RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 280 - Testo della Trasmissione di martedì 7 ottobre 2003

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Siate costruttori e testimoni di pace. Con questo messaggio ai cristiani e alla società civile, Giovanni Paolo II in visita al Santuario mariano di Pompei ha guidato la recita del Rosario per la pace nei cinque Continenti. Con noi, il vescovo Giampaolo Crepaldi e il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino

 

Nominato dal Papa il nuovo segretario per i Rapporti con gli Stati

 

Il 25.mo di Pontificato: Giovanni Paolo II, Papa della famiglia e della vita. Ai nostri microfoni, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo

 

Un Simposio nella sede dell’Onu a New York per i 40 anni della Pacem in Terris.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il dramma dell’Aids, al Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar, riunito a Dakar

 

Due anni fa, iniziava l’attacco americano in Afghanistan per la lotta internazionale al terrorismo, dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Intervista con Alberto Negri.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Omaggio a Madre Teresa di Calcutta”: spettacolo musicale stasera nella Basilica romana di Santa Maria sopra Minerva, per la costruzione di un ospedale a Tirana

 

Sviluppo sociale e lotta alla povertà, nel terzo Forum internazionale del microcredito, apertosi ieri in Brasile

 

Assegnato alle Missionarie della Carità il Premio internazionale per la solidarietà ‘Navarra’

 

L’arcidiocesi di Pescara, in collaborazione con l’Ordine provinciale dei Frati Minori Cappuccini, attiva lo sportello del ‘difensore civico’ in difesa delle persone svantaggiate

 

Assegnato a Stoccolma il Premio Nobel per la Fisica.

 

24 ORE NEL MONDO:

Israele “colpirà i propri nemici ovunque si trovino”. E’ la posizione del premier Sharon dopo il raid israeliano in Siria. A Ramallah intanto ha giurato il governo di Abu Ala

 

Iraq: esplosione al ministero degli Esteri di Baghdad. Violenze anche a Kirkuk

 

Tornano gli scontri in Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7ottobre 2003

 

 

ANNUNCIARE CRISTO A UNA SOCIETA’ CHE NE SMARRISCE LA MEMORIA.

IL PAPA LEVA LA SUA SUPPLICA DI PACE PER IL MONDO

DAL SANTUARIO DELLA MADONNA DI POMPEI,

NEL PELLEGRINAGGIO CHE HA CORONATO L’ANNO DEL ROSARIO

- A cura di Alessandro De Carolis e Fabio Colagrande -

 

 

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Le rovine di Pompei come monito: il destino dell’uomo è incerto, la certezza sta nel Vangelo che “salva”. Il Rosario è un efficace “compendio del Vangelo”, per annunciare Cristo ad una società che “si va allontanando dai valori cristiani”. Ma il Rosario è anche una preghiera sempre “attuale” per diffondere il messaggio della pace,  in particolare all’inizio di un millennio “già sferzato da venti di guerra”.

 

Sotto la mole del Vesuvio - che 1924 anni fa distrusse una piccola località campana, fissando drammaticamente nel tempo i dettagli di quella tragedia e restituendoceli come uno straordinario documento storico a cielo aperto - Giovanni Paolo II ha suggellato davanti al Santuario della Madonna del Rosario l’anno speciale dedicato alla preghiera mariana. Lo ha fatto ringraziando la Madonna, ma anche più volte le decine di migliaia di presenti, per aver potuto coronare il suo desiderio di tornare a Pompei, nel suo 143.mo viaggio in Italia, l’unico del 2003. I fedeli hanno salutato il Papa con l’identico calore che contraddistinse l’arrivo in questo luogo del giovane Giovanni Paolo II, nel 1979. Una visita concentrata nei tempi – con partenza in elicottero alle 9.15 di stamattina dall’eliporto vaticano e l’arrivo a Pompei un’ora più tardi – ma segnata dalla più ampia gioia di un ritorno, ben visibile sul volto del Pontefice. E allora, riviviamo questa importante mattina del Papa nella cronaca del nostro inviato a Pompei, Fabio Colagrande:

 

“Nell’ottobre del ’79, quando la sua missione di vicario di Cristo era iniziata da appena 12 mesi, il Papa disse che era arrivato nella cittadina vesuviana quasi per sciogliere un voto segreto di pietà, gratitudine e amore. Oggi la sua presenza nel centro della spiritualità del Rosario, a pochi giorni dal 25.mo del Pontificato, conferma l’intonazione pompeiana del rilancio della preghiera mariana per eccellenza, centrale nel progetto pastorale di Giovanni Paolo II. Ma è stata anche occasione per ringraziare il Signore per i frutti di questo anno che, come ha sottolineato oggi il Papa, ha prodotto un significativo risveglio del Rosario, pre-ghiera attualissima di fronte alle sfide del terzo millennio ed all’urgente impegno della nuova evangelizzazione.

 

Oltre 40 mila i fedeli, provenienti soprattutto dalla Campania, ma anche dal resto d’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Polonia e dalla Francia, erano riuniti in preghiera da ore in Piazza Bartolo Longo, quando poco dopo le 11.45 Giovanni Paolo II è salito sul palco allestito davanti alla Basilica della Beata Vergine del Rosario. Un lungo, affettuoso applauso liberatorio ha salutato la figura del Papa. Le preoccupazioni per il suo stato di salute avevano infatti fatto temere a molti il rinvio di questa visita annunciata nel marzo del 2003. Ad accoglierlo, come ha sottolineato nel suo saluto, l’arcivescovo Domenico Sorrentino, prelato di Pompei, c’era il sorriso della Vergine Santa ed un popolo che vuole veramente bene al Pontefice. Ma anche una ventina di detenuti arrivati dal carcere napoletano di Poggio Reale e una delegazione di disoccupati del capoluogo campano, una presenza che conferma la vocazione solidale della Pompei di Bartolo Longo.

