RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 277 - Testo della Trasmissione sabato 4 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

I progressi compiuti nel cammino ecumenico, ma anche le nuove e serie difficoltà sulla strada dell’unità, nell’incontro di Giovanni Paolo II con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. “Il mondo – ha detto il Papa – ha bisogno della testimonianza della nostra unità”. Intervista con il primate anglicano.

 

Importanti nomine in alcuni dicasteri della Curia Romana.

 

Domani mattina in Piazza San Pietro, il solenne rito presieduto dal Papa per la canonizzazione dei beati Daniele Comboni, Arnold Janssen e Josef Freinademetz. Diretta della nostra emittente.

 

Rispetto umano, educazione e pace, tre valori indicati dalla Santa Sede alla Conferenza generale dell’Unesco riunita a Parigi.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un momento storico per la nuova Europa: al via stamani a Roma la Conferenza intergovernativa, impegnata ad approvare la Costituzione dell’Unione Europea. Intervista con la prof.ssa Maria Rita Saulle.

 

La politica estera degli Stati Uniti dopo l’11 settembre, nell’incontro di Camaldoli su “Dio e il confronto delle civiltà”, promosso dalla rivista ‘Il Regno’.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Migliaia di pellegrini oggi ad Assisi, per le celebrazioni in onore di San Francesco.

 

Il Vangelo e il Corano al centro del primo Simposio islamo-cristiano, organizzato a Istanbul dai Frati Minori Cappuccini.

 

Il ‘no’ delle Nazioni Unite ad una revisione dei confini tra Etiopia ed Eritrea richiesta dal governo di Addis Abeba .

 

L’esperienza missionaria di Daniele Comboni, tra teatro di prosa e musical africani, in scena stasera e domani all’Auditorium romano di Santa Cecilia.

 

21, tra Musei e celebri siti culturali, aperti domani gratis ai disabili in Italia, dove si celebra la Giornata per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente Bush cerca di superare le polemiche interne riconfermando la legittimità dell’attacco in Iraq.

 

In Cecenia si svolgeranno, domani, le elezioni presidenziali.

 

Delusione della Comunità internazionale per la conclusione della Conferenza sul clima di Mosca.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

4 ottobre 2003

 

 

IL COMUNE  DESIDERIO DI APPROFONDIRE IL CAMMINO DI COMUNIONE:

AL CENTRO DELL’INCONTRO DEL PAPA CON L’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY

E PRIMATE ANGLICANO, ROWAN WILLIAMS, QUESTA MATTINA IN VATICANO

 

“Condividiamo il desiderio di approfondire la nostra comunione” ha detto  il Papa nel discorso rivolto all’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, che, da parte sua, ha sottolineato che “l’obiettivo comune” si può sintetizzare nell’espressione “portare la croce di Cristo”. Proprio per questo il primate anglicano ha affermato di aver accolto con gratitudine la  croce pettorale, donatagli  da Giovanni Paolo II in occasione dell’inizio del suo mandato. Il servizio di  Fausta Speranza.

 

“Giovanni Paolo II ha espresso il suo compiacimento per l’incontro che – ha sottolineato - continua una tradizione iniziata appena prima del Concilio Vaticano II, con la visita dell’arcivescovo Geoffrey Fischer. Da allora, lasciandosi alle spalle i quattro secoli che hanno fatto seguito alla divisione, “ha avuto inizio una serie di incontri ricchi di grazia”. Tutto in vista della “piena comunione che – ha detto il Papa - “lo Spirito Santo desidera per noi e a noi chiede”.  Esprimendo soddisfazione per il cammino fatto, il Papa ha affermato che “nuove e serie difficoltà” si sono sollevate sul cammino dell’unità. Alcune  attengono alla sfera della fede e della morale. Alla luce di questo – ha ribadito con convinzione Giovanni Paolo II - noi dobbiamo riaffermare il nostro obbligo di ascoltare la voce di Cristo per come è giunta a noi attraverso il Vangelo e la Tradizione apostolica  della Chiesa. Proprio di fronte al crescente secolarismo, “la Chiesa deve assicurare che il deposito della fede sia proclamato nella sua integrità e preservato da erronee interpretazioni”.

 

Giovanni Paolo II ha poi ricordato che quando il dialogo teologico è cominciato, i predecessori, Paolo VI e Michael Ramsey, non potevano sapere quanto lungo sarebbe stato il cammino. Erano certi però  che avrebbe richiesto pazienza e perseveranza e che la reciproca collaborazione avrebbe condotto ad una più grande  comprensione e una più profonda carità.

 

Con la necessità di “perseverare in questo impegno, il Papa ha indicato l’esigenza di cercare in particolare, dove è possibile, “i modi di una comune testimonianza e missione”.  “Il mondo – ha detto – ha bisogno della testimonianza della nostra unità, radicata nel nostro comune amore ed obbedienza a Cristo e al suo Vangelo”. Giovanni Paolo II ha apprezzato particolarmente la visita dell’arcivescovo di Canterbury, voluta proprio all’inizio del suo mandato.

 

Il primate anglicano, da parte sua, ha invece sottolineato un’altra felice coincidenza: l’imminenza del venticinquesimo di pontificato che ha definito “una fonte di forza per tutti i cristiani, dentro o fuori la famiglia della Chiesa cattolica romana”.  Ha ricordato come  “un segno di generosità e apertura” l’invito rivolto da Giovanni Paolo II per  un “paziente  e fraterno dialogo sul ministero petrino”,  dando tutta la sua disponibilità a “partecipare alla riflessione sulla possibile condivisione di un primato di amore e servizio”.  

