RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 279 - Testo della
Trasmissione lunedì 6 ottobre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nominato dal Santo Padre il nuovo vescovo di Vicenza
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Amnesty International denuncia
gli abusi che ancora vengono subiti dalle donne in Afghanistan
Grave incidente ieri sulla diga
“Owen Falls” in Uganda
Allarme sanitario ad Ambon, nelle Molucche, per un’epidemia di
rabbia.
Medio Oriente, riunione
d’urgenza del Consiglio di sicurezza Onu. Arafat nomina un governo provvisorio
Esito scontato delle presidenziali in Cecenia: a
Kadirov, candidato filorusso, l’82 per cento dei voti
Nuove
vittime in Iraq: uccisi due ex soldati dell’esercito di Saddam
In Bolivia
cresce la protesta popolare contro il presidente Sánchez de Lozada, che esclude
le dimissioni.
6
ottobre 2003
SEGUIRE L’ESEMPIO DI
GENEROSO IMPEGNO MISSIONARIO DEI NUOVI SANTI
DANIELE
COMBONI, ARNOLD JANSSEN E JOSEF FREINADEMETZ: COSI’ IL PAPA ALL’UDIENZA AI
PELLEGRINI, CONVENUTI A ROMA PER LE CANONIZZAZIONI DI IERI
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
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(Canti)
“Tre luminosi
testimoni dell’impegno missionario”, “tre campioni dell’evangelizzazione”.
Così, Giovanni Paolo II ha definito i nuovi santi, proclamati ieri,
rivolgendosi ai pellegrini convenuti a Roma per le canonizzazioni e ricevuti
stamani in Aula Paolo VI:
“Rendiamo grazie a Dio per aver donato alla Chiesa
san Daniele Comboni, sant’Arnold Janssen e san Josef Freinademetz. Il loro
esempio e la loro intercessione ci incoraggino a rispondere con generosità alla
nostra vocazione cristiana”.
Quindi, salutando
la famiglia religiosa comboniana, ha auspicato che le riflessioni e le
indicazioni scaturite dalla recente Assemblea capitolare “infondano un nuovo
slancio” all’istituto fondato da san Daniele Comboni. E ha lodato l’iniziativa
“sempre tesa a diffondere il Vangelo della speranza” e gli sforzi compiuti da
missionari comboniani “nell’ambito della promozione umana, specialmente a
favore della gioventù”. Né ha mancato di tracciare un profilo del vescovo
missionario di Limone sul Garda:
“Egli viene giustamente annoverato fra i promotori
del movimento missionario che ebbe nella Chiesa del diciannovesimo secolo uno
straordinario risveglio”.
Rammentando, così, l’amore del santo per l’Africa, ha
espresso il vivo augurio che sia “ripreso e portato a compimento il progetto di
fondare un’università cattolica in Sudan”. Sono certo, ha proseguito, “che una
così importante istituzione culturale renderà un qualificato servizio
all’intera società sudanese”.
Ha poi rivolto
l’attenzione ai due santi verbiti. Arnold Jannsen, ha rilevato, “fu un ardente
animatore della missione ecclesiale nell’Europa centrale”, operando con
coraggio in un periodo nel quale la Chiesa attraversava momenti difficili a
causa del “KulturKampf” voluto da Bismark. Soffermandosi, poi, sulla figura del
santo altoatesino Josef Freinademetz, ne ha evidenziato l’impegno a dedicare
tutta la sua esistenza al popolo della Cina. “Si fece cinese tra i cinesi – ha
affermato – assumendone la mentalità, gli usi e i costumi”, arrivando ad
affermare “anche in Cielo vorrei essere un cinese”. Di qui, l’invocazione del
Papa: “Continui a vegliare su quella nazione e sull’intero continente
asiatico”.
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Come abbiamo ascoltato, il Papa ha espresso l’auspicio che
possa presto nascere in Sudan un’università cattolica. Un progetto importante,
di grande significato. Lo sottolinea mons. Cesare Mazzolari, vescovo di Rumbek,
nel Sud del Sudan, che - a margine dell’udienza in Aula Paolo VI - ha
rilasciato questa testimonianza al nostro Giancarlo La Vella:
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R. –
Che questo discorso, che ormai si è ripreso negli ultimi 20 anni di fare
un’università nel Sudan, diventi una realtà, che non rimanga parole e promesse,
ma che il mondo cristiano si impegni a dare i mezzi e poi gli insegnanti,
perché questa università si formi, perché la Chiesa rimanga forte. Il
cristianesimo faccia da sponda a tutte le diverse difficoltà che vengono
soprattutto dal mondo islamico.
D. – Che cosa vuol dire formare oggi dei nuovi cristiani
in Sudan, anche culturalmente?
R. – Vuol dire avere le scuole, che per esempio nel sud
non esistono, fuorché quelle della Chiesa. C’è un lungo lavoro da fare…
D. – Eccellenza, si parla sempre di pace in Sudan, c’è una
speranza a breve di realizzare concretamente questa pace?
R. – C’è una speranza sicura - a breve non direi - perché
la trattativa della sicurezza è stata fatta. Siamo stanchi delle bombe. Abbiamo
bisogno di un’atmosfera, dove la società civile possa crescere. Ma se
l’imposizione militare è troppo pesante, non riusciremo e saremo sempre in
pericolo. Che domini assolutamente il fucile, siamo stanchi.
D. – La Chiesa del Sudan continua ad essere una Chiesa che
soffre?
R. – Dobbiamo dire di sì, una Chiesa che soffre e che
dovrà avere pazienza, dovrà avere grande compassione, perché nonostante le
sembianze di pace la povertà domina. Quindi, non ci sono scuole, non ci sono
ospedali, non ci sono medicine. C’è da fare una riabilitazione materiale che
non esiste. Anche se venissero nuove popolazioni di sfollati dal nord avremmo
tutti fame, più fame di prima. Quindi, la povertà continua. Ci vorrà tempo
perché la comunità internazionale ci aiuti a ristabilire almeno le cose più
essenziali.
