RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 275 - Testo della Trasmissione giovedì 2 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In udienza dal Papa stamani il presidente della Repubblica di Lituania, Paese baltico dalle radici cristiane con una ritrovata vocazione europeista.

 

Il Concistoro del 21 ottobre annunciato dal Santo Padre domenica scorsa, in una nota dell’Ufficio delle Cerimonie Pontificie.

 

Il 25.mo del Pontificato di Giovanni Paolo II visto dalla Congregazione per le Cause dei Santi. Con noi, il cardinale José Saraiva Martins.

 

Nel segno del dialogo ecumenico, inizia stasera a Roma la visita dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Sabato mattina, l’udienza del Papa al Primate anglicano.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le guerre dimenticate, in uno studio della Caritas italiana sulla copertura giornalistica dei conflitti “lontani” emerge l’informazione cattolica. Intervista con il cardinale Roberto Tucci.

 

Con un messaggio pontificio, alla presenza di otto cardinali ed esponenti della Santa Sede, aperto  a Dakar il Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar.

 

La sfida dell’Africa, nuova frontiera di Radio Maria. Un convegno mondiale a Roma sull’emittente cattolica diffusa in quattro continenti. Ai nostri microfoni, padre Livio Fanzaga.

 

CHIESA E SOCIETA’:

“Conoscersi per rispettarsi”. È il tema del primo Simposio islamo-cristiano in corso da oggi a Istanbul e promosso dai Frati Minori Cappuccini.

 

In vista della Conferenza intergovernativa che si terrà a Roma il 4 ottobre, le Ong hanno reso pubblico un documento congiunto nel quale illustreranno le loro preoccupazioni sul progetto Costituzione europea.

 

Riunito da oggi a Vilnius, in Lituania, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee.

 

Si è aperta ieri a Roma, nella sede Fao, la IX Conferenza europea sulla nutrizione.

 

Il Premio Nobel per la Letteratura, al romanziere sudafricano Michael Coetzee.

 

Sarà presentato oggi pomeriggio, a Roma, un volume che propone l’omaggio di 20 cardinali a Maria.

 

24 ORE NEL MONDO:

Violenti scontri in Pakistan fra l’esercito ed Al-Qaeda: almeno 20 le vittime.

 

Contro la costruzione del muro, i palestinesi chiedono aiuto al Quartetto.

 

Cresce la tensione in Cecenia, a 48 ore dalle presidenziali.

 

Al via a Teheran le nuove ispezioni dell’Aiea. L’Iran assicura: nucleare solo a scopi civili.

 

Netta affermazione del partito di Kagame, nelle presidenziali in Rwanda.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

2 ottobre 2003

 

 

IN UDIENZA DAL PAPA, IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA LITUANA,

ROLANDAS PASKAS, ALLA GUIDA DI UNO STATO

CHE NEL 2004 ENTRERA’ NELL’UNIONE EUROPEA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina il presidente della Repubblica di Lituania, il 46.enne Rolandas Paskas, accompagnato dalla moglie e dal seguito. Il capo di Stato lituano è in carica dal gennaio di quest’anno, quando superò al ballottaggio il presidente uscente, Algirdas Adamkus. Paskas – ricevuto stamani anche dal presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi – aveva ricoperto in precedenza le cariche di premier e di sindaco della capitale, Vilnius. L’incontro, come riferiscono fonti giornalistiche ammesse nel Palazzo apostolico, è durato circa quindici minuti e si è concluso con il tradizionale scambio dei doni. Al Pontefice è stata donata una statua in bronzo della Madonna.

 

Nel referendum del 12 maggio scorso, la popolazione del piccolo Stato baltico ha votato a stragrande maggioranza (circa il 90 per cento) l’adesione all’Unione Europea, nelle cui strutture la Lituania entrerà nel 2004, con il primo gruppo di Stati dello scacchiere orientale del continente. Ma, parallelamente alla crescita socioeconomica, anche la Chiesa locale registra un notevole fermento, come ci descrive nel suo servizio Alessandro De Carolis:

 

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L’ultimo dei Paesi baltici ad abbracciare il cristianesimo, ma anche l’unico a rimanere fedele alla Chiesa di Roma durante la riforma luterana. Così nel 2000, durante il pellegrinaggio nazionale a Roma per il Giubileo, Giovanni Paolo II definì la Lituania, ricordandone in quel contesto la ritrovata vocazione europeista, dopo l’epoca della persecuzione comunista, e invitandola a “contribuire al rinnovamento spirituale dell’Europa e alla riconciliazione tra i popoli”.

 

Nel cuore dei lituani è rimasto scolpito il viaggio che nel settembre del ’93 il Papa compì nelle Repubbliche baltiche. Tra le tante immagini, quella della Messa celebrata il 7 settembre nei pressi della Collina delle croci, nella pianura di Siauliai, fece il giro del mondo per la sua forte carica simbolica, di sofferenza e insieme di speranza. Tra quella foresta di croci di ogni dimensione – piantate fin dall’epoca zarista, sradicate dai comunisti e nuovamente piantate con l’avvento dell’indipendenza nazionale – Giovanni Paolo II volle salutare “tutti i popoli dell’Europa cristiana”, indicando loro nella Croce il simbolo di una redenzione non solo spirituale.

 

Oggi, dal punto di vista ecclesiale, i 2 milioni e 800 mila cattolici lituani costituiscono l’82% della popolazione totale. La Chiesa locale conta 14 vescovi, circa 800 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, distribuiti in 670 parrocchie. Le religiose sono 750 e oltre 2 mila catechisti. Una vasta comunità impegnata a realizzare il mandato giubilare del Papa: “Approfondire la conoscenza del Concilio Vaticano II, per tradurre i suoi insegnamenti nel concreto della vita ecclesiale e sociale, a partire dalle vostre famiglie  e dalle vostre parrocchie”.

