RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 282 - Testo della
Trasmissione di giovedì 9 ottobre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Iraq:
non cessano le violenze a Baghdad. Stamani un’autobomba ha causato 10 vittime,
mentre è stato assassinato un diplomatico spagnolo.
Rinviata all’ultimo
momento la riunione del Consiglio legislativo palestinese sul governo di Abu
Ala.
Quarant’anni fa la
tragedia del Vajont: l’Italia ricorda oggi le 2000 vittime del disastro.
9 ottobre 2003
LA NECESSITÀ DI FORMARE UN’AUTENTICA COMUNITÀ
DI DISCEPOLI DEL SIGNORE,
IL
RUOLO CENTRALE DELLA FORMAZIONE PER I SEMINARISTI
E LA
MINACCIA DI SECOLARIZZAZIONE PER IL CLERO. SONO QUESTI I TEMI CENTRALI
AFFRONTATI
DAL PAPA NEL DISCORSO CHE HA RIVOLTO, STAMANI,
AD UN
GRUPPO DI PRESULI FILIPPINI
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
Solo
attraverso l’autentica sequela di Cristo, basata sull’amore e la solidarietà,
“le Filippine potranno risolvere il preoccupante dualismo tra la fede e la vita
che flagella tante società moderne”. Lo ha affermato il Papa nel discorso
rivolto stamani al secondo gruppo di vescovi delle Filippine in visita ‘ad
limina’
Dopo
aver già sviluppato il tema della Chiesa dei poveri nelle osservazioni rivolte
al primo gruppo di presuli, il Papa ha focalizzato la propria attenzione su una
seconda priorità: “quella di diventare un’autentica Comunità di discepoli del
Signore”.
Il
Santo Padre ha sottolineato come “la regolare presenza alla Santa Messa
domenicale, la partecipazione costante alle attività ed alle festività della
parrocchia, la particolare devozione a Maria ed il notevole numero di santuari
presenti nelle Filippine siano solo alcuni esempi della ricca eredità cristiana
che costituisce una parte integrante nella vita e nella cultura del Paese
asiatico”. “Ma nonostante questi aspetti positivi - ha osservato il Papa -
permangono ancora alcune contraddizioni fra i cristiani e nella società
filippina nel suo insieme”. Giovanni Paolo II ha quindi spiegato che tali
incongruenze “possono essere superate soltanto con una completa apertura allo
Spirito di Cristo, andando nel mondo e cambiandolo in una cultura di giustizia
e di pace”. “Il compimento di questi nobili obiettivi - ha proseguito - rende
necessario un profondo impegno nel preparare i fedeli laici ad essere discepoli
di Cristo nel mondo”.
“Ed uno
dei maggiori contributi che la Chiesa può dare per garantire una solida
preparazione dei laici – ha affermato
il Papa - è quello di assicurare che i seminari e le case religiose offrano ai
futuri preti un’adeguata formazione”. Analizzando i molteplici aspetti della
formazione, il Santo Padre ha messo in risalto la preparazione umana, “che
aiuta il seminarista a vivere e ad interiorizzare le virtù sacerdotali”, quella
intellettuale, “che si concentra sullo studio approfondito della teologia e
della filosofia”, la formazione pastorale, “che consente di applicare i
principi teologici” e quella spirituale, “che sottolinea la necessità della
regolare celebrazione dei Sacramenti, specialmente del Sacramento della
penitenza”.
Rispondendo
all’indirizzo dell’arcivescovo di Cebu, il cardinale Vidal, sull’impegno dei
vescovi filippini nel rinnovare il clero ed il laicato, il Papa ha poi espresso
i propri timori per una estensione del processo di secolarizzazione anche al
sacerdozio. “Il clero di oggi – ha raccomandato Giovanni Paolo II - deve essere
attento a non adottare una visione secolare del sacerdozio come una
‘professione’, una ‘carriera’ per guadagnarsi da vivere ma deve considerarlo come
una vocazione, un servizio di amore che abbracci il prezioso dono del
celibato”. Ricordando che “il celibato è una parte integrante della vita
interiore ed esteriore di un prete”, il Papa ha inoltre messo in risalto come
lo stile di vita di alcuni sacerdoti sia stato “tristemente” una
“controtestimonianza e come lo scandaloso comportamento di pochi abbia minato
la credibilità di molti”. “L’essere veri discepoli – ha affermato – richiede
amore, compassione ma allo stesso tempo stretta disciplina nel servire il bene
comune”. “Siate sempre giusti - ha concluso - e sempre misericordiosi”.
SIATE LIEVITO DEL VANGELO NEL MONDO:
COSI’
IL PAPA NEL SALUTO AL SUPREMO CONSIGLIO DEI CAVALIERI DI COLOMBO,
RICEVUTO
STAMANI IN VATICANO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
Continuate a cercare nuove strade “per essere lievito del
Vangelo nel mondo e forza spirituale per il rinnovamento della Chiesa, in
santità, unità e verità”. E’ l’esortazione del Papa rivolta al supremo
consiglio dei Cavalieri di Colombo, ricevuto stamani in udienza nella Sala
Clementina, in occasione dell’Assemblea dell’Ordine a Roma. Giovanni Paolo II
ha espresso profonda gratitudine ai membri del sodalizio per “l’inesauribile
sostegno offerto alla missione della Chiesa”. Un supporto, ha detto, mostrato
in particolare con il Fondo Vicarius Christi, segno di “solidarietà con
il Successore di Pietro nella sua cura per la Chiesa universale”. D’altro
canto, ha proseguito, questa solidarietà è ben presente nelle quotidiane
preghiere e nei “lavori apostolici” dei Cavalieri di Colombo nelle parrocchie e
nelle comunità.
