RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 331 - Testo della
Trasmissione di giovedì 27 novembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
Inaugurata a Roma la mostra 100
presepi: intervista con il cardinale Francesco Marchisano.
CHIESA E SOCIETA’:
Pubblicato il comunicato finale della
52° assemblea Generale della CEI
I vescovi brasiliani esprimono il proprio appoggio alla riforma
agraria del governo.
Consegnato al cardinale Tomas
Spidlik il diploma di benemerito della cultura e dell’arte.
Tragico
naufragio in un lago del Congo ex-Zaire: forse 200 i morti
Missile
contro l’ambasciata italiana a Baghdad: non ci sono feriti
Le
elezioni in Irlanda del Nord: secondo i primi risultati, nelle file degli
unionisti, testa a testa tra il
moderato Trimble e l’estremista Paisley.
Tra i repubblicani trionfa lo Sinn Fein.
27
novembre 2003
“L’EUROPA ATTENDE L’IMPEGNO DI CATTOLICI E
ORTODOSSI IN DIFESA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLA CULTURA DELLA PACE”: COSI’ IL
PAPA NELL’INCONTRO
CON IL
PRESIDENTE DELLA BULGARIA, PAESE CHE HA INCORAGGIATO
A
“PROSEGUIRE NELL’EDIFICAZIONE PACIFICA DELL’INTERA SOCIETA’
ALL’INTERNO
DELLA GRANDE CASA EUROPEA”
- A cura di Fausta Speranza -
**********
“L’Europa attende il comune
impegno di cattolici e ortodossi in difesa dei diritti dell’uomo e della
cultura della vita”. E’ quanto ha detto il Papa nell’incontro con il presidente
della Bulgaria, Georgi Parvanov, ricevuto questa mattina con la consorte e
seguito. Ricordando la sua visita a maggio scorso nel Paese bulgaro, Giovanni
Paolo II ha sottolineato di aver percepito “il fermo proposito di edificare il
Paese con ritrovata serenità e fiducia nell’avvenire, all’interno della grande
casa europea”. “L’incontro cordiale con le autorità civili di ogni ordine e
grado – ha proseguito il Papa – mi ha persuaso del coraggio di tutti
nell’affrontare le sfide per l’edificazione pacifica dell’intera società”. “Gli
stessi sentimenti di disponibilità al dialogo e alla collaborazione – secondo
le parole del Papa – sono forti nella “piccola ma fervente comunità cattolica,
in costante collaborazione anche con le altre comunità religiose del Paese”. E
il Papa ha ricordato la “fraterna attenzione” con la quale il Patriarca Maxim,
capo della Chiesa ortodossa di Bulgaria, lo ha accolto nella sua dimora in
occasione della visita di maggio.
E questa mattina il presidente
della Bulgaria è stato ricevuto anche dal presidente del consiglio italiano,
Berlusconi. Hanno esaminato le prospettive di avvicinamento della Bulgaria alle
strutture euroatlantiche, l'ingresso nella Nato, previsto per la primavera
2004, quello nell'Unione Europea nel 2007. Berlusconi ha espresso apprezzamento
per gli sforzi compiuti sul piano delle riforme interne nel quadro del
negoziato di adesione.
**********
IL PAPA RICEVE IL DALAI LAMA
IN VATICANO
PER UNA VISITA DI CONTENUTO RELIGIOSO
- Intervista con il Dalai Lama -
Il Papa ha ricevuto oggi in Vaticano il Dalai Lama. “Si è
trattato di una breve visita di cortesia
di contenuto esclusivamente religioso” – ha dichiarato il direttore
della Sala stampa della Santa Sede Joaquin Navarro Valls. Il Dalai Lama, subito
dopo l’incontro, ha detto ai giornalisti di aver espresso al Papa la sua
“ammirazione per quello che ha fatto per la pace e l’armonia religiosa del
mondo”. Leader spirituale dei buddisti tibetani, il Dalai Lama è da martedì
scorso in visita a Roma e ieri ha affermato che il Tibet punta al dialogo e a
ottenere una “autonomia significativa” nell'ambito della Cina, che deve essere
sempre più integrata nel contesto internazionale. Il Dalai Lama ha ribadito
l’importanza di “non reagire alla violenza con altra violenza, anche in
situazioni tragiche come il dramma che ha colpito gli italiani in Iraq”. E ha
poi incoraggiato tutti a “sviluppare fiducia e ottimismo verso il progresso
dell'umanità”. Parole di pace ha espresso anche nell’intervista a
Benedetta Rinaldi.
**********
R. – CHINA
IS THE MOST POPULATED NATION …
La Cina
è la nazione più popolosa. Ha una lunga storia e un grande patrimonio
culturale. Per questo merita un ruolo importante. Dobbiamo darle fiducia e
rispetto e anche il suo comportamento sarà così più ragionevole.
D. – Che cosa si può fare per raggiungere la pace?
R. –
BASICLY, I BELIEVE PEACE MUST COME …
Credo che la
pace venga dalla pace. Quindi, dobbiamo controllare le nostre emozioni
negative. In questo modo possiamo diventare portatori di pace e più sensibili
nei confronti dell’essere umano, tanto da non essere mai indotti alla violenza.
D. – Posso chiederle cosa ne pensa del terrorismo nel
mondo?
R. – OF
COURSE, IT IS BAD …
Ovviamente il giudizio è molto negativo. Ritengo che
mentre pensiamo a questo problema, dovremmo analizzare quali sono le cause,
qual è il disagio. Penso che la soluzione migliore sarebbe incontrare i
terroristi e ascoltare le loro richieste.
