RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 274 - Testo della
Trasmissione mercoledì 1 ottobre 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Presentato ieri a Roma il primo
bilancio sociale di Unicef Italia.
Via libera di Israele
alla seconda sezione del muro. Modifiche al tracciato, per le pressioni
americane.
Nuova offensiva
dell’estremismo islamico in Algeria: 8 le vittime.
In Iraq si aggravano le
perdite della coalizione. Scontri a Baghdad.
Liberia, i marines
lasciano il campo ai caschi blu: inizia oggi la missione dell’Onu.
Annan chiede garanzie
democratiche al governo birmano. Incontro fra il suo inviato ed Aung Sang Suu
Kyi.
L’INVITO DEL PAPA A RECITARE IL ROSARIO SEMPRE E
CON DEVOZIONE:
LO HA
RIVOLTO AI PELLEGRINI DELL’UDIENZA GENERALE,
RICORDANDO
IL SUO IMMINENTE PELLEGRINAGGIO A POMPEI
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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La
preghiera del Rosario – così “cara alla tradizione del popolo cristiano” - da
recitare “con devozione” e in modo incessante. Nella certezza “della mano
nascosta ma operosa” di Dio che guida “l’intera vicenda umana”, intrecciandosi
alla mano “più debole e incerta dell’uomo”. Un invito e un’immagine efficace di
fede e di speranza, nelle parole del Papa all’udienza generale di questa
mattina in Piazza San Pietro, affollata da 12 mila fedeli nel primo giorno
d’ottobre, mese del Rosario.
Proprio
alla preghiera mariana per eccellenza, Giovanni Paolo II ha voluto dedicare la
conclusione dell’udienza, incentrata sulla riflessione riguardante il celebre
Cantico Zaccaria, il Benedictus, che accompagna ogni giorno la recita
delle Lodi. Nell’Anno speciale del Rosario, il Pontefice ha raccolto in un
unico abbraccio quelle tre “categorie” alle quali va ogni mercoledì il suo
saluto e la sua benedizione particolari: i giovani, i malati e gli sposi
novelli. E ha rivolto loro queste parole:
“Invito
voi, cari giovani, cari malati e cari sposi novelli a recitare con devozione
questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Abbandonatevi
fiduciosi nella mani di Maria, invocandola incessantemente con il Rosario,
orante meditazione dei misteri di Cristo”.
Sempre
al momento dei saluti, parlando ai connazionali in polacco, Giovanni Paolo II
ha ricordato il suo prossimo viaggio nel segno della devozione mariana: “A Dio
piacendo, il 7 ottobre, nel giorno dedicato alla Beata Maria Vergine del
Rosario - ha detto - mi recherò in pellegrinaggio al Santuario di Pompei, per
ringraziare Dio della grande opera di santificazione dei cuori che
ininterrottamente compie grazie a questa meravigliosa preghiera. Torniamo più
spesso ad essa. Il vivere con Maria i misteri di Cristo ci avvicini sempre di più
a Lui, sia un cammino spirituale verso l’incontro con Lui nella gloria del
cielo”.
Con il Cantico del Benedictus, poi, il Pontefice ha
concluso il suo ciclo di catechesi dedicate alla Liturgia delle Lodi. Un
componimento “profetico”, ha definito il Papa il Cantico levato da Zaccaria, il
padre del Battista: una “benedizione che proclama le azioni salvifiche e la
liberazione offerta dal Signore al suo popolo”. Nell’andamento delle strofe, ha
osservato Giovanni Paolo II, il Salmista mette in risalto l’immagine del “sole
che sorge”, di chiaro sapore messianico. E’ Cristo il “sole di giustizia”
annunciato dai Profeti. Il sole, ha aggiunto il Pontefice citando il Cantico,
che “dirigerà i nostri passi sulla via della pace”. Anche i passi dell’uomo di
oggi:
“Ci muoviamo, allora, avendo come punto di
riferimento quella luce; e i nostri passi incerti, che durante il giorno spesso
deviano su strade oscure e scivolose, sono sostenuti dal chiarore della verità
che Cristo diffonde nel mondo e nella storia”.
Al momento dei saluti finali, inoltre, Giovanni Paolo II
si detto “lieto di accogliere” i sacerdoti di varia nazionalità giunti a Roma
per completare i propri studi all’interno dei Pontifici Collegi San Pietro
Apostolo e San Paolo Apostolo.
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PROVVISTA
DI CHIESA IN BRASILE, RINUNCIA A SUCCESSIONE IN USA.
NOMINA
IN BIBLIOTECA APOSTOLICA
In
Brasile, il Papa ha nominato vescovo di Santo André il presule dehoniano mons.
Nelson Westgrupp, finora vescovo di Sao José dos Campos.
Negli Stati Uniti d’America, il Santo Padre ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Oakland, presentata dal
vescovo mons. John Stephen Cummins, per raggiunti limiti di età. Come nuovo
vescovo di Oakland, subentra al suo posto mons. Allen Henry Vigneron, finora vescovo
coadiutore della stessa diocesi.
Il Pontefice ha infine nominato archivista capo della
Biblioteca Apostolica Vaticana il dott. Marco Buonocore, finora scriptor latinus presso la stessa
Biblioteca. L’antica e importante istituzione è retta dal cardinale argentino
Jorge Marìa Mejìa, coadiuvato da un prefetto e un vice prefetto.
