RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 278 - Testo della Trasmissione domenica 5 ottobre 2003

 

Sommario

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Ogni cristiano è inviato in missione: così il Papa, in piazza San Pietro, alla solenne cerimonia di proclamazione dei nuovi santi Daniele Comboni, Arnold Janssen e Josef Freinademetz. All’Angelus, il pensiero del Papa per la visita al Santuario di Pompei, martedì prossimo 7 ottobre

 

Camminare assieme sul percorso della comunione tra cattolici e anglicani: è l’auspicio espresso, ieri, alla conferenza stampa al collegio inglese dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, e dal cardinale Walter Kasper

 

Giovanni Paolo II e i mezzi di comunicazione sociale: una riflessione dell’arcivescovo John Foley.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Tra difficoltà e speranze, si è chiusa a Roma la prima Conferenza Intergovernativa, che dovrà approvare la costituzione della nuova Europa a 25 Stati

 

Con la proposta di un’assemblea ecumenica della Chiese cristiane per la pace, si è concluso oggi a Camaldoli l’incontro “Dio e il confronto delle civiltà

 

Le sfide dei mass media tra leggi di mercato e servizio all’informazione pubblica. Ne parliamo con il prof. Graham, presidente onorario del Prix Italia .

 

CHIESA E SOCIETA’:

Escalation di violenza in Medio Oriente: dopo l’attentato suicida di ieri ad Haifa, stamani la reazione israeliana, che ha colpito in Siria un presunto campo d’addestramento per terroristi islamici

 

Importante tornata elettorale in Cecenia, dove oggi si vota per eleggere il nuovo presidente locale.

 

Iniziata oggi la missione del vice-segretario di Stato americano in Afghanistan

 

Drammatica in Liberia la condizione della popolazione

 

Concluso a Istanbul il simposio sul rapporto tra Cristianesimo ed Islam

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 ottobre 2003

 

OGNI CRISTIANO E’ INVIATO IN MISSIONE: COSI’, GIOVANNI PAOLO II ALLA CERIMONIA DI PROCLAMAZIONE DEI NUOVI SANTI DANIELE COMBONI, ARNOLD JANSSEN E JOSEF FREINADEMETZ. ALL’ANGELUS, IL PENSIERO DEL PAPA ALLA VISITA

AL SANTUARIO MARIANO DI POMPEI, IN PROGRAMMA MARTEDI’ 7 OTTOBRE

 

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Con la loro vita e le loro opere, ci “ricordano la vocazione missionaria” di ogni battezzato. Stamani, in piazza San Pietro, la cerimonia di canonizzazione nella quale il Papa ha proclamato santi il vescovo Daniele Comboni, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia; il sacerdote tedesco Arnold Janssen, fondatore della Società del Verbo Divino, della Congregazione delle Suore Missionarie Serve dello Spirito Santo e della Congregazione delle Suore Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua; e il sacerdote altoatesino Josef Freinademetz, della congregazione verbita. Con il solenne rito di oggi, giunge a 477 il numero di santi proclamati da Giovanni Paolo II, durante il suo pontificato. Ma sulle canonizzazioni di oggi, ecco il servizio di Alessandro Gisotti:

 

(Canto d’ingresso)

 

Tre fulgidi esempi della Chiesa missionaria, guidati da una fede incrollabile, sostenuti da un coraggio straordinario. In una festa di colori e suoni, che ha sfidato un cielo plumbeo sovrastante piazza San Pietro, Giovanni Paolo II ha elevato alla gloria degli altari il vescovo Daniele Comboni, evangelizzatore del continente africano, Arnold Janssen, fondatore della congregazione dei missionari Verbiti e uno dei suoi primi figli spirituali Josef Freinademetz, che dedicò la sua esistenza all’impegno di “farsi cinese tra i cinesi”.

 

(Canto africano)

 

Il rito di canonizzazione ha vissuto dei momenti suggestivi, come le danze e i canti in costume tipico offerti da due gruppi africani, animati dal cardinale designato, l’arcivescovo di Khartoum, Gabriel Zubeir Wako. Espressioni che danno il senso del legame con la chiesa locale e segno della multiculturalità, che fu un tratto caratterizzante dell’azione missionaria di Comboni. Alla celebrazione hanno preso parte anche alcuni sacerdoti arrivati dalla Cina, terra che ha conosciuto l’opera instancabile di san Josef Freinademetz. Né mancavano tra la folla donne e uomini in abito tirolese, in onore della regione d’origine del nuovo santo. Anche l’Asia era presente con un coro indiano, accompagnato da suore missionarie Serve dello Spirito Santo, che hanno dato vita al rito liturgico “Arati”, secondo la tradizione della cultura indiana.

 

(Canto indiano)

 

         I fedeli, circa trentamila, provenienti dai quattro angoli del pianeta, hanno partecipato alla celebrazione, ascoltando emozionati la pronuncia della formula di canonizzazione con cui il Papa ha iscritto i tre beati nell’albo dei santi.

