RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 284 - Testo della Trasmissione di sabato 11 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Un annuncio coerente del Vangelo per l’uomo del terzo millennio, sempre più stanco di parole. Così il Papa, nell’udienza a duemila pellegrini sardi di Ozieri, ricevuti per il secondo centenario della diocesi.

 

In udienza dal Santo Padre il presidente di Timor Est, Xanana Gusmao.

 

Sulla salute del Papa, voci sorprendenti e infondate. Ai nostri microfoni, il portavoce vaticano Joaquín Navarro Valls.

 

Il 25.mo del Pontificato: Giovanni Paolo II e la promozione del laicato. Con noi, il cardinale James Stafford.

 

Un incontro di ringraziamento per la ritrovata libertà religiosa, il primo Congresso dei laici cattolici dell’Europa dell’Est. La testimonianza dell’arcivescovo Stanislaw  Rylko.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Con l’intervento del cardinale Crescenzio Sepe, volge al termine la 13.ma Plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar.

 

Celebrata ieri la Giornata mondiale contro la pena di morte, strumento di giustizia inefficace e inumano.

 

“Mohammed”, un romanzo verità, che racconta l’incontro di una coppia italiana ed un bambino somalo. Intervista con l’autore, Stefano Rizzo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un nuovo impulso all’impegno ecclesiale dei laici, nel documento finale del Sinodo dell’arcidiocesi di Seoul.

 

220 milioni di poveri in Sud America nel 2002: è il dato allarmante rilevato dalla Commissione Economica per l’America Latina.

 

Sarà assegnato oggi a New York a due donne africane il “Premio africano 2003 per la fine della fame nel mondo”, promosso da ‘The Hunger Project’.

 

La Cina sarà ufficialmente, dopo Russia e Stati Uniti, il terzo Paese a mandare un uomo nello spazio.

 

Proseguono a Roma i lavori per la rimozione dell’obelisco di Axum, che tornerà all’Etiopia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Sempre più tesa la situazione in Medio Oriente: drammatico botta e risposta oggi tra Siria e Israele.

 

Nuova offensiva dei ribelli maoisti in Nepal: 38 i morti.

 

Evasione di massa in Afghanistan: almeno 40 detenuti fuggiti dalla prigione di Kandahar.

 

Il contingente della Nato in Bosnia potrebbe lasciare il Paese entro il 2004, se le condizioni del Paese lo consentiranno.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 ottobre 2003

 

 

DI FRONTE ALLE SFIDE DEL TERZO MILLENNIO, SERVE UN ANNUNCIO COERENTE DEL VANGELO:

COSI’, IL PAPA AI FEDELI DELLA DIOCESI SARDA DI OZIERI, RICEVUTI STAMANI IN AULA PAOLO VI,

IN OCCASIONE DEL SECONDO CENTENARIO DI COSTITUZIONE DELLA DIOCESI

 

“Nessuno sforzo venga risparmiato, nessuna iniziativa tralasciata, nessuna energia trascurata” per “far incontrare con il Signore gli uomini e le donne della Sardegna”: è la viva esortazione espressa stamani del Papa ai pellegrini della diocesi di Ozieri, ricevuti in Aula Paolo VI, in occasione del secondo centenario della costituzione della diocesi sarda. Tra i duemila fedeli convenuti per l’udienza, oltre al vescovo Sebastiano Sanguinetti, anche il cardinale Mario Francesco Pompedda, originario di Ozieri. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

**********

La santità è “una meta a cui tendere con slancio rinnovato”: Giovanni Paolo II ha riecheggiato l’esortazione contenuta nella Lettera Apostolica Nova Millennio Ineunte. Quindi, ha evidenziato come solo un “annuncio coerente del Vangelo può far presa sull’uomo del terzo millennio, sempre più stanco di parole e non di rado tentato dallo scoraggiamento”. Per affrontare le sfide di quest’epoca, dunque, la comunità cristiana  deve restare fedele “ai perenni valori della fede e ripresentarli con un linguaggio adatto al mondo di oggi”.

 

E’ necessario ripartire da Cristo, ha aggiunto, perché Egli è “la sorgente a cui attingere per venire incontro ai problemi e alle aspirazioni dei giovani”, alle “preoccupazioni delle famiglie, alle sofferenze degli ammalati e di tanti anziani soli”. Parole corredate da un forte richiamo: “Da Cristo – ha avvertito – viene il coraggio per lottare contro i tristi fenomeni dell'illegalità e della violenza omicida. Con il suo aiuto è possibile costruire una società solidale nel rispetto della dignità d’ogni persona”.

 

Soffermandosi, poi, sulle iniziative che hanno caratterizzato l’evento giubilare della Chiesa di Ozieri, il Papa ha messo l’accento sulla Missione Popolare durante la quale la Parola di Dio è stata annunciata in ogni ambiente di vita della diocesi. Nel suo indirizzo d’omaggio, il vescovo di Ozieri, Sebastiano Sanguinetti, ha affermato che di fronte alla “grande precarietà socio-economica” che vive la Sardegna, resa particolarmente acuta dalla mancanza di lavoro e prospettive soprattutto per i giovani, la Chiesa “rimane un’ancora di speranza, una guida morale a cui tutti guardano con rispetto e fiducia”.

