RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 285 - Testo della Trasmissione di domenica 12 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Annunciando la solenne messa per il 25.mo di pontificato, giovedì prossimo, il Papa ha ricordato il suo primo Angelus e il suo “dialogo preferenziale” con i giovani

 

Si celebra oggi in Polonia la “Giornata del Papa”, voluta tre anni fa dall’episcopato polacco nella domenica che precede il 16 ottobre

 

Il rapporto tra fede e cultura e tra fede e non credenza nel Magistero di Giovanni Paolo II è al centro della riflessione del cardinale Poupard, ai nostri microfoni in occasione del 25.mo anniversario.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

“Un’Europa più ampia e cosciente delle proprie radici e dei propri valori potrà essere fattore di pace nel mondo”: così oggi il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio per la marcia della pace Perugia-Assisi, partita questa mattina con decine di migliaia di partecipanti

 

Giovanissimi in primo piano nei programmi delle Nazioni Unite per sostenere programmi d’informazione sanitaria: intervista con Giulia Vallese del Fondo Onu per la popolazione

 

Lanciata una campagna mondiale contro le armi leggere e il facile commercio a danno dei civili: la denuncia nelle parole di Emilio Emmolo di Amnesty International

 

Una Chiesa che riparte dai poveri per un nuovo millennio segnato dall’amore: ce ne parla mons. Vincenzo Paglia.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nuovo attentato stamane in Iraq: due autobombe hanno squarciato l’Hotel Baghdad, che ospita il personale americano nel Paese

 

Medio Oriente: parziale compromesso tra Arafat e Abu Ala. Nei territori ancora episodi di violenza

 

In Bolivia, sale a 10 il bilancio delle vittime dei disordini mentre il governo cerca un dialogo con l’opposizione

 

Omelia del cardinale Poupard alla celebrazione eucaristica conclusiva del Congresso internazionale “Spiritualità di comunione per un mondo solidale”

 

Concerto di gala a Toronto per celebrare i 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II.

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 ottobre 2003

 

ANNUNCIANDO LA SOLENNE MESSA PER IL 25ESIMO DI PONTIFICATO,

IL PAPA HA RICORDATO IL SUO PRIMO ANGELUS E  IL SUO “DIALOGO PREFERENZIALE” CON I GIOVANI

CONFIDANDO DI NON ESSERE DELUSO DA LORO

E PIUTTOSTO DI CONTINUARE A CONTARE SU DI LORO

 

 

“Celebrerò una solenne messa di ringraziamento, giovedì alle 18”. Con queste parole il Papa ha ricordato che il 16 ottobre prossimo si compirà il 25esimo anno del suo Pontificato. Lo ha fatto ringraziando fin da ora chi vorrà “unirsi con la preghiera e, soprattutto, rendendo grazie a Dio per la continua e provvida assistenza”. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Il Papa è tornato con la mente ai “giorni dell’ottobre 1978 e in modo speciale al primo Angelus” recitato il 22 ottobre. Ed è  stata forte la sensazione di sentire ancora  stretto l’abbraccio nei confronti della famiglia umana venuto spontaneo allora, proprio durante la preghiera che aiuta a contemplare il mistero dell’Incarnazione,  e rinsaldato dalle parole di oggi:

 

“Cercai allora di abbracciare tutto il futuro del Pontificato, del popolo di Dio e di tutta la famiglia umana, perché – dicevo - la famiglia prende inizio dalla volontà del Padre, ma sempre viene concepita sotto il cuore della Madre”.

 

E il futuro, ma soprattutto la speranza del futuro, sono i giovani- torna ancora una volta a sottolineare il Papa. Ma oggi lo fa con la forza nuova di una  confidenza:  i giovani non lo hanno deluso.

 

“Debbo riconoscere che la risposta dei giovani è stata davvero incoraggiante. Oggi vorrei ringraziarli per essermi stati sempre vicini durante questi anni e vorrei che sapessero che continuo a contare su di loro”.

 

E sempre, come una preziosa confidenza, il Papa  afferma di ripensare “con riconoscenza al passato” e al rapporto speciale con chi cammina nella vita senza ancora la definizione di adulto.

 

“Il mio sguardo si volge ai giovani con cui ho stabilito fin dall’inizio del mio ministero petrino un dialogo preferenziale”.