 

         (Ad honorem Sanctae et Individuae Trinitatis, ad exaltationem fidei catholicae…)

 

    Quindi, con altrettanta emozione, i pellegrini hanno seguito la collocazione accanto all’altare delle reliquie dei nuovi santi. Nell’omelia, il Santo Padre ha sottolineato come questi tre eccezionali figure ci ricordano che l’evangelizzazione, “oltre a interventi di promozione umana, talora persino rischiosi”, “comporta sempre un esplicito annuncio di Cristo”. Proprio tale insegnamento, ha aggiunto, è l’eredità più preziosa che i tre santi lasciano alle loro famiglie religiose. Quindi, ha corredato questo pensiero con una viva esortazione:

 

“Primo compito degli Istituti missionari è la missione ad gentes, da non posporre a nessun altro impegno, pur necessario di carattere sociale ed umanitario”.

 

Dopo aver, dunque, ribadito l’urgenza della “missione ad gentes, anche in questi nostri tempi”, il Papa si è soffermato sulle figure dei tre nuovi santi. Ha così messo l’accento sull’entusiasmo e la passione apostolica del vescovo Daniele Comboni, “apostolo di Cristo tra gli africani”, che, ha evidenziato, “impiegò le risorse della sua ricca personalità e della sua solida spiritualità per far conoscere ed accogliere Cristo in Africa”. Non ha, poi, mancato di rivolgere un pensiero speciale alle popolazioni del continente africano, tanto amate dal santo missionario di Limone sul Garda:

 

“Come non volgere, anche quest’oggi, lo sguardo con affetto e preoccupazione a quelle care popolazioni? Terra ricca di risorse umane e spirituali, l’Africa continua ad essere segnata da tante difficoltà e problemi. Possa la Comunità internazionale aiutarla attivamente a costruire un futuro di speranza”.

 

L’immagine profetica della nuova Gerusalemme, “che diffonde la luce divina su tutti i popoli – ha proseguito – illustra bene la vita e l’instancabile apostolato di sant’Arnold Janssen. Il Pontefice ha rammentato come nella sua zelante diffusione della Parola di Dio, il santo tedesco utilizzò “i nuovi mezzi di comunicazione di massa, specialmente la stampa” e mai si “perse d’animo dinnanzi agli ostacoli”. Ha così auspicato che la sua Famiglia religiosa possa “proseguire fedelmente nel solco da lui tracciato”, a testimonianza della “permanente validità della missione evangelizzatrice”.

 

Quindi, Giovanni Paolo II ha tratteggiato la figura del verbita san Josef Freinademetz, “modello esemplare di inculturazione evangelica”. Ricordando l’origine altoatesina del missionario, ha indicato come “con la tenacia tipica della gente di montagna”, fece dono di se stesso alle popolazioni cinesi dello Shandong meridionale, abbracciando “per amore e con amore le loro condizioni di vita”. Concludendo l’omelia, il Papa ha sottolineato come i tre nuovi santi ricordano la vocazione missionaria di ogni battezzato. “Ogni cristiano, ha detto, è inviato in missione, ma per essere autentici testimoni di Cristo, occorre tendere costantemente alla santità”.

 

All’Angelus, dopo aver salutato i fedeli convenuti per onorare i nuovi santi, il Papa ha rivolto il pensiero alla visita di martedì prossimo al Santuario di Pompei:

 

Spiritualmente uniti ai nuovi Santi, invochiamo ora Maria col titolo di Madonna del Rosario, rivolti al Santuario di Pompei, dove, a Dio piacendo, mi recherò pellegrino dopodomani.

 

(Applausi)

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IMPEGNARSI PER RAGGIUNGERE LA COMUNIONE

TRA CATTOLICI E ANGLICANI: È QUANTO EMERSO DALLA CONFERENZA STAMPA DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, ROWAN WILLIAMS, CON IL CARDINALE WALTER KASPER, SVOLTASI IERI AL COLLEGIO INGLESE

- Servizio di Dorotea Gambardella -

 

Il dialogo tra la Chiesa cattolica e la comunione anglicana sta attraversando un momento non facile. Ad affermarlo, il primate della Chiesa d’Inghilterra, Rowan Williams, e il presidente del pontificio consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Walter Kasper, nel corso della conferenza stampa congiunta, tenutasi ieri presso il Collegio inglese e, seguita all’incontro del primate anglicano col Papa in Vaticano. Entrambi hanno, però, sottolineato la volontà e l’impegno a “raggiungere il traguardo” della piena comunione. Il servizio di Dorotea Gambardella:

 

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His Holiness ...

“Sua Santità ha parlato delle speranze che condividiamo, ma ha anche fatto riferimento alle difficoltà che stiamo incontrando. Spero di cuore che niente di tutto ciò che abbiamo conquistato durante tutti questi anni, vada perduto”.

