la via del Dio-uomo verso ciascun uomo a motivo di ciascuno di noi.

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Tutto improntato sul rapporto tra Chiesa e modernità l’intervento del prof. Buttiglione, che si è soffermato sull’eredità del Concilio Vaticano II nel pensiero e nell’opera di Papa Wojtyla:

 

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Questa filosofia è pensata come strumento per rendere culturalmente attivo il fermento del Concilio. Una Chiesa la quale non si sottomette alla modernità accettando il relativismo etico, e tuttavia si riconcilia con la modernità e dice alla modernità che Cristo salva ‘anche’ la modernità, i valori veri della modernità; completamente separati dall’idea di verità, sono condannati a decadere.

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Grande gioia per la pubblicazione del volume è stata espressa da Ferruccio De Bortoli, amministratore delegato di Rcs Libri di cui fa parte anche la Bompiani. A margine della conferenza stampa, De Bortoli ha affermato che il pensiero del Papa sui temi dell’amore e della responsabilità “è uno degli insegnamenti più alti” del pontificato di Giovanni Paolo II.

 

La Prefettura della Casa Pontificia ha intanto reso noto stamani che giovedì 16 ottobre 2003 alle ore 11 nell’Aula Paolo VI, Giovanni Paolo II firmerà l’Esortazione apostolica post-sinodale sul ministero dei vescovi “Pastores gregis”, alla presenza del Collegio cardinalizio e dei membri della Curia Romana.

 

Quanti lo desiderano, possono partecipare al solenne atto, entrando nell’Aula Paolo VI dalle ore 9,30 senza bisogno di biglietti d’ingresso.

 

 

LA CITTA’ DI ROMA IN FESTA CELEBRA IL 25.MO DI ELEZIONE DEL SUO VESCOVO.

 OGGI POMERIGGIO IN CAMPIDOGLIO, SEDUTA STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO COMUNALE PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Il popolo di Roma e Giovanni Paolo II uniti, ancora una volta, in un grande abbraccio. Un momento emozionante per celebrare il 25.mo dell’elezione di Karol Wojtyla a Vescovo di Roma. Per la storica occasione, dunque, si terrà oggi pomeriggio una seduta straordinaria del Consiglio comunale nella storica cornice dell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio.

 

L’evento avrà inizio alle ore 15 con l’introduzione del presidente dell’assemblea consiliare, Giuseppe Mannino. Quindi, il giornalista Piero Schiavaz-zi presenterà il video Dona Nobis Pacem, che, in 12 minuti e mezzo, (trenta secondi per anno) ripropone i passaggi salienti del Pontificato, attraverso sug-gestive immagini, accompagnate dalle musiche di Stelvio Cipriani. Il video, rea-lizzato dal Centro Televisivo Vaticano, in collaborazione con Telepace è il leit-motiv di 25 manifestazioni per il 25.mo di pontificato, promosse dal ministero italiano degli Affari Esteri.

 

A seguire, l’attore Massimo Ghini leggerà un brano del discorso pronunciato da Giovanni Paolo II, in occasione della visita in Campidoglio, il 15 gennaio del 1998. Sarà, poi, la volta del saluto del cardinale vicario Camillo Ruini, del sottosegretario agli Esteri, Mario Baccini e del sindaco di Roma, Walter Veltroni. La cerimonia - che si concluderà sulle note della canzone “Un uomo venuto da lontano”, interpretata da Amedeo Minghi - avrà un ultimo momento significativo con la consegna al cardinale Ruini dei doni della città al Pontefice. Ma a pochi minuti da questo momento straordinario il sindaco di Roma, Walter Veltroni, al microfono di Luca Collodi, commenta l’avvenimento:

 