 

Anche il primate anglicano è tornato al 1966, per affermare – quale evidente segno di continuità di intenti - di indossare l’anello  episcopale donato da Paolo VI all’arcivescovo Michael Ramsey in quell’anno. L’obiettivo comune, nelle parole del primate anglicano, è portare a pieno compimento il comando di Dio di essere una cosa sola in Lui.  Ha ribadito il suo impegno  a fare passi avanti nella comunione, ricordando la comune fede battesimale e dichiarando di aver  parlato anche ieri con il presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, cardinale Walter Kasper,  delle “possibilità e delle sfide” alle quali guardare insieme. A proposito di importanti rapporti di amicizia e collaborazione, ha sottolineato il legame  con il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo della cattedrale cattolica di Wenstminster.  

 

L’arcivescovo di Canterbury ha affermato di “aver ereditato con gratitudine” il lavoro teologico fatto negli ultimi trent’anni, per poi sottolineare di trovare incoraggiamento dalla creazione della Commissione internazionale anglicana e romano-cattolica per l’unità e la missione,in particolare per quanto riguarda “la possibilità di tradurre la convergenza teologica in frutti concreti che potrebbero portare arricchimento alla vita delle comunità”.

 

Oggi pomeriggio ci sarà una conferenza stampa presso il Collegio Inglese di Via Monserrato, a Roma. E’ previsto un “Opening Statement” del cardinale Kasper e un intervento dello stesso  primate anglicano, Rowan Williams.

 

Ieri, l’arcivescovo di Canterbury  si era intrattenuto con  il presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, e con il presidente del dicastero per il dialogo interreligioso, l’arcivescovo Louis Michael Fitzgerald.  Sullo sfondo dei colloqui di questi giorni, c’è il cammino fatto negli ultimi decenni durante gli incontri della Commissione anglicano-romano-cattolica, come ricorda lo stesso primate anglicano, Rowan Williams, nell’intervista rilasciata a Philippa Hitchens della nostra redazione inglese.

 

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R. - I THINK OVER THE DECADES…

Penso che negli ultimi decenni, durante gli incontri della Commissione anglicano-romano-cattolica, abbiamo accumulato una grande quantità di lavoro teologico. Durante una conversazione con il cardinale Kasper, in occasione di questa visita, abbiamo chiarito proprio quanto tutto questo abbia contribuito a quello che si potrebbe chiamare il lavoro teologico interno delle due Chiese. Quindi, sono già stati raggiunti, in particolare, accordi basilari sulla teologia del ministero cristiano e il principio di un accordo su dove poggi l’autorità, il cui esercizio rimane ovviamente un punto di discussione ulteriore. Mi sembra che abbiamo raggiunto la fine del primo giro di discussioni. Abbiamo iniziato a parlare di come questa discussione proseguirà e credo sia un bene continuare a parlare della natura della Chiesa, dei rapporti tra la Chiesa locale e universale, ed argomenti di questo genere.

 

D. - Lei ha menzionato la questione fondamentale dell’autorità, del primato. Un interessante sviluppo, forse, negli ultimi anni è stato quello dovuto all’appello di Giovanni Paolo II agli altri leader cristiani per chiarire il concetto di primato perché fosse accettabile dagli altri leader cristiani. Ha un’idea che vorrebbe esprimere sulla questione?    

 

R. – I THINK ALL THE COMMUNIONS…

Credo tutte le Comunioni siano state incoraggiate enormemente, dall’appello del Papa, ad unirsi a questo dialogo. E per noi anglicani che abbiamo sminuito l’autorità, punto di riferimento fondamentale, ciò rappresenta una sfida, perché certamente riguarda i nostri problemi interni. Penso, però, che molti anglicani vogliano dire che c’è una differenza tra una autorità centrale, che prende le decisioni, e un’autorità centrale che è, si potrebbe dire, il punto dove passano la maggior parte delle linee di discussione. Per noi una delle questioni aperte, finora, è come si sta evolvendo o potrebbe evolversi il papato.

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Ma è interessante andare ancora più indietro nel tempo, per ricordare alcuni momenti significativi. Il primo arcivescovo di Canterbury ad incontrare un Pontefice, dai tempi della Riforma, è stato il dott. Geoffrey Fischer, che nel 1960 fece visita privata a Giovanni XXIII. Colloqui con Papa Paolo VI ebbero, invece, Michael Ramsey, nel 1966, e Donald Coggan, nel 1977.

 

Per quanto riguarda Giovanni Paolo II, va detto che ha avuto un incontro ufficiale  con il dott. Robert Runcie in due occasioni, nel 1982 e nel 1989. Poi ha incontrato il precedente arcivescovo di Canterbury, George Carey, nel 1996 e proprio l’anno scorso, al termine del suo mandato.  E’ da sottolineare che George Carey per ben sei volte, nei suoi undici anni e mezzo da arcivescovo di Canterbury,  si era recato a Roma.  

 

 

IMPORTANTI NOMINE IN DICASTERI DELLA CURIA ROMANA.

 

Il Papa ha nominato presidente del Pontificio Consiglio per i Laici il presule polacco mons. Stanislaw Rylko, finora segretario del dicastero, elevandolo alla dignità arcivescovile. Mons. Rylko subentra in questo incarico al cardinale statunitense James Francis Stafford, nominato a sua volta da Giovanni Paolo II penitenziere maggiore della Penitenzieria Apostolica.

 

Il Santo Padre ha inoltre accolto la rinuncia presentata, per raggiunti limiti di età, dal vescovo spagnolo mons. Cipriano Calderòn Polo, come vice presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. A succedergli, il Papa ha quindi chiamato il presule messicano mons. Luis Robles Dìaz, finora nunzio apostolico a Cuba.

 

 

ALTRA UDIENZA E RINUNCIA DI AUSILIARE IN ECUADOR

 

Il Santo Padre ha ricevuto oggi in udienza il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia all’ufficio di vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Guayaquil, in Ecuador, presentata dal vescovo mons. Victór Maldonado Barreno, per raggiunti limiti di età.