Nel suo
indirizzo d’omaggio, il supremo cavaliere, Carl A. Anderson, ha ricordato le
numerose occasioni in cui l’Ordine ha servito la Chiesa durante i 25 anni di
Pontificato di Giovanni Paolo II. Ha così evidenziato la collaborazione con la
Fabbrica di San Pietro per i lavori alla Basilica di San Pietro e l’impegno per
portare la parola del Papa in ogni angolo del mondo, attraverso varie
pubblicazioni. Recentemente, inoltre, ha detto, i Cavalieri di Colombo hanno
sponsorizzato il restauro – completato in luglio – di due cappelle nelle Grotte
vaticane, l’una dedicata alla Madonna della Bocciata, l’altra alla Madonna
delle Partorienti. Non solo, in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro, l’Ordine
ha promosso il restauro degli affreschi nella volta del Peribolo della Basilica
vaticana. Affreschi di straordinaria importanza, perché raffigurano l’antica
Basilica costantiniana.
Organizzazione fraterna di servizio religioso e
caritativo, l’Ordine dei Cavalieri di Colombo è stato fondato nel 1882, in
Connecticut negli Stati Uniti, da padre Micheal J. McGivney. Il nome di
Cristoforo Colombo fu scelto per mettere l’accento sul contributo dato dai
cattolici, fin dall’inizio, per lo sviluppo e l’evangelizzazione delle
Americhe. Attualmente, il sodalizio conta 12 mila consigli e 1 milione e 600
mila affiliati presenti in America e in altri continenti.
Oltre
ai vescovi delle Filippine in visita “ad Limina” e ai Cavalieri di Colombo, il
Papa ha ricevuto stamani in altre due successive udienze il cardinale Bernardin
Gantin, decano emerito del Collegio Cardinalizio, e il neo arcivescovo italiano
Eliseo Ariotti, dall’estate scorsa nunzio apostolico in Camerun e in Guinea
Equatoriale, con un folto gruppo di familiari.
25 ANNI DI PONTIFICATO: GIOVANNI PAOLO II E IL DIALOGO
INTERRELIGIOSO.
CON
NOI, IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO,
L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Questo Papa è stato un vero promotore del dialogo
interreligioso, non solo per gli incontri con persone di altre religioni ma
soprattutto per i suoi insegnamenti costanti su questo tema e anche per i suoi
gesti simbolici. Il suo insegnamento si basa sul Vaticano II. Vuol mettere in
pratica la visione della Chiesa del Vaticano II e già nella sua prima Enciclica
parlava della mappa del mondo come una mappa interreligiosa e affermava che gli
incontri con persone di altre religioni erano una cosa inevitabile per la
Chiesa. Ne ha parlato anche nell’Enciclica missionaria Redemptoris Missio
e lì ha detto che il dialogo interreligioso fa parte della missione
evangelizzatrice della Chiesa. Poi, ha sviluppato questo insegnamento
nell’Enciclica Dominum et Vivificantem, affermando che lo Spirito Santo
non lavora solo nella Chiesa, non lavora solo nei cuori dei cristiani, ma
lavora anche al di fuori della Chiesa e opera all’interno di tutte le persone.
La parola, ora, all’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio
Consiglio per il dialogo interreligioso:
“Il Papa ha dimostrato questo nei suoi viaggi. Pensiamo a
quello attraverso il Tevere per andare alla Sinagoga, che ha sbalordito gli
ebrei, ha aperto nuovi rapporti con la comunità ebraica. La sua visita in
Marocco, dove venne invitato dal re in persona per parlare ai giovani, 80 mila
giovani, nello Stadio di Casablanca. Il Papa ha parlato ed incoraggiato questi
giovani ad essere giovani seri, ad avere uno spirito di servizio nel mondo, un
servizio religioso nel mondo. Poi, ad Assisi l’anno seguente, nel 1986, quando
si è tenuta quella grande manifestazione di persone di tutte le religioni a
favore della pace nel mondo. Il Papa ha rinnovato questo gesto per la pace in
Europa, nei Paesi balcanici; e, l’anno scorso, ha ripreso il treno della pace
dal Vaticano fino ad Assisi, con l’impegno comune per la pace da parte di tutti
i capi religiosi. E non ci soffermiamo su altri numerosi incontri, nei quali
Giovanni Paolo II ha portato uno spirito di gioia: incontri fraterni che
andavano al di là della diplomazia, al di là della pura cortesia.
In Terra Santa l’abbiamo visto sia con gli ebrei che con
gli arabi, i profughi in campo palestinese, con gli sceicchi, con i rabbini
ecc. Poi il suo viaggio a Damasco dove è entrato nella Moschea ed è stato
accolto molto bene dal Mufti che ha più o meno la sua età, tutti e due anziani
ma che dimostrano insieme questo spirito di apertura e di collaborazione.
Dunque, noi, in questo ufficio possiamo veramente rendere grazie al Signore per
questo Pontificato”.