 

Questo è quanto l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, ha detto in merito all’udienza da Giovanni Paolo II. Incontro, che il primate anglicano, ha definito un evento commovente, in occasione del quale ha voluto indossare la croce avuta in dono dal Santo Padre per la sua intronizzazione e l’anello episcopale regalato da Papa Paolo VI al suo predecessore, l’arcivescovo Michael Ramsey. A tal proposito il primate della Chiesa d’Inghilterra ha affermato:

 

         Being admitted ...

“Sono stato ammesso a una tradizione di amicizia tra il Pontefice e l’arcivescovo di Canterbury”.

 

Nel suo intervento, durante la conferenza di ieri, il presidente della comunione anglicana mondiale, ha anche sottolineato l’ispirazione e l’incoraggiamento tratti dall’incontro con i vari gruppi religiosi, dai focolarini alla comunità di Sant’Egidio. Quindi, riferendosi al concetto di ecumenismo di vita spesso ribadito dal presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Walter Kasper, il dottor Williams ha evidenziato:

        

         We share a sense

“Condividiamo la convinzione che in una vita di preghiera il nostro dialogo ecumenico progredisca”.

 

Non solo, secondo il primate anglicano, ad unirli è anche la medesima visione del futuro della Chiesa. “Una Chiesa rinnovata nel coinvolgimento dei fedeli e capace di educare gli uomini a una profonda adorazione di Dio”. Prima di rispondere alle domande dei giornalisti, l’arcivescovo di Canterbury ha voluto ribadire l’impegno e la volontà di continuare il cammino verso la piena comunione.

 

“Sebbene questo cammino si mostri lungo e difficoltoso – ha detto il cardinale Kasper – la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana continuano a ricercare tale traguardo e a impegnarsi in un duplice modo: raggiungere un accordo sulla dottrina mediante il dialogo teologico e incarnare per quanto possibile in ogni aspetto della vita ecclesiale, il livello di fede già condiviso”. In merito alla questione della omosessualità, il porporato si è limitato a dire che l’insegnamento della Chiesa cattolica è molto chiaro a riguardo e che la situazione è preoccupante, perché il modo in cui sarà risolta, influirà sulle relazioni tra cattolici e anglicani.  “Fino a poco tempo fa – ha continuato – potevamo affermare che i principi morali che guidano la sessualità umana erano in larga parte condivisi da entrambi i credi. Ci auguriamo di poter affermarlo ancora poiché il mondo di oggi ha bisogno della nostra testimonianza comune”. E ha concluso: “Il dialogo cattolico–anglicano ha registrato eccellenti risultati. Il nostro più vivo desiderio è di lavorare insieme affinché esso continui a realizzarli”.

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VENTICINQUE ANNI DI PONTIFICATO: GIOVANNI PAOLO II E I MASS MEDIA

 

- Dichiarazione rilasciata a Giovanni Peduto dall’arcivescovo John Foley,

presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali -

 

 

Proseguendo con la nostra rassegna dei principali campi nei quali Giovanni Paolo II ha prodigato la sua cura pastorale nei suoi 25 anni di Pontificato, oggi ci soffermiamo sull’attenzione che ha costantemente avuto per i mezzi della comunicazione sociale. Giovanni Peduto si è a tal riguardo rivolto al presidente del Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, l’arcivescovo John Foley:

 

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Giovanni Paolo II ha sempre nutrito un grande interesse per i mezzi di comunicazione sociale, perché questi mezzi lo aiutano nel suo intento di proclamare il Vangelo in tutto il mondo. Il Santo Padre ha ideato il Centro Televisivo Vaticano, lui è il fondatore del Ctv, ed è stato proprio lui ad elevare il dicastero delle Comunicazioni sociali a livello di Pontificio Consiglio. Prima era una Commissione. Egli ha poi autorizzato una Riunione plenaria del nostro dicastero, che si tiene ogni anno, per dare la possibilità di avere rapporti da tutto il mondo e di stabilire una strategia delle Comunicazioni sociali per la Chiesa nel mondo. Durante questo periodo è nata la Rial, la Rete Informatica della Chiesa in America Latina. Ha dato anche impulso alla Filmoteca vaticana. Il Santo Padre viene qui al nostro dicastero per vedere alcuni film, forse due volte l’anno. Ha avuto particolari attenzioni per questo Dicastero perché il suo amico, il cardinale Andrzej Maria Deskur, era il presidente di questo Consiglio prima di me ed il Santo Padre ha vissuto nell’appartamento del cardinale Deskur quando veniva a Roma, anche immediatamente prima della sua elezione al papato. Il Santo Padre pubblica ogni anno un Messaggio speciale per la Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, la domenica immediatamente prima della Pentecoste, messaggio normalmente  pubblicato il giorno della Festa di San Francesco di Sales, il patrono dei giornalisti, il 24 gennaio.