 

 

DOMANI MATTINA IN PIAZZA SAN PIETRO IL SOLENNE RITO PRESIEDUTO DAL PAPA

PER LA CANONIZZAZIONE DEI BEATI DANIELE COMBONI, ARNOLD JANSSEN E JOSEF FREINADEMETZ.

DIRETTA DELLA RADIO VATICANA

 

Il Santo Padre presiederà domani mattina in Piazza San Pietro la solenne Cappella Papale  per la canonizzazione di tre beati: il vescovo Daniele Comboni, fondatore della Congregazione dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù e delle Suore Missionarie Comboniane Pie Madri della Nigrizia; il sacerdote tedesco Arnold Janssen, fondatore della Società del Verbo Divino, della Congregazione delle Suore  Missionarie Serve dello Spirito Santo e della Congregazione delle Suore Serve dello Spirito Santo dell’Adorazione Perpetua; e il sacerdote altoatesino Josef Freinademetz, della congregazione verbita.

 

Il rito, che avrà inizio alle ore 10.00, sarà trasmesso in diretta dalla Radio vaticana, sulle consuete frequenze, per l’Italia, l’Europa occidentale e settentrionale, l’Africa e la zona di Roma, con i commenti in italiano, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese.

 

 

RISPETTARE IL DIRITTO DELL’UOMO A CRESCERE LIBERO

SOCIALMENTE E SPIRITUALMENTE, IN UN CONTESTO INTERNAZIONALE

DOVE OGNI PAESE E ORGANISMO SI ADOPERI PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE.

COSI’ LA SANTA SEDE ALLA 32.MA CONFERENZA GENERALE DELL’UNESCO

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

Il rispetto di ogni essere umano, l’educazione, la pace. Sono i tre principi invocati dalla Santa Sede per un più equo rapporto di collaborazione tra i Paesi ricchi e quelli poveri, in tema di sviluppo. Prendendo ieri la parola alla 32.ma Conferenza generale dell’Unesco, in corso a Parigi, il rappresentante della Santa Sede presso l’organismo dell’Onu, mons. Francesco Follo, ha messo subito in guardia l’assemblea sui possibili squilibri derivanti dalla “mondializzazione” dei rapporti di partnenariato tra Nord e Sud del pianeta. Mondializzazione che - ha osservato  mons. Follo - pur mirando al miglioramento delle condizioni delle nazioni meno favorite, rischia di rendere queste ultime “più fragili e più dipendenti dai Paesi ricchi, ipotecando gravemente il loro sviluppo”.

 

Ecco, dunque, l’importanza dei tre valori enunciati nel consesso di Parigi, a partire dal rispetto dovuto ad ogni persona. Mons. Follo si è soffermato sul dibattito sempre aperto in materia di bioetica - in particolare sui temi della clonazione terapeutica – e in ambito etico, a partire dalla famiglia e dai rapporti uomo-donna per arrivare alle relazioni tra Stati e continenti. Ribadendo la centralità dell’uomo e “l’inalienabile dignità del suo essere biologico e spirituale”, la Santa Sede - ha affermato il suo rappresentante all’Unesco - chiede che non vi sia mai alcuna decisione presa “contro l’uomo e l’umanità”. Anche il valore dell’educazione è stato messo in rilievo da mons. Follo: educazione intesa non soltanto come veicolo di insegnamento culturale e professionale, che permetta ad ogni persona di inserirsi nella società, ma anche come mezzo che tenga sempre in conto e valorizzi “l’aspetto spirituale e morale” dell’individuo. Un aspetto, ha aggiunto mons. Follo, dal quale discende il rispetto di ogni credo religioso e, all’opposto, la possibilità di arginare ogni forma di intolleranza violenta. Infine, il valore eterno della pace, “senza il quale – ha affermato il rappresentante della Santa Sede – non è possibile costruire un ordine mondiale rispettoso dell’uomo”.

 

Di fronte a conflitti che non cessano di mietere vittime, a piani di pace che stentano a trovare risultati concreti e a tentativi di edificare società più democratiche che “conducono talvolta all’isolamento e talvolta alla morte dei loro promotori”, la Santa Sede - ha concluso mons. Follo - continua a invitare la comunità internazionale al rispetto delle regole internazionali e alla tutela delle minoranze etniche, avendo come obiettivo principale la costruzione della pace: senza dubbio, “la più grande sfida del secolo che comincia”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"L'Europa o è cristiana o non è Europa". La rubrica che in queste ultime settimane ha sottolineato quotidianamente la premura di Giovanni Paolo II perché il richiamo alle radici cristiane del Continente sia presente anche nel Trattato costituzionale apre, anche oggi, la prima pagina dell'"Osservatore Romano". Sotto il titolo della rubrica - a caratteri più evidenti del solito - quest'oggi è riportata la cronaca dell'apertura della Conferenza intergovernativa dell'Ue, i cui lavori sono dedicati proprio alla definizione del testo della futura Costituzione europea. Sempre in prima, un articolo di Giorgio Rumi dal titolo "Il fondo della questione": dinanzi al buio ed al silenzio calati sull'Italia. Allegato al giornale, un inserto speciale dedicato alla proclamazione - da parte del Papa, domenica 5 - di tre nuovi Beati.

 

Nelle vaticane, nell'udienza all'Arcivescovo di Canterbury e Primate della Comunione Anglicana, Giovanni Paolo II ha sottolineato che il mondo ha bisogno della testimonianza della nostra unità. La Lettera di Giovanni Paolo II al Cardinale Angelo Sodano, in occasione della nomina a Legato Pontificio per la celebrazione del settecentesimo anniversario della morte di Papa Bonifacio VII, in programma nella Cattedrale di Anagni domenica 12 ottobre. La Lettera del Santo Padre al Cardinale Cormac Murphy O'Connor per la nomina a Inviato Speciale alla celebrazione del cinquantesimo anniversario della fondazione della Diocesi di Stoccolma.

