RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 331 - Testo della Trasmissione di giovedì 27 novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“L’Europa attende l’impegno di cattolici e ortodossi in difesa dei diritti dell’uomo e della cultura della pace”: così il Papa nell’incontro con il presidente della Bulgaria, Georgi Parvanov

 

Il Papa riceve il Dalai Lama in Vaticano per una visita di contenuto religioso: intervista con il leader spirituale dei buddisti tibetani

 

“Voi siete tutti uno in Cristo Gesù”:  è quanto scrive il Papa in un messaggio rivolto ai vescovi amici del Movimento dei Focolari, riuniti in convegno a Rocca di Papa.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Rafforzare l’impegno contro la piaga delle mine antiuomo: è l’appello del premio nobel, Jody Williams, fondatrice della campagna internazionale per la messa al bando delle mine. Ce ne parla Simona Beltrami

 

Aperta ieri Roma l’Assemblea dell’Unione Superiori Generali:: intervista con padre José Maria Arnaiz e padre José Rodriguez Carballo  

 

Presentato ieri, presso la sede della comunità di Sant’Egidio, a Roma, il libro “L’Ortodossia nella nuova Europa”: con noi l’autore, Andrea Pacini e il cardinale Francesco Mario Pompedda

 

Inaugurata a Roma la mostra 100 presepi: intervista con il cardinale Francesco Marchisano.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Pubblicato il comunicato finale della 52° assemblea Generale della CEI

 

I vescovi brasiliani esprimono il proprio appoggio alla riforma agraria del governo.

 

Grave preoccupazione per le violenze dei fondamentalisti indù contro i cattolici nello Stato indiano di Orissa.

 

Lettera pastorale dei vescovi kenyani, “Ancora sulla strada verso la democrazia”, sull’attuale situazione politica del Paese africano.

 

Rapporto Unicef “Le generazioni perdute dell’Africa”, con il quale l’Organizzazione umanitaria chiede aiuti internazionali per i bambini africani.

 

Consegnato al cardinale Tomas Spidlik il diploma di benemerito della cultura e dell’arte.

 

 

24 ORE NEL MONDO:

Tragico naufragio in un lago del Congo ex-Zaire: forse 200 i morti

 

Missile contro l’ambasciata italiana a Baghdad: non ci sono feriti

 

Le elezioni in Irlanda del Nord: secondo i primi risultati, nelle file degli unionisti,  testa a testa tra il moderato Trimble e l’estremista Paisley.  Tra i repubblicani trionfa lo Sinn Fein.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 novembre 2003

 

 

“L’EUROPA ATTENDE L’IMPEGNO DI CATTOLICI E ORTODOSSI IN DIFESA DEI DIRITTI DELL’UOMO E DELLA CULTURA DELLA PACE”: COSI’ IL PAPA NELL’INCONTRO

CON IL PRESIDENTE DELLA BULGARIA, PAESE CHE HA INCORAGGIATO

A “PROSEGUIRE NELL’EDIFICAZIONE PACIFICA DELL’INTERA SOCIETA’

ALL’INTERNO DELLA GRANDE CASA EUROPEA”

- A cura di Fausta Speranza -

 

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“L’Europa attende il comune impegno di cattolici e ortodossi in difesa dei diritti dell’uomo e della cultura della vita”. E’ quanto ha detto il Papa nell’incontro con il presidente della Bulgaria, Georgi Parvanov, ricevuto questa mattina con la consorte e seguito. Ricordando la sua visita a maggio scorso nel Paese bulgaro, Giovanni Paolo II ha sottolineato di aver percepito “il fermo proposito di edificare il Paese con ritrovata serenità e fiducia nell’avvenire, all’interno della grande casa europea”. “L’incontro cordiale con le autorità civili di ogni ordine e grado – ha proseguito il Papa – mi ha persuaso del coraggio di tutti nell’affrontare le sfide per l’edificazione pacifica dell’intera società”. “Gli stessi sentimenti di disponibilità al dialogo e alla collaborazione – secondo le parole del Papa – sono forti nella “piccola ma fervente comunità cattolica, in costante collaborazione anche con le altre comunità religiose del Paese”. E il Papa ha ricordato la “fraterna attenzione” con la quale il Patriarca Maxim, capo della Chiesa ortodossa di Bulgaria, lo ha accolto nella sua dimora in occasione della visita di maggio.

 

E questa mattina il presidente della Bulgaria è stato ricevuto anche dal presidente del consiglio italiano, Berlusconi. Hanno esaminato le prospettive di avvicinamento della Bulgaria alle strutture euroatlantiche, l'ingresso nella Nato, previsto per la primavera 2004, quello nell'Unione Europea nel 2007. Berlusconi ha espresso apprezzamento per gli sforzi compiuti sul piano delle riforme interne nel quadro del negoziato di adesione.

