RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 279 - Testo della Trasmissione lunedì 6 ottobre 2003

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

Nell’udienza ai pellegrini giunti a Roma per le canonizzazioni, rilanciato dal Papa il progetto di una Università Cattolica in Sudan. Con noi, il vescovo Cesare Mazzolari

 

Nominato dal Santo Padre il nuovo vescovo di Vicenza

 

 Giovanni Paolo II domani al Santuario mariano di Pompei, nella festa della Beata Vergine del Rosario. Intervista con l’arcivescovo prelato mons. Domenico Sorrentino

 

 In un opuscolo del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, i misteri del Rosario per nomadi, viaggiatori, studenti all’estero, rifugiati e pellegrini.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Più di un miliardo di persone nel mondo vivono in condizioni precarie per la mancanza di acqua. E’ la denuncia dell’Onu, nell’odierna Giornata Mondiale dell’Habitat. Ai nostri microfoni, Maurizio Pieroni e Gianfranco Cattai

 

 Storico pellegrinaggio dei vescovi d’Africa e Madagascar nell’isola di Gorée, santuario del dolore nero nel dramma della schiavitù

 

La missionaria laica Annalena Tonelli uccisa ieri sera in Somaliland. Da più di 30 anni assisteva profughi e malati di tubercolosi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Il Nobel per la Medicina al fisico americano Paul Lauterbur e al chimico britannico Peter Mansfield: un premio meritato per la diagnosi con la risonanza magnetica.

 

Incentrata sull’intimo nesso tra dottrina sociale della Chiesa e globalizzazione, l’apertura dell’anno accademico 2003-2004 della Pontificia Università Salesiana

 

La “Spiritualità di comunione”, tema di un congresso del Movimento per un Mondo Migliore, fondato da padre Riccardo Lombardi, in programma a Roma dal 9 ottobre.

 

Amnesty International denuncia gli abusi che ancora vengono subiti dalle donne in Afghanistan

 

Grave incidente ieri sulla diga “Owen Falls” in Uganda

 

Allarme sanitario ad Ambon, nelle Molucche, per un’epidemia di rabbia.

 

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Medio Oriente, riunione d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. Arafat nomina un governo provvisorio

 

Esito scontato delle presidenziali in Cecenia: a Kadirov, candidato filorusso, l’82 per cento dei voti

 

 Nuove vittime in Iraq: uccisi due ex soldati dell’esercito di Saddam

 

 In Bolivia cresce la protesta popolare contro il presidente Sánchez de Lozada, che esclude le dimissioni.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 ottobre 2003

 

 

SEGUIRE L’ESEMPIO DI GENEROSO IMPEGNO MISSIONARIO DEI NUOVI SANTI

 DANIELE COMBONI, ARNOLD JANSSEN E JOSEF FREINADEMETZ: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA AI PELLEGRINI, CONVENUTI A ROMA PER LE CANONIZZAZIONI DI IERI

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

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(Canti)

 

 “Tre luminosi testimoni dell’impegno missionario”, “tre campioni dell’evangelizzazione”. Così, Giovanni Paolo II ha definito i nuovi santi, proclamati ieri, rivolgendosi ai pellegrini convenuti a Roma per le canonizzazioni e ricevuti stamani in Aula Paolo VI:

 

“Rendiamo grazie a Dio per aver donato alla Chiesa san Daniele Comboni, sant’Arnold Janssen e san Josef Freinademetz. Il loro esempio e la loro intercessione ci incoraggino a rispondere con generosità alla nostra vocazione cristiana”.

 

 Quindi, salutando la famiglia religiosa comboniana, ha auspicato che le riflessioni e le indicazioni scaturite dalla recente Assemblea capitolare “infondano un nuovo slancio” all’istituto fondato da san Daniele Comboni. E ha lodato l’iniziativa “sempre tesa a diffondere il Vangelo della speranza” e gli sforzi compiuti da missionari comboniani “nell’ambito della promozione umana, specialmente a favore della gioventù”. Né ha mancato di tracciare un profilo del vescovo missionario di Limone sul Garda:

 

“Egli viene giustamente annoverato fra i promotori del movimento missionario che ebbe nella Chiesa del diciannovesimo secolo uno straordinario risveglio”.

 

Rammentando, così, l’amore del santo per l’Africa, ha espresso il vivo augurio che sia “ripreso e portato a compimento il progetto di fondare un’università cattolica in Sudan”. Sono certo, ha proseguito, “che una così importante istituzione culturale renderà un qualificato servizio all’intera società sudanese”.

 

 Ha poi rivolto l’attenzione ai due santi verbiti. Arnold Jannsen, ha rilevato, “fu un ardente animatore della missione ecclesiale nell’Europa centrale”, operando con coraggio in un periodo nel quale la Chiesa attraversava momenti difficili a causa del “KulturKampf” voluto da Bismark. Soffermandosi, poi, sulla figura del santo altoatesino Josef Freinademetz, ne ha evidenziato l’impegno a dedicare tutta la sua esistenza al popolo della Cina. “Si fece cinese tra i cinesi – ha affermato – assumendone la mentalità, gli usi e i costumi”, arrivando ad affermare “anche in Cielo vorrei essere un cinese”. Di qui, l’invocazione del Papa: “Continui a vegliare su quella nazione e sull’intero continente asiatico”.

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Come abbiamo ascoltato, il Papa ha espresso l’auspicio che possa presto nascere in Sudan un’università cattolica. Un progetto importante, di grande significato. Lo sottolinea mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek, nel Sud del Sudan, che - a margine dell’udienza in Aula Paolo VI - ha rilasciato questa testimonianza al nostro Giancarlo La Vella:

 

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R. – Che questo discorso, che ormai si è ripreso negli ultimi 20 anni di fare un’università nel Sudan, diventi una realtà, che non rimanga parole e promesse, ma che il mondo cristiano si impegni a dare i mezzi e poi gli insegnanti, perché questa università si formi, perché la Chiesa rimanga forte. Il cristianesimo faccia da sponda a tutte le diverse difficoltà che vengono soprattutto dal mondo islamico.

