RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 274 - Testo della Trasmissione mercoledì 1 ottobre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale, il Papa commenta il Cantico di Zaccaria, inno di benedizione a Dio che salva e libera il suo popolo. Tra i saluti, un rinnovato invito a recitare il Rosario e la conferma dell’imminente pellegrinaggio al Santuario di Pompei, il 7 ottobre.

 

Il 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II e l’opera del Pontefice per la pastorale della salute. Con noi, il cardinale designato Javier Lozano Barragan.

 

Un comunicato del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, sulla visita al Santo Padre dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Riunito da oggi a Dakar, in Senegal, il Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar. Ai nostri microfoni, l’arcivescovo Laurent Monsengwo Pasinya.

 

Il cardinale Dionigi Tettamanzi alla Sinagoga di Milano, per il dialogo tra cristiani ed ebrei. Con noi, il porporato e il rabbino capo Giuseppe Laras.

 

Si celebra oggi la 13.ma Giornata Internazionale delle persone anziane. Intervista con il sociologo Stefano Laffi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il governo vietnamita ha espresso dissenso sulla nomina cardinalizia dell’arcivescovo di Hochiminhville, Giovanni Battista Pham Minh Man.

 

Presentato ieri a Roma il primo bilancio sociale di Unicef Italia.

 

“La lettura del quotidiano cattolico ‘Avvenire’ aiuta a sviluppare un autentico spirito critico”: riflessioni dell’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie alla propria comunità diocesana.

 

Una testimonianza sulla bellezza della vocazione religiosa: due operai in Emilia Romagna lasciano la tuta della fabbrica per indossare il saio francescano.

 

Esito positivo dell’appello della Chiesa colombiana all’Esercito di Liberazione Nazionale per il rilascio degli ostaggi stranieri.

 

Inaugurata a Parma, lo scorso 29 settembre, la Mostra intitolata “Il Medioevo europeo di Jacques Le Goff”.

 

24 ORE NEL MONDO:

Via libera di Israele alla seconda sezione del muro. Modifiche al tracciato, per le pressioni americane.

 

Nuova offensiva dell’estremismo islamico in Algeria: 8 le vittime.

 

In Iraq si aggravano le perdite della coalizione. Scontri a Baghdad.

 

Liberia, i marines lasciano il campo ai caschi blu: inizia oggi la missione dell’Onu.

 

Annan chiede garanzie democratiche al governo birmano. Incontro fra il suo inviato ed Aung Sang Suu Kyi.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 ottobre 2003

 

 

L’INVITO DEL PAPA A RECITARE IL ROSARIO SEMPRE E CON DEVOZIONE:

LO HA RIVOLTO AI PELLEGRINI DELL’UDIENZA GENERALE,

RICORDANDO IL SUO IMMINENTE PELLEGRINAGGIO A POMPEI

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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La preghiera del Rosario – così “cara alla tradizione del popolo cristiano” - da recitare “con devozione” e in modo incessante. Nella certezza “della mano nascosta ma operosa” di Dio che guida “l’intera vicenda umana”, intrecciandosi alla mano “più debole e incerta dell’uomo”. Un invito e un’immagine efficace di fede e di speranza, nelle parole del Papa all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, affollata da 12 mila fedeli nel primo giorno d’ottobre, mese del Rosario.

 

Proprio alla preghiera mariana per eccellenza, Giovanni Paolo II ha voluto dedicare la conclusione dell’udienza, incentrata sulla riflessione riguardante il celebre Cantico Zaccaria, il Benedictus, che accompagna ogni giorno la recita delle Lodi. Nell’Anno speciale del Rosario, il Pontefice ha raccolto in un unico abbraccio quelle tre “categorie” alle quali va ogni mercoledì il suo saluto e la sua benedizione particolari: i giovani, i malati e gli sposi novelli. E ha rivolto loro queste parole:

 

“Invito voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli a recitare con devozione questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Abbandonatevi fiduciosi nella mani di Maria, invocandola incessantemente con il Rosario, orante meditazione dei misteri di Cristo”.

 

Sempre al momento dei saluti, parlando ai connazionali in polacco, Giovanni Paolo II ha ricordato il suo prossimo viaggio nel segno della devozione mariana: “A Dio piacendo, il 7 ottobre, nel giorno dedicato alla Beata Maria Vergine del Rosario - ha detto - mi recherò in pellegrinaggio al Santuario di Pompei, per ringraziare Dio della grande opera di santificazione dei cuori che ininterrottamente compie grazie a questa meravigliosa preghiera. Torniamo più spesso ad essa. Il vivere con Maria i misteri di Cristo ci avvicini sempre di più a Lui, sia un cammino spirituale verso l’incontro con Lui nella gloria del cielo”.

 

Con il Cantico del Benedictus, poi, il Pontefice ha concluso il suo ciclo di catechesi dedicate alla Liturgia delle Lodi. Un componimento “profetico”, ha definito il Papa il Cantico levato da Zaccaria, il padre del Battista: una “benedizione che proclama le azioni salvifiche e la liberazione offerta dal Signore al suo popolo”. Nell’andamento delle strofe, ha osservato Giovanni Paolo II, il Salmista mette in risalto l’immagine del “sole che sorge”, di chiaro sapore messianico. E’ Cristo il “sole di giustizia” annunciato dai Profeti. Il sole, ha aggiunto il Pontefice citando il Cantico, che “dirigerà i nostri passi sulla via della pace”. Anche i passi dell’uomo di oggi:

 

“Ci muoviamo, allora, avendo come punto di riferimento quella luce; e i nostri passi incerti, che durante il giorno spesso deviano su strade oscure e scivolose, sono sostenuti dal chiarore della verità che Cristo diffonde nel mondo e nella storia”.