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E’ in un’occasione straordinaria: sono 25 anni di Pontificato e abbiamo pensato fosse giusto che la città di Roma dedicasse al Papa un atto di omaggio, di ringraziamento, anche – volendo – con meno formalità e un po’ più di affetto di quello che di solito riveste queste circostanze ufficiali. C’è veramente un grande rapporto di affetto della città nei confronti di questo pontefice. Questo pontefice è venuto da lontano, però è venuto così vicino al cuore dei romani. Lo abbiamo visto in 300 parrocchie romane, lo abbiamo sentito sempre vicino alla città ... Io ricorderò sempre il momento in cui gli abbiamo portato la cittadinanza onoraria e lui l’ha accettata ed era anche molto divertito all’idea di diventare cittadino di Roma. Quindi, per tutti questi motivi ed insieme per il significato del suo pontificato, per il messaggio che sui temi della pace, sui temi della persona, sui temi della lotta alla povertà il Papa ha costantemente inviato, noi abbiamo sentito necessario questo atto da parte del Consiglio comunale di Roma, un atto di riconoscimento e di ringraziamento.

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CERCARE I MEZZI CONCRETI PERCHE’ LA GLOBALIZZAZIONE LAVORI

 PER IL BENE DEI POPOLI E NON SOLO PER IL PROFITTO: IL RICHIAMO

 DI MONS. MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU, NELL’INTERVENTO ALLA PLENARIA DELLA 58ESIMA ASSEMBLEA

- Servizio di Fausta Speranza -

 

 

Bisogna cercare  mezzi concreti per far si che la globalizzazione lavori per il bene dei popoli e non solo per il profitto: è questo il significato della riflessione dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, nell’intervento fatto nell’ambito della Plenaria della 58esima Assemblea delle Nazioni Unite, la settimana scorsa a New York. Il servizio di Fausta Speranza.

 

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Lo sviluppo concepito come investimento per il bene comune. E’ il principio che mons. Migliore ha ricordato come un’eredità dell’incontro tra capi di Stato e di governo organizzato dalle Nazioni Unite nel 2000 e intitolato millennium summit. Proprio perché proiettato al nuovo millennio, il documento finale fissava una scadenza: il 2015. Era l’indicazione di un termine per la verifica degli obiettivi indicati, che si possono riassumere ricordando la difesa dei valori etici, del principio di equità, la lotta all’esclusione, la considerazione della sicurezza, la costruzione di uno sviluppo sostenibile. Il meccanismo della verifica dovrebbe “prendere in considerazione il commercio internazionale e il sistema finanziario per chiedersi se offrono un contributo a quegli obiettivi” sui quali si sono detti tutti d’accordo.

 

Da parte sua, mons. Migliore ha indicato una via precisa: smettere di pensare in termini di aspirazioni ma concepire un percorso concretamente percorribile. Significa “trovare una efficace struttura legislativa e istituzionale per più forti scelte governative”. E per fare questo - ha aggiunto - “la comunità internazionale dovrebbe mettere in discussione certe idee consolidate circa gli equilibri politici, la giustizia sociale, la libertà”. Dovrebbe avere il coraggio di ridisegnare tutto alla luce di “un progetto politico coerente che sia incisivo in un mondo dove il potere è esercitato su scala transnazionale e dove i rischi riguardano tutti i popoli della terra”. Tra questi spiccano insicurezza e terrorismo ma anche il dramma del degrado ambientale. E’ chiaro che in gioco ci sono il futuro stesso dell’umanità e delle risorse ambientali. Se si guarda al domani, sono i bambini “il tesoro più prezioso”, da amare e rispettare. Mons. Migliore, ricordando che nel 1946 nasceva l’Unicef, quale Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per l’Emergenza riguardante i minori, ha espresso un richiamo forte ad assumersi la responsabilità di constatare che l’emergenza è tutt’altro che superata.  Troppi bambini restano vittime della povertà o dei traffici di esseri umani, insieme con troppe donne. In questa prospettiva rientra la centralità dell’educazione. Rappresenta l’investimento più opportuno - ha spiegato mons. Migliore – ma solo se  la conoscenza  si fa consapevolezza e rispetto per l’identità culturale di un altro popolo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con il testo dell’Angelus, il titolo “Nel mistero dell’Incarnazione abbracciai tutto il futuro del Pontificato”.