 

Nelle estere, l'intervento della Delegazione della Santa Sede alla XXXII Conferenza Generale dell'Unesco, a Parigi: "Per una promozione integrale dell'uomo".  Il ragguaglio sui lavori, a Roma, della Conferenza intergovernativa dell'Unione Europea. Iraq: Bush insiste sulla pericolosità dell'arsenale di Saddam Hussein. Sudan: una misteriosa malattia sta uccidendo, nelle zone meridionali, numerosi bambini.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Armando Rigobello dal titolo "Libertà, giustizia e bene in una società plurale": dagli Atti di un convegno all'Università di Venezia un contributo al dibattito sull'etica pubblica.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

4 ottobre 2003

 

 

UN MOMENTO STORICO PER LA NUOVA EUROPA: AL VIA, STAMANI,

 A ROMA I LAVORI DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA, IMPEGNATA

AD APPROVARE LA COSTITUZIONE DELL’UNIONE EUROPEA

- A cura di Alessandro Guarasci e Alessandro Gisotti -

 

A quarantasei anni dalla storica firma del Trattato di Roma, i leader dell’Europa, finalmente riunificata, si trovano nuovamente nella capitale italiana per una tappa fondamentale sulla strada dell’integrazione continentale: la nascita di una costituzione, pietra angolare della nuova Unione europea. Stamani, al Palazzo dei Congressi di Roma, si è aperta dunque la Conferenza Intergovernativa, che dovrà confrontarsi sulla bozza di costituzione, frutto del lavoro - durato un anno e mezzo - della Convenzione europea. A seguire i lavori per noi, c’è Alessandro Guarasci:

 

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Una Costituzione Europea è necessaria. Lo afferma la bozza della dichiarazione finale che sarà adottata oggi dai leader europei che partecipano ai lavori della Cig. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha ricevuto stamane dalle 9 i capi di Stato e di governo in un palazzo dei Congressi messo a nuovo. Intorno, un quartiere blindato, l'Eur, quasi un'enclave dove è possibile accedere solo grazie a speciali permessi. E qui in Sala Stampa, dove sono presenti 1.300 giornalisti, sono arrivati gli echi degli scontri che sono avvenuti nel centro di Roma. Una Carta Costituzionale, dunque, appare indispensabile per assicurare all'Europa una consistenza e un’efficacia nel mondo. Ma tutto ciò, quando dovrà avvenire? Per i rappresentanti degli Stati, oggi a Roma, è assolutamente necessario raggiungere un’intesa prima delle elezioni parlamentari del 2004. E stamattina si sono cominciate a delineare le posizioni. Da un lato la presidenza dell’Italia che mira ad ottenere l'approvazione della Costituzione nei tempi più brevi possibili. Al suo fianco, molti dei Paesi più grandi, soprattutto Francia e Germania, ma anche la Danimarca. Berlusconi si è detto ottimista sull'esito dei lavori, aggiungendo che questo testo deve essere una fine e un inizio.

 

R. -  Deve rappresentare la fine delle divisioni dell’Europa causate dai totalitarismi del Novecento. Deve rappresentare l’inizio di un’Europa dalle forti istituzioni comuni, capace di assicurare la pace, la sicurezza e la prosperità ai suoi cittadini, capace di una propria forte politica economica per lo sviluppo, ma anche capace di esprimersi con una voce sola e di assumersi autonome responsabilità politiche e militari.

 

Berlusconi ha aggiunto che bisogna mettere da parte gli interessi particolari. Sull'altro fronte troviamo Spagna e Polonia, che non intendono rinunciare al sistema di voto ponderato previsto dal Trattato di Nizza per i Consigli, mentre la bozza prevede un sistema che concede maggiore peso ai Paesi più popolosi. Non ultimo, le radici cristiane dell’Europa. Il vicepresidente Fini ha chiesto che vi sia un riferimento chiaro, “perché - ha detto – c’è una maestosità nella Chiesa in cui un politico cattolico trova ispirazione”. Il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, ha aggiunto che serve una Costituzione snella e che dunque è stato proposto di ridurre in modo notevole il numero delle materie per le quali serve il voto all'unanimità. Per Prodi è poi irrealistico un referendum sulla Costituzione e per ogni Paese serve un commissario. Insomma, nelle prossime ore vedremo se un’intesa è stata trovata.

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In primo piano, nel confronto della Conferenza intergovernativa, c’è quindi il nuovo assetto di poteri dell’Unione europea. Un cambiamento, che si rivela necessario per far fronte alle sfide di un’organizzazione a 25 Stati. La configurazione della nuova struttura inciderà, così, sugli attuali organismi a partire dalla Commissione di Bruxelles, finora cuore pulsante dell’amministrazione continentale. A sottolinearlo è la prof.ssa Maria Rita Saulle, docente di diritto internazionale all’ateneo romano “La Sapienza”:

 

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R. - Indubbiamente la Commissione dovrebbe, secondo l’attuale progetto, vedere ridotto il numero dei suoi componenti e questo ha come risultato di dare alla Commissione una rilevanza un po’ inferiore rispetto a quello attuale. Resta il valore della Commissione come motore dell’Europa, così come era inizialmente. Tuttavia, assume un ruolo importante  il presidente dell’Unione Europea che è nominato dal Consiglio europeo. Ci troviamo di fronte a certi cambiamenti istituzionali di notevole valore.

 

D. - Tra i capitoli ancora oggetto di acceso dibattito: la ponderazione dei voti in seno al Consiglio Europeo e il numero dei commissari europei. In questi ambiti emergono contrasti dettati dagli interessi nazionali. Su quali presupposti potrà essere trovato un compromesso?