25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
E LA PASTORALE DELLA SALUTE
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Servizio di Giovanni Peduto -
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Il Pontefice si avvia a celebrare fra due settimane il 25.mo
anniversario della sua elezione al Soglio di Pietro. Pochi Papi hanno raggiunto
un tale traguardo: negli ultimi 150 anni Pio IX è arrivato a 32 anni, il
pontificato più lungo della storia, e poi Leone XIII anch’egli 25 anni.
Nonostante affaticato e visibilmente sotto il peso della malattia, Giovanni
Paolo II tiene duro, con una forza indomita, una tenacia ammirevole: egli sa
cosa è il soffrire e nel suo magistero più volte ha indicato all’umanità il
valore immenso della sofferenza, perché l’ha sperimentata, la sperimenta egli
stesso. E’ questo aspetto che oggi per primo vogliamo sottolineare tra i più
salienti del suo Pontificato. Con noi il presidente del Pontificio Consiglio
per la pastorale della salute, il cardinale designato Javier Lozano Barragàn
...
“Il Pontificato di Giovanni Paolo II è stato veramente un
grande dono di Dio riguardo alla Pastorale della Salute: l’evento più
importante è stato senza dubbio la creazione del Pontificio Consiglio per la
Pastorale della Salute. L’inizio di questo Dicastero della Curia Romana lo
troviamo nella magnifica Lettera Apostolica “Salvifici Doloris” dove già nel
lontano 11 febbraio 1984 il Papa ricorda come Cristo abbia curato i malati del
suo tempo come un segno molto particolare della venuta del Regno di Dio, ed
anche come la Chiesa nel corso dei secoli abbia fortemente avvertito il
servizio ai malati ed ai sofferenti quale parte integrante della sua missione.
Quindi, nella Lettera Apostolica “Motu Proprio” “Dolentium Hominum” dell’11
febbraio 1985, il Papa ha disposto di costituire una Pontificia Commissione per
la Pastorale degli Operatori sanitari, che funga da organismo di coordinamento
di tutte le istituzioni cattoliche, religiose e laiche, impegnate nella
pastorale degli infermi. Questa Commissione, nella Costituzione Apostolica
“Pastor Bonus”, è stata elevata a Pontificio Consiglio. Ogni anno ricordiamo,
per disposizione del Santo Padre, questa data con la celebrazione della
Giornata Mondiale del Malato”.
Dobbiamo anche a Giovanni Paolo II l’indicazione precisa
sull’oggetto del Dicastero: la salute.
Infatti, nel Messaggio dell’Anno Giubilare del 2000 il Santo Padre arricchisce
pienamente il concetto cristiano di salute dicendo che è una tensione verso
l’armonia fisica, mentale, sociale e spirituale: non è soltanto l’assenza di
malattie. Secondo questo concetto, il Dicastero assume adesso il nome con il
quale è ormai conosciuto, cioè: Pontificio Consiglio per la Pastorale della
Salute...
“Nel discorso del Santo Padre ai partecipanti
all’Assemblea plenaria di questo Pontificio Consiglio, celebratasi lo scorso
anno, il Papa approfondisce l’essenza del nostro Dicastero e la descrive così:
“La vostra Assemblea plenaria pone a fuoco programmi che mirano a illuminare
con la luce del Volto dolente e glorioso di Cristo l’intero universo della
sanità. E’ decisivo approfondire la riflessione sulle tematiche attinenti alla
salute, alla malattia e alla sofferenza in tale prospettiva, lasciandosi
guidare da una concezione della persona umana e del suo destino fedele al piano
salvifico di Dio”.
Queste sono le direttrici più
importanti con le quali il Papa ha dimostrato nel corso del Pontificato il suo
profondo e personale vivere la redenzione dolente e gioiosa nel dolore, nella
malattia e nella sofferenza.
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La visita al Santo Padre dell’arcivescovo di Canterbury,
Rowan Williams, primate della Chiesa d’Inghilterra e presidente della Comunione
Anglicana, in programma per la mattina di sabato 4 ottobre, nell’ambito di un
soggiorno romano, è annunciata ufficialmente in un comunicato dal Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.
L’arcivescovo di Canterbury – è detto nella nota –
giungerà a Roma domani sera, 2 ottobre, alle ore 21.05, con un volo in
provenienza da Londra e sarà ricevuto all’aeroporto Leonardo da Vinci dal
presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, il cardinale
Walter Kasper, dal segretario del dicastero, mons. Brian Farrell,
dall’officiale incaricato per le relazioni con la Comunione Anglicana, rev.
Donald Bolen, oltre che dal nuovo direttore del Centro Anglicano di Roma,
vescovo John Flack, e dall’ambasciatrice di Gran Bretagna presso la Santa Sede,
signora Kathryn Frances Colvin.
L’arcivescovo sarà accompagnato nella visita dalla consorte, signora Jane Williams, dai suoi
collaboratori diretti, da responsabili a livello della Comunione Anglicana e
dell’Anglican Communion Office, da
rappresentanti della Comunione Anglicana in Europa, secondo una lista di undici
persone.
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Apre la prima pagina il titolo
"Il 7 ottobre mi recherò in pellegrinaggio al santuario della Madonna di
Pompei": all'udienza generale del primo giorno del mese del Rosario, il
Papa ricorda l'appuntamento mariano.