 

E, 25 anni dopo, Giovanni Paolo II ha voluto ricordare - o meglio, potremmo dire è tornato a  pronunciare - il suo primo saluto ai giovani:

 

“Voi siete l’avvenire del mondo, voi siete la speranza della Chiesa, voi siete la mia speranza”.

 

Nel chiudere un saluto  pieno di emozione,  che si è tradita in particolare con il fragoroso applauso scoppiato quando il Papa si è interrotto per un semplicissimo  starnuto, Giovanni Paolo II  ha affidato  le nuove generazioni a Maria, chiedendo che siano “disponibili alla volontà di Dio, per costruire generosamente un mondo più giusto e fraterno”.

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SI CELEBRA OGGI IN POLONIA LA “GIORNATA DEL PAPA”.

VOLUTA TRE ANNI FA DALL’EPISCOPATO POLACCO,

ASSUME PARTICOLARE RILIEVO NEL 25.MO ANNO DI PONTIFICATO

 

 

In Polonia si celebra oggi la “Giornata del Papa”, voluta nel 2001 dalla Conferenza episcopale polacca nella domenica che precede il 16 ottobre, anniversario dell’elezione del cardinale Karol Wojtyla, arcivescovo di Cracovia, alla cattedra di Pietro. La preghiera si accompagna a diverse iniziative, tra cui concerti, convegni, mostre fotografiche e  momenti particolari dedicati ai giovani. A Cracovia è stata organizzata una lettura pubblica di brani tratti dai testi del Magistero e dall’opera poetica del Papa intitolata “Trittico Romano”.

 

L’iniziativa assume quest’anno speciale rilievo alla vigilia del 25.mo anniversario del Pontificato. E una speciale trasmissione televisiva, curata dall’emittente polacca TVP, viene eccezionalmente ospitata questa sera alle 20.15 nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. La diretta prevede collegamenti con Cracovia, Varsavia, Wadovice, Czestochowa.

 

Per una riflessione, che parte dalla prima giornata di tre anni fa, ascoltiamo, nell’intervista di Stanislaw Tasiemski del nostro programma polacco, l’arcivescovo Tadeusz Goclowski, responsabile dell’episcopato polacco per l’organizzazione della Giornata:

 

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R. – Da tra anni celebriamo quella che chiamiamo la “Giornata papale”. La prima, nel 2001, è stata celebrata sul motto “Giovanni Paolo II, il Pontificato della storica svolta”; l’anno seguente, il tema cruciale era “Il Pontificato della speranza”. Quest’anno, “Giovanni Paolo II, apostolo dell’unità”. Su questo tema è stata pubblicata anche una lettera dei vescovi polacchi. L’istituzione della Giornata papale è un’iniziativa dell’episcopato polacco e si sta svolgendo nella Fondazione “Opera del nuovo millennio”, che si occupa della gioventù povera ma molto capace. Al momento abbiamo assegnato una borsa di studio a 1.200 allievi poveri ma con grandi potenzialità. La fondazione è un monumento vivo al pontificato di Papa Wojtyla. In Polonia, ben 55 sono le città alle quali il Papa ha fatto una visita apostolica durante il suo pontificato.

 

D. – Cosa significa questo pontificato per i giovani polacchi?

 

R. – Penso che questo significhi soprattutto ‘speranza’. Il Santo Padre ha parlato di un problema sentito anche in Polonia, che è quello dell’unità dell’Europa. Quale Europa? In questo senso, mi sembra un tema speciale per i giovani polacchi, quello della ‘speranza’ da condividere con il Santo Padre per guardare al futuro della propria vita ma anche a quello della Nazione e dell’Europa.