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IL CONCISTORO DEL 21 OTTOBRE PER LA CREAZIONE DI 30 NUOVI CARDINALI.

NOTA DELL’UFFICIO DELLE CERIMONIE PONTIFICIE

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il Concistoro ordinario pubblico per la creazione di trenta nuovi cardinali, annunciato dal Papa all’Angelus di domenica scorsa, si svolgerà martedì mattina 21 ottobre alle ore 10.30 sul sagrato della Basilica Vaticana. Questo ed altri particolari sull’importante avvenimento sono contenuti in una notificazione diffusa questa mattina dall’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie.

 

Le tradizionali visite di cortesia ai nuovi cardinali – precisa pure la nota firmata dall’arcivescovo Piero Marini – si svolgeranno sempre martedì 21 ottobre, dalle ore 16.30 alle ore 18.30, nei luoghi che come è consuetudine saranno a suo tempo indicati.

 

Il giorno successivo, mercoledì mattina 22 ottobre alle ore 10.30, in Piazza San Pietro, avrà luogo la solenne Cappella Papale, durante la quale il Santo Padre presiederà la concelebrazione della Santa Messa con i nuovi porporati, ai quali consegnerà l’anello cardinalizio.

 

 

ALTRE UDIENZE E RINUNCIA CON SUCCESSIONE IN VIETNAM

 

Nel corso della mattinata, il Papa ha ricevuto in successive udienze tre vescovo delle Filippine, in visita “ad Limina”, e il ministro degli Esteri d’Australia, Alexander Downer, con le persone del seguito.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Long Xuyen, in Vietnam, presentata dal vescovo mons. Jean Baptiste Bui Tuan, per raggiunti limiti di età. Gli subentra il vescovo mons. Joseph Tran Xuan Tiéu, coadiutore della stessa diocesi vietnamita.

 

 

IL 25.MO DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II, IL PAPA DELLA SANTITA’

Intervista di Giovanni Peduto col cardinale prefetto della Congregazione

per le Cause dei Santi, José Saraiva Martins -

 

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Uno degli aspetti salienti di questo Pontificato è stato quello del grande numero di beatificazioni e canonizzazioni che si sono avute nel corso di questi 25 anni. Con noi oggi il cardinale prefetto della Congregazione per le cause dei Santi, José Saraiva Martins:

 

D. – Eminenza, che cosa ricorda del giorno in cui il cardinale Wojtyla è stato eletto Papa?

 

R. - Risuonano ancora nelle nostre orecchie le parole da lui pronunciate, in quell’indimenticabile 16 ottobre 1978, dalla Loggia della Basilica di San Pietro: “Non abbiate paura. Aprite le porte a Cristo”. Queste parole, con cui il cardinale Karol Wojtyla, appena eletto Papa, si è presentato alla Chiesa e al mondo come il nuovo Successore di Pietro, illuminano tutto il suo Pontificato.

 

D. – Straordinaria l’attività pastorale di questo Papa…

 

R. - Un Pontificato quanto mai intenso e fecondo, quello del Papa ‘venuto da lontano’. Nell’arco di tutti questi anni, egli ha esercitato una instancabile ed efficace azione pastorale a tutti i livelli della Chiesa e della società del nostro tempo. I suoi numerosi pellegrinaggi apostolici ne sono una delle più perfette espressioni. Sulla scia di Paolo, anche questo Papa si è messo in cammino per il mondo, per annunciare il Vangelo a tutti gli uomini e a tutti i popoli. Egli è stato così il primo missionario della Chiesa.

 

D. – Un Papa sempre vicino all’uomo…

 

R. – Certamente. Credo che una delle caratteristiche del Pontificato di Papa Wojtyla, sia proprio la sua vicinanza all’uomo di oggi. Nell’Enciclica programmatica “Redemptor hominis” il nuovo Pontefice affermava che “l’uomo è la via della Chiesa”. In piena sintonia con questa affermazione, il Papa, in un mondo complesso e travagliato come il nostro, è stato sempre vicino all’uomo, ai suoi problemi, difendendo sempre, con grande vigore e coraggio, in nome del Vangelo, la dignità della persona umana, i suoi diritti fondamentali e, quindi, sacri e intangibili. L’offesa all’uomo è, e sarà sempre, un’offesa a Dio suo Creatore.

 

D. – Giovanni Paolo II, non possiamo dimenticarlo, si è tanto prodigato per la pace… E’ un vero costruttore di pace…

 

R. - Non si può dimenticare quanto ha fatto questo Papa per la pace tra gli uomini e tra i popoli. I suoi messaggi annuali sulla pace sono stupende lezioni su tale prezioso dono che Cristo, il Principe della pace, è venuto a portare nel mondo. E i suoi frequenti ed appassionanti appelli alla pace fondata sulla verità, la giustizia, l’amore ed il perdono, sono altrettanto forti richiami all’obbligo che incombe su tutti di essere dei veri e convinti costruttori di pace.

 

D. – Ma possiamo dire, senza tema di smentita, che Giovanni Paolo II passerà alla storia anche come il Papa della santità?