 

L’elicottero con il quale il Papa è giunto a Pompei era atterrato poco dopo le 10.00 nella palestra grande degli scavi archeologici. Da qui Giovanni Paolo II si è spostato in auto fino al Santuario, compiendo un tragitto dalle rovine dell’antica città romana, al cuore cristiano della nuova Pompei, carico di significato per l’attualità, come ha sottolineato nel suo discorso.

 

‘Oggi, come ai tempi dell’antica Pompei, è necessario annunciare Cristo ad una società che si va allontanando dai valori cristiani e ne smarrisce persino la memoria’.

 

Sullo sfondo dell’antica Pompei – ha continuato il Papa – la proposta del Rosario acquista il valore simbolico di un rinnovato slancio dell’annuncio cristiano nel nostro tempo. Un annuncio che nel magistero di Giovanni Paolo II si concretizza soprattutto nell’invito alla fratellanza universale. Per questo il Papa ha voluto che all’inizio del nuovo millennio questo nuovo pellegrinaggio a Pompei avesse il senso di una supplica per la pace. L’odierna recita dei Misteri della luce introdotti nella formula classica del Rosario proprio da Giovanni Paolo II è stata dedicata infatti ai cinque continenti, mentre rappresentanti di Europa, Asia, Africa, America e Oceania sono saliti sul palco ad accendere altrettanti ceri all’icona della Vergine. Abbiamo meditato questi misteri – ha ricordato il Papa – quasi per proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque continenti, sottolineando poi l’intuizione profetica di Bartolo Longo, che legò la facciata del tempio mariano proprio alla pace universale.

 

‘E’ un’intuizione di cui possiamo cogliere l’attualità, all’inizio di questo Millennio, già sferzato da venti di guerra e rigato di sangue in tante regioni del mondo’.

 

Il Papa ha chiuso la sua riflessione rivolgendosi alla società civile e alla comunità ecclesiale, entrambe abbondantemente rappresentate in piazza, invitando tutti ad essere operatori di pace sulle orme del Beato Bartolo Longo, che seppe unire – ha detto Giovanni Paolo II – la preghiera all’azione, facendo di questa città mariana una cittadella  della carità. Le parole conclusive del Papa confermano la gioiosa partecipazione dell’Assemblea a questa giornata di preghiera. ‘Grazie a tutti i pellegrini per questa calorosa e bellissima accoglienza’, ha detto Giovanni Paolo II prima di ripartire alla volta della Città del Vaticano. ‘Pregate per me in questo Santuario oggi e sempre’.

 

Dal Santuario di Pompei, Fabio Colagrande, Radio Vaticana”.

 

Il celebre Santuario di Pompei, che ricorda a tutto il mondo dei credenti la figura dell’ “Apostolo del Rosario”, il Beato Bartolo Longo, è un centro di spiritualità che ha visto generazioni di fedeli raccogliersi in preghiera e levare incessanti suppliche alla Madonna. Un centro di irradiazione mariana che ha segnato il cammino di fede di moltissime persone, a partire dalle gente della Campania, come ricorda il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino:

 

R. - Noi siamo legatissimi alla Vergine di Pompei e al Santuario, presso il quale da generazioni le nostre famiglie sono venute nei momenti difficili, per le singole famiglie e per la comunità - penso ai momenti della guerra. La devozione del Rosario è ancora viva nelle nostre famiglie. Il fatto che ci sia qui il Santo Padre a rendere omaggio alla Madonna e a portare ancora una volta con il suo coraggio un messaggio di speranza e di pace, di impegno cristiano, per ognuno di noi è un fatto di enorme importanza.

 

“L’invito al Rosario che si leva da Pompei (…) evoca anche l’impegno dei cristiani, in collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà, ad essere costruttori e testimoni di pace”. Così il Papa ha voluto oggi ricordare lo stretto vincolo che lega la preghiera mariana per eccellenza al valore della pace, così attesa in quelle regioni rigate di sangue, evocate da Giovanni Paolo II. La  pace, dunque, frutto della preghiera che può illuminare nuovi percorsi di riconciliazione tra i popoli, come afferma il vescovo Giampaolo Crepaldi, segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e pace:

 

R. – La pace, lo dice spesso il Papa, è prima di tutto e soprattutto un dono di Dio. Lui per primo ci dà l’esempio del fatto che la pace la si ottiene prima di tutto e soprattutto con la preghiera. Nella preghiera bisogna anche essere capaci di coltivare – ed essa ben lo consente - quelle determinazioni lungimiranti di carattere economico, di carattere politico, che possono risolvere i vari conflitti presenti oggi nel mondo, soprattutto nell’area mediorientale. Ma non solo. Mi pare vi sia soprattutto al giorno d’oggi un’esigenza di fondo che è quella di dare credibilità agli organismi internazionali, alle relazioni internazionali, a quel diritto internazionale che viene così spesso ripreso e proposto nel magistero del Santo Padre. Volevo ricordare che proprio oggi, in coincidenza con il pellegrinaggio del Papa, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della pace celebra al Palazzo di Vetro di New York il 40.mo anniversario della Pacem in Terris. Mi sembra che questo collegamento tra il Palazzo di Vetro di New York e il Santuario di Pompei sulla tema della pace – qui la preghiera, là la riflessione – sia molto interessante.