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25 ANNI DI PONTIFICATO:

IL RAPPORTO TRA FEDE E CULTURA E TRA FEDE E NON CREDENZA

 NEL MAGISTERO DEL PAPA. CON NOI IL CARDINALE PAUL POUPARD

- Servizio di Giovanni Peduto -    

 

 

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Va ricordato quanto lo stesso Pontefice ebbe a dire all’inizio del Pontificato al Collegio cardinalizio, e cioè: “Non vi è sfuggito l’interesse che personalmente e con l’aiuto dei miei diretti collaboratori intendo dedicare ai problemi della cultura, della scienza e dell’arte, oggetto di particolare studio da parte del Concilio Vaticano II, perché questo è un campo vitale sul quale si gioca il destino della Chiesa e del mondo”. Erano parole forti, come ci sottolinea ora il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura: 

 

“Si potrebbe dire che i 25 anni di Pontificato sono stati vissuti come un continuo impegno per realizzare questo obiettivo in un orizzonte globale, perché tutti i settori della vita della Chiesa sono stati interpellati per confrontarsi con le sfide epocali, quasi tutte di carattere culturale, compresa la non credenza. Bisogna rammentare la creazione del Pontificio Consiglio della cultura all’inizio del Pontificato e, 10 anni dopo, l’unione del Pontificio Consiglio della cultura con quello del dialogo con i non credenti, l’altro dicastero, creato da Paolo VI, che mi aveva chiamato a guidare dopo il cardinale König. La constatazione è che, se la cultura dei popoli risulta refrattaria o del tutto indifferente al messaggio del Vangelo, allora risultano vani gli sforzi compiuti, ad esempio, in campo vocazionale e liturgico missionario. Il nostro Papa, dunque, ha messo tutta la sua forza enorme di gigante della fede per inculturare il Vangelo ed evangelizzare le culture in una circolarità ermeneutica continua”.

 

I problemi dell’ateismo, della non credenza e dell’indifferenza religiosa stanno veramente a cuore al Santo Padre e sono sempre affrontati sul terreno del dialogo culturale perché la cultura – secondo l’insegnamento del papa - in tutti i suoi  aspetti si offre come ponte per incontrare gli uomini e partecipare la grande visione del Vangelo. I campi particolarmente fecondi e promettenti sono stati quindi settori che hanno abbracciato fede e arte, fede e cultura, fede e scienza.

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 ottobre 2003

 

 

“UN’EUROPA PIU’ AMPIA E COSCIENTE DELLE PROPRIE RADICI E DEI PROPRI VALORI

POTRA’ ESSERE FATTORE DI PACE NEL MONDO”.

COSI’ OGGI CARLO AZEGLIO CIAMPI NEL MESSAGGIO PER LA MARCIA DELLA PACE

PERUGIA-ASSISI. DECINE DI MIGLIAIA  I PARTECIPANTI

SOTTO  LA BANDIERA CON I COLORI DELL’ARCOBALENO

- Intervista con Luigi Bobba -

 

Il popolo della pace si è ritrovato ancora una volta per la tradizionale marcia Perugia-Assisi. Diversi striscioni - uno dei quali con la scritta “Centomila mani di pace” e con impresse decine di palmi multicolori - hanno aperto questa mattina il corteo dal Giardino del Frontone nel capoluogo umbro. I 300 mila partecipanti, secondo le stime fornite dagli organizzatori, percorreranno i 24 km fino alla Rocca di Assisi, rilanciando la sfida di un mondo senza guerra. “La nuova edizione della Marcia Perugia-Assisi - scrive il Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, nel messaggio inviato - rafforza l’impegno collettivo per l’incontro fra diverse culture e per la difesa della pace, della solidarietà e della cooperazione fra i popoli”. Sul tema scelto per la marcia di quest’anno, Luca Collodi ha raccolto la riflessione di Luigi Bobba, presidente delle Acli, una delle tante associazioni o movimenti che hanno aderito.

 

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R. – Il titolo della marcia è: “Europa, forza della pace”, quindi la scommessa, il punto-chiave di questa edizione della marcia, è quello di costruire una società civile a livello europeo capace di incidere nella costruzione di questa nuova patria, di questa nuova nazione che è l’Europa. E di costruirla non solo avendo presente le regole ma anche gli elementi decisivi per il ruolo che l’Europa vuole svolgere nel prossimo futuro. Penso all’appello che abbiamo portato a Romano Prodi, che contiene una proposta di revisione sostanziale dell’articolo 2 del Trattato costituzionale europeo, perché segua quello che dice la nostra Costituzione all’articolo 11, ovvero che si  ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali e ci si affida ai grandi organismi internazionali come unica via per costruire la pace, per promuovere lo sviluppo e per combattere la povertà. Vorremmo che queste parole così chiare, così cristalline fossero anche dentro questo nuovo processo costituente dell’Europa.