 

Al momento dei saluti finali, inoltre, Giovanni Paolo II si detto “lieto di accogliere” i sacerdoti di varia nazionalità giunti a Roma per completare i propri studi all’interno dei Pontifici Collegi San Pietro Apostolo e San Paolo Apostolo.

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PROVVISTA DI CHIESA IN BRASILE, RINUNCIA A SUCCESSIONE IN USA.

NOMINA IN BIBLIOTECA APOSTOLICA

 

In Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Santo André il presule dehoniano mons. Nelson Westgrupp, finora vescovo di Sao José dos Campos.

 

Negli Stati Uniti d’America, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Oakland, presentata dal vescovo mons. John Stephen Cummins, per raggiunti limiti di età. Come nuovo vescovo di Oakland, subentra al suo posto mons. Allen Henry Vigneron, finora vescovo coadiutore della stessa diocesi.

 

Il Pontefice ha infine nominato archivista capo della Biblioteca Apostolica Vaticana il dott. Marco Buonocore, finora scriptor latinus presso la stessa Biblioteca. L’antica e importante istituzione è retta dal cardinale argentino Jorge Marìa Mejìa, coadiuvato da un prefetto e un vice prefetto.

 

 

25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II E LA PASTORALE DELLA SALUTE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Il Pontefice si avvia a celebrare fra due settimane il 25.mo anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro. Pochi Papi hanno raggiunto un tale traguardo: negli ultimi 150 anni Pio IX è arrivato a 32 anni, il pontificato più lungo della storia, e poi Leone XIII anch’egli 25 anni. Nonostante affaticato e visibilmente sotto il peso della malattia, Giovanni Paolo II tiene duro, con una forza indomita, una tenacia ammirevole: egli sa cosa è il soffrire e nel suo magistero più volte ha indicato all’umanità il valore immenso della sofferenza, perché l’ha sperimentata, la sperimenta egli stesso. E’ questo aspetto che oggi per primo vogliamo sottolineare tra i più salienti del suo Pontificato. Con noi il presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale della salute, il cardinale designato Javier Lozano Barragàn ...

 

“Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato veramente un grande dono di Dio riguardo alla Pastorale della Salute: l’evento più importante è stato senza dubbio la creazione del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. L’inizio di questo Dicastero della Curia Romana lo troviamo nella magnifica Lettera Apostolica “Salvifici Doloris” dove già nel lontano 11 febbraio 1984 il Papa ricorda come Cristo abbia curato i malati del suo tempo come un segno molto particolare della venuta del Regno di Dio, ed anche come la Chiesa nel corso dei secoli abbia fortemente avvertito il servizio ai malati ed ai sofferenti quale parte integrante della sua missione. Quindi, nella Lettera Apostolica “Motu Proprio” “Dolentium Hominum” dell’11 febbraio 1985, il Papa ha disposto di costituire una Pontificia Commissione per la Pastorale degli Operatori sanitari, che funga da organismo di coordinamento di tutte le istituzioni cattoliche, religiose e laiche, impegnate nella pastorale degli infermi. Questa Commissione, nella Costituzione Apostolica “Pastor Bonus”, è stata elevata a Pontificio Consiglio. Ogni anno ricordiamo, per disposizione del Santo Padre, questa data con la celebrazione della Giornata Mondiale del Malato”.

 

Dobbiamo anche a Giovanni Paolo II l’indicazione precisa sull’oggetto del  Dicastero: la salute. Infatti, nel Messaggio dell’Anno Giubilare del 2000 il Santo Padre arricchisce pienamente il concetto cristiano di salute dicendo che è una tensione verso l’armonia fisica, mentale, sociale e spirituale: non è soltanto l’assenza di malattie. Secondo questo concetto, il Dicastero assume adesso il nome con il quale è ormai conosciuto, cioè: Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute...

 

“Nel discorso del Santo Padre ai partecipanti all’Assemblea plenaria di questo Pontificio Consiglio, celebratasi lo scorso anno, il Papa approfondisce l’essenza del nostro Dicastero e la descrive così: “La vostra Assemblea plenaria pone a fuoco programmi che mirano a illuminare con la luce del Volto dolente e glorioso di Cristo l’intero universo della sanità. E’ decisivo approfondire la riflessione sulle tematiche attinenti alla salute, alla malattia e alla sofferenza in tale prospettiva, lasciandosi guidare da una concezione della persona umana e del suo destino fedele al piano salvifico di Dio”.

 

Queste sono le direttrici più importanti con le quali il Papa ha dimostrato nel corso del Pontificato il suo profondo e personale vivere la redenzione dolente e gioiosa nel dolore, nella malattia e nella sofferenza.