 

R. - Innanzitutto, occorrerebbe che questo testo venisse modificato quasi per nulla. Sono dell’idea che come l’Europa è cresciuta da sola in questi anni con poche strutture e  norme appena necessarie per farla vivere, così questa Costituzione segni un passaggio epocale, perché va ad includere nell’Unione Europea Stati che un tempo appartenevano sia sul piano politico, sia su quello economico ad altri settori dell’Europa. Ha un valore epocale nel senso che segna un cambiamento, segna un allargamento. Questa costruzione europea che ha riguardato i primi sei Paesi è andata crescendo a volte al di fuori e al di là di ogni aspettativa. Quindi è auspicabile che ciò accada anche in futuro.

 

 

D. - In molti, negli ultimi tempi, hanno lamentato una mancanza di efficacia dell’Europa sullo scenario internazionale. Quali sono le innovazioni previste dalla Costituzione per dare maggiore forza alla politica estera del Vecchio Continente?

 

R. - La presenza di un ministro degli Esteri, che dovrebbe affiancare il presidente del Consiglio. Quindi c’è  questa figura che implica, però, una coesione sul piano della politica estera oltre che della difesa, della sicurezza, affari interni, eccetera. Questa è forse la nota più delicata in quanto ci sono sempre state, almeno finora, delle posizioni che potevano non essere coese, ma si tratterà di superare, di rendersi conto che soltanto se l’Europa cresce unitariamente - e attraverso questa Costituzione può compiere sicuramente dei passi in avanti - soltanto in quel caso noi ci proporremo, sulla scala mondiale, con una veste veramente importante.

 

D. - L’attenzione dell’opinione pubblica è concentrata sul nuovo assetto dei poteri dell’Europa a 25, ma quanto la futura Costituzione inciderà sulla politica sociale ed economica dell’Unione?

 

R. - La futura Costituzione si pone sull’impianto del Trattato di Roma, che partiva dalla funzione primaria della Comunità Economica Europea come ente per regolare la concorrenza. A quell’epoca la politica sociale è stata un risultato della politica della concorrenza e poi è avanzata da sola con passi a volte giganteschi. Tutto questo, però, non si può pensare che venga distrutto dall’attuale Carta, al contrario questa non contiene nessuna norma transitoria che per esempio abroghi tutte le direttive e regolamenti in materia sociale. Certo, il discorso può cambiare se da un punto di vista economico la situazione dell’Europa dovesse andare a peggiorare.

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LA POLITICA ESTERA STATUNITENSE DOPO L’11 SETTEMBRE IN PRIMO PIANO ALL’INCONTRO,

IN CORSO A CAMALDOLI, SUL TEMA “DIO E IL CONFRONTO DELLE CIVILTA’”, PROMOSSO DALLA RIVISTA “IL REGNO”

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

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Una riflessione sulle ragioni ed i valori che sono dietro alle scelte di politica estera statunitense dopo l’11 settembre ha animato la seconda giornata dei lavori dell’incontro su “Dio ed il confronto delle civiltà”, organizzato a Camaldoli dal quindicinale ‘Il Regno’. Molto significativa è stata la testimonianza del cardinale Pio Laghi, che ha riferito in dettaglio i particolari della sua missione a Washington e del suo incontro con Bush il 5 marzo scorso per scongiurare la guerra in Iraq.

 

“In quelle ore drammatiche - ha raccontato Laghi - ho trovato un Bush molto sicuro di sé, quasi illuminato da una missione superiore di crociata del bene contro il male. Sono venuto non solo per ascoltare, ma anche per essere ascoltato” disse Laghi a Bush in quell’incontro “ma - commenta lo stesso cardinale - ci siamo trovati divisi sulla diagnosi e sulle terapie da utilizzare”. L’impressione era che Bush avesse ormai deciso. “Un generale - riferisce Laghi - mi disse: stia tranquillo che quello che dobbiamo fare lo faremo presto e bene”. “A posteriori – commenta il cardinale – possiamo dire che le preoccupazioni del Papa, espresse allora dalla Santa Sede e dai vescovi, erano fondate”.

 

Il politologo statunitense John Harper ha fatto eco alle parole del cardinale “penso che  la dottrina della guerra preventiva pronunciata un anno fa sia stata smentita dalla guerra in Iraq – ha detto Harper – non solo perché le famose armi di distruzione di massa non si trovano, ma perché, invece di intimidire gli altri membri dell’asse del male, l’intervento americano in Iraq ha spinto l’Iran ad accelerare il suo programma nucleare. Penso che nei prossimi anni – ha suggerito Harper – si comincerà a rispolverare la lezione di Henry Kissinger, l’obiettivo della politica estera americana, diceva Kissinger, non può essere la trasformazione della società altrui”.

 

“Gli Stati Uniti sono ormai sulla via di Damasco – ha osservato Andrew Moravcsik – docente all’Università di Harvard – non solo sulla via geografica verso Damasco, ma anche su quella metaforica. Gli Stati Uniti stanno imparando la tragica lezione che Atene imparò sotto Pericle oltre 2000 anni fa in Sicilia, cioè, che è più costoso per una potenza imperiale conservare un Impero, piuttosto che conquistarlo”.