**********

 

 

ALTRE UDIENZE: DAL PAPA IL PRESIDENTE DI TIMOR EST

E IL NUNZIO CLAUDIO GUGEROTTI. NOMINA: IL CARDINALE ANGELO SODANO

INVIATO SPECIALE PER L’ANNIVERSARIO DI GIULIO II

 

Il Papa ha ricevuto in udienza stamani il presidente della Repubblica di Timor Est, Kay Rala Xanana Gusmao, con il seguito.

 

Sempre questa mattina, il Santo Padre ha ricevuto l’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico in Georgia, in Armenia e in Azerbaigian.

 

Giovanni Paolo II ha affidato al cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, l’incarico di Legato pontificio per la solenne celebrazione del V centenario dell’elezione di Papa Giulio II. Il sacro rito avrà luogo a Savona, terra natale di quel Pontefice, francescano, al secolo Giuliano della Rovere, che guidò la Chiesa per circa dieci anni, fortemente coinvolto nella vita politica del tempo, noto anche come munifico mecenate, protettore di artisti, quali Michelangelo, Raffaello e Bramante.

 

 

SULLA SALUTE DEL PAPA, VOCI INFONDATE

- Con noi, il portavoce vaticano Jaquín Navarro Valls -

 

Il direttore della sala stampa vaticana, Joaquín Navarro Valls, è tornato oggi a smentire le notizie circolate ieri sera su un peggioramento delle condizioni di salute del Papa. Le voci parlavano addirittura di un ricorso alla dialisi. Ma ascoltiamo il dott. Navarro Valls al microfono di Sergio Centofanti.

 

**********

R. - Sono state voci sorprendenti, perché più che voci sono state scritte e diffuse da un’agenzia di stampa. Naturalmente sono state smentite, perché niente di tutto ciò era vero. Non avevano nessuna base di verità. Il primo ad essere rimasto sorpreso da queste notizie sono stato io, come tanta gente che riceve queste notizie confuse.

 

D. – Come è possibile che escano queste notizie?

 

R. – A me sembra siano semplicemente irresponsabili. Il fatto è che durante questo Pontificato, così trasparente in questi temi, abbiamo sempre dato delle informazioni quando è stato necessario: prima e dopo gli ingressi del Papa in ospedale o sugli interventi ecc. Quindi, quando circola una notizia si dovrebbe confermare la fondatezza di questa notizia.

 

D. – Come sta il Papa?

 

R. – Lei mi pone questa domanda quando il Papa, un’ora e mezza fa, ha appena finito un’udienza che, come molte altre udienze, non soltanto è seguita dalle persone in aula, ma viene anche trasmessa per radio e seguita in televisione. Quindi, è un giudizio che qualsiasi persona può dare. E’ ovvio che il Papa abbia dei limiti fisici, visibili, che non ostenta, ma che nemmeno cerca di nascondere. Allo stesso tempo lui fa un grande sforzo perché questi limiti fisici non siano un ostacolo alla sua missione.

 

D. – Sono dunque confermati gli appuntamenti di questi giorni?

 

R. – Certamente. Come  lei sa è un calendario piuttosto complesso e piuttosto fitto di impegni. Per adesso tutti gli appuntamenti che avevamo già annunciato giorni fa rimangono nel calendario.

 

D. – Come si appresta a vivere il Papa le celebrazioni per il XXV del suo Pontificato?

 

R. – Penso con grande interiorità e allo stesso tempo con un senso di ringraziamento, perché Dio ha voluto che i risultati di questo Pontificato – Pontificato che ancora continua – siano stati enormi. Penso che il Papa naturalmente ringrazierà Dio di tutto questo.

**********

 

 

25 ANNI DI PONTIFICATO: GIOVANNI PAOLO II E LA PROMOZIONE DEL LAICATO.

CON NOI, IL CARDINALE JAMES FRANCIS STAFFORD

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

**********

Nella prima allocuzione di Giovanni Paolo II rivolta ai laici, all’inizio del suo pontificato, c’era un richiamo a prendere di nuovo in mano i documenti del Concilio Vaticano II. “Ritornare al Concilio” fu l’invito pressante durante il Giubileo del laicato. La sua Esortazione apostolica post-sinodale “Christifideles laici” riprende questi insegnamenti e diventa la “magna charta” per il laicato cattolico del nostro tempo. Con noi oggi, il cardinale James Francis Stafford, fino a qualche giorno fa alla guida del Pontificio Consiglio per i Laici ...

 

“Prima di ‘fare’, il Papa non ha cessato in questi venticinque anni di rimandare all’‘essere’: ‘ripartire da Cristo’, da una rinnovata autocoscienza della propria vocazione e missione. Quanto lontano è questo da una ricerca affannosa e a volte confusa di identità del laico in contrapposizione ai chierici e ai religiosi, o peggio ancora, nella rivendicazione di spazi di potere in seno alla compagine ecclesiastica! E’ importante innanzitutto che i fedeli laici si riconoscano ‘christifideles’, ossia che la presenza di Cristo, per mezzo della sacramentalità della comunione cristiana, diventi per loro decisione per tutta l’esistenza. Giovanni Paolo II ha ripreso con forza, in questo senso, la vocazione universale alla santità, proponendo grandi testimoni di santità tra i laici, esortando i giovani a ‘non aver paura ad essere santi’, chiamando tutti i fedeli laici a vivere la santità nel mondo”.

 

Giovanni Paolo II, quale grande pedagogo della fede, ha portato i laici a verificare come la presenza di Cristo cambia e rende più umano il matrimonio e la famiglia, gli affetti e il lavoro, e diventa nuova sensibilità, conoscenza e giudizio di tutta la realtà ... 