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ULTIM’ORA

 

La visita al Santo Padre dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra e presidente della Comunione Anglicana, in programma per la mattina di sabato 4 ottobre, nell’ambito di un soggiorno romano, è annunciata ufficialmente in un comunicato dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

 

L’arcivescovo di Canterbury – è detto nella nota – giungerà a Roma domani sera, 2 ottobre, alle ore 21.05, con un volo in provenienza da Londra e sarà ricevuto all’aeroporto Leonardo da Vinci dal presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, dal segretario del dicastero, mons. Brian Farrell, dall’officiale incaricato per le relazioni con la Comunione Anglicana, rev. Donald Bolen, oltre che dal nuovo direttore del Centro Anglicano di Roma, vescovo John Flack, e dall’ambasciatrice di Gran Bretagna presso la Santa Sede, signora Kathryn Frances Colvin.

 

L’arcivescovo sarà accompagnato  nella visita dalla consorte, signora Jane Williams, dai suoi collaboratori diretti, da responsabili a livello della Comunione Anglicana e dell’Anglican Communion Office, da rappresentanti della Comunione Anglicana in Europa, secondo una lista di undici persone.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Il 7 ottobre mi recherò in pellegrinaggio al santuario della Madonna di Pompei": all'udienza generale del primo giorno del mese del Rosario, il Papa ricorda l'appuntamento mariano.

Sempre in prima, un articolo di Vittorino Grossi dal titolo "Il riferimento alle radici cristiane significa tener conto di tutta la gente e non soltanto di una classe di elites intellettuali": una realtà storica scientificamente documentata nel poderoso studio di Bruno Luiselli.

 

Nelle vaticane, per il cammino della Chiesa in America, un articolo sull'invito - formulato dalla Conferenza Episcopale del Perù - all'accoglienza e alla solidarietà con il popolo degli immigrati.

Un articolo di Giuseppe De Simone sullo studio di mons. Luigi Renzo dal titolo "L'Achirotipa e la sua Cattedrale cuore di Rossano".

 

Nelle pagine estere, intervento della Santa Sede alla V Conferenza degli Stati parte della Convenzione sulla interdizione delle mine antiuomo: "Solo la pace, la giustizia e lo sviluppo sono in grado di creare le condizioni di una reale sicurezza per tutta l'umanità".

Medio Oriente: torna a ventilarsi l'ipotesi di un Esecutivo palestinese di crisi.

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi M. Personé dal titolo: Quest'epoca di "funzionalità".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 ottobre 2003

 

 

APERTA A DAKAR LA PLENARIA

DELLE CONFERENZE EPISCOPALI D’AFRICA E MADAGASCAR

- Servizio di padre Joseph Ballong -

 

Si sono aperti questa mattina a Dakar, in Senegal, i lavori della 13.ma Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze Episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam). I partecipanti sono circa 130 tra cardinali africani, arcivescovi e vescovi rappresentanti delle Conferenze episcopali nazionali ed interregionali dell’Africa. E’ stata invitata anche una delegazione di vescovi americani ed altri esperti. Il padre Joseph Ballong, responsabile del programma Francese Africa della nostra emittente, ha chiesto a mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani, nella Repubblica Democratica del Congo, e presidente del Secam, quali siano i temi all’ordine del giorno di questa Assemblea che si svolgerà fino al 12 ottobre.

 

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All’ordine del giorno di questa Assemblea plenaria, prima di tutto c’è il tema principale che è quello della ristrutturazione del Secam voluta dalla Ecclesia in Africa, ristrutturazione che è stata richiesta direttamente dall’Assemblea plenaria di Rocca di Papa nell’anno 2000; in secondo luogo i vescovi discuteranno sul ruolo della Chiesa e la sua missione nel combattere la pandemia dell’Aids in Africa, naturalmente con incidenze nel mondo. Perciò, se la prima settimana prende naturalmente i lavori sulla ristrutturazione, all’inizio della seconda settimana, il 6 e il 7, avremo una sessione di due giorni con un dibattito tra esperti per vedere che cosa la Chiesa debba fare in questa materia. Abbiamo scelto Dakar per il significato di questa città nel problema della schiavitù, perciò ci sarà un rito di purificazione della memoria in cui la Chiesa cattolica africana assumerà gli sbagli dei figli e delle figlie africane e anche delle altre persone che hanno contribuito, in Africa, a quella tragedia della schiavitù. Questi saranno i principali temi di questa Assemblea plenaria. Buona parte del tempo sarà anche consacrata allo scambio di esperienze pastorali ed uno scambio sulla situazione delle Chiese particolare in ognuna delle 10 regioni pastorali dell’Africa.

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IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI IN VISITA ALLA SINAGOGA DI MILANO,

NEL SEGNO DEL DIALOGO TRA CRISTIANI ED EBREI

- Servizio di Fabio Brenna -

 

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Un incontro per proseguire una tradizione di dialogo ebreo-cristiano cresciuta con l’episcopato del cardinale Carlo Maria Martini ed un dialogo che sia a favore della pace. L’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, si è incontrato ieri con la comunità ebraica nella Sinagoga maggiore milanese. Con il rabbino capo Giuseppe Laras ha riconosciuto che le due grandi religioni devono continuare quel confronto nella radice comune di Abramo e di Elia, che diventa oggi un comune impegno per la pace. Il cardinale Tettamanzi ha invitato i cristiani, così come farà la comunità ebraica fra pochi giorni nella festa più grande del proprio calendario, a fare kippur e chiedere perdono per l’infedeltà a Dio, per poter fare poi teshuva, lenire cioè le ferite provocate dai cristiani agli appartenenti ad altre fedi. Il dialogo ebraico cristiano, conscio dell’inconciliabile diversità delle fedi, può svilupparsi su queste basi, secondo il cardinale Tettamanzi.