Sempre in prima, un articolo di
Vittorino Grossi dal titolo "Il riferimento alle radici cristiane
significa tener conto di tutta la gente e non soltanto di una classe di elites
intellettuali": una realtà storica scientificamente documentata nel
poderoso studio di Bruno Luiselli.
Nelle vaticane, per il cammino
della Chiesa in America, un articolo sull'invito - formulato dalla Conferenza
Episcopale del Perù - all'accoglienza e alla solidarietà con il popolo degli
immigrati.
Un articolo di Giuseppe De
Simone sullo studio di mons. Luigi Renzo dal titolo "L'Achirotipa e la sua
Cattedrale cuore di Rossano".
Nelle pagine estere, intervento
della Santa Sede alla V Conferenza degli Stati parte della Convenzione sulla
interdizione delle mine antiuomo: "Solo la pace, la giustizia e lo
sviluppo sono in grado di creare le condizioni di una reale sicurezza per tutta
l'umanità".
Medio Oriente: torna a
ventilarsi l'ipotesi di un Esecutivo palestinese di crisi.
Nella pagina culturale, un
elzeviro di Luigi M. Personé dal titolo: Quest'epoca di
"funzionalità".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema delle pensioni.
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1 ottobre 2003
DELLE
CONFERENZE EPISCOPALI D’AFRICA E MADAGASCAR
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Servizio di padre Joseph Ballong -
Si sono aperti questa mattina a Dakar, in Senegal, i
lavori della 13.ma Assemblea plenaria del Simposio delle Conferenze Episcopali
dell’Africa e del Madagascar (Secam). I partecipanti sono circa 130 tra
cardinali africani, arcivescovi e vescovi rappresentanti delle Conferenze
episcopali nazionali ed interregionali dell’Africa. E’ stata invitata anche una
delegazione di vescovi americani ed altri esperti. Il padre Joseph Ballong,
responsabile del programma Francese Africa della nostra emittente, ha chiesto a
mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani, nella Repubblica
Democratica del Congo, e presidente del Secam, quali siano i temi all’ordine
del giorno di questa Assemblea che si svolgerà fino al 12 ottobre.
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All’ordine del giorno di questa Assemblea plenaria, prima
di tutto c’è il tema principale che è quello della ristrutturazione del Secam
voluta dalla Ecclesia in Africa, ristrutturazione che è stata richiesta
direttamente dall’Assemblea plenaria di Rocca di Papa nell’anno 2000; in
secondo luogo i vescovi discuteranno sul ruolo della Chiesa e la sua missione
nel combattere la pandemia dell’Aids in Africa, naturalmente con incidenze nel
mondo. Perciò, se la prima settimana prende naturalmente i lavori sulla ristrutturazione,
all’inizio della seconda settimana, il 6 e il 7, avremo una sessione di due
giorni con un dibattito tra esperti per vedere che cosa la Chiesa debba fare in
questa materia. Abbiamo scelto Dakar per il significato di questa città nel
problema della schiavitù, perciò ci sarà un rito di purificazione della memoria
in cui la Chiesa cattolica africana assumerà gli sbagli dei figli e delle figlie
africane e anche delle altre persone che hanno contribuito, in Africa, a quella
tragedia della schiavitù. Questi saranno i principali temi di questa Assemblea
plenaria. Buona parte del tempo sarà anche consacrata allo scambio di
esperienze pastorali ed uno scambio sulla situazione delle Chiese particolare
in ognuna delle 10 regioni pastorali dell’Africa.
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IL CARDINALE DIONIGI TETTAMANZI IN VISITA
ALLA SINAGOGA DI MILANO,
NEL
SEGNO DEL DIALOGO TRA CRISTIANI ED EBREI
-
Servizio di Fabio Brenna -
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Un incontro per proseguire una tradizione di dialogo
ebreo-cristiano cresciuta con l’episcopato del cardinale Carlo Maria Martini ed
un dialogo che sia a favore della pace. L’arcivescovo di Milano, il cardinale
Dionigi Tettamanzi, si è incontrato ieri con la comunità ebraica nella Sinagoga
maggiore milanese. Con il rabbino capo Giuseppe Laras ha riconosciuto che le
due grandi religioni devono continuare quel confronto nella radice comune di
Abramo e di Elia, che diventa oggi un comune impegno per la pace. Il cardinale
Tettamanzi ha invitato i cristiani, così come farà la comunità ebraica fra
pochi giorni nella festa più grande del proprio calendario, a fare kippur e chiedere
perdono per l’infedeltà a Dio, per poter fare poi teshuva, lenire cioè le
ferite provocate dai cristiani agli appartenenti ad altre fedi. Il dialogo
ebraico cristiano, conscio dell’inconciliabile diversità delle fedi, può
svilupparsi su queste basi, secondo il cardinale Tettamanzi.
“I grandi temi
dell’oggi sono i temi in particolare - che ho citato - della bioetica, e tutti
quelli connessi con il valore della vita: il tema della salvaguardia del
creato, il tema della religiosità. Perché penso che l’istanza più profonda di
cui siamo immeritatamente, cioè per grazia, depositari, è quello del rapporto
con Dio. E questa religiosità penso che sia un qualche cosa che ci impegni ad
intercettare un mondo che, per certi aspetti, sembra quasi dimentico di Dio o
addirittura lo voglia rifiutare. Ma per altri aspetti sente in maniera non
consapevole che l’istanza religiosa non può essere cancellata, pena lo
sfigurare l’identità umana della persona e quindi i valori più alti della vita
sociale”.