**********
NELLA RITROVATA LIBERTA’
RELIGIOSA,
CUSTODITE
LE VOSTRE TRADIZIONI CRISTIANE:
E’ LA VIVA ESORTAZIONE DEL PAPA CONTENUTA NEL
MESSAGGIO AL PRIMO CONGRESSO
DEI
CATTOLICI LAICI DELL’EUROPA DELL’EST,
IN
CORSO A KIEV, CAPITALE DELL’UCRAINA
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
Di
fronte alla “pesante eredità dei regimi totalitari atei” i Paesi dell’Europa
dell’Est devono impegnarsi nel “processo di ricostruzione religiosa, morale e
civile”. E’ l’esortazione espressa dal Papa nel messaggio ai partecipanti al
primo Congresso dei cattolici laici dell’Europa dell’Est, iniziato ieri
pomeriggio a Kiev in Ucraina per concludersi domenica prossima. Nel documento -
letto dal nunzio apostolico in Ucraina, mons. Nikola Eterović - il
Pontefice rinnova l’auspicio che il Vecchio Continente non dimentichi le sue
radici cristiane. Al Congresso, organizzato dal Pontificio Consiglio per i
Laici, partecipano circa 300 persone. Oltre alle delegazioni del laicato
di 14 Paesi dell'ex Unione Sovietica sono presenti
anche membri di associazioni e movimenti ecclesiali che operano in quest’area geografica, rappresentanti
di organizzazioni cattoliche che collaborano con le Chiese dell'Est
europeo e una delegazione del dicastero vaticano. Sono stati, inoltre, invitati
osservatori di altre Chiese e Comunità
ecclesiali. Ma torniamo al messaggio del Papa, con il servizio di
Alessandro Gisotti:
**********
“Voi, che avete riconquistato la
libertà a prezzo dì grandi sofferenze, non lasciate mai che essa si
svilisca nella rincorsa dei falsi ideali prospettati dall'utilitarismo” dal
consumismo sfrenato che “caratterizzano tanta parte della cultura moderna”. Questo
il forte richiamo di Giovanni Paolo II indirizzato ai cattolici laici
dell’Europa orientale, che sostiene il Papa, devono custodire le loro “ricche
tradizioni cristiane”, resistendo alla “tentazione insidiosa di escludere Dio”
dalla propria vita o di “ridurre la fede a gesti ed episodi sporadici e
superficiali”. Ancor più oggi, sottolinea, che la “vecchia Europa, dall’Ovest
all’Est, è alla ricerca della sua nuova identità”. E qui, il Santo Padre,
evidenziando come “dopo lunghi decenni di penosa spaccatura”, l’Europa torna “a
respirare con i suoi due polmoni” avverte che essa non può dimenticare quali
siano le sue radici.
“L’Europa – afferma nel messaggio –
deve ricordarsi che la linfa dalla quale per due millenni ha tratto le
ispirazioni più nobili dello spirito è stato il cristianesimo”. E proprio
soffermandosi sulle sfide che aspettano i laici dei Paesi dell’Est ne riconosce
il ruolo fondamentale, insostituibile. “A voi, che siete stati indomiti
testimoni della fede ai tempi della persecuzione – sottolinea il Papa – nel
tempo della riconquistata libertà religiosa, il Signore chiede di preparare il
terreno per una vigorosa rinascita della Chiesa nei vostri Paesi”. Un aiuto
prezioso in tal senso, prosegue, “può venire dalle associazioni, dai
movimenti ecclesiali e dalle nuove comunità, dalla cui esperienza sono nati
itinerari pedagogici fecondi e un rinnovato slancio apostolico”. Rammentando,
così, come con il Concilio Vaticano II sia stata riscoperta la responsabilità
dei laici nella missione della Chiesa, il Papa esorta i fedeli a far
risplendere Cristo nella vita personale, in tutti quei settori nei quali si
opera in favore della pace e per un ordine sociale rispettoso della dignità
dell’uomo”. Per i laici, aggiunge, “questo è il tempo della speranza e
dell’audacia” e li esorta quindi a fare delle famiglie “vere Chiese domestiche”
e delle parrocchie “autentiche scuole di preghiera e di vita cristiana”.
**********
=======ooo=======
Apre la prima pagina l'esortazione rivolta da
Giovanni Paolo II ai vescovi delle Filippine - ricevuti in visita "ad
limina" - affinché diventino una comunità autentica di discepoli del
Signore per servire il bene comune.
Sempre in prima, un articolo di
Giorgio Basadonna dal titolo "Riprendiamo in mano la corona del Santo
Rosario".
Nelle vaticane, nell'udienza al
Supremo Consiglio dei Cavalieri di Colombo, il Papa ha sottolineato che
l'Ordine ha dato un fermo sostegno alla missione della Chiesa.
La relazione dell'arcivescovo
Jean-Louis Tauran - letta da mons. Celestino Migliore nella sede dell'Onu a New
York - sul tema "Sì la pace è possibile", in occasione del Simposio
commemorativo del quarantesimo anniversario della "Pacem in Terris".
Nelle estere, Baghdad
insanguinata da nuove violenze.
Medio Oriente: Israele
intensifica il controllo dei Territori per evitare nuovi attentati terroristici.
In Indonesia si è consumata una
terrificante sciagura stradale: tra le 54 vittime, 49 scolare in gita.
Nella pagina culturale, un
contributo di Paolo Miccoli sull'opera di Anita Bertoldi dal titolo
"Ferdinand Ebner filosofo dell'incontro".
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi dell'immigrazione e della finanziaria.
=======ooo=======
9 ottobre 2003
SUL TEMA “REAGIRE AD UN MONDO DI INCERTEZZE: IL RISK-MANAGER
IN AZIONE”
SI E’
CONCLUSO IERI, A ROMA, IL FERMA RISK-MANAGEMENT FORUM 2003,
INCENTRATO
SULLA PREVENZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE
NELL’ERA
DELLA GLOBALIZZAZIONE
-
Intervista con Riccardo Petrella -
Catastrofi naturali, terrorismo, scandali finanziari,
black out informatici ed energetici hanno reso il rafforzamento del risk-management,
l’insieme delle strategie tese ad una efficace gestione del rischio, una
priorità assoluta sia per le imprese che per gli enti governativi. In questo
contesto, dove le emergenze, non più circoscritte ma sempre più globali,
interagiscono con i processi di mondializzazione in atto, diventa centrale il risk-manager,
emergente figura professionale che si occupa della prevenzione e della gestione
degli imprevisti. A tale nuova professione è stato dedicato, a Roma, il Ferma
Forum 2003, incentrato sul tema: “Reagire ad un mondo di incertezze: il risk-manager
in azione”. L’iniziativa, conclusasi ieri, è stata promossa dalla Federazione
delle associazioni europee di risk-management (Ferma), ed ha tentato di
analizzare quali sono i mutamenti, sul piano dell’economia mondiale e sul piano
dei rapporti tra gli Stati, che possono aumentare, diminuire o prevenire i
rischi nelle nostre società. Ma quale è l’interazione tra il rischio ed i
processi di globalizzazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al professore di
globalizzazione all’Università cattolica di Lovanio, Riccardo Petrella:
**********
R. – La globalizzazione attuale, che è caratterizzata da
principi tipici dell’economia capitalista di mercato, aumenta i fattori di
instabilità. In particolare questa mercificazione globale della vita, sotto
l’insegna della competitività, non fa altro che aumentare i fattori di
insicurezza della nostra economia e dei rapporti sociali.