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ALTRE
UDIENZE DI OGGI. RINUNCIA E NOMINA A VICENZA:
MONS. CESARE NOSIGLIA AL POSTO DI MONS. PIETRO NONIS
Nel
corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in successive udienze il presule
tedesco mons. Leinhard Lettmann, vescovo di Munster, nella Repubblica Federale
di Germania, e tre vescovi della Conferenza episcopale delle Filippine in
visita “ad Limina”.
In Italia, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Vicenza, presentata dal
vescovo mons. Pietro Giacomo Nonis, per raggiunti limiti di età. Il Santo Padre
ha quindi nominato vescovo di Vicenza mons. Cesare Nosiglia, finora vicegerente
di Roma, conservandogli il titolo personale di arcivescovo. Mons. Nosiglia, che
ha compiuto proprio ieri 59 anni, è originario di Rossiglione, in provincia di
Genova e in diocesi di Acqui. Già addetto e poi direttore dell’Ufficio
Catechistico Nazionale della Cei, è stato anche docente di Teologia Pastorale
presso il Pontificio Ateneo di Sant’Anselmo. Nella diocesi di Roma, ha prestato
servizio pastorale nelle parrocchie di San Giovanni Battista De Rossi e di San
Filippo Neri alla Pineta Sacchetti. Divenuto ausiliare di Roma per il settore
pastorale Ovest e incaricato diocesano per la Catechesi e per la Scuola, mons.
Nosiglia è stato vicegerente dal 1996. Il suo predecessore a Vicenza, mons.
Pietro Nonis, ha compiuto 76 anni lo scorso 24 aprile ed ha guidato per 15 anni
la diocesi veneta.
IL PAPA
DOMANI AL SANTUARIO MARIANO DI POMPEI,
NELLA FESTA DELLA BEATA VERGINE DEL ROSARIO
-
Intervista con mons. Domenico Sorrentino -
“A Dio piacendo, il 7 ottobre mi recherò in pellegrinaggio
al Santuario di Pompei per ringraziare Dio della grande opera di santificazione
dei cuori che compie grazie a questa meravigliosa preghiera”. Così, mercoledì
scorso durante l’udienza generale, Giovanni Paolo II ha confermato la sua
visita pastorale nella cittadina vesuviana. Per il suo 143.mo viaggio italiano,
l’unico del 2003, il Papa si sposterà in elicottero domani mattina alle ore
9.00 dalla Città del Vaticano in elicottero e resterà a Pompei per poco più di
due ore. Momento centrale del pellegrinaggio sarà la recita del Rosario per la
pace nel mondo di fronte alla Basilica voluta dal Beato Bartolo Longo. Il
servizio è di Fabio Colagrande:
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A pochi giorni dalle celebrazioni
per il 25.mo del suo ministero il Papa polacco, che ha posto la sua missione di
Vicario di Cristo sotto la protezione della Vergine Maria, torna in
pellegrinaggio a Pompei per chiudere idealmente l’Anno del Rosario, proprio nel
giorno dedicato alla Beata Vergine.
Domani Giovanni Paolo II – “a Dio
piacendo” – tornerà a recitare la sua
preghiera “prediletta” davanti al Santuario che visitò per la prima volta 24 anni
fa, 12 mesi dopo l’inizio del suo Pontificato. Il 16 ottobre scorso, aprendo
l’Anno dedicato al Rosario, Giovanni Paolo II aveva voluto accanto a sé l’icona
della Madonna di Pompei. Ma già a maggio dello scorso anno, durante la vista
pastorale a Ischia, il Papa aveva espresso il desiderio di ritornare a visitare
“il cuore mariano della Campania”. L’anno dedicato al rilancio della preghiera
mariana per eccellenza è nato quindi fin dall’inizio con un’intonazione
pompeiana, come dimostrano i numerosi riferimenti nella Lettera apostolica ‘Rosarium
Virginis Mariae’. La spiritualità del Rosario ideata dal Beato Bartolo
Longo, coltivata e propagandata a Pompei, è parsa evidentemente al Papa la più
adatta a questo progetto pastorale. Ma anche la dialettica tra la Pompei romana
– la città pagana distrutta dal Vesuvio – e la Pompei cristiana rinata dalle
ceneri 1800 anni dopo, è icona vivente del progetto della Nuova
Evangelizzazione così centrale nell’attuale pontificato.
Domani, di fronte alla facciata
del Santuario, che il Longo definì “monumento alla pace universale”, saranno
meditati i Misteri della Luce introdotti proprio dal Papa a completamento della
tradizionale scansione della preghiera mariana. Rappresentanti dei cinque
continenti, accenderanno i ceri posti di fronte all’icona della Vergine, a
conferma del significato di fratellanza universale di una preghiera che – come
ha ricordato il Papa – “se detta bene”, procura ai cuori, alle famiglie e a
tutta la comunità, quella pace di cui abbiamo tanto bisogno.
Nel Santuario della cittadina
vesuviana arrivano ogni anno circa sei milioni di pellegrini. Ma sicuramente
quella di domani sarà una giornata particolare. Lo conferma l’arcivescovo
Domenico Sorrentino, prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario
della Beata Vergine:
R. – Per noi è davvero motivo di gioia, di gratitudine e
di responsabilità che il Papa abbia scelto di coronare l’Anno del Rosario ma
anche il suo 25. mo qui, a Pompei; manifesta in questo modo la sua grande
devozione mariana ma manifesta anche l’amore che porta al Rosario, e il Rosario
non è soltanto preghiera che richiama Maria: è preghiera mariana ma è preghiera
dal cuore cristologico e dunque quello che il Papa viene qui ad esprimere a
Pompei è devozione mariana ma che porta al rinnovato annuncio di Cristo.