 

D. – Che cosa vuol dire formare oggi dei nuovi cristiani in Sudan, anche culturalmente?

 

R. – Vuol dire avere le scuole, che per esempio nel sud non esistono, fuorché quelle della Chiesa. C’è un lungo lavoro da fare…

 

D. – Eccellenza, si parla sempre di pace in Sudan, c’è una speranza a breve di realizzare concretamente questa pace?

 

R. – C’è una speranza sicura - a breve non direi - perché la trattativa della sicurezza è stata fatta. Siamo stanchi delle bombe. Abbiamo bisogno di un’atmosfera, dove la società civile possa crescere. Ma se l’imposizione militare è troppo pesante, non riusciremo e saremo sempre in pericolo. Che domini assolutamente il fucile, siamo stanchi.

 

D. – La Chiesa del Sudan continua ad essere una Chiesa che soffre?

 

R. – Dobbiamo dire di sì, una Chiesa che soffre e che dovrà avere pazienza, dovrà avere grande compassione, perché nonostante le sembianze di pace la povertà domina. Quindi, non ci sono scuole, non ci sono ospedali, non ci sono medicine. C’è da fare una riabilitazione materiale che non esiste. Anche se venissero nuove popolazioni di sfollati dal nord avremmo tutti fame, più fame di prima. Quindi, la povertà continua. Ci vorrà tempo perché la comunità internazionale ci aiuti a ristabilire almeno le cose più essenziali.

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ALTRE UDIENZE DI OGGI. RINUNCIA E NOMINA A VICENZA:

MONS. CESARE NOSIGLIA AL POSTO DI MONS. PIETRO NONIS

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze il presule tedesco mons. Leinhard Lettmann, vescovo di Munster, nella Repubblica Federale di Germania, e tre vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine in visita “ad Limina”.

 

In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Vicenza, presentata dal vescovo mons. Pietro Giacomo Nonis, per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre ha quindi nominato vescovo di Vicenza mons. Cesare Nosiglia, finora vicegerente di Roma, conservandogli il titolo personale di arcivescovo. Mons. Nosiglia, che ha compiuto proprio ieri 59 anni, è originario di Rossiglione, in provincia di Genova e in diocesi di Acqui. Già addetto e poi direttore dell’Ufficio Catechistico Nazionale della Cei, è stato anche docente di Teologia Pastorale presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo. Nella diocesi di Roma, ha prestato servizio pastorale nelle parrocchie di San Giovanni Battista De Rossi e di San Filippo Neri alla Pineta Sacchetti. Divenuto ausiliare di Roma per il settore pastorale Ovest e incaricato diocesano per la Catechesi e per la Scuola, mons. Nosiglia è stato vicegerente dal 1996. Il suo predecessore a Vicenza, mons. Pietro Nonis, ha compiuto 76 anni lo scorso 24 aprile ed ha guidato per 15 anni la diocesi veneta.

 

 

IL PAPA DOMANI AL SANTUARIO MARIANO DI POMPEI,

 NELLA FESTA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO

- Intervista con mons. Domenico Sorrentino -

 

“A Dio piacendo, il 7 ottobre mi recherò in pellegrinaggio al Santuario di Pompei per ringraziare Dio della grande opera di santificazione dei cuori che compie grazie a questa meravigliosa preghiera”. Così, mercoledì scorso durante l’udienza generale, Giovanni Paolo II ha confermato la sua visita pastorale nella cittadina vesuviana. Per il suo 143.mo viaggio italiano, l’unico del 2003, il Papa si sposterà in elicottero domani mattina alle ore 9.00 dalla Città del Vaticano in elicottero e resterà a Pompei per poco più di due ore. Momento centrale del pellegrinaggio sarà la recita del Rosario per la pace nel mondo di fronte alla Basilica voluta dal Beato Bartolo Longo. Il servizio è di Fabio Colagrande:

 

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A pochi giorni dalle celebrazioni per il 25.mo del suo ministero il Papa polacco, che ha posto la sua missione di Vicario di Cristo sotto la protezione della Vergine Maria, torna in pellegrinaggio a Pompei per chiudere idealmente l’Anno del Rosario, proprio nel giorno dedicato alla Beata Vergine.

 

Domani Giovanni Paolo II – “a Dio piacendo” –  tornerà a recitare la sua preghiera “prediletta” davanti al Santuario che visitò per la prima volta 24 anni fa, 12 mesi dopo l’inizio del suo Pontificato. Il 16 ottobre scorso, aprendo l’Anno dedicato al Rosario, Giovanni Paolo II aveva voluto accanto a sé l’icona della Madonna di Pompei. Ma già a maggio dello scorso anno, durante la vista pastorale a Ischia, il Papa aveva espresso il desiderio di ritornare a visitare “il cuore mariano della Campania”. L’anno dedicato al rilancio della preghiera mariana per eccellenza è nato quindi fin dall’inizio con un’intonazione pompeiana, come dimostrano i numerosi riferimenti nella Lettera apostolica ‘Rosarium Virginis Mariae’. La spiritualità del Rosario ideata dal Beato Bartolo Longo, coltivata e propagandata a Pompei, è parsa evidentemente al Papa la più adatta a questo progetto pastorale. Ma anche la dialettica tra la Pompei romana – la città pagana distrutta dal Vesuvio – e la Pompei cristiana rinata dalle ceneri 1800 anni dopo, è icona vivente del progetto della Nuova Evangelizzazione così centrale nell’attuale pontificato.