D. – Lei ha parlato di rischi nell’era della
globalizzazione: quali sono le emergenze più ricorrenti?
R. – I rischi più ricorrenti sono: l’adozione della guerra
come metodo di soluzione dei conflitti; il mantenimento di una situazione di
stato di povertà per quasi la metà della popolazione del mondo; il continuo
degrado dell’ambiente; il problema della contaminazione sempre crescente delle
acque; la questione degli alimenti tossici ed il cambio climatico legato
all’uso non equilibrato delle risorse energetiche. Tutti questi elementi messi
insieme fanno sì che dobbiamo aspettarci ulteriori “bombe” ambientali.
D. – Volendo tracciare un quadro complessivo, abbiamo
dunque un contesto generale caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione,
un fatto particolare, ovvero il rischio, ed una nuova figura, il “risk-manager”
che dovrebbe proporre delle soluzioni. Ma chi è il “risk-manager”?
R. – E’ la persona incaricata in seno all’impresa di
informare il top-management per prendere decisioni che consentano che
l’attività possa essere proseguita con il minore danno e con il massimo dei
benefici. Penso che il “risk-manager”, nell’impresa, debba contribuire a
creare soluzioni necessarie affinché ci sia questo gestore collettivo della
sicurezza in tutte le sue dimensioni.
D. – Conciliando il mercato globale con i principi etici
...
R. – Le logiche del mercato competitivo capitalista non
sono mai conciliabili con i principi etici. E’ importante, però, che il mondo
dell’impresa possa almeno essere confrontato con il problema dell’eticità.
D. – Comunicare efficacemente il rischio diventa dunque
necessario. Ma come è possibile sviluppare e promuovere la presa di coscienza
collettiva di fronte alle emergenze che superano la dimensione locale?
R. – La migliore cosa è di far capire quali sono i fattori
che creano questi rischi, ovvero la povertà, l’obiettivo del profitto a tutti i
costi e la dominazione dei più potenti.
**********
IL PAPA, L’EUROPA, LA PACE, IN UNA CONFERENZA A MONACO DI BAVIERA
-
Servizio di Fausta Speranza -
“L’Europa e la pace negli insegnamenti del Papa” è il tema
della Conferenza tenutasi ieri sera a Monaco, in Germania, nell’ambito del
ciclo organizzato dal ministero degli Esteri italiano nel 25.mo anno di
pontificato. Eventi particolari e conferenze di vaticanisti italiani in ogni
parte del mondo, da maggio scorso hanno accompagnato la riflessione fino alla
vigilia dell’anniversario. A tenere la relazione di ieri presso l’Istituto italiano
di cultura di Monaco è stato Marco Politi, vaticanista del quotidiano “La
Repubblica”. L’ha seguita per noi Fausta Speranza:
**********
Una manifestazione in giro per il mondo per un Papa da
subito definito ‘itinerante’: e le riflessioni dei vaticanisti si fanno
occasione per raccogliere un’eco delle parole di Giovanni Paolo II in questo
quarto di secolo in diversi continenti. In questa eco sempre, forte e distinta
torna la parola ‘pace’, pronunciata con intenso convincimento o come accorata
preghiera.
Impossibile ricordare tutti i momenti in cui il Papa ha
difeso la pace: di fronte alla logica delle armi, dinanzi alle ferite aperte
come quella sempre più sanguinante in Terra Santa, di fronte alla
strumentalizzazione della religione a fini terroristici. E’ perfino troppo
vicina la supplica a Pompei, martedì scorso, per ricordarla. Ma se parliamo di
pace e di Europa – ha detto Marco Politi, vaticanista de “La Repubblica” –
dobbiamo pensare al Papa che parla all’Europa per invitarla a congiungere le
tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, fotografate come i due polmoni dei
quali l’Europa non può fare a meno se vuole respirare.
E poi c’è il Papa che di Europa parla anche al resto del
mondo, vedendola come un’Europa di popoli diversi e arricchiti da questa
diversità ma accomunati dalle lezioni da trarre dalle guerre del secolo scorso
e, dunque, arbitri di pace nel prossimo contesto internazionale. Ma c’è anche
l’appello del Papa perché l’Europa sia una e intera e intera significa non solo
in base ai parametri geografici, ma in considerazione di tutti gli elementi:
culturali, antropologici e religiosi.
E dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII, Giovanni
Paolo II ha ripreso e riproposto con forza i quattro valori fondamento di pace
secondo la dottrina sociale della Chiesa: verità, giustizia, amore e libertà.
Non stancandosi di ripetere che saranno fondamento di pace per i popoli, se
ogni individuo – con onestà – prenderà coscienza oltre che dei propri diritti,
anche dei propri doveri verso gli altri; se sentirà i bisogni degli altri come
propri, se si assumerà con coraggio la responsabilità delle proprie libere
azioni. Da Monaco questa raccomandazione riecheggia in relazione all’Europa, ma
come sempre è una delle parole di Giovanni Paolo II che continuano ad
interpellare la coscienza dell’umanità intera.