**********
IL MESSAGGIO DEL PAPA AI VESCOVI AMICI DEL
MOVIMENTO DEI FOCOLARI
RIUNITI IN UN CONVEGNO A ROCCA DI PAPA
- Intervista con Chiara
Lubich -
“Voi siete tutti uno in Cristo
Gesù.” Un tema attuale più che mai: può
offrire una risposta valida alle gravi lacerazioni che affliggono il mondo di oggi”.
E’ quanto scrive il Papa in un messaggio rivolto ai vescovi di varie Chiese
amici del Movimento dei Focolari, che partecipano al 22.mo Convegno ecumenico
internazionale. A causa dei tragici avvenimenti degli ultimi giorni si è dovuto trasferire da Istanbul a Rocca
di Papa nei pressi di Roma al centro del Movimento. Il messaggio è stato letto
dal cardinale Walter Kasper che ieri pomeriggio ha ospitato i vescovi al
Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani. Ma ascoltiamo il servizio di
Carla Cotignoli.
**********
Il Papa
nel suo messaggio ai vescovi di varie Chiese
sottolinea in modo particolare “la forza dell’amore”: “ci spinge gli uni verso gli altri – scrive
- e ci aiuta a predisporci all’ascolto, al dialogo, alla conversione e al
rinnovamento”. Giovanni Paolo II ribadisce – come ha affermato recentemente – che “soltanto un’intensa spiritualità ecumenica,
vissuta nella docilità a Cristo e nella piena disponibilità ai suggerimenti
dello Spirito, ci aiuterà a vivere con il necessario slancio questo periodo
intermedio durante il quale dobbiamo fare i conti con i nostri progressi e con
le nostre sconfitte, con le luci e le ombre del nostro cammino di
riconciliazione”. Luci ed ombre che sono emerse dal dialogo tra il cardinale
Kasper e i vescovi. Riflettevano le problematiche delle diverse aree
geografiche di provenienza delle diverse Chiese: da quelle di origine
antichissima del Medio Oriente che corrono il rischio di scomparire, alla grave
crisi che sta attraversando la Comunione anglicana, alle sfide poste dal
diffondersi delle Chiese pentecostali e delle sette in America Latina e ancora
dalla rivoluzione culturale in atto in Occidente che è quasi – ha detto il
cardinale Kasper – un super mercato delle ideologie espressione di “un
relativismo disastroso, fatale soprattutto in campo dell’etica”. Sfide tutte
che impongono risposte univoche da parte delle Chiese, in una parola: ‘unità’.
E proprio su questo sfondo le parole del Papa hanno trovato nei vescovi una eco
profonda. E’ sulla dimensione della spiritualità di comunione tipica dei
Focolari che è incentrato lo stesso convegno che ha come filo rosso
l’approfondimento del cuore di questa spiritualità: la presenza di Cristo in
mezzo ai suoi che genera il dialogo della vita. Con la freschezza
dell’esperienza diretta, ne aveva parlato Chiara Lubich ieri mattina: è l’esperienza
di quella forza dell’amore reciproco che – messo in pratica – ha conseguenza
impensate:
“Si avverte – se la si vive veramente pronti a morire
l’uno per l’altro – una sicurezza, una gioia mai sperimentata; una pace nuova,
una pienezza di vita, una luce inconfondibile: si sa come camminare! Perché? Si
realizzano tra noi le sue parole: ‘Dove ci sono due o tre riuniti nel mio nome,
io sono in mezzo a loro’. Avvertivamo che Dio era tra noi e volevamo che questa
corrente d’amore, che è poi la corrente dell’amore trinitario, passasse per il
mondo in tutte le membra del corpo mistico, tutte illuminando!”.
E
negli ultimi 40 anni si sono formati nella Chiesa cattolica, nelle altre Chiese
e fra membri delle diverse Chiese, brani di cristianità unite nel nome di Gesù,
lievito nel cammino verso la piena
comunione visibile delle Chiese, tanto attesa.
**********
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre con la
notizia del tragico naufragio sul lago Many Ndombe - nella Repubblica
Democratica del Congo - che ha provocato centinaia di morti.
Nelle vaticane, nel discorso al
Presidente della Repubblica di Bulgaria, Giovanni Paolo II ha sottolineato che
l'Europa attende il comune impegno di cattolici e ortodossi in difesa dei diritti
dell'uomo e della cultura della vita.
Nel Messaggio ai Vescovi amici
del Movimento dei Focolari, il Papa ha richiamato l'urgenza di accelerare il
cammino verso la piena unità dei cristiani.
Un dettagliato articolo sulla
Concelebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Sodano nella Festa
liturgica del beato Giacomo Alberione.
L'omelia della solenne
Concelebrazione Eucaristica - presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, Inviato
Speciale del Santo Padre - nell'ambito del secondo Congresso missionario
americano, in svolgimento a Città del Guatemala.
Nelle estere, Iraq: colpita da
un razzo l'Ambasciata italiana a Baghdad. Kofi Annan istituisce un "gruppo
di contatto" per coordinare gli approcci alla crisi irachena.
Nella pagina culturale, un contributo
di Fernando Salsano dal titolo "La professione d'amore di Dante per la
lingua volgare": una rilettura critica del primo libro del
"Convivio".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il terrorismo.