 

Il Papa coopera anche pienamente con i media, rendendo ogni attività pubblica aperta alla stampa, ai mezzi delle comunicazioni sociali. Durante il Giubileo ci sono state due festività speciali, una per il mondo dello spettacolo ed una per i giornalisti. Infatti, le celebrazioni del Giubileo del mondo dello spettacolo sono state l’ultima attività dell’Anno giubilare, immediatamente prima di Natale. Fu una gran festa, con persone dal mondo circense, con le bande musicali. Quella in Piazza San Pietro, prima e dopo la Messa celebrata dal Santo Padre stesso, fu veramente una gran festa.

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 ottobre 2003

 

 

SI È CONCLUSA, A ROMA, LA PRIMA RIUNIONE DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA

INCARICATA DI APPROVARE LA COSTITUZIONE DELLA NUOVA EUROPA A 25

 

- A cura di Alessandro Guarasci e Amedeo Lomonaco -

 

Roma ha ricoperto ancora una volta il ruolo di protagonista nella storia d’Europa ospitando i lavori della Conferenza intergovernativa da cui dovrà scaturire la nuova Costituzione europea. La storica giornata di ieri, turbata da alcuni scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, ha costituito una tappa fondamentale per il futuro dell’Europa. “La nave è partita ed ora occorre aggiustare la rotta”, ha affermato il presidente italiano, Carlo Azeglio Ciampi, rivolgendosi ai leader europei. Gli sforzi per completare il progetto europeo proseguiranno il 14 ottobre in occasione della prossima riunione della Conferenza Intergovernativa. In tale circostanza, la presidenza italiana dell’Ue presenterà le prime proposte di modifica alla bozza di Costituzione sui seguenti tre aspetti: il consiglio legislativo, il numero dei consigli dei ministri ed i criteri per l’attribuzione delle presidenze. Sull’esito dei lavori della Conferenza intergovernativa tenutasi a Roma, ci riferisce Alessandro Guarasci:

 

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         Il presidente italiano, Silvio Berlusconi, ha invitato tutti a superare gli interessi nazionali, ma in sostanza sulle grandi questioni le posizioni si sono avvicinate poco. Molte delegazioni, in particolare modo dei Paesi più piccoli, ieri sono arrivate al Palazzo dei Congressi cariche di proposte di modifica della Costituzione e questo ha rallentato il dibattito. Così, dopo una giornata di discussioni, i leader europei hanno concordato che è necessario arrivare ad una intesa prima delle elezioni di giugno 2004. Francia, Germania, Italia sono disposte ad approvare la bozza di Costituzione così com’è, ciò nonostante sembra difficile una intesa entro il prossimo dicembre. Berlusconi, comunque è sembrato abbastanza ottimista:

 

“E’ stato importante cogliere anche dagli interventi dei rappresentanti di ogni governo, di ogni Stato, qual è l’intensità, la forza con cui certi emendamenti vengono sostenuti e devo dire che il finale è stato di poter guardare con ottimismo alla possibilità di trovare un atteggiamento concorde”.

 

         Spagna e Polonia si sono ‘impuntate’ sul meccanismo di calcolo dei voti che assegna maggiore peso alle nazioni più popolose e hanno comunicato che se non si dovesse raggiungere un accordo in questo ambito rimane valido il Trattato  di Nizza. La Gran Bretagna ha poi difeso il diritto di veto su difesa, esteri e fisco. Per il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, serve invece ridurre il numero di materie per le quali si vota all’unanimità:

 

“Abbiamo proposto una notevole riduzione di casi in cui si debba decidere all’unanimità. Sappiamo benissimo che l’unanimità con 25 membri significa non decisione. Conclusione della Commissione: noi pensiamo che si debba accettare l’idea che ogni Paese abbia un commissario, come è stato proposto, l’idea di commissari senza diritto di voto la troviamo un’idea un po’ peregrina. Sono in special modo le piccole nazioni a spingere per il principio “un Paese, un commissario”.

 

Per quanto riguarda le radice cristiane dell’Europa, l’Italia ha continuato a chiedere che un riferimento sia inserito, ma il presidente francese Chirac sembra irremovibile. Tutto ciò mentre all’esterno del Palazzo dei Congressi sfilava il Social Forum. Una frangia di disobbedienti si è scontrata con la polizia anche nel centro di Roma, ma nonostante questi fatti il sistema di sorveglianza ha retto.