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L’elicottero che ha riportato a Roma Giovanni Paolo II è atterrato all’eliporto vaticano alle 14.15, con circa un’ora di ritardo sul programma prestabilito.

 

 

NOMINATO DAL PAPA IL NUOVO SEGRETARIO PER I RAPPORTI CON GLI STATI

 

Il Papa ha nominato segretario della Sezione per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato l’arcivescovo italiano Giovanni Lajolo, finora nunzio apostolico in Germania.

 

Mons. Lajolo subentra nell’incarico all’arcivescovo francese Jean-Louis Tauran, che nel prossimo Concistoro del 21 ottobre riceverà dal Santo Padre la berretta cardinalizia.

 

Nato a Novara il 3 gennaio 1935, laureato in Diritto Canonico, mons. Lajolo è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1970, prestando la propria opera presso la rappresentanza pontificia  in Germania e in seguito presso il Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa. E’ stato segretario dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica e, dalla fine del 1995, nunzio apostolico nella Repubblica Federale di Germania.

 

 

PROVVISTE DI CHIESE IN USA E IN BRASILE

 

Il Papa ha nominato vescovo di Toledo, negli Stati Uniti d’America, il presule mons. Leonard Paul Blair, finora ausiliare di Detroit.

 

In Brasile, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jericò, presentata dal vescovo mons. Augusto Aristizàbal Ospina, per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Jericò il presule mons. José Roberto Lòpez Londoño, finora vescovo di Armenia.

 

 

25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II

IL PAPA DELLA FAMIGLIA E DELLA VITA: CON NOI IL CARDINALE ALFONSO LOPEZ TRUJILLO, PRESIDENTE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA FAMIGLIA

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Il Vangelo della Famiglia e della vita, ha avuto in Giovanni Paolo II, uno straordinario protagonista, un evangelizzatore entusiasta, un diffusore vigoroso, un ispiratore che come maestro della fede e zelante pastore, ha impresso un sigillo in certo modo originale. L’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio apre, come frutto del Sinodo sulla famiglia, con rinnovato impegno la centralità della famiglia e nuovi orizzonti. E questo all’interno della Chiesa e a riguardo dell’intera società ed umanità, per così dire “ad extra”. All’interno della Chiesa è abbondante e ricchissimo il suo insegnamento. E’ riconosciuta la densità del trittico: l’Esortazione Apostolica Familiaris Consortio, la Lettera alle famiglie, Gratissimam Sane, e l’Enciclica Evangelium Vitae. Questo senza accennare adesso a tanti altri scritti. Ma diamo la parola al cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia…

 

“Mai fu focalizzato questo tema come prioritario e decisivo nella Chiesa e nella famiglia umana in modo così forte. In tutte le visite pastorali, nei messaggi ai vescovi, ai movimenti, ecc., non è mancata la sua parola, che è quella di Cristo, così illuminante e incoraggiante, come esigenza delle molte sfide e delle speranze”.

 

Il Santo Padre ha creato il Pontificio Consiglio per la famiglia e il Pontificio Istituto di Studi su matrimonio e famiglia che porta il suo nome. Nel mondo, in tutte le Conferenze episcopali sono state costituite le commissioni episcopali corrispondenti e anche nelle diocesi c’è un consapevole impegno di formazione, di preparazione degli Agenti di pastorale. Dà forza alle parrocchie il notevole apporto dei movimenti, numerosi con il carisma della famiglia e della vita: sono frutto maturo della sua testimonianza e del suo insegnamento...

 

“Il Papa ha preso con lucidità e coraggio lo spessore sociale della famiglia e della vita come un bene prezioso ed insostituibile per la società e l’umanità. Ribadita l’identità della famiglia, la sua missione integrale, ha proclamato davanti al mondo il bene senza il quale non è sano il tessuto sociale. La famiglia è l’unica istituzione capace di formare integralmente i figli, di garantire la dignità della persona umana, i suoi diritti fondamentali. Il Papa ha difeso questi diritti nei Fori Internazionali, nel dialogo con i politici e i legislatori”.

 

Il mondo sa che nel Santo Padre ha il più autorevole difensore dei popoli poveri, delle loro famiglie, contro le nuove ideologie prepotenti, che mettono a rischio la sovranità della famiglia. Noi, nel Pontificio Consiglio per la Famiglia, abbiamo nel Santo Padre un ispiratore, che ci stimola, e cerchiamo di tradurre nella realtà questa dimensione sociale nel lavoro con i dirigenti delle società. Sappiamo come, non senza difficoltà e tribolazioni, il Vangelo della Famiglia e della Vita sarà vincente perché il Papa ci ha insegnato che la verità della famiglia gode delle energie e grazie del Signore Risorto.

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SIMPOSIO, OGGI A NEW YORK, NEL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU,

A 40 ANNI DALLA PACEM IN TERRIS.  NELL’OCCASIONE

LA CONSEGNA DEL PREMIO SERVITOR  PACIS

- A cura di Roberta Gisotti -

 

“Pace sulla terra”: per celebrare i 40 anni dell’Enciclica di Giovanni XXIII Pacem in terris  si tiene oggi a New York un Simposio, promosso dalla Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, insieme al Pontifico Consiglio per la Giustizia e la Pace e all’Associazione “Path to peace”. Ad aprire l’incontro, ospitato nel Palazzo di Vetro dell’Onu, sarà l'arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente presso le Nazioni Unite a New York, il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan e il presidente della 58ª sessione dell'Assemblea Generale, Julian Hunte; prenderà quindi la parola il cardinale Edward Michael Egan, arcivescovo di New York, cui è affidata la relazione principale. Seguirà una Tavola rotonda, presieduta dall’arcivescovo Renato Raffaele Martino, a capo del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, cui parteciperanno British Robinson, direttrice dell'Ufficio dei ministeri sociali e internazionali della Conferenza dei Gesuiti degli Stati Uniti, e Maria Nigro-Parker, dell'Unione mondiale delle Organizzazioni femminili cattoliche (Umofc/Wucwo).

