RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 282 - Testo della Trasmissione di giovedì 9 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il sacerdozio non è una professione o una carriera, ma una vocazione e un servizio d’amore per gli altri. Il celibato è una parte integrante della vita sacerdotale nello spirito evangelico. Così il Papa, nell’udienza ad un nuovo gruppo di vescovi delle Filippine, in visita “ad Limina”.

 

Siate lievito del Vangelo nel mondo. L’invito e la gratitudine del Pontefice ai Cavalieri di Colombo, nel saluto al Supremo Consiglio dell’associazione cattolica americana riunito in questi giorni a Roma.

 

Il 25.mo di Pontificato: Giovanni Paolo II e il dialogo interreligioso. Con noi, l’arcivescovo Michael Fitzgerald.

 

Nella ritrovata libertà religiosa, l’invito a custodire le tradizioni cristiane, nel messaggio del Santo Padre al primo Congresso dei laici cattolici dell’Europa dell’Est, in corso a Kiev.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Concluso a Roma un Forum sulla prevenzione e la gestione delle emergenze nell’era della globalizzazione. Intervista con Riccardo Petrella.

 

“L’Europa e la pace negli insegnamenti del Papa”, tema della Conferenza organizzata ieri a Monaco, in Germania, dal ministero degli Esteri italiano.

 

Un omaggio musicale a Madre Teresa l’altra sera nella Basilica romana di Santa Maria sopra Minerva. Raccolti fondi per un ospedale a Tirana. Ai nostri microfoni, il cardinale Pio Laghi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperta a Perugia  la V Assemblea dell’Onu dei Popoli, promossa dalla rete di associazioni “Tavola della pace”.

 

Si è aperto questa settimana a Lota, in Cile, il primo Congresso degli indigeni Mapuche, popolazione duramente perseguitata dalla dittatura di Pinochet.

 

Avviato sull’Isola di Fogo, nella Repubblica di Capo Verde, per iniziativa dei Frati Cappuccini, il primo Centro socio-sanitario destinato soprattutto alla cura dei poveri.

 

Si aprirà il 25 ottobre a Reggio Emilia la mostra fotografica ‘Lukanga’ con immagini che ritraggono la vita degli abitanti della cittadina.

 

Mille “Ave Maria” per il Papa, pregate dai detenuti di un carcere di Buenos Aires a chiusura dell’Anno del Rosario.

 

Domani a Bloomingdale, in Ohio, si aprirà la 15.ma Conferenza internazionale del Movimento cattolico internazionale dell’Apostolato per la consacrazione della famiglia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Iraq: non cessano le violenze a Baghdad. Stamani un’autobomba ha causato 10 vittime, mentre è stato assassinato un diplomatico spagnolo.

 

Rinviata all’ultimo momento la riunione del Consiglio legislativo palestinese sul governo di Abu Ala.

 

Quarant’anni fa la tragedia del Vajont: l’Italia ricorda oggi le 2000 vittime del disastro.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 ottobre 2003

 

 

LA NECESSITÀ DI FORMARE UN’AUTENTICA COMUNITÀ DI DISCEPOLI DEL SIGNORE,

IL RUOLO CENTRALE DELLA FORMAZIONE PER I SEMINARISTI

E LA MINACCIA DI SECOLARIZZAZIONE PER IL CLERO. SONO QUESTI I TEMI CENTRALI

AFFRONTATI DAL PAPA NEL DISCORSO CHE HA RIVOLTO, STAMANI,

AD UN GRUPPO DI PRESULI FILIPPINI

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

Solo attraverso l’autentica sequela di Cristo, basata sull’amore e la solidarietà, “le Filippine potranno risolvere il preoccupante dualismo tra la fede e la vita che flagella tante società moderne”. Lo ha affermato il Papa nel discorso rivolto stamani al secondo gruppo di vescovi delle Filippine in visita ‘ad limina

 

Dopo aver già sviluppato il tema della Chiesa dei poveri nelle osservazioni rivolte al primo gruppo di presuli, il Papa ha focalizzato la propria attenzione su una seconda priorità: “quella di diventare un’autentica Comunità di discepoli del Signore”.

 

Il Santo Padre ha sottolineato come “la regolare presenza alla Santa Messa domenicale, la partecipazione costante alle attività ed alle festività della parrocchia, la particolare devozione a Maria ed il notevole numero di santuari presenti nelle Filippine siano solo alcuni esempi della ricca eredità cristiana che costituisce una parte integrante nella vita e nella cultura del Paese asiatico”. “Ma nonostante questi aspetti positivi - ha osservato il Papa - permangono ancora alcune contraddizioni fra i cristiani e nella società filippina nel suo insieme”. Giovanni Paolo II ha quindi spiegato che tali incongruenze “possono essere superate soltanto con una completa apertura allo Spirito di Cristo, andando nel mondo e cambiandolo in una cultura di giustizia e di pace”. “Il compimento di questi nobili obiettivi - ha proseguito - rende necessario un profondo impegno nel preparare i fedeli laici ad essere discepoli di Cristo nel mondo”.

 

“Ed uno dei maggiori contributi che la Chiesa può dare per garantire una solida preparazione dei laici – ha  affermato il Papa - è quello di assicurare che i seminari e le case religiose offrano ai futuri preti un’adeguata formazione”. Analizzando i molteplici aspetti della formazione, il Santo Padre ha messo in risalto la preparazione umana, “che aiuta il seminarista a vivere e ad interiorizzare le virtù sacerdotali”, quella intellettuale, “che si concentra sullo studio approfondito della teologia e della filosofia”, la formazione pastorale, “che consente di applicare i principi teologici” e quella spirituale, “che sottolinea la necessità della regolare celebrazione dei Sacramenti, specialmente del Sacramento della penitenza”.