 

D. – La marcia va avanti, praticamente, dal 1961, quindi è un’occasione ormai forte, istituzionale per parlare di argomenti molto vicini alla vita dell’uomo, alla vita quotidiana, ai grandi tempi anche poi del futuro dell’umanità ...

 

R. – Ci sono state anche delle edizioni straordinarie, in occasione di conflitti particolarmente gravi, che hanno suscitato partecipazione e mobilitazione. E’ diventato un luogo di convergenza di quel popolo delle bandiere di pace, di quei tanti che nei mesi passati avevano dichiarato la loro presa di posizione di fronte alla questione della guerra, in questo caso della guerra contro l’Iraq, con un gesto dalle loro case e cioè esponendo la bandiera. Dicevano qualcosa che aveva a che fare con il futuro del mondo, qualcosa che era una presa di posizione chiara, ben identificata rispetto alla questione ‘pace o guerra’. Ora, queste bandiere bisogna portarle in marcia per significare che quel lavoro, quel fermento, quei tanti comportamenti individuali che si erano messi in moto non sono scomparsi ma sono capaci di affrontare nuove sfide. Possono essere capaci di guardare a un’Europa che diventi effettivamente forza di pace, cioè un’Europa che si costruisca non tanto e non solo come potenza economica, ma come potenza civile.

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GIOVANISSIMI IN PRIMO PIANO NEI PROGRAMMI DELL’ONU

PER SOSTENERE CAMPAGNE D’INFORMAZIONE SANITARIA E DI EDUCAZIONE SESSUALE

E PER SENSIBILIZZARE I PAESI SUI LORO DIRITTI

- Intervista con Giulia Vallese -

 

 

Sono 6 miliardi e 800 milioni le persone che nel 2003 abitano il nostro Pianeta, quasi la metà ha meno di 25 anni, mentre gli adolescenti – considerati tra i 10 e i 24 anni – sono 1 miliardo e 200 milioni. E su questa generazione si è concentrata l’attenzione del Fondo Onu per la popolazione (Unfpa), che nel suo Rapporto annuale sullo stato demografico nel mondo 2003 - presentato questa settimana - chiede d’investire nella salute e nei diritti di questi giovanissimi. Perché questa scelta? Roberta Gisotti lo ha chiesto alla dott.ssa Giulia Vallesi, assistente speciale del vicedirettore dell’Unfpa, a New York.

 

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R. – C’è questa grande generazione di adolescenti nel mondo che ha diritto a informazioni e servizi in materia di salute riproduttiva, perché vediamo che più della metà dei contagi da virus dell’Hiv è tra giovani. Nei Paesi in via di sviluppo le ragazze si sposano in età adolescenziale e sono soggette a complicanze da parto, a morti precoci, a gravidanze indesiderate e spesso questo è dovuto a disinformazione o a mancanza di informazione.

 

D. – Ecco, dunque, campagne di informazione – come lei ha sottolineato – sulla salute riproduttiva. Una terminologia che, a dire il vero, già in passato ha suscitato ampi dibattiti e sollevato anche forti polemiche in sede Onu, riguardo ad interventi che possono essere considerati ‘coercitivi’ in un campo così delicato che tocca l’intimo delle persone e potrebbe violare le libere scelte degli individui o anche scavalcare, quindi esautorare, le famiglie nell’educazione dei loro figli ...

 

R. – Noi lavoriamo molto anche con i genitori. Spesso i genitori, però, non sanno come parlare ai propri figli di queste tematiche, proprio perché sono molto sensibili. Quindi facciamo programmi con genitori, con leader religiosi, con coetanei perché molto spesso i ragazzi magari possono sentirsi a proprio agio a parlare con altri ragazzi. L’importante è che ricevano informazioni adeguate.  E per questo  i politici hanno un ruolo da giocare, così come i mass media. E’ un intervento un po’ a tutto campo, in cui ogni parte può avere un ruolo rilevante.

 

D. – Dal vostro programma, ho visto che queste campagne poi sono differenziate da Paese a Paese, da situazione a situazione ...