 

Da Camaldoli, per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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CHIESA E SOCIETA’

4 ottobre 2003

 

 

MIGLIAIA DI PELLEGRINI OGGI AD ASSISI

PER LE CELEBRAZIONI LITURGICHE IN ONORE DI SAN FRANCESCO

- A cura d Alessandro De Carolis -

 

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ASSISI. = Nel cuore umbro dell’Italia, che parla al mondo della pace, un invito alla “concordia” anche per la classe politica e alla società italiana, sulla scorta di quanto affermato lo scorso anno da Giovanni Paolo II, nel corso della storica visita a Montecitorio. Un invito levato dal presidente della Camera dei deputati italiana, Pier Ferdinando Casini, dal balcone del Sacro convento prospiciente alla piazza della Basilica di Assisi, nel giorno dei festeggiamenti e della memoria liturgica di San Francesco. Un 4 ottobre denso come sempre di avvenimenti e di riti, quello di oggi, aperto questa mattina alle 10, sotto i celebri affreschi di Giotto, dalla Messa solenne presieduta dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Salvatore De Giorgi, e concelebrata dal vescovo di Assisi, Sergio Goretti, e dai ministri generali e provinciali delle Famiglie francescane. Circa tremila i fedeli e i pellegrini presenti, in larga parte assiepati all’esterno dove, sotto un cielo nuvoloso ma senza pioggia, hanno potuto seguire su maxischermo la celebrazione della Messa. Quest’anno è stata la Sicilia, rappresentata dal presidente regionale Salvatore Cuffaro, ad offrire, a nome di tutta la Penisola, l’olio per la lampada votiva. Nel suo discorso in onore del Patrono d’Italia - secondo la consuetudine che dal 1939 vede presente, nel giorno di San Francesco, un rappresentante delle istituzioni italiane – il presidente della Camera Casini ha richiamato politici e cittadini ai valori fondamentali della democrazia: “Rispetto e tolleranza, dialogo ed apertura alla diversità, umiltà e determinazione a favore dell' uomo”. Le “vane dispute di parole, gli atteggiamenti che portano ad inutili ed improduttive divisioni – ha osservato Casini - sono ostacolo costante ed insidioso all’edificazione di una comunità capace di crescere nell’amore”. Tra gli appuntamenti del pomeriggio, ricordiamo la celebrazione dei Vespri che si terrà alle 16, nella Basilica inferiore, presieduta dal nunzio apostolico in Italia, l’arcivescovo Paolo Romeo. (A.D.C.)

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IL VANGELO E IL CORANO AL CENTRO DEL PRIMO SIMPOSIO ISLAMO-CRISTIANO IN CORSO A ISTANBUL,

OSPITATO NELLA CASA DI ACCOGLIENZA DEI CAPPUCCINI DI PARMA

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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ISTANBUL. = I partecipanti al primo Simposio islamo-cristiano, che si tiene dal 2 ottobre scorso a Istanbul, nella casa di accoglienza dei Frati Minori Cappuccini di Parma, stanno avendo la possibilità di conoscere più da vicino i Vangeli e il Corano. Non per nulla il tema del Simposio è: “Conoscersi per rispettarsi”. Essi hanno così appreso che, nonostante alcune diversità, e talune radicali, tra Corano e Vangeli, ci sono molte somiglianze, perché ambedue contengono la Parola rivelata da Dio e sono stati trasmessi prima oralmente e poi per iscritto, perché non subissero manipolazioni e non venissero dimenticati. Se i musulmani – ne sono presenti una cinquantina, in gran parte studenti – hanno appreso che il concetto cristiano della rivelazione è diverso dal loro e che i cristiani non sono quello che essi dicono, e cioè la famosa gente del Libro, ma uomini che credono nella Parola di Dio incarnata in Cristo, i cristiani hanno conosciuto una infinità di particolari relativi alla rivelazione fatta al profeta, per mezzo dell’angelo Gabriele, in un periodo di 23 anni; l’assoluta attendibilità del testo originale, che inizialmente fu imparato a memoria, e poi scritto perché non fosse manipolato a andasse perduto. La redazione definitiva del Corano fu fatta ai tempi del califfo Osman, verso il 630. Delle sette copie preparate: quattro sono state distrutte dagli incendi e delle tre rimaste, una si conserva a Istanbul, una a Londra e l’altra a Tackent, in India. Notizie marginali, forse, ma che hanno creato negli uditori un clima di serenità nuova, fatto di sguardi compiacenti, riservata alla scoperta di amici nuovi. Un particolare significativo ha riguardato l’accenno fatto alla Madonna, di cui si parla più volte nel Corano, e sempre con termini teologicamente esatti e letteralmente poetici. Alla domanda se la Vergine può essere un anello di congiunzione e di intesa fra musulmani e cattolici, l’oratore ha risposto: “Dio lo voglia”.

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SECCO NO DELLE NAZIONI UNITE AD UNA REVISIONE DEI CONFINI TRA ETIOPIA

 ED ERITREA, RICHIESTA DAL GOVERNO DI ADDIS ABEBA. SALE LA TENSIONE

TRA I DUE PAESI DEL CORNO D’AFRICA, A TRE ANNI DALLA FINE DEL CONFLITTO,

 CHE HA PROVOCATO LA MORTE DI 90 MILA PERSONE

 

NEW YORK. = Le Nazioni Unite hanno respinto la richiesta dell’Etiopia di rivedere i confini fissati dalla commissione internazionale di arbitraggio al termine del conflitto con l'Eritrea – tra il 1998 e il 2000 – costato la vita a circa 90 mila persone. A renderlo noto il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Una sola, secca, pagina di risposta alle richieste di revisione avanzate dal premier etiopico Meles Zenawi, circa dieci giorni fa. La richiesta riguardava soprattutto l'attribuzione di Badme, un piccolo villaggio frontaliero, ma di grande valore simbolico essendo il suo controllo ad aver innescatolo scoppio del conflitto. Le intese di Algeri che posero fine, nel dicembre del 2000, al conflitto – dove la diplomazia italiana ebbe un ruolo di primo piano nella mediazione – obbligavano le parti ad accettare le decisioni della commissione di arbitraggio. Questa decise nell'aprile del 2002, ribadendolo nel marzo del 2003, che Badme era eritrea. Ora Addis Abeba chiede una revisione della mappa, mentre l'Eritrea vuole che contro l’Etiopia siano decise sanzioni per la mancata ottemperanza ai protocolli di Algeri. Secondo alcuni osservatori, i due Paesi, economicamente e socialmente in ginocchio, cercherebbero di rivitalizzare l'appoggio dell'opinione pubblica facendo pericolosamente risalire la tensione, mentre restano ancora aperte le ferite del conflitto precedente. (A.G.)