 

Rispondendo all’indirizzo dell’arcivescovo di Cebu, il cardinale Vidal, sull’impegno dei vescovi filippini nel rinnovare il clero ed il laicato, il Papa ha poi espresso i propri timori per una estensione del processo di secolarizzazione anche al sacerdozio. “Il clero di oggi – ha raccomandato Giovanni Paolo II - deve essere attento a non adottare una visione secolare del sacerdozio come una ‘professione’, una ‘carriera’ per guadagnarsi da vivere ma deve considerarlo come una vocazione, un servizio di amore che abbracci il prezioso dono del celibato”. Ricordando che “il celibato è una parte integrante della vita interiore ed esteriore di un prete”, il Papa ha inoltre messo in risalto come lo stile di vita di alcuni sacerdoti sia stato “tristemente” una “controtestimonianza e come lo scandaloso comportamento di pochi abbia minato la credibilità di molti”. “L’essere veri discepoli – ha affermato – richiede amore, compassione ma allo stesso tempo stretta disciplina nel servire il bene comune”. “Siate sempre giusti - ha concluso - e sempre misericordiosi”.

 

 

SIATE LIEVITO DEL VANGELO NEL MONDO:

COSI’ IL PAPA NEL SALUTO AL SUPREMO CONSIGLIO DEI CAVALIERI DI COLOMBO,

RICEVUTO STAMANI IN VATICANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

Continuate a cercare nuove strade “per essere lievito del Vangelo nel mondo e forza spirituale per il rinnovamento della Chiesa, in santità, unità e verità”. E’ l’esortazione del Papa rivolta al supremo consiglio dei Cavalieri di Colombo, ricevuto stamani in udienza nella Sala Clementina, in occasione dell’Assemblea dell’Ordine a Roma. Giovanni Paolo II ha espresso profonda gratitudine ai membri del sodalizio per “l’inesauribile sostegno offerto alla missione della Chiesa”. Un supporto, ha detto, mostrato in particolare con il Fondo Vicarius Christi, segno di “solidarietà con il Successore di Pietro nella sua cura per la Chiesa universale”. D’altro canto, ha proseguito, questa solidarietà è ben presente nelle quotidiane preghiere e nei “lavori apostolici” dei Cavalieri di Colombo nelle parrocchie e nelle comunità.

 

Nel suo indirizzo d’omaggio, il supremo cavaliere, Carl A. Anderson, ha ricordato le numerose occasioni in cui l’Ordine ha servito la Chiesa durante i 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II. Ha così evidenziato la collaborazione con la Fabbrica di San Pietro per i lavori alla Basilica di San Pietro e l’impegno per portare la parola del Papa in ogni angolo del mondo, attraverso varie pubblicazioni. Recentemente, inoltre, ha detto, i Cavalieri di Colombo hanno sponsorizzato il restauro – completato in luglio – di due cappelle nelle Grotte vaticane, l’una dedicata alla Madonna della Bocciata, l’altra alla Madonna delle Partorienti. Non solo, in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro, l’Ordine ha promosso il restauro degli affreschi nella volta del Peribolo della Basilica vaticana. Affreschi di straordinaria importanza, perché raffigurano l’antica Basilica costantiniana.

 

Organizzazione fraterna di servizio religioso e caritativo, l’Ordine dei Cavalieri di Colombo è stato fondato nel 1882, in Connecticut negli Stati Uniti, da padre Micheal J. McGivney. Il nome di Cristoforo Colombo fu scelto per mettere l’accento sul contributo dato dai cattolici, fin dall’inizio, per lo sviluppo e l’evangelizzazione delle Americhe. Attualmente, il sodalizio conta 12 mila consigli e 1 milione e 600 mila affiliati presenti in America e in altri continenti.

 

 

ALTRE UDIENZE DI OGGI

 

Oltre ai vescovi delle Filippine in visita “ad Limina” e ai Cavalieri di Colombo, il Papa ha ricevuto stamani in altre due successive udienze il cardinale Bernardin Gantin, decano emerito del Collegio Cardinalizio, e il neo arcivescovo italiano Eliseo Ariotti, dall’estate scorsa nunzio apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale, con un folto gruppo di familiari.

 

 

25 ANNI DI PONTIFICATO: GIOVANNI PAOLO II E IL DIALOGO INTERRELIGIOSO.

CON NOI, IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER IL DIALOGO INTERRELIGIOSO, L’ARCIVESCOVO MICHAEL FITZGERALD

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Questo Papa è stato un vero promotore del dialogo interreligioso, non solo per gli incontri con persone di altre religioni ma soprattutto per i suoi insegnamenti costanti su questo tema e anche per i suoi gesti simbolici. Il suo insegnamento si basa sul Vaticano II. Vuol mettere in pratica la visione della Chiesa del Vaticano II e già nella sua prima Enciclica parlava della mappa del mondo come una mappa interreligiosa e affermava che gli incontri con persone di altre religioni erano una cosa inevitabile per la Chiesa. Ne ha parlato anche nell’Enciclica missionaria Redemptoris Missio e lì ha detto che il dialogo interreligioso fa parte della missione evangelizzatrice della Chiesa. Poi, ha sviluppato questo insegnamento nell’Enciclica Dominum et Vivificantem, affermando che lo Spirito Santo non lavora solo nella Chiesa, non lavora solo nei cuori dei cristiani, ma lavora anche al di fuori della Chiesa e opera all’interno di tutte le persone. La parola, ora, all’arcivescovo Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso:

 

“Il Papa ha dimostrato questo nei suoi viaggi. Pensiamo a quello attraverso il Tevere per andare alla Sinagoga, che ha sbalordito gli ebrei, ha aperto nuovi rapporti con la comunità ebraica. La sua visita in Marocco, dove venne invitato dal re in persona per parlare ai giovani, 80 mila giovani, nello Stadio di Casablanca. Il Papa ha parlato ed incoraggiato questi giovani ad essere giovani seri, ad avere uno spirito di servizio nel mondo, un servizio religioso nel mondo. Poi, ad Assisi l’anno seguente, nel 1986, quando si è tenuta quella grande manifestazione di persone di tutte le religioni a favore della pace nel mondo. Il Papa ha rinnovato questo gesto per la pace in Europa, nei Paesi balcanici; e, l’anno scorso, ha ripreso il treno della pace dal Vaticano fino ad Assisi, con l’impegno comune per la pace da parte di tutti i capi religiosi. E non ci soffermiamo su altri numerosi incontri, nei quali Giovanni Paolo II ha portato uno spirito di gioia: incontri fraterni che andavano al di là della diplomazia, al di là della pura cortesia.