D. – Perché, secondo lei, il Papa ha scelto di rilanciare
la ‘catena dolce’ del Rosario, all’inizio del nuovo millennio?
R. – Perché questa preghiera è attualissima proprio perché
si pone la prospettiva della nuova evangelizzazione; è preghiera che mette al
centro Gesù Cristo in una prospettiva contemplativa. Il Papa, nella Novo
millennio ineunte – cioè, il documento con il quale orienta la Chiesa – nel
suo nuovo prendere il largo nel terzo millennio, il Papa dice: occorre
ripartire da Cristo. Un anno dopo, riprende il discorso con la Rosarium
Virginis Mariae e ribadisce: ‘ripartire da Cristo’. Ma il modo migliore per
ripartire da Cristo è ripartire con Maria e alla scuola di Maria.
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PUBBLICATO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO PER I MIGRANTI
UN
OPUSCOLO DI ACCOMPAGNAMENTO PER LA RECITA DEL ROSARIO,
DEDICATO
AI NOMADI, AI VIAGGIATORI, AI PELLEGRINI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
“Preghiamo,
in questa decina, per gli Zingari, affinché (…) comprendano la loro vocazione e
missione nella Chiesa e nella società”. Preghiamo per “i giovani del mondo dei
circhi e Luna Park, perché sappiano trarre dal ricco patrimonio artistico e
culturale dei loro antenati quei tesori che sono la gioia e l’allegria”, al
fine di rivelare a tutti “la bellezza e la bontà di Dio che risplende nel volto
di Cristo”. Suonano così le intenzioni contenute nel testo di recita del
Rosario messo a punto dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e
gli itineranti. Nel libretto – dopo la presentazione del mistero con la
citazione biblica di riferimento e un brano di tipo magisteriale, tratto da
interventi del Pontefice – segue di volta in volta una preghiera dedicata ad
una specifica categoria: gente del mare, dell’aviazione civile, studenti in
Paesi stranieri, operatori nei settori del turismo, dei pellegrinaggi, della
strada.
Alla vigilia del viaggio del
Papa a Pompei, il dicastero vaticano ha voluto presentare questo speciale ed originale testo di
accompagnamento del Rosario, come “un sostegno e uno strumento - si legge in un
comunicato – a favore della preghiera a cui il Santo Padre ha voluto dedicare
quest’anno”. “Per la nostra proposta di
recita – spiegano nella nota introduttiva l’arcivescovo Stephen Fumio Hamao e
l’arcivescovo Agostino Marchetto, rispettivamente presidente e segretario del
Pontificio Consiglio – ci siamo ispirati a quella del Beato Giovanni XXIII, che
si caratterizza per le indicazioni di speciali intenzioni personali ad ogni
decina di Ave Maria”. Intenzioni, concludono, dedicate “al variegato fenomeno,
sempre più pronunciato nel mondo contemporaneo, che è quello della mobilità
umana”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con forte evidenza la prima pagina si apre con il
titolo "Da Piazza San Pietro, illuminata dalla santità di tre missionari
di Cristo, a Pompei, irradiante il sorriso materno di Maria".
All'interno, il dettagliato
resoconto del rito di canonizzazione dei tre nuovi Beati.
Una pagina con una riproduzione
della venerata immagine della Madonna del Rosario di Pompei.
Nelle vaticane, l'omelia del
cardinale Angelo Sodano durante la Santa Messa per l'ordinazione episcopale
dell'arcivescovo Eliseo Antonio Ariotti, nunzio apostolico in Camerun e in
Guinea Equatoriale.
Una pagina dedicata alla testimonianza
di suor Maria Alfonsa di Gesù Bambino.
Nelle estere, Medio Oriente:
riunito d'urgenza il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Preoccupazione della
comunità internazionale dopo il bombardamento in Siria seguito all'attentato
palestinese.
Unione Europea: nella riunione
inaugurale della Conferenza intergovernativa per la revisione dei Trattati,
ribadito l'impegno nel processo di unificazione, ma persistono i contrasti sul
testo costituzionale.
Nella pagina culturale, un
contributo di Antonio Braga dal titolo "Una 'scuola' letteraria ed
armonica per celebrare la Vergine del Rosario": inni tradizionali e di
recente composizione in occasione del pellegrinaggio del Santo Padre al
Santuario di Pompei.
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi delle pensioni e della finanziaria.
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6
ottobre 2003
PIU’ DI UN MILIARDO DI PERSONE NEL MONDO
SOFFRONO PER LA CARENZA DI ACQUA E DI IMPIANTI
FOGNARI:
LA DENUNCIA VIENE DALL’ONU
NELLA GIORNATA MONDIALE DELL’HABITAT CHE RICORRE
OGGI
Sono
più di un miliardo le persone che vivono in condizioni precarie a causa della
carenza di acqua pulita e di impianti fognari altamente inquinanti. A
denunciare la situazione è l’Onu nella Giornata Mondiale dell’Habitat che
ricorre oggi e che ha per tema “Acqua e sanità nelle città”. Dall’anno della
sua istituzione, il 1985, la Giornata Mondiale dedicata agli insediamenti umani
ricorre ogni primo lunedì di ottobre. Nel messaggio diffuso in questi giorni,
il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, spiega che governi, istituzioni
finanziarie, agenzie di assistenza concentrano i loro sforzi nelle aree rurali,
partendo dal presupposto che i poveri nelle città siano comunque avvantaggiati
per quanto riguarda l’accesso all’acqua e agli impianti fognari. Annan
sottolinea che, invece, il numero di quanti sono insufficientemente serviti è
molto più alto di quanto sia ufficial-mente noto. Il servizio di Benedetta
Capelli:
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Il 50 per cento della popolazione urbana africana vive in
emergenza idrica. Si calcola che siano 150 milioni le persone in queste
condizioni in America Latina e 350 milioni in Asia. Secondo stime recenti, è
cresciuto il numero di coloro che hanno accesso alla rete idrica ma il problema
più grave resta la mancanza di sistemi fognari adeguati. La scarsa potabilità
dell’acqua è una delle principali cause di malattie e di morte. Sono
addirittura 5 milioni, secondo il rapporto del Programma ambientale delle
Nazioni Unite, le persone che perdono la vita a causa del consumo di acque non
pulite. I bambini sono più esposti alle malattie gastrointestinali che
provocano 6 mila decessi al giorno. La Giornata mondiale dell’Habitat,
istituita dall’Onu, ha l’obiettivo di riportare l’attenzione della Comunità
internazionale sullo stato delle aree urbane più degradate, come conferma
Maurizio Pieroni, responsabile del Programma Insediamenti umani delle Nazioni
Unite.