 

R. – Quando si parla di adolescenti e di giovani, non si parla di un blocco unico. Ci sono grosse differenze non solo tra Nord e Sud del mondo, ma tra gli stessi Paesi in via di sviluppo. Ci sono differenze tra adolescenti sposati e adolescenti non sposati, tra adolescenti che sono orfani di genitori e quindi in condizioni ancora più a rischio, e adolescenti che invece beneficiano dell’appoggio della famiglia ... Quindi, bisogna tenere in considerazione tutte queste diversità e anche il contesto culturale, per vedere quale sia la strategia che possa funzionare meglio in base a quel contesto.

 

D. – C’è da dire, però, che il Rapporto sullo stato della popolazione nel mondo mette in evidenza anche come massima parte di questa gioventù sia estremamente povera e viva in condizioni di estremo disagio sociale. Ora, anche la responsabilità in campo sessuale, in campo familiare viene dallo sviluppo ...

 

R. – Il problema comunque è che, per esempio, il contagio dell’Hiv non fa che peggiorare la povertà. Il fatto che le ragazze sono soggette comunque a violenze sessuali, molto spesso a gravidanze precoci, questo significa che hanno meno opportunità di uscire poi dal circolo vizioso della povertà. Quindi, cercando di affrontare il tema della salute riproduttiva, si cerca di dare un contributo allo sviluppo.

 

D. – E anche, forse, di far prendere coscienza della dignità della persona nel suo insieme?

 

R. – Sicuramente, perché molto spesso le donne – e il Rapporto lo evidenzia – non sanno nemmeno di avere dei diritti come persone. E’ fondamentale, dunque,  condurre campagne di sensibilizzazione.

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 LANCIATA UNA CAMPAGNA MONDIALE CONTRO LE ARMI LEGGERE:

UN FACILE COMMERCIO A DANNO DEI CIVILI

- Intervista con Emilio Emmolo -

 

Convincere i governi di tutto il mondo a ridurre la proliferazione e l’uso indebito delle armi: è l’obiettivo della campagna mondiale lanciata oggi a Londra e in altri 50 Paesi, insieme con la presentazione di un rapporto, da varie organizzazioni tra cui Amnesty International. Ma che cosa si vuole far emergere con questa nuova iniziativa per la messa al bando delle armi leggere? Risponde  Emilio Emmolo, responsabile del coordinamento armi di Amnesty International Italia. L’intervista è di Giancarlo La Vella:

 

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R. – In particolare, gli attacchi dell’11 settembre e la successiva guerra al terrorismo, quindi i conflitti in Afghanistan e in Iraq, hanno puntato l’indice sul commercio di armi. Ricordiamo che il conflitto in Iraq è stato giustificato da parte statunitense affermando che questo Stato deteneva armi di distruzione di massa. Insomma, dall’11 settembre abbiamo sentito molte dichiarazioni che legavano la facile disponibilità di armi al problema del terrorismo. Tuttavia, alle dichiarazioni di principio non ha fatto seguito nessuna iniziativa concreta per controllare maggiormente le armi a livello internazionale. Nessun passo in avanti è stato fatto, in quella che è stata definita la guerra contro il terrorismo, per migliorare la più evidente azione preventiva per evitare il terrorismo e per fermare i conflitti, cioè il controllo del commercio di armi a livello internazionale.

 

D. – Sono sempre i Paesi occidentali, i Paesi industrializzati che promuovono il commercio delle armi ai Paesi del Terzo Mondo: ecco, questa è un’affermazione valida ancora oggi?

 

R. – Sicuramente. Circa i due terzi dell’esportazione globale di armi negli anni tra il 1997 e il 2001 proviene dai Paesi del G8. Ricordo che al primo posto figurano gli Stati Uniti, seguiti dalla Russia, dalla Francia, dal Regno Unito e, all’ottavo posto, dall’Italia. Quindi, sono sicuramente i Paesi del Nord del mondo che sicuramente hanno le maggiori responsabilità per questo commercio assolutamente fuori controllo.

