RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 286 - Testo della
Trasmissione di lunedì 13 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
In udienza dal Papa
il presidente dell’Uruguay Jorge Ibanez. L’illustre ospite ai nostri microfoni
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Affonda in Nigeria un traghetto con 150 passeggeri, imprecisato
al momento il numero delle vittime
Entra
nel pieno delle sue funzioni il piano di emergenza palestinese con un nuovo
ministro dell’Interno
Ancora
violenze anti-americane in Iraq – In Bolivia cresce la protesta popolare: ieri
18 morti e 50 feriti alle porte di La Paz
Domani,
a Vienna, colloqui serbo-albanesi sul Kosovo.
13 ottobre 2003
IN
UDIENZA DAL PAPA IL PRESIDENTE DELL’URUGUAY, JORGE BATLLE IBÁÑEZ.
IL CAPO DI STATO AI NOSTRI
MICROFONI: “I VALORI INDICATI DAL PAPA
SONO FONDAMENTALI PER TUTTA LA
POPOLAZIONE URUGUAYANA”
- Servizio di Amedeo Lomonaco -
Giovanni
Paolo II ha ricevuto stamani, in udienza, il presidente della Repubblica
dell’Uruguay, Jorge Batlle Ibáñez, accompagnato da un seguito di dieci persone.
L’incontro – come hanno riferito i giornalisti autorizzati – è durato un quarto
d’ora. Dopo il colloquio privato, Ibáñez ha presentato al Papa tutti i
componenti del suo seguito e il Santo Padre ha consegnato ad ognuno di loro le
medaglie del pontificato. Gli ospiti uruguayani hanno offerto in dono una
grande stampa, delle foto ed uno stemma del loro Paese, custodito all’interno
di una cornice in legno.
Sulle
impressioni ricavate dal presidente dell’Uruguay nel suo incontro con il Santo
Padre, ascoltiamo lo stesso Ibáñez:
**********
R.
– PARA TODOS AQUELLOS…
Per
tutti coloro che seguono con tanto affetto la salute di Sua Santità e gli sono
vicini spiritualmente, devo dire che io l’ho trovato molto bene, molto attento.
Mi ha fatto una serie di domande a proposito dell’Uruguay. Ricordava
perfettamente le due date, dell’’87 e dell’’88, in cui era stato in Uruguay.
Ricordava inoltre chi era allora il
presidente. Mi ha fatto domande riguardanti la situazione generale del Paese,
sulla situazione sociale, sulla situazione economica. Quando gli ho fatto
presente che il governo è contrario a tutte le leggi che facilitino l’aborto ha
fatto una riflessione a proposito del tema. Nonostante le difficoltà dovute
all’immobilità, alla rigidezza dovuta a certi tipi di medicine, che si prendono
nel caso di persone sofferenti del morbo di Parkinson, per il resto l’ho
trovato assolutamente normale. Ho incontrato un uomo attento, sveglio,
ricettivo, interessato, come lo abbiamo sempre visto ogni volta che è stato in
Uruguay o attraverso la televisione, durante i suoi infaticabili giri intorno
al mondo.
**********
Il capo
di Stato uruguayano ha poi rimarcato il contributo dei valori morali indicati
dal Papa per la popolazione del suo Paese.
**********
R. - FUE UNA
OPORTUNIDAD…
E’ stata un’opportunità molto significativa e molto
importante, perché i valori morali che Sua Santità ha posto come centro di
tutte le sue prediche, di tutte le sue attività, durante i 25 anni del suo
Pontificato, che si celebrerà il prossimo giovedì, sono valori morali fondamentali
per tutti, per la nostra fede e la nostra condotta.
**********
Il
programma della visita in Italia del capo di Stato uruguayano, presidente di
turno del Mercosur, il mercato comune del Sud America, prevede domani gli
incontri con il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, e
con i presidenti dei due rami del Parlamento, Marcello Pera e Pierferdinando
Casini. Mercoledì mattina, Ibáñez incontrerà, inoltre, il sindaco di Roma,
Walter Veltroni, ed il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
Aprendo
un breve scorcio nella recente storia dell’Uruguay, le due visite del Papa nel
Paese del Sud America costituiscono certamente due momenti particolarmente
significativi. Giovanni Paolo II ha visitato lo Stato dell’America Latina nel
1987, in occasione del suo 33.mo viaggio apostolico intercontinentale e nel
1988 per il suo 37.mo viaggio oltre i confini italiani.
Nella
sua prima visita in Uruguay Giovanni Paolo II si è fermato per poche ore a
Montevideo, città dove era stato precedentemente firmato il documento con cui,
grazie alla mediazione pontificia, Cile ed Argentina rinunciavano alla forza
per risolvere la loro delicata controversia sui territori della zona australe.
“La storia del vostro popolo – ha affermato il Papa nel 1987 rivolgendosi alla
popolazione ed alle autorità civili e religiose che lo hanno accolto al suo
arrivo nella capitale uruguayana - è profondamente legata alla storia della
proclamazione e della diffusione del Vangelo in America”.
L’anno
successivo, nel suo secondo viaggio apostolico in Uruguay, presentandosi come
“padre, fratello e amico”, il Papa ha ricordato che l’Uruguay, nel corso della
sua storia, è stato terra di incontro per gruppi di diversa appartenenza
etnica, religiosa e sociale.
Nel
Paese, che ha una popolazione di circa 3 milioni e 300 mila persone, gli oltre due milioni e mezzo di cattolici
sono attualmente assistiti da una quindicina di vescovi e da oltre cinquecento
sacerdoti.
Il Papa
ha ricevuto nel corso della mattinata due rappresentanti pontifici:
l’arcivescovo italiano Giuseppe Bertello, nunzio apostolico in Messico, e
l’arcivescovo francese Christophe Pierre, nunzio apostolico in Uganda.