 

R. – Credo proprio di sì, anzi, vorrei proprio sottolineare, come prefetto del Dicastero per le Cause dei Santi, questo aspetto essenziale del Pontificato di Giovanni Paolo II: la santità. Quello della santità è, senza dubbio, uno degli argomenti portanti del magistero dell’attuale Pontefice. La valorizzazione di essa, sia a livello teologico che pastorale, è stata sempre, sin dall’inizio del suo Pontificato, uno dei punti basilari del suo ministero petrino. La santità, ricorda spesso il Papa, appartiene alla stessa natura della Chiesa, al suo Dna. E’ uno dei suoi elementi costitutivi. La Chiesa di Cristo è chiamata ad essere la ‘Chiesa del grembiule’ (vesc. Bello), ossia dell’azione del servizio pastorale ai fratelli, ma è chiamata anche, e prima ancora, ad essere la ‘Chiesa della santità’. A suscitare questa santità è finalizzata tutta l’attività pastorale della Chiesa: “Non esito a dire - si legge nella ‘Nova Millennio ineunte’ - che la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale della Chiesa è quella della santità”. Il Papa dice ancora che il primo dovere dei pastori è quello di suscitare la santità nei fedeli, quindi penso che meritatamente questo Papa passerà alla storia anche come il Papa della santità. La nostra gioia per il 25.mo di Pontificato dell’attuale Pontefice, il Papa della santità, si fa preghiera perché il Signore gli dia ancora molti anni di vita. La Chiesa e il mondo hanno ancora bisogno della sua testimonianza profetica, del suo slancio apostolico e del suo ricco e fecondo magistero. “Dominus conservet eum”.

 

Con le 5 beatificazioni già programmate per il prossimo 9 novembre, Giovanni Paolo II fino a tutto il 2003 avrà proclamato 1.320 Beati. Con le canonizzazioni di domenica prossima, 5 ottobre, saranno 477 i Santi  dichiarati dal Pontefice.

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NEL SEGNO DEL DIALOGO ECUMENICO, INIZIA STASERA A ROMA LA VISITA

DELL’ARCIVESCOVO DI CANTERBURY, ROWAN WILLIAMS.

SABATO MATTINA, L’INCONTRO CON IL PAPA IN VATICANO

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

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Una visita che è il segno della volontà di continuare a operare insieme verso il traguardo della piena comunione: animata da questo spirito ecumenico, inizia oggi la visita a Roma dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Il presidente della comunione anglicana arriverà stasera - proveniente da Londra - alle ore 21.05 all’aeroporto Leonardo da Vinci, dove sarà ricevuto dal cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani. L’arcivescovo - informa una nota del dicastero vaticano - si tratterrà a Roma, sino al pomeriggio di domenica 5 ottobre, e verrà accompagnato nella visita dalla consorte, signora Jane Williams, da suoi collaboratori diretti, da responsabili a livello della Comunione Anglicana e dell’Anglican Communion Office, ancora da rappresentanti della Comunione Anglicana in Europa. Sarà inoltre accompagnato dal cardinale Murphy-O’ Condor, arcivescovo di Westminster.

 

Nella mattinata di domani, l’arcivescovo Williams sarà impegnato in conversazioni con il presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani e il presidente del dicastero per il Dialogo Interreligioso, l’arcivescovo Fitzgerald. Quindi, nel pomeriggio, parteciperà con vari esponenti cattolici ad una tavola rotonda presso il Centro Anglicano. La sera, infine, il cardinale Kasper offrirà una cena in onore della delegazione anglicana presso la Domus Sanctae Marthae in Vaticano. Sabato mattina, il momento centrale della visita: dopo una sosta di preghiera nella Basilica Vaticana, infatti, alle ore 11 il primate anglicano sarà ricevuto dal Papa in udienza al Palazzo Apostolico. Nel pomeriggio, poi, l’arcivescovo Williams presenzierà alla cerimonia di insediamento ufficiale del nuovo direttore dell’Anglican Centre di Roma, il vescovo John Flack. Il Centro è stato inaugurato nel 1966. Da allora, il suo direttore svolge l’incarico di rappresentare presso la Santa Sede l’arcivescovo di Canterbury ed i primati della comunione anglicana. Negli anni, ha sempre rappresentato un valido strumento per promuovere le relazioni tra cattolici ed anglicani.

 

Domenica 5 ottobre, dopo l’eucaristia presieduta presso la All Saints’ Anglican Church di via del Babuino, l’arcivescovo partirà alla volta di Londra. Il dr. Rowan Williams, già primate anglicano della Chiesa del Galles, è stato nominato 104.mo arcivescovo di Canterbury nel luglio del 2002 ed intronizzato nel febbraio di quest’anno, succedendo all’arcivescovo George Carey. In tale occasione, l’arcivescovo Williams mise l’accento sull’importanza della continuità delle relazioni e del dialogo teologico tra Chiesa cattolica e comunione anglicana. Un dialogo che si svolge attualmente tramite due strutture l’Arcic, commissione mista cattolica-anglicana e la Iarccum, commissione per l’Unità e la Missione. L’Arcic, attiva da oltre 30 anni, ha concentrato la sua ricerca su temi teologici controversi tra cattolici ed anglicani, pubblicando numerosi documenti. Tra breve, l’organismo ecumenico finalizzerà un ulteriore documento sul ruolo di Maria nella vita e nella dottrina della fede della Chiesa, con l’auspicio di raggiungere un significativo progresso nella comune comprensione dell’argomento.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione in Medio Oriente: il Governo israeliano approva l'estensione del muro di separazione con la Cisgiordania.

 

Nelle vaticane, una pagina dedicata alle iniziative pastorali nell'ambito dell'Anno del Rosario.

Due pagine sul cammino della Chiesa in Italia, con articoli che illustrano l'attività delle varie diocesi.

 

Nelle estere, riguardo all'Iraq, pronta la risoluzione degli Usa sul processo di ricostruzione; un articolo di Gabriele Nicolò sull'emergenza alimentare che, nel Paese asiatico, affligge milioni di persone.