 

“Anzi, il Pontefice richiama e attende una più coerente e incisiva partecipazione dei laici negli ‘areopaghi’ della cultura, delle scienze e dell’arte, della politica, dell’economia e degli affari, della comunicazione sociale. Di loro incoraggia la difesa di una cultura della vita, la testimonianza del vero bene del matrimonio e della famiglia, l’amore preferenziale verso i poveri e i sofferenti, la costruzione d forme di vita più degne dell’uomo e di tutti gli uomini. Non invano ha ripreso e riformulato il patrimonio della dottrina sociale della Chiesa, sui pilastri della dignità della persona, della sussidiarietà e della solidarietà”.

 

Infine, ci sono altri due aspetti maggiori del disegno dell’odierno pontificato. Il Santo Padre ha considerata “provvidenziale” la nuova fase associativa dei fedeli che si manifesta per mezzo del rinnovamento di associazioni tradizionali e dallo slancio carismatico, pedagogico e missionario dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità. L’altro aspetto maggiore da considerare come provvidenziale per la nuova evangelizzazione dei fedeli laici sono le Giornate Mondiali della Gioventù. Il Papa custodisce nel cuore i grandi Incontri mondiali di Buenos Aires, Santiago di Compostela, Czestochowa, Denver, Manila, Parigi, Roma, Toronto ... Sono state pietre miliari del suo pontificato, paradigmi di un rinnovato incontro e dialogo tra la Chiesa ed i giovani, di un accresciuto senso di appartenenza dei giovani alla Chiesa, di una loro educazione cristiana e apostolica. E perciò “speranza della Chiesa e del mondo”.

**********

 

 

UN INCONTRO DI RINGRAZIAMENTO PER LA RITROVATA LIBERTA’ RELIGIOSA:

LA TESTIMONIANZA DELL’ARCIVESCOVO STANISLAW RYLKO SUL PRIMO CONGRESSO

DEI LAICI CATTOLICI DELL’EUROPA ORIENTALE, IN CORSO A KIEV

 

Nella ritrovata libertà religiosa, i laici cattolici dell’Europa dell’Est avranno un ruolo fondamentale. Sono le parole di incoraggiamento, che, nei giorni scorsi, il Pontefice ha rivolto - attraverso un messaggio - ai partecipanti al Primo congresso dei laici cattolici dell’Europa orientale, in corso a Kiev, capitale dell’Ucraina. Un incontro di grande significato, che vede la partecipazione di trecento persone, tra cui spicca la presenza delle delegazioni del laicato di 14 Paesi della ex Unione Sovietica. Il Congresso, che si conclude domani 12 ottobre, è stato promosso dal Pontificio Consiglio per i Laici. Sulla forte esperienza che si sta vivendo in questi giorni a Kiev, ecco la testimonianza del nuovo presidente del dicastero vaticano per i Laici, l’arcivescovo Stanislaw Rylko, rilasciata al nostro programma lituano:

 

**********

R. – E’ un Congresso di speranza, di ringraziamento per il dono delle libertà di queste Chiese che sono Chiese di particolare testimonianza, Chiese che nei passati decenni hanno subito prove molto dure della loro fedeltà a Cristo e al Successore di Pietro. Abbiamo sentito in questi giorni delle testimonianze commoventi: a quale prezzo questo tesoro della fede veniva comunque trasmesso di generazione in generazione. Ci sono storie che commuovono. Storie che al tempo stesso ci obbligano di risvegliare la nostra responsabilità per la vita della Chiesa in questo momento e in queste Chiese, in queste terre. E’ una Chiesa che rinasce, è una Chiesa piena di speranza e noi, in questo Congresso, ne siamo testimoni. Questo Congresso è considerato un enorme dono della Provvidenza per tutte le Chiese riunite qui, a Kiev. E come sempre, il dono diventa un compito. A tutti i partecipanti noi chiediamo che loro stessi, tornando nelle loro comunità, diventino testimoni, testimoni di tutto ciò che hanno vissuto in questi giorni. Questa esperienza di Kiev dev’essere un’esperienza di un nuovo coraggio di fede nelle situazioni nuove, nelle situazioni di libertà e di democrazia ritrovata.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con la notizia del massacro perpetrato, nella Repubblica Democratica del Congo, da miliziani burundesi.

La notizia dell'assassinio di un sacerdote dell'arcidiocesi di Bangalore, in India.

Riguardo al fondamentale tema "L'Europa o è cristiana o non è Europa", una citazione dal discorso di Giovanni Paolo II al Parlamento della Repubblica Italiana (14 novembre 2002): "Europa, all'inizio di un nuovo millennio, apri ancora le tue porte a Cristo".

 

Nelle vaticane, nel discorso ai fedeli di Ozieri - giunti in pellegrinaggio in occasione del secondo centenario della diocesi - Giovanni Paolo II ha ribadito la necessità di "ripartire" da Cristo per costruire una società solidale, nel rispetto della dignità d'ogni persona.

Il Messaggio dei vescovi svizzeri per il XXV di Pontificato di Giovanni Paolo II.

Tre pagine - con una fitta serie di testimonianze - dedicate alla visita del Papa in Slovacchia, svoltasi un mese fa. 

 

Nelle estere, Medio Oriente: in discussione al Consiglio di Sicurezza dell'Onu una risoluzione di condanna del muro israeliano.