         

Al termine del Simposio vi sarà la consegna del Premio "Servitor pacis", attribuito annualmente dalla Fondazione "Path to peace" a persone che si sono distinte nella carità e nell'aiuto ai più bisognosi. Il riconoscimento è stato quest'anno assegnato  alla memoria del dottor Carlo Urbani, ucciso il 17 marzo 2003 dal virus della Sars, che per primo era riuscito ad isolare, e alle Missionarie delle Carità di Madre Teresa, per il lavoro che svolgono tra i bambini di Baghdad.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

“Giovanni Paolo II pellegrino a Pompei - Anno del Rosario”: cosi viene introdotta la prima pagina in cui spicca il titolo centrale “Proiettare la luce di Cristo sui conflitti, le tensioni e i drammi dei cinque Continenti”.

 

Nelle vaticane, il resoconto dettagliato della visita del Santo Padre a Pompei.

Un articolo di Claudio Giuliodori sul pellegrinaggio della Segreteria della Cei in Terra Santa.

Nelle estere, i Vescovi europei: la Costituzione dell’Ue faccia riferimento alle radici cristiane del Continente.

Medio Oriente: tensione e scontri nel Libano del Sud dopo l’attacco israeliano in Siria.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Biagio Buonomo sull’opera “La Chiesa nella storia. Duemila anni di cristianesimo”.

Nell’“Osservatore libri”, un approfondito contributo di Roberto Morozzo Della Rocca sul libro di Andrea Riccardi “Governo carismatico. 25 anni di Pontificato”.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi delle pensioni e della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 ottobre 2003

 

LA XIII ASSEMBLEA PLENARIA DEL SIMPOSIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI

DI AFRICA E MADAGASCAR, DAL TITOLO: “PASTORE DELLA CHIESA,

 FAMIGLIA DI DIO, IN AFRICA, AL TEMPO DELL’AIDS”,

HA DEDICATO LE GIORNATE DI IERI E OGGI ALLA SFIDA POSTA DALLA MALATTIA

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

 

Nella XIII Assemblea pleanaria del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam), la giornata di ieri è stata dedicata alla presa di coscienza dell’influsso negativo esercitato dalla malattia sullo sviluppo della società e della Chiesa nel continente. I lavori sono iniziati con un’attualizzazione dei dati sull’Aids nel mondo in generale, e in Africa in particolare. Secondo la signora Marika Fahlen, direttrice del Programma delle Nazioni Unite per la lotta all’Aids, sono 6.500 le persone che ogni giorno muoiono a causa dell’epidemia in Africa, mentre sono 1.500 i decessi nel resto del mondo; 9.500 i casi di infezione denunciati ogni giorno in Africa, mentre sono 14.000 i casi denunciati nel mondo. Per far fronte a questa drammatica situazione, che con i suoi 11 milioni di orfani ferisce il continente africano più gravemente di quanto non abbiano potuto fare schiavitù e colonialismo, come ha sottolineato suor Raffaella Handler, medico e direttrice dei servizi sanitari della Chiesa cattolica in Namibia, sono necessarie azioni concertate contro la malattia.

 

Sui lavori dell’assemblea ce riferisce da Dakar padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese Africa della nostra emittente:

 

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E’ stata sottolineata la necessità dell’impegno di tutti i protagonisti di ciascun Paese – politici, operatori sanitari e soprattutto le forze religiosi – nell’educazione alla prevenzione, la facilitazione dell’accesso alle cure, la vicinanza umana e spirituale al malato. E’ stato questo tipo di impegno a permettere a due Paesi africani – il Senegal e l’Uganda – di far diminuire il tasso dei sieropositivo negli ultimi dieci anni: l’Uganda dal 15 al 5 per cento, il Senegal dal 4 all’1 per cento.

 

Nel pomeriggio di ieri c’è stata una testimonianza commovente di Ismael, malato di Aids: 43 anni, infermiere militare, ha contratto l’infezione nell’ospedale nel quale lavorava. Sposato e padre di tre bambini, di cui uno solo è sieronegativo, egli ha raccontato la sua lotta non solo per accettare egli stesso la malattia, ma anche per farsi accettare dalla famiglia e dal suo ambiente. Oggi vive una vita normale senza discriminazione da parte degli altri.

 

Questa mattina, i lavori sono iniziati sul tema: “Parola ed azione della Chiesa di fronte alla sfida dell’Aids”. Già ieri, un vescovo aveva fatto un breve intervento sulle vocazioni sacerdotali e religiose di fronte all’Aids.

 

Domenica prossima, alla fine dei lavori, è atteso un messaggio dei vescovi africani sulla sfida dell’Aids.

 

Da Dakar, in Senegal, padre Joseph Ballong.