Continua il commosso e trascinante dialogo del Santo Padre con i giovani “Voi siete la mia speranza”.

Riguardo al fondamentale tema “L’Europa o è cristiana o non è Europa”, un passo del messaggio del Papa al vescovo di Assisi: “E’ necessario che il continente europeo sappia spendere con generosità il suo ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di Cristo”.

 

Nelle vaticane, il citato messaggio al vescovo di Assisi, ed il messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso dei cattolici laici dell’Europa dell’Est.

La Santa Messa del legato pontificio, cardinale Angelo Sodano, nell’ambito delle celebrazioni, ad Anagni, per il VII centenario della morte di Papa Bonifacio VIII.

 

Nelle estere, il resoconto della nuova strage perpetrata nel cuore di Baghdad.

L’intervento della delegazione della Santa Sede alla sessione plenaria della 58.ma Assemblea generale dell’Onu.

L’intervento della Santa Sede alla 25.ma Conferenza dei ministri europei della Giustizia, a Sofia.

 

Nella pagina culturale, si segnala che è in questi giorni nelle librerie il libro del cardinale Joseph Ratzinger dal titolo “Fede, verità e tolleranza”. Viene pubblicata la premessa dell’autore.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria e delle pensioni.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

13 ottobre 2003

 

 

CON UN DOCUMENTO FINALE CONCLUSI A DAKAR, IN SENEGAL, I LAVORI

DEL SIMPOSIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DI AFRICA E MADAGASCAR (SECAM)

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

Con una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, si sono conclusi ieri, in Senegal, i lavori della 13.ma Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. La Messa è stata celebrata sulla spianata del Santuario di Popenguine, a 70 chilometri dalla capitale del Senegal, Dakar, santuario dove Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale nel Paese africano nel 1992 era andato a venerare la Madonna. Al solenne rito hanno preso parte, oltre a migliaia di fedeli venuti da tutto il Paese, rappresentanti dello Stato, fra cui 4 ministri, autorità civili e militari. Alla concelebrazione, intorno al cardinale Sepe, erano presenti altri 4 porporati, una quarantina di vescovi ed una sessantina di sacerdoti.

 

Nella sua Omelia il cardinale Sepe ha richiamato, tra l’altro, il mandato missionario di Cristo e la chiamata di ogni cristiano a far rispecchiare, attraverso la sua vita, il volto di Cristo nel mondo, malgrado le difficoltà di ogni genere. Alla celebrazione della Messa era presente per noi il padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese Africa della nostra emittente. 

 

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In un’Africa ferita dalla divisione, dalla violenza, dall’esclusione etnica, dalla guerra, il prefetto di Propaganda Fide ha esortato i fedeli ad essere ‘pietre vive nella costruzione della Chiesa famiglia di Dio’, fondata sulla fratellanza al di là dei legami di sangue, di etnia e di ogni particolarismo; ad essere artefici di unità di pace e di giustizia cominciando nel proprio ambiente, cioè dalla famiglia e dall’ambiente di lavoro.

 

Egli ha invitato i vescovi a promuovere una solidarietà pastorale organica, che è una delle priorità del Secam e che è la base della formazione di tutti gli agenti pastorali che hanno contribuito alla vita e alla missione della Chiesa in Africa e nel mondo. Le sfide della missione oggi, in Africa, sono numerose e difficili, e la credibilità della Chiesa, nell’affrontare queste sfide, dipende dalla testimonianza di vita esemplare di tutti, vescovi, sacerdoti e religiosi, dipende dai laici dinamici e maturi, dai genitori profondamente credenti, da educatori consapevoli delle loro responsabilità e dai dirigenti politici che hanno un profondo senso morale, come ha ribadito il cardinale Sepe. La processione di ingresso e delle offerte e altri momenti della Messa sono stati sottolineati da coreografie inculturate.