 

In Terra Santa l’abbiamo visto sia con gli ebrei che con gli arabi, i profughi in campo palestinese, con gli sceicchi, con i rabbini ecc. Poi il suo viaggio a Damasco dove è entrato nella Moschea ed è stato accolto molto bene dal Mufti che ha più o meno la sua età, tutti e due anziani ma che dimostrano insieme questo spirito di apertura e di collaborazione. Dunque, noi, in questo ufficio possiamo veramente rendere grazie al Signore per questo Pontificato”.

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NELLA RITROVATA LIBERTA’ RELIGIOSA,

CUSTODITE LE VOSTRE TRADIZIONI CRISTIANE:

 E’ LA VIVA ESORTAZIONE DEL PAPA CONTENUTA NEL MESSAGGIO AL PRIMO CONGRESSO

DEI CATTOLICI LAICI DELL’EUROPA DELL’EST,

IN CORSO A KIEV, CAPITALE DELL’UCRAINA

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Di fronte alla “pesante eredità dei regimi totalitari atei” i Paesi dell’Europa dell’Est devono impegnarsi nel “processo di ricostruzione religiosa, morale e civile”. E’ l’esortazione espressa dal Papa nel messaggio ai partecipanti al primo Congresso dei cattolici laici dell’Europa dell’Est, iniziato ieri pomeriggio a Kiev in Ucraina per concludersi domenica prossima. Nel documento - letto dal nunzio apostolico in Ucraina, mons. Nikola Eterović - il Pontefice rinnova l’auspicio che il Vecchio Continente non dimentichi le sue radici cristiane. Al Congresso, organizzato dal Pontificio Consiglio per i Laici, partecipano circa 300 persone. Oltre alle delegazioni del laicato di 14 Paesi dell'ex Unione Sovietica sono presenti anche membri di associazioni e movimenti ecclesiali che operano in quest’area geografica, rappresentanti di organizzazioni cattoliche che collaborano con le Chiese dell'Est europeo e una delegazione del dicastero vaticano. Sono stati, inoltre, invitati osservatori di altre Chiese e Comunità ecclesiali. Ma torniamo al messaggio del Papa, con il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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“Voi, che avete riconquistato la libertà a prezzo dì grandi sofferenze, non lasciate mai che essa si svilisca nella rincorsa dei falsi ideali prospettati dall'utilitarismo” dal consumismo sfrenato che “caratterizzano tanta parte della cultura moderna”. Questo il forte richiamo di Giovanni Paolo II indirizzato ai cattolici laici dell’Europa orientale, che sostiene il Papa, devono custodire le loro “ricche tradizioni cristiane”, resistendo alla “tentazione insidiosa di escludere Dio” dalla propria vita o di “ridurre la fede a gesti ed episodi sporadici e superficiali”. Ancor più oggi, sottolinea, che la “vecchia Europa, dall’Ovest all’Est, è alla ricerca della sua nuova identità”. E qui, il Santo Padre, evidenziando come “dopo lunghi decenni di penosa spaccatura”, l’Europa torna “a respirare con i suoi due polmoni” avverte che essa non può dimenticare quali siano le sue radici.

 

“L’Europa – afferma nel messaggio – deve ricordarsi che la linfa dalla quale per due millenni ha tratto le ispirazioni più nobili dello spirito è stato il cristianesimo”. E proprio soffermandosi sulle sfide che aspettano i laici dei Paesi dell’Est ne riconosce il ruolo fondamentale, insostituibile. “A voi, che siete stati indomiti testimoni della fede ai tempi della persecuzione – sottolinea il Papa – nel tempo della riconquistata libertà religiosa, il Signore chiede di preparare il terreno per una vigorosa rinascita della Chiesa nei vostri Paesi”. Un aiuto prezioso in tal senso, prosegue, “può venire dalle associazioni, dai movimenti ecclesiali e dalle nuove comunità, dalla cui esperienza sono nati itinerari pedagogici fecondi e un rinnovato slancio apostolico”. Rammentando, così, come con il Concilio Vaticano II sia stata riscoperta la responsabilità dei laici nella missione della Chiesa, il Papa esorta i fedeli a far risplendere Cristo nella vita personale, in tutti quei settori nei quali si opera in favore della pace e per un ordine sociale rispettoso della dignità dell’uomo”. Per i laici, aggiunge, “questo è il tempo della speranza e dell’audacia” e li esorta quindi a fare delle famiglie “vere Chiese domestiche” e delle parrocchie “autentiche scuole di preghiera e di vita cristiana”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina l'esortazione rivolta da Giovanni Paolo II ai vescovi delle Filippine - ricevuti in visita "ad limina" - affinché diventino una comunità autentica di discepoli del Signore per servire il bene comune.

Sempre in prima, un articolo di Giorgio Basadonna dal titolo "Riprendiamo in mano la corona del Santo Rosario".

 

Nelle vaticane, nell'udienza al Supremo Consiglio dei Cavalieri di Colombo, il Papa ha sottolineato che l'Ordine ha dato un fermo sostegno alla missione della Chiesa.

La relazione dell'arcivescovo Jean-Louis Tauran - letta da mons. Celestino Migliore nella sede dell'Onu a New York - sul tema "Sì la pace è possibile", in occasione del Simposio commemorativo del quarantesimo anniversario della "Pacem in Terris".

 

Nelle estere, Baghdad insanguinata da nuove violenze.