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CON LA PROPOSTA DI UN’ASSEMBLEA ECUMENICA DELLE CHIESE CRISTIANE PER LA PACE, LANCIATA DAL CARDINALE ACHILLE SILVESTRINI, SI E’ CONCLUSO A CAMALDOLI L’INCONTRO SU “DIO E IL CONFRONTO DELLE CIVILTA’”

PROMOSSO DALLA RIVISTA “IL REGNO”

 

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

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         Un’assemblea ecumenica delle Chiese cristiane per la pace. E’ la proposta lanciata dal cardinale Achille Silvestrini a conclusione dell’incontro su “Dio e il confronto delle civiltà”, organizzato a Camaldoli dal quindicinale “Il Regno”. Il porporato ha affrontato il tema del dialogo tra le religioni e la pace nel Magistero di Giovanni Paolo II. “L’impatto che gli interventi del Papa sulla pace hanno registrato in tutta la cristianità – ha detto Silvestrini – ha rivelato una dimensione del ministero petrino che non si conosceva. Di fronte alle tragiche vicende irachene si è guardato al Papa come alla guida morale della cristianità. Ora – ha suggerito il cardinale Silvestrini – si dovrebbe trovare il modo di dare respiro e sviluppo a questa convergenza. Penso ad una convocazione ecumenica, in cui tutti gli esponenti delle Chiese cristiane, insieme al Papa, riflettano sulle responsabilità dei cristiani di fronte alla guerra”.

 

         A conclusione dei lavori è intervenuto il presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Commentando l’apertura della Conferenza intergovernativa, Prodi ha definito l’Europa un grande cantiere aperto, un cantiere lunghissimo. “Per farlo procedere ci si deve accontentare di progressi parziali. E nei diversi interventi che hanno aperto la Conferenza intergovernativa  - ha riferito il presidente della Commissione – si respirava questa atmosfera di disponibilità alla mediazione. L’allargamento ed il consolidamento dell’Unione – ha osservato ancora Prodi – sono state il più grande fattore di pace nei Balcani e nell’Est Europa. La prospettiva di aderire all’Unione – ha detto infatti Prodi – è stata una formidabile arma di pace. Dopo l’Est, ora l’Europa – ha suggerito il presidente della Commissione – deve anche guardare al Mediterraneo per aiutare a superare le tensioni che la attraversano. Quanto all’Alleanza con gli Stati Uniti, il presidente della Commissione ha definito la Nato un arco che si regge su due pilastri: uno gli Stati Uniti, l’altro deve essere un’Unione rafforzata nella politica estera e di difesa. Secondo Romano Prodi, anche il riferimento delle radici cristiane, accanto all’affermazione della laicità nella futura Costituzione europea, possono rappresentare un valido strumento di pacificazione. Radici laiche e radici cristiane nella Carta costituzionale – ha concluso Prodi – possono aiutare a ricomporre alcune fratture rimaste aperte nella storia del Continente”.

 

         Da Camaldoli, per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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MEZZI DI COMUNICAZIONE E SERVIZIO PUBBLICO

  OLTRE ALLE LEGGI DI MERCATO, LE ESIGENZE DEL RENDIMENTO SOCIALE

- Servizio di padre Ignacio Arregui -

 

 

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Si va verso l’eliminazione o l’indebolimento della radio e tv pubblica per lasciare all’iniziativa privata un dominio egemonico della comunicazione sociale? Un ampio settore dell’opinione pubblica, in particolare in Europa, manifesta la sua preoccupazione per le possibili conseguenze di questa tendenza sulla qualità del servizio radiotelevisivo alla società,  indipendentemente da altri obiettivi caratteristici dell’impresa privata.

 

Il Professor Graham, che vanta una lunga esperienza di direzione presso la Bbc e la Itv di Gran Bretagna, nominato presidente onorario del Concorso internazionale Prix Italia, è stato sempre molto sensibile al carattere di servizio pubblico che tutti i mezzi di comunicazione, in maggior o minor grado, sono chiamati a rendere alla società.

 

In occasione della recente crisi che ha sofferto la Bbc-tv nei suoi rapporti con il governo della Gran Bretagna, il professor Graham si è mostrato preoccupato per le eventuali conseguenze negative in una tv che ha sempre goduto di un notevole prestigio ed esemplarità. Ed ha chiesto qualche gesto di solidarietà con la tv pubblica britannica. Ecco la sua spiegazione:

 

R. – I DID SAY THAT …

Ho detto questo, ma non solo per la Bbc. La televisione e le varie emittenti sono altamente competitive e sarebbe stato possibile per altre emittenti, vedendo che la Bbc era in difficoltà, trovare un vantaggio materiale in questo. Ma ciò sarebbe sbagliato. Nessuno dovrebbe pensare di lasciare la Bbc al suo destino, se in difficoltà. Se un’organizzazione così stimata e di grandezza mondiale come la Bbc è in difficoltà,  siamo tutti in difficoltà. Vedo la Bbc come una pietra angolare nelle trasmissioni e nella qualità. Se fossimo in difficoltà dovremmo condividere i nostri problemi, e dovremmo ricordare che se la Bbc è posta sotto pressione, ciascuno di noi potrebbe essere messo sotto pressione in seguito. Così, credo che dovremmo mostrare solidarietà a questa grande emittente, sarebbe la dimostrazione di come dovremmo agire se altre grandi emittenti fossero sotto una pressione simile.