=======ooo=======
27
novembre 2003
RAFFORZARE L’IMPEGNO CONTRO LA PIAGA DELLE MINE
ANTIUOMO:
E’
L’APPELLO DEL PREMIO NOBEL, JODY WILLIAMS, FONDATRICE
DELLA
CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA MESSA AL BANDO DELLE MINE
- Con
noi, Simona Beltrami -
Rafforzare gli sforzi contro la produzione delle mine
antiuomo: è l’appello lanciato dal premio Nobel, Jody Williams, in questi
giorni a Roma per il Summit dei Nobel per la pace, promosso dalla Fondazione
Gorbaciov. La sua visita coincide con i tempi di discussione alla Camera dei
Deputati per il rifinanziamento del Fondo italiano per lo sminamento
umanitario. Ma qual è oggi la situazione, a livello mondiale, sul fronte della
lotta contro questi ordigni micidiali? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a
Simona Beltrami, coordinatrice in Italia della campagna internazionale per la
messa al bando delle mine:
**********
R. – Nei quasi cinque anni da quando è entrato in vigore
il Trattato di Ottawa che mette al bando le mine, la campagna internazionale
contro le mine antipersona ha raggiunto risultati molto importanti. Sono 141
gli Stati che hanno deciso di mettere al bando questi ordigni, altri nove sono
in procinto di farlo. Ma il problema è che rimane ancora molto da fare: ci sono
molti Paesi, circa ottanta, ancora infestati dalle mine.
D. – Quali sono oggi i Paesi che oppongono maggiore
resistenza a mettere al bando questi ordigni, e quali le ragioni di questo
atteggiamento?
R. – Sono 44 ancora i Paesi che si ostinano a rifiutare di
accedere al Trattato per la messa al bando delle mine; tra questi, è molto
preoccupante il fatto che ci siano tre quinti del Consiglio di Sicurezza delle
Nazioni Unite: Cina, Russia e Stati Uniti. Per lo più, quelle che vengono
addotte sono ragioni di sicurezza o di sovranità nazionale. Anche su questo
fronte la campagna lavora per dimostrare che queste armi sono – oltre che
indiscriminate – non necessariamente militarmente importanti, ormai, nei tempi
moderni.
D. – Ecco, c’è comunque maggiore sensibilità a livello
internazionale su questo tema, rispetto al passato?
R. – Sì, c’è molta sensibilità internazionale. Anche
alcuni degli Stati che ancora si rifiutano di entrare a far parte del Trattato
sono impegnati, per esempio, nella azione contro le mine: gli Stati Uniti sono
tra i principali donatori; la Cina, quest’anno, ha partecipato per la prima
volta ad una riunione degli Stati membri del Trattato.
D. – La campagna italiana contro le mine ha lanciato in
questi giorni un appello per salvare il Fondo umanitario per lo sminamento. Di
che cosa si tratta?
R. – Questo Fondo è stato istituito nel 2001 ed è stato
uno dei passi fondamentali con cui l’Italia si è lasciata alle spalle il suo
passato di produttore ed esportatore di mine. Il Fondo per lo sminamento è
stato istituito per finanziare programmi di azione contro le mine nei Paesi più
colpiti. Questo anche in ragione della responsabilità morale che l’Italia
porta. Purtroppo, è stato proposto dal governo di dimezzare questo Fondo, che deve
essere rinnovato quest’anno in sede di Finanziaria. Verrebbe dimezzato rispetto
allo stanziamento medio degli ultimi tre anni. Riteniamo, come campagna italiana
internazionale, che sia importante invece tornare a uno stanziamento importante.
Come dicevamo, c’è ancora molto da fare e l’Italia non può lavarsi le mani del
problema dopo aver contribuito così cospicuamente a crearlo.
**********
APERTA
IERI ROMA L’ASSEMBLEA DELL’UNIONE SUPERIORI GENERALI:
CIRCA
200 I DELEGATI IN RAPPRESENTANZA
DI
OLTRE 200 MILA RELIGIOSI IN TUTTO IL MONDO
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
“Essere
religiosi vuol dire essere interreligiosi”: questo il concetto base nei lavori
dell’Assemblea, che proseguiranno fino a domani sera. Tema generale di
riflessione, più attuale che mai, “Il dialogo interreligioso, compito
prioritario della vita consacrata”. Dialogo per tutti nella vita di ogni
giorno, dialogo nelle opere, dialogo teologico e dialogo nell’esperienza
religiosa. Questi gli obiettivi pure ambiziosi ma necessari ai nostri giorni,
come spiega padre José Maria Arnaiz, segretario dell’Unione Superiori Generali,
al microfono di Fabio Colagrande:
“E’ una
scoperta piuttosto recente, perché in questi ultimi anni noi religiosi abbiamo
veramente scoperto che la nostra consacrazione battesimale e religiosa dobbiamo
viverla insieme con i membri delle altre religioni, non soltanto con i
cristiani, con i cattolici. Abbiamo molto da imparare da questo dialogo e
interazione mutua, per vivere meglio la nostra vita religiosa. Certamente è una
grande rivitalizzazione che hanno avuto parecchie congregazioni religiose
quando si sono avvicinate alla realtà delle altre religioni. Hanno imparato,
hanno condiviso e hanno cambiato la loro formazione, spiritualità e certo anche
la missione. Penso che il nostro messaggio deve esser anche per l’intera Chiesa
e per il mondo, in modo speciale per i politici. C’è un altro modo di risolvere
i problemi che abbiamo in questo momento nel mondo e la vita religiosa ha una
tradizione molto concreta con l’Islam e questa è una tradizione di dialogo, di
incontro. E questo va detto e va proposto come strada per una soluzione
politica, non soltanto una soluzione ideologica e culturale”.