Iraq: la Russia si dice scettica sulla possibilità di raggiungere un generale consenso, nell'ambito della comunità internazionale, sulla proposta degli Usa relativa al processo di ricostruzione.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Irene Iarocci dal titolo "Simile all'acqua di un fiume che scorre": la concezione del tempo in una ricerca nipponica.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi delle pensioni e della finanziaria.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 ottobre 2003

 

 

CON L’INTERVENTO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE,

PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI,

E’ GIUNTA ALLA FASE FINALE DEI LAVORI

LA XIII ASSEMBLEA PLENARIA DEL SIMPOSIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI

DI AFRICA E MADAGASCAR (SECAM)

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

Ieri sera, i partecipanti alla XIII assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), in corso a Dakar dal 1° ottobre, hanno rinnovato le cariche al vertice dell’organismo. Nuovo presidente è l’arcivescovo di Abuja, in Nigeria, mons. John Onaiyekan, che succede a mons. Laurent Monsengwo Pasinya, che lascia l’incarico dopo due mandati successivi.

 

Ai lavori di questa mattina è intervenuto il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il quale ha voluto innanzitutto esprimere incoraggiamento a tutti i vescovi, che si trovano ad operare in un contesto di crisi e di gravi difficoltà. Il porporato ha quindi sottolineato il dinamismo e la crescita della Chiesa in Africa, con un personale apostolico locale ogni giorno più numeroso, un notevole progresso nel processo di inculturazione con numerose vocazioni sacerdotali e religiose, nonché un maggiore impegno dei laici, soprattutto dei catechisti. Da Dakar, il servizio di padre Joseph Ballong:

 

**********

Il cardinale Crescenzio Sepe ha indicato due priorità per la missione della Chiesa nel continente africano. La prima, è la missione ‘ad intra’: l’Africa deve evangelizzare l’Africa, consolidando la costruzione della Chiesa, famiglia di Dio; una Chiesa più radicata in Cristo, più sicura, con cristiani più adulti e più maturi nella loro fede, cioè tutti: vescovi, sacerdoti, religiosi e laici devono essere testimoni autentici per poter affrontare le numerose sfide del continente. Tra queste, il cardinale Sepe ha citato le sètte, il fondamentalismo islamico e il materialismo.

 

La seconda priorità è la missione ‘ad extra’, cioè l’Africa deve evangelizzare il mondo, anche con l’invio di missionari fuori dal continente. In vista di questa duplice missione, il porporato ha insistito sull’importanza della formazione del personale apostolico, ed ha sottolineato soprattutto la necessità della formazione dei laici affinché essi possano assumere responsabilità in campo socio-politico secondo i valori del Vangelo. La crisi che l’Africa attraversa oggi, infatti, è soprattutto di ordine socio-politico.

 

Il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha poi ricordato la necessità di rafforzare comunione e unità tra i vescovi, tra i vescovi ed i loro sacerdoti e tra i sacerdoti stessi. Infine, il porporato ha proposto la celebrazione di un Congresso missionario pan-africano.

 

Domani, il cardinale Sepe presiederà la solenne Messa di chiusura che si svolgerà nel Santuario mariano di Bopenguine, a circa 60 chilometri a nord di Dakar.

 

Da Dakar, padre Joseph Ballong.

**********

 

 

LA PENA DI MORTE STRUMENTO DI GIUSTIZIA INUMANO E INEFFICACE

- Servizio di Stefano Leszczynski -

 

Si è celebrata ieri la seconda Giornata mondiale contro la pena di morte, promossa dalla World Coalition Against the Death Penalty, cui aderiscono numerose organizzazioni tra le quali Amnesty International e la Comunità di Sant’Egidio. Obiettivo della mobilitazione internazionale è la sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro la barbarie di uno strumento di giustizia inefficacie ed inumano, che secondo le stime nel 2002 ha provocato la morte di oltre 1500 persone. Il servizio è di Stefano Leszczynski.

 

**********

Dall’inizio dell’anno sono state giustiziate 57 persone negli Stati Uniti, 83 in Iran e 40 in Arabia Saudita. Sono alcuni dei dati resi noti da Amnesty International per dare un’idea della drammaticità di un fenomeno che non può essere ricondotto ad un concetto di giustizia. Per la segretaria generale di Amnesty, Irene Khan, la pena di morte non serve a scoraggiare la criminalità, anzi essa alimenta una cultura della violenza e spesso viene applicata in modo discriminatorio.

 

Ad oggi 76 Paesi hanno completamente abolito la pena capitale, 16 l’hanno mantenuta solo per i casi eccezionali, mentre l’Armenia è stata l’ultimo Paese ad avere aderito al protocollo numero 6 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo, che implica l’abolizione della pena di morte. Ma quali sono gli Stati che ancora destano preoccupazione? Risponde Carlo Santoro della Comunità di Sant’Egidio.

 

R. – La situazione è assai preoccupante per il numero delle esecuzioni ed anche perché non conosciamo le cifre esatte per quanto riguarda la Cina. La situazione in Iran sappiamo essere molto difficile: diverse sono le lapidazioni. Anche lì c’è una mancanza notevole di informazione, quindi poco si sa. Sappiamo che in Arabia Saudita sono documentate decapitazioni e l’anno scorso le esecuzioni sono state circa un centinaio.