 

“I grandi temi dell’oggi sono i temi in particolare - che ho citato - della bioetica, e tutti quelli connessi con il valore della vita: il tema della salvaguardia del creato, il tema della religiosità. Perché penso che l’istanza più profonda di cui siamo immeritatamente, cioè per grazia, depositari, è quello del rapporto con Dio. E questa religiosità penso che sia un qualche cosa che ci impegni ad intercettare un mondo che, per certi aspetti, sembra quasi dimentico di Dio o addirittura lo voglia rifiutare. Ma per altri aspetti sente in maniera non consapevole che l’istanza religiosa non può essere cancellata, pena lo sfigurare l’identità umana della persona e quindi i valori più alti della vita sociale”.

 

Costruire insieme la pace, senza rinunciare però alla memoria. Secondo il rabbino capo Rav, Giuseppe Laras.

 

“Noi dobbiamo costruire, ma costruiamo conservando il ricordo. Voi sapete che è stata istituita da tre anni la Giornata della memoria. Noi dobbiamo ricordare tutti insieme quello che è stato, perché non avvenga mai più. E per noi che siamo esponenti di religioni e quindi siamo, e dovremmo essere sempre, i più sensibili alla pace, questi riferimenti alla memoria ci danno un qualcosa in più per poter rafforzare dentro di noi questa volontà in direzione della costruzione, in direzione della pace”.

 

Del resto, secondo l’arcivescovo di Milano, è sempre presente il rischio di un antisemitismo risorgente.

 

“Ho parlato di una vigilanza che deve essere sempre molto desta, molto accorta, proprio perché questo rischio c’è e di fronte a questo rischio penso che l’invito che ci è stato rivolto ora, a fare memoria, sia un invito innanzitutto affinché non ci sia questo rigurgito, ma soprattutto per essere proiettati in avanti, attraverso la costruzione di alcuni valori comuni. Penso che sia il modo più concreto per bloccare e per estinguere questi fatti negativi”.

 

Ma come si pone la comunità ebraica milanese di fronte alle recenti dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, su Mussolini e sul fascismo? Il rabbino capo Laras ha invitato a saper guardare più in alto.

 

“Ci sembra di scadere un po’ in basso, parlando di contingenze politiche che hanno poco a che fare con lo spirito e con le tematiche che abbiamo affrontato questa sera. Mi è stato chiesto cosa pensiamo dell’incontro con l’unione delle comunità e il presidente del Consiglio. E’ stato un incontro, per quanto ne so, sollecitato dal capo del governo, per chiarire i veri scopi del suo intervento. E’ stata una precisazione. Quindi, niente di sostanziale per quanto mi risulti o di importante”.

 

E così, come aveva già fatto, il Consiglio permanente della Cei, la Conferenza episcopale italiana, anche il cardinale Tettamanzi dà un giudizio negativo sul clima e sul confronto politico attuale.

 

“Rimaniamo un poco più in alto, anche perché ormai la cronaca la conosciamo tutti. Ed è bene forse non fare la memoria, ma attuare la dimenticanza”.

 

Il cardinale Tettamanzi ha quindi annunciato che, a Milano, la prossima giornata dell’ebraismo del 17 gennaio sarà celebrata da tutte le chiese che si riconoscono nel Consiglio delle Chiese cristiane di Milano. Mentre nel prossimo mese di settembre Milano ospiterà l’incontro interreligioso promosso ogni anno dalla comunità di Sant’Egidio “Uomini e religioni”.

 

Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.

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13.MA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE ANZIANE:

UN PATRIMONIO DI ESPERIENZA E DI SAGGEZZA PER I GIOVANI

DA SVILUPPARE NEL DIALOGO TRA LE GENERAZIONI

- Intervista con Stefano Laffi -

 

“Nell’arco dei prossimi decenni le persone anziane diventeranno ovunque una presenza sempre più consistente e importante nelle comunità e nelle società”. Lo sottolinea Kofi Ánnan, segretario generale dell’Onu, nel messaggio per la Giornata odierna. Secondo le stime delle Nazioni Unite, attualmente nel mondo 629 milioni di persone superano i 60 anni di età; stima che arriverà a 2 miliardi nel 2050, quando per la prima volta nella storia dell’umanità questa fascia di età supererà quella dei bambini da 0 a 14 anni. Principali obiettivi della Giornata – che sarà celebrata domani con una conferenza nel Palazzo di Vetro a New York – sono la “valorizzazione delle capacità a livello nazionale” e l’ “integrazione delle tematiche sull’invecchiamento nell’agenda per lo sviluppo”. Ma come adattarci a un mondo che invecchia e come costruire una società per tutte le età? Daniele Semeraro lo ha chiesto al sociologo Stefano Laffi, studioso del mutamento culturale presso la Società di ricerca sociale Synergia di Milano.

 

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R. – La società cambia molto rapidamente, soprattutto negli ultimi due decenni ha subito processi di accelerazione e di cambiamento, ed è quindi difficile per tutti – giovani o vecchi – stare dentro la società ed i suoi meccanismi d’integrazione. Abbiamo capito, per esempio, che l’accesso a questo mondo passa sempre più per la tecnologia. Ora, in questo – credo – si giochi il rischio di una disabilità per gli anziani e per tutti maggiore; paradossalmente, laddove la tecnologia ci racconta di poterci aiutare di più, il passaggio ad una mediazione tecnologica ci esclude e crea disabilità. Bisogna stare molto attenti a non creare situazioni in cui gli anziani siano tagliati fuori dalla possibilità di uso degli oggetti. Io manterrei anche però il principio secondo il quale se un anziano non vuole necessariamente conoscere internet o usare il computer, lo possa fare: mi sembra anche giusto immaginare un mondo in cui non necessariamente tutto corre alla stessa velocità e tutti siamo allineati con le stesse competenze.