Una grande
responsabilità dunque ricade sui religiosi perché il loro impegno sia profetico
per il mondo intero, ascoltiamo la riflessione di padre Josè Rodriguez Carballo
Ministro Generale dei Frati Minori
francescani ancora al microfono di Fabio Colagrande:
“Certamente,
io penso che stiamo attraversando un momento difficile in questa questione del
dialogo, soprattutto con l’Islam, ma non soltanto con l’Islam. Comunque io
penso che è un dovere. Ci sono ambiti, aree dove questo dialogo deve essere
realtà. Per esempio il dialogo sulla giustizia, la pace, i diritti umani. Io
credo che sia fondamentale tentarlo e proporlo e potenziarlo”.
**********
IL
RUOLO DELL’ORTODOSSIA IN EUROPA. UN LIBRO DI ANDREA PACINI
-
Intervista con l’autore e con il cardinale Francesco Maria Pompedda -
“In
Europa non è sufficientemente riconosciuto il ruolo dell’ortodossia e si pensa
soltanto a una tradizione cattolica e protestante”. Lo ha rilevato il
rappresentante del patriarcato di Mosca presso l’Unione Europea, mons. Ilarion
Alfeev, nel corso della presentazione del libro “L’Ortodossia nella nuova
Europa”, scritto da Andrea Pacini ed edito dalla Fondazione Giovanni
Agnelli. L’evento si è svolto ieri
presso la sede della Comunità di S. Egidio a Roma. Il servizio è di Dorotea
Gambardella.
**********
Mostrare
come i Paesi dell’Europa orientale, grazie alla loro appartenenza
all’ortodossia, siano a pieno titolo membri della comune cultura europea.
Questo l’obiettivo del libro scritto da Andrea Pacini che si propone, anche
mediante un’accurata analisi storica, di tentare di superare quelle divisioni
interreligiose particolarmente nocive in un momento di spinta propulsiva
all’integrazione europea che non può essere, secondo Pacini, soltanto politica
ed economica, ma anche culturale e spirituale.
Ma qual è dunque il ruolo dell’ortodossia nella nuova Europa? Ci risponde
lo stesso autore:
R. – Le diverse Chiese ortodosse, negli ultimi 15 anni,
stanno acquistando un ruolo sempre crescente; innanzitutto, sul piano
religioso, sul piano spirituale, ma anche dal punto di vista culturale e anche
politico, in quanto in questa fase complessa di transizione nell’epoca
post-comunista le Chiese rappresentano quell’eredità significativa della
cultura di questi Paesi a cui si può riattingere per acquisire una nuova
identità europea nel presente.
D. - Circa il dialogo tra cattolici e ortodossi, secondo
lei, quali sono le reali prospettive?
R. – Io credo che prospettive di dialogo con la Chiesa
ortodossa russa ci siano; che siano delle prospettive complesse è altrettanto
vero perché si tratta non tanto di un dialogo su temi teologici su cui grosso
modo si hanno già delle fortissime convergenze, ma un dialogo che deve mirare
ad elaborare delle forme di gestione pastorale concreta nei territori dei Paesi
dell’Europa orientale in cui sono presenti sia ortodossi sia le minoranze cattoliche.
Quindi, il problema è come gestire questa compresenza, che non deve essere
vista da Mosca come proselitismo ma come una collaborazione
nell’evangelizzazione di questi Paesi.
Secondo il cardinale-prefetto del Supremo Tribunale della
Segnatura apostolica, Francesco Mario Pompedda, il problema tra cattolici e
ortodossi risiede soprattutto nella mancanza di una reciproca comprensione.
Sentiamo:
R. – Da una parte, non credo che la religione cattolica
possa rinunciare ad evangelizzare, e dall’altra questa opera di
evangelizzazione viene ad urtare alcune situazioni, e allora bisognerebbe che
da una parte e dall’altra si capisse che non si va lì come in terra di missione
ma allo stesso tempo occorre rispettare le tradizioni e una situazione ormai
consolidata da secoli.
**********
INAUGURATA
A ROMA LA MOSTRA 100 PRESEPI
-
Intervista con il cardinale Francesco Marchisano -
Il
cardinale Francesco Marchiano ha inaugurato questa mattina la mostra natalizia
“100 Presepi”, allestita nelle sale del Bramante di Piazza del Popolo a Roma.
La rassegna ospita quest’anno 160 presepi provenienti da 11 regioni d’Italia e
da 16 Paesi di Europa, America Latina e
Asia, realizzati da artisti, artigiani ma anche da scolaresche. Le composizioni
sono molto diversificate sia per le dimensioni che per i materiali impiegati.
Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Marchisano qual è il messaggio del
presepe all’uomo d’oggi.
**********
R. – Prima di tutto, desidero dirle che non è la prima
volta che inauguro questa esposizione, perché è una cosa veramente
straordinaria e credo unica al mondo. La presentazione di centinaia di presepi
che vengono da tante parti del mondo sono una testimonianza direi vivente della
fede che c’è sotto questa esposizione. E’ fatta in maniera tale da
rappresentare dimensioni diverse della nascita di Gesù. Ci sono dei presepi che
hanno delle rappresentazioni molto semplici; altri rappresentano determinate
virtù, determinati impegni che il popolo cristiano può avere. Quindi, è la
testimonianza molto bella di quello che la fede può concretizzare nella propria
vita.