 

D. – Chi paga il costo più drammatico di questa facile circolazione delle armi nel mondo?

 

R. – Sono le popolazioni civili in spregio a tutte le normative internazionali, in particolare al diritto internazionale umanitario che regola i conflitti armati. Vorrei ricordare che tanto in Afghanistan quanto in Iraq, l’ampia diffusione e proliferazione delle armi leggere sono tuttora, dopo i conflitti, uno dei maggiori ostacoli all’avvento della pace. Ma vorrei ricordare tanti di quelli che chiamiamo ‘conflitti dimenticati’. In primis, sicuramente, la Repubblica democratica del Congo e i tanti focolai in Africa, dall’Africa Occidentale – Liberia, Sierra Leone, la Regione dei Grandi Laghi, la tragica esperienza del genocidio del ’94 in Rwanda. In tutti questi conflitti sicuramente la proliferazione di armi, e di armi leggere in particolare, è stata una delle cause scatenanti dei conflitti e soprattutto uno degli ostacoli quasi insormontabili alla pacificazione di queste zone e alla possibilità di riportare serenità alle popolazioni civili.

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UNA CHIESA CHE RIPARTE DAI POVERI

PER UN NUOVO MILLENNIO SEGNATO DALL’AMORE

- Servizio di Fabio Brenna -

 

 

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Due cammini apparentemente diversi fra di loro, ma che convergono fino a sovrapporsi, sono quelli evocati dai due libri di mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, la cui seconda edizione è stata presentata nella sede milanese del Corriere della Sera da mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana, da Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere e dal presidente di Rcs, Cesare Romiti.

 

La “Storia dei poveri in Occidente” e la “Lettera di un amico che non crede” sono dunque due percorsi che finiscono col coincidere. Il primo è il cammino da Gerico a Gerusalemme del buon Samaritano, che non voltò la sua faccia dall’altra parte. L’altro percorso segue la strada dei discepoli di Emmaus, ai quali il Signore risorto infiammò il cuore. “La storia dei poveri è la vera storia della Chiesa” – ha osservato mons. Ravasi – “ed incamminandosi lungo i sentieri della carità si finisce per forza di cose sui territori di frontiera, quelli dell’amore. Sono terreni che  conducono verso quel nudo essere che deve rappresentare il frutto della ricerca, del dialogo fra gli uomini, anche oltre la foresta delle fedi o i deserti della ragione che non si apre al trascendente”. La Chiesa, allora, deve ripartire dai poveri?  Ascoltiamo Mons. Vincenzo Paglia:

 

R. – Credo che così sia partita, nel primo secolo, con Gesù. Quando gli chiesero se era Lui quello che doveva venire o no, Egli disse: “Andate a riferire a Giovanni quel che vedete. I ciechi vedono, gli storpi camminano ed ai poveri è annunziata la buona novella”. Così è partita la Chiesa e così deve ripartire all’inizio di questo nuovo millennio. Oggi la marea dei poveri è incredibilmente aumentata rispetto ai tempi di Gesù ed io credo che noi dobbiamo essere attenti a quel che Gesù dice ai discepoli: “Voi farete cose anche più grandi”. Noi oggi, rispetto a Gesù, abbiamo miliardi di poveri in più e, quindi, dobbiamo moltiplicare amore e solidarietà. Questa è la via che la Chiesa deve percorrere in questo nuovo millennio, perché sia un millennio segnato non dalla solitudine e dalla crudeltà, ma dalla compassione e dall’amore.

 

D. – Lei cita una serie di nuove povertà, come ad esempio l’immigrazione, e giudica scandalosa la risposta che si sta dando nel nostro Paese …

 

R. – Infatti, perché viviamo ad occhi chiusi. E’ necessario studiare, è necessario conoscere, informarsi. Oggi nessuno può dire, come in passato poteva accadere, “io non lo sapevo”. Le guerre le vediamo tutti. I poveri che muoiono li vediamo tutti. Gli anziani abbandonati quest’anno, durante l’estate, li abbiamo visti tutti! Ecco perché tutto ciò deve continuare a muoverci, a scandalizzarci. Deve farci sentire un po’ in debito, trasmetterci  un po’ di senso di colpa che, secondo me, è più che salutare per cambiare il mondo in una prospettiva più bella.

 

D. – Mons. Paglia, ci spiega come i sentieri della carità, cioè quelli del buon Samaritano, e quelli della ricerca dei discepoli di Emmaus riescano a coincidere?