 

 

L’ESPERIENZA MISSIONARIA DI DANIELE COMBONI, TRA TEATRO DI PROSA E MUSICAL AFRICANI,

IN SCENA STASERA E DOMANI ALL’AUDITORIUM ROMANO DI SANTA CECILIA

 - A cura di don Raffaello Lavagna -

 

ROMA.= L’Auditorium romano di Via della Conciliazione ospita da ieri sera una manifestazione che lo riporta alle finalità ecclesiali per cui lo volle Pio XII inaugurandolo. Finalità perfettamente intonata allo spettacolo sul vescovo Daniele Comboni, “Il giorno e la notte”, che sarà canonizzato dal Papa domani mattina. Lo spettacolo costituisce una realizzazione che sta tra il teatro di prosa e il musical, riproponendo la intensa e travagliata vita di Comboni, all’avanguardia nell’opera missionaria, portata soprattutto nell’Africa centrale, che lui amava chiamare la sua “Nigrizia”, con particolare attenzione al Sudan, dove morì pronunciando le profetiche parole: “Morirò io, ma non morirà la missione”. La realizzazione scenica include tamburi, canti e danze africane. Le due ultime repliche sono in programma stasera, alle ore 20.30, e domani, domenica, alle ore 17.00 e alle ore 20.30.

 

 

VENTUNO, TRA MUSEI E CELEBRI SITI CULTURALI, APERTI DOMANI GRATIS

AI DISABILI IN ITALIA, DOVE SI CELEBRA LA GIORNATA PER L’ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

 

ROMA. = Percorsi guidati, anche con l’ausilio di elettroscooter, e poi spettacoli e iniziative in 21 musei e siti italiani di grande interesse culturale. E’ questa l’“ossatura” della Giornata nazionale per l’abbattimento delle barriere architettoniche, proclamata dal presidente del Consiglio dei ministri, che si celebra domani in tutta Italia - nell’ambito dell’Anno europeo dell’handicap - e che permetterà gratuitamente a migliaia di disabili di godere degli inestimabili tesori d’arte custoditi in Italia. Dal Museo delle antichità egizie di Torino, al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, - passando per Galleria degli Uffizi di Firenze, Villa d’Este a Tivoli, o la Reggia di Caserta e decine di altre celebri istituzioni – la Giornata si propone di porre in rilievo quei siti che rivestono un carattere di eccellenza in materia di abbattimento delle barriere architettoniche. Il ministro italiano per i Beni e le Attività Culturali, Giuliano Urbani, sarà domani mattina alla Pinacoteca di Brera a Milano, dove incontrerà le associazioni di volontariato per i disabili e consegnerà alla soprintendente per il Patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico, Maria Teresa Fiorio, due degli otto elettroscooter destinati ai percorsi guidati. L’iniziativa è realizzata dal Segretariato Generale del Ministero in collaborazione con la onlus “Gruppo Angeli” e i Volontari per l’arte iscritti alle associazioni, che da anni offrono la loro gratuita collaborazione nella cura di manifestazioni all’insegna della solidarietà. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

4 ottobre 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq non si arresta lo stillicidio di violenze. Un ex soldato iracheno è rimasto ucciso ed altri sei sono stati feriti stamani, a Baghdad, a causa degli spari delle truppe americane durante una manifestazione organizzata per richiedere il pagamento degli stipendi. Un militare americano, inoltre, è stato ucciso questa mattina, in un attacco perpetrato nella capitale irachena mentre era di pattuglia. Proprio la complessa gestione del dopoguerra nel Paese arabo resta uno dei temi centrali dello scenario politico internazionale. Il Giappone sarebbe pronto a contribuire alle spese di ricostruzione, calcolate in circa 55 miliardi di dollari. L’entità esatta della partecipazione finanziaria dello Stato nipponico dovrebbe essere annunciata il prossimo 17 ottobre dal premier, Junichiro Koizumi, in occasione della visita, a Tokyo, del presidente americano, George Bush. Per sostenere le forze della coalizione Stati Uniti e Corea del Sud stanno inoltre esaminando entità e luoghi di un eventuale dispiegamento di truppe di Seul in Iraq. Intanto negli Stati Uniti rimane sempre acceso il dibattito interno sulla legittimità dell’attacco a Saddam Hussein. Il servizio, da New York, di Paolo Mastrolilli:

 

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“Saddam era un pericolo per il mondo, anche se gli ispettori americani  non hanno ancora trovato le armi di distruzione di massa, usate dalla Casa Bianca come motivazione principale per la guerra”. E’ la risposta venuta da Bush per arginare le polemiche provocate dalla testimonianza al Congresso dell’inviato della Cia, David Kay, proprio mentre la maggioranza comincia a dubitare della necessità di invadere l’Iraq. Il capo della Casa Bianca ha detto che il rapporto di Kay, responsabile della caccia alle armi vietate, è preliminare e ha provato che Saddam aveva intenzione di produrle. Quindi, stava violando le risoluzioni dell’Onu, tenendo in vita i programmi per la creazione di agenti biologici forse chimici. Perciò, secondo Bush, il leader di Baghdad rappresentava una minaccia e la guerra era giustificata. Non la pensano così i leader dell’opposizione democratica, secondo cui l’assenza di armi, dimostra che il pericolo non era imminente e quindi si poteva dare più tempo agli ispettori dell’Onu e alla diplomazia. Intanto, in Iraq continuano gli attacchi contro gli americani, in media almeno 15 al giorno, secondo fonti militari.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Restiamo in Iraq, dove le truppe polacche hanno rinvenuto quattro missili antiaerei di fabbricazione francese, di concezione avanzata e prodotti quest’anno, secondo quanto ha annunciato ieri un portavoce del ministero della Difesa a Varsavia. Immediata smentita della Francia che ha affermato di non aver mai venduto armi del genere a Baghdad.