 

Domani, di fronte alla facciata del Santuario, che il Longo definì “monumento alla pace universale”, saranno meditati i Misteri della Luce introdotti proprio dal Papa a completamento della tradizionale scansione della preghiera mariana. Rappresentanti dei cinque continenti, accenderanno i ceri posti di fronte all’icona della Vergine, a conferma del significato di fratellanza universale di una preghiera che – come ha ricordato il Papa – “se detta bene”, procura ai cuori, alle famiglie e a tutta la comunità, quella pace di cui abbiamo tanto bisogno. 

 

Nel Santuario della cittadina vesuviana arrivano ogni anno circa sei milioni di pellegrini. Ma sicuramente quella di domani sarà una giornata particolare. Lo conferma l’arcivescovo Domenico Sorrentino, prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario della Beata Vergine:

 

R. – Per noi è davvero motivo di gioia, di gratitudine e di responsabilità che il Papa abbia scelto di coronare l’Anno del Rosario ma anche il suo 25. mo qui, a Pompei; manifesta in questo modo la sua grande devozione mariana ma manifesta anche l’amore che porta al Rosario, e il Rosario non è soltanto preghiera che richiama Maria: è preghiera mariana ma è preghiera dal cuore cristologico e dunque quello che il Papa viene qui ad esprimere a Pompei è devozione mariana ma che porta al rinnovato annuncio di Cristo.

 

D. – Perché, secondo lei, il Papa ha scelto di rilanciare la ‘catena dolce’ del Rosario, all’inizio del nuovo millennio?

 

R. – Perché questa preghiera è attualissima proprio perché si pone la prospettiva della nuova evangelizzazione; è preghiera che mette al centro Gesù Cristo in una prospettiva contemplativa. Il Papa, nella Novo millennio ineunte – cioè, il documento con il quale orienta la Chiesa – nel suo nuovo prendere il largo nel terzo millennio, il Papa dice: occorre ripartire da Cristo. Un anno dopo, riprende il discorso con la Rosarium Virginis Mariae e ribadisce: ‘ripartire da Cristo’. Ma il modo migliore per ripartire da Cristo è ripartire con Maria e alla scuola di Maria.

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PUBBLICATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI

UN OPUSCOLO DI ACCOMPAGNAMENTO PER LA RECITA DEL ROSARIO,

DEDICATO AI NOMADI, AI VIAGGIATORI, AI PELLEGRINI

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

“Preghiamo, in questa decina, per gli Zingari, affinché (…) comprendano la loro vocazione e missione nella Chiesa e nella società”. Preghiamo per “i giovani del mondo dei circhi e Luna Park, perché sappiano trarre dal ricco patrimonio artistico e culturale dei loro antenati quei tesori che sono la gioia e l’allegria”, al fine di rivelare a tutti “la bellezza e la bontà di Dio che risplende nel volto di Cristo”. Suonano così le intenzioni contenute nel testo di recita del Rosario messo a punto dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti. Nel libretto – dopo la presentazione del mistero con la citazione biblica di riferimento e un brano di tipo magisteriale, tratto da interventi del Pontefice – segue di volta in volta una preghiera dedicata ad una specifica categoria: gente del mare, dell’aviazione civile, studenti in Paesi stranieri, operatori nei settori del turismo, dei pellegrinaggi, della strada.

 

Alla vigilia del viaggio del Papa a Pompei, il dicastero vaticano ha voluto presentare questo speciale ed originale testo di accompagnamento del Rosario, come “un sostegno e uno strumento - si legge in un comunicato – a favore della preghiera a cui il Santo Padre ha voluto dedicare quest’anno”.  “Per la nostra proposta di recita – spiegano nella nota introduttiva l’arcivescovo Stephen Fumio Hamao e l’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio – ci siamo ispirati a quella del Beato Giovanni XXIII, che si caratterizza per le indicazioni di speciali intenzioni personali ad ogni decina di Ave Maria”. Intenzioni, concludono, dedicate “al variegato fenomeno, sempre più pronunciato nel mondo contemporaneo, che è quello della mobilità umana”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Con forte evidenza la prima pagina si apre con il titolo "Da Piazza San Pietro, illuminata dalla santità di tre missionari di Cristo, a Pompei, irradiante il sorriso materno di Maria".

All'interno, il dettagliato resoconto del rito di canonizzazione dei tre nuovi Beati.

Una pagina con una riproduzione della venerata immagine della Madonna del Rosario di Pompei.

 

Nelle vaticane, l'omelia del cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa per l'ordinazione episcopale dell'arcivescovo Eliseo Antonio Ariotti, nunzio apostolico in Camerun e in Guinea Equatoriale.

Una pagina dedicata alla testimonianza di suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino.

 

Nelle estere, Medio Oriente: riunito d'urgenza il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Preoccupazione della comunità internazionale dopo il bombardamento in Siria seguito all'attentato palestinese.