Il Santo Padre ha accolto la rinuncia all’ufficio di
presidente della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa,
presentata dall’arcivescovo Francesco Marchisano, che sarà creato cardinale nel
Concistoro del prossimo 21 ottobre. Il Pontefice ha quindi nominato presidente
della stessa Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa il
prelato mons. Mauro Piacenza, finora sottosegretario della Congregazione per il
Clero, elevandolo alla dignità vescovile. Nato a Genova nel 1944, mons.
Piacenza è stato tra l’altro assistente diocesano del Movimento Ecclesiale di
Impegno Culturale, nonché docente di cultura contemporanea e di storia
dell’ateismo presso l’Istituto Superiore Ligure di Scienze Religiose.
In Scozia, il Pontefice ha nominato vescovo di Aberdeen il
canonico Peter Antony Moran, 68enne, del clero locale, di cui è stato finora
amministratore diocesano.
Negli Stati Uniti d’America, il Papa ha accettato la
rinuncia al governo pastorale della diocesi di Grand Rapids, presentata dal
vescovo mons. Robert J. Rose, in conformità alla norma canonica relativa ad
“infermità o altra grave causa”. Gli succede il presule mons. Kevin M. Britt,
finora vescovo coadiutore della stessa sede.
IL
SALUTO DEL PAPA IERI SERA AI SUOI CONNAZIONALI
ATTRAVERSO
LA TELEVISIONE POLACCA
“Dio mi
ha concesso di arrivare ai 25 anni di pontificato. Ringrazio Dio e gli uomini”.
Con queste parole, Giovanni Paolo II si è rivolto ieri sera ai suoi
connazionali presenti nella Sala Clementina in Vaticano, per una trasmissione
organizzata dal primo canale della televisione di Stato polacca. Il Papa è
apparso per pochi minuti, accompagnato sulla sua poltrona mobile, ha salutato e
poi benedetto i presenti, tornando subito dopo nel suo appartamento.
In tutta la Polonia si è celebrata ieri la “Giornata del
Papa”, indetta dall’episcopato e solennizzata per il 25.mo di Pontificato.
Messe e concerti hanno caratterizzato i festeggiamenti, che continueranno fino
al 4 novembre con una conferenza nazionale sull’opera di Giovanni Paolo II
dall’elezione alla Cattedra di Pietro.
25 ANNI DI PONTIFICATO: LA SOLLECITUDINE
DEL PAPA
VERSO
I MIGRANTI E GLI ITINERANTI.
CON
NOI L’ARCIVESCOVO STEPHEN FUMIO HAMAO
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Giovanni Paolo II, durante i
25 anni del suo Pontificato, ha voluto avvicinarsi a tutte le genti in ogni
parte del mondo, facendosi pellegrino e grande testimone di quella mobilità che
sempre più segna l’evolversi frettoloso dei tempi. Al Pontificio Consiglio
della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che si occupa di tutte le
persone in mobilità, il Santo Padre ha rivolto ogni anno, nei suoi vari
Messaggi, l’invito a migliorare la vita umana e cristiana dei fratelli e delle
sorelle migranti e a combattere ogni forma di razzismo e xenofobia. Più volte
ha levato la sua voce accorata a favore delle centinaia di migliaia di
rifugiati e sfollati affinché possano trovare solidale accoglienza e ospitalità
e mantengano sempre viva la speranza. Ascoltiamo il presidente del Pontificio
Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti, l’arcivescovo Fumio
Hamao:
“Ai marittimi e alle loro
famiglie, provati da lunghi periodi di lontananza e da condizioni di lavoro e
di vita difficili, ha voluto dedicare la lettera apostolica Stella Maris. Agli
zingari ha fatto sentire il suo sostegno di Padre invitando più volte gli
operatori pastorali a incrementare la comprensione e la solidarietà verso
questo popolo tanto provato dalla storia, e ad eliminare ogni diffidenza nei
loro confronti. Al mondo dei Circhi e dei Luna Park ha chiesto di incrementare
l’amicizia fra gli uomini, nell’esercizio del loro lavoro, nella festa e nello
spettacolo. Alle centinaia di milioni di turisti, a quanti lavorano nei servizi
legati a questa industria, a coloro che ne pagano le conseguenze per la
persona, la cultura, la morale o la tradizione, ha rivolto il suo Messaggio per
l’annuale Giornata del Turismo, sottolineando, di volta in volta, i problemi
più urgenti e invitando al dialogo e al rispetto. Agli studenti, che compiono i
loro studi in un Paese straniero, ha chiesto di prepararsi adeguatamente per
offrire anche un contributo effettivo allo sviluppo del Paese di origine”.
Il Pontificio Consiglio, come
frutto dell’Anno del Rosario, ha preparato un testo per la recita di questa
preghiera, tanto cara al Santo Padre e alla Chiesa, formulando per ogni mistero
(o decina di Ave Maria) speciali intenzioni per i migranti, i rifugiati, gli
studenti esteri, i nomadi, circensi e fieranti, per il mondo del mare, dell’aviazione
civile, del turismo, dei pellegrinaggi e della strada. Siamo fiduciosi – ha
detto mons. Fumio Hamao – che questo piccolo dono costituirà un sostegno e uno
stimolo alla preghiera.
**********
IL
GRANDE AMORE DI GIOVANNI PAOLO II PER LA FILOSOFIA
RIPERCORSO
IN UN LIBRO CHE RACCOGLIE LE OPERE FILOSOFICHE
DI
KAROL WOJTYLA.
STAMANI, NELLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE,
LA
PRESENTAZIONE CON I CURATORI DEL VOLUME
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Giovanni Paolo II e la filosofia: un binomio eccezionale
che trova ora un significativo compendio nel volume “Metafisica della persona”
- raccolta di tutte le opere filosofiche e dei saggi integrativi del Papa -
edito per i tipi di Bompiani. L’importante pubblicazione è stata presentata,
stamani, alla Sala Stampa della Santa Sede. Ad illustrare il lavoro editoriale,
i curatori del volume – il prof. Giovanni Reale e il prof. Tadeusz Styczeń
– e il ministro Rocco Buttiglione, già docente di filosofia al Pontificio
Istituto “Giovanni Paolo II” della Lateranense. Nel suo intervento, il prof.