Medio Oriente: Israele intensifica il controllo dei Territori per evitare nuovi attentati terroristici.

In Indonesia si è consumata una terrificante sciagura stradale: tra le 54 vittime, 49 scolare in gita.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Paolo Miccoli sull'opera di Anita Bertoldi dal titolo "Ferdinand Ebner filosofo dell'incontro".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi dell'immigrazione e della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 ottobre 2003

 

 

SUL TEMA “REAGIRE AD UN MONDO DI INCERTEZZE: IL RISK-MANAGER IN AZIONE”

SI E’ CONCLUSO IERI, A ROMA, IL FERMA RISK-MANAGEMENT FORUM 2003,

INCENTRATO SULLA PREVENZIONE E LA GESTIONE DELLE EMERGENZE

NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

- Intervista con Riccardo Petrella -

 

Catastrofi naturali, terrorismo, scandali finanziari, black out informatici ed energetici hanno reso il rafforzamento del risk-management, l’insieme delle strategie tese ad una efficace gestione del rischio, una priorità assoluta sia per le imprese che per gli enti governativi. In questo contesto, dove le emergenze, non più circoscritte ma sempre più globali, interagiscono con i processi di mondializzazione in atto, diventa centrale il risk-manager, emergente figura professionale che si occupa della prevenzione e della gestione degli imprevisti. A tale nuova professione è stato dedicato, a Roma, il Ferma Forum 2003, incentrato sul tema: “Reagire ad un mondo di incertezze: il risk-manager in azione”. L’iniziativa, conclusasi ieri, è stata promossa dalla Federazione delle associazioni europee di risk-management (Ferma), ed ha tentato di analizzare quali sono i mutamenti, sul piano dell’economia mondiale e sul piano dei rapporti tra gli Stati, che possono aumentare, diminuire o prevenire i rischi nelle nostre società. Ma quale è l’interazione tra il rischio ed i processi di globalizzazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto al professore di globalizzazione all’Università cattolica di Lovanio, Riccardo Petrella:

 

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R. – La globalizzazione attuale, che è caratterizzata da principi tipici dell’economia capitalista di mercato, aumenta i fattori di instabilità. In particolare questa mercificazione globale della vita, sotto l’insegna della competitività, non fa altro che aumentare i fattori di insicurezza della nostra economia e dei rapporti sociali.

 

D. – Lei ha parlato di rischi nell’era della globalizzazione: quali sono le emergenze più ricorrenti?

 

R. – I rischi più ricorrenti sono: l’adozione della guerra come metodo di soluzione dei conflitti; il mantenimento di una situazione di stato di povertà per quasi la metà della popolazione del mondo; il continuo degrado dell’ambiente; il problema della contaminazione sempre crescente delle acque; la questione degli alimenti tossici ed il cambio climatico legato all’uso non equilibrato delle risorse energetiche. Tutti questi elementi messi insieme fanno sì che dobbiamo aspettarci ulteriori “bombe” ambientali.

 

D. – Volendo tracciare un quadro complessivo, abbiamo dunque un contesto generale caratterizzato dal fenomeno della globalizzazione, un fatto particolare, ovvero il rischio, ed una nuova figura, il “risk-manager” che dovrebbe proporre delle soluzioni. Ma chi è il “risk-manager”?

 

R. – E’ la persona incaricata in seno all’impresa di informare il top-management per prendere decisioni che consentano che l’attività possa essere proseguita con il minore danno e con il massimo dei benefici. Penso che il “risk-manager”, nell’impresa, debba contribuire a creare soluzioni necessarie affinché ci sia questo gestore collettivo della sicurezza in tutte le sue dimensioni.

 

D. – Conciliando il mercato globale con i principi etici ...

 

R. – Le logiche del mercato competitivo capitalista non sono mai conciliabili con i principi etici. E’ importante, però, che il mondo dell’impresa possa almeno essere confrontato con il problema dell’eticità.

 

D. – Comunicare efficacemente il rischio diventa dunque necessario. Ma come è possibile sviluppare e promuovere la presa di coscienza collettiva di fronte alle emergenze che superano la dimensione locale?

 

R. – La migliore cosa è di far capire quali sono i fattori che creano questi rischi, ovvero la povertà, l’obiettivo del profitto a tutti i costi e la dominazione dei più potenti.

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IL PAPA, L’EUROPA, LA PACE, IN UNA CONFERENZA A MONACO DI BAVIERA

- Servizio di Fausta Speranza -

 

“L’Europa e la pace negli insegnamenti del Papa” è il tema della Conferenza tenutasi ieri sera a Monaco, in Germania, nell’ambito del ciclo organizzato dal ministero degli Esteri italiano nel 25.mo anno di pontificato. Eventi particolari e conferenze di vaticanisti italiani in ogni parte del mondo, da maggio scorso hanno accompagnato la riflessione fino alla vigilia dell’anniversario. A tenere la relazione di ieri presso l’Istituto italiano di cultura di Monaco è stato Marco Politi, vaticanista del quotidiano “La Repubblica”. L’ha seguita per noi Fausta Speranza:

 

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Una manifestazione in giro per il mondo per un Papa da subito definito ‘itinerante’: e le riflessioni dei vaticanisti si fanno occasione per raccogliere un’eco delle parole di Giovanni Paolo II in questo quarto di secolo in diversi continenti. In questa eco sempre, forte e distinta torna la parola ‘pace’, pronunciata con intenso convincimento o come accorata preghiera.

 

Impossibile ricordare tutti i momenti in cui il Papa ha difeso la pace: di fronte alla logica delle armi, dinanzi alle ferite aperte come quella sempre più sanguinante in Terra Santa, di fronte alla strumentalizzazione della religione a fini terroristici. E’ perfino troppo vicina la supplica a Pompei, martedì scorso, per ricordarla. Ma se parliamo di pace e di Europa – ha detto Marco Politi, vaticanista de “La Repubblica” – dobbiamo pensare al Papa che parla all’Europa per invitarla a congiungere le tradizioni dell’Oriente e dell’Occidente, fotografate come i due polmoni dei quali l’Europa non può fare a meno se vuole respirare.