“Mai come oggi si è avvertito un
consenso internazionale così forte intorno al principio che lo sviluppo
sostenibile inizia con la salute e la dignità dell’uomo. Queste sono condizioni
fondamentali dello sviluppo umano, che non possono essere realizzate senza
l’adeguata attenzione e gli adeguati investimenti sia nel settore dell’acqua
potabile che nel settore dei servizi sanitari in generale”.
Dunque, è necessario
incrementare gli investimenti per bonificare le acque e migliorare le
condizioni di base. Un impegno che tutti i Paesi dovrebbero assumere, come
ricorda Gianfranco Cattai, presidente dell’Evia, Associazione che da 35 anni si
occupa di cooperazione internazionale.
“Bisogna che si investa, ovviamente,
con la partecipazione delle popolazioni locali. Ed è assolutamente necessario
che si diano delle soluzioni diverse a secondo dei Paesi. Gli interventi
possono essere: realizzazioni di grandi sbarramenti, perforazioni di pozzi a
grandi profondità, oppure di pozzi superficiali, l’installazione di mulini a
vento che usano tecnologie ed energia alternative, la bonifica di fonti
superficiali, la realizzazione di acquedotti. Tutto questo significa avere la
possibilità di investire del denaro, dare del lavoro, creare delle
professionalità locali per mantenere queste opere”.
Ma per uscire dall’emergenza è
fondamentale creare una vera e propria cultura dell’acqua. Ancora Pieroni.
“La questione principale è di
buon governo e di adeguati investimenti. L’acqua c’è, va utilizzata bene e va
resa soprattutto disponibile a tutti. Bisogna sviluppare una cultura
dell’acqua, una cultura della prevenzione nell’ambito del rischio. Si deve
essere preparati evitando di arrivare sempre quando ormai il danno è irreparabilmente
avvenuto”.
Nel suo discorso Kofi Annan
invita i governi a lavorare affinché sia rispettata la scadenza del 2015, anno
in cui il numero di persone che non hanno accesso all’acqua dovrà essere
dimezzato. Invita anche a migliorare
entro il 2020 le condizioni di vita di 100 milioni di persone che vivono nei
quartieri poveri. “Impegniamoci a fare la nostra parte - conclude Annan - per
garantire adeguati impianti fognari e la fornitura di acqua potabile a tutti
gli abitanti delle città del mondo”.
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IN
PELLEGRINAGGIO ALL’ISOLA DI GOREE, SANTUARIO DEL DOLORE NERO,
I
VESCOVI D’AFRICA E MADAGASCAR INVITANO AL PENTIMENTO
PER LE
ANTICHE E NUOVE SCHIAVITU’
-
Servizio di padre Joseph Ballong -
Ieri a Dakar, in Senegal, è stata una giornata storica per
i vescovi africani presenti alla XIII assemblea plenaria del Simposio delle
Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam): infatti sulle orme di
Giovanni Paolo II, si sono recati in
pellegrinaggio all’isola di Gorée, santuario africano del dolore nero, come lo
aveva definito il Papa in occasione della sua visita nel 1992, luogo da dove
durante i secoli sono partiti numerosi schiavi soprattutto verso le Americhe.
Dopo un
momento di raccoglimento nella casa degli schiavi, la prigione dove erano rinchiusi
prima dell’imbarco per un viaggio senza ritorno, c’è stata, prima della Messa
davanti alla chiesa parrocchiale dell’isola, una celebrazione penitenziale
della memoria e di richiesta di perdono per la parte che l’Africa ha avuto nel
dramma della schiavitù e della tratta dei neri. Il rito, molto suggestivo e
partecipato, si è concluso con l’aspersione dell’acqua santa ed è stato seguito
dalla Messa della domenica di Pasqua a significare che questa celebrazione deve
ormai impegnare ciascuno a vivere nello sforzo della costruzione di una umanità
nuova. Alla fine della Messa, alla quale hanno partecipato circa 200
concelebranti fra vescovi e sacerdoti, e alla quale erano presenti
numerosi fedeli, è stato reso pubblico
un messaggio del Secam dal titolo “Purificazione della memoria per una umanità
nuova”. Dalla capitale del Senegal il servizio di padre Joseph Ballong,
responsabile del programma francese-Africa della nostra emittente.
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Il messaggio
invita ogni cristiano africano a fare personalmente lo stesso cammino
confessando la parte del peccato dell’Africa nella tragedia della schiavitù, convertendosi e prendendo
l’impegno di lavorare in favore dell’avvento di una umanità nuova. Poi i
vescovi condannano e invitano, soprattutto i dirigenti dei Paesi africani a
condannare le nuove forme di tratta e di schiavitù come la prostituzione, il
turismo sessuale, il commercio dei bambini, l’impiego dei bambini ed
adolescenti negli eserciti che combattono le guerre fratricide, ed ogni forma
di esclusione etnica, tribunale, regionale che insidia pericolosamente le
società africane.