Reale ha messo l’accento sulla centralità, nella filosofia di Karol Wojtyla,
della persona e dell’amore inteso come dono. Quindi, ha sottolineato come il
Papa abbia sempre indicato che la Chiesa “non propone una propria filosofia né
canonizza una qualsiasi filosofia particolare a scapito di altre”. La filosofia
procede, infatti, secondo suoi metodi e quindi ha una sua autonomia rispetto
alla fede. Non è compito, pertanto, del Magistero della Chiesa, ha aggiunto
illustrando il pensiero del Papa, “quello di creare una propria filosofia, ma,
piuttosto, quello di reagire contro quelle tesi filosofiche che portano alla
negazione del dato rivelato e privano la fede dello spazio che le è proprio”.
Il prof. Reale non ha, peraltro, mancato di raccontare un aneddoto per
evidenziare la grande passione per gli studi filosofici che sempre ha animato
il Pontefice:
**********
All’inizio degli anni Novanta, mi telefonò il decano della
Facoltà di filosofia del Laterano, dicendomi che il Sommo Pontefice avrebbe
gradito, nel caso che io fossi d’accordo, ricevere la “Metafisica” di
Aristotele e le opere sulla “Metafisica” da me curate e ripubblicate in quel
momento. Stupito della richiesta, ho risposto che tali opere io le avevo già
inviate in Vaticano. Il decano mi disse: “Quelle opere sono andate in
Biblioteca, ma il Pontefice, quando ritorna stanco dai suoi faticosi viaggi, si
riposa leggendo la ‘Metafisica’ di Aristotele e la ‘Somma’ di Tommaso,
sottolineando e annotando i testi”. Gli amici mi hanno informato che anche
quando era cardinale a Cracovia, nei pochi giorni di riposo, convocava filosofi
per discutere di filosofia. E lo stesso ha continuato a fare nelle sue vacanze
a Castel Gandolfo.
**********
Ha così preso la parola il prof. Styczeń, alunno di
Karol Woytjla, e poi suo successore alla cattedra di Etica all’università
cattolica di Lublino. L’accademico polacco ha voluto rivolgere un’attenzione
particolare allo straordinario valore della prima enciclica di Giovanni Paolo
II:
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Da subito il Papa affascina il mondo intero con
l’affermazione centrale della sua prima enciclica “Redemptor hominis”:
l’uomo è la via della Chiesa. Sì: perché la Chiesa di Cristo è appunto questo,
la via dello stesso Cristo verso ciascuno di noi, la via del Dio-uomo verso
ciascun uomo a motivo di ciascuno di noi.
**********
Tutto improntato sul rapporto tra Chiesa e modernità
l’intervento del prof. Buttiglione, che si è soffermato sull’eredità del
Concilio Vaticano II nel pensiero e nell’opera di Papa Wojtyla:
**********
Questa filosofia è pensata come strumento per rendere
culturalmente attivo il fermento del Concilio. Una Chiesa la quale non si
sottomette alla modernità accettando il relativismo etico, e tuttavia si
riconcilia con la modernità e dice alla modernità che Cristo salva ‘anche’ la
modernità, i valori veri della modernità; completamente separati dall’idea di
verità, sono condannati a decadere.
**********
Grande gioia per la pubblicazione del volume è stata
espressa da Ferruccio De Bortoli, amministratore delegato di Rcs Libri di cui
fa parte anche la Bompiani. A margine della conferenza stampa, De Bortoli ha
affermato che il pensiero del Papa sui temi dell’amore e della responsabilità
“è uno degli insegnamenti più alti” del pontificato di Giovanni Paolo II.
La
Prefettura della Casa Pontificia ha intanto reso noto stamani che giovedì 16
ottobre 2003 alle ore 11 nell’Aula Paolo VI, Giovanni Paolo II firmerà
l’Esortazione apostolica post-sinodale sul ministero dei vescovi “Pastores
gregis”, alla presenza del Collegio cardinalizio e dei membri della Curia
Romana.
Quanti
lo desiderano, possono partecipare al solenne atto, entrando nell’Aula Paolo VI
dalle ore 9,30 senza bisogno di biglietti d’ingresso.
LA
CITTA’ DI ROMA IN FESTA CELEBRA IL 25.MO DI ELEZIONE DEL SUO VESCOVO.
OGGI POMERIGGIO IN CAMPIDOGLIO, SEDUTA
STRAORDINARIA DEL CONSIGLIO COMUNALE PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI
PAOLO II
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Il popolo di Roma e Giovanni Paolo II uniti, ancora una
volta, in un grande abbraccio. Un momento emozionante per celebrare il 25.mo
dell’elezione di Karol Wojtyla a Vescovo di Roma. Per la storica occasione,
dunque, si terrà oggi pomeriggio una seduta straordinaria del Consiglio
comunale nella storica cornice dell’Aula Giulio Cesare del Campidoglio.
L’evento avrà inizio alle ore 15 con l’introduzione del
presidente dell’assemblea consiliare, Giuseppe Mannino. Quindi, il giornalista
Piero Schiavaz-zi presenterà il video Dona Nobis Pacem, che, in 12
minuti e mezzo, (trenta secondi per anno) ripropone i passaggi salienti del
Pontificato, attraverso sug-gestive immagini, accompagnate dalle musiche di
Stelvio Cipriani. Il video, rea-lizzato dal Centro Televisivo Vaticano, in
collaborazione con Telepace è il leit-motiv di 25 manifestazioni per il
25.mo di pontificato, promosse dal ministero italiano degli Affari Esteri.