 

Anche l’Unione Europea ha ribadito il proprio impegno a promuovere l’abolizione della pena capitale in ogni Paese del mondo ed invita gli Stati ad una moratoria delle esecuzioni come primo passo verso la totale abolizione. Non sono mancate tuttavia note polemiche, come quella dell’Associazione “Nessuno Tocchi Caino”, da sempre in prima linea nella lotta alla pena di morte, che ha però deciso di non aderire alla Giornata mondiale, criticando lo scarso impegno di alcune organizzazioni nel promuovere presso le Nazioni Unite una risoluzione per una moratoria delle esecuzioni a livello mondiale.

 

Stefano Leszczynski, Radio Vaticana.

**********

 

 

MOHAMMED: ROMANZO VERITA’, CHE RACCONTA

L’INCONTRO DI UN COPPIA ITALIANA ED UN BAMBINO SOMALO

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

**********

La storia di un piccolo Mohammed qualunque, che arriva a Roma da una  delle tante terre insanguinate del Pianeta, la Somalia, s’incrocia con la storia di una coppia qualunque, lui dirigente pubblico, lei medico ospedaliero, due figli grandi già usciti di casa. Dall’incontro scaturisce uno spaccato di vita che segna l’esistenza dei tre protagonisti del libro. Il bambino, orfano dei genitori, malato di tumore, giunto in Italia per essere curato, subisce l’amputazione di una gamba e resta inerme per giorni sul letto d’ospedale; poi la svolta e un solo desiderio tornare quanto prima al suo villaggio di pastori nomadi. Stefano Rizzo, in prima persona racconta dopo 10 anni quei fatti, raccolti nel volume “Mohammed”, edito da Mesogea.

 

R. - La storia che io racconto è una storia vera, naturalmente rivissuta attraverso la narrazione, in qualche modo romanzata, che mi ha toccato molto per due motivi essenziali: primo perché è una storia triste, Mohammed morirà; secondo perché attraverso questo incontro ho potuto riflettere sul rapporto tra culture, la nostra, quella dell’Occidente, della cristianità, e la loro, quella dell’islam, ma anche del Sud del mondo, della pastorizia.

 

D. – Ecco, Mohammed viene accolto nella sua casa per una decisione che magari non era prevista. Come matura tutto ciò?

 

R. – Credo che uno dei temi fondamentali del libro sia quello della vita e naturalmente il tema della vita va insieme a quello della morte. Fu mia moglie, o meglio il personaggio di Giulia, nel romanzo, che proprio di fronte alla malattia, decide di fare qualcosa. Non può accettare che un piccolo essere umano sia consegnato ad una fine prematura.

 

D. – Il bambino, infatti, aveva perso la voglia di vivere …

 

R. – C’era in lui un senso di apatia, come se avesse riconosciuto la propria morte e vi si fosse affidato.

 

D. – La crisi del bambino però anche vivifica, in qualche modo, la vita di una coppia …

 

R. – Ecco, sì, questa è la cosa che cerco di raccontare, cioè il fatto che questo Mohammed, un bambino qualunque, in realtà è un portatore di civiltà. Il suo esempio, i suoi valori, la sua vita rimettono sulla giusta via questa coppia che è perduta, forse, nella propria tristezza, nel proprio isolamento. E’ proprio attraverso il confronto tra queste culture che scatta qualche cosa che vivifica il rapporto di tutti.

 

D. - Lei nel libro si dichiara indifferente alla fede religiosa, eppure questa poi entra nel suo quotidiano attraverso Mohammed ed in qualche modo sembra che la influenzi …

 

R. – Debbo confessare che non sono religioso e tuttavia ho un grande interesse per le cose religiose. Il tipo, la particolare forma di islam che Mohammed ed il cugino Ahmed rappresentano, così seria, concentrata e soprattutto tollerante, mi colpì moltissimo, perché in loro la religiosità era affidarsi a Dio, un trovare nella religione la forza di superare tremende avversità.

 

D. – Questo volume ci fa capire quanto sia importante saper uscire dal nostro mondo, anche dalle nostre convinzioni, qualche volta pregiudizi, per andare all’intimo dell’uomo che è in tutti noi …

 

R. – E’ certamente vero che il confronto tra culture, la capacità di aprirsi all’altro, non dico soltanto una generica benevolenza o generosità, ma anche una predisposizione mentale per capire la verità che c’è nell’altro e nel diverso da noi, sia un modo per essere migliori. Di questo ne sono convinto.

********** 

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

11 ottobre 2003
 

 

“AVVICINARSI A DIO, ABBRACCIARE LA SPERANZA”. E’ QUESTO IL TITOLO

DEL DOCUMENTO FINALE DEL SINODO DELL’ARCIDIOCESI DI SEOUL,

CONCLUSOSI NEI GIORNI SCORSI, NEL QUALE SONO ILLUSTRATE LE PRIORITÀ

DA AFFRONTARE, NEI PROSSIMI ANNI, DALLA CHIESA SUDCOREANA

 