Da Monaco, Fausta Speranza, Radio Vaticana.
**********
PER RICORDARE MADRE TERSA, UN OSPEDALE A TIRANA
-
Servizio di A.V. -
Omaggio
musicale a Madre Teresa prossima Beata e raccolta di fondi per il suo Ospedale
a Tirana, l’altro ieri sera alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma,
con l’Orchestra di Roma e del Lazio diretta da Marco Celli Stein, il Coro
Musicanova e la partecipazione dell’attrice Anna Proclamer. C’era per noi
A.V..
**********
“Signore,
fa di me uno strumento della tua pace, affinché dove regna l’odio io porti
l’amore”.
Pensieri, parole, poesie di Madre Teresa affidate alla
voce asciutta, diretta di Anna Proclamer sulle ali leggiadre della musica. Il
maestro Celli Stein:
“L’aria
sulla quarta corda, con il suo incedere nobile e spirituale, vorrei che fosse
veramente l’inno della pace mondiale”.
Pace e carità universale, questo il messaggio portato nel
Paese d’origine della piccola missionaria, l’Albania, attraverso la
realizzazione di un suo sogno: l’Ospedale Nostra Signora del Buon Consiglio,
già edificato nella sua struttura e operativo entro i prossimi due anni, centro
terapeutico e universitario per la formazione di nuovi medici e infermieri per
tutta l’area dei Balcani. Il cardinale Pio Laghi, che ha seguito il progetto
fin dalla nascita:
“Madre
Teresa era in visita da me tre mesi prima di morire. Si parlò dell’ospedale. A
Madre Teresa fu donato il terreno, ma lei mai volle istituzionalizzare il suo
lavoro, mettere le sue suore e i suoi padri Missionari della carità in una
istituzione. La sua raccomandazione fu questa: “Terminatelo pure, siete voi che
lo gestite. Ma mi raccomando, date sempre la preferenza ai più poveri e soprattutto
ai bambini, e che non paghino”. E’ per questo che bisogna avere una fondazione.
Nella Fondazione vi sono dei versamenti che provengono da varie fonti, non
soltanto cattoliche, ma anche musulmane. E’ Madre Teresa stessa che ha tolto le
barriere a quella che è la carità. La carità non ha paletti. La carità deve
esercitarsi verso chiunque e da parte di chiunque”.
Partecipano alla realizzazione di quest’opera culturale e
umanitaria privati e gruppi di volontariato, insieme alla Conferenza Episcopale
Albanese e alla Congregazione Figlie dell’Immacolata Concezione, con il
supporto scientifico dell’Istituto Dermatologico dell’Immacolata. Il direttore
Franco De Caminada:
“Io penso a quella pastorale sanitaria cristiana, che sia
attenta e rispettosa di tutte le realtà religiose che ci sono in Albania, in
modo che si possa dare una grande testimonianza di rispetto alla persona umana:
cioè seguire la parabola del Buon Samaritano nella maniera più completa”.
**********
=======ooo=======
9 ottobre 2003
AL VIA OGGI I LAVORI, A PERUGIA, DELLA V
ASSEMBLEA DELL’ONU DEI POPOLI
SUL
TEMA “IL RUOLO E LE RESPONSABILITA’ DELL’EUROPA NEL MONDO”.
OLTRE
200 RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETA’ DI UN CENTINAIO DI PAESI
SI
CONFRONTERANNO SU INTERROGATIVI E RISPOSTE DA DARE
ALLE
ATTESE DI PACE E LIBERTA’ PER TUTTI
PERUGIA.
= Si è aperta oggi, a Perugia, la V Assemblea dell'Onu dei Popoli, promossa
dalla rete di associazioni, movimenti e gruppi “Tavola della pace” sul tema “Il
ruolo e le responsabilità dell'Europa nel mondo''. L’Assise, ospitata nel
Palazzo dei Priori del capoluogo umbro, proseguirà sino a sabato e culminerà
domenica 12 ottobre con la Marcia per la pace Perugia-Assisi dedicata al tema
''Per un'Europa di pace''. Oltre 200 esponenti della società civile, di Enti
locali, di Parlamenti e Istituzioni di oltre 100 Paesi e network internazionali
di tutto il Pianeta parteciperanno alla prima grande audizione mondiale
sull’Europa e presenteranno le loro diverse visioni. ''Non e' possibile
costruire la nuova Europa ignorando la voce del mondo - afferma il coordinatore
della Tavola della Pace Flavio Lotti - ed è con questa iniziativa che si vuole
aprire il cantiere dell'Europa all'ascolto di coloro che abitano il resto del
Pianeta. Una nuova Europa che sappia ascoltare le loro domande di giustizia e
di cooperazione, di pace e di libertà''. I lavori saranno articolati in diverse
sessioni che affronteranno i temi: “Le responsabilità globali sull’Europa dopo
la guerra in Iraq, “l’Europa tra globalizzazione e giustizia”, “l’Europa tra
gli Stati Uniti e l’Onu”, “L’Europa tra guerra e pace”. (R.G.)