Liberia: sparatoria a Monrovia mentre si avvia la missione Onu.  

 

Nella pagina culturale, un contributo di Francesco Licinio Galati dal titolo "Rappresentare il sacro in un contesto secolare": tema centrale della narrativa di Flannery O'Connor

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il Ddl Gasparri ed il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

2 ottobre 2003

 

 

GUERRE DIMENTICATE: UNO STUDIO DOCUMENTA LA COPERTURA GIORNALISTICA IN ITALIA DI CONFLITTI ‘LONTANI’,

DAI NOSTRI INTERESSI. BOCCIATE LE PRINCIPALI TESTATE QUOTIDIANE, ASSOLTA LA STAMPA CATTOLICA

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Le guerre dimenticate, ovvero ignorate dal grande pubblico nel mondo, perché i circuiti della stampa internazionale, le agenzie, i principali quotidiani, le riviste, le televisioni e le radio non ne danno notizia, o se ne occupano saltuariamente e marginalmente. Nel 2001 sono state 24 le guerre che hanno devastato il Pianeta, 25 l’anno prima, mentre nei 10 anni precedenti, dalla caduta del Muro di Berlino, ben 57 conflitti hanno attraversato con il loro carico di morte, distruzione ed odio 45 Paesi diversi. Una delle vergogne del nostro tempo, come ha sottolineato tante volte il Papa. Una realtà drammatica che ogni giorno – anche se non ci pensiamo - affligge decine di milioni di persone, sotto il dominio delle armi, a volte per mesi, anni, decenni. Eppure dai nostri giornali non sappiamo quasi nulla di queste guerre, come documenta una ricerca che è stata condotta dalla Caritas italiana, in collaborazione con le riviste “Famiglia Cristiana” ed “Il Regno”, con il supporto scientifico dell’Istituto universitario europeo di Firenze. Uno studio davvero interessante, che premia peraltro la stampa cattolica. Rosario Tronnolone del nostro programma “One o five live” ne ha parlato stamane con il cardinale Roberto Tucci.

 

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R. - Quello che mi ha sorpreso piacevolmente è che tra i dati si dice questo: “L’analisi qualitativa dimostra che tra le diverse emittenti radiofoniche spicca per completezza d’informazione Radio Vaticana”. E poi si fa anche un elogio meritato dell’Avvenire. Esaminando per dieci settimane i cinque conflitti presi a campione, dal punto di vista delle frequenze su quattro quotidiani nazionali, Avvenire è l’unica testata che abbia riportato informazioni su tutti i conflitti, lasciando a distanza, con 33 articoli: La Repubblica, con 8 articoli, Il Corriere della Sera, con 7 articoli e La Stampa, con 4 articoli”. Mi fa piacere questo, perché dimostra in fondo che la fede cattolica ci apre all’universalità e ci apre alla compassione di tutte le sofferenze umane, senza distinzioni di importanza di Paese, di etnia, di religione e così via. Ma rimane che le televisioni, i grandi organismi di stampa, le agenzie di stampa, non danno lo stesso rilievo alle guerre, ma si concentrano su quelle guerre che implicano le grandi potenze. Per esempio, di quello che succede in Sudan pochi ne parlano, di quello che succede in Sri Lanka pochi ne parlano, di quello che succede in Cecenia, nonostante sia implicata la Russia, se ne parla ogni tanto, ma non con grande attenzione, con grande rilievo. Ma ce ne sono tante altre di guerre, purtroppo, dimenticate.

 

D. – Nel nostro mondo, ciò che non è visibile è praticamente quasi inesistente…

 

R. – Questa è una giusta considerazione che, però, fa capire quanto sia in fondo partigiana l’informazione del nostro mondo, dei Paesi che stanno meglio, dei Paesi del mondo occidentale, sia nordamericano, sia europeo. Noi non ce ne accorgiamo, ma abbiamo una visione un poco razzista anche nell’informazione.

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RUOLO DELLA CHIESA, VALORI UMANI E RELIGIOSI,

LOTTA CONTRO L’AIDS AL SIMPOSIO DEI VESCOVI D’AFRICA E MADAGASCAR

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

Alla presenza di 8 cardinali africani, tra i quali Bernardin Gantin, decano emerito del collegio cardinalizio, e Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, di mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, di mons. Agostino Marchetto segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e del nunzio apostolico in Senegal, mons. Giuseppe Pinto, che ha letto un messaggio del Papa, si sono aperti ieri a Dakar i lavori della 13.ma Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam).

 

Tra le autorità civili erano presenti il primo ministro senegalese, in rappresentanza del Capo dello Stato momentaneamente assente, i membri del governo, del corpo diplomatico e di diverse organizzazioni internazionali e della giunta municipale di Dakar. Inoltre c’erano delegati dell’islam e delle Chiese protestanti. Dal Senegal, il servizio di padre Joseph Ballong, responsabile del Programma francese africa della nostra emittente.

 

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Nel suo discorso di benvenuto l’arcivescovo di Dakar, mons. Theodore-Adrian Sarr, ha soprattutto sottolineato il carattere sereno di collaborazione che caratterizza le relazioni tra la Chiesa cattolica e lo Stato laico del Senegal, che riconosce e rispetta il ruolo delle confessioni religiose del Paese, dove l’islam è maggioritario con più del 95 per cento. E’ intervenuto, poi, il segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, mons. Robert Sarah. Egli ha insistito sul fatto che ormai la Chiesa è a casa sua in Africa, è africana e fa parte integrante della storia del continente. La Chiesa ha arricchito l’Africa con la ricchezza della rivelazione del Dio unico e l’Africa ha arricchito la Chiesa con i suoi valori culturali e religiosi e con la testimonianza di santità di molti dei suoi figli.