 

E poi c’è il Papa che di Europa parla anche al resto del mondo, vedendola come un’Europa di popoli diversi e arricchiti da questa diversità ma accomunati dalle lezioni da trarre dalle guerre del secolo scorso e, dunque, arbitri di pace nel prossimo contesto internazionale. Ma c’è anche l’appello del Papa perché l’Europa sia una e intera e intera significa non solo in base ai parametri geografici, ma in considerazione di tutti gli elementi: culturali, antropologici e religiosi.

 

E dalla Pacem in terris di Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II ha ripreso e riproposto con forza i quattro valori fondamento di pace secondo la dottrina sociale della Chiesa: verità, giustizia, amore e libertà. Non stancandosi di ripetere che saranno fondamento di pace per i popoli, se ogni individuo – con onestà – prenderà coscienza oltre che dei propri diritti, anche dei propri doveri verso gli altri; se sentirà i bisogni degli altri come propri, se si assumerà con coraggio la responsabilità delle proprie libere azioni. Da Monaco questa raccomandazione riecheggia in relazione all’Europa, ma come sempre è una delle parole di Giovanni Paolo II che continuano ad interpellare la coscienza dell’umanità intera.

 

Da Monaco, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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PER RICORDARE MADRE TERSA, UN OSPEDALE A TIRANA

- Servizio di A.V. -

 

Omaggio musicale a Madre Teresa prossima Beata e raccolta di fondi per il suo Ospedale a Tirana, l’altro ieri sera alla Basilica di Santa Maria sopra Minerva a Roma, con l’Orchestra di Roma e del Lazio diretta da Marco Celli Stein, il Coro Musicanova e la partecipazione dell’attrice Anna Proclamer. C’era per noi A.V..

 

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“Signore, fa di me uno strumento della tua pace, affinché dove regna l’odio io porti l’amore”.

 

Pensieri, parole, poesie di Madre Teresa affidate alla voce asciutta, diretta di Anna Proclamer sulle ali leggiadre della musica. Il maestro Celli Stein:

 

“L’aria sulla quarta corda, con il suo incedere nobile e spirituale, vorrei che fosse veramente l’inno della pace mondiale”.

 

Pace e carità universale, questo il messaggio portato nel Paese d’origine della piccola missionaria, l’Albania, attraverso la realizzazione di un suo sogno: l’Ospedale Nostra Signora del Buon Consiglio, già edificato nella sua struttura e operativo entro i prossimi due anni, centro terapeutico e universitario per la formazione di nuovi medici e infermieri per tutta l’area dei Balcani. Il cardinale Pio Laghi, che ha seguito il progetto fin dalla nascita:

 

“Madre Teresa era in visita da me tre mesi prima di morire. Si parlò dell’ospedale. A Madre Teresa fu donato il terreno, ma lei mai volle istituzionalizzare il suo lavoro, mettere le sue suore e i suoi padri Missionari della carità in una istituzione. La sua raccomandazione fu questa: “Terminatelo pure, siete voi che lo gestite. Ma mi raccomando, date sempre la preferenza ai più poveri e soprattutto ai bambini, e che non paghino”. E’ per questo che bisogna avere una fondazione. Nella Fondazione vi sono dei versamenti che provengono da varie fonti, non soltanto cattoliche, ma anche musulmane. E’ Madre Teresa stessa che ha tolto le barriere a quella che è la carità. La carità non ha paletti. La carità deve esercitarsi verso chiunque e da parte di chiunque”.

 

Partecipano alla realizzazione di quest’opera culturale e umanitaria privati e gruppi di volontariato, insieme alla Conferenza Episcopale Albanese e alla Congregazione Figlie dell’Immacolata Concezione, con il supporto scientifico dell’Istituto Dermatologico dell’Immacolata. Il direttore Franco De Caminada:

 

“Io penso a quella pastorale sanitaria cristiana, che sia attenta e rispettosa di tutte le realtà religiose che ci sono in Albania, in modo che si possa dare una grande testimonianza di rispetto alla persona umana: cioè seguire la parabola del Buon Samaritano nella maniera più completa”.

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CHIESA E SOCIETA’

9 ottobre 2003

 

 

AL VIA OGGI I LAVORI, A PERUGIA, DELLA V ASSEMBLEA DELL’ONU DEI POPOLI

SUL TEMA “IL RUOLO E LE RESPONSABILITA’ DELL’EUROPA NEL MONDO”.

OLTRE 200 RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETA’ DI UN CENTINAIO DI PAESI

SI CONFRONTERANNO SU INTERROGATIVI E RISPOSTE DA DARE

ALLE ATTESE DI PACE E LIBERTA’ PER TUTTI

 

PERUGIA. = Si è aperta oggi, a Perugia, la V Assemblea dell'Onu dei Popoli, promossa dalla rete di associazioni, movimenti e gruppi “Tavola della pace” sul tema “Il ruolo e le responsabilità dell'Europa nel mondo''. L’Assise, ospitata nel Palazzo dei Priori del capoluogo umbro, proseguirà sino a sabato e culminerà domenica 12 ottobre con la Marcia per la pace Perugia-Assisi dedicata al tema ''Per un'Europa di pace''. Oltre 200 esponenti della società civile, di Enti locali, di Parlamenti e Istituzioni di oltre 100 Paesi e network internazionali di tutto il Pianeta parteciperanno alla prima grande audizione mondiale sull’Europa e presenteranno le loro diverse visioni. ''Non e' possibile costruire la nuova Europa ignorando la voce del mondo - afferma il coordinatore della Tavola della Pace Flavio Lotti - ed è con questa iniziativa che si vuole aprire il cantiere dell'Europa all'ascolto di coloro che abitano il resto del Pianeta. Una nuova Europa che sappia ascoltare le loro domande di giustizia e di cooperazione, di pace e di libertà''. I lavori saranno articolati in diverse sessioni che affronteranno i temi: “Le responsabilità globali sull’Europa dopo la guerra in Iraq, “l’Europa tra globalizzazione e giustizia”, “l’Europa tra gli Stati Uniti e l’Onu”, “L’Europa tra guerra e pace”. (R.G.)    