Costruire
insieme la pace, senza rinunciare però alla memoria. Secondo il rabbino capo
Rav, Giuseppe Laras.
“Noi dobbiamo
costruire, ma costruiamo conservando il ricordo. Voi sapete che è stata
istituita da tre anni la Giornata della memoria. Noi dobbiamo ricordare tutti
insieme quello che è stato, perché non avvenga mai più. E per noi che siamo
esponenti di religioni e quindi siamo, e dovremmo essere sempre, i più
sensibili alla pace, questi riferimenti alla memoria ci danno un qualcosa in
più per poter rafforzare dentro di noi questa volontà in direzione della
costruzione, in direzione della pace”.
Del resto, secondo l’arcivescovo di Milano, è sempre
presente il rischio di un antisemitismo risorgente.
“Ho parlato di una vigilanza che deve essere sempre molto
desta, molto accorta, proprio perché questo rischio c’è e di fronte a questo rischio
penso che l’invito che ci è stato rivolto ora, a fare memoria, sia un invito
innanzitutto affinché non ci sia questo rigurgito, ma soprattutto per essere
proiettati in avanti, attraverso la costruzione di alcuni valori comuni. Penso
che sia il modo più concreto per bloccare e per estinguere questi fatti negativi”.
Ma come
si pone la comunità ebraica milanese di fronte alle recenti dichiarazioni del
presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, su Mussolini e sul
fascismo? Il rabbino capo Laras ha invitato a saper guardare più in alto.
“Ci sembra di
scadere un po’ in basso, parlando di contingenze politiche che hanno poco a che
fare con lo spirito e con le tematiche che abbiamo affrontato questa sera. Mi è
stato chiesto cosa pensiamo dell’incontro con l’unione delle comunità e il presidente
del Consiglio. E’ stato un incontro, per quanto ne so, sollecitato dal capo del
governo, per chiarire i veri scopi del suo intervento. E’ stata una
precisazione. Quindi, niente di sostanziale per quanto mi risulti o di importante”.
E così, come aveva già fatto, il Consiglio permanente
della Cei, la Conferenza episcopale italiana, anche il cardinale Tettamanzi dà
un giudizio negativo sul clima e sul confronto politico attuale.
“Rimaniamo un poco più in alto,
anche perché ormai la cronaca la conosciamo tutti. Ed è bene forse non fare la
memoria, ma attuare la dimenticanza”.
Il cardinale Tettamanzi ha quindi annunciato che, a
Milano, la prossima giornata dell’ebraismo del 17 gennaio sarà celebrata da
tutte le chiese che si riconoscono nel Consiglio delle Chiese cristiane di
Milano. Mentre nel prossimo mese di settembre Milano ospiterà l’incontro
interreligioso promosso ogni anno dalla comunità di Sant’Egidio “Uomini e
religioni”.
Da Milano, per la Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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13.MA GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE PERSONE
ANZIANE:
UN
PATRIMONIO DI ESPERIENZA E DI SAGGEZZA PER I GIOVANI
DA
SVILUPPARE NEL DIALOGO TRA LE GENERAZIONI
- Intervista con Stefano Laffi -
“Nell’arco
dei prossimi decenni le persone anziane diventeranno ovunque una presenza
sempre più consistente e importante nelle comunità e nelle società”. Lo
sottolinea Kofi Ánnan, segretario generale dell’Onu, nel messaggio per la
Giornata odierna. Secondo le stime delle Nazioni Unite, attualmente nel mondo
629 milioni di persone superano i 60 anni di età; stima che arriverà a 2
miliardi nel 2050, quando per la prima volta nella storia dell’umanità questa
fascia di età supererà quella dei bambini da 0 a 14 anni. Principali obiettivi
della Giornata – che sarà celebrata domani con una conferenza nel Palazzo di
Vetro a New York – sono la “valorizzazione delle capacità a livello nazionale”
e l’ “integrazione delle tematiche sull’invecchiamento nell’agenda per lo
sviluppo”. Ma come adattarci a un mondo che invecchia e come costruire una
società per tutte le età? Daniele Semeraro lo ha chiesto al sociologo Stefano
Laffi, studioso del mutamento culturale presso la Società di ricerca sociale
Synergia di Milano.
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R. – La società cambia molto rapidamente, soprattutto
negli ultimi due decenni ha subito processi di accelerazione e di cambiamento,
ed è quindi difficile per tutti – giovani o vecchi – stare dentro la società ed
i suoi meccanismi d’integrazione. Abbiamo capito, per esempio, che l’accesso a
questo mondo passa sempre più per la tecnologia. Ora, in questo – credo – si
giochi il rischio di una disabilità per gli anziani e per tutti maggiore;
paradossalmente, laddove la tecnologia ci racconta di poterci aiutare di più,
il passaggio ad una mediazione tecnologica ci esclude e crea disabilità.
Bisogna stare molto attenti a non creare situazioni in cui gli anziani siano
tagliati fuori dalla possibilità di uso degli oggetti. Io manterrei anche però
il principio secondo il quale se un anziano non vuole necessariamente conoscere
internet o usare il computer, lo possa fare: mi sembra anche giusto immaginare
un mondo in cui non necessariamente tutto corre alla stessa velocità e tutti
siamo allineati con le stesse competenze.
D. – Quali le strategie, quindi, per valorizzare le
risorse delle persone anziane?