 

In un comunicato finale i vescovi hanno ribadito la necessità del Secam e precisato i suoi obiettivi, cioè promuovere meglio la missione della Chiesa in Africa, in Madagascar e nelle Isole, incoraggiando e sviluppando i contatti necessari tra le Conferenze episcopali e coordinando le loro attività. Per raggiungere tali obiettivi hanno adottato dei nuovi statuti per la loro organizzazione. Infine, visto la gravità e l’urgenza dell’Aids da cui è afflitto il Continente, l’Assemblea ha deciso di pubblicare, nel mese di novembre prossimo, un importante messaggio accompagnato da un piano di azione e di orientamenti pastorali su questa tragica questione.

 

Da Dakar, nel Senegal, Joseph Ballong, Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

13 ottobre 2003

 

SI APRE OGGI L’ANNO ACCADEMICO 2003–2004

AL PONTIFICIO ATENEO SANT’ANSELMO

DI ROMA, STORICO ISTITUTO DI FORMAZIONE TELOGICA E FILOSOFICA

PER GLI STUDENTI DELL’ORDINE DEI BENEDETTINI

 

ROMA. = Si inaugura oggi pomeriggio l’anno accademico 2003–2004 al Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma. La vita benedettina, fin dal VI secolo, si è sempre caratterizzata per il sapiente equilibrio tra preghiera e meditazione della Sacra Scrittura. Sant’Anselmo d’Aosta, abate del monastero di Bec, definì il proprio lavoro “fede che si pone alla ricerca della ragione”. A questa sapienza cristiana si ispirano gli studi che vengono condotti presso l’ateneo. L’istituto affonda le sue radici nel 1687 quando, Innocenzo XI, con la costituzione apostolica Inscrutabili, lo erigeva come Istituto di studi teologici della Congregazione di San Benedetto. Fu rifondato nel 1887 da Leone XIII con il fine di equiparare la formazione teologica degli studenti provenienti da tutte le congregazioni benedettine, tramite le tre facoltà di Teologia, Filosofia e Diritto Canonico. Il diritto di conferire i gradi accademici, concesso da Leone XIII  nel 1891, fu rinnovato da Pio X con il “Motu Proprio” Praeclara inter opera del 1914, stabilendo che il Collegio Sant’Anselmo, come le altre Accademie esistenti potesse conferire tutti i gradi accademici in Filosofia, in Sacra Teologia e in Diritto Canonico agli alunni del clero secolare e regolare. Nel gennaio del 1933 Pio XI conferì all’Istituto il titolo di “Pontificio”. Attualmente l’istituto si qualifica come centro internazionale di studi: vengono offerte una formazione istituzionale nelle discipline filosofiche e teologiche e specializzazioni in Filosofia e Mistica, Studi monastici, Teologia sacramentaria, Storia della teologia e liturgia. Nella cerimonia di apertura interverrà il rettore magnifico dell’ateneo, padre Albert Schmidt. (M.R.)

 

 

IN OCCASIONE DELL’APERTURA DEL CENTRO CULTURALE GIOVANILE

 “GIOVANNI PAOLO II” A ROMA, SI TERRA’ LA MOSTRA FOTOGRAFICA

 “HO UN DEBITO CON IL PAESE PIU’ INDEBITATO DEL MONDO”

CON IMMAGINI SCATTATE NELLE MISSIONI DELLA TANZANIA

 