SI È APERTO IN QUESTA SETTIMANA A LOTA, IN CILE,
IL
PRIMO CONGRESSO DEI MAPUCHE, POPOLAZIONE INDIGENA DURAMENTE PERSEGUITATA
DURANTE
LA
DITTATURA DI PINOCHET CHE RIVENDICA I DIRITTI SULLE PROPRIE TERRE
LOTA
(CILE). = Si è aperto questa settimana a Lota, in Cile, il primo congresso
degli indigeni Mapuche, popolazione duramente perseguitata dalla dittatura di
Pinochet. Per la prima volta dalla caduta del governo di Allende, i
rappresentanti di più di un milione di Mapuche, che sono un decimo della
popolazione cilena, si riuniranno per progettare un nuovo futuro come cittadini
e come indigeni. Verrà creato, inoltre, un organo di rappresentanza ufficiale
che sostenga i loro diritti presso le istituzioni. I Mapuche vogliono
preservare la loro terra dagli interessi dei latifondisti, dalla costruzione
delle grandi dighe e dall’istituzione delle monoculture, minaccia per la
sopravvivenza dei contadini della regione. L’unica soluzione che spesso si
profila è l’occupazione disperata della loro terra: in occasioni come queste
vengono criminalizzati, cacciati brutalmente da forze dell’ordine private
assoldate dai grandi proprietari terrieri e vengono condannati a lunghe pene detentive.
Attualmente 95 indios Mapuche sono rinchiusi nelle prigioni cilene e tra questi
ci sono anche numerosi minorenni. Oltre il 40 per cento della popolazione
indigena non ha resistito alle pressioni esercitate nei loro confronti ed è
migrato verso le città, andando a ingrossare le fila dei poveri e popolando i
bassifondi della capitale. Il governo cileno, infine, non riconosce la loro
lingua che rischia di scomparire. Nel luglio 2003, l’incaricato speciale delle
Nazioni Unite per le questioni indigene, Rodolfo Stavenhagen, condannò la legge
cilena per la sicurezza interna dichiarando pacifica la lotta dei Mapuche fatta
per richieste legittime. (M.R.)
I FRATI CAPPUCCINI HANNO AVVIATO SULL’ISOLA DI FOGO,
NELLA
REPUBBLICA DI CAPO VERDE, IL PRIMO CENTRO SOCIO–SANITARIO
DESTINATO
PRINCIPALMENTE ALLA CURA DEI POVERI
REPUBBLICA
DI CAPO VERDE. = La prima struttura sanitaria nell’isola di Fogo, nella
Repubblica di Capo Verde, sarà presto attivata grazie all’impegno del Centro
missioni estere dei Frati Cappuccini, dell’associazione Missione, solidarietà e
sviluppo e del Gruppo Medicina sociale. La costruzione del centro, intitolato a
San Francesco, è iniziata nel 1998 da un’idea di padre Ottavio Fasano e si
sviluppa su un’area di 20 mila metri quadrati: i lavori sono stati affidati ai
muratori e ai manovali del posto, affiancati dai volontari che di tanto in
tanto raggiungevano l’isola. A Capo Verde ci sono solo due veri ospedali: uno a
Pria, la capitale nell’isola di Santiago e l’altro a Mindelo, nell’isola di San
Vincente. Nelle altre isole sono dislocati piccoli centri ambulatoriali, privi
di personale medico sufficiente per le richieste. Al Centro dell’isola di Fogo
ci saranno tre medici residenti, una laboratorista, un radiologo, quattordici
infermieri. Il personale seguirà l’attività ordinaria dell’ospedale rivolta
principalmente alla popolazione più bisognosa e coordinerà il lavoro dei medici
volontari che mensilmente si recheranno sull’isola per gli interventi più
delicati. Nel novembre del 2002 erano
stati inaugurati i blocchi degli ambulatori e dei laboratori mentre a gennaio
2004 verranno inaugurate le sale operatorie e il centro diventerà operativo.
(M.R.)
SI APRIRÀ IL 25 OTTOBRE, A REGGIO
EMILIA, LA MOSTRA FOTOGRAFICA ‘LUKANGA’
CON 40
IMMAGINI CHE RITRAGGONO LA VITA DEGLI ABITANTI DELLA CITTADINA NELLA REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO.
IL
RICAVATO DELL’ESPOSIZIONE FINANZIERÀ MICROPROGETTI NEL SUD DEL MONDO
REGGIO
EMILIA (ITALIA). = Il 25 ottobre si aprirà, nella chiesa della Madonna di
Castelnovo, a Reggio Emilia, la mostra fotografica ‘Lukanga’ che propone
immagini della città della Repubblica Democratica del Congo. Verranno esposte
quaranta immagini in bianco e nero, frutto del lavoro del fotografo Ermanno
Foroni durante la sua permanenza in Congo dove ha studiato la cultura del
Paese. Le foto raccontano la storia degli uomini, delle donne e dei bambini che
vivono con la guerra sempre dietro l’angolo ma che sono un esempio di dignità e
ricchezza di vita. Foroni non è un fotografo professionista ma ha alle spalle
molti reportage sociali realizzati in varie parti del mondo. Un catalogo con le
immagini, utile guida del percorso, porta l’introduzione di padre Giovanni
Piumatti, missionario a Lukanga dove è parroco dal 1975 e la post - fazione di
Alex Zanotelli, missionario comboniano che è vissuto per dodici anni nella
baraccopoli di Korgocho a Nairobi, in Kenia. La mostra resterà aperta fino al
16 novembre ed è stata organizzata dal ‘Progetto per l’autosufficienza in
Madagascar’, gestito da un gruppo di volontari ospedalieri emiliani. La cifra
raccolta, destinata a finanziare
microprogetti di autosviluppo nei Paesi del sud del mondo, verrà affidata al
Centro missionario diocesano di Reggio Emilia, alla organizzazione non
governativa ‘Reggio terzo mondo’ e alla cooperativa di commercio equo e
solidale ‘Ravinala’. (M.R.)