A seguire, l’attore Massimo Ghini leggerà un brano del
discorso pronunciato da Giovanni Paolo II, in occasione della visita in
Campidoglio, il 15 gennaio del 1998. Sarà, poi, la volta del saluto del
cardinale vicario Camillo Ruini, del sottosegretario agli Esteri, Mario Baccini
e del sindaco di Roma, Walter Veltroni. La cerimonia - che si concluderà sulle
note della canzone “Un uomo venuto da lontano”, interpretata da Amedeo Minghi -
avrà un ultimo momento significativo con la consegna al cardinale Ruini dei
doni della città al Pontefice. Ma a pochi minuti da questo momento
straordinario il sindaco di Roma, Walter Veltroni, al microfono di Luca
Collodi, commenta l’avvenimento:
**********
E’ in un’occasione straordinaria: sono 25 anni di
Pontificato e abbiamo pensato fosse giusto che la città di Roma dedicasse al
Papa un atto di omaggio, di ringraziamento, anche – volendo – con meno
formalità e un po’ più di affetto di quello che di solito riveste queste
circostanze ufficiali. C’è veramente un grande rapporto di affetto della città
nei confronti di questo pontefice. Questo pontefice è venuto da lontano, però è
venuto così vicino al cuore dei romani. Lo abbiamo visto in 300 parrocchie
romane, lo abbiamo sentito sempre vicino alla città ... Io ricorderò sempre il
momento in cui gli abbiamo portato la cittadinanza onoraria e lui l’ha
accettata ed era anche molto divertito all’idea di diventare cittadino di Roma.
Quindi, per tutti questi motivi ed insieme per il significato del suo
pontificato, per il messaggio che sui temi della pace, sui temi della persona,
sui temi della lotta alla povertà il Papa ha costantemente inviato, noi abbiamo
sentito necessario questo atto da parte del Consiglio comunale di Roma, un atto
di riconoscimento e di ringraziamento.
**********
CERCARE I MEZZI
CONCRETI PERCHE’ LA GLOBALIZZAZIONE LAVORI
PER IL
BENE DEI POPOLI E NON SOLO PER IL PROFITTO: IL RICHIAMO
DI MONS.
MIGLIORE, OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE PRESSO L’ONU, NELL’INTERVENTO
ALLA PLENARIA DELLA 58ESIMA ASSEMBLEA
- Servizio di Fausta Speranza -
Bisogna cercare
mezzi concreti per far si che la globalizzazione lavori per il bene dei
popoli e non solo per il profitto: è questo il significato della riflessione
dell’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede
presso l’Onu, nell’intervento fatto nell’ambito della Plenaria della 58esima
Assemblea delle Nazioni Unite, la settimana scorsa a New York. Il servizio di
Fausta Speranza.
**********
Lo sviluppo concepito come investimento per il bene
comune. E’ il principio che mons. Migliore ha ricordato come un’eredità
dell’incontro tra capi di Stato e di governo organizzato dalle Nazioni Unite
nel 2000 e intitolato millennium summit. Proprio perché proiettato al
nuovo millennio, il documento finale fissava una scadenza: il 2015. Era
l’indicazione di un termine per la verifica degli obiettivi indicati, che si possono
riassumere ricordando la difesa dei valori etici, del principio di equità, la
lotta all’esclusione, la considerazione della sicurezza, la costruzione di uno
sviluppo sostenibile. Il meccanismo della verifica dovrebbe “prendere in
considerazione il commercio internazionale e il sistema finanziario per
chiedersi se offrono un contributo a quegli obiettivi” sui quali si sono detti
tutti d’accordo.
Da parte sua, mons. Migliore ha indicato una via precisa:
smettere di pensare in termini di aspirazioni ma concepire un percorso
concretamente percorribile. Significa “trovare una efficace struttura
legislativa e istituzionale per più forti scelte governative”. E per fare
questo - ha aggiunto - “la comunità internazionale dovrebbe mettere in
discussione certe idee consolidate circa gli equilibri politici, la giustizia
sociale, la libertà”. Dovrebbe avere il coraggio di ridisegnare tutto alla luce
di “un progetto politico coerente che sia incisivo in un mondo dove il potere è
esercitato su scala transnazionale e dove i rischi riguardano tutti i popoli
della terra”. Tra questi spiccano insicurezza e terrorismo ma anche il dramma
del degrado ambientale. E’ chiaro che in gioco ci sono il futuro stesso
dell’umanità e delle risorse ambientali. Se si guarda al domani, sono i bambini
“il tesoro più prezioso”, da amare e rispettare. Mons. Migliore, ricordando che
nel 1946 nasceva l’Unicef, quale Fondo Internazionale delle Nazioni Unite per
l’Emergenza riguardante i minori, ha espresso un richiamo forte ad assumersi la
responsabilità di constatare che l’emergenza è tutt’altro che superata. Troppi bambini restano vittime della povertà
o dei traffici di esseri umani, insieme con troppe donne. In
questa prospettiva rientra la centralità dell’educazione. Rappresenta l’investimento
più opportuno - ha spiegato mons. Migliore – ma solo se la conoscenza si fa consapevolezza e rispetto per l’identità culturale di un
altro popolo.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la
prima pagina, con il testo dell’Angelus, il titolo “Nel mistero
dell’Incarnazione abbracciai tutto il futuro del Pontificato”.
Continua il commosso e trascinante dialogo del Santo Padre
con i giovani “Voi siete la mia speranza”.
Riguardo al fondamentale tema “L’Europa o è cristiana o
non è Europa”, un passo del messaggio del Papa al vescovo di Assisi: “E’
necessario che il continente europeo sappia spendere con generosità il suo
ricco patrimonio culturale maturato alla luce del Vangelo di Cristo”.
Nelle vaticane, il citato messaggio al vescovo di Assisi,
ed il messaggio di Giovanni Paolo II ai partecipanti al Congresso dei cattolici
laici dell’Europa dell’Est.