 

 

SI È APERTO IN QUESTA SETTIMANA A LOTA, IN CILE,

IL PRIMO CONGRESSO DEI MAPUCHE, POPOLAZIONE INDIGENA DURAMENTE PERSEGUITATA DURANTE

LA DITTATURA DI PINOCHET CHE RIVENDICA I DIRITTI SULLE PROPRIE TERRE

 

LOTA (CILE). = Si è aperto questa settimana a Lota, in Cile, il primo congresso degli indigeni Mapuche, popolazione duramente perseguitata dalla dittatura di Pinochet. Per la prima volta dalla caduta del governo di Allende, i rappresentanti di più di un milione di Mapuche, che sono un decimo della popolazione cilena, si riuniranno per progettare un nuovo futuro come cittadini e come indigeni. Verrà creato, inoltre, un organo di rappresentanza ufficiale che sostenga i loro diritti presso le istituzioni. I Mapuche vogliono preservare la loro terra dagli interessi dei latifondisti, dalla costruzione delle grandi dighe e dall’istituzione delle monoculture, minaccia per la sopravvivenza dei contadini della regione. L’unica soluzione che spesso si profila è l’occupazione disperata della loro terra: in occasioni come queste vengono criminalizzati, cacciati brutalmente da forze dell’ordine private assoldate dai grandi proprietari terrieri e vengono condannati a lunghe pene detentive. Attualmente 95 indios Mapuche sono rinchiusi nelle prigioni cilene e tra questi ci sono anche numerosi minorenni. Oltre il 40 per cento della popolazione indigena non ha resistito alle pressioni esercitate nei loro confronti ed è migrato verso le città, andando a ingrossare le fila dei poveri e popolando i bassifondi della capitale. Il governo cileno, infine, non riconosce la loro lingua che rischia di scomparire. Nel luglio 2003, l’incaricato speciale delle Nazioni Unite per le questioni indigene, Rodolfo Stavenhagen, condannò la legge cilena per la sicurezza interna dichiarando pacifica la lotta dei Mapuche fatta per richieste legittime. (M.R.)

 

 

I FRATI CAPPUCCINI HANNO AVVIATO SULL’ISOLA DI FOGO,

NELLA REPUBBLICA DI CAPO VERDE, IL PRIMO CENTRO SOCIO–SANITARIO

DESTINATO PRINCIPALMENTE ALLA CURA DEI POVERI

 

REPUBBLICA DI CAPO VERDE. = La prima struttura sanitaria nell’isola di Fogo, nella Repubblica di Capo Verde, sarà presto attivata grazie all’impegno del Centro missioni estere dei Frati Cappuccini, dell’associazione Missione, solidarietà e sviluppo e del Gruppo Medicina sociale. La costruzione del centro, intitolato a San Francesco, è iniziata nel 1998 da un’idea di padre Ottavio Fasano e si sviluppa su un’area di 20 mila metri quadrati: i lavori sono stati affidati ai muratori e ai manovali del posto, affiancati dai volontari che di tanto in tanto raggiungevano l’isola. A Capo Verde ci sono solo due veri ospedali: uno a Pria, la capitale nell’isola di Santiago e l’altro a Mindelo, nell’isola di San Vincente. Nelle altre isole sono dislocati piccoli centri ambulatoriali, privi di personale medico sufficiente per le richieste. Al Centro dell’isola di Fogo ci saranno tre medici residenti, una laboratorista, un radiologo, quattordici infermieri. Il personale seguirà l’attività ordinaria dell’ospedale rivolta principalmente alla popolazione più bisognosa e coordinerà il lavoro dei medici volontari che mensilmente si recheranno sull’isola per gli interventi più delicati.  Nel novembre del 2002 erano stati inaugurati i blocchi degli ambulatori e dei laboratori mentre a gennaio 2004 verranno inaugurate le sale operatorie e il centro diventerà operativo. (M.R.)

 

 

SI APRIRÀ IL 25 OTTOBRE, A REGGIO EMILIA, LA MOSTRA FOTOGRAFICA ‘LUKANGA’

CON 40 IMMAGINI CHE RITRAGGONO LA VITA DEGLI ABITANTI DELLA CITTADINA NELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO.

IL RICAVATO DELL’ESPOSIZIONE FINANZIERÀ MICROPROGETTI NEL SUD DEL MONDO

 

REGGIO EMILIA (ITALIA). = Il 25 ottobre si aprirà, nella chiesa della Madonna di Castelnovo, a Reggio Emilia, la mostra fotografica ‘Lukanga’ che propone immagini della città della Repubblica Democratica del Congo. Verranno esposte quaranta immagini in bianco e nero, frutto del lavoro del fotografo Ermanno Foroni durante la sua permanenza in Congo dove ha studiato la cultura del Paese. Le foto raccontano la storia degli uomini, delle donne e dei bambini che vivono con la guerra sempre dietro l’angolo ma che sono un esempio di dignità e ricchezza di vita. Foroni non è un fotografo professionista ma ha alle spalle molti reportage sociali realizzati in varie parti del mondo. Un catalogo con le immagini, utile guida del percorso, porta l’introduzione di padre Giovanni Piumatti, missionario a Lukanga dove è parroco dal 1975 e la post - fazione di Alex Zanotelli, missionario comboniano che è vissuto per dodici anni nella baraccopoli di Korgocho a Nairobi, in Kenia. La mostra resterà aperta fino al 16 novembre ed è stata organizzata dal ‘Progetto per l’autosufficienza in Madagascar’, gestito da un gruppo di volontari ospedalieri emiliani. La cifra raccolta, destinata a  finanziare microprogetti di autosviluppo nei Paesi del sud del mondo, verrà affidata al Centro missionario diocesano di Reggio Emilia, alla organizzazione non governativa ‘Reggio terzo mondo’ e alla cooperativa di commercio equo e solidale ‘Ravinala’. (M.R.)