Unione Europea: nella riunione inaugurale della Conferenza intergovernativa per la revisione dei Trattati, ribadito l'impegno nel processo di unificazione, ma persistono i contrasti sul testo costituzionale.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Antonio Braga dal titolo "Una 'scuola' letteraria ed armonica per celebrare la Vergine del Rosario": inni tradizionali e di recente composizione in occasione del pellegrinaggio del Santo Padre al Santuario di Pompei.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi delle pensioni e della finanziaria.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 ottobre 2003

 

PIU’ DI UN MILIARDO DI PERSONE NEL MONDO

SOFFRONO PER LA CARENZA DI ACQUA E DI IMPIANTI FOGNARI:

LA DENUNCIA VIENE DALL’ONU

NELLA GIORNATA MONDIALE DELL’HABITAT CHE RICORRE OGGI

 

 

Sono più di un miliardo le persone che vivono in condizioni precarie a causa della carenza di acqua pulita e di impianti fognari altamente inquinanti. A denunciare la situazione è l’Onu nella Giornata Mondiale dell’Habitat che ricorre oggi e che ha per tema “Acqua e sanità nelle città”. Dall’anno della sua istituzione, il 1985, la Giornata Mondiale dedicata agli insediamenti umani ricorre ogni primo lunedì di ottobre. Nel messaggio diffuso in questi giorni, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, spiega che governi, istituzioni finanziarie, agenzie di assistenza concentrano i loro sforzi nelle aree rurali, partendo dal presupposto che i poveri nelle città siano comunque avvantaggiati per quanto riguarda l’accesso all’acqua e agli impianti fognari. Annan sottolinea che, invece, il numero di quanti sono insufficientemente serviti è molto più alto di quanto sia ufficial-mente noto. Il servizio di Benedetta Capelli:

 

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 Il 50 per cento della popolazione urbana africana vive in emergenza idrica. Si calcola che siano 150 milioni le persone in queste condizioni in America Latina e 350 milioni in Asia. Secondo stime recenti, è cresciuto il numero di coloro che hanno accesso alla rete idrica ma il problema più grave resta la mancanza di sistemi fognari adeguati. La scarsa potabilità dell’acqua è una delle principali cause di malattie e di morte. Sono addirittura 5 milioni, secondo il rapporto del Programma ambientale delle Nazioni Unite, le persone che perdono la vita a causa del consumo di acque non pulite. I bambini sono più esposti alle malattie gastrointestinali che provocano 6 mila decessi al giorno. La Giornata mondiale dell’Habitat, istituita dall’Onu, ha l’obiettivo di riportare l’attenzione della Comunità internazionale sullo stato delle aree urbane più degradate, come conferma Maurizio Pieroni, responsabile del Programma Insediamenti umani delle Nazioni Unite.

 

“Mai come oggi si è avvertito un consenso internazionale così forte intorno al principio che lo sviluppo sostenibile inizia con la salute e la dignità dell’uomo. Queste sono condizioni fondamentali dello sviluppo umano, che non possono essere realizzate senza l’adeguata attenzione e gli adeguati investimenti sia nel settore dell’acqua potabile che nel settore dei servizi sanitari in generale”.

 

Dunque, è necessario incrementare gli investimenti per bonificare le acque e migliorare le condizioni di base. Un impegno che tutti i Paesi dovrebbero assumere, come ricorda Gianfranco Cattai, presidente dell’Evia, Associazione che da 35 anni si occupa di cooperazione internazionale.

 

“Bisogna che si investa, ovviamente, con la partecipazione delle popolazioni locali. Ed è assolutamente necessario che si diano delle soluzioni diverse a secondo dei Paesi. Gli interventi possono essere: realizzazioni di grandi sbarramenti, perforazioni di pozzi a grandi profondità, oppure di pozzi superficiali, l’installazione di mulini a vento che usano tecnologie ed energia alternative, la bonifica di fonti superficiali, la realizzazione di acquedotti. Tutto questo significa avere la possibilità di investire del denaro, dare del lavoro, creare delle professionalità locali per mantenere queste opere”.

 

Ma per uscire dall’emergenza è fondamentale creare una vera e propria cultura dell’acqua. Ancora Pieroni.

 

“La questione principale è di buon governo e di adeguati investimenti. L’acqua c’è, va utilizzata bene e va resa soprattutto disponibile a tutti. Bisogna sviluppare una cultura dell’acqua, una cultura della prevenzione nell’ambito del rischio. Si deve essere preparati evitando di arrivare sempre quando ormai il danno è irreparabilmente avvenuto”.

 

Nel suo discorso Kofi Annan invita i governi a lavorare affinché sia rispettata la scadenza del 2015, anno in cui il numero di persone che non hanno accesso all’acqua dovrà essere dimezzato. Invita anche a  migliorare entro il 2020 le condizioni di vita di 100 milioni di persone che vivono nei quartieri poveri. “Impegniamoci a fare la nostra parte - conclude Annan - per garantire adeguati impianti fognari e la fornitura di acqua potabile a tutti gli abitanti delle città del mondo”.

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IN PELLEGRINAGGIO ALL’ISOLA DI GOREE, SANTUARIO DEL DOLORE NERO,

I VESCOVI D’AFRICA E MADAGASCAR INVITANO AL PENTIMENTO

PER LE ANTICHE E NUOVE SCHIAVITU’

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

 

Ieri a Dakar, in Senegal, è stata una giornata storica per i vescovi africani presenti alla XIII assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam): infatti sulle orme di Giovanni Paolo II, si sono recati  in pellegrinaggio all’isola di Gorée, santuario africano del dolore nero, come lo aveva definito il Papa in occasione della sua visita nel 1992, luogo da dove durante i secoli sono partiti numerosi schiavi soprattutto verso le Americhe.

 

         Dopo un momento di raccoglimento nella casa degli schiavi, la prigione dove erano rinchiusi prima dell’imbarco per un viaggio senza ritorno, c’è stata, prima della Messa davanti alla chiesa parrocchiale dell’isola, una celebrazione penitenziale della memoria e di richiesta di perdono per la parte che l’Africa ha avuto nel dramma della schiavitù e della tratta dei neri. Il rito, molto suggestivo e partecipato, si è concluso con l’aspersione dell’acqua santa ed è stato seguito dalla Messa della domenica di Pasqua a significare che questa celebrazione deve ormai impegnare ciascuno a vivere nello sforzo della costruzione di una umanità nuova. Alla fine della Messa, alla quale hanno partecipato circa 200 concelebranti fra vescovi e sacerdoti, e alla quale erano presenti numerosi  fedeli, è stato reso pubblico un messaggio del Secam dal titolo “Purificazione della memoria per una umanità nuova”. Dalla capitale del Senegal il servizio di padre Joseph Ballong, responsabile del programma francese-Africa della nostra emittente.