 

D. – Quali le strategie, quindi, per valorizzare le risorse delle persone anziane?

 

R. – Gli anziani hanno prima di tutto molto tempo e hanno molta esperienza, quindi è immaginabile che siano coinvolgibili sempre di più in attività formative, in nuovi livelli di aggiornamento e di istruzione. È anche un tempo che può essere organizzato per servizi: qui lo stiamo scoprendo. Ci sono moltissime cose che bisogna fare per questo Paese. E poi non dimentichiamo una cosa: gli anziani sono la prima risorsa di volontariato nell’aiuto ad altri anziani. Fra l’altro, in queste occasioni di aiuto e di incontro, gli anziani ritrovano spesso l’occasione di uno scambio con generazioni che magari non hanno più contatto con loro: penso ai giovani...

 

D. – In che modo attualmente i giovani e gli adulti percepiscono l’invecchiamento e cosa si dovrebbe fare?

 

R. – È sostanzialmente invertito il processo di scambio e di trasmissione culturale. La diffusione di tecnologia e l’idea che il consumo sia sempre più il luogo in cui si stabilisce chi davvero ha competenze nella vita quotidiana, ha ribaltato il sistema del sapere. Molto spesso i giovani sono più competenti degli anziani. Questo ha evidentemente fatto invecchiare precocemente la situazione in cui l’anziano raccontava al bambino, al nipote, come stanno le cose nel mondo. Io credo che bisogna lavorare sulla relazione tra le singole persone, cioè ritrovare quelle occasioni che sono punto di scambio, di conoscenza e che ridanno in qualche modo priorità al valore delle singole persone, al di là di un’ideologia dominante che sembra allontanare le generazioni perché serve in quel momento valorizzare ciò che solo una ha o ha in modo maggiore.

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CHIESA E SOCIETA’

1 ottobre 2003

 

 

IL GOVERNO VIENTAMITA HA ESPRESSO IL PROPRIO DISSENSO

SULLA NOMINA CARDINALIZIA DELL’ARCIVESCOVO DI HOCHIMINH VILLE,

MONS. GIOVANNI BATTISTA PHAM MINH MAN

- A cura di Riccardo Cascioli -

 

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HANOI. = L’esecutivo di Hanoi dissente sulla nomina a cardinale dell’arcivescovo di Hochiminh Ville, Giovanni Battista Pham Minh Man. Il governo vietnamita non accetta questa indicazione perché è stata decisa in modo unilaterale dal Vaticano, ha lamentato un rappresentante della commissione governativa per gli affari religiosi. Il governo cita quindi il Memorandum sottoscritto insieme alla Santa Sede che prevede che le nomine della gerarchia cattolica vengano prima approvate dalle autorità di Hanoi. In realtà, il Memorandum prevede questa approvazione in riferimento alla titolarità della diocesi e va ricordato che la stessa nomina di mons. Pham Minh Man ad arcivescovo di Hochiminh Ville è stata oggetto di un lungo braccio di ferro. Ma cosa vuol dire questa presa di posizione del regime vietnamita? Essenzialmente, che il dialogo con la Santa Sede, che va avanti da anni, è in una fase di stallo e ciò si ripercuote sulla vita della Chiesa vietnamita, seconda per grandezza in Asia dopo quella filippina, tanto che lo stesso Giovanni Paolo II – ricevendo l’anno scorso i vescovi vietnamiti in visita ‘ad Limina’ – ha detto che la Chiesa si aspetta dalla comunità politica il totale rispetto della sua indipendenza e della sua autonomia.

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PRESENTATO, IERI, IL PRIMO BILANCIO SOCIALE DI UNICEF ITALIA,

ORGANIZZAZIONE CHE DA QUASI 30 ANNI OPERA PER PROMUOVERE LA CONOSCENZA

DEI DIRITTI E DEI PROBLEMI DELL’INFANZIA

 

ROMA. = Con lo scopo di offrire un profilo aggiornato ed attendibile di Unicef Italia, il presidente dell’organizzazione umanitaria, Giovanni Micali, ed il vicepresidente amministrativo, Antonio Sclavi, hanno presentato ieri a Roma, nella sede del Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro (Cnel), il primo bilancio sociale relativo alle attività svolte nel 2002. Unicef Italia, costituito il 19 giugno 1974, è parte integrante della struttura internazionale del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, l’Agenzia dell’Onu specializzata nella tutela e nella promozione dei diritti e delle condizioni di vita dei bambini nel mondo. Le entrate complessive di Unicef Italia, derivanti da oltre 314 mila donazioni, hanno superato lo scorso anno 47 milioni di euro ed hanno favorito la promozione di diverse priorità quali la tutela dei bambini, la realizzazione di attività di informazione per sensibilizzare la società civile e la diffusione dei principi e dei valori contenuti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia. Ogni anno Unicef Italia finanzia numerosi progetti finalizzati al coinvolgimento ed alla mobilitazione della società civile sulle tematiche dell’infanzia e dell’adolescenza. Le iniziative promosse nel 2002 hanno coinvolto oltre 3 mila scuole, diverse Aziende ospedaliere ma anche il mondo dello sport, dell’associazionismo e della comunicazione. “In un momento in cui gli italiani sembrano sempre più vicini al mondo della solidarietà e del volontariato – ha affermato il presidente Micali – ci auguriamo che questo nostro esempio sia seguito da altre organizzazioni”. Ed è con questo auspicio Unicef Italia si prepara ad affrontare le sfide e le emergenze di un mondo nel quale i bambini rappresentano il nostro futuro. (A.L.)