La Santa Messa del legato pontificio, cardinale Angelo
Sodano, nell’ambito delle celebrazioni, ad Anagni, per il VII centenario della
morte di Papa Bonifacio VIII.
Nelle estere, il resoconto della nuova strage perpetrata
nel cuore di Baghdad.
L’intervento della delegazione della Santa Sede alla
sessione plenaria della 58.ma Assemblea generale dell’Onu.
L’intervento della Santa Sede alla 25.ma Conferenza dei
ministri europei della Giustizia, a Sofia.
Nella pagina culturale, si segnala che è in questi giorni
nelle librerie il libro del cardinale Joseph Ratzinger dal titolo “Fede, verità
e tolleranza”. Viene pubblicata la premessa dell’autore.
Nelle pagine italiane, in rilievo i temi della finanziaria
e delle pensioni.
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13 ottobre 2003
CON UN
DOCUMENTO FINALE CONCLUSI A DAKAR, IN SENEGAL, I LAVORI
DEL
SIMPOSIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI DI AFRICA E MADAGASCAR (SECAM)
-
Servizio di padre Joseph Ballong -
Con
una solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Crescenzio
Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, si sono
conclusi ieri, in Senegal, i lavori della 13.ma Assemblea plenaria del Simposio
delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. La Messa è stata celebrata
sulla spianata del Santuario di Popenguine, a 70 chilometri dalla capitale del
Senegal, Dakar, santuario dove Giovanni Paolo II nella sua visita pastorale nel
Paese africano nel 1992 era andato a venerare la Madonna. Al solenne rito hanno
preso parte, oltre a migliaia di fedeli venuti da tutto il Paese,
rappresentanti dello Stato, fra cui 4 ministri, autorità civili e militari.
Alla concelebrazione, intorno al cardinale Sepe, erano presenti altri 4
porporati, una quarantina di vescovi ed una sessantina di sacerdoti.
Nella sua Omelia il cardinale Sepe ha richiamato, tra
l’altro, il mandato missionario di Cristo e la chiamata di ogni cristiano a far
rispecchiare, attraverso la sua vita, il volto di Cristo nel mondo, malgrado le
difficoltà di ogni genere. Alla celebrazione della Messa era presente per noi
il padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese Africa della
nostra emittente.
*********
In un’Africa ferita dalla divisione, dalla violenza,
dall’esclusione etnica, dalla guerra, il prefetto di Propaganda Fide ha
esortato i fedeli ad essere ‘pietre vive nella costruzione della Chiesa
famiglia di Dio’, fondata sulla fratellanza al di là dei legami di sangue, di
etnia e di ogni particolarismo; ad essere artefici di unità di pace e di
giustizia cominciando nel proprio ambiente, cioè dalla famiglia e dall’ambiente
di lavoro.
Egli ha invitato i vescovi a promuovere una solidarietà
pastorale organica, che è una delle priorità del Secam e che è la base della
formazione di tutti gli agenti pastorali che hanno contribuito alla vita e alla
missione della Chiesa in Africa e nel mondo. Le sfide della missione oggi, in
Africa, sono numerose e difficili, e la credibilità della Chiesa,
nell’affrontare queste sfide, dipende dalla testimonianza di vita esemplare di
tutti, vescovi, sacerdoti e religiosi, dipende dai laici dinamici e maturi, dai
genitori profondamente credenti, da educatori consapevoli delle loro
responsabilità e dai dirigenti politici che hanno un profondo senso morale,
come ha ribadito il cardinale Sepe. La processione di ingresso e delle offerte
e altri momenti della Messa sono stati sottolineati da coreografie inculturate.
In un comunicato finale i vescovi hanno ribadito la
necessità del Secam e precisato i suoi obiettivi, cioè promuovere meglio la
missione della Chiesa in Africa, in Madagascar e nelle Isole, incoraggiando e
sviluppando i contatti necessari tra le Conferenze episcopali e coordinando le
loro attività. Per raggiungere tali obiettivi hanno adottato dei nuovi statuti
per la loro organizzazione. Infine, visto la gravità e l’urgenza dell’Aids da
cui è afflitto il Continente, l’Assemblea ha deciso di pubblicare, nel mese di
novembre prossimo, un importante messaggio accompagnato da un piano di azione e
di orientamenti pastorali su questa tragica questione.
Da Dakar, nel Senegal, Joseph Ballong, Radio Vaticana.
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13 ottobre 2003
SI
APRE OGGI L’ANNO ACCADEMICO 2003–2004
AL
PONTIFICIO ATENEO SANT’ANSELMO
DI
ROMA, STORICO ISTITUTO DI FORMAZIONE TELOGICA E FILOSOFICA
PER
GLI STUDENTI DELL’ORDINE DEI BENEDETTINI
ROMA. = Si inaugura oggi pomeriggio l’anno accademico
2003–2004 al Pontificio ateneo Sant’Anselmo di Roma. La vita benedettina, fin
dal VI secolo, si è sempre caratterizzata per il sapiente equilibrio tra
preghiera e meditazione della Sacra Scrittura. Sant’Anselmo d’Aosta, abate del
monastero di Bec, definì il proprio lavoro “fede che si pone alla ricerca della
ragione”. A questa sapienza cristiana si ispirano gli studi che vengono
condotti presso l’ateneo. L’istituto affonda le sue radici nel 1687 quando,
Innocenzo XI, con la costituzione apostolica Inscrutabili, lo erigeva
come Istituto di studi teologici della Congregazione di San Benedetto. Fu
rifondato nel 1887 da Leone XIII con il fine di equiparare la formazione teologica
degli studenti provenienti da tutte le congregazioni benedettine, tramite le
tre facoltà di Teologia, Filosofia e Diritto Canonico. Il diritto di conferire
i gradi accademici, concesso da Leone XIII
nel 1891, fu rinnovato da Pio X con il “Motu Proprio” Praeclara inter
opera del 1914, stabilendo che il Collegio Sant’Anselmo, come le altre
Accademie esistenti potesse conferire tutti i gradi accademici in Filosofia, in
Sacra Teologia e in Diritto Canonico agli alunni del clero secolare e regolare.