La
delegazione dei vescovi degli Stati Uniti d’America, presente a Dakar, ha espresso piena adesione a questo cammino
con un comunicato nel quale i vescovi americani riconoscendo il ruolo degli
Stati Uniti in questo commercio vergognoso di esseri umani affermano il loro
impegno e quello dei loro fedeli in favore della vita e della libertà per tutti
per l’avvento di una umanità nuova.
Da Dakar, padre Joseph Ballong.
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ANNALENA TONELLI, MISSIONARIA LAICA ITALIANA,
È
STATA UCCISA IERI SERA IN AFRICA. DA OLTRE 30 ANNI ERA IMPEGNATA
NELL’ASSISTENZA AI PROFUGHI E AI MALATI DI TUBERCOLOSI
E’ stata uccisa ieri sera a Borama, in Somaliland,
Annalena Tonelli, missionaria laica italiana da oltre trent’anni impegnata in
Africa. Secondo fonti giornalistiche, è stata gravemente ferita da un gruppo di
uomini armati entrati nella sua abitazione ed è morta poco dopo in ospedale. La
dottoressa sessantenne, nativa di Forlì, era stata prima in Kenya, poi in
Somalia e ultimamente in Somaliland, la zona a nord ovest del Paese africano
che si è proclamata indipendente nel 1991. Aveva iniziato la sua attività
fondando un presidio sanitario nella città di Merca. Aveva poi riattivato l’ospedale
e l’ambulatorio di Borama per la cura e
la prevenzione della tubercolosi. Oltre alle cure mediche, si era impegnata
nella costruzione di scuole per l’alfabetizzazione di bambini o adulti
tubercolotici e di istituti per la formazione del personale paramedico. Mons.
Sandro De Pretis, vicario generale di Gibuti, ha dichiarato che la dottoressa “era stata più volte minacciata”, e ha espresso “il timore che la
sua uccisione abbia motivazione religiosa”. “Annalena – ha sottolineato mons.
De Pretis - con il suo lavoro rendeva
una testimonianza dell'amore cristiano. Non faceva apostolato diretto: non era
lì per convertire, ma per essere strumento dell’amore di Dio”.
Il 2 giugno del 2002, il presidente della Repubblica
italiana, Carlo Azeglio Ciampi, l’aveva insignita del titolo di
‘Commendatore’. Nello scorso aprile,
aveva ricevuto il ‘Nansen Refugee Award’, prestigioso premio assegnatole
per il suo “disinteressato impegno di assistenza ai profughi”. Proprio in occasione della premiazione, a
Ginevra, aveva rilasciato, a Giorgia Blandino, questa dichiara-zione.
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R. – Quando ho saputo di questo premio, subito ho
rifiutato. E’ da una vita che io voglio vivere nascosta e sono convinta che
assolutamente la sinistra non debba sapere quello che fa la destra. Ma, le
persone dell’Alto Commissariato che mi
hanno chiesto di accettarlo mi hanno convinta sottolineando che questa era un’occasione unica per poter di
nuovo portare sotto i riflettori internazionali la Somalia, con le infinite
sofferenze del suo popolo. Sulla base di questa indubbia verità, ho accettato.
D. – Da dove nasce la scelta di operare da sola?
R. – Il bisogno di essere nessuno e di vivere per gli
altri, senza la potenza che inevitabilmente viene dall’organizzazione. Vivo
grazie ad aiuti ricevuti da amici e
quindi vivo totalmente abbandonata alla Provvidenza.
D. – Qual è la situazione nell’ospedale dove lei opera?
R. – Non c’era praticamente nulla quando sono arrivata,
sette anni fa. Oggi, è diventato un ospedale di 250 posti letto. E’ chiaro che
abbiamo bisogno dell’impegno del governo perché questo lavoro di controllo
della tubercolosi possa avere successo. La tubercolosi rappresenta il più grave
problema di sanità pubblica per i somali. Praticamente non c’è famiglia in
Somalia che non abbia un malato di tubercolosi.
D. – Oltre alla cura della tubercolosi, si è dedicata
anche a una clinica per malati con disturbi mentali, una scuola per bambini
sordi e soprattutto si è impegnata in
una campagna per l’eradicazione delle mutilazioni genitali femminili …
R. – Credo molto di più nell’istruzione che nella cura del
corpo, perché è lì che l’uomo si libera. E a Borama, in particolare in questi
ultimi sette anni, ho creato questa scuola per i bimbi sordi. La salute mentale
rappresenta il secondo problema in ordine di gravità per la Somalia: non c’è
famiglia che non abbia una persona con disturbi mentali. E poi, c’è questa
grossa campagna da tre anni, per l’eliminazione delle mutilazioni genitali
femminili. E’ un problema che ancora colpisce 30 milioni di donne sulla faccia
della terra!
D. – E’ l’unica cattolica in mezzo ai musulmani …
R. – Sono diventata parte di loro. Con la possibilità di
dialogare, di comprendersi, di volersi bene, di prendersi per mano, la gente
diventa molto più accessibile. Comincia a dire che se anche sono cristiana,
sicuramente andrò in paradiso, che io sono una donna mandata da Dio … Non c’è
giorno in cui noi non si parli di Dio.
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6
ottobre 2003
IL PREMIO NOBEL PER LA MEDICINA DI QUEST’ANNO È
STATO ASSEGNATO
AL
FISICO AMERICANO PAUL LAUTERBUR E AL CHIMICO BRITANNICO PETER MANSFIELD, PER LE
SCOPERTE BASATE SULLE IMMAGINI RIPRODOTTE DALLA RISONANZA MAGNETICA
- A
cura di Vincenzo Lanza -
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STOCCOLMA.