SEOUL. = La promozione di una più attiva partecipazione dei laici ed in particolare delle donne nella vita della Chiesa sudcoreana, una più incisiva presenza nella società, la promozione delle vocazioni ed una maggiore trasparenza nella gestione delle finanze diocesane. Sono le principali indicazioni emerse dal Sinodo dell’arcidiocesi di Seoul che si è chiuso nei giorni scorsi dopo tre anni di lavori. Tutte le proposte approvate dal Sinodo sono state recepite nel documento finale siglato dall’arcivescovo di Seoul, mons. Nicholas Cheong Jin-suk. Il documento, intitolato “Avvicinarsi a Dio, abbracciare la speranza”, illustra quelle che saranno le priorità pastorali dell’arcidiocesi nei prossimi anni nei vari ambiti: dall’evangelizzazione, alla promozione vocazionale, alla pastorale sociale fino all’amministrazione della diocesi. In particolare, durante i lavori è stata sottolineata l’importanza dell’apostolato dei laici e quindi di un loro maggiore coinvolgimento nella vita della Chiesa. I partecipanti al Sinodo hanno poi convenuto sulla necessità di dare più spazio alla promozione delle vocazioni alla vita consacrata. A questo scopo è stata proposta una più stretta collaborazione con le congregazioni religiose presenti nell’arcidiocesi.  Per rendere più incisiva la missione della Chiesa locale, è stata inoltre evidenziata la necessità di promuovere nuove iniziative di evangelizzazione nei campi della cultura, della giustizia sociale e dell’assistenza. (L.Z.–A.L.)

 

 

220 MILIONI DI POVERI IN SUDAMERICA NEL 2002:

E’ L’ALLARMANTE DATO RILEVATO DALLA COMMISSIONE ECONOMICA

PER L’AMERICA LATINA (CEPAL) E DISCUSSO IERI ALL’ISLA DE MARGARITA,

IN VENEZUELA, IN UNA RIUNIONE SULLA POVERTÀ, L’EQUITÀ

E L’INCLUSIONE SOCIALE PROMOSSA DALL’ORGANIZZAZIONE DEGLI STATI AMERICANI (OSA)

 

CARACAS. = Il divario tra ricchi e poveri in America Latina è il più ampio del pianeta: a sostenerlo è il presidente della Banca interamericana per lo sviluppo (Bci), Enrique Iglesias, secondo il quale per superare la miseria che affligge i Paesi della regione è urgente innanzitutto dare impulso alla crescita economica, adottando efficaci politiche di distribuzione delle entrate. Nel suo intervento alla ‘Riunione di alto livello sulla povertà, l’equità e l’inclusione sociale’, promossa dall’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e conclusasi ieri all’Isla de Margarita, in Venezuela, Iglesias ha riferito che la Commissione economica per l’America Latina (Cepal) ha contato nel 2002 ben 220 milioni di poveri in Sudamerica, ovvero il 43 per cento della popolazione totale. Secondo il segretario dell’Osa, César Gaviria, la povertà è la principale minaccia per la democrazia nella regione e la sua crescita si deve all’incapacità degli Stati di rispondere alle esigenze primarie dei cittadini. La priorità di gran parte dei governi della regione, per Gaviria, è stata innanzitutto quella di finanziarie le infrastrutture e lo sviluppo delle industrie di base, dirottando le risorse economiche dai programmi sociali per destinarle al mantenimento dell’apparato burocratico. (A.L.)

 

 

ALL’ETIOPE MEAZA ASHENAFI ED ALLA ZAMBIANA SARA LONGWE VIENE ASSEGNATO

OGGI, A NEW YORK, IL “PREMIO AFRICANO 2003 PER LA FINE DELLA FAME NEL MONDO”,

RICONOSCIMENTO PROMOSSO DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE

‘THE HUNGER PROJECT’

 

NEW YORK. = Dopo l’attribuzione, ieri, del Premio Nobel per la pace alla giurista iraniana, Shirin Ebadi, altre due donne riceveranno oggi, a New York, un importante riconoscimento promosso dalla ‘The Hunger Project’, organizzazione impegnata in attività umanitarie nei Paesi del Sud del mondo. Si tratta del “Premio africano 2003 per la fine della fame nel mondo”, assegnato, in questa edizione, all’etiope Meaza Ashenafi, fondatrice nel 1995 dell’Associazione delle avvocatesse etiopi che fornisce aiuto legale nei settori dell’istruzione e delle riforme, ed alla zambiana Sara Longwe, un’attivista per i diritti umani e consulente per le questioni legate alla parità dei diritti tra uomini e donne. Le vincitrici del Premio, considerato da molti una sorta di ‘Nobel africano’, riceveranno un’opera dello scultore e grafico giapponese, Takenobu Igarashi, e 50 mila dollari per proseguire nel loro impegno a favore della popolazione africana. (A.L.)

 

 

IL GOVERNO DI PECHINO HA UFFICIALMENTE DICHIARATO CHE LA CINA, DOPO RUSSIA

E STATI UNITI, SARÀ IL TERZO PAESE A MANDARE UN UOMO NELLO SPAZIO

 

PECHINO. = La Cina ha ufficialmente annunciato, ieri, che il primo cosmonauta cinese partirà per la sua storica missione la prossima settimana. Lo ha riferito l’agenzia cinese ‘Xinhua’, spiegando che la navetta spaziale Shenzhou 5, il cui costo è di circa 2,4 miliardi di dollari, sarà lanciata tra il 15 e il 17 ottobre ed orbiterà  14 volte intorno alla terra prima di atterrare in “un’area prestabilita”. Al momento è ancora ignoto il nome dell’uomo destinato ad entrare nella storia cinese come Yuri Gagarin in quella russa e Neil Armstrong in quella americana. I media ufficiali si sono limitati ad affermare che sono state selezionate tre persone, una delle quali verrà scelta nelle prossime ore per diventare ‘yuhangyuan’, ovvero astronauta. Mandando un uomo nello spazio, la Cina diventerà la terza nazione, dopo l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, a compiere questa impresa e coronerà un programma iniziato negli anni cinquanta per volontà del fondatore della Repubblica Popolare, il presidente Mao Zedong. (A.L.)