ROMA. = “Ho un debito con il paese più indebitato del mondo”: è questo il titolo provocatorio della mostra che si terrà da oggi fino al 1° novembre a Roma, in occasione dell’apertura del centro culturale giovanile “Giovanni Paolo II”, voluto dal Servizio diocesano per la Pastorale giovanile. Con le foto di Cristian Gennari e le parole di Gianluigi De Palo, il percorso fotografico racconta l’esperienza che alcuni ragazzi romani hanno fatto nel 2001 in Tanzania. La mostra vuole descrivere il sorriso e la speranza dell’Africa, vera ricchezza di questo Paese, focalizzando l’attenzione sulla corresponsabilità nei suoi confronti e sul tema della globalizzazione e dell’integrazione dei popoli. L’idea di realizzare la mostra nasce dall’esigenza di stimolare l’attenzione verso problemi molto più vicini a noi di quanto si creda. Attraverso contatti con le scuole medie della capitale sarà possibile fare percorsi di educazione alla mondialità e alla pace, contemporaneamente alla realizzazione di microprogetti di solidarietà per l’Africa, attraverso proposte di varie associazioni. La mostra è già stata allestita in diverse città oltre che nelle otto facoltà dell’Università “Roma Tre”, in alcune scuole romane e in molte parrocchie. All’evento interverranno mons. Mauro Parmeggiani, direttore del centro per la Pastorale giovanile, Claudio Cecchini, assessore provinciale, e Claudia Koll, testimonial del Volontariato internazionale per lo sviluppo, la ong dei salesiani. (M.R.)

 

 

UNA NAVE–PASSEGGERI E’ AFFONDATA NEL FIUME BENUE IN NIGERIA:

CINQUANTA PERSONE SONO STATE TRATTE IN SALVO MENTRE E’ IMPRECISATO

 IL NUMERO DEI DISPERSI. LA CROCE ROSSA NIGERIANA STA TENTANDO

DI RECUPERARE EVENTUALI SUPERSTITI E I CORPI DELLE VITTIME

 

NUMAN (NIGERIA). = Un traghetto è affondato nella Nigeria orientale: circa cinquanta persone sono state tratta in salvo ma molte altre risultano scomparse. Secondo la Croce rossa nigeriana, il traghetto stava solcando il fiume Benue, circa 700 chilometri ad est della capitale Abuja, diretto da Numan, nello Stato dell’Adamawa, a Jen, nello Stato Taraba. L’imbarcazione trasportava dai 100 ai 150 passeggeri. Durante la navigazione ha urtato uno dei piloni del ponte Numan. Nell’impatto il traghetto, carico di carburante e cemento, si è capovolto. I soccorritori si sono attivati per cercare di salvare i superstiti e recuperare i cadaveri dei passeggeri annegati nel fiume: al momento dell’incidente era in piena perché era stata rilasciata acqua dalla diga di Loddu. In Nigeria si verificano di frequente episodi di questo tipo, soprattutto a causa del cattivo stato di molte navi-passeggeri. (M.R.)

 

 

E’ STATO UCCISO IN INDIA UN SACERDOTE CATTOLICO, MORTO IN SEGUITO

ALLE PERCOSSE RICEVUTE PER UNA LITE SU UN TERRENO.

RICEVEVA DA MESI MINACCE DAI FONDAMENTALISTI INDU’:

LE ORGANIZZAZIONI CATTOLICHE CHIEDONO PIU’ PROTEZIONE AL GOVERNO

PER LE MINORANZE

 

BANGALORE (INDIA). = Un sacerdote cattolico indiano di 52 anni, don Sanjeevananda Swami, è stato assassinato nello Stato indiano del Karnataka. Il fatto è avvenuto il 7 ottobre nella cittadina di Kolar, a un centinaio di chilometri da Bangalore, ma solo ieri se n’è avuta notizia. Don Sanjeevananda Swami, secondo le prime ricostruzioni, avrebbe avuto una lite con alcuni vicini per un terreno. In seguito alla disputa, un gruppo di venti persone lo avrebbe inseguito e raggiunto nel villaggio dove il sacerdote aveva trovato rifugio. Gli aggressori lo hanno picchiato violentemente e lasciato a terra in fin di vita. È morto per i traumi riportati mentre veniva trasportato in ospedale. Le organizzazioni cattoliche chiedono un’inchiesta che faccia luce sull’omicidio, per proteggere le minoranze: nei mesi precedenti il prete era stato minacciato da alcuni estremisti indù. Il sacerdote veniva da una famiglia cristiana del Kerala, nota per le numerose vocazioni religiose. Era stato ordinato nel 1993 e aveva istituito un ashram, luogo di preghiera e di meditazione di origine induista, “adottato” da alcuni monaci cattolici e oggi molto diffuso. (M.R.)