D. – Quale richiamo dalla rappresentazione della natività?
R. – E’ sempre il medesimo richiamo, cioè Gesù che viene
per salvarci. Quindi, chiunque può capire questo messaggio. Il bello di un
presepe è il fatto che la lingua che esprime sia capita da tutti.
**********
=======ooo=======
27
novembre 2003
MANTENERE
IL RUOLO DELL’ITALIA IN IRAQ CONTRO IL TERRORISMO
PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE NEL MONDO:
COSI’ IL COMUNICATO FINALE DELLA
52.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA
- A cura di Alessandro Gisotti -
ASSISI.= I vescovi italiani confermano “l’impegno
per un’educazione permanente
alla pace nella giustizia”. Nel documento finale della 52.ma assemblea generale
della Cei, viene messo l’accento sul “ruolo dell’Italia per la costruzione
della pace, in Iraq e nel mondo” e si invitano “le diverse parti sociali e
politiche del Paese, pur nella legittima differenza delle opinioni, a mettere
al primo posto il bene del Paese e della comunità internazionale”. I presuli
ribadiscono inoltre che “non si può rinunciare all’impegno fermo e vigoroso
nella lotta al terrorismo, facendo fronte fino in fondo agli obblighi che
derivano dalla solidarietà internazionale e ancor prima dalla nostra storia e
dalla nostra cultura”. D’altro canto, si legge nel documento, “occorre una
maggiore determinazione nel costruire o ristabilire nel mondo, e in particolare
con i popoli islamici, condizioni di pace, di rispetto reciproco e anche di
sincera collaborazione”. Sul piano interno, è stato espresso “vivo plauso per
le recenti operazioni di smantellamento di alcune organizzazioni eversive” la
cui attività conferma “l’esistenza in Italia di un terrorismo politico le cui
radici vanno debellate sul piano politico, culturale e sociale”. Quindi, si
esprime l’auspicio di vedere l’Italia “sempre più all’altezza nell’affrontare
le sfide attuali”, attraverso riforme, “tra cui quella pensionistica, da
realizzare con modalità condivise e con scelte eque”. Nel documento si
ribadisce l’urgenza di assumere la “famiglia come soggetto primario”. Tra i
segnali positivi di vera equità sociale sono stati “valutati positivamente il bonus
per ogni figlio nato dopo il primo e l’aumento dei fondi per gli asili nido e
le scuole materne, per le famiglie che assistono in casa anziani e disabili, e
per quelle che inviano i propri figli a scuole paritarie”. In merito alla
vicenda concernente la rimozione del crocifisso da un’aula scolastica del
comune abruzzese di Ofena, i vescovi hanno ribadito che la presenza pubblica
del crocifisso, oltre ad “esprimere il sentimento religioso di tanti cittadini,
si pone come riferimento ai valori culturali e spirituali che stanno alla base
della nostra identità nazionale ed europea”. Questi elementi, proseguono,
“vanno tenuti nel debito conto in uno Stato laico e nella prospettiva di
un’autentica integrazione di coloro che appartengono ad altre esperienze
religiose o si richiamano a matrici culturali diverse”. Infine, soffermandosi
sul tema principale dell’assemblea, La parrocchia, Chiesa che vive tra le
case degli uomini, viene sottolineato come la parrocchia richiami
“primariamente il rapporto tra la vita cristiana e il territorio”. Nell’attuale
fase di cambiamento, avverte la Cei, “la parrocchia continua ad essere un punto
di riferimento naturale per la crescita della fede lungo le tappe
dell’esistenza”.
L’EPISCOPATO
DEL BRASILE ESPRIME IL PROPRIO APPOGGIO ALLA RIFORMA AGRARIA
DEL PRESIDENTE LULA DA
SILVA. CONFERMATO DAL MINISTRO
DELLO SVILUPPO AGRARIO BRASILIANO UN PROGETTO
GOVERNATIVO CHE PREVEDE,
FINO AL 2006, LA DISTRIBUZIONE DI TERRE INCOLTE AD
OLTRE 400 FAMIGLIE POVERE
- A cura di Amedeo Lomonaco -
*********
BRASILIA.= “Manifestiamo il nostro appoggio a tutti gli
sforzi tesi ad una riforma agraria che non si limiti, in Brasile, solo alla
distribuzione delle terre, ma che preveda anche una politica in grado di
aiutare il contadino a vivere degnamente”. E’ quanto ha dichiarato il
presidente della Confederazione nazionale dei vescovi brasiliani, mons. Geraldo
Majella Agnelo, dopo il recente incontro con il ministro dello sviluppo
agrario, Miguel Rossetto. Il ministro ha confermato che il progetto governativo
prevede, fino al 2006, l’espropriazione di terre incolte da ridistribuire ad
oltre 400 famiglie. “Non riprodurremo un modello di abbandono o di esclusione –
ha precisato Miguel Rossetto – ma intendiamo realizzare un programma per
assicurare un’accettabile qualità di vita alle persone insediate”.
L’apprezzamento dei vescovi brasiliani per la riforma agraria progettata dal
presidente brasiliano Lula, giunge poco dopo la firma della tregua tra il
governo e il “Movimento senza terra” che ha sospeso le occupazioni delle fazendas,
fino alla metà del 2004, per consentire all’esecutivo di mettere in moto la
tanto attesa riforma agraria. (A.L.)