 

 

PROSEGUONO A ROMA I LAVORI PER LA RIMOZIONE DELL’OBELISCO DI AXUM

CHE L’ITALIA RICONSEGNERA’ ALL’ETIOPIA

 

ROMA. = Sono iniziati giovedì scorso, a Roma, i lavori per la rimozione della stele di Axum allo scopo di restituirla all’Etiopia. Gli operai hanno cominciato a sezionare i 24 metri di roccia silicata che compongono questa colonna a base quadrata e pesante 160 tonnellate. Razziata nel 1937 dalla valle di Axum, nel Nord del Paese africano, il monumento era stato un dono del ministro delle Colonie, Alessandro Lesiona, a Benito Mussolini per celebrare il quindicesimo anniversario della ‘marcia su Roma’. La restituzione della stele era prevista dall’articolo 37 del trattato di pace tra Italia ed Etiopia del 1947. Più volte oggetto di dispute diplomatiche, la consegna del monumento era stata inoltre garantita anche dal presidente italiano Oscar Luigi Scalfaro e nel 2002 era stata confermata dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica. La stele risale ad un periodo tra il primo e terzo secolo dopo Cristo, riproduce una rappresentazione stilizzata di un palazzo reale e nello stile ricorda l’architettura delle abitazioni dello Stato arabico dello Yemen. L’obelisco, che sarà riconsegnato ad Addis Abeba e che è un simbolo dell’identità nazionale etiopica, è da sessantasei anni collocato a Roma, a piazza di Porta Capena, di fronte al palazzo della Fao che nel periodo fascista era la sede del Ministero per le colonie. Il monumento ha recentemente subito un restauro in seguito ai danni arrecati da un fulmine che, nell’estate del 2002, ne ha colpito la punta sormontata da una mezza luna. (A.L.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 ottobre 2003

 

 

- A cura di Barbara Castelli -

 

Sempre più tesa la situazione in Medio Oriente. “È legittimo colpire i Paesi che ospitano i terroristi”, sostiene Israele. “In caso di nuovo attacco israeliano, ci difenderemo”, risponde la Siria. Questa mattina i due governi hanno dato vita ad un drammatico botta e risposta a distanza, che ha gettato un’ulteriore ombra su una situazione sempre più deteriorata. Intanto, mentre sul fronte palestinese permangono le divisioni tra il presidente, Yasser Arafat, e il premier Abu Ala, nel campo profughi di Rafah prosegue la violenta incursione israeliana iniziata giovedì sera: almeno 8 le vittime. Per i particolari, Graziano Motta:

 

**********

E’ la più grande operazione militare svoltasi a Rafah dalla guerra del 1967, perché tende a localizzare e distruggere il maggior numero possibile di tunnel scavati attraverso la frontiera con l’Egitto, che hanno i loro terminal all’interno di abitazioni palestinesi e servono per un traffico, divenuto nel tempo sempre più importante, di armi e munizioni per la guerriglia palestinese. Al Consiglio di Sicurezza dell’Onu è stata, intanto, presentata dalla Siria - sostenuta dai Paesi arabi - una richiesta di condanna di Israele per la costruzione della barriera di sicurezza che lo divide dai Territori palestinesi. Alla riunione a porte chiuse dovrebbe seguire martedì un dibattito pubblico. Il testo della risoluzione appare però squilibrato agli Stati Uniti, che si accingono ad utilizzare il diritto di veto. A Ramallah, Yasser Arafat, che ha partecipato alla preghiera del venerdì nella moschea annessa alla sua residenza, è apparso un po’ ristabilito. Ufficialmente è stato smentito che soffra di un male incurabile al fegato.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********

 

Nuova offensiva dei ribelli maoisti in Nepal, dove può ormai definirsi tramontata la tregua firmata solo una decina di giorni fa, in occasione delle festività indù. Un gruppo di circa 600 guerriglieri ha attaccato un posto di polizia nel villaggio occidentale di Khas-Kusum, nel distretto di Banke. Un primo bilancio delle vittime, ancora provvisorio, parla di 35 ribelli e 3 agenti morti. La ribellione maoista contro la monarchia, cominciata nel 1996, ha provocato finora oltre 7.000 morti e la paralisi dell’economia.

 

Non si arresta la spirale di violenza in Iraq. L’ultimo episodio di sangue è avvenuto questa mattina nei pressi di Karbala: un gruppo di assalitori ha lanciato bombe a mano contro un posto di blocco della polizia, uccidendo un ufficiale e ferendo sei agenti. Il luogo dell’attentato - la città santa sciita a sud di Baghdad - conferma, dunque, la crescente ribellione della maggioranza sciita, sempre più ostile alla presenza americana. Il servizio di Paolo Mastrolilli:

 