 

D. – Il numero delle radio e delle stazioni televisive sta aumentando in Europa ed in altri Paesi. E sembra che ce ne saranno ancora di più. Orbene qual è il ruolo della radio e della televisione pubblica nella competizione con le società private?

 

R. – THE ANSWER IS VERY CLEAR …

La risposta è chiara: fissare gli standard e mantenerli. Ci sono pressioni differenti sulle operazioni radio e televisive: molte sono commerciali e l’obiettivo è quello di aumentare il pubblico, vendere il pubblico ai pubblicitari e sviluppare sia la radio che la televisione come business. A condizione che abbiano la licenza e che le condizioni di licenza siano mantenute come elementi di servizio pubblico delle trasmissioni, tutto va bene. Questo è quello che è accaduto alla ITV nel Regno Unito. Il loro ruolo, come servizio pubblico, però, non è quello di aumentare l’audience e di fare soldi. La loro funzione è quella di servire non i pubblicitari, ma gli ascoltatori e chi guarda. E noi dobbiamo incoraggiare il mantenimento di un servizio di alta qualità per il bene di chi guarda e per un proposito di democrazia. Il loro ruolo è di fissare uno standard, pensare al pubblico e al sistema democratico. Inoltre, bisogna mantenere alti i valori culturali. Questo potrebbe non attrarre una grande audience, ma è questo il ruolo del servizio pubblico.

 

D. – Molte persone gridano contro la mediocrità e il basso livello dei programmi televisivi, in molte stazioni televisive. Da parte loro molte emittenti ripetono che questi sono i tipi di programma che l’audience ama di più…

 

R. – THERE IS SOME TRUTH …

In parte è vero, ma non del tutto. Per esempio, a Roma il popolo andava al Colosseo per guardare i giochi tremendi che lì avevano luogo. Solo un piccolo numero andava al Foro a seguire le attività politiche e sociali dell’Impero. E’ sempre stato così, quindi. L’umanità è sempre andata a assistere a show spettacolari. Quello che è importante è distinguere ciò che è intrattenimento da ciò che è interessante. Considerando che ci sono sempre più stazioni radio e televisive, esse si trovano a competere per la maggiore audience e probabilmente questo porterà ad un abbassamento del livello di qualità. Le emittenti pubbliche e coloro che hanno licenza di trasmettere nel servizio pubblico, devono sempre preoccuparsi dei valori culturali, delle questioni politiche, per mantenere un dibattito democratico. Perché la tendenza, comunque, è sempre quella di abbassare la qualità.

 

D. – Tutti i produttori, nel Prix Italia, sembrano preoccupati della qualità dei prodotti e vorrebbero incrementare gli standard di qualità delle trasmissioni radio-televisive. Mentre invece poi la realtà è un’altra…

 

R. – EACH YEAR TECHNOLOGY …

Ogni anno la tecnologia migliora. Quest’anno il Prix Italia ha introdotto il sistema digitale on demand. Cosa significa? Significa che possiamo, premendo un bottone, avere sul computer tutti i programmi che vogliamo vedere. Quindi il progresso tecnico, l’uso di un certo tipo di telecamere leggere, del fast-editing può migliorare la qualità dei programmi che vediamo sullo schermo o che ascoltiamo dall’altoparlante. La questione più importante è la completezza del prodotto, che non ha niente a che fare con la sola tecnologia. Ha a che far invece con i propositi e gli intenti di coloro che trasmettono. Questo non può cambiare.

 

D. – Signor Graham, alcune caratteristiche importanti di questa edizione del Prix Italia?  

     

R. – I THINK THE IMPORTANT …

Penso che un fatto importante sia che nell’aumento delle televisioni - via satellite, via cavo - delle radio in tutto il mondo, abbiamo dimostrato ancora una volta che ci sono dei produttori ansiosi di fare programmi seri, con valori culturali e vogliono esporre ed illuminare la verità. Questo è importante. Il volume di “share” dei programmi nel mondo non ha messo da parte l’alta qualità. Quindi, abbiamo scoperto che con la nuova tecnologia sono presenti programmi di qualità, e per questo le persone sono incoraggiate nel loro lavoro. Vorrei ringraziare la Rai per il mantenimento del Prix Italia, una sorta di faro per coloro che si dedicano all’alta qualità dei programmi. Il numero record dei partecipanti a questo Festival dimostra che l’alta qualità è ancora viva e più forte che mai.