 

R. – Credo che essere viandanti significhi anzitutto non rimanere dove uno è ma, soprattutto, porsi ovunque con occhi aperti e cuore aperto. Il Samaritano aprì gli occhi e vide l’uomo mezzo morto, il prete ed il levita pensavano solo agli affari loro e continuarono. Ad Emmaus, quei due che erano tristi, aprirono le orecchie ed il cuore a chi parlava e si sentirono scaldare il cuore nel petto. E’ una grande lezione anche per noi.

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CHIESA E SOCIETA’

12 ottobre 2003

 

NUOVO ATTENTATO STAMANI IN IRAQ: DUE AUTOBOMBA HANNO SQUARCIATO

L’HOTEL BAGHDAD, CHE OSPITA IL PERSONALE AMERICANO NEL PAESE.

ALMENO 10 LE VITTIME

 

BAGHDAD. = Baghdad nuovamente scossa da un violento attentato. Una fortissima esplosione si è registrata stamani nel centro della capitale irachena, precisamente in via Saadun, dove sorge il Baghdad Hotel usato dal personale americano. Secondo le prime informazioni, la deflagrazione, innescata con ogni probabilità da due autobomba, ha causato almeno dieci morti. Il boato ha ridotto in macerie parte dell’albergo. Soldati americani mandati sul posto hanno circondato la zona. Il quartiere è nel caos. La situazione nel Paese resta, quindi, tesa mentre il segretario di Stato americano, Colin Powell, cerca di creare consenso sulla proposta di risoluzione per l’Iraq presentata dagli Stati Uniti all’Onu. Possibile proroga del mandato, infine, per i 3.000 militari italiani dell’operazione Antica Babilonia, di stanza nella provincia di Dhi Qar. Secondo quanto ha annunciato ieri il ministro della Difesa italiano, Antonio Martino, la missione potrebbe essere protratta per altri sei mesi. (B.C.)

 

 

MEDIO ORIENTE: PARZIALE COMPROMESSO FRA ARAFAT E ABU ALA.

NEI TERRITORI ANCORA EPISODI DI VIOLENZA

 

GERUSALEMME. = Parzialmente risolte le divergenze tra il presidente palestinese, Yasser Arafat, e il suo primo ministro, Abu Ala. Secondo quanto ha riferito il portavoce di Arafat, Nabil Abu Rudeina, i due uomini politici, nell’incontro a quattr’occhi a tratti molto teso, si sono accordati per un governo di emergenza sino a fine mese. Un’altra fonte palestinese, tuttavia, ha indicato che resta irrisolta la disputa sul ministro dell’interno Nasser Yussef, principale punto di contrasto fra Arafat e Abu Ala. Si moltiplicano, inoltre, gli sforzi della diplomazia internazionale per ricercare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese. “Noi non sospenderemo la nostra azione anche se ne vediamo i limiti in questo momento”: è quanto ha dichiarato stamani il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, dopo l’incontro con il presidente egiziano, Hosni Mubarak. Nei territori, intanto, la situazione resta tesa. Stamani un palestinese ha perso la vita nei campi della colonia ebraica di Morag, a sud di Gaza. Altri due sono stati feriti dagli spari di agenti della Guardia di frontiera israeliana ad un posto di blocco presso il villaggio di Kfar Menachem, a pochi chilometri dalla città di Beit Shemesh. Ieri sera, invece, l’esercito israeliano si è ritirato parzialmente da Rafah, nel sud della Striscia, dopo un’operazione costata la vita a otto palestinesi in meno di 48 ore e lanciata per stroncare il contrabbando di armi dall’Egitto. (B.C.)

 

 

ANCORA ACCESI I TONI DELLA PROTESTA IN BOLIVIA PER L’ESPORTAZIONE DEL GAS.