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IL PAPA RICEVE IL DALAI LAMA IN VATICANO

PER UNA VISITA DI CONTENUTO RELIGIOSO

- Intervista con il Dalai Lama -

 

Il Papa ha ricevuto oggi in Vaticano il Dalai Lama. “Si è trattato di una breve visita di cortesia  di contenuto esclusivamente religioso” – ha dichiarato il direttore della Sala stampa della Santa Sede Joaquin Navarro Valls. Il Dalai Lama, subito dopo l’incontro, ha detto ai giornalisti di aver espresso al Papa la sua “ammirazione per quello che ha fatto per la pace e l’armonia religiosa del mondo”. Leader spirituale dei buddisti tibetani, il Dalai Lama è da martedì scorso in visita a Roma e ieri ha affermato che il Tibet punta al dialogo e a ottenere una “autonomia significativa” nell'ambito della Cina, che deve essere sempre più integrata nel contesto internazionale. Il Dalai Lama ha ribadito l’importanza di “non reagire alla violenza con altra violenza, anche in situazioni tragiche come il dramma che ha colpito gli italiani in Iraq”. E ha poi incoraggiato tutti a “sviluppare fiducia e ottimismo verso il progresso dell'umanità”. Parole di pace ha espresso anche nell’intervista a Benedetta Rinaldi.

 

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R. – CHINA IS THE MOST POPULATED NATION …

La Cina è la nazione più popolosa. Ha una lunga storia e un grande patrimonio culturale. Per questo merita un ruolo importante. Dobbiamo darle fiducia e rispetto e anche il suo comportamento sarà così più ragionevole.

 

D. – Che cosa si può fare per raggiungere la pace?

 

R. – BASICLY, I BELIEVE PEACE MUST COME …

Credo che la pace venga dalla pace. Quindi, dobbiamo controllare le nostre emozioni negative. In questo modo possiamo diventare portatori di pace e più sensibili nei confronti dell’essere umano, tanto da non essere mai indotti alla violenza.

 

D. – Posso chiederle cosa ne pensa del terrorismo nel mondo?

 

R. – OF COURSE, IT IS BAD …

Ovviamente il giudizio è molto negativo. Ritengo che mentre pensiamo a questo problema, dovremmo analizzare quali sono le cause, qual è il disagio. Penso che la soluzione migliore sarebbe incontrare i terroristi e ascoltare le loro richieste.

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IL MESSAGGIO DEL PAPA AI VESCOVI AMICI DEL MOVIMENTO DEI FOCOLARI

 RIUNITI IN UN CONVEGNO A ROCCA DI PAPA

- Intervista con Chiara Lubich -

 

“Voi siete tutti uno in Cristo Gesù.”  Un tema attuale più che mai: può offrire una risposta valida alle gravi lacerazioni che affliggono il mondo di oggi”. E’ quanto scrive il Papa in un messaggio rivolto ai vescovi di varie Chiese amici del Movimento dei Focolari, che partecipano al 22.mo Convegno ecumenico internazionale. A causa dei tragici avvenimenti degli ultimi giorni  si è dovuto trasferire da Istanbul a Rocca di Papa nei pressi di Roma al centro del Movimento. Il messaggio è stato letto dal cardinale Walter Kasper che ieri pomeriggio ha ospitato i vescovi al Pontificio Consiglio per l’unità dei Cristiani. Ma ascoltiamo il servizio di Carla Cotignoli.

 

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Il Papa nel suo messaggio ai vescovi di varie Chiese  sottolinea in modo particolare “la forza dell’amore”:  “ci spinge gli uni verso gli altri – scrive - e ci aiuta a predisporci all’ascolto, al dialogo, alla conversione e al rinnovamento”. Giovanni Paolo II ribadisce – come ha affermato recentemente – che  “soltanto un’intensa spiritualità ecumenica, vissuta nella docilità a Cristo e nella piena disponibilità ai suggerimenti dello Spirito, ci aiuterà a vivere con il necessario slancio questo periodo intermedio durante il quale dobbiamo fare i conti con i nostri progressi e con le nostre sconfitte, con le luci e le ombre del nostro cammino di riconciliazione”. Luci ed ombre che sono emerse dal dialogo tra il cardinale Kasper e i vescovi. Riflettevano le problematiche delle diverse aree geografiche di provenienza delle diverse Chiese: da quelle di origine antichissima del Medio Oriente che corrono il rischio di scomparire, alla grave crisi che sta attraversando la Comunione anglicana, alle sfide poste dal diffondersi delle Chiese pentecostali e delle sette in America Latina e ancora dalla rivoluzione culturale in atto in Occidente che è quasi – ha detto il cardinale Kasper – un super mercato delle ideologie espressione di “un relativismo disastroso, fatale soprattutto in campo dell’etica”. Sfide tutte che impongono risposte univoche da parte delle Chiese, in una parola: ‘unità’. E proprio su questo sfondo le parole del Papa hanno