 

 

I DETENUTI DELLA CASA CIRCONDARIALE ‘FLORENCIO VALERA’,

A BUENOS AIRES, HANNO PREGATO MILLE AVE MARIA PER IL PAPA

PER LA CHIUSURA DELL’ANNO DEL ROSARIO

 

BUENOS AIRES. = In occasione della chiusura dell’Anno del Rosario, i detenuti della Casa circondariale Florencio Valera hanno pregato mille Ave Maria per il Santo Padre. La preghiera è stata la risposta dei carcerati alla ‘Campagna sul rosario’ promossa dalla diocesi di Quilmes. Grazie ai missionari del Movimento Schoenstatt, che prestano servizio nelle carceri argentine, i detenuti della ‘Florencio Valera’ hanno potuto pregare per il Papa ai piedi della Peregrina Auxiliar, l’immagine della Vergine di Schoenstatt. I missionari hanno seguito con attenzione la visita del Papa a Pompei del 7 ottobre scorso, sottolineando le analogie tra il santuario partenopeo e la nascita del Movimento. Furono, infatti, un articolo sul beato Bartolo Longo e il Santuario di Pompei ad illuminare padre Josef Kentenich, pallottino tedesco, per la fondazione del Movimento Schoenstatt, hanno spiegato i missionari. (M.R.)

 

 

SI APRIRÀ DOMANI, IN OHIO, LA 15.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEL MOVIMENTO CATTOLICO INTERNAZIONALE DELL’APOSTOLATO

PER LA CONSACRAZIONE DELLA FAMIGLIA. AL CENTRO DELL’INCONTRO

L’ULTIMA ENCICLICA DEL PAPA, LA ‘ECCLESIA  DE EUCHARISTIA’

 

BLOOMINGDALE (STATI UNITI). = Si terrà dal 10 al 12 ottobre a Bloomingdale, in Ohio, la 15esima conferenza internazionale dal titolo “Totus Tuus - Consacrati nella Verità”, promosso dal “Catholic Familyland”, il movimento cattolico internazionale dell’Apostolato per la consacrazione della famiglia (Afc). La Conferenza sarà dedicata quest’anno all’Enciclica di Giovanni Paolo II, “Ecclesia de Eucharistia”. L’incontro, ha spiegato Jerry Coniker, fondatore del movimento e della rete televisiva “Familyland TV Network”, vuole essere un’occasione per ricordare “la centralità dell’Eucaristia nella costruzione della famiglia, della parrocchia e della comunità”. Interverranno, tra gli altri, il vescovo di Covington, mons. Roger Foys ed il presidente dell’organizzazione pro-vita “Priests for Life”, padre Frank Pavone. Durante la conferenza ci sarà anche un concerto di musica sacra diretto da Jim Cowan, dell’Università francescana di Steubenville. Nella giornata conclusiva, verranno premiati i migliori musicisti cattolici dell’anno nella quarta edizione degli “Unity Awards”, i premi assegnati dalla “United Catholic Music and Video Association” (Ucmva). L’Apostolato per la consacrazione della famiglia, fondato nel 1975 negli Stati Uniti per promuovere soprattutto attraverso i media i valori della famiglia, è presente in quattro Continenti, ad eccezione dell’Oceania, con sedi nelle Filippine, in Messico, Belgio e Nigeria. (M.R.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 ottobre 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Drammatica mattinata di sangue, oggi a Baghdad. Un kamikaze si è fatto esplodere lanciandosi contro un commissariato di polizia e uccidendo 10 persone; un diplomatico spagnolo è stato inoltre assassinato in un quartiere residenziale della capitale irachena. Il servizio di Giancarlo La Vella:

 

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L’addetto militare dell'ambasciata spagnola in Iraq, Josè Antonio Bernal Gomez, è la nuova vittima occidentale in un Iraq ancora terra di feroci conflitti, dove le forze americane stentano a controllare anche la capitale. E’ stato assassinato questa mattina a Baghdad, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali. Un copione diverso dai soliti attentati antioccidentali. Questa volta si è voluto colpire un obiettivo preciso.

 

Drammaticamente scontato invece l’altro episodio. Secondo le prime testimonianze, l'esplosione è avvenuta mentre gli agenti di polizia erano schierati nel cortile interno per l’appello giornaliero. Un’auto in corsa, imbottita d’esplosivo, a tutta velocità ha sfondato il cancello d'ingresso ed è saltata in aria nel cortile. L'attacco suicida è avvenuto nel grande quartiere sciita di Sadr city, l'ex Saddam city, nel settore nord est di Baghdad ed ha ricordato l’altro sanguinoso attentato alla sede Onu, in cui ad agosto perse la vita il diplomatico delle Nazioni Unite Sergio Vieira de Mello.

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E mentre all’Onu la discussione sul testo americano di risoluzione per l’Iraq rimane in fase di stallo, il presidente russo Putin si è detto oggi favorevole all'approvazione di una risoluzione prima della conferenza dei Paesi donatori, prevista in Spagna per il 23 e 24 ottobre. Putin, a margine dei colloqui in Russia col cancelliere tedesco Schroeder, ha sottolineato come ''l'Iraq abbia estremo bisogno di fondi, ma utilizzarli in modo efficace - ha aggiunto - sarà possibile solo nel caso di un regolamento politico''.