 

 

LA LETTURA DEL QUOTIDIANO CATTOLICO ‘AVVENIRE’ AIUTA A SVILUPPARE

UN AUTENTICO SPIRITO CRITICO. E’ QUESTA UNA DELLE RIFLESSIONI PIÙ SIGNIFICATIVE

CONTENUTE NELLA LETTERA INVIATA DALL’ARCIVESCOVO DI TRANI-BARLETTA-BISCEGLIE ALLA PROPRIA COMUNITÀ DIOCESANA

 

TRANI. = “Uno strumento da cui attingere per la formazione di una solida opinione attorno alle più diverse questioni”. Così l’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Giovan Battista Pichierri, ha presentato il quotidiano cattolico “Avvenire” del quale, domenica prossima, si celebra la X giornata diocesana. Per l’occasione mons. Pichierri ha inviato una lettera alla comunità diocesana: “Avvenire – scrive l’arcivescovo - si propone quale imprescindibile strumento di consultazione per una informazione corretta, addentrandosi soprattutto nei luoghi e negli ambiti della politica, della società, dell’economia, della cultura e dei popoli, rispettando la centralità della dignità della persona umana”. Da questo punto di vista, spesso, diventa strumento di denuncia e di accoglienza della voce dei dimenticati e degli ultimi ma, come spiega mons. Pichierri, è anche “un’ottima piattaforma per il rilancio di esperienze, notizie e fatti tendendo alla verità ed alla speranza”. Mons. Pichierri si rivolge quindi ai genitori, “incoraggiandoli a prestare la loro attenzione alla stampa che circola in famiglia” e ai giovani che invita, alla vigilia della missione diocesana, ad “inserire ‘Avvenire’ tra quei punti di riferimento per l’esercizio di un fondato ed autentico spirito critico, tipico dell’età giovanile”. Il saluto finale è dedicato ai più piccoli ai quali l’arcivescovo raccomanda la lettura di ‘Popotus’, il giornale di attualità per bambini. (A.L.)

 

 

NUOVA TESTIMONIANZA SULLA BELLEZZA E LA GIOIA DELLA VOCAZIONE RELIGIOSA:

DUE OPERAI, ORIGINARI DELL’EMILIA ROMAGNA, LASCIANO LA TUTA DELLA FABBRICA PER INDOSSARE IL SAIO FRANCESCANO

 

BOLOGNA. = Fino a quasi 30 anni hanno indossato la tuta della fabbrica e, nei giorni scorsi, nella basilica della Santissima Annunziata di Bologna, hanno definitivamente abbracciato il saio francescano dell’Ordine dei frati minori (Ofm), facendo la solenne professione di fede davanti al provinciale dell’Emilia Romagna, padre Giuseppe Ferrari. I due ex operai, entrambi 36.enni, si chiamano Davide Coriani e Ivano Cavazzuti e sono di Roteglia, un paese collinare di 2500 abitanti vicino a Sassuolo. Davide, figlio unico, faceva il trasportatore di piastrelle ed Ivano, che ha due sorelle, il falegname. “Fino a 25 anni – racconta Ivano – siamo sempre stati compagni di avventure, di sport e di divertimenti ed il mio hobby preferito era fare il dj in diverse discoteche di Modena e Reggio Emilia”. Ma ai due giovani sembrava che mancasse qualcosa. “A 25 anni – spiegano i due – siamo andati in pellegrinaggio a San Martino di Schio dove è iniziata la nostra ricerca di Dio alla quale è seguita la decisione di seguire il Signore, sulle orme di San Francesco”. Attualmente i due frati stanno facendo esperienze pastorali in carcere ed in comunità terapeutiche. La scelta dei due ex operai non si deve leggere come una fuga dal mondo. “Non ci ritiriamo – confidano – ma, piuttosto, ci tuffiamo ancora di più nel mondo”. (A.L.)

 

 

IN COLOMBIA I NEGOZIATI TRA I RIBELLI E LA CHIESA LOCALE PER IL RILASCIO

DEGLI OSTAGGI STRANIERI APPAIONO INDIRIZZATI VERSO UN ESITO POSITIVO

 

BOGOTÀ. = L’appello lanciato dalla Chiesa colombiana all’Esercito di Liberazione Nazionale (Eln) per il rilascio degli ostaggi stranieri, è andato a buon fine. I guerriglieri dell’Eln hanno infatti inviato un messaggio ai vescovi nel quale hanno manifestato la loro volontà di aprire un tavolo per le trattative. Secondo quanto reso noto dal Dipartimento delle comunicazioni sociali della Conferenza episcopale, i ribelli hanno sequestrato la comitiva di stranieri nella Sierra Nevada “quale azione dimostrativa per commemorare l’ex presidente cileno, Salvador Allende, a trent’anni dal golpe che rovesciò il suo governo”. “E’ nostra intenzione – si legge nella nota dell’Eln - arrivare ad una soluzione pacifica del caso”. La risposta è giunta all’indomani dell’appello lanciato dai microfoni di Radio Caracol da p. Dario Echeverry, membro della Commissione pace dei vescovi colombiani. (D.D.)