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IN AFGHANISTAN, CAOS E CRISI DUE ANNI DOPO L’INIZIO DELLA GUERRA

GUIDATA DAGLI STATI UNITI CONTRO IL TERRORISMO

- Intervista con Alberto Negri -

 

 

Due anni fa l’inizio della lotta internazionale al terrorismo con l’attacco americano a Kabul. Obiettivo: smantellare Al Qaida e arrestare il suo capo Osama Bin Laden, ritenuto l’artefice degli attentati dell’11 settembre. Era il 7 ottobre del 2001, infatti, quando le prime bombe americane cadevano sulla capitale afghana. Ma oggi la resistenza talebana si è riorganizzata e controlla ormai la frontiera con il Pakistan. Bin Laden ed il suo vice, il mullah Omar, sono ancora latitanti. La comunità internazionale si mobilita per rafforzare il mandato della Nato in Afghanistan, a cui si affiancherà una missione ad alto livello del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Sulla situazione nel Paese sentiamo Alberto Negri, inviato speciale in Afghanistan del Sole 24 Ore, al microfono di Andrea Sarubbi:

                                                                      

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R. - Due anni dopo la vittoria americana sembra lontana, quasi lontanissima. A fine agosto la resistenza dei talebani infatti è riuscita a mettere insieme alcune decine di migliaia di uomini per attaccare le forze afgane e americane. I talebani sono riusciti in qualche modo a consolidare, nonostante la sconfitta durissima, una loro presenza soprattutto ai confini tra l’Afghanistan ed il Pakistan. E’ proprio questa la zona più difficile da controllare per gli americani.

 

D. – Che cos’è che non ha funzionato nel piano americano?

 

R. – Il ritorno sulla scena dei talebani, gli errori della guerra americana contro il terrorismo, possono essere attribuiti ad alcuni fattori tra questi la solidarietà  tra pashtun al di là ed al di qua della frontiera tra Pakistan ed Afghanistan, la capacità dell’estremismo islamico non soltanto di continuare a fare proseliti  ma anche di vincere per esempio le elezioni e l’instabilità politica del Pakistan stesso dove Musharraf fa molte difficoltà a controllare la situazione. E questo ha portato a due conseguenze fondamentali: la capacità dei talebani di continuare la guerriglia contro l’attuale governo e contro gli Stati Uniti e la continuazione del contrabbando del traffico di droga per la frontiera del Pakistan e quella dell’Afghanistan.

 

D. – Accennavi al problema dell’instabilità politica della regione. Il governo Karzai era nato debole e debole è rimasto?

 

R. – Direi proprio di si, Hamid Garzai, presidente, la sua figura era quella soprattutto di un uomo d’affari capace di coagulare alcune forze della controguerriglia contro i talebani e di aggregare alcune solidarietà tribali, ma al di là di questo non è certamente in grado di controllare il paese. Tant’è vero che se dovessimo guardare oggi la mappa politica dell’Afghanistan non assomiglierebbe certamente a quella del tempo dei talebani ma dovremmo andare ancora più indietro quando erano “signori della guerra” a dividersi il controllo del territorio. Karzai ha grandi difficoltà in realtà ad estendere il suo potere al di là della stessa capitale Kabul.

 

D. – Quella americana era nata come una campagna militare a termine, invece due anni dopo gli americani sono ancora lì, in Afghanistan, fino a quando ci resteranno?

 

R. – Questa è una domanda difficile, quasi quanto quella della presenza americana in Irak, perché in realtà, gli americani dall’Afghanistan, in questo momento non se ne possono andare. Il ritiro degli americani dall’Afghanistan indicherebbe un segnale di sfiducia nei confronti del governo Karzai e probabilmente ne provocherebbe se non la caduta delle gravissime difficoltà ed anzi deve aumentare l’impegno economico e finanziario non soltanto per il mantenimento delle truppe, ma per cominciare una ricostruzione del paese molto difficile e che deve essere ancora tutta da fare.

 

D. – Ed in tutto questo i due obiettivi principali non sono ancora stati trovati: Mullah Omar ed Osama Bin Laden.

 

R. – Mullah Omar ed Osama Bin Laden ormai sono entrati di diritto nella galleria dei grandi latitanti e chissà per quanto ci resteranno ancora. Del Mullah Omar abbiamo qualche notizia in più, cioè siamo quasi sicuri che sia vivo, di Osama Bin Laden abbiamo quelle testimonianze che ogni tanto ci arrivano attraverso i media arabi. Probabilmente uno dei rifugi, come si è sempre detto sin dall’inizio, più sicuri per Osama Bin Laden è sempre stato il Pakistan, dove gode di molti appoggi, per esempio nella North-West Frontier l’esercito pakistano ha provato a dare la caccia agli uomini di Al Qaeda, ma ha avuto scarso successo proprio perché questa regione attualmente è in mano a una coalizione di gruppi religiosi che erano in precedenza alleati dei Talebani e che manifestano ancora sostegno al vecchio regime caduto.

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CHIESA E SOCIETA’

7 ottobre 2003

 

“OMAGGIO A MADRE TERESA DI CALCUTTA”:

E’ IL TITOLO CHE ACCOMPAGNERA’ LO SPETTACOLO-EVENTO ORGANIZZATO A ROMA DALL’ASSOCIAZIONE MUSICALE INTERNAZIONALE. I PROVENTI DELLA SERATA

VERRANNO INVESTITI PER LA COSTRUZIONE DI UN OSPEDALE A TIRANA

- A cura di Barbara Castelli -

 