Nel gennaio del 1933 Pio XI conferì all’Istituto il titolo di “Pontificio”. Attualmente
l’istituto si qualifica come centro internazionale di studi: vengono offerte
una formazione istituzionale nelle discipline filosofiche e teologiche e specializzazioni
in Filosofia e Mistica, Studi monastici, Teologia sacramentaria, Storia della
teologia e liturgia. Nella cerimonia di apertura interverrà il rettore magnifico
dell’ateneo, padre Albert Schmidt. (M.R.)
IN
OCCASIONE DELL’APERTURA DEL CENTRO CULTURALE GIOVANILE
“GIOVANNI PAOLO II” A ROMA, SI TERRA’ LA
MOSTRA FOTOGRAFICA
“HO UN DEBITO CON IL PAESE PIU’ INDEBITATO
DEL MONDO”
CON
IMMAGINI SCATTATE NELLE MISSIONI DELLA TANZANIA
ROMA. = “Ho un debito con il paese più indebitato del
mondo”: è questo il titolo provocatorio della mostra che si terrà da oggi fino
al 1° novembre a Roma, in occasione dell’apertura del centro culturale
giovanile “Giovanni Paolo II”, voluto dal Servizio diocesano per la Pastorale
giovanile. Con le foto di Cristian Gennari e le parole di Gianluigi De Palo, il
percorso fotografico racconta l’esperienza che alcuni ragazzi romani hanno
fatto nel 2001 in Tanzania. La mostra vuole descrivere il sorriso e la speranza
dell’Africa, vera ricchezza di questo Paese, focalizzando l’attenzione sulla
corresponsabilità nei suoi confronti e sul tema della globalizzazione e
dell’integrazione dei popoli. L’idea di realizzare la mostra nasce
dall’esigenza di stimolare l’attenzione verso problemi molto più vicini a noi
di quanto si creda. Attraverso contatti con le scuole medie della capitale sarà
possibile fare percorsi di educazione alla mondialità e alla pace,
contemporaneamente alla realizzazione di microprogetti di solidarietà per
l’Africa, attraverso proposte di varie associazioni. La mostra è già stata
allestita in diverse città oltre che nelle otto facoltà dell’Università “Roma
Tre”, in alcune scuole romane e in molte parrocchie. All’evento interverranno
mons. Mauro Parmeggiani, direttore del centro per la Pastorale giovanile,
Claudio Cecchini, assessore provinciale, e Claudia Koll, testimonial del
Volontariato internazionale per lo sviluppo, la ong dei salesiani. (M.R.)
UNA
NAVE–PASSEGGERI E’ AFFONDATA NEL FIUME BENUE IN NIGERIA:
CINQUANTA
PERSONE SONO STATE TRATTE IN SALVO MENTRE E’ IMPRECISATO
IL NUMERO DEI DISPERSI. LA CROCE ROSSA
NIGERIANA STA TENTANDO
DI
RECUPERARE EVENTUALI SUPERSTITI E I CORPI DELLE VITTIME
NUMAN
(NIGERIA). = Un traghetto è affondato nella Nigeria orientale: circa cinquanta
persone sono state tratta in salvo ma molte altre risultano scomparse. Secondo
la Croce rossa nigeriana, il traghetto stava solcando il fiume Benue, circa 700
chilometri ad est della capitale Abuja, diretto da Numan, nello Stato
dell’Adamawa, a Jen, nello Stato Taraba. L’imbarcazione trasportava dai 100 ai
150 passeggeri. Durante la navigazione ha urtato uno dei piloni del ponte Numan.
Nell’impatto il traghetto, carico di carburante e cemento, si è capovolto. I
soccorritori si sono attivati per cercare di salvare i superstiti e recuperare
i cadaveri dei passeggeri annegati nel fiume: al momento dell’incidente era in
piena perché era stata rilasciata acqua dalla diga di Loddu. In Nigeria si verificano
di frequente episodi di questo tipo, soprattutto a causa del cattivo stato di
molte navi-passeggeri. (M.R.)
E’
STATO UCCISO IN INDIA UN SACERDOTE CATTOLICO, MORTO IN SEGUITO
ALLE
PERCOSSE RICEVUTE PER UNA LITE SU UN TERRENO.
RICEVEVA
DA MESI MINACCE DAI FONDAMENTALISTI INDU’:
LE
ORGANIZZAZIONI CATTOLICHE CHIEDONO PIU’ PROTEZIONE AL GOVERNO
PER LE
MINORANZE
BANGALORE (INDIA). = Un
sacerdote cattolico indiano di 52 anni, don Sanjeevananda Swami, è stato
assassinato nello Stato indiano del Karnataka. Il fatto è avvenuto il 7 ottobre
nella cittadina di Kolar, a un centinaio di chilometri da Bangalore, ma solo
ieri se n’è avuta notizia. Don Sanjeevananda Swami, secondo le prime
ricostruzioni, avrebbe avuto una lite con alcuni vicini per un terreno. In
seguito alla disputa, un gruppo di venti persone lo avrebbe inseguito e
raggiunto nel villaggio dove il sacerdote aveva trovato rifugio. Gli aggressori
lo hanno picchiato violentemente e lasciato a terra in fin di vita. È morto per
i traumi riportati mentre veniva trasportato in ospedale. Le organizzazioni
cattoliche chiedono un’inchiesta che faccia luce sull’omicidio, per proteggere
le minoranze: nei mesi precedenti il prete era stato minacciato da alcuni
estremisti indù. Il sacerdote veniva da una famiglia cristiana del Kerala, nota
per le numerose vocazioni religiose. Era stato ordinato nel 1993 e aveva
istituito un ashram, luogo di preghiera e di meditazione di origine
induista, “adottato” da alcuni monaci cattolici e oggi molto diffuso. (M.R.)