 

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         Il messaggio invita ogni cristiano africano a fare personalmente lo stesso cammino confessando la parte del peccato dell’Africa nella tragedia della  schiavitù, convertendosi e prendendo l’impegno di lavorare in favore dell’avvento di una umanità nuova. Poi i vescovi condannano e invitano, soprattutto i dirigenti dei Paesi africani a condannare le nuove forme di tratta e di schiavitù come la prostituzione, il turismo sessuale, il commercio dei bambini, l’impiego dei bambini ed adolescenti negli eserciti che combattono le guerre fratricide, ed ogni forma di esclusione etnica, tribunale, regionale che insidia pericolosamente le società africane.

 

         La delegazione dei vescovi degli Stati Uniti d’America, presente a Dakar,  ha espresso piena adesione a questo cammino con un comunicato nel quale i vescovi americani riconoscendo il ruolo degli Stati Uniti in questo commercio vergognoso di esseri umani affermano il loro impegno e quello dei loro fedeli in favore della vita e della libertà per tutti per l’avvento di una umanità nuova.

 

Da Dakar, padre Joseph Ballong.

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ANNALENA TONELLI, MISSIONARIA LAICA ITALIANA,

È STATA UCCISA IERI SERA IN AFRICA. DA OLTRE 30 ANNI ERA IMPEGNATA NELL’ASSISTENZA AI PROFUGHI E AI MALATI DI TUBERCOLOSI

 

 

E’ stata uccisa ieri sera a Borama, in Somaliland, Annalena Tonelli, missionaria laica italiana da oltre trent’anni impegnata in Africa. Secondo fonti giornalistiche, è stata gravemente ferita da un gruppo di uomini armati entrati nella sua abitazione ed è morta poco dopo in ospedale. La dottoressa sessantenne, nativa di Forlì, era stata prima in Kenya, poi in Somalia e ultimamente in Somaliland, la zona a nord ovest del Paese africano che si è proclamata indipendente nel 1991. Aveva iniziato la sua attività fondando un presidio sanitario nella città di Merca. Aveva poi riattivato l’ospedale e l’ambulatorio di Borama  per la cura e la prevenzione della tubercolosi. Oltre alle cure mediche, si era impegnata nella costruzione di scuole per l’alfabetizzazione di bambini o adulti tubercolotici e di istituti per la formazione del personale paramedico. Mons. Sandro De Pretis, vicario generale di Gibuti, ha dichiarato  che la dottoressa  “era stata più volte minacciata”, e ha espresso “il timore che la sua uccisione abbia motivazione religiosa”. “Annalena – ha sottolineato mons. De Pretis -  con il suo lavoro rendeva una testimonianza dell'amore cristiano. Non faceva apostolato diretto: non era lì per convertire, ma per essere strumento dell’amore di Dio”.

 

Il 2 giugno del 2002, il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, l’aveva insignita del titolo di ‘Commendatore’.  Nello scorso aprile, aveva ricevuto il ‘Nansen Refugee Award’, prestigioso premio assegnatole per il suo “disinteressato impegno di assistenza ai profughi”.  Proprio in occasione della premiazione, a Ginevra, aveva rilasciato, a Giorgia Blandino, questa dichiara-zione.

 

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R. – Quando ho saputo di questo premio, subito ho rifiutato. E’ da una vita che io voglio vivere nascosta e sono convinta che assolutamente la sinistra non debba sapere quello che fa la destra. Ma, le persone  dell’Alto Commissariato che mi hanno chiesto di accettarlo mi hanno convinta sottolineando che  questa era un’occasione unica per poter di nuovo portare sotto i riflettori internazionali la Somalia, con le infinite sofferenze del suo popolo. Sulla base di questa indubbia verità, ho accettato.

 

D. – Da dove nasce la scelta di operare da sola?

 

R. – Il bisogno di essere nessuno e di vivere per gli altri, senza la potenza che inevitabilmente viene dall’organizzazione. Vivo grazie ad aiuti ricevuti da  amici e quindi vivo totalmente abbandonata alla Provvidenza.

 

D. – Qual è la situazione nell’ospedale dove lei opera?

 

R. – Non c’era praticamente nulla quando sono arrivata, sette anni fa. Oggi, è diventato un ospedale di 250 posti letto. E’ chiaro che abbiamo bisogno dell’impegno del governo perché questo lavoro di controllo della tubercolosi possa avere successo. La tubercolosi rappresenta il più grave problema di sanità pubblica per i somali. Praticamente non c’è famiglia in Somalia che non abbia un malato di tubercolosi.

 

D. – Oltre alla cura della tubercolosi, si è dedicata anche a una clinica per malati con disturbi mentali, una scuola per bambini sordi e soprattutto si è impegnata in  una campagna per l’eradicazione delle mutilazioni genitali femminili …

 

R. – Credo molto di più nell’istruzione che nella cura del corpo, perché è lì che l’uomo si libera. E a Borama, in particolare in questi ultimi sette anni, ho creato questa scuola per i bimbi sordi. La salute mentale rappresenta il secondo problema in ordine di gravità per la Somalia: non c’è famiglia che non abbia una persona con disturbi mentali. E poi, c’è questa grossa campagna da tre anni, per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. E’ un problema che ancora colpisce 30 milioni di donne sulla faccia della terra!