I DETENUTI DELLA CASA CIRCONDARIALE ‘FLORENCIO VALERA’,
A
BUENOS AIRES, HANNO PREGATO MILLE AVE MARIA PER IL PAPA
PER LA
CHIUSURA DELL’ANNO DEL ROSARIO
BUENOS
AIRES. = In occasione della chiusura dell’Anno del Rosario, i detenuti della
Casa circondariale Florencio Valera hanno pregato mille Ave Maria per il Santo
Padre. La preghiera è stata la risposta dei carcerati alla ‘Campagna sul
rosario’ promossa dalla diocesi di Quilmes. Grazie ai missionari del Movimento
Schoenstatt, che prestano servizio nelle carceri argentine, i detenuti della
‘Florencio Valera’ hanno potuto pregare per il Papa ai piedi della Peregrina
Auxiliar, l’immagine della Vergine di Schoenstatt. I missionari hanno seguito
con attenzione la visita del Papa a Pompei del 7 ottobre scorso, sottolineando
le analogie tra il santuario partenopeo e la nascita del Movimento. Furono,
infatti, un articolo sul beato Bartolo Longo e il Santuario di Pompei ad
illuminare padre Josef Kentenich, pallottino tedesco, per la fondazione del
Movimento Schoenstatt, hanno spiegato i missionari. (M.R.)
SI APRIRÀ DOMANI, IN OHIO, LA 15.MA CONFERENZA
INTERNAZIONALE DEL MOVIMENTO CATTOLICO INTERNAZIONALE DELL’APOSTOLATO
PER LA
CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA. AL CENTRO DELL’INCONTRO
L’ULTIMA
ENCICLICA DEL PAPA, LA ‘ECCLESIA DE
EUCHARISTIA’
BLOOMINGDALE
(STATI UNITI). = Si terrà dal 10 al 12 ottobre a Bloomingdale, in Ohio, la
15esima conferenza internazionale dal titolo “Totus Tuus - Consacrati nella
Verità”, promosso dal “Catholic Familyland”, il movimento cattolico internazionale
dell’Apostolato per la consacrazione della famiglia (Afc). La Conferenza sarà
dedicata quest’anno all’Enciclica di Giovanni Paolo II, “Ecclesia de
Eucharistia”. L’incontro, ha spiegato Jerry Coniker, fondatore del movimento e
della rete televisiva “Familyland TV Network”, vuole essere un’occasione per
ricordare “la centralità dell’Eucaristia nella costruzione della famiglia,
della parrocchia e della comunità”. Interverranno, tra gli altri, il vescovo di
Covington, mons. Roger Foys ed il presidente dell’organizzazione pro-vita
“Priests for Life”, padre Frank Pavone. Durante la conferenza ci sarà anche un
concerto di musica sacra diretto da Jim Cowan, dell’Università francescana di
Steubenville. Nella giornata conclusiva, verranno premiati i migliori musicisti
cattolici dell’anno nella quarta edizione degli “Unity Awards”, i premi
assegnati dalla “United Catholic Music and Video Association” (Ucmva).
L’Apostolato per la consacrazione della famiglia, fondato nel 1975 negli Stati
Uniti per promuovere soprattutto attraverso i media i valori della famiglia, è
presente in quattro Continenti, ad eccezione dell’Oceania, con sedi nelle
Filippine, in Messico, Belgio e Nigeria. (M.R.)
=======ooo=======
9 ottobre 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Drammatica mattinata di sangue, oggi a Baghdad. Un
kamikaze si è fatto esplodere lanciandosi contro un commissariato di polizia e
uccidendo 10 persone; un diplomatico spagnolo è stato inoltre assassinato in un
quartiere residenziale della capitale irachena. Il servizio di Giancarlo La
Vella:
**********
L’addetto militare dell'ambasciata spagnola in Iraq, Josè
Antonio Bernal Gomez, è la nuova vittima occidentale in un Iraq ancora terra di
feroci conflitti, dove le forze americane stentano a controllare anche la capitale.
E’ stato assassinato questa mattina a Baghdad, secondo quanto riferiscono fonti
ufficiali. Un copione diverso dai soliti attentati antioccidentali. Questa
volta si è voluto colpire un obiettivo preciso.
Drammaticamente scontato invece l’altro episodio. Secondo
le prime testimonianze, l'esplosione è avvenuta mentre gli agenti di polizia
erano schierati nel cortile interno per l’appello giornaliero. Un’auto in
corsa, imbottita d’esplosivo, a tutta velocità ha sfondato il cancello
d'ingresso ed è saltata in aria nel cortile. L'attacco suicida è avvenuto nel
grande quartiere sciita di Sadr city, l'ex Saddam city, nel settore nord est di
Baghdad ed ha ricordato l’altro sanguinoso attentato alla sede Onu, in cui ad
agosto perse la vita il diplomatico delle Nazioni Unite Sergio Vieira de Mello.
**********
E mentre all’Onu la discussione
sul testo americano di risoluzione per l’Iraq rimane in fase di stallo, il
presidente russo Putin si è detto oggi favorevole all'approvazione di una
risoluzione prima della conferenza dei Paesi donatori, prevista in Spagna per
il 23 e 24 ottobre. Putin, a margine dei colloqui in Russia col cancelliere
tedesco Schroeder, ha sottolineato come ''l'Iraq abbia estremo bisogno di
fondi, ma utilizzarli in modo efficace - ha aggiunto - sarà possibile solo nel
caso di un regolamento politico''.