**********

La maggioranza sciita, che controlla soprattutto l’area centro-meridionale del Paese, finora non ha ostacolato l’occupazione nella speranza che le restituisca il controllo dell’Iraq, dopo gli anni di oppressione subiti dai sunniti alleati di Saddam. Ma la corrente che fa capo all’imam Al Sadr, figlio del religioso a cui è intitolato il quartiere degli scontri a Baghdad, si è sempre opposta alla presenza americana. Ed ora le tensioni stanno aumentando anche per l’arresto del leader di una moschea, accusato di proteggere i terroristi. Ieri, infatti, circa 10 mila fedeli hanno protestato nella capitale contro l’occupazione, durante il funerale per due iracheni morti negli scontri di giovedì. Nonostante questi problemi, il vice presidente, Dick Cheney, è tornato a difendere la guerra in Iraq, nell’ambito della campagna di pubbliche relazioni lanciata dalla Casa Bianca per cambiare la percezione negativa del pubblico. La Banca Mondiale, intanto, ha stimato che per la ricostruzione serviranno 55 miliardi di dollari, mentre all’Onu manca ancora l’accordo sulla nuova risoluzione, presentata dagli americani.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

Decine di detenuti talebani - almeno una quarantina secondo le prime informazioni - sono evasi la scorsa notte dal carcere a Kandahar, nel sud dell’Afghanistan. La notizia è stata confermata dalle forze di sicurezza. Tra gli evasi, figura anche il fratello di Mawlavi Obaidullah, ex ministro della difesa dei taleban e ora membro del consiglio nominato in giugno dal mullah Omar per coordinare la guerriglia contro le truppe statunitensi e il governo afghano.

 

Fervono le polemiche sulla detenzione dei prigionieri della base cubana di Guantánamo. La Croce rossa internazionale ha, infatti, accusato ieri gli Stati Uniti di costringere i detenuti a condizioni di vita disumane, causando un grave deterioramento della loro salute mentale. Sono state formalizzate, infine, dal tribunale militare del Comando centrale americano, le accuse contro il capitano James Yee, cappellano presso la base militare a Cuba e sospettato di spionaggio.

 

Uno scandalo di corruzione mette a rischio il governo sudcoreano. A soli 8 mesi dalla sua elezione, il presidente Roh Moo Hyun si è trovato di fronte alle dimissioni in massa dell’esecutivo, ma le ha respinte. Il primo ministro, Goh Kun, le aveva presentate in segno di solidarietà con il capo dello Stato.

 

Sciolto il Parlamento, il Giappone si avvia ora alle elezioni. È il 9 novembre la data fissata dal capo del governo, Junichiro Koizumi, per la prima volta alla prova del voto dalla sua elezione a premier. Da Tokyo, Chiaretta Zucconi:

 

**********

Appena rieletto presidente del partito liberal-democratico e con in tasca una popolarità del 60 per cento, Junichiro Koizumi punta adesso ad essere riconfermato primo ministro alle prossime elezioni, considerate una sorta di referendum sul programma di riforme strutturali, perseguite dal premier nel tentativo di aiutare la fragile economia nipponica a riprendere quota dopo un decennio di rallentamento. Le riforme che ha in mente Koizumi fanno rabbrividire le banche e sono fortemente osteggiate dalla vecchia guardia del partito liberal-democratico. Ma il premier è sui carboni ardenti anche per un’altra questione: l’opposizione di centro-sinistra ha attaccato ieri Koizumi per il suo imbarazzante appiattimento sulle posizioni della Casa Bianca in materia di politica estera, soprattutto riguardo ai contributi finanziari e militari a favore della ricostruzione post-bellica irachena, sollecitati con insistenza da Washington e che vedono, invece, fortemente contraria l’opinione pubblica locale.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

**********

 

Scorre ancora il sangue purtroppo nella Repubblica Democratica del Congo. Sedici persone sono state brutalmente assassinate lunedì scorso durante un attacco contro il villaggio di Ndunda, nell’est del Paese africano. Lo ha reso noto ieri un comunicato della Monuc, la missione Onu nell’ex Zaire. Secondo alcuni testimoni le vittime, in maggioranza donne e bambini, sono state massacrate senza pietà a colpi di ascia, machete, pugnali e altre armi bianche. L’attacco potrebbe portare la firma dalle Forze Hutu per la Difesa della Democrazia (Fdd), un gruppo ribelle del Burundi che imperversa in questa regione.

 

Violenta battaglia giovedì sera nel Nord-Est dell’Uganda. Un gruppo di ribelli ha attaccato il villaggio di Odudui, nella provincia di Soroti, trovando però una forte resistenza da parte di un gruppo paramilitare filogovernativo, che opera nella regione. Pesante il bilancio delle vittime: almeno 11 civili, 3 ribelli e 4 miliziani uccisi.

 

Il contingente della Nato in Bosnia potrebbe essere ritirato nel corso del 2004, se le condizioni del Paese lo permetteranno. Lo ha annunciato ieri il generale James Jones, comandante in capo delle forze Nato in Europa. Quest’ultimo ha, comunque, chiarito che non è stata presa ancora alcuna decisione definitiva e che l’Alleanza Atlantica sta vagliando l’ipotesi che l’Unione Europea la rimpiazzi nel peacekeeping in Bosnia.

 

E’ di fondamentale importanza “la piena vigenza del multilateralismo nel commercio e della Wto, che deve continuare ad operare sulla base del consenso e del rispetto dei diritti di tutti i suoi membri”. Lo hanno ribadito ieri i paesi del G-20, il gruppo sorto recentemente a Cancun per opporsi ai sussidi agricoli di Stati Uniti e Unione Europea. Alla riunione, conclusasi ieri in Argentina, hanno partecipato diversi ministri degli esteri latinoamericani, nonché esponenti diplomatici di paesi asiatici e del Sud Africa.

 

 

=======ooo=======