*********
IN
INDIA LO STATO DELL’ORISSA CONTINUA AD ESSERE COLPITO
DA GRAVI E REITERATE VIOLENZE DEI FONDAMENTALISTI
HINDU CONTRO I CATTOLICI
*********
NUOVA DELHI. = Nello Stato indiano dell’Orissa non si
interrompe l’ondata di violenze contro la comunità cattolica. L’agenzia di
stampa Fides riferisce che, negli ultimi giorni, fondamentalisti hindu hanno
attaccato chiese, terrorizzato fedeli, bruciato libri sacri e testi di
catechismo. Lo scorso 21 novembre è stata devastata e bruciata una chiesa
cattolica a Deogarh ed il giorno seguente è stata perpetrata una scorreria nel
villaggio di Rajamunda, dove una suora è stata barbaramente aggredita. Le bande
criminali hanno successivamente aggredito gli abitanti del villaggio di
Amulpani convertiti al cattolicesimo e in un altro villaggio, Jhareikela, hanno
saccheggiato l’abitazione di un pastore protestante. La Fides sottolinea,
inoltre, che nell’Orissa si stanno diffondendo le violenze che terroriz-zano
gli abitanti di altri Stati indiani. Nello Stato dell’Orissa, governato da
fondamentalisti hindu, è in vigore una controversa legge che obbliga quanti
intendono cambiare religione a richiedere l’autorizzazione del magistrato
locale. (A.L.)
*********
VERSO LA DEMOCRAZIA”, SULL’ATTUALE SITUAZIONE
POLITICA DEL PAESE AFRICANO
NAIROBI. = Apprezzamento per l’impegno profuso dal nuovo
governo kenyano per migliorare il sistema educativo, combattere la corruzione e
reinserire i bambini di strada nel tessuto sociale. E’ il positivo giudizio
espresso dai vescovi del Kenya nella lettera pastorale “Ancora sulla strada
verso la democrazia”, pubblicata martedì scorso a quasi un anno dall’insediamento
del nuovo presidente, Mwai Kibaki. I presuli riconoscono, inoltre, i progressi
compiuti nel campo dei diritti umani, in particolare contro la pratica della
tortura, e quelli nella lotta contro l’Aids, soprattutto nella prevenzione e
nell’assistenza alle persone affette da tale malattia. Nella lettera pastorale
non mancano, tuttavia, alcuni rilievi critici sui crescenti ostacoli alla
crescita del Paese dovuti all’eccessiva conflittualità tra i leader politici,
sul disastroso bilancio delle finanze statali e sulla questione agraria. Altro
importante capitolo sul quale si sofferma il documento è quello relativo alla
riforma costituzionale. I vescovi chiedono che il preambolo del testo costituzionale
contenga i riferimenti essenziali a principi fondamentali quali la giustizia,
la sovranità della legge, il benessere sociale ed il rispetto dei diritti
umani. Sottolineando la necessità di conservare il carattere laico dello Stato,
i presuli ribadiscono, infine, la loro contrarietà all’inserimento, nella nuova
costituzione, di riferimenti al diritto islamico. (A.L.)
“LE GENERAZIONI PERDUTE DELL’AFRICA”. E’
IL TITOLO DEL RAPPORTO UNICEF
CON IL QUALE L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA CHIEDE AIUTI
INTERNAZIONALI
PER I BAMBINI AFRICANI DEFINENDO LA SITUAZIONE
UNA “CRISI DALLE PROPORZIONI GIGANTESCHE”
AFRICA.= Sono 11 milioni i bambini orfani a causa dell’Aids, la
metà dei quali con un’età compresa tra i 10 e i 14 anni. L’Unicef ha lanciato l’allarme con il suo rapporto
dal titolo “Le generazioni perdute dell’Africa”, presentato ieri alla stampa.
Tra il 1990 e il 2001 – si legge nel documento - la proporzione degli orfani i
cui genitori erano morti a causa di questa malattia è cresciuta di almeno 10 volte,
passando dal 3,5% al 32% ed “il peggio deve ancora venire”. Si prevede che
entro il 2010, a causa del morbo dell’Hiv 20 milioni di bambini con meno di 15
anni perderanno uno o entrambi i genitori. Il direttore esecutivo dell’Unicef,
Carol Bellamy, ha sottolineato di “mantenere ad ogni costo in vita i genitori
assicurando che gli orfani e gli altri bimbi vulnerabili stiano nelle scuole e
siano protetti da abusi e sfruttamento”. Nell’Africa subsahariana, il 29 per
cento dei bambini è economicamente attivo perché spesso sottoposti a forme di
sfruttamento e senza la protezione degli adulti dagli abusi. Nella Zambia è
stato stimato che l’Aids ha fatto crescere notevolmente la forza del lavoro
minorile. L’Unicef denuncia, inoltre, la mancanza di politiche nazionali per
provvedere alle esigenze dei bambini senza genitori, compresi quelli resi
orfani o vulnerabili dall’Aids. Secondo il rapporto dell’agenzia dell’Onu, la
tendenza della crisi potrebbe essere modificata se venissero aiutate le
famiglie e le comunità, in modo che tutti gli orfani dell’Africa possano avere
garantita la protezione durante l’infanzia. “L’istruzione di base gratuita –
specifica il rapporto - può aiutare molti orfani a rimanere con le rispettive
famiglie, dalle quali verrebbero altrimenti separati”. “Il futuro dell’Africa -
ha dichiarato Carol Bellamy – dipende da questo tipo di scelte”. (M.A.)