 

Dopo aver richiamato l’urgenza dell’inculturazione e della missione, mons. Sarah, ha esortato i vescovi ad impegnarsi di più in una pastorale che aiuti a ridare all’africano la sua dignità e il senso profondo della vita. Dal canto suo, l’intervento del presidente del Secam, mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani nella Repubblica Democratica del Congo, ha evocato il secondo tema all’ordine del giorno di questa plenaria, cioè il problema dell’Aids, per dire che non è solo un problema medico, ma per i vescovi è un grande problema pastorale nella sua prevenzione, nella cura della malattia e nell’accompagnamento umano e spirituale del malato.

 

Infine, il primo ministro del Senegal, nel suo intervento di benvenuto, ha soprattutto sottolineato che il governo del Senegal ha fatto sue molte delle preoccupazioni dei vescovi africani, contenute nel loro messaggio della XII Assemblea plenaria del Secam, tenuta a Rocca di Papa nel 2000. Ha, dunque, citato gli sforzi del governo per promuovere e garantire le libertà fondamentali: il rispetto ed il consolidamento di uno Stato di diritto in Senegal, il grande impegno di lotta contro l’Aids, che ha già dato risultati molto significativi in Senegal, dove il numero dei sieropositivi è diminuito molto. Dopo aver ascoltato i diversi messaggi di alcuni dicasteri romani e di una delegazione di tre vescovi della Conferenza episcopale degli Stati Uniti d’America, i quali hanno annunciato di voler intensificare la collaborazione con i vescovi africani e hanno annunciato anche un contributo di 50 mila dollari per aprire una struttura per la lotta contro l’Aids, questa prima giornata si è conclusa con la celebrazione eucaristica solenne, in serata, in una parrocchia della città.

 

Da Dakar, in Senegal, Joseph Ballong, Radio Vaticana.

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RADIO MARIA E L’AFRICA. AL CONVEGNO MONDIALE DI WORD FAMILY, A ROMA,

SI AFFRONTA LA SFIDA DEL CONTINENTE NERO E SI TRACCIANO BILANCI:

L’EMITTENTE CATTOLICA NATA NEL 1983 OGGI È PRESENTE IN 4 CONTINENTI

 

“Una Radio, una missione” questo il tema del secondo Convegno mondiale  dell’associazione World Family of Radio Maria, che si è aperto a Roma il 30 settembre. Mons. Michael Fitzgerald, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Inter-Religioso, ha dato inizio ai lavori che termineranno domani. Presenti le delegazioni e i rappresentanti di oltre 40 Paesi nel mondo, assieme ad alcuni volontari della sede romana di Radio Maria Italia. L’incontro rappresenta un momento di verifica e di gioia per questa realtà mondiale nata nel 1983 in una parrocchia in provincia di Como che si prefigge il compito, di diffondere il messaggio evangelico usando tutte le potenzialità del mezzo radiofonico. Oggi Radio Maria è un'emittente presente in più di 30 nazioni ed ogni giorno si rivolge a milioni di ascoltatori in 13 lingue. Ma entriamo nel vivo del convegno. Lo facciamo con il direttore di Radio Maria, padre Livio Fanzaga, al quale Massimiliano Menichetti ha chiesto di presentare gli obiettivi fino ad oggi focalizzati …

 

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R. – Come priorità la nostra attenzione è rivolta a far sì che ogni Radio Maria del mondo abbia i carismi di Radio Maria Italia. Ciò significa incentrare il lavoro sulla preghiera, poi, naturalmente, l’evangelizzazione, quindi la promozione umana; poiché l’Emittente è fortemente cattolica, in comunione con la gerarchia e con particolare attenzione alla cattedra di Pietro. Tutto questo, naturalmente, ha bisogno di continui approfondimenti e questo convegno, che si tiene ogni tre anni, serve per ritornare continuamente alle sorgenti della Radio.

 

D. – Radio Maria Italia e le tante Radio Maria nel mondo: come vi coordinate?

 

R. – Abbiamo un sistema interno di Internet molto efficace per cui tutti i nostri settori, tutti i direttori sono collegati continuamente, abbiamo investito molto in tecnologia. Io, per esempio, che sono il responsabile della programmazione mondiale posso anche sorvegliare, sentire, vigilare e vedere, per esempio, come trasmette una Radio Maria in America Latina, o un'altra a San Pietroburgo.

 

D. – Come riesce a sopravvivere questa realtà?

 

R. – E’ uno dei temi brucianti del convegno perché finora chi ha finanziato la nascita di tutte le Radio Maria nel mondo è stato il gruppo italiano, il quale, a sua volta, vive delle sole offerte dei fedeli. Noi, dal 1988 ad oggi, abbiamo distribuito 36 milioni di euro, grazie al sostegno degli ascoltatori.

 

D. – Chi vi ascolta cosa cerca?

 

R. – Certamente la consolazione e la forza della preghiera, però cercano anche molta dottrina. Quindi, possiamo dire che la radio, non è soltanto un riferimento per la consolazione ma che è una realtà viva di formazione.

 

D. – Venerdì termina il convengo: quale sarà la vostra prossima sfida?

 

R. – La sfida che intendiamo affrontare in questo triennio è l’Africa, dove ci sono 7 Radio Maria che già funzionano e 7 che stanno per iniziare a trasmettere, ma da quasi tutti i Paesi del continente ci chiedono di essere presenti. E’ il momento di intervenire e di superare le difficoltà economiche, perché lì, non ci sono problemi di frequenze ed è abbastanza facile avere le licenze.