 

La situazione in Medio Oriente è ''a un punto morto''. Lo ha detto oggi all’Europarlamento l'Alto rappresentante europeo per la politica estera, Javier Solana, affermando che comunque ''non c'è alternativa alla road map'', il piano di pace elaborato da Stati Uniti, Unione europea, Russia e Nazioni Unite. Intanto stamani una kamikaze si è fatta saltare in aria ad un posto di blocco vicino Tulkarem, in Cisgiordania, ferendo un soldato israeliano. In questo quadro Washington prepara un piano per isolare dalla comunità internazionale la Siria, accusata di appoggiare il terrorismo. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Si irrigidiscono negli Stati Uniti le posizioni nei confronti di Damasco. La Commissione per le relazioni internazionali del Senato ha chiesto, con una votazione pressoché unanime, pesanti sanzioni economiche e restrizioni nei movimenti dei diplomatici, motivate dal presunto sostegno del regime di Damasco a organizzazioni terroristiche, allo sviluppo di armi di distruzione di massa e alla persistenza dell’occupazione militare del Libano. A Ramallah, intanto, è stata rinviata la riunione del Consiglio legislativo palestinese che avrebbe dovuto concedere la fiducia al governo di emergenza di Abu Ala. Il programma del premier rimane comunque quello di ampliare l’esecutivo entro un mese e nello stesso tempo di avviare con Israele una trattativa per il cessate il fuoco, a cui il governo Sharon però non intende accedere se prima non vengono presi provvedimenti contro i quadri e le infrastrutture del terrorismo. Apprensione, infine, per la salute di Arafat. Voci giornalistiche riferiscono che nei gironi scorsi il leader palestinese avrebbe avuto una crisi cardiaca. La notizia è stata smentita dal ministro degli Esteri, Nabil Shaat, che ha parlato invece di un’infezione. Lo stesso Arafat, in un’intervista rilasciata oggi ad un quotidiano di Gerusalemme est, ha assicurato: ''sono guarito dai dolori di stomaco di cui ho sofferto''.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Anche l'Australia si prepara a celebrare il primo anniversario della strage di Bali, in Indonesia, che il 12 ottobre del 2002 uccise 202 persone, tra le quali 88 australiani. Il primo ministro di Canberra, John Howard, ha ricordato oggi in Parlamento le vittime della strage. Il governo australiano ha inoltre rivelato di aspettarsi altri attacchi terroristici nel Sudest asiatico, in particolare nelle Filippine, nonostante siano stati arrestati diversi personaggi chiave di Al Qaeda in Asia, come Hambali, ritenuto la mente dell’attentato di Bali.

 

''L'intensità del ricordo di quella tragica notte del 9 ottobre 1963 fa avvertire l'insufficienza delle parole''. Così il capo dello Stato italiano Carlo Azeglio Ciampi ha voluto celebrare stamani a Longarone, in provincia di Belluno, il 40.mo anniversario della tragedia della diga del Vajont che causò 2.000 morti, quando una gigantesca frana si staccò dal monte Toc e finì nel lago artificiale sottostante, provocando un’ondata che tracimò oltre la diga, seminando intorno morte e desolazione. “Avverto forte l'emozione della tragedia che in pochi minuti cancellò interi paesi”, ha aggiunto Ciampi. Ma quale ricordo c’è oggi del disastro di 40 anni fa? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a mons. Vincenzo Savio, vescovo di Belluno-Feltre:

 

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R. - Il ricordo è molto vivo, anche perché la traccia che ne è rimasta è così forte non solo per il numero delle vittime, ma per la ragione per cui è nata una disgrazia così evidente. Bisogna veramente ricordarci l’uomo che si è fermato solamente ai calcoli matematici, che si è fermato solo al desiderio di una sfida - perché era una grande sfida quella della diga - e che non ha fatto un discorso sull’incidenza, sulla realtà umana e sulla natura, una natura che gli si è drammaticamente rivoltata contro. Questo dramma è rimasto nel cuore della gente. A pagare sono stati non tanto i responsabili del fatto, ma soprattutto la povera gente che aveva creduto che quella diga avrebbe dato del pane nuovo a queste valli così dignitose, ma anche così povere. Alla fine ne è nata la morte.

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Resta in carcere il presunto assassino del ministro degli Esteri svedese Anna Lindh, morta in seguito ad un’aggressione in un centro commerciale il 10 settembre scorso. Il tribunale di Stoccolma ha respinto l'istanza di liberazione avanzata dal legale del giovane, Mijailo Mijailovic, il quale dovrà ora aspettare altre due settimane per la chiusura delle indagini.

 

Inutili i tentativi delle autorità della Bolivia per far rientrare le manifestazioni dei coltivatori di coca, che da giorni protestano per il piano di vendita del gas locale a Stati Uniti e Messico. La situazione rimane estremamente tesa a La Paz e il governo potrebbe adottare misure severe per garantire l’ordine pubblico messo a rischio dai continui scioperi. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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La protesta si è inasprita dieci giorni fa, quando il sindacato “Centrale operaia boliviana” ha dichiarato uno sciopero a tempo indeterminato. L’azione non ha incontrato risposta piena in tutto il Paese, ma ha contribuito ad indebolire il governo che non sembra ora in grado di riprendere in mano l’iniziativa. E così il Paese appare politicamente paralizzato, con appelli continui al dialogo, che però spesso cadono nel vuoto. Fra le ragioni di preoccupazione, ieri, si è aggiunta una minaccia dei contadini di bloccare l’erogazione di acqua ed elettricità a La Paz. E se questo non bastasse, il presidente della Commissione per i diritti umani della Camera, Baulio Bravo, ha indicato che - secondo informazioni da lui ottenute da fonti ufficiali - il governo introdurrà domenica lo stato d’assedio.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Ancora in corso, in Colombia, l'inchiesta sull'esplosione dell’autobomba che ieri ha causato sei morti e 20 feriti in un centro commerciale di Bogotà. Tra le ipotesi più accreditate, quella secondo cui l’atto terroristico potrebbe essere opera di un gruppo paramilitare che ricatta i negozianti della capitale.

 

 

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