 

D. – E’ l’unica cattolica in mezzo ai musulmani …

 

R. – Sono diventata parte di loro. Con la possibilità di dialogare, di comprendersi, di volersi bene, di prendersi per mano, la gente diventa molto più accessibile. Comincia a dire che se anche sono cristiana, sicuramente andrò in paradiso, che io sono una donna mandata da Dio … Non c’è giorno in cui noi non si parli di Dio.

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CHIESA E SOCIETA’

6 ottobre 2003

 

IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA DI QUEST’ANNO È STATO ASSEGNATO

AL FISICO AMERICANO PAUL LAUTERBUR E AL CHIMICO BRITANNICO PETER MANSFIELD, PER LE SCOPERTE BASATE SULLE IMMAGINI RIPRODOTTE DALLA RISONANZA MAGNETICA

- A cura di Vincenzo Lanza -

 

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STOCCOLMA. = Il Premio Nobel in fisiologia o medicina di quest’anno è stato assegnato dal Comitato Nobel di Stoccolma dell’Istituto Karolinska per scoperte basate sulle immagini riprodotte mediante risonanza magnetica. Il merito viene attribuito a due scienziati: il 74.enne fisico americano Paul Lauterbur, del laboratorio di risonanza magnetica biomedica dell’Università dell’Illinois, e il 70.enne chimico britannico Sir Peter Mansfield, della facoltà di fisica dell’Università di Nottingham. La scoperta di Lauterbur e Mansfield, che ha già una vasta applicazione pratica in tutto il mondo, riduce il dolore dei pazienti ed i rischi nella diagnosi di una grande varietà di malattie. Aiuta ad intervenire tempestivamente in patologie come le infiammazioni cerebrali e del midollo spinale, la sclerosi multipla, il cancro, il Parkinson. E’ utile negli esami del pancreas e dei dotti biliari, nelle diagnosi artroscopiche.

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INCENTRATA SULL’INTIMO NESSO TRA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA

E GLOBALIZZAZIONE, L’APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO 2003-2004

DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ SALESIANA IN ROMA. LA PROLUSIONE

DEL SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,

VESCOVO GIANPAOLO CREPALDI

- A cura di Paolo Scappucci -

 

ROMA. = Tra la sfida epocale della globalizzazione e la Dottrina Sociale della Chiesa esiste un nesso molto intimo. Infatti, la Dottrina sociale della Chiesa, che si radica nel messaggio evangelico, possiede una spinta unificante per l’intero genere umano. Questo il nucleo centrale della prolusione con cui il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, vescovo Gianpaolo Crepaldi, ha aperto stamani l’Anno Accademico della Pontificia Università Salesiana in Roma. “Da un lato, la globalizzazione è sempre più accolta nella suddetta Dottrina e, dall’altro, la stessa Dottrina si globalizza sempre più” – ha aggiunto mons. Crepaldi. Si guarda a tutto l’uomo e a tutti gli uomini e non si vuole dimenticare nessun aspetto della vita umana. Rilevati il crescente interesse e la tempestività del Magistero ecclesiale nei confronti della globalizzazione, il presule ha sottolineato tra l’altro che le sole Scienze sociali non sono in grado di fornire interpretazioni univoche e sicuramente attendibili del macrofenomeno in questione e che, per arrivare in proposito ad una vera conoscenza e comprensione adeguata, è necessaria una visione etica e antropologica, quale appunto quella insita nella Dottrina sociale della Chiesa. D’altra parte, proprio il fenomeno epocale della globalizzazione ha permesso un maggiore approfondimento e una puntuale verifica dei principi fondamentali della Dottrina sociale cristiana. Concludendo la prolusione sugli aspetti della globalizzazione in rapporto alla Chiesa, il vescovo Crepaldi ha formulato l’auspicio che la Pontificia Università Salesiana, espressione culturale dell’amore di San Giovanni Bosco per i giovani di tutto il mondo e costitutivamente orientata ad uno sguardo globale,  possa assumere un ruolo rilevante nell’affrontare con coraggio intellettuale e carità culturale le sfide di pensiero che oggi la globalizzazione pone all’uomo e alla Chiesa.

 

 

AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA GLI ABUSI CHE ANCORA VENGONO SUBITI

DALLE DONNE IN AFGHANISTAN E LANCIA UN APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PERCHÉ SI MOBILITI A FAVORE DEI DIRITTI DELLE AFGHANE

 

KABUL. = In Afghanistan, a due anni dalla caduta del regime talebano, molte donne ancora non hanno ritrovato la libertà. La denuncia arriva da Amnesty International con un rapporto nel quale vengono elencati gli abusi che le donne afgane subiscono. A Kabul, grazie anche all’intervento americano, la situazione per le donne è leggermente migliorata: possono lavorare, studiare, accedere alla sanità. Ma nelle altre zone del Paese molte afgane vivono in condizione di schiavitù. Moltissime sono costrette ad indossare ancora il burka, il capo simbolo dell’oppressione talebana, e tra le mura domestiche si perpetrano abusi e violenze di ogni tipo. Continuano i matrimoni combinati, anche per le bambine di otto anni. La polizia afgana, composta da gruppi di miliziani al comando dei signori della guerra locali, non solo è a conoscenza degli abusi subiti dalle donne, ma continua a riservare loro un trattamento differente in caso di ricorso alla legge. Amnesty International ha fatto un appello alla comunità locale e soprattutto a Paesi come gli Stati Uniti che motivarono l’intervento in Afghanistan anche con il fine di proteggere le donne. In particolare, nell’appello, si fa riferimento alla costituzione dello Stato afgano, di prossima emanazione, che dovrebbe citare anche la parità dei sessi. (M.R.)