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CHIESA E SOCIETA’

2 ottobre 2003

 

 

“CONOSCERSI PER RISPETTARSI”. E’ IL TEMA

DEL PRIMO SIMPOSIO ISLAMO-CRISTIANO, APERTOSI QUESTA MATTINA AD ISTANBUL

E PROMOSSO DAI FRATI MINORI CAPPUCCINI

- A cura di padre Egidio Picucci -

 

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ISTANBUL. = Con il ricordo degli Angeli, di cui la Chiesa celebra oggi la festa e che il Corano ricorda nella terza sura, è iniziato questa mattina, ad Istanbul, il primo Simposio islamo-cristiano, sul tema “Conoscersi per rispettarsi”. L’iniziativa si deve ai Frati minori cappuccini della provincia di Parma, presenti in Turchia da oltre 70 anni. Avvalendosi della disponibilità al dialogo dell’Università islamica di Marmara, essi hanno preparato insieme ad alcuni professori di questo ateneo una serie di conferenze sulla conoscenza reciproca, “perché – ha detto il professor Faruk Harman, aprendo i lavori – le lotte e le guerre nascono dal fatto di non conoscersi. Essere diversi in nessun modo vuol dire essere nemici”. Le otto relazioni previste presenteranno i libri sacri delle due confessioni religiose: il Corano ed i Vangeli. Da parte musulmana si sta parlando e si parlerà della formazione del Corano, della sua autorità, della sua interpretazione nella comunità musulmana e della sua rivelazione da parte di Dio. Da parte cattolica, padre Maurice Borrmans e padre Roland Meynet tratteranno invece della formazione del genere letterario, della trasmissione e della interpretazione autentica dei Vangeli. I timori della vigilia sulla riuscita del Simposio – nessun dubbio è mai sorto sulla sua opportunità – sono stati cancellati dal più che soddisfacente numero di partecipanti. Sono infatti presenti oltre 70 persone, tra cattolici, ortodossi, armeni, siriaci e musulmani. Tra questi alcuni sono professori e altri studenti, provenienti dalle università di Istanbul, Ankara e Sakarya. Il Simposio si concluderà domenica 5 ottobre, con la partecipazione del nunzio apostolico in Turchia, mons. Edmond Farhat.

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IN VISTA DELLA CONFERENZA INTERGOVERNATIVA

SULLA NUOVA COSTITUZIONE EUROPEA, CHE SI PARE SABATO A ROMA,

LE PREOCCUPAZIONI DELLE ONG IN UN DOCUMENTO CONGIUNTO

 

BRUXELLES. = In vista della Conferenza intergovernativa (Icg), che si terrà a Roma il prossimo 4 ottobre, e alla vigilia del Consiglio giustizia e affari interni dell’Unione Europea, decine di organizzazioni non governative (Ong), che si occupano di asilo, immigrazione, giustizia penale e diritti umani, hanno reso pubblico, ieri, un documento congiunto nel quale illustrano le loro preoccupazioni sul progetto di Costituzione europea. Le Ong, tra cui Amnesty international, il Consiglio Europeo per i rifugiati e gli esuli (Ecre) e Medici senza frontiere (Msf), chiedono alla Conferenza intergovernativa di premere per il pieno rispetto dei fondamentali diritti umani perché “senza un preciso chiarimento – si legge nel testo – alcune delle disposizioni della nuova Costituzione rischiano di essere applicate male”. Tra le varie questioni sollevate dal documento delle Ong figurano, in particolare, la gestione dei flussi di richiedenti asilo o protezione temporanea, la necessità di una politica comune in materia di immigrazione e la piena attuazione dei principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali. (A.L.)

 

 

SI APRE OGGI A VILNIUS, IN LITUANIA,

L’ASSEMBLEA ANNUALE DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’EUROPA

 

VILNIUS. = L’Europa, l’allargamento dell’Unione ed il Trattato Costituzionale. Sono questi i temi centrali dell’Assemblea annuale del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee), in programma a Vilnius, in Lituania, da oggi fino al prossimo 5 ottobre. Alla luce dell’esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Europa”, pubblicata lo scorso 28 giugno 2003, i presuli si confronteranno, durante le tre giornate di lavori, sulle attuali sfide per la Chiesa nel Continente europeo. Per casuale coincidenza, l’assemblea dei vescovi europei si svolgerà in concomitanza con la riunione dei capi di Stato e di governo per l’apertura a Roma, il prossimo 4 ottobre, della Conferenza intergovernativa di revisione dei Trattati. Questa concomitanza è un’ulteriore testimonianza di come l’Europa cresca grazie ad una molteplicità di apporti. Per questo le Chiese auspicano che al più presto – come previsto dall’attuale proposta dell’articolo 51 della Convenzione – si sviluppino forme e luoghi adatti “per un dialogo trasparente e regolare” tra istituzioni politiche e religiose. (A.L.)

 

 

LA QUALITÀ DELL’ALIMENTAZIONE IN EUROPA È AL VAGLIO DEGLI ESPERTI

CHE PARTECIPANO ALLA NONA CONFERENZA EUROPEA SULLA NUTRIZIONE,

APERTA IERI A ROMA CON L’INTERVENTO DEL PROFESSOR PHILIP JAMES

 DELLA ‘INTERNATIONAL OBESITY TASKFORCE’

 

ROMA. = “In Europa il 61 per cento delle malattie cardiovascolari è legato all’alimentazione”: il professor Philip James della International obesity taskforce ha presentato così la situazione alimentare nel Vecchio Continente durante la cerimonia di apertura della “Nona conferenza europea sulla nutrizione”, in corso da ieri fino a sabato, a Roma, nella sede della Fao. Il prof. James ha citato i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), contenuti in un rapporto che uscirà nei prossimi giorni. La pressione alta, causata spesso da una cattiva alimentazione, è la prima causa di morte precoce in Europea: dal documento emerge il forte legame tra nutrizione e salute, visto che l’ipertensione può essere curata con una dieta corretta. L’alimentazione gioca un ruolo primario anche nel 51 per cento dei disturbi neuropsichiatrici, nel 4 per cento delle anormalità congenite e nel 13 per cento delle malattie respiratorie. Il problema è drammatico e urgente: “Al posto della dieta Mediterranea, povera di grassi e ricca di frutta, verdura e cereali - ha dichiarato James - Paesi come l’ Italia e la Grecia hanno adottato un regime alimentare dell’Europa del Nord e per questo i bambini del Mediterraneo sono i più obesi del continente. Colpa della televisione e della pubblicità martellante”. (M.R.)