CONSEGNATO AL CARDINALE TOMAS SPIDLIK, DAL MINISTRO ITALIANO
PER I BENI CULTURALI,
IL DIPLOMA DI BENEMERITO DELLA CULTURA E DELL’ARTE
ROMA. =
“Oltre 140 libri, più di 600 articoli ed il notevole contributo per la creazione
di una cultura, una spiritualità e una complessa teologia europea in grado di
superare le differenze delle due grandi tradizioni che la compongono,
l’orientale e l’occidentale”. E’ questa la motivazione della consegna, avvenuta
ieri, del Diploma con medaglia d’oro di benemerito della cultura e dell’arte al
cardinale Tomàs Spidlik. Il porporato, che ha ricevuto l’onorificenza dalle
mani del ministro italiano per i beni culturali, Giuliano Urbani, è stato
nominato cardinale nel Concistoro dello scorso 21 ottobre e, da oltre 50 anni,
svolge a Roma la propria attività scientifica. “E’ anche suo merito – ha
rilevato il ministro – se l’Italia, negli ultimi decenni, si è distinta per
interesse, numero di libri e traduzioni dedicati ai Paesi dell’Est,
contribuendo così ad una loro feconda integrazione con la cultura dell’Europa
occidentale”. La cerimonia si è svolta alla presenza di diversi cardinali, di
autorità civili e di una rappresentanza di confratelli gesuiti del porporato,
lieti di ritrovarsi nella solenne cornice della biblioteca dell’antico Collegio
romano, fondato da Sant’Ignazio di Loyola e cuore della fioritura culturale dei
primi secoli della Compagnia di Gesù, oggi sede del ministero per i Beni
Culturali. Il breve discorso di ringraziamento del cardinale Spidlik ha
ripercorso il suo itinerario di conoscenza e apprezzamento della cultura italiana,
fin dalla lettura di Tasso, Ariosto e Manzoni sui banchi di scuola. E’ stato
infine sottolineato come l’inclinazione italiana ad armonizzare e comporre
elementi apparentemente contrastanti, abbia contribuito a plasmare
l’impostazione dell’ope-ra culturale del cardinale Spidlik in una brillante
integrazione tra la tradizione slava e quella occidentale. (A.L.)
=======ooo=======
27
novembre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
La Repubblica democratica del
Congo conta le vittime di due tragedie, avvenute a poche ore di distanza nelle
prime ore di martedì. La più grave è la collisione di due traghetti sul lago
Mayi Ndombe, circa 400 chilometri a nordest di Kinshasa: i morti sono almeno
163, ma potrebbero essere addirittura 200. A sudovest della capitale, invece,
si è verificato un incidente ferroviario, con un bilancio di almeno 11 vittime.
Mentre il governo ha formato una commissione d’inchiesta per indagare sulle
cause del disastro nel lago, proseguono ancora le ricerche dei dispersi, come
ci riferisce padre Etienne Umgenyowun, segretario aggiunto della Conferenza
episcopale congolese, raggiunto telefonicamente a Kinshasa da Romilda Ferrauto:
**********
R. – LA CROIX ROUGE EST LANCEE
POUR RECHERCHER LES VICTIMES. ON NE ...
La Croce Rossa è impegnata nella ricerca delle vittime.
Non si parla di sovraccarico dei traghetti: l’incidente sarebbe stato causato
dal maltempo che aveva messo in tempesta il lago. Sono tempeste piuttosto
frequenti da queste parti.
D.- Questa catastrofe si aggiunge ad un altro dramma,
quello di un treno deragliato. Qual è lo stato d’animo della popolazione?
R. – OUI, C’EST ÇA; DONC,
AVANT HIER, C’EST A DIRE LE MARDI, ...
Esatto, proprio così. Dunque, l’altro ieri, cioè martedì,
è deragliato un treno a Matadi. La reazione è di angoscia, per queste
catastrofi che spesso ci sommergono. Il governo ha dato ogni disposizione
affinché venga fornito ogni aiuto agli sfollati, ai naufraghi ed ai dispersi.
La mobilitazione è totale, qui.
**********
In Iraq non si fermano gli attacchi contro le forze della coalizione. Tre
autocarri militari statunitensi sono stati colpiti da un ordigno artigianale e
da spari di armi automatiche sulla strada che collega Baghdad con il nordovest
del Paese. Nella stessa capitale, invece, ha riaperto regolarmente l’ambasciata
italiana, centrata ieri sera da un razzo al secondo piano. Su questo nuovo
attentato contro obiettivi italiani, dopo la strage di 15 giorni fa a
Nassiriya, Giada Aquilino ha intervistato il nunzio apostolico in Iraq, mons.
Fernando Filoni:
**********
R. – Mi meraviglio relativamente di questo ultimo attacco,
perché in questo momento gli obiettivi italiani sono a rischio. In ogni caso,
qui stiamo vivendo una quotidianità fatta di attentati contro obiettivi
militari e sempre più spesso civili. Da parte mia, credo che non occorra
intimidirsi troppo, per non lasciare spazio a chi non vuole che si torni alla
normalità, per chi non desidera la pace e la giustizia, per chi si oppone ad un
governo in grado di funzionare.
D. – Per questi attentati si parla di Al Qaeda, della
guerriglia locale irachena… La gente come vive questi momenti così difficili?
R. – La popolazione sta appena uscendo dal Ramadan ed è
presa da questa festività. È importante che recuperino, all’interno delle loro
tradizioni, una vita fatta di casa, di famiglia. La gente si auspica che questa
normalità possa al più presto essere restaurata.