 

 

IN OCCASIONE DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI SPIRITUALITÀ,

PROMOSSO DAL MOVIMENTO PER UN MONDO MIGLIORE  DAL 9 AL 12 OTTOBRE A ROMA, SI RISCOPRE IL ‘PROGETTO DIOCESANO DI RINNOVAMENTO ED EVANGELIZZAZIONE’ IDEATO DAL FONDATORE DEL MOVIMENTO, PADRE RICCARDO LOMBARDI

 

ROMA. = Dal 9 al 12 ottobre prossimi si svolgerà a Roma il Congresso internazio-nale di spiritualità dal tema ‘Spiritualità di comunione per un mondo solidale’, promosso dal Servizio di animazione comunitaria per il Movimento per un mondo migliore. Padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento, ha portato il suo carisma, a cavallo degli anni 50 e 60, nel contesto della diffusione del Concilio Vaticano II, in diversi paesi dell’America Latina. Molto significativa è stata la sua predicazione di massa come anche la sua relazione diretta con i vescovi, politici e superiori religiosi. Solo negli anni 80, però, si è concretizzata l’intuizione di padre Lombardi di portare il progetto di rinnovamento della società nelle diocesi, con la riflessione sul ‘Progetto diocesano di rinnovamento ed evangelizzazione’ e con le prime esperienze in America latina. Si tratta di una forma ‘operativa’ di pastorale che esige la profonda conversione di tutti i valori della ‘comunione’ e della ‘solidarietà’. Fino alla fine degli anni 90, erano circa 50 le diocesi latinoamericane che avevano adottato queste forme di animazione pastorale. Il processo di evangelizzazione del Movimento per un mondo migliore può rappresentare un punto di riferimento per tutte le forze che cercano un nuovo stile di società. (M.R.)

 

 

UN GRAVE INCIDENTE, ACCADUTO IERI SULLA DIGA ‘OWEN FALLS’ IN UGANDA,

HA CAUSATO MOLTE VITTIME FACENDO PRECIPITARE DIVERSI VEICOLI

NELLE ACQUE DEL NILO

 

JINJA (UGANDA). = Un gravissimo incidente stradale è accaduto ieri sulla diga di ‘Owen falls’ nei pressi della cittadina di Jinja, in Uganda. È ancora imprecisato il numero delle vittime: due, se non addirittura tre veicoli, sono finiti nel Nilo, in una zona nella quale le acque sono profonde almeno 200 metri. L’incidente è stato causato da un camion il cui rimorchio è sfuggito al controllo del conducente, forse per il malfunzionamento dei freni. Sono in corso indagini per capire la dinamica dell’incidente e per tentare di ricostruirne la causa. (M.R.)

 

 

ALLARME SANITARIO AD AMBON, PRINCIPALE ISOLA DELL’ARCIPELAGO DELLE MOLUCCHE, IN INDONESIA: UN’EPIDEMIA DI RABBIA NEGLI ULTIMI TRE MESI HA UCCISO 13 PERSONE. LE AUTORITÀ CIVILI E SANITARIE HANNO PREDISPOSTO

L’ABBATTIMENTO DEGLI ANIMALI PORTATORI DELLA MALATTIA

 

AMBON (INDONESIA). = È allarme sanitario ad Ambon, principale isola dell’arci-pelago delle Molucche, a causa dell’epidemia di rabbia. Lo riferiscono il Centro di crisi della diocesi cattolica locale e il responsabile del dipartimento sanitario, Ristiano Suggono.  Negli ultimi tre mesi ben tredici persone hanno perso la vita mentre sono 702 le persone ferite dal morso di un cane o di un gatto. “La pulizia e la disinfezione accurata della ferita, come pure l'immediato intervento di un medico, sono i requisiti necessari per evitare brutte sorprese”, ha dichiarato Sugiono. Il sindaco di Ambon, Jopie Papilaya, ha ordinato l’abbattimento di tutti i cani e i gatti incustoditi, anche se sembra che questa disposizione non venga sempre rispettata. Un gruppo di veterinari, in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità e l’associazione ‘Medici senza frontiere’, ha avviato una campagna di vaccinazione per cani e gatti. (M.R.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 ottobre 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Sempre più in bilico la road map, il piano di pace per il Medio Oriente, a seguito del sanguinoso attentato di Haifa – costato sabato scorso la vita a 20 persone – e della durissima rappresaglia israeliana. Immediata la reazione palestinese: il premier Abu Ala ha chiesto la convocazione urgente del Consiglio legislativo, dopo le misure di sicurezza adottate ieri dal presidente palestinese Arafat. Ci riferisce Graziano Motta:

 

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Arafat con estrema prontezza ha reagito alla determinazione israeliana di proseguire la lotta ai gruppi terroristici, decretando lo stato di emergenza e nominando un governo provvisorio di otto membri, presieduto da Abu Ala, che finora non era riuscito a formarne uno normale. Nella sua residenza di Ramallah, il rais ospita decine di sostenitori stranieri, determinati a fargli da scudo umano, benché le autorità israeliane abbiano comunicato di non avere al momento l’intenzione di espellerlo. Da ieri pomeriggio, tutto il mondo ebraico vive la giornata di Kippur (di espiazione e preghiera) fra eccezionali misure di sicurezza: in particolare, gli ingressi alle sinagoghe sono presidiati dai militari. Domani riprenderanno le sepolture delle vittime nell’attentato terroristico palestinese di ieri l’altro ad Haifa, al quale, per rappresaglia, aerei israeliani hanno risposto con una spettacolare operazione in Siria, contro una base di addestramento di gruppi della Jihad islamica e di Hamas. L’azione è stata considerata un’aggressione ed una flagrante violazione del diritto internazionale non solo dal governo di Damasco, ma anche dalla Lega araba e dai singoli Paesi membri, unanimi nel chiedere la condanna di Israele. Unità militari israeliane hanno inoltre colpito infrastrutture di Hamas a Gaza e demolito, a Jenin, l’abitazione della kamikaze autrice della strage.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Proprio alla crisi mediorientale è stata dedicata ieri la riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, voluta dalla Siria. Rinviato il voto sul progetto di risoluzione presentato da Damasco, ma la Russia ha già chiesto l’introduzione nel testo di una condanna esplicita del terrorismo. L’Unione europea ha comunque ribadito – attraverso il suo Alto rappresentante per la politica estera, Javier Solana – la necessità che la lotta al terrorismo avvenga “nel rispetto della legge internazionale”.