La situazione in Medio Oriente è ''a un punto
morto''. Lo ha detto oggi all’Europarlamento l'Alto rappresentante europeo per
la politica estera, Javier Solana, affermando che comunque ''non c'è alternativa
alla road map'', il piano di pace elaborato da Stati Uniti, Unione europea,
Russia e Nazioni Unite. Intanto stamani una kamikaze si è fatta saltare in aria
ad un posto di blocco vicino Tulkarem, in Cisgiordania, ferendo un soldato
israeliano. In questo quadro Washington prepara un piano per isolare dalla
comunità internazionale la Siria, accusata di appoggiare il terrorismo. Il
servizio di Graziano Motta:
**********
Si
irrigidiscono negli Stati Uniti le posizioni nei confronti di Damasco. La Commissione
per le relazioni internazionali del Senato ha chiesto, con una votazione
pressoché unanime, pesanti sanzioni economiche e restrizioni nei movimenti dei
diplomatici, motivate dal presunto sostegno del regime di Damasco a
organizzazioni terroristiche, allo sviluppo di armi di distruzione di massa e
alla persistenza dell’occupazione militare del Libano. A Ramallah, intanto, è
stata rinviata la riunione del Consiglio legislativo palestinese che avrebbe
dovuto concedere la fiducia al governo di emergenza di Abu Ala. Il programma
del premier rimane comunque quello di ampliare l’esecutivo entro un mese e
nello stesso tempo di avviare con Israele una trattativa per il cessate il
fuoco, a cui il governo Sharon però non intende accedere se prima non vengono
presi provvedimenti contro i quadri e le infrastrutture del terrorismo. Apprensione,
infine, per la salute di Arafat. Voci giornalistiche riferiscono che nei gironi
scorsi il leader palestinese avrebbe avuto una crisi cardiaca. La notizia è
stata smentita dal ministro degli Esteri, Nabil Shaat, che ha parlato invece di
un’infezione. Lo stesso Arafat, in un’intervista rilasciata oggi ad un
quotidiano di Gerusalemme est, ha assicurato: ''sono guarito dai dolori di
stomaco di cui ho sofferto''.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
**********
Anche l'Australia si prepara a
celebrare il primo anniversario della strage di Bali, in Indonesia, che il 12
ottobre del 2002 uccise 202 persone, tra le quali 88 australiani. Il primo
ministro di Canberra, John Howard, ha ricordato oggi in Parlamento le vittime
della strage. Il governo australiano ha inoltre rivelato di aspettarsi altri
attacchi terroristici nel Sudest asiatico, in particolare nelle Filippine, nonostante
siano stati arrestati diversi personaggi chiave di Al Qaeda in Asia, come
Hambali, ritenuto la mente dell’attentato di Bali.
''L'intensità del ricordo di
quella tragica notte del 9 ottobre 1963 fa avvertire l'insufficienza delle
parole''. Così il capo dello Stato italiano Carlo Azeglio Ciampi ha voluto
celebrare stamani a Longarone, in provincia di Belluno, il 40.mo anniversario
della tragedia della diga del Vajont che causò 2.000 morti, quando una gigantesca
frana si staccò dal monte Toc e finì nel lago artificiale sottostante,
provocando un’ondata che tracimò oltre la diga, seminando intorno morte e desolazione.
“Avverto forte l'emozione della tragedia che in pochi minuti cancellò interi
paesi”, ha aggiunto Ciampi. Ma quale ricordo c’è oggi del disastro di 40 anni
fa? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Vincenzo Savio, vescovo di
Belluno-Feltre:
**********
R. - Il ricordo è molto vivo, anche perché la traccia che
ne è rimasta è così forte non solo per il numero delle vittime, ma per la
ragione per cui è nata una disgrazia così evidente. Bisogna veramente
ricordarci l’uomo che si è fermato solamente ai calcoli matematici, che si è
fermato solo al desiderio di una sfida - perché era una grande sfida quella
della diga - e che non ha fatto un discorso sull’incidenza, sulla realtà umana
e sulla natura, una natura che gli si è drammaticamente rivoltata contro.
Questo dramma è rimasto nel cuore della gente. A pagare sono stati non tanto i
responsabili del fatto, ma soprattutto la povera gente che aveva creduto che
quella diga avrebbe dato del pane nuovo a queste valli così dignitose, ma anche
così povere. Alla fine ne è nata la morte.
**********
Resta in carcere il presunto
assassino del ministro degli Esteri svedese Anna Lindh, morta in seguito ad
un’aggressione in un centro commerciale il 10 settembre scorso. Il tribunale di
Stoccolma ha respinto l'istanza di liberazione avanzata dal legale del giovane,
Mijailo Mijailovic, il quale dovrà ora aspettare altre due settimane per la
chiusura delle indagini.
Inutili i tentativi delle autorità della Bolivia
per far rientrare le manifestazioni dei coltivatori di coca, che da giorni protestano
per il piano di vendita del gas locale a Stati Uniti e Messico. La situazione
rimane estremamente tesa a La Paz e il governo potrebbe adottare misure severe
per garantire l’ordine pubblico messo a rischio dai continui scioperi. Il
servizio di Maurizio Salvi:
**********
La protesta si è inasprita
dieci giorni fa, quando il sindacato “Centrale operaia boliviana” ha dichiarato
uno sciopero a tempo indeterminato. L’azione non ha incontrato risposta piena
in tutto il Paese, ma ha contribuito ad indebolire il governo che non sembra
ora in grado di riprendere in mano l’iniziativa. E così il Paese appare politicamente
paralizzato, con appelli continui al dialogo, che però spesso cadono nel vuoto.
Fra le ragioni di preoccupazione, ieri, si è aggiunta una minaccia dei contadini
di bloccare l’erogazione di acqua ed elettricità a La Paz. E se questo non
bastasse, il presidente della Commissione per i diritti umani della Camera,
Baulio Bravo, ha indicato che - secondo informazioni da lui ottenute da fonti
ufficiali - il governo introdurrà domenica lo stato d’assedio.
Maurizio Salvi, per la Radio
Vaticana.
**********
Ancora in corso, in Colombia,
l'inchiesta sull'esplosione dell’autobomba che ieri ha causato sei morti e 20
feriti in un centro commerciale di Bogotà. Tra le ipotesi più accreditate,
quella secondo cui l’atto terroristico potrebbe essere opera di un gruppo
paramilitare che ricatta i negozianti della capitale.
=======ooo=======