**********
Le Intese di Ginevra – messe a
punto da pacifisti israeliani e palestinesi – “sono uno show che rischia di
minare l’unica alternativa praticabile, la road map”. Lo ha detto stamattina il
premier israeliano, Sharon, affermando che “solo i governi sono abilitati a
condurre trattative”. Del processo di pace nella regione discutono da oggi, a
Londra, alcuni inviati dello Stato ebraico – tra cui il figlio dello stesso
Sharon – ed alti funzionari palestinesi, mentre sul terreno non si placano le
violenze: nelle ultime ore l’esercito israeliano ha effettuato pesanti
incursioni in Cisgiordania, ed è morto un giovane palestinese rimasto ferito
ieri sera nei pressi di Hebron.
Dopo anni di negoziati infruttuosi, la parola in Irlanda
del Nord è tornata al popolo, chiamato ieri alle urne per rinnovare l’Assemblea
legislativa. Lo spoglio, iniziato da poco, vede in testa lo Sinn Fein
all’interno dello schieramento nazionalista, mentre fra gli unionisti si
profila un testa a testa fra i moderati di David Trimble e gli intransigenti
democratici unionisti di Ian Paisley. Da Belfast, Enzo Farinella:
**********
Circa il 60 per cento degli elettori si è recato alle
urne: una percentuale piuttosto bassa, non aiutata dalla pioggia e da una certa
apatia. Ma il voto si è svolto nella massima normalità. Solo a Derry, dei
contestatari dissidenti hanno attaccato varie sezioni con lancio di pietre e
bottiglie molotov, al momento del trasloco delle urne. Tutti concordano sul
fatto che l’elettorato ha lanciato un chiaro messaggio, e cioè che il processo
di pace deve continuare. Già si dice che i paramilitari dell’Ira siano pronti
ad ulteriori atti di distruzione delle loro armi – azioni che possono
soddisfare gli unionisti moderati di Trimble – mentre altri sottolineano che i
democratici di Paisley – che collaborano con i nazionalisti in vari settori
comunali e provinciali ed hanno lavorato insieme a loro anche durante il
funzionamento dell’Assemblea – potrebbero attenuare la loro intransigenza,
qualora dovessero ottenere la maggioranza unionista e quindi dar vita ad un Parlamento
regionale. Frattanto, lo spoglio continua. Più tardi si avranno proiezioni più
concrete, mentre si spera che per domani si possa avere il quadro completo dei
nuovi 108 deputati dell’Assemblea di Stormont.
Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.
**********
Sono sempre più tesi i rapporti
tra la Cina e Taiwan, dopo che stamattina il Parlamento di Taipei ha deciso di
dare il via libera ad alcuni referendum contestati da Pechino: la popolazione
sarà infatti chiamata ad esprimersi sull’indipendenza dalla Cina, sul nome da
assegnare allo Stato e su un eventuale nuovo inno nazionale. A Francesco Sisci,
direttore dell’Istituto italiano di cultura a Pechino, abbiamo chiesto quali
ragioni abbiano spinto il Parlamento di Taiwan a questo strappo dalla Cina:
**********
R. – È una decisione dovuta a motivi elettorali: in questo
momento, infatti, non ci sono pressioni oggettive della Cina riguardo ad
un’imminente riunificazione con Taiwan. La vera posta in gioco è la presidenza
di Taiwan, che si deciderà a marzo: l’attuale presidente, Chen Shui-bian, cerca
di essere rieletto, e lo fa esasperando le tensioni con Pechino. A mio parere,
quindi, dobbiamo aspettarci quattro mesi preoccupanti! Oggi come oggi, la Cina
non avrebbe intenzione di intervenire… Allo stesso tempo, però, non può
permettere a Taiwan di dichiararsi ufficialmente indipendente.
D. – Che cosa potrebbe accadere se domani Taiwan
proclamasse la propria indipendenza? Come reagirebbe il governo di Pechino?
R. – I dirigenti cinesi avrebbero pochissime opzioni. Se
lasciassero Taiwan indipendente, ci sarebbe molto probabilmente un colpo di
Stato interno in Cina. Ed i conflitti interni in un Paese con un miliardo e
mezzo di persone sono eventi di dimensioni apocalittiche!
**********
Nuove violenze nel Kashmir indiano, a pochi giorni
dal cessate il fuoco tra i governi di New Delhi ed Islamabad. Una granata è
esplosa in un supermercato della capitale estiva, Srinagar, uccidendo un
impiegato. L’attacco è avvenuto proprio mentre – a Nowgam, 100 km più a nord –
i regolari indiani hanno ucciso in uno scontro a fuoco 10 presunti militanti
islamici.
Violenti scontri nelle Isole Comore, in pieno
Oceano indiano: almeno 15 i feriti negli scontri tra l’esercito ed un gruppo di
manifestanti che protestavano contro il presidente dell’Unione delle Comore, da
cui l’isola ha dichiarato la secessione nel ’97.
Nonostante le dimissioni di 6 ministri, il
presidente ecuadoriano Gutiérrez non si dimetterà. Lo ha annunciato questa
mattina, negando ogni collusione con il narcotraffico. L’esercito gli ha
assicurato il proprio appoggio.
Poche sorprese, nelle elezioni in Mozambico: lo
scrutinio parziale del voto del 19 novembre conferma in testa il Frelimo,
partito di governo. Importante successo dell’opposizione a Beira, seconda città
del Paese.
Si è dimesso a Mosca Dimitri Bilibin, rettore
dell’Università per l’amicizia dei popoli, dopo l’incendio che lunedì era
costato la vita a 37 studenti residenti in un ostello. Dei 164 giovani ancora
ricoverati in ospedale, 4 sono in pericolo di vita.
=======ooo=======