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ROMA. = Musica per la solidarietà. Questa sera, presso la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, nel cuore dell’Urbe, l’Orchestra di Roma e del Lazio e il coro Musicanova, sotto la direzione del maestro Marco Celli Stein, accorderanno gli strumenti per dar vita ad un spettacolo-evento: Omaggio a Madre Teresa di Calcutta. La serata, promossa ed organizzata dall’Associazione Musicale Internazionale, è inserita nell’ambito delle celebrazioni per la beatificazione della coraggiosa missionaria della carità, il prossimo 19 ottobre in Piazza San Pietro. Allo spettacolo, che prevede, inoltre, la lettura di testi, pensieri e poesie di Madre Teresa, declamati da Anna Proclemer, parteciperà anche il presidente del Comitato d’Onore il cardinale Pio Laghi che, legato da una profonda amicizia con la suora albanese, ha recentemente pubblicato un libro intitolato “Madre Teresa di Calcutta, il Vangelo in cinque dita”. Perfettamente in linea con il pensiero dell’angelo dei poveri, il ricavato della serata, con offerta libera, verrà devoluto all’Ospedale Nostra Signora del Buon Consiglio di Tirana, progetto fortemente voluto da Madre Teresa. Si possono, inoltre, effettuare versamenti sul conto dell’Associazione Volontari Dokita. Le coordinate bancarie sono: c/c 14526.31 c/o Banca di Roma Ag.18 ABI 3002 CAB 5037, con la causale “pro Ospedale NSBC di Tirana”.

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LO SVILUPPO SOCIALE E LA LOTTA CONTRO LA POVERTÀ. SONO QUESTI I TEMI CENTRALI DEL TERZO FORUM INTERNAZIONALE DEL MICROCREDITO APERTOSI, IERI, IN BRASILE

 

BRASILIA. = Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, e la regina Sofía di Spagna hanno inaugurato ieri, a Brasilia, il terzo Forum internazionale del microcredito. Il capo dello Stato brasiliano e la sua ospite hanno espresso il loro appoggio per uno strumento che potrebbe contribuire allo sradicamento della povertà nei Paesi in via di sviluppo. Sofía di Spagna ha voluto ricordare la figura del creatore del microcredito: l’economista del Bangladesh, Mohamed Yunus, la cui invenzione ha permesso o sta permettendo a “cinquanta milioni di persone di affrontare più dignitosamente il dramma della povertà”. Il Forum, della durata di tre giorni, è la continuazione di quello del 2000,  svoltosi a Madrid, e della precedente edizione, tenutasi nel 2001 a Buenos Aires. Lo sviluppo sociale, la lotta contro la povertà, le esperienze nel settore del microcredito, con particolare attenzione al caso brasiliano, sono i temi sui quali è incentrato il dibattito. Ai lavori parteciperanno il presidente della Commissione permanente del Mercato comune del Cono Sud (Mercosur) ed ex presidente argentino, Eduardo Duhalde, il vicepresidente della Banca interamericana di sviluppo (Bid), Paulo Paiva e diversi esperti provenienti da molti Paesi, rappresentanti delle organizzazioni non governative (ong) e delle agenzie delle Nazioni Unite. “Riuniamo persone che lavorano con il microcredito nel mondo per parlare di quello che è stato fatto e di quanto si può ancora fare”, ha detto la presidente della ong spagnola ‘Women Together’, Joana Caparrós, organizzatrice dell’iniziativa. (A.L.)

 

 

ALLE MISSIONARIE DELLA CARITÀ È STATO ASSEGNATO IL PREMIO INTERNAZIONALE

PER LA SOLIDARIETÀ ‘NAVARRA’, ISTITUITO DAL GOVERNO

DELLA COMUNITÀ DI FORAL, IN SPAGNA

 

MADRID. = La superiora generale delle Missionarie della Carità, suor Nirmala, riceverà sabato prossimo il secondo Premio internazionale ‘Navarra’ per la solidarietà. Il riconoscimento, istituito dal governo della Comunità Foral, le verrà consegnato dal capo del governo di Navarra, Miguel Sanz Sesma. Non è la prima volta che le suore di Madre Teresa ricevono un Premio internazionale: nel 1962 hanno ricevuto, infatti, il ‘Padmashrè dal governo indiano e nel 1971 Paolo VI ha consegnato alla stessa Madre Teresa il ‘Giovanni 23.mo’ per la pace. L’anno successivo le suore hanno inoltre vinto il ‘Premio Jawaharlal Nehru’, conferito sempre dall’India, e nel 1979 il Nobel per la Pace. Suor Nirmala, durante il soggiorno in Spagna, parteciperà ad una solenne cerimonia eucaristica presiedu-ta dal cardinale Antonio Maria Rouco Varela e ad  una Messa a Navarra, nella Basilica di Javier, prima di prendere parte alla cerimonia di premiazione. La candidatura della Congregazione è stata supportata dalla Fondazione ‘Felipe Rinaldi’ ed il presidente dell’organismo, Carlos Chocarro San Martin, ha motivato così la scelta: “L’accreditata attività delle Missionarie della Carità a favore dei più poveri, in tutto il mondo, è in perfetta linea con lo spirito di questo premio. L’ indicazione delle religiose non farà altro che porre l’accento sul loro straordinario servizio, sui valori e sui principi che animano la loro missione”. (M.R.)

 

 

L’ARCIDIOCESI DI PESCARA, IN COLLABORAZIONE CON L'ORDINE PROVINCIALE

DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI, ATTIVA LO SPORTELLO DEL DIFENSORE CIVICO

IN DIFESA DELLE PERSONE SVANTAGGIATE

 