 

 

IL PRESIDENTE DEL CHAD HA INAUGURATO L’INGRESSO DEL PAESE

NELL’ERA PETROLIFERA CON L’APERTURA  DELL’ IMPIANTO DI PRODUZIONE DI KOME’: LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE SONO PREOCCUPATE PER LA GESTIONE DEI PROVENTI

 

N’DJAMENA. = Il presidente del Chad ha inaugurato da pochi giorni l’impianto di produzione di petrolio di Komé, nel sud del Paese. Con una produzione prevista di 225 mila barili di petrolio al giorno, è iniziato il progetto di sfruttamento dell’immenso giacimento in collaborazione con il Camerun, causando un vespaio di polemiche e contestazioni. Le organizzazioni non governative hanno proclamato la giornata del ‘lutto nazionale’ per manifestare la loro preoccupazione sul possibile utilizzo dei proventi del petrolio. I guadagni saranno gestiti dal consorzio americano-malese con  la partecipazione dei giganti della produzione del petrolio che hanno investito 3 miliardi e 700 milioni di dollari pur di assicurarsi le abbondanti riserve del Chad per i prossimi 25 anni. Il governo di N’Djamena ha partecipato al progetto con 1,8 miliardi di dollari, arrivati grazie all’intervento approvato nel 2000 dalla Banca Mondiale: l’istituto finanziario di Washington vigilerà con attenzione la gestione dell’enorme flusso di denaro che arriverà nelle disastrate casse dello Stato africano. Il timore, espresso dalle organizzazioni in difesa dei diritti umani ma anche da alcuni diplomatici, è che il ‘tesoro nero’, 900 milioni di barili di petrolio, possa rafforzare sul piano economico la potenza militare del presidente Deby, che oggi con i 30 mila uomini del suo esercito è uno dei più forti dell’intero Centrafrica. Da tempo organizzazioni umanitarie denunciano le violazioni del regime di Deby, che guida un Paese di 10 milioni di abitanti, dove la media della popolazione ‘sopravvive’ con meno di un dollaro al giorno  e con un reddito pro-capite di  250 dollari. (M.R.)

 

 

IN INDONESIA LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA STRADA, AL CONFINE CON LA MALAYSIA, REGALERA’ UN NUOVA PARROCCHIA AI MISSIONARI CHE SI IMPEGNANO

 NELLA EVANGELIZZAZIONE DELLE TRIBU’ ‘DAYAK’

 

SINTANG (INDONESIA). = Al confine tra Indonesia e Malaysia, nel Borneo indonesiano sorgerà presto una nuova parrocchia della diocesi di Sintang, punto di riferimento per l’evangelizzazione degli indigeni dayak. La parrocchia sorgerà in concomitanza con la costruzione di una nuova strada che il governo di Giacarta sta ultimando nelle regioni del Kalimantan occidentale e orientale, lungo il confine indo–malaysiano. La nuova chiesa servirà alla cura pastorale degli abitanti della zona, i dayak appunto, etnia autoctona del Borneo con credenze animiste: il popolo è diviso in numerose tribù sparse nella foresta che vivono di caccia e di agricoltura. Il governo di Giacarta ha deciso di costruire la strada per facilitare l’evangelizzazione dell’area. Il Borneo, che in lingua indonesiana significa “fiume di diamanti”, è la regione più vasta dell’Indonesia. I trasporti sono fluviali e nei villaggi non ci sono telefoni né linee elettriche. I missionari e i catechisti visitano i villaggi, annunciano il messaggio cristiano parlando con i capi tribù. La Chiesa è molto impegnata nel sociale, nel settore educativo e professionale e il numero dei battezzati è in crescita. (M.R.) 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