 

 

IL PREMIO NOBEL PER LA LETTERATURA 2003 E’ STATO ASSEGNATO AL ROMANZIERE SUDAFRICANO, MICHAEL COETZEE,

L’AUTORE DI “VITA E IL TEMPO DI MICHAEL K.”

 

STOCCOLMA. = L’edizione 2003 del Premio Nobel per la letteratura è stata vinta dallo scrittore sudafricano, John Maxwell Coetzee. L’Accademia svedese, nel motivare il Premio, sottolinea la grande bravura dello scrittore nel raccontare storie che “sotto innumerevoli forme descrivono il sorprendente ruolo degli outsider nella storia”. “Al tempo stesso – si legge nella nota dell’Accademia - Coetzee è uno scettico scrupoloso, inflessibile nella sua critica del crudele razionalismo e della moralità di facciata della civiltà occidentale”. Coetzee, nato in Sudafrica il 9 Febbraio 1940, ha frequentato l’Università di Città del Capo dove si è laureato in Matematica e in Inglese. Successivamente si è trasferito a Londra che ha lasciato nel 1965 per gli Stati Uniti, dove ottenne un dottorato in linguistica all’Università texana di Austin. Il suo primo romanzo è “Terre al crepuscolo”, uscito nel 1974, al quale ha fatto seguito “Aspettando i barbari” (1980), “Vita e il tempo di Michael K.”, che nel 1983 gli valse il Booker Prize, il maggior premio letterario inglese. Tra le altre opere figurano “Foe” (1986), “Età di ferro” (1990), “Vergogna” (1999),  e “Gioventù - scene di vita di provincia”, pubblicato nel 2002. (A.L.)

 

 

SARÀ PRESENTATO OGGI POMERIGGIO, A ROMA,

UN VOLUME CHE PROPONE L’OMAGGIO DI 20 CARDINALI A MARIA

 

ROMA. = “Omaggio a Maria di 20 cardinali – Rosario preghiera prediletta”. È questo il titolo del volume edito da ‘Nova Itinere” che sarà presentato oggi a Roma, alle ore 17.45 nell’aula magna dell’Augustinianum. Alla presentazione del libro interverranno, tra gli altri, il prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re, il prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, cardinale Josè Saraiva Martins, il senatore Giulio Andreotti ed il vice presidente del parlamento albanese, Jozefina Topalli. Coordinerà l’incontro il direttore della Sala Stampa del Vaticano, Joaquin Navarro Valls. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

2 ottobre 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

La lotta al terrorismo continua a mietere vittime. Soprattutto in Pakistan, dove l’esercito ha sferrato una violenta offensiva contro un gruppo di militanti islamici, ritenuti membri di Al-Qaeda. Negli scontri – avvenuti in una zona tribale nell’ovest del Paese, a poche centinaia di metri dal confine afghano – sono morti almeno 12 presunti terroristi e 10 sono stati arrestati. Ma le perdite non mancano neppure nell’esercito: 8 soldati sono stati uccisi, nella notte tra martedì e mercoledì, in un’imboscata nella zona di Kandahar, nel sud del Paese.

 

Vittime anche sul fronte iracheno, dove anche oggi si sono ripetuti episodi di violenza. L’ultimo questa mattina a Baghdad: un attacco ad un convoglio americano, il cui bilancio è ancora incerto. Sul fronte diplomatico, l’Ue sembra ritrovare maggiore unità: il Consiglio d’Europa si è pronunciato a favore dell’invio di una forza multinazionale sotto mandato Onu, mentre il vertice di Berlino tra Schroeder ed Aznar ha ricomposto le divergenze dei mesi scorsi tra Germania e Spagna. Per gli Stati Uniti, intanto, non mancano i motivi di preoccupazione, come ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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Una soldatessa americana è morta in un attacco dinamitardo a Tikrit e tre militari sono rimasti feriti. Nella capitale, la polizia irachena ha sparato contro una folla di connazionali che si erano radunati davanti alla sua sede per chiedere lavoro. A Washington, però, l’attenzione è concentrata soprattutto sull’inchiesta condotta dall’Fbi per verificare se la Casa Bianca ha rivelato alla stampa il nome di un’agente donna della Cia, per punire suo marito che aveva smentito l’acquisto di uranio arricchito da parte dell’Iraq in Niger, e poi aveva criticato l’amministrazione per aver incluso questa accusa tra le ragioni usate allo scopo di giustificare la guerra. Il portavoce del presidente Bush ha detto che i funzionari sono pronti a sottoporsi anche alla macchina della verità per provare la loro innocenza. I rappresentanti statunitensi, intanto, hanno fatto circolare tra i membri del Consiglio di Sicurezza la nuova risoluzione per creare una forza multinazionale. Il testo dice che il potere deve tornare al più presto agli iracheni, ma non specifica i tempi.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Terza condanna a morte per l’attentato di Bali, in Indonesia, che il 12 ottobre 2002 costò la vita a 202 persone. I giudici del tribunale di Denpasar hanno infatti ritenuto colpevole Ali Gufron, detto Mukhlas, fratello del terrorista Amrozi: entrambi sono membri di spicco dell’organizzazione estremista Jemaah Islamiyah, nata allo scopo di creare un grande Stato musulmano composto da alcune nazioni asiatiche.