IL
PRESIDENTE DEL CHAD HA INAUGURATO L’INGRESSO DEL PAESE
NELL’ERA
PETROLIFERA CON L’APERTURA DELL’
IMPIANTO DI PRODUZIONE DI KOME’: LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE SONO PREOCCUPATE
PER LA GESTIONE DEI PROVENTI
N’DJAMENA.
= Il presidente del Chad ha inaugurato da pochi giorni l’impianto di produzione
di petrolio di Komé, nel sud del Paese. Con una produzione prevista di 225 mila
barili di petrolio al giorno, è iniziato il progetto di sfruttamento dell’immenso
giacimento in collaborazione con il Camerun, causando un vespaio di polemiche e
contestazioni. Le organizzazioni non governative hanno proclamato la giornata
del ‘lutto nazionale’ per manifestare la loro preoccupazione sul possibile
utilizzo dei proventi del petrolio. I guadagni saranno gestiti dal consorzio
americano-malese con la partecipazione
dei giganti della produzione del petrolio che hanno investito 3 miliardi e 700
milioni di dollari pur di assicurarsi le abbondanti riserve del Chad per i
prossimi 25 anni. Il governo di N’Djamena ha partecipato al progetto con 1,8
miliardi di dollari, arrivati grazie all’intervento approvato nel 2000 dalla
Banca Mondiale: l’istituto finanziario di Washington vigilerà con attenzione la
gestione dell’enorme flusso di denaro che arriverà nelle disastrate casse dello
Stato africano. Il timore, espresso dalle organizzazioni in difesa dei diritti
umani ma anche da alcuni diplomatici, è che il ‘tesoro nero’, 900 milioni di
barili di petrolio, possa rafforzare sul piano economico la potenza militare
del presidente Deby, che oggi con i 30 mila uomini del suo esercito è uno dei
più forti dell’intero Centrafrica. Da tempo organizzazioni umanitarie
denunciano le violazioni del regime di Deby, che guida un Paese di 10 milioni di
abitanti, dove la media della popolazione ‘sopravvive’ con meno di un dollaro
al giorno e con un reddito pro-capite
di 250 dollari. (M.R.)
IN
INDONESIA LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA STRADA, AL CONFINE CON LA MALAYSIA,
REGALERA’ UN NUOVA PARROCCHIA AI MISSIONARI CHE SI IMPEGNANO
NELLA EVANGELIZZAZIONE DELLE TRIBU’ ‘DAYAK’
SINTANG
(INDONESIA). = Al confine tra Indonesia e Malaysia, nel Borneo indonesiano
sorgerà presto una nuova parrocchia della diocesi di Sintang, punto di riferimento
per l’evangelizzazione degli indigeni dayak. La parrocchia sorgerà in
concomitanza con la costruzione di una nuova strada che il governo di Giacarta
sta ultimando nelle regioni del Kalimantan occidentale e orientale, lungo il
confine indo–malaysiano. La nuova chiesa servirà alla cura pastorale degli
abitanti della zona, i dayak appunto, etnia autoctona del Borneo con
credenze animiste: il popolo è diviso in numerose tribù sparse nella foresta
che vivono di caccia e di agricoltura. Il governo di Giacarta ha deciso di
costruire la strada per facilitare l’evangelizzazione dell’area. Il Borneo, che
in lingua indonesiana significa “fiume di diamanti”, è la regione più vasta
dell’Indonesia. I trasporti sono fluviali e nei villaggi non ci sono telefoni
né linee elettriche. I missionari e i catechisti visitano i villaggi,
annunciano il messaggio cristiano parlando con i capi tribù. La Chiesa è molto
impegnata nel sociale, nel settore educativo e professionale e il numero dei
battezzati è in crescita. (M.R.)
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13 ottobre 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Entra
nel pieno delle sue funzioni il governo d’emergenza palestinese, guidato dal
premier Abu Ala. L’esecutivo palestinese, che lavorerà solo fino alla fine di ottobre,
ha un nuovo ministro dell’Interno, incarico fino a poche ore fa non previsto,
perché il presidente Arafat aveva deciso di mantenere i poteri in materia di
sicurezza. Il servizio di Graziano Motta:
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Il ministro ad interim palestinese
è Hakam Balawi. Resterà in carica sino a fine mese, così come gli altri sette
ministri del gabinetto d’emergenza. Poi, a decidere se confermarli o meno in un
governo normale, che dovrà essere approvato dal Consiglio legislativo, sarà un
nuovo primo ministro, in quanto Abu Ala intende tornare ad essere presidente di
questo organismo. La crisi resta quindi ancora insoluta. Ma nel frattempo, due
ministri palestinesi, con il sostegno di Arafat e di Marwan Barguti, il capo dei Tanzim sotto processo in Israele, e quattro
deputati israeliani dell’opposizione di sinistra, hanno redatto, dopo quattro
giorni di colloqui in Giordania, un memorandum di intesa per la pace, che
intendono firmare solennemente a Ginevra il mese venturo. Immediata e negativa
naturalmente la reazione del primo ministro israeliano Sharon, secondo il quale
quello che è stato convenuto nel memorandum resterà lettera morta. Il leader
laburista Shimon Peres si è rifiutato al momento di reagire, anche perché il
memorandum si presenta concorrente alla Road map, il piano di pace della
comunità internazionale.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
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Pace ancora lontana per un Iraq di fatto ancora in
guerra. Dopo l’attentato di ieri a Baghdad contro l'albergo che ospita personale americano, anche
oggi nuove violenze. Sentiamo Alessandro Guarasci:
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Il
governatore iracheno di Diyala, a nord-est di Baghdad, è scampato oggi ad un
tentativo di assassinio che ha ferito due poliziotti iracheni. Sul terreno
invece nella città settentrionale di Bayji è rimasto il corpo senza vita di un
soldato americano ucciso dallo scoppio di una mina nel nord dell'Iraq. Nei
pressi di Baaqouba, a nord-est di Baghdad, un iracheno è morto ed altri tre
sono rimasti feriti oggi in uno scontro a fuoco con le forze statunitensi. Lo
scontro è avvenuto dopo l'arresto da parte degli americani di 20 persone nel
corso di perquisizioni nei pressi del confine con l'Iran. Rimane comunque tesa
la situazione nella capitale, dopo l’attentato di ieri al Baghdad Hotel, dove
risiedono impiegati e funzionari americani. I morti sono sette, tutti iracheni
e tra questi l'attentatore suicida. La violenza è coincisa con l’anniversario
dei due più gravi attacchi islamici contro obiettivi occidentali: quello
dell'anno scorso a Bali, in Indonesia, dove 202 persone rimasero uccise
nell'esplosione di ordigni in due locali notturni, e quello di tre anni fa,
quando militanti di Al Qaida si lanciarono a bordo di un gommone imbottito di
esplosivo contro il cacciatorpediniere americano 'Cole' nelle acque dello
Yemen, uccidendo 17 marinai statunitensi.