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CHIESA E SOCIETA’

5 ottobre 2003

 

 

 

AL GRAVE ATTENTATO PERPETRATO IERI AD HAIFA, HA FATTO SEGUITO LA DURA RISPOSTA DI ISRAELE CHE STAMANI HA COLPITO IN SIRIA

UN CAMPO DI ADDESTRAMENTO UTILIZZATO, SECONDO TEL AVIV, DALLE ORGANIZZAZIONI ESTREMISTE PALESTINESI

 

HAIFA. = Il tragico attentato che ieri ha devastato il ristorante ‘Maxim’ di Haifa causando la morte di almeno 19 persone, tra le quali anche cinque bambini e cinque arabi, ha inferto un ulteriore, duro colpo al piano di pace della Road map. Il locale colpito è infatti gestito congiuntamente da arabi ed ebrei e costituisce, quindi, un significativo simbolo della possibile coesistenza tra israeliani e palestinesi. L’inqualificabile strage, rivendicata dalla Jihad islamica, è stata compiuta da una militante dell’organizzazione estremista, un’avvocatessa di 29 anni, Hannadi Tayassir, originaria di Jenin. Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Yasser Arafat, ha condannato l’attentato ed ha lanciato una nuova proposta di tregua con Israele. Ma lo Stato ebraico, dove oggi si celebra la solennità del Kippur, ha reagito duramente all’ennesimo attacco ed ha condotto, ieri pomeriggio, un’incursione a Tulkarem, nel corso della quale è rimasto ucciso un palestinese. Tel Aviv ha inoltre lanciato, la scorsa notte, almeno due missili contro obiettivi palestinesi a Gaza e, stamani, l’aviazione israeliana ha attaccato una base di addestramento a Ein Zaheb, in territorio siriano, usata secondo Tel Aviv da diversi gruppi estremisti palestinesi. E mentre si attendono le reazioni ufficiali di Damasco dopo il primo attacco israeliano in Siria dal 1982, crescono purtroppo i timori di una drammatica estensione del conflitto all’intera regione. (A.L.)

 

 

TRA IMPONENTI MISURE DI SICUREZZA SI SVOLGONO OGGI IN CECENIA LE ELEZIONI PRESIDENZIALI LOCALI, PASSO FONDAMENTALE DEL PROGETTO

DI PUTIN PER PORTARE LA PACE NELLA REGIONE DEL CAUCASO

 

GROZNY. = Urne aperte oggi per le elezioni presidenziali locali in Cecenia, repubblica autonoma russa del Caucaso dove, dal 1994, si svolge un feroce conflitto tra forze federali russe e milizie unioniste da un lato e guerriglia islamico-secessionista dall’altro. Dopo il referendum costituzionale di marzo e l’amnistia di maggio, l’odierna consultazione costituisce il culmine del processo politico promosso da Vladimir Putin per cercare di portare la pace nella regione. Il rafforzamento dell’autonomia locale dovrebbe servire ad emarginare gli indipendentisti e riaffermare al contempo l’appartenenza alla Russia. Al voto sono chiamati 560 mila ceceni e 30 mila militari delle unità di stanza permanente nella repubblica. Anche se nelle ultime ore non sono stati segnalati incidenti di rilievo, la tensione resta alta e le misure di sicurezza sono in massima allerta: circa 16 mila poliziotti sono schierati a protezione di seggi e obiettivi sensibili, nel timore di nuovi attentati o imboscate da parte della guerriglia. I candidati rimasti in corsa sono sette, ma i favori del pronostico sono per l’attuale capo dell’amministrazione cecena filorussa, Akhmad Kadyrov, leader islamico moderato, che dopo essere stato vicino ai ribelli, si è schierato con Mosca dal 1999, in polemica con l’ala fondamentalista della guerriglia. Kadyrov è sostenuto dal Cremlino e da una milizia lealista di 5 mila uomini. Le elezioni, criticate da alcune associazioni per la difesa dei diritti umani, non sono seguite da osservatori europei né americani, ufficialmente per ragioni di sicurezza. È invece confermata la presenza di osservatori della Comunità degli Stati Indipendenti, della Lega Araba e dell’Organizzazione della Conferenza islamica. (M.A.)

 

 

INIZIATA OGGI LA MISSIONE DEL VICE SEGRETARIO DI STATO AMERICANO, ARMITAGE,  IN AFGHANISTAN. UN VIAGGIO PER RIBADIRE L’IMPEGNO STATUNITENSE

NEL PROCESSO DI RICOSTRUZIONE DEL PAESE ASIATICO

 

KANDAHAR. = Il vice segretario di Stato americano Richard Armitage è giunto oggi in  Afghanistan, per una breve visita, con lo scopo di ribadire l’impegno Usa in un Paese dove, dopo quasi due anni, la violenza continua a minare il processo democratico.    Armitage ha cominciato la sua visita a Kandahar, roccaforte della guerriglia dei talebani, dove è in aumento il numero degli attacchi di militanti islamici. Avrà un colloquio con il  governatore della provincia Yusuf Pashtun, che è in carica da agosto. Poi andrà a Kabul per incontrare il presidente Hamid Karzai e altre personalità.   L’ambasciata americana ha fatto sapere che Armitage vuole riconfermare il pieno appoggio degli Stati Uniti agli accordi di Bonn, che disegnano il futuro politico del Paese dopo la cacciata dei talebani alla fine del 2001. Le tappe previste dagli accordi sono la convocazione in dicembre della Loya Jirga, l’assembla dei capi tribù locai, che dovrà approvare una Costituzione, cui seguiranno nel 2004 le elezioni e una più rapida fase di ricostruzione. (M.A.)