PESCARA. = Lo hanno chiamato “sportello Robin Hood” e sarà il punto di riferimento per persone svantaggiate spesso prive delle minime garanzie di tutela. E’ il nuovo servizio istituito, nell’ambito dei progetti di volontariato sociale, dall’arcidiocesi di Pescara-Penne, in collaborazione con l’Ordine provinciale dei Frati Minori Cappuccini destinato agli indigenti, ai portatori di handicap e agli extracomunitari. Quello che si presenta come un vero e proprio “difensore civico dei poveri” svolgerà un indispensabile ruolo di supporto all’attività della Caritas diocesana. Esperti in consulenza legale ed assistenza burocratica saranno a disposizione dei cittadini più deboli per assisterli nella difesa dei loro diritti e nella lotta contro le ingiustizie. Coordinatore del progetto è Lorenzo Cesarone, specializzato in diritti civili, difesa civica e tutela del consumatore, da tempo impegnato in incarichi onorari in associazioni e movimenti che si occupano della difesa dei diritti del cittadino e del consumatore. Nell’attività dello sportello dell’arcidiocesi Pescara-Penne sarà affiancato da un pool di consulenti, avvocati e professionisti destinato a crescere nella condivisione di questo nuovo percorso cristiano. Il progetto sarà presentato ufficialmente giovedì prossimo dal vescovo di Pescara-Penne, mons. Francesco Cuccarese, e dal provinciale dei Frati Minori Cappuccini, padre Luciano Antonelli. (A.L.)

 

 

ASSEGNATO OGGI A STOCCOLMA IL PREMIO NOBEL PER LA FISICA

A TRE ANZIANI SCIENZIATI,

ALEXEI ABRIKOSOV, ANTHONY LEGGETT E VITALY GINZBURG,

PIONIERI DELLA SUPERCONDUTTIVITA’

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = Al 75.enne russo-americano Alexei Abrikosov, al 65.enne britannico-americano Anthony Leggett – entrambi dell’Università dell’Illinois – ed all’84.enne russo Vitaly Ginzburg, dell’Istituto di fisica “Lebedev” a Mosca, va quest’anno il Premio Nobel per la Fisica per i loro contributi alla teoria dei super-conduttori e dei super-fluidi. A basse temperature, pochi gradi sopra lo zero assoluto di –273°C, alcuni metalli permettono che una corrente elettrica passi senza trovare resistenza. Tali materiali super-conduttori hanno anche la proprietà di poter spostare completamente o parzialmente i flussi magnetici. Tale ipotesi portò nel ’72 al Nobel in Fisica per i super-conduttori di primo tipo. Con le scoperte e gli studi pratico-teorici di Abrikovos, Leggett e Ginzburg si è giunti oggi alla scoperta di super-conduttori di secondo tipo, con rinnovata importanza nel rapido sviluppo di materiali che dispongono di proprietà completamente nuove. Tali materiali possono quindi essere resi super-conduttori a temperature gradualmente superiori ed in forti campi magnetici. Un’applicazione pratica dell’odierno Premio in Fisica è stata messa in evidenza con l’assegnazione, lunedì, del Premio Nobel in Medicina per la realizzazione di apparecchiature che realizzano immagini basandosi sulla risonanza magnetica.

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24 ORE NEL MONDO

7 ottobre 2003

- A cura di Giada Aquilino -

 

Israele “colpirà i propri nemici, ovunque si trovino”. Ha scelto la linea dura il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, per sostenere anche a posteriori il raid israeliano di sabato notte contro un obiettivo palestinese in territorio siriano. Soltanto ieri il presidente statunitense Bush si era schierato al fianco dell'alleato israeliano, riconoscendo il “diritto di Israele alla difesa” ma sottolineando pure che ogni ulteriore azione intrapresa “eviti l’escalation” delle violenze. Da Damasco, invece, il presidente siriano Bashir al Assad ha rilanciato le accuse contro Sharon, sostenendo che Israele voglia trascinare il Medio Oriente in un conflitto più vasto. Neppure sul campo, inoltre, cessano le tensioni. Ieri un altro scontro armato ha coinvolto soldati israeliani al confine col Libano, quando sono stati sparati razzi della milizia Hezbollah. Uno dei colpi ha ucciso per errore un bambino libanese; poco prima era morto anche un soldato dello Stato ebraico. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Fonti militari israeliane accusano i guerriglieri Hezbollah di aver voluto dimostrare solidarietà con la Siria, per il raid compiuto dagli aerei dello Stato ebraico su un campo profughi palestinese presso Damasco. Evento che è al centro di una risoluzione al Consiglio di Sicurezza per la richiesta di condanna, presentata dalla Siria, alla quale però gli Stati Uniti hanno preannunciato un veto, indipendentemente dal fatto che il testo ignori la strage compiuta da una kamikaze palestinese, nella città di Haifa. In proposito il presidente Bush ha telefonato al primo ministro Sharon per esprimergli cordoglio. Senza commentare il raid aereo, egli ha riaffermato il diritto d’Israele a difendersi, ma evitando - ha aggiunto - di intraprendere iniziative che aumentino tensioni in Medio Oriente. Bush, riferendosi alla Costituzione del governo di emergenza palestinese presieduto da Abu Ala, ha chiesto che egli si impegni a smantellare le organizzazioni terroristiche per far progredire il processo di pace. Ma Abu Ala - che stamani a Ramallah ha giurato con altri sette ministri del nuovo governo d'emergenza di fronte al presidente Arafat - ha sostenuto che non userà la forza contro i gruppi armati: preferisce far progredire il processo di pace evitando una guerra civile.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Nuova recrudescenza delle tensioni in Iraq. Stamani un’esplosione - provocata da colpi d’arma da fuoco - si è verificata al complesso del ministero degli Esteri di Baghdad. Nei pressi dell’edificio, sorgono i palazzi nei quali le autorità guidate dagli Stati Uniti hanno il loro quartier generale. Non ci sono al momento notizie di vittime. Sempre stamani a Kirkuk, nel nord del Paese, colpi di mortaio erano stati lanciati contro la sede del Consiglio supremo della rivoluzione islamica, provocando la morte di un impiegato.