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Nelle
prossime settimane, l'Iran intensificherà il ritmo della sua cooperazione con
l’Agenzia internazionale per l’energia atomica. La notizia è stata diffusa
dalla stampa di Teheran, spiegando che la Repubblica islamica potrebbe aver bisogno
però di una proroga alla scadenza del 31 ottobre fissata dall’Aiea: entro
quella data infatti Teheran dovrà provare come non stia mettendo a punto armi
atomiche dietro il paravento del suo programma nucleare civile.
Nuovi
scontri in Nepal tra guerriglia maoista e soldati governativi. Almeno 16
poliziotti e 7 ribelli maoisti sono rimasti uccisi negli scontri scoppiati ieri
a Bhaluwang, nel sud-ovest del Paese. Il conflitto civile in Nepal dal ’96 ad
oggi ha provocato più di 8 mila morti. I maoisti chiedono la fine della
monarchia nel piccolo Stato dell’Himmalaya incastonato tra India e Cina.
In Bolivia cresce la protesta
popolare contro la vendita di gas a Stati Uniti e Messico, ed il bilancio degli
scontri si aggrava di ora in ora. Nella sola giornata di ieri, 18 persone
sarebbero morte e 50 sarebbero rimaste ferite. Teatro delle violenze, la località
di El Alto, alle porte di La Paz. Sentiamo Maurizio Salvi:
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Aderendo
ad uno sciopero a tempo indeterminato, migliaia di persone sono scese in strada
sabato e ieri per bloccare il passaggio dei veicoli e contribuire a rafforzare
l’isolamento della capitale, da giorni paralizzata e priva ormai anche di
carburante. E dopo una fase in cui il governo ha cercato di dividere i manifestanti
con accordi settoriali, il presidente Gonzalo Sanchez de Lozada ha ordinato la
militarizzazione di El Alto ed un’azione esemplare con l’uso della forza per
ristabilire l’ordine. Ma la resistenza popolare è andata oltre ogni previsione,
per cui l’esercito ha dovuto apertamente fare uso delle armi di ordinanza,
organizzando secondo testimoni oculari anche una caccia all’uomo dentro le
case. A giustificazione dell’uso della mano pesante il governo ha anche
accusato l’opposizione di avere in mente un colpo di Stato. Una ipotesi, però,
seccamente smentita dai diretti interessati.
Maurizio
Salvi, per la Radio Vaticana.
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I
ribelli ugandesi dell'Esercito di resistenza del Signore hanno rilasciato 404
persone, in prevalenza bambini, rapiti nei giorni scorsi nel nord dell'Uganda.
Lo ha riferito un portavoce dell'esercito a Gulu, secondo cui i bambini sono
stati rapiti in diverse zone dell'Uganda settentrionale e tenuti prigionieri da
gruppi ribelli sotto il comando del numero due dell'Lra, Vincent Otti. L'Lra
combatte dal 1988 contro il governo del presidente Yoweri Museveni.
Si svolgeranno regolarmente
domani a Vienna i primi colloqui serbo-albanesi sulla situazione in Kosovo,
dopo la guerra del ‘99. I colloqui erano in forse per l’annunciata assenza del
primo ministro kosovaro Bajram Rexhepi, contrario a discutere all’estero dei
problemi del Kosovo. La delegazione di Pristina sarà guidata dal presidente
Ibrahim Rugova. Il dialogo serbo-albanese riguarderà questioni “pratiche e di
interesse comune” per la comunità albanese, maggioritaria nella provincia, per
quella serba, con 80.000 persone, e per le altre minoritarie, tra cui la turca
e la rom.
Con
una mossa a sorpresa, il presidente sudcoreano Roh Moo Hyun ha annunciato oggi
al Parlamento che il prossimo 15 dicembre si terrà un referendum popolare sul
suo operato. In caso di voto contrario, Roh Moo Hyun ha assicurato che si
dimetterà. Il presidente sudcoreano era salito al potere il 25 febbraio scorso
con un ambizioso programma di sviluppo economico, lotta alla corruzione,
riforme economiche e politiche. Ma da allora il Paese ha sentito soffiare venti
di crisi economica, con crescita della disoccupazione e allarmi sul fronte della
crisi nucleare nordcoreana.
Entrerà
in vigore tra qualche giorno la nuova legge sui partiti politici adottata dal
governo afgano. Secondo il testo, tutti i cittadini potranno liberamente
costituire un proprio partito indipendentemente
dall’etnia di appartenenza, dalla razza, dal sesso, dalla religione.
Evidenziato anche il divieto per i partiti di affiliarsi a gruppi armati.
Attesa per dicembre la presentazione della nuova Costituzione che entrerà in
vigore in Afghanistan.
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