 

 

E’ STATA INAUGURATA A PARMA, LO SCORSO 29 SETTEMBRE, LA MOSTRA INTITOLATA

“IL MEDIOEVO EUROPEO DI JACQUES LE GOFF” CHE HA PER SIMBOLO

LA COLOMBA PROVENIENTE DAL MUSEO DIOCESANO DI FIDENZA

 

PARMA. = Dimenticare il Medioevo di cavalieri e dame e lasciare il posto a quello delle gente che voleva la pace. E’ il messaggio della mostra “Il Medioevo Europeo di Jacques Le Goff” che il grande storico francese ha inaugurato lo scorso 29 settembre a Parma, città dove l’esposizione sarà visitabile fino al prossimo 6 gennaio. La mostra raccoglie un’ottantina di opere scelte personalmente da Le Goff in base a due linee guida principali: la prima è il Medioevo di pace, rappresentato dalla Colomba Eucaristica di Fidenza, oggetto d’arte sacra che ha ispirato lo studioso. La seconda direttrice è costituita dal Medioevo delle periferie, creatrici di arte e pensiero come e quanto i grandi centri di Roma, Parigi e Aquisgrana. Le Goff individua nelle culture nordiche ed in quelle mediterranee, islamiche ed ebraiche, un apporto fondamentale alla ricchezza del continente europeo. Sullo sfondo severo delle dispute, delle guerre, delle crociate, emerge dunque un’immagine di speranza, dove giustizia e cavalleria costituiscono le regole primordiali di una grande civiltà. (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

1 ottobre 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

In Medio Oriente è ancora l’incertezza a dominare la scena. Mentre da Ramallah giunge la notizia di un rinvio della presentazione del nuovo governo palestinese, quello israeliano ha annunciato questa mattina il via alla nuova fase di costruzione della barriera di sicurezza. Questa seconda sezione del muro, che terrà fuori gran parte dei territori palestinesi della Cisgiordania, è lunga 45 chilometri. Ma il tracciato ha subito delle modifiche per la forte opposizione degli Stati Uniti. I particolari, nel servizio di Graziano Motta:

 

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Il tracciato, secondo il compromesso studiato con le autorità americane, prevede nella parte centrale dei territori, da el-Kana, Samaria, a Mahane Ofer, a nord di Gerusalemme, una vasta breccia all’altezza della città di Ariel, che è il più grande insediamento di coloni ebraici all’interno dei territori palestinesi. Fra mesi, comunque, le consultazioni israelo-statunitensi riprenderanno per studiare come garantire la sicurezza di Ariel, al momento affidata solo a reparti di soldati. L’antico tracciato della barriera è stato pure arretrato all’altezza dell’insediamento di Emanuel. Quello nuovo, sempre per allontanarsi dal territorio palestinese, prevede che la barriera passi più ad est dell’aeroporto internazionale Ben Gurion e attraversi in due punti la nuova superstrada Gerusalemme-Modiin. Il Consiglio dei ministri non ha ancora trovato il finanziamento per un altro troncone della barriera lungo la vallata del Giordano, che escluderebbe la città di Gerico. Sul terreno, da segnalare la prosecuzione dell’operazione di militari israeliani nella città palestinese di Jenin, ove è stato arrestato il capo locale della Jihad islamica, che nei giorni scorsi si era pronunciato per la prosecuzione ad oltranza della rivolta e contro qualsiasi tregua. Da fonti arabe è stata divulgata la notizia dell’intercettazione, in una località non precisata, di una cellula di agenti segreti israeliani che avevano progettato di uccidere Khaled Mashal, uno dei più alti esponenti di Hamas.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Algeria si allunga la lista delle vittime dell’integralismo islamico. Otto militari sono stati uccisi in un’imboscata a Montgorno, nella regione di Medea: stavano portando approvvigionamenti al contingente impegnato nella lotta con la guerriglia. L’attacco è stato attribuito al gruppo islamico guidato da Abdelkader Souhane, nato da una scissione del Gruppo islamico armato e contrario alla politica di riconciliazione nazionale del presidente Bouteflika.

 

Spari, lanci di pietre, vetture date alle fiamme: quella appena trascorsa a Baghdad è stata una mattinata di tensione, per una manifestazione di circa 200 disoccupati degenerata presto in uno scontro con la polizia. Due i feriti. Si registrano inoltre nuove perdite tra la coalizione: in seguito a tre incidenti, sono morti un soldato ucraino e due statunitensi. Ma gli americani devono fronteggiare anche un’ennesima emergenza: è lo scandalo che rischia di colpire la Casa Bianca, messa sotto inchiesta per aver rivelato alla stampa il nome di una donna, agente della Cia. Sentiamo Paolo Mastrolilli:

 