= Il Premio Nobel in fisiologia o medicina di quest’anno è stato assegnato dal
Comitato Nobel di Stoccolma dell’Istituto Karolinska per scoperte basate sulle
immagini riprodotte mediante risonanza magnetica. Il merito viene attribuito a
due scienziati: il 74.enne fisico americano Paul Lauterbur, del laboratorio di
risonanza magnetica biomedica dell’Università dell’Illinois, e il 70.enne
chimico britannico Sir Peter Mansfield, della facoltà di fisica dell’Università
di Nottingham. La scoperta di Lauterbur e Mansfield, che ha già una vasta
applicazione pratica in tutto il mondo, riduce il dolore dei pazienti ed i
rischi nella diagnosi di una grande varietà di malattie. Aiuta ad intervenire
tempestivamente in patologie come le infiammazioni cerebrali e del midollo
spinale, la sclerosi multipla, il cancro, il Parkinson. E’ utile negli esami
del pancreas e dei dotti biliari, nelle diagnosi artroscopiche.
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INCENTRATA SULL’INTIMO NESSO TRA DOTTRINA SOCIALE
DELLA CHIESA
E
GLOBALIZZAZIONE, L’APERTURA DELL’ANNO ACCADEMICO 2003-2004
DELLA
PONTIFICIA UNIVERSITA’ SALESIANA IN ROMA. LA PROLUSIONE
DEL
SEGRETARIO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE,
VESCOVO
GIANPAOLO CREPALDI
- A
cura di Paolo Scappucci -
ROMA. = Tra la sfida epocale della globalizzazione e la
Dottrina Sociale della Chiesa esiste un nesso molto intimo. Infatti, la
Dottrina sociale della Chiesa, che si radica nel messaggio evangelico, possiede
una spinta unificante per l’intero genere umano. Questo il nucleo centrale
della prolusione con cui il segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace, vescovo Gianpaolo Crepaldi, ha aperto stamani l’Anno Accademico
della Pontificia Università Salesiana in Roma. “Da un lato, la globalizzazione
è sempre più accolta nella suddetta Dottrina e, dall’altro, la stessa Dottrina
si globalizza sempre più” – ha aggiunto mons. Crepaldi. Si guarda a tutto
l’uomo e a tutti gli uomini e non si vuole dimenticare nessun aspetto della
vita umana. Rilevati il crescente interesse e la tempestività del Magistero
ecclesiale nei confronti della globalizzazione, il presule ha sottolineato tra
l’altro che le sole Scienze sociali non sono in grado di fornire
interpretazioni univoche e sicuramente attendibili del macrofenomeno in
questione e che, per arrivare in proposito ad una vera conoscenza e
comprensione adeguata, è necessaria una visione etica e antropologica, quale
appunto quella insita nella Dottrina sociale della Chiesa. D’altra parte,
proprio il fenomeno epocale della globalizzazione ha permesso un maggiore
approfondimento e una puntuale verifica dei principi fondamentali della
Dottrina sociale cristiana. Concludendo la prolusione sugli aspetti della
globalizzazione in rapporto alla Chiesa, il vescovo Crepaldi ha formulato
l’auspicio che la Pontificia Università Salesiana, espressione culturale
dell’amore di San Giovanni Bosco per i giovani di tutto il mondo e
costitutivamente orientata ad uno sguardo globale, possa assumere un ruolo rilevante nell’affrontare con coraggio
intellettuale e carità culturale le sfide di pensiero che oggi la
globalizzazione pone all’uomo e alla Chiesa.
AMNESTY
INTERNATIONAL DENUNCIA GLI ABUSI CHE ANCORA VENGONO SUBITI
DALLE
DONNE IN AFGHANISTAN E LANCIA UN APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PERCHÉ SI
MOBILITI A FAVORE DEI DIRITTI DELLE AFGHANE
KABUL.
= In Afghanistan, a due anni dalla caduta del regime talebano, molte donne
ancora non hanno ritrovato la libertà. La denuncia arriva da Amnesty
International con un rapporto nel quale vengono elencati gli abusi che le donne
afgane subiscono. A Kabul, grazie anche all’intervento americano, la situazione
per le donne è leggermente migliorata: possono lavorare, studiare, accedere
alla sanità. Ma nelle altre zone del Paese molte afgane vivono in condizione di
schiavitù. Moltissime sono costrette ad indossare ancora il burka, il capo
simbolo dell’oppressione talebana, e tra le mura domestiche si perpetrano abusi
e violenze di ogni tipo. Continuano i matrimoni combinati, anche per le bambine
di otto anni. La polizia afgana, composta da gruppi di miliziani al comando dei
signori della guerra locali, non solo è a conoscenza degli abusi subiti dalle
donne, ma continua a riservare loro un trattamento differente in caso di
ricorso alla legge. Amnesty International ha fatto un appello alla comunità
locale e soprattutto a Paesi come gli Stati Uniti che motivarono l’intervento
in Afghanistan anche con il fine di proteggere le donne. In particolare,
nell’appello, si fa riferimento alla costituzione dello Stato afgano, di
prossima emanazione, che dovrebbe citare anche la parità dei sessi. (M.R.)
IN OCCASIONE DEL CONGRESSO INTERNAZIONALE DI
SPIRITUALITÀ,
PROMOSSO
DAL MOVIMENTO PER UN MONDO MIGLIORE DAL
9 AL 12 OTTOBRE A ROMA, SI RISCOPRE IL ‘PROGETTO DIOCESANO DI RINNOVAMENTO ED
EVANGELIZZAZIONE’ IDEATO DAL FONDATORE DEL MOVIMENTO, PADRE RICCARDO LOMBARDI
ROMA.