13 ottobre 2003

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Entra nel pieno delle sue funzioni il governo d’emergenza palestinese, guidato dal premier Abu Ala. L’esecutivo palestinese, che lavorerà solo fino alla fine di ottobre, ha un nuovo ministro dell’Interno, incarico fino a poche ore fa non previsto, perché il presidente Arafat aveva deciso di mantenere i poteri in materia di sicurezza. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Il ministro ad interim palestinese è Hakam Balawi. Resterà in carica sino a fine mese, così come gli altri sette ministri del gabinetto d’emergenza. Poi, a decidere se confermarli o meno in un governo normale, che dovrà essere approvato dal Consiglio legislativo, sarà un nuovo primo ministro, in quanto Abu Ala intende tornare ad essere presidente di questo organismo. La crisi resta quindi ancora insoluta. Ma nel frattempo, due ministri palestinesi, con il sostegno di Arafat e di Marwan Barguti, il capo dei Tanzim sotto processo in Israele, e quattro deputati israeliani dell’opposizione di sinistra, hanno redatto, dopo quattro giorni di colloqui in Giordania, un memorandum di intesa per la pace, che intendono firmare solennemente a Ginevra il mese venturo. Immediata e negativa naturalmente la reazione del primo ministro israeliano Sharon, secondo il quale quello che è stato convenuto nel memorandum resterà lettera morta. Il leader laburista Shimon Peres si è rifiutato al momento di reagire, anche perché il memorandum si presenta concorrente alla Road map, il piano di pace della comunità internazionale.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Pace ancora lontana per un Iraq di fatto ancora in guerra. Dopo l’attentato di ieri a Baghdad contro l'albergo che ospita personale americano, anche oggi nuove violenze. Sentiamo Alessandro Guarasci:

 

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Il governatore iracheno di Diyala, a nord-est di Baghdad, è scampato oggi ad un tentativo di assassinio che ha ferito due poliziotti iracheni. Sul terreno invece nella città settentrionale di Bayji è rimasto il corpo senza vita di un soldato americano ucciso dallo scoppio di una mina nel nord dell'Iraq. Nei pressi di Baaqouba, a nord-est di Baghdad, un iracheno è morto ed altri tre sono rimasti feriti oggi in uno scontro a fuoco con le forze statunitensi. Lo scontro è avvenuto dopo l'arresto da parte degli americani di 20 persone nel corso di perquisizioni nei pressi del confine con l'Iran. Rimane comunque tesa la situazione nella capitale, dopo l’attentato di ieri al Baghdad Hotel, dove risiedono impiegati e funzionari americani. I morti sono sette, tutti iracheni e tra questi l'attentatore suicida. La violenza è coincisa con l’anniversario dei due più gravi attacchi islamici contro obiettivi occidentali: quello dell'anno scorso a Bali, in Indonesia, dove 202 persone rimasero uccise nell'esplosione di ordigni in due locali notturni, e quello di tre anni fa, quando militanti di Al Qaida si lanciarono a bordo di un gommone imbottito di esplosivo contro il cacciatorpediniere americano 'Cole' nelle acque dello Yemen, uccidendo 17 marinai statunitensi.

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Nelle prossime settimane, l'Iran intensificherà il ritmo della sua cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. La notizia è stata diffusa dalla stampa di Teheran, spiegando che la Repubblica islamica potrebbe aver bisogno però di una proroga alla scadenza del 31 ottobre fissata dall’Aiea: entro quella data infatti Teheran dovrà provare come non stia mettendo a punto armi atomiche dietro il paravento del suo programma nucleare civile.