SALE A 10 IL BILANCIO DELLE VITTIME DEI DISORDINI MENTRE

IL GOVERNO CERCA DI INTAVOLARE UN DIALOGO CON L’OPPOSIZIONE

 

LA PAZ. = Si inaspriscono i disordini in Bolivia, per la campagna organizzata dall’opposizione contro l’esportazione di gas boliviano verso gli Stati Uniti e il Messico. Nelle ultime 24 ore, infatti, altre tre persone, fra cui un bambino di cinque anni, hanno perso la vita, mentre un gruppo di minatori ha sequestrato due agenti di polizia. Sale così a 10 il numero delle vittime della protesta, che da oltre tre settimane paralizza il Paese. Dopo lo sciopero a tempo indeterminato proclamato 13 giorni fa, il leader del “Movimento al socialismo” (Mas, opposizione), Evo Morales, ha annunciato che i coltivatori di coca del tropico di Cochabamba e del Chapare manifesteranno a partire da domani, con blocchi stradali sulla nevralgica arteria commerciale Cochabamba-Santa Cruz de la Sierra. “I nostri militanti - ha dichiarato - dispongono di fucili Mauser e di altre armi da fuoco e sono autorizzati ad usarli per difendersi”. Il governo del presidente Gonzalo Sanchez, intanto, ha ricevuto ieri una delegazione composta da esponenti dell’episcopato di El Alto, dell’Assemblea permanente dei diritti umani e del Sindacato dei giornalisti, per cercare di intavolare un dialogo che per il momento sembra di difficile realizzazione. (B.C.)

 

 

“NON BASTA OSSERVARE I SEGNI DEI TEMPI, BISOGNA ANCHE OFFRIRE DEI SEGNI

AI NOSTRI TEMPI”: COSI’ IL CARDINALE POUPARD, DURANTE LA CELEBRAZIONE

EUCARISTICA CONCLUSIVA DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE

“SPIRITUALITA’ DI COMUNIONE PER UN MONDO SOLIDALE”

 

ROMA. = La luce del Vangelo “ci aiuta ad accogliere senza paura le sfide provenienti dai fratelli e dalle sorelle, partecipi della gioia e della fatica del vivere e ci aiuta a condividere con essi, nel dialogo, la nostra esperienza di vita con Cristo”. Lo ha ribadito stamani il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio consiglio della cultura, nella concelebrazione eucaristica conclusiva del congresso internazionale “Spiritualità di comunione per un mondo solidale”. L’incontro è stato organizzato dal servizio di animazione comunitaria Movimento per un mondo migliore, nel 50.esimo anniversario del proclama di Pio XII per un mondo migliore. “L’impegno è arduo - ha proseguito il porporato rivolgendosi ai fedeli convenuti nella chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma - per questo imploriamo che la Parola del Signore sia lampada per i nostri passi e luce sul nostro cammino’. “Siamo chiamati - ha insistito il cardinale Poupard - a inserire la linfa vitale del Vangelo nelle culture. L’obiettivo è rinnovare dall’interno e trasformare alla luce della Rivelazione le visioni dell’uomo e della società che modellano le culture: le concezioni dell’uomo e della donna, della famiglia e dell’educazione, della scuola e dell’università, della libertà e della verità, del lavoro e degli svaghi, dell’economia e della società, delle scienze e delle arti”. “Non basta osservare i segni dei tempi - ha concluso - bisogna anche offrire dei segni ai nostri tempi: segni di amore soprattutto, di condivisione, di solidarietà, sotto la guida dello Spirito Santo, Spirito di Intelligenza e di Amore”. (B.C.)

 

 

UN CONCERTO DI GALA PER CELEBRARE

I 25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II.

IL CANADA RENDE OMAGGIO CON LA MUSICA

ALLA MISSIONE PASTORALE DEL SANTO PADRE

 

TORONTO. = Si moltiplicano le iniziative per celebrare il 25.esimo anniversario di Pontificato di Giovanni Paolo II. In Canada sono la Catholic Radio e gli organizzatori della Gmg 2002, che stamani accordano gli strumenti per un concerto di gala, per rendere omaggio alla vita e alla missione pastorale del Santo Padre. L’evento si svolge oggi presso l’Air Canada Centre, alla presenza del nunzio apostolico in Canada, arcivescovo Luigi Ventura, patrono onorario dell’iniziativa, ma anche di rappresentanti del governo, dei media ed esponenti di diverse tradizioni religiose. Ad animare il concerto circa 200 artisti di fama internazionale, tra i quali cui Helmut Lotti (Belgio), Malgorzata Walewska (Polonia), Tony Melendez  (Stati Uniti) e Georgh Zamfir (Romania). Si esibisce, inoltre, il coro della Giornata Mondiale della Gioventù e un’orchestra sinfonica diretta da Michael Newnham. (B.C.)

 

 

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