R. – Gli anziani hanno prima di tutto molto tempo e hanno
molta esperienza, quindi è immaginabile che siano coinvolgibili sempre di più
in attività formative, in nuovi livelli di aggiornamento e di istruzione. È
anche un tempo che può essere organizzato per servizi: qui lo stiamo scoprendo.
Ci sono moltissime cose che bisogna fare per questo Paese. E poi non
dimentichiamo una cosa: gli anziani sono la prima risorsa di volontariato
nell’aiuto ad altri anziani. Fra l’altro, in queste occasioni di aiuto e di
incontro, gli anziani ritrovano spesso l’occasione di uno scambio con
generazioni che magari non hanno più contatto con loro: penso ai giovani...
D. – In che modo attualmente i giovani e gli adulti
percepiscono l’invecchiamento e cosa si dovrebbe fare?
R. – È sostanzialmente invertito il processo di scambio e
di trasmissione culturale. La diffusione di tecnologia e l’idea che il consumo
sia sempre più il luogo in cui si stabilisce chi davvero ha competenze nella
vita quotidiana, ha ribaltato il sistema del sapere. Molto spesso i giovani
sono più competenti degli anziani. Questo ha evidentemente fatto invecchiare
precocemente la situazione in cui l’anziano raccontava al bambino, al nipote,
come stanno le cose nel mondo. Io credo che bisogna lavorare sulla relazione
tra le singole persone, cioè ritrovare quelle occasioni che sono punto di
scambio, di conoscenza e che ridanno in qualche modo priorità al valore delle
singole persone, al di là di un’ideologia dominante che sembra allontanare le
generazioni perché serve in quel momento valorizzare ciò che solo una ha o ha
in modo maggiore.
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1 ottobre 2003
IL GOVERNO VIENTAMITA HA ESPRESSO IL PROPRIO DISSENSO
SULLA
NOMINA CARDINALIZIA DELL’ARCIVESCOVO DI HOCHIMINH VILLE,
MONS.
GIOVANNI BATTISTA PHAM MINH MAN
- A
cura di Riccardo Cascioli -
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HANOI. = L’esecutivo di Hanoi dissente sulla nomina a
cardinale dell’arcivescovo di Hochiminh Ville, Giovanni Battista Pham Minh Man. Il governo vietnamita non accetta questa indicazione
perché è stata decisa in modo unilaterale dal Vaticano, ha lamentato un
rappresentante della commissione governativa per gli affari religiosi. Il
governo cita quindi il Memorandum sottoscritto insieme alla Santa Sede che
prevede che le nomine della gerarchia cattolica vengano prima approvate dalle
autorità di Hanoi. In realtà, il Memorandum prevede questa approvazione in
riferimento alla titolarità della diocesi e va ricordato che la stessa nomina
di mons. Pham Minh Man ad arcivescovo di Hochiminh Ville è stata oggetto di un
lungo braccio di ferro. Ma cosa vuol dire questa presa di posizione del regime
vietnamita? Essenzialmente, che il dialogo con la Santa Sede, che va avanti da
anni, è in una fase di stallo e ciò si ripercuote sulla vita della Chiesa
vietnamita, seconda per grandezza in Asia dopo quella filippina, tanto che lo
stesso Giovanni Paolo II – ricevendo l’anno scorso i vescovi vietnamiti in
visita ‘ad Limina’ – ha detto che la Chiesa si aspetta dalla comunità politica
il totale rispetto della sua indipendenza e della sua autonomia.
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PRESENTATO, IERI, IL PRIMO BILANCIO SOCIALE DI UNICEF ITALIA,
ORGANIZZAZIONE
CHE DA QUASI 30 ANNI OPERA PER PROMUOVERE LA CONOSCENZA
DEI
DIRITTI E DEI PROBLEMI DELL’INFANZIA
ROMA. =
Con lo scopo di offrire un profilo aggiornato ed attendibile di Unicef Italia,
il presidente dell’organizzazione umanitaria, Giovanni Micali, ed il vicepresidente
amministrativo, Antonio Sclavi, hanno presentato ieri a Roma, nella sede del
Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoro (Cnel), il primo bilancio
sociale relativo alle attività svolte nel 2002. Unicef Italia, costituito il 19
giugno 1974, è parte integrante della struttura internazionale del
Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, l’Agenzia dell’Onu specializzata
nella tutela e nella promozione dei diritti e delle condizioni di vita dei
bambini nel mondo. Le entrate complessive di Unicef Italia,
derivanti da oltre 314 mila donazioni, hanno superato lo scorso anno 47 milioni
di euro ed hanno favorito la promozione di diverse priorità quali la tutela dei
bambini, la realizzazione di attività di
informazione per sensibilizzare la società civile e la diffusione dei principi
e dei valori contenuti nella Convenzione sui diritti dell’infanzia. Ogni anno Unicef Italia finanzia numerosi progetti finalizzati al
coinvolgimento ed alla mobilitazione della società civile sulle tematiche
dell’infanzia e dell’adolescenza. Le iniziative promosse nel 2002 hanno
coinvolto oltre 3 mila scuole, diverse Aziende ospedaliere ma anche il mondo
dello sport, dell’associazionismo e della comunicazione. “In un momento in cui
gli italiani sembrano sempre più vicini al mondo della solidarietà e del
volontariato – ha affermato il presidente Micali – ci auguriamo che questo
nostro esempio sia seguito da altre organizzazioni”. Ed è con questo auspicio
Unicef Italia si prepara ad affrontare le sfide e le emergenze di un mondo nel
quale i bambini rappresentano il nostro futuro. (A.L.)