 

Nuovi scontri in Nepal tra guerriglia maoista e soldati governativi. Almeno 16 poliziotti e 7 ribelli maoisti sono rimasti uccisi negli scontri scoppiati ieri a Bhaluwang, nel sud-ovest del Paese. Il conflitto civile in Nepal dal ’96 ad oggi ha provocato più di 8 mila morti. I maoisti chiedono la fine della monarchia nel piccolo Stato dell’Himmalaya incastonato tra India e Cina.

 

In Bolivia cresce la protesta popolare contro la vendita di gas a Stati Uniti e Messico, ed il bilancio degli scontri si aggrava di ora in ora. Nella sola giornata di ieri, 18 persone sarebbero morte e 50 sarebbero rimaste ferite. Teatro delle violenze, la località di El Alto, alle porte di La Paz. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

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Aderendo ad uno sciopero a tempo indeterminato, migliaia di persone sono scese in strada sabato e ieri per bloccare il passaggio dei veicoli e contribuire a rafforzare l’isolamento della capitale, da giorni paralizzata e priva ormai anche di carburante. E dopo una fase in cui il governo ha cercato di dividere i manifestanti con accordi settoriali, il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada ha ordinato la militarizzazione di El Alto ed un’azione esemplare con l’uso della forza per ristabilire l’ordine. Ma la resistenza popolare è andata oltre ogni previsione, per cui l’esercito ha dovuto apertamente fare uso delle armi di ordinanza, organizzando secondo testimoni oculari anche una caccia all’uomo dentro le case. A giustificazione dell’uso della mano pesante il governo ha anche accusato l’opposizione di avere in mente un colpo di Stato. Una ipotesi, però, seccamente smentita dai diretti interessati.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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I ribelli ugandesi dell'Esercito di resistenza del Signore hanno rilasciato 404 persone, in prevalenza bambini, rapiti nei giorni scorsi nel nord dell'Uganda. Lo ha riferito un portavoce dell'esercito a Gulu, secondo cui i bambini sono stati rapiti in diverse zone dell'Uganda settentrionale e tenuti prigionieri da gruppi ribelli sotto il comando del numero due dell'Lra, Vincent Otti. L'Lra combatte dal 1988 contro il governo del presidente Yoweri Museveni.

 

Si svolgeranno regolarmente domani a Vienna i primi colloqui serbo-albanesi sulla situazione in Kosovo, dopo la guerra del ‘99. I colloqui erano in forse per l’annunciata assenza del primo ministro kosovaro Bajram Rexhepi, contrario a discutere all’estero dei problemi del Kosovo. La delegazione di Pristina sarà guidata dal presidente Ibrahim Rugova. Il dialogo serbo-albanese riguarderà questioni “pratiche e di interesse comune” per la comunità albanese, maggioritaria nella provincia, per quella serba, con 80.000 persone, e per le altre minoritarie, tra cui la turca e la rom.

 

Con una mossa a sorpresa, il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun ha annunciato oggi al Parlamento che il prossimo 15 dicembre si terrà un referendum popolare sul suo operato. In caso di voto contrario, Roh Moo Hyun ha assicurato che si dimetterà. Il presidente sudcoreano era salito al potere il 25 febbraio scorso con un ambizioso programma di sviluppo economico, lotta alla corruzione, riforme economiche e politiche. Ma da allora il Paese ha sentito soffiare venti di crisi economica, con crescita della disoccupazione e allarmi sul fronte della crisi nucleare nordcoreana.

 

Entrerà in vigore tra qualche giorno la nuova legge sui partiti politici adottata dal governo afgano. Secondo il testo, tutti i cittadini potranno liberamente costituire un proprio partito  indipendentemente dall’etnia di appartenenza, dalla razza, dal sesso, dalla religione. Evidenziato anche il divieto per i partiti di affiliarsi a gruppi armati. Attesa per dicembre la presentazione della nuova Costituzione che entrerà in vigore in Afghanistan.

 

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