 

L’Iran non intende rinunciare alla propria tecnologia nucleare. Lo ha annunciato oggi il ministro degli Esteri di Teheran, Kamal Kharrazi, spiegando che la Repubblica islamica non prevede di porre fine al programma per l’arric-chimento dell’uranio, malgrado le forti pressioni della comunità internazionale e l’ultimatum in tal senso fissato per il prossimo 31 ottobre dall’Agenzia Onu per l’energia atomica (Aiea).

 

No alla partecipazione del Giappone ad eventuali negoziati multilaterali sulla crisi nucleare nordcoreana. La decisione è stata annunciata stamani da Pyongyang, le cui autorità sostengono che Tokyo “si è rivelato un partner non affidabile”. A fine agosto,  nel primo round di negoziati tenutosi a Pechino, il Giappone aveva insistito perché, oltre alla crisi nucleare, si discutesse pure dei cittadini giapponesi rapiti dai servizi segreti di Pyongyang negli anni ’70 e ’80.

 

E proprio la crisi nordcoreana è tra gli argomenti in discussione al vertice dell’Associazione dei Paesi del Sud Est asiatico (Asean), apertosi oggi a Bali, in Indonesia. Il servizio di Maurizio Pascucci:

 

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L’incontro si svolge tra imponenti misure di sicurezza: 5 mila, tra agenti e soldati, pattugliano l’area dove si è aperto il summit. Le forze dell’ordine manterranno la presenza sul territorio fino al 12 ottobre, quando ricorrerà il primo anniversario degli attentati che un anno fa causarono 202 vittime nell’isola. Nel primo giorno di lavori, i partecipanti hanno discusso la situazione dei diritti civili in Birmania, dove la giunta militare al potere mantiene la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi confinata nella sua residenza. Al centro dei colloqui, anche le misure antiterrorismo in Malaysia, che pongono seri limiti ai diritti dei cittadini, e le altrettanto repressive misure adottate in Thailandia per la lotta contro la droga. La recente richiesta indonesiana, affinché Malaysia e Thailandia assumano una posizione più dura rispetto alla provincia ribelle di Aceh, nell’isola indonesiana di Sumatra, ha fornito ulteriori spunti al dibattito.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Donne, anziani e bambini inermi, massacrati senza alcun motivo. Tornano le stragi nella Repubblica Democratica del Congo, nonostante la presen-za da settembre della missione dell’Onu, la Monuc. Teatro delle ultime violenze il distretto dell’Ituri, percorso dal 1999 da sanguinosi scontri interetnici. Almeno 23 morti è il bilancio dell’ultimo attacco di un gruppo di ribelli non ancora identificato. Alcuni testimoni riferiscono di altri 32 corpi sepolti. Ma cosa si sta facendo per risolvere il conflitto tra le etnie ribelli in Ituri? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a padre Valerio Shango, portavoce dei vescovi congolesi in Italia:

 

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R. - C’è la commissione di pacificazione dell’Ituri che sta lavorando e poi c’è il desiderio d’integrare i capi militari di entrambi gli eserciti ribelli, Lendu e Hema, nell’esercito nazionale. Lo stesso governo vorrebbe comunque mandare nell’Ituri delle truppe locali: si sta provvedendo alla formazione di poliziotti congolesi. Da non dimenticare poi la proposta - che ha fatto ultimamente il presidente dell’ex Zaire, Cabila, all’Onu - di aprire un tribunale penale sull’Ituri: si spera che con quel tribunale si arrivi non soltanto a disamare coloro che portano le armi ma a riunificare il Paese.

 

D. - La forza internazionale dell’Onu sta veramente facendo il possibile per controllare la situazione o potrebbe fare di più?

 

R. – Si spera che tale contingente possa dislocarsi non solo nell’Ituri ma anche nel nord-est del Congo, dove permangono zone caldissime. In alcune aree inoltre tutt’oggi sono ancora presenti le truppe rwandesi e questo è il problema di fondo che c’è lì. La comunità internazionale, in particolar modo l’Onu, deve appoggiare questo processo di rinascita.

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Al via in queste ore a Yalta il vertice Unione europea-Ucraina, che riuni-sce nella cittadina sul Mar Nero il presidente della Commissione europea Prodi, il presidente di turno dell’Ue, il premier italiano Berlusconi, e il presidente ucraino Kuchma. Alla riunione si parlerà anche dell’auspicio dell'Ucraina di avvicinarsi all'Unione europea.

 

Con una marcia promossa dai sindacati si è aperta a La Paz, in Bolivia, la seconda settimana dello sciopero contro i progetti energetici del presidente Sánchez de Lozada. Mentre l'arcivescovo di Santa Cruz, il cardinale Julio Terrazas Sandoval, ha avvertito che alla Bolivia “la pace sta sfuggendo” di mano, ai manifestanti si sono uniti ieri anche i coltivatori di coca del Paese. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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E’ sempre a La Paz e nella vicina località di El Alto che la protesta si è fatta sentire con grande vivacità, con migliaia di persone che sono scese in strada, paralizzando le normali attività cittadine. I manifestanti si sono concentrati ancora una volta nel centro di La Paz per chiedere l’annullamento del progetto di esportare il gas boliviano negli Stati Uniti e in Messico attraverso il Cile, il rigetto dell’adesione all’area di libero commercio delle Americhe e le dimissioni del presidente della Repubblica, Gonzalo Sánchez de Lozada. Il governo continua a non voler dialogare con i differenti settori in sciopero, ma mostra visibilmente di non essere in grado di assumere una qualsivoglia iniziativa.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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