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Lei è la moglie dell’ex ambasciatore Joseph Wilson, che era stato incaricato dal governo di verificare le informazioni secondo cui l’Iraq aveva acquistato uranio arricchito dal Niger. Alla fine della sua missione, il diplomatico aveva smentito il traffico e poi aveva criticato l’amministrazione, perché Bush aveva comunque ripetuto l’accusa nel suo discorso sullo stato dell’Unione di gennaio. La Cia sospetta che la Casa Bianca abbia rivelato l’identità della moglie di Wilson per punire suo marito e, quindi, ha chiesto al dipartimento per la Giustizia di aprire un’indagine. La legge, infatti, vieta di svelare i nomi degli agenti segreti e punisce questo reato con condanne fino a 10 anni di prigione. La Casa Bianca ha smentito ogni coinvolgimento ed il presidente ha sollecitato tutti i suoi collaboratori a cooperare con l’inchiesta per scoprire la verità e punire gli eventuali colpevoli. L’opposizione democratica, però, ha domandato la nomina di un procuratore indipendente, come quelli che avevano condotto le inchieste sullo scandalo Lewinski e sul Watergate.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Nessuna marcia indietro: la guerra in Iraq “è stata giusta”. È un passaggio dell’intervento del premier britannico Tony Blair, ieri, al congresso annuale del Labour. Seppure in calo di popolarità, il capo di Downing Street è apparso deciso a non rinunciare ad un possibile terzo mandato. Sul discorso di Blair, ascoltiamo il commento di Raffaella Menichini, esperta di questioni inglesi del quotidiano ‘La Repubblica’:

 

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R. - Il discorso ha due facce. Da un lato, per la prima volta, forse, Tony Blair ha un tono apologetico, quasi a voler chiedere scusa ai suoi elettori – e, soprattutto, ai suoi compagni di partito – di quello di cui viene accusato, e cioè di un eccesso di presunzione. Viceversa, però, sui contenuti tiene duro: la guerra in Iraq è stata una scelta giusta e le riforme sono necessarie per la stabilità economica del Paese. Blair sa che il suo livello di popolarità non è mai stato così basso, però sa anche che non esiste in questo momento un’alternativa al suo governo. Tutti i sondaggi dicono che i conservatori non vinceranno mai le prossime elezioni. Quindi, lui è certo di poter continuare con la sua linea di riforme: la privatizzazione del settore pubblico, il rialzo delle tasse universitarie, e così via. Però ha bisogno di una rinascita di simpatia verso la sua persona, per evitare un cambio in corsa con un leader laburista più popolare, che potrebbe essere Gordon Brown, l’attuale cancelliere dello scacchiere.

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La spaccatura avvenuta sulla crisi irachena non si ripeterà con l’Iran. Lo ha detto lo stesso premier britannico, che questa mattina ha sottolineato in un’intervista radiofonica l’unità di posizioni tra l’Europa e gli Stati Uniti. Ma la questione del nucleare sembra ancora lontana da una soluzione: alla vigilia della nuova tornata di ispezioni da parte dell’Aiea, il ministro degli Esteri iraniano, Kharrazi, ha chiesto di “impedire” che la crisi venga portata davanti al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Finora, però, il governo di Teheran non ha ancora fornito le assicurazioni richieste riguardo alla produzione di uranio.

 

In Liberia è oggi il giorno delle Nazioni Unite. I marines americani hanno infatti lasciato il posto ai caschi blu, inviati dal Palazzo di vetro con il compito di garantire il rispetto della tregua firmata ad agosto. Il contingente, che dovrebbe arrivare a 15 mila uomini, è guidato dal generale keniano Daniel Ishmael Opande. Nel Paese, intanto, si lavora per la riconciliazione nazionale: nella sua residenza, a Monrovia, il presidente ad interim Moses Blah incontra in queste ore Sekou Damate Conneh, leader del principale gruppo di ribelli. Tra due settimane si insedierà il nuovo governo di transizione, presieduto dall’imprenditore Gyude Bryant.

 

Cresce la preoccupazione dell’Onu per la situazione in Myanmar, l’ex Birmania. Nel Paese è in corso la visita dell’inviato speciale Razali Ismail, che ha incontrato poco fa la leader dell’opposizione, Aung Sang Suu Kyi, ancora agli arresti domiciliari. Parallelamente, dal Palazzo di vetro è giunto un appello al governo militare: il segretario generale, Kofi Annan, ha invitato i generali a ristabilire il dialogo con il dissenso ed a rilasciare immediatamente l’ex premio Nobel per la pace. Se ciò non avverrà, ha proseguito Annan, sarà l’assemblea dell’Onu a prendere in esame la situazione: l’obiettivo è di creare una democrazia entro il 2006, quando il Myanmar assumerà la presidenza dell’Associazione delle nazioni del sudest asiatico.

 

Alla vigilia di una settimana di tregua, da domani al 10 ottobre, il Nepal conta le vittime degli scontri fra la guerriglia maoista e l’esercito di Katmandu: secondo fonti militari sarebbero morti, solo nell’ultimo mese, circa 300 ribelli, 29 soldati e 42 agenti di sicurezza. A detta dello stesso esercito, i guerriglieri si sarebbero “decisamente indeboliti” rispetto alla ripresa dei combattimenti, lo scorso 27 agosto.

 

Ancora episodi di violenza interreligiosa in India. Una bomba è esplosa nei pressi di un tempio indù a Tirupati, nello Stato meridionale di Andhra Pradesh. Le uniche notizie disponibili, per ora frammentarie, riferiscono del ferimento di un ministro e di due membri del Parlamento locale. Illeso, invece, il governatore, Chandrababu Naidu.

 

 

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