LA LETTURA DEL QUOTIDIANO CATTOLICO ‘AVVENIRE’ AIUTA A
SVILUPPARE
UN
AUTENTICO SPIRITO CRITICO. E’ QUESTA UNA DELLE RIFLESSIONI PIÙ SIGNIFICATIVE
CONTENUTE
NELLA LETTERA INVIATA DALL’ARCIVESCOVO DI TRANI-BARLETTA-BISCEGLIE ALLA PROPRIA
COMUNITÀ DIOCESANA
TRANI.
= “Uno strumento da cui attingere per la formazione di una solida opinione attorno
alle più diverse questioni”. Così l’arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie,
mons. Giovan Battista Pichierri, ha presentato il quotidiano cattolico
“Avvenire” del quale, domenica prossima, si celebra la X giornata diocesana.
Per l’occasione mons. Pichierri ha inviato una lettera alla comunità diocesana:
“Avvenire – scrive l’arcivescovo - si propone quale imprescindibile strumento
di consultazione per una informazione corretta, addentrandosi soprattutto nei
luoghi e negli ambiti della politica, della società, dell’economia, della
cultura e dei popoli, rispettando la centralità della dignità della persona
umana”. Da questo punto di vista, spesso, diventa strumento di denuncia e di
accoglienza della voce dei dimenticati e degli ultimi ma, come spiega mons.
Pichierri, è anche “un’ottima piattaforma per il rilancio di esperienze,
notizie e fatti tendendo alla verità ed alla speranza”. Mons. Pichierri si
rivolge quindi ai genitori, “incoraggiandoli a prestare la loro attenzione alla
stampa che circola in famiglia” e ai giovani che invita, alla vigilia della
missione diocesana, ad “inserire ‘Avvenire’ tra quei punti di riferimento per
l’esercizio di un fondato ed autentico spirito critico, tipico dell’età
giovanile”. Il saluto finale è dedicato ai più piccoli ai quali l’arcivescovo
raccomanda la lettura di ‘Popotus’, il giornale di attualità per bambini.
(A.L.)
NUOVA TESTIMONIANZA SULLA
BELLEZZA E LA GIOIA DELLA VOCAZIONE RELIGIOSA:
DUE OPERAI, ORIGINARI DELL’EMILIA ROMAGNA, LASCIANO LA TUTA DELLA
FABBRICA PER INDOSSARE IL SAIO FRANCESCANO
BOLOGNA. = Fino a quasi 30 anni hanno indossato la tuta della
fabbrica e, nei giorni scorsi, nella basilica della Santissima Annunziata di
Bologna, hanno definitivamente abbracciato il saio francescano dell’Ordine dei
frati minori (Ofm), facendo la solenne professione di fede davanti al
provinciale dell’Emilia Romagna, padre Giuseppe Ferrari. I due ex operai, entrambi
36.enni, si chiamano Davide Coriani e Ivano Cavazzuti e sono di Roteglia, un
paese collinare di 2500 abitanti vicino a Sassuolo. Davide, figlio unico,
faceva il trasportatore di piastrelle ed Ivano, che ha due sorelle, il
falegname. “Fino a 25 anni – racconta Ivano – siamo sempre stati compagni di
avventure, di sport e di divertimenti ed il mio hobby preferito era fare il dj
in diverse discoteche di Modena e Reggio Emilia”. Ma ai due giovani sembrava
che mancasse qualcosa. “A 25 anni – spiegano i due – siamo andati in
pellegrinaggio a San Martino di Schio dove è iniziata la nostra ricerca di Dio
alla quale è seguita la decisione di seguire il Signore, sulle orme di San
Francesco”. Attualmente i due frati stanno facendo esperienze pastorali in
carcere ed in comunità terapeutiche. La scelta dei due ex operai non si deve leggere
come una fuga dal mondo. “Non ci ritiriamo – confidano – ma, piuttosto, ci
tuffiamo ancora di più nel mondo”. (A.L.)
IN COLOMBIA I NEGOZIATI TRA I RIBELLI E LA CHIESA LOCALE PER IL
RILASCIO
DEGLI
OSTAGGI STRANIERI APPAIONO INDIRIZZATI VERSO UN ESITO POSITIVO
BOGOTÀ.
= L’appello lanciato dalla Chiesa colombiana all’Esercito di Liberazione
Nazionale (Eln) per il rilascio degli ostaggi stranieri, è andato a buon fine.
I guerriglieri dell’Eln hanno infatti inviato un messaggio ai vescovi nel quale
hanno manifestato la loro volontà di aprire un tavolo per le trattative.
Secondo quanto reso noto dal Dipartimento delle comunicazioni sociali della
Conferenza episcopale, i ribelli hanno sequestrato la comitiva di stranieri
nella Sierra Nevada “quale azione dimostrativa per commemorare l’ex presidente
cileno, Salvador Allende, a trent’anni dal golpe che rovesciò il suo governo”.
“E’ nostra intenzione – si legge nella nota dell’Eln - arrivare ad una
soluzione pacifica del caso”. La risposta è giunta all’indomani dell’appello
lanciato dai microfoni di Radio Caracol da p. Dario Echeverry, membro della
Commissione pace dei vescovi colombiani. (D.D.)