= Dal 9 al 12 ottobre prossimi si svolgerà a Roma il Congresso internazio-nale
di spiritualità dal tema ‘Spiritualità di comunione per un mondo solidale’,
promosso dal Servizio di animazione comunitaria per il Movimento per un mondo
migliore. Padre Riccardo Lombardi, fondatore del Movimento, ha portato il suo
carisma, a cavallo degli anni 50 e 60, nel contesto della diffusione del
Concilio Vaticano II, in diversi paesi dell’America Latina. Molto significativa
è stata la sua predicazione di massa come anche la sua relazione diretta con i
vescovi, politici e superiori religiosi. Solo negli anni 80, però, si è
concretizzata l’intuizione di padre Lombardi di portare il progetto di
rinnovamento della società nelle diocesi, con la riflessione sul ‘Progetto
diocesano di rinnovamento ed evangelizzazione’ e con le prime esperienze in
America latina. Si tratta di una forma ‘operativa’ di pastorale che esige la
profonda conversione di tutti i valori della ‘comunione’ e della ‘solidarietà’.
Fino alla fine degli anni 90, erano circa 50 le diocesi latinoamericane che
avevano adottato queste forme di animazione pastorale. Il processo di
evangelizzazione del Movimento per un mondo migliore può rappresentare un punto
di riferimento per tutte le forze che cercano un nuovo stile di società. (M.R.)
UN
GRAVE INCIDENTE, ACCADUTO IERI SULLA DIGA ‘OWEN FALLS’ IN UGANDA,
HA
CAUSATO MOLTE VITTIME FACENDO PRECIPITARE DIVERSI VEICOLI
NELLE
ACQUE DEL NILO
JINJA
(UGANDA). = Un gravissimo incidente stradale è accaduto ieri sulla diga di
‘Owen falls’ nei pressi della cittadina di Jinja, in Uganda. È ancora
imprecisato il numero delle vittime: due, se non addirittura tre veicoli, sono
finiti nel Nilo, in una zona nella quale le acque sono profonde almeno 200
metri. L’incidente è stato causato da un camion il cui rimorchio è sfuggito al
controllo del conducente, forse per il malfunzionamento dei freni. Sono in
corso indagini per capire la dinamica dell’incidente e per tentare di
ricostruirne la causa. (M.R.)
ALLARME
SANITARIO AD AMBON, PRINCIPALE ISOLA DELL’ARCIPELAGO DELLE MOLUCCHE, IN
INDONESIA: UN’EPIDEMIA DI RABBIA NEGLI ULTIMI TRE MESI HA UCCISO 13 PERSONE. LE
AUTORITÀ CIVILI E SANITARIE HANNO PREDISPOSTO
L’ABBATTIMENTO
DEGLI ANIMALI PORTATORI DELLA MALATTIA
AMBON (INDONESIA). = È allarme sanitario ad Ambon,
principale isola dell’arci-pelago delle Molucche, a causa dell’epidemia di
rabbia. Lo riferiscono il Centro di crisi della diocesi cattolica locale e il
responsabile del dipartimento sanitario, Ristiano Suggono. Negli ultimi tre mesi ben tredici persone
hanno perso la vita mentre sono 702 le persone ferite dal morso di un cane o di
un gatto. “La pulizia e la disinfezione accurata della ferita, come pure
l'immediato intervento di un medico, sono i requisiti necessari per evitare
brutte sorprese”, ha
dichiarato Sugiono. Il sindaco di Ambon, Jopie Papilaya, ha ordinato
l’abbattimento di tutti i cani e i gatti incustoditi, anche se sembra che
questa disposizione non venga sempre rispettata. Un gruppo di veterinari, in
collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità e l’associazione
‘Medici senza frontiere’, ha avviato una campagna di vaccinazione per cani e
gatti. (M.R.)
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6
ottobre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
Sempre più in bilico la road map, il piano di pace
per il Medio Oriente, a seguito del sanguinoso attentato di Haifa –
costato sabato scorso la vita a 20 persone – e della durissima rappresaglia
israeliana. Immediata la reazione palestinese: il premier Abu Ala ha chiesto la
convocazione urgente del Consiglio legislativo, dopo le misure di sicurezza
adottate ieri dal presidente palestinese Arafat. Ci riferisce Graziano Motta:
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Arafat con estrema prontezza ha reagito alla
determinazione israeliana di proseguire la lotta ai gruppi terroristici,
decretando lo stato di emergenza e nominando un governo provvisorio di otto
membri, presieduto da Abu Ala, che finora non era riuscito a formarne uno
normale. Nella sua residenza di Ramallah, il rais ospita decine di sostenitori
stranieri, determinati a fargli da scudo umano, benché le autorità israeliane
abbiano comunicato di non avere al momento l’intenzione di espellerlo. Da ieri
pomeriggio, tutto il mondo ebraico vive la giornata di Kippur (di
espiazione e preghiera) fra eccezionali misure di sicurezza: in particolare,
gli ingressi alle sinagoghe sono presidiati dai militari. Domani riprenderanno
le sepolture delle vittime nell’attentato terroristico palestinese di ieri
l’altro ad Haifa, al quale, per rappresaglia, aerei israeliani hanno risposto
con una spettacolare operazione in Siria, contro una base di addestramento di
gruppi della Jihad islamica e di Hamas. L’azione è stata considerata
un’aggressione ed una flagrante violazione del diritto internazionale non solo
dal governo di Damasco, ma anche dalla Lega araba e dai singoli Paesi membri,
unanimi nel chiedere la condanna di Israele. Unità militari israeliane hanno
inoltre colpito infrastrutture di Hamas a Gaza e demolito, a Jenin,
l’abitazione della kamikaze autrice della strage.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Proprio alla crisi mediorientale è stata dedicata ieri la riunione
d’emergenza del Consiglio di sicurezza dell’Onu, voluta dalla Siria. Rinviato
il voto sul progetto di risoluzione presentato da Damasco, ma la Russia ha già
chiesto l’introduzione nel testo di una condanna esplicita del terrorismo.