 

La costruzione della barriera di sicurezza in Cisgiordania continua ad alimentare le tensioni in Medio Oriente. Ieri l’annuncio, da parte israeliana, del via libera al secondo segmento del muro. Oggi la richiesta palestinese al Quartetto – Stati Uniti, Unione europea, Russia ed Onu – di fermare i lavori. Sentiamo Giada Aquilino:

 

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Il capo negoziatore Erekat lo ha definito “il muro della segregazione”. Costruirlo – ha detto stamattina – significa demolire il processo di pace. E la preoccupazione non è soltanto palestinese: Washington ha confermato di seguire la vicenda con attenzione, e la Casa Bianca sembra intenzionata a detrarre dai fondi destinati ad Israele un importo pari alle spese per il muro. Ma neppure la prospettiva di sanzioni economiche sembra fermare il governo di Sharon, che prosegue la sua politica aggressiva. Oltre alla barriera, infatti, verranno costruiti nuovi alloggi per i coloni: 565 abitazioni in tre insediamenti urbani della Cisgiordania, per le quali proprio oggi è partita la gara d’appalto. La tensione rimane alta anche sul terreno, per il ritrovamento a Nablus di un’automobile carica di esplosivo. Otto, infine, i palestinesi feriti in un’incursione dell’esercito israeliano a Deir-el-Balah, nella striscia di Gaza.

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Cresce la tensione in Cecenia, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali in programma domenica. Ieri sera è stato ucciso in un attentato il sindaco della cittadina di Shali, Musa Dakayev, ed ancora oggi i separatisti hanno definito “prevedibile” un ulteriore aumento delle violenze. Ilyas Akhmadov, ministro degli Esteri del governo separatista, ha criticato aspramente Stati Uniti ed Unione europea, per la “tolleranza eccessiva” mostrata nei confronti della linea del presidente russo, Putin. Sia a Washington che a Bruxelles, poi, ha chiesto di non riconoscere le consultazioni, già considerate irregolari da gran parte delle organizzazioni umanitarie.

 

Al via oggi a Teheran il nuovo ciclo di ispezioni dell’Aiea, l’Agenzia dell’Onu per l’energia atomica. Soltanto ieri il ministro degli Esteri iraniano, Kamal Kharrazi, aveva annunciato nuovi tentativi per evitare che il Consiglio di Sicurezza si occupi del dossier sul nucleare della Repubblica islamica, di fronte ai dubbi della comunità internazionale. Alberto Zanconato, corrispondente dell’Ansa da Teheran, ci illustra la posizione iraniana:

 

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R. - Teheran nega di voler costruire armi atomiche. Il motivo principale di preoccupazione, però, sono le tracce di uranio altamente arricchito che gli ispettori dell’Aiea hanno già trovato in Iran: tracce che potrebbero essere giustificate solo con un programma di armamenti atomici. Di fronte a questa scoperta, l’Iran ha risposto che la contaminazione era già presente in macchinari importati dall’estero. Ma bisognerà vedere se questa versione sarà confermata da eventuali ispezioni più approfondite.

 

D. – Quanto valgono le minacce degli Stati Uniti di rivolgersi al Consiglio di Sicurezza dell’Onu, se Teheran non tornerà sui suoi passi? 

 

R. – È una ipotesi altamente probabile: non solo per la posizione degli Stati Uniti, ma anche per quella di altri Paesi occidentali, anche se potrebbero esserci ancora spazi di trattative tra l’Iran e l’Aiea.

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I dati non sono ancora ufficiali, ma le proiezioni confermano i pronostici della vigilia: le elezioni parlamentari conclusesi ieri in Rwanda hanno fatto segnalare una netta vittoria del partito del presidente Kagame. Nelle consultazioni – le prime dopo il genocidio del ’94 e l’introduzione del multipartitismo – lo schieramento del Fronte patriottico ha ottenuto più del 73 per cento dei voti. Sopra il 10 per cento il partito social democratico e quello liberale.

 

Sono 15 mila i caschi blu della missione di peacekeeping dell’Onu dispiegati da ieri in Liberia. Il contingente ha il compito di vigilare sul rispetto del cessate il fuoco, sottoscritto in agosto dopo una sanguinosa guerra civile. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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I primi soldati dell’Onu sono sbarcati all’aeroporto internazionale di Monrovia intorno alle 10, ora locale di ieri, e come accadde per i 3500 uomini del contingente di pace inviato nei mesi scorsi dalla comunità economica dei Paesi dell’Africa occidentale, l’Ecowas, l’arrivo dei caschi blu ha suscitato grande gioia tra la popolazione liberiana. Si spera infatti che il contingente Onu faciliti la distribuzione degli aiuti umanitari. La situazione resta infatti preoccupante: secondo le più recenti stime internazionali, in tutta la Liberia vi sarebbero ancora oltre 300 mila sfollati, 60 mila dei quali solo nella capitale.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Per la seconda volta in due giorni, il governo italiano è stato battuto alla Camera, nella votazione a scrutinio segreto sulla riforma del sistema radio-televisivo. I deputati hanno infatti approvato un emendamento, presentato dalla Margherita, sulle procedure e sui termini di rilascio delle licenze e delle autorizzazioni per la radiodiffusione in digitale.

 

 

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