E’ STATA INAUGURATA A PARMA, LO SCORSO 29
SETTEMBRE, LA MOSTRA INTITOLATA
“IL MEDIOEVO EUROPEO DI JACQUES LE GOFF” CHE HA PER SIMBOLO
LA COLOMBA PROVENIENTE DAL MUSEO DIOCESANO DI FIDENZA
PARMA. = Dimenticare il Medioevo di cavalieri e dame e lasciare il
posto a quello delle gente che voleva la pace. E’ il messaggio della mostra “Il
Medioevo Europeo di Jacques Le Goff” che il grande storico francese ha
inaugurato lo scorso 29 settembre a Parma, città dove l’esposizione sarà
visitabile fino al prossimo 6 gennaio. La mostra raccoglie un’ottantina di
opere scelte personalmente da Le Goff in base a due linee guida principali: la
prima è il Medioevo di pace, rappresentato dalla Colomba Eucaristica di
Fidenza, oggetto d’arte sacra che ha ispirato lo studioso. La seconda
direttrice è costituita dal Medioevo delle periferie, creatrici di arte e
pensiero come e quanto i grandi centri di Roma, Parigi e Aquisgrana. Le Goff
individua nelle culture nordiche ed in quelle mediterranee, islamiche ed ebraiche,
un apporto fondamentale alla ricchezza del continente europeo. Sullo sfondo
severo delle dispute, delle guerre, delle crociate, emerge dunque un’immagine
di speranza, dove giustizia e cavalleria costituiscono le regole primordiali di
una grande civiltà. (A.L.)
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1 ottobre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
In Medio Oriente è ancora
l’incertezza a dominare la scena. Mentre da Ramallah giunge la notizia di un
rinvio della presentazione del nuovo governo palestinese, quello israeliano ha
annunciato questa mattina il via alla nuova fase di costruzione della barriera
di sicurezza. Questa seconda sezione del muro, che terrà fuori gran parte dei
territori palestinesi della Cisgiordania, è lunga 45 chilometri. Ma il
tracciato ha subito delle modifiche per la forte opposizione degli Stati Uniti.
I particolari, nel servizio di Graziano Motta:
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Il tracciato, secondo il compromesso studiato con le
autorità americane, prevede nella parte centrale dei territori, da el-Kana,
Samaria, a Mahane Ofer, a nord di Gerusalemme, una vasta breccia all’altezza
della città di Ariel, che è il più grande insediamento di coloni ebraici
all’interno dei territori palestinesi. Fra mesi, comunque, le consultazioni
israelo-statunitensi riprenderanno per studiare come garantire la sicurezza di Ariel,
al momento affidata solo a reparti di soldati. L’antico tracciato della
barriera è stato pure arretrato all’altezza dell’insediamento di Emanuel.
Quello nuovo, sempre per allontanarsi dal territorio palestinese, prevede che
la barriera passi più ad est dell’aeroporto internazionale Ben Gurion e
attraversi in due punti la nuova superstrada Gerusalemme-Modiin. Il Consiglio
dei ministri non ha ancora trovato il finanziamento per un altro troncone della
barriera lungo la vallata del Giordano, che escluderebbe la città di Gerico.
Sul terreno, da segnalare la prosecuzione dell’operazione di militari israeliani
nella città palestinese di Jenin, ove è stato arrestato il capo locale della
Jihad islamica, che nei giorni scorsi si era pronunciato per la prosecuzione ad
oltranza della rivolta e contro qualsiasi tregua. Da fonti arabe è stata
divulgata la notizia dell’intercettazione, in una località non precisata, di
una cellula di agenti segreti israeliani che avevano progettato di uccidere
Khaled Mashal, uno dei più alti esponenti di Hamas.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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In Algeria si allunga la lista delle vittime
dell’integralismo islamico. Otto militari sono stati uccisi in un’imboscata a
Montgorno, nella regione di Medea: stavano portando approvvigionamenti al
contingente impegnato nella lotta con la guerriglia. L’attacco è stato
attribuito al gruppo islamico guidato da Abdelkader Souhane, nato da una
scissione del Gruppo islamico armato e contrario alla politica di
riconciliazione nazionale del presidente Bouteflika.
Spari, lanci di pietre, vetture date alle fiamme: quella
appena trascorsa a Baghdad è stata una mattinata di tensione, per una
manifestazione di circa 200 disoccupati degenerata presto in uno scontro con la
polizia. Due i feriti. Si registrano inoltre nuove perdite tra la coalizione:
in seguito a tre incidenti, sono morti un soldato ucraino e due statunitensi.