 

Come nelle previsioni della vigilia, Akhmed Kadirov ha nettamente vinto le presidenziali in Cecenia. L’ex muftì – che al tempo del primo conflitto russo-ceceno aveva dichiarato la guerra santa contro Mosca, e che da tre anni ricopre la carica di rappresentante presidenziale – ha ottenuto l’82 per cento delle preferenze. Ma gli indipendentisti ed alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno duramente criticato il voto di ieri. Perché? Risponde Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni russe, al microfono di Giada Aquilino:

 

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R. – Perché? Perché praticamente c’era un candidato unico, perché si sono svolte in un clima molto militarizzato, molto controllato dalle truppe russe, ed anche perché una parte dei ceceni, evidentemente, non crede in questa soluzione politica e non si è neanche preoccupata di partecipare trovando alternative.

 

D. – Quindi, che significato hanno?

 

R. – Io credo che, purtroppo, queste elezioni abbiano soprattutto il significato di una prova di forza: il Cremlino ha voluto fortemente tenerle per cercare di dimostrare che la situazione si avvia verso una normalizzazione. A questo punto, mi aspetterei una recrudescenza degli atti di terrorismo e delle incursioni armate, perché i guerriglieri ceceni hanno la necessità opposta di quella che aveva il Cremlino prima. In altre parole, i ribelli indipendentisti cercheranno di dimostrare che non è stato risolto niente e che i russi non possono vivere tranquilli in Cecenia.

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In Iraq continua ad allungarsi la lista di vittime delle violenze. A Kirkuk, nel nord del Paese, due ex soldati dell’esercito di Saddam Hussein sono stati uccisi ieri dal fuoco degli americani. La resistenza ha risposto, questa mattina, con due colpi di mortaio contro le truppe bulgare schierate a difesa della città santa sciita di Kerbala, a sud ovest di Baghdad, fortunatamente senza provocare morti. Altri segnali di tensione sono l’arresto di almeno 10 iracheni a Bassora e la chiusura di un grosso campo di prigionia allestito all’aeroporto di Baghdad, oggetto di numerose critiche per le condizioni di detenzione.

 

Dall’Iran giunge una notizia rassicurante, in coincidenza con lo svolgimento delle nuove ispezioni da parte dell’Aiea. Il governo di Teheran ha infatti iniziato a consegnare agli esperti dell’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica una serie di macchinari contenenti uranio arricchito e necessari per la produzione di energia nucleare. La Repubblica islamica sostiene di averli acquistati all’estero tramite intermediari e di non conoscere la loro provenienza.

 

Il mandato della Nato in Afghanistan sarà presto esteso anche al di fuori di Kabul. Mancano solo l’avallo ufficiale dell’Onu ed il calcolo delle risorse da destinare all’operazione. La notizia giunge da Bruxelles alla vigilia di un anniversario importante: il 7 ottobre del 2001, infatti, le prime bombe americane cadevano sul Paese. Due anni dopo, denuncia Amnesty international in un rapporto pubblicato oggi, la comunità internazionale non ha mantenuto la promessa di portare libertà ed uguaglianza alle donne: “discriminazione, violenza ed insicurezza rimangono diffuse”.

 

Nuovo capitolo nella protesta popolare scoppiata in Bolivia. Anche i coltivatori di coca del Paese, infatti, si uniscono ai manifestanti, che chiedono le dimissioni del presidente, Gonzalo Sánchez de Lozada. Il servizio di Maurizio Salvi:

 

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Da due settimane, La Paz e la vicina località di El Alto sono paralizzate, mentre in vari dipartimenti i blocchi stradali alterano pesante-mente la vita quotidiana. Ancora una volta il presidente della Repubblica, Gonzalo Sánchez de Lozada, ha convocato ieri la stampa per escludere le sue dimissioni e per respingere l’ipotesi di introduzione dello stato d’assedio, di fronte alle continue manifestazioni, ai cortei ed agli scioperi cominciati 20 giorni fa. Pretesto della mobilitazione popolare, promossa dalla centrale sindacale Cob e dal partito di opposizione, Movimento al socialismo, è stato il progetto di esportare le enormi riserve di gas boliviano verso Stati Uniti e Messico attraverso un porto cileno.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Nel sudest asiatico tornano i sequestri. Almeno 6 persone sono state rapite nella notte in Borneo, isola della Malaysia orientale: tutti lavoratori di un villaggio turistico, in questa stagione senza ospiti. Secondo gli inquirenti, potrebbe trattarsi di un’azione del gruppo islamico Abu Sayyaf, che già ad aprile 2000 aveva rapito un gruppo di turisti stranieri. Quattro di loro, tra cui il padre claretiano Rhoel Gallardo, erano morti.

 

La decisione della giunta militare di Myanmar di porre agli arresti domiciliari la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, sarà discussa al vertice dell’Asean, l’Associazione dei Paesi del sudest asiatico, in programma domani e mercoledì a Bali, in Indonesia. Già nel mese di giugno, i Paesi dell’Asean avevano lanciato un appello alle autorità di Rangoon per liberare la premio Nobel per la pace, arrestata a maggio scorso.

 

 

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