 

 

DOPO L’INTERVENTO MILITARE STATUNITENSE IN LIBERIA,

ANCORA DRAMMATICA  LA CONDIZIONE DELLA POPOLAZIONE.

A DENUNCIARLO, L’ARCIVESCOVO DI MONROVIA,  MONS. FRANCIS,

 CHE HA CHIESTO AGLI USA DI RAFFORZARE IL LORO IMPEGNO UMANITARIO

 

MONROVIA. = “Benché gli Stati Uniti abbiano lasciato la Liberia, il conflitto, la crisi umanitaria e il terrore rimangono ancora qui”. Esprime tutta la sua preoccupazione, mons. Michael Francis, arcivescovo di Monrovia, nel commentare il ritiro dell’esercito statunitense dal Paese africano. Il presule ha inviato un messaggio all’agenzia Misna nel quale descrive la situazione del suo Paese, la cui agonia, lunga 14 anni, non è cessata dopo il breve periodo di presenza Usa. L’arcivescovo ricorda quanto accaduto mercoledì scorso a Monrovia. Il corteo del capo dei ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia), Sekou Conneh, che andava a incontrare il presidente ad interim, Moses Blah, è stato attaccato: nello scontro a fuoco sono morte tre persone. Mons. Francis sottolinea, soprattutto, la situazione delle zone rurali dove migliaia di liberiani continuano a scappare da vessazioni, furti ed esecuzioni sommarie perpetrate sia dell’esercito governativo che dei due movimenti ribelli (il Lurd e il Movimento per la democrazia in Liberia-Model). La situazione di ingovernabilità rende vani gli sforzi dei contingenti di pace della Comunità economica dell’Africa Occidentale e dell’Onu: la maggior parte del territorio liberiano rimane inaccessibile agli aiuti. Secondo le agenzie umanitarie internazionali tra le 200 e 500 mila persone avrebbero bisogno urgente di cibo, acqua, ricovero, medicinali e assistenza sanitaria. Per questo Mons. Francis rivolge un appello all’amministrazione americana: “Anche senza fornire assistenza militare – scrive l’arcivescovo - gli Usa dovrebbero garantire interventi di aiuto immediato per la Liberia e supporto per la ricostruzione, compreso il disarmo, la smobilitazione e la reintegrazione dei ribelli nella società”. (M.A.)

 

 

SI È CONCLUSO A ISTANBUL IL SIMPOSIO SUL RAPPORTO TRA CRISTIANESIMO E ISLAM ORGANIZZATO DAI CAPPUCCINI. TRE GIORNI DI DIALOGO PER CONOSCERE E IMPARARE A RISPETTARE LE PECULIARITÀ DELLE DUE RELIGIONI

 

- A cura di Padre Egidio Picucci -

 

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ISTANBUL. = L’ultima giornata del Simposio islamo-cristiano dal titolo “Conoscersi per rispettarsi”, iniziato il 2 ottobre a Istanbul, ha fornito l’opportunità per mettere a confronto l’autorità di cui godono i testi sacri nella comunità cristiana e nella comunità musulmana. I partecipanti hanno fatto notare che mentre il cristianesimo non rifiuta nessun contributo che possa facilitare l’esatta comprensione dei Vangeli, i musulmani non sono ancora arrivati a tanto. Questo avviene – ha detto padre Maurice Borrmans, profondo conoscitore dell’Islam – perché ci si trova di fronte a due mondi diversi. Mentre i cristiani sono abituati ad un approccio storico-critico ai testi sacri e ritengono che essi sono frutto di una collaborazione tra lo Spirito di Dio e la genialità dell’autore umano, i musulmani credono che il Corano è stato dettato direttamente da Dio al Profeta e quindi vada letto così come è, senza proporre spiegazioni. I cristiani credono in una dinamica della rivelazione che per i musulmani, invece, è finita con il Corano. E’ una delle tante differenze che si incontrano sul cammino e che costituiscono una certa difficoltà al dialogo, ma che si devono accettare e rispettare sperando di superare in futuro. Questo non toglie nulla, comunque, all’iniziativa presa dai frati cappuccini di Istanbul, che hanno offerto a quattro professori islamici e a due cattolici di presentare con semplicità e spontaneità il proprio punto di vista per quanto riguarda l’approccio alla realtà dei rispettivi libri sacri e la loro composizione, trasmissione, interpretazione e assimilazione da parte delle rispettive comunità. Si tratta di un prezioso passo in avanti per conoscere reciprocamente la fede, i riti e la morale e intraprendere un cammino spirituale aperto alla condivisione e alla fraternità.

 

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