Ma gli americani devono fronteggiare anche un’ennesima emergenza: è lo scandalo
che rischia di colpire la Casa Bianca, messa sotto inchiesta per aver rivelato
alla stampa il nome di una donna, agente della Cia. Sentiamo Paolo Mastrolilli:
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Lei è la moglie dell’ex ambasciatore Joseph Wilson, che
era stato incaricato dal governo di verificare le informazioni secondo cui
l’Iraq aveva acquistato uranio arricchito dal Niger. Alla fine della sua
missione, il diplomatico aveva smentito il traffico e poi aveva criticato
l’amministrazione, perché Bush aveva comunque ripetuto l’accusa nel suo
discorso sullo stato dell’Unione di gennaio. La Cia sospetta che la Casa Bianca
abbia rivelato l’identità della moglie di Wilson per punire suo marito e,
quindi, ha chiesto al dipartimento per la Giustizia di aprire un’indagine. La
legge, infatti, vieta di svelare i nomi degli agenti segreti e punisce questo
reato con condanne fino a 10 anni di prigione. La Casa Bianca ha smentito ogni
coinvolgimento ed il presidente ha sollecitato tutti i suoi collaboratori a
cooperare con l’inchiesta per scoprire la verità e punire gli eventuali
colpevoli. L’opposizione democratica, però, ha domandato la nomina di un
procuratore indipendente, come quelli che avevano condotto le inchieste sullo
scandalo Lewinski e sul Watergate.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Nessuna marcia indietro: la guerra in Iraq “è stata
giusta”. È un passaggio dell’intervento del premier britannico Tony Blair,
ieri, al congresso annuale del Labour. Seppure in calo di popolarità, il capo
di Downing Street è apparso deciso a non rinunciare ad un possibile terzo
mandato. Sul discorso di Blair, ascoltiamo il commento di Raffaella Menichini,
esperta di questioni inglesi del quotidiano ‘La Repubblica’:
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R. - Il discorso ha due facce. Da un lato, per la prima
volta, forse, Tony Blair ha un tono apologetico, quasi a voler chiedere scusa
ai suoi elettori – e, soprattutto, ai suoi compagni di partito – di quello di
cui viene accusato, e cioè di un eccesso di presunzione. Viceversa, però, sui
contenuti tiene duro: la guerra in Iraq è stata una scelta giusta e le riforme
sono necessarie per la stabilità economica del Paese. Blair sa che il suo
livello di popolarità non è mai stato così basso, però sa anche che non esiste
in questo momento un’alternativa al suo governo. Tutti i sondaggi dicono che i
conservatori non vinceranno mai le prossime elezioni. Quindi, lui è certo di
poter continuare con la sua linea di riforme: la privatizzazione del settore
pubblico, il rialzo delle tasse universitarie, e così via. Però ha bisogno di
una rinascita di simpatia verso la sua persona, per evitare un cambio in corsa
con un leader laburista più popolare, che potrebbe essere Gordon Brown,
l’attuale cancelliere dello scacchiere.
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La spaccatura avvenuta sulla crisi irachena non si
ripeterà con l’Iran. Lo ha detto lo stesso premier britannico, che questa
mattina ha sottolineato in un’intervista radiofonica l’unità di posizioni tra
l’Europa e gli Stati Uniti. Ma la questione del nucleare sembra ancora lontana
da una soluzione: alla vigilia della nuova tornata di ispezioni da parte
dell’Aiea, il ministro degli Esteri iraniano, Kharrazi, ha chiesto di
“impedire” che la crisi venga portata davanti al Consiglio di sicurezza
dell’Onu. Finora, però, il governo di Teheran non ha ancora fornito le
assicurazioni richieste riguardo alla produzione di uranio.
In Liberia è oggi il giorno delle Nazioni Unite. I marines
americani hanno infatti lasciato il posto ai caschi blu, inviati dal Palazzo di
vetro con il compito di garantire il rispetto della tregua firmata ad agosto.
Il contingente, che dovrebbe arrivare a 15 mila uomini, è guidato dal generale
keniano Daniel Ishmael Opande. Nel Paese, intanto, si lavora per la
riconciliazione nazionale: nella sua residenza, a Monrovia, il presidente ad
interim Moses Blah incontra in queste ore Sekou Damate Conneh, leader del
principale gruppo di ribelli. Tra due settimane si insedierà il nuovo governo
di transizione, presieduto dall’imprenditore Gyude Bryant.
Cresce la preoccupazione dell’Onu per la situazione in
Myanmar, l’ex Birmania. Nel Paese è in corso la visita dell’inviato speciale
Razali Ismail, che ha incontrato poco fa la leader dell’opposizione, Aung Sang
Suu Kyi, ancora agli arresti domiciliari. Parallelamente, dal Palazzo di vetro
è giunto un appello al governo militare: il segretario generale, Kofi Annan, ha
invitato i generali a ristabilire il dialogo con il dissenso ed a rilasciare
immediatamente l’ex premio Nobel per la pace. Se ciò non avverrà, ha proseguito
Annan, sarà l’assemblea dell’Onu a prendere in esame la situazione: l’obiettivo
è di creare una democrazia entro il 2006, quando il Myanmar assumerà la
presidenza dell’Associazione delle nazioni del sudest asiatico.
Alla vigilia di una settimana di tregua, da domani al 10
ottobre, il Nepal conta le vittime degli scontri fra la guerriglia maoista e
l’esercito di Katmandu: secondo fonti militari sarebbero morti, solo
nell’ultimo mese, circa 300 ribelli, 29 soldati e 42 agenti di sicurezza. A
detta dello stesso esercito, i guerriglieri si sarebbero “decisamente
indeboliti” rispetto alla ripresa dei combattimenti, lo scorso 27 agosto.
Ancora episodi di violenza interreligiosa in India. Una
bomba è esplosa nei pressi di un tempio indù a Tirupati, nello Stato
meridionale di Andhra Pradesh. Le uniche notizie disponibili, per ora
frammentarie, riferiscono del ferimento di un ministro e di due membri del
Parlamento locale. Illeso, invece, il governatore, Chandrababu Naidu.
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