L’Unione europea ha comunque ribadito – attraverso il suo Alto rappresentante
per la politica estera, Javier Solana – la necessità che la lotta al terrorismo
avvenga “nel rispetto della legge internazionale”.
Come nelle previsioni della vigilia, Akhmed Kadirov ha nettamente vinto le presidenziali in Cecenia. L’ex muftì
– che al tempo del primo conflitto russo-ceceno aveva dichiarato la guerra
santa contro Mosca, e che da tre anni ricopre la carica di rappresentante
presidenziale – ha ottenuto l’82 per cento delle preferenze. Ma gli
indipendentisti ed alcune organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno
duramente criticato il voto di ieri. Perché? Risponde Fulvio Scaglione, vicedirettore
di Famiglia Cristiana ed esperto di questioni russe, al microfono di Giada Aquilino:
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R. – Perché? Perché praticamente c’era un candidato unico,
perché si sono svolte in un clima molto militarizzato, molto controllato dalle
truppe russe, ed anche perché una parte dei ceceni, evidentemente, non crede in
questa soluzione politica e non si è neanche preoccupata di partecipare
trovando alternative.
D. – Quindi, che significato hanno?
R. – Io credo che, purtroppo, queste elezioni abbiano
soprattutto il significato di una prova di forza: il Cremlino ha voluto
fortemente tenerle per cercare di dimostrare che la situazione si avvia verso
una normalizzazione. A questo punto, mi aspetterei una recrudescenza degli atti
di terrorismo e delle incursioni armate, perché i guerriglieri ceceni hanno la
necessità opposta di quella che aveva il Cremlino prima. In altre parole, i
ribelli indipendentisti cercheranno di dimostrare che non è stato risolto
niente e che i russi non possono vivere tranquilli in Cecenia.
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In Iraq continua ad allungarsi
la lista di vittime delle violenze. A Kirkuk, nel nord del Paese, due ex
soldati dell’esercito di Saddam Hussein sono stati uccisi ieri dal fuoco degli
americani. La resistenza ha risposto, questa mattina, con due colpi di mortaio
contro le truppe bulgare schierate a difesa della città santa sciita di
Kerbala, a sud ovest di Baghdad, fortunatamente senza provocare morti. Altri
segnali di tensione sono l’arresto di almeno 10 iracheni a Bassora e la chiusura
di un grosso campo di prigionia allestito all’aeroporto di Baghdad, oggetto di
numerose critiche per le condizioni di detenzione.
Dall’Iran giunge una notizia
rassicurante, in coincidenza con lo svolgimento delle nuove ispezioni da parte
dell’Aiea. Il governo di Teheran ha infatti iniziato a consegnare agli esperti
dell’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica una serie di macchinari contenenti
uranio arricchito e necessari per la produzione di energia nucleare. La
Repubblica islamica sostiene di averli acquistati all’estero tramite intermediari
e di non conoscere la loro provenienza.
Il mandato della Nato in
Afghanistan sarà presto esteso anche al di fuori di Kabul. Mancano solo
l’avallo ufficiale dell’Onu ed il calcolo delle risorse da destinare
all’operazione. La notizia giunge da Bruxelles alla vigilia di un anniversario
importante: il 7 ottobre del 2001, infatti, le prime bombe americane cadevano
sul Paese. Due anni dopo, denuncia Amnesty international in un rapporto
pubblicato oggi, la
comunità internazionale non ha mantenuto la promessa di portare libertà ed
uguaglianza alle donne: “discriminazione, violenza ed insicurezza rimangono
diffuse”.
Nuovo capitolo nella protesta
popolare scoppiata in Bolivia. Anche i coltivatori di coca del Paese, infatti,
si uniscono ai manifestanti, che chiedono le dimissioni del presidente, Gonzalo
Sánchez de Lozada. Il servizio di Maurizio Salvi:
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Da due settimane, La Paz e la vicina località di El Alto
sono paralizzate, mentre in vari dipartimenti i blocchi stradali alterano
pesante-mente la vita quotidiana. Ancora una volta il presidente della Repubblica,
Gonzalo Sánchez de Lozada, ha convocato ieri la stampa per
escludere le sue dimissioni e per respingere l’ipotesi di introduzione dello
stato d’assedio, di fronte alle continue manifestazioni, ai cortei ed agli
scioperi cominciati 20 giorni fa. Pretesto della mobilitazione popolare,
promossa dalla centrale sindacale Cob e dal partito di opposizione, Movimento
al socialismo, è stato il progetto di esportare le enormi riserve di gas
boliviano verso Stati Uniti e Messico attraverso un porto cileno.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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Nel sudest asiatico tornano i
sequestri. Almeno 6 persone sono state rapite nella notte in Borneo, isola
della Malaysia orientale: tutti lavoratori di un villaggio turistico, in questa
stagione senza ospiti. Secondo gli inquirenti, potrebbe trattarsi di un’azione
del gruppo islamico Abu Sayyaf, che già ad aprile 2000 aveva rapito un gruppo
di turisti stranieri. Quattro di loro, tra cui il padre claretiano Rhoel
Gallardo, erano morti.
La decisione della giunta
militare di Myanmar di porre agli arresti domiciliari la leader
dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, sarà discussa al vertice
dell’Asean, l’Associazione dei Paesi del sudest asiatico, in programma domani e
mercoledì a Bali, in Indonesia. Già nel mese di giugno, i Paesi dell’Asean avevano
lanciato un appello alle autorità di Rangoon per liberare la premio Nobel per
la pace, arrestata a maggio scorso.
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