 

Uniti da comuni interessi in Iraq, Washington e Teheran si stanno riavvicinando e secondo il quotidiano ‘Los Angeles Times’, Stati Uniti e Iran stanno cercando di riprendere i colloqui riservati interrotti nel mese di maggio. Il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha dichiarato che l’amministrazione statunitense “ha ricevuto importanti segnali di apertura dal Paese del Golfo Persico” ma ha anche aggiunto che gli Stati Uniti hanno bisogno di “garanzie assolute sui fini non bellici del programma nucleare iraniano”. Bisogna inoltre registrare che Teheran invierà una propria delegazione alla Conferenza dei Paesi donatori per l’Iraq, prevista il 23 ed il 24 ottobre a Madrid.

 

Da un importante appuntamento politico teso alla ricostruzione dell’Iraq passiamo ora ad un altro incontro che ha avuto come tema il processo di riunificazione tedesca. Per partecipare ad un convegno incentrato sul 13.mo anniversario di questo storico evento, l’ex cancelliere tedesco, Helmut Kohl, il presidente americano dal 1988 al 1992, George Bush senior, e l’ex presidente sovietico Mikhail Gorbaciov si sono incontrati ad Atlanta, in Georgia, dove hanno discusso sulle implicazioni storiche della caduta del Muro di Berlino.

 

Un voto per stabilizzare la Cecenia o un voto che rappresenta “una farsa”. Sono queste le contrastanti visioni del Cremlino e degli indipendentisti caucasici sulle elezioni presidenziali che si svolgeranno domani in Cecenia e che vedono come unico favorito il filorusso Kadyrov. Nella repubblica caucasica la situazione rimane preoccupante anche per lo stato dei diritti umani, come ha denunciato in questi giorni a Mosca Amnesty International. Lo conferma Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty, intervistato da Giada Aquilino:

 

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R. - In Cecenia, fonte di gravi violazioni dei diritti umani, di gravi crimini di guerra commessi sia dalle forze russe che dai miliziani ceceni, non c’è giustizia, non c’è garanzia alcuna per le vittime, che nella gran parte dei casi sono la popolazione civile. E quando dico non c’è giustizia alludo al fatto che su 168 procedimenti aperti in Cecenia contro violazioni di diritti umani, solo 50 abbiano, o stiano avendo in queste settimane, uno sbocco dal punto di vista legale.

 

D. – Cosa chiede Amnesty, in particolare, per la Cecenia?

 

R. – Che ci sia una mobilitazione della comunità internazionale. Chiediamo che vengano fatti processi contro i responsabili di violazioni dei diritti umani; che siano resi pubblici i rapporti del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e vengano attuate le sue raccomandazioni; e che in ogni caso siano aperte delle indagini imparziali su tutte le denunce di crimini di guerra, commessi nella Repubblica cecena.

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Cresce la delusione nella Comunità internazionale per la conclusione della Conferenza sul clima di Mosca dove è stato confermato il rifiuto del Cremlino a ratificare il Protocollo di Kyoto sulla diminuzione dell’emissione dei gas che producono l’innalzamento della temperatura terrestre. Ce ne parla Giuseppe D’Amato:

 

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Quattro giorni di intense discussioni e consultazioni su cui è pesato il congelamento del Protocollo di Kyoto da parte di Vladimir Putin. Il governo russo sta ancora studiando la questione e chiede che i propri interessi economici vengano considerati. A nulla sono, quindi, valse le forti pressioni esercitate su Mosca nelle scorse settimane da europei, canadesi, e giapponesi. Senza la cruciale scelta positiva russa il trattato non può entrare in vigore, lo devono ratificare un numero di Paesi che detengono almeno il 55 per cento delle emissioni gassose. Siamo fermi intorno al 44 per cento. La Russia ha una quota del 17 per cento, mentre gli Stati Uniti di Bush - che ha già detto di no a Kyoto, a causa degli alti costi per la sua applicazione - ha il 36 per cento. Firmato nel ’97 da 84 Paesi, il protocollo di Kyoto mira a tagliare l’emissione dei gas inquinanti, quelli che insomma producono il cosiddetto effetto serra, entro il 2012.

 

Per la Radio Vaticana, Giuseppe D’Amato.

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Il presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, ha annunciato, oggi, la sua intenzione di ricandidarsi per un secondo mandato nelle elezioni 2004. “Ho deciso di rimandare il mio ritiro dalla politica”, ha dichiarato rivolgendosi ad una folla di sostenitori nella sua città natale, Pampanga. Cinquantacinque anni, sposata, tre figli, economista di orientamento liberista, Gloria Arroyo ha assunto la più alta carica di Stato il 20 gennaio 2001 subentrando a Joseph Estrada, il presidente arrestato con l’accusa di corruzione.

 

La felicità non costa nulla e si può vivere con gioia anche dove regnano miseria e povertà. E’ quanto emerge da una ricerca condotta da un’autorevole rivista inglese, “New Scientist”, secondo la quale i nigeriani sono i più felici del mondo. Al secondo posto di questa speciale classifica c’è il Messico e a seguire Venezuela, El Salvador, Porto Rico, Vietnam e Colombia. Tutti Paesi dove, probabilmente, impera una gioia di vivere che la parte del mondo più “progredita” pare aver perso. Nella graduatoria stilata da New Scientist, l’Italia è solamente ventiseiesima ed ha una percentuale di felici assai bassa: appena il 17 per cento. Secondo la ricerca, tra le cose che rendono più felici ci sono l’avere un buon carattere, invecchiare bene, avere amici e fare del bene. Piccolissimo peso sembrano avere, invece, i beni materiali dei quali l’opulento ma meno allegro Occidente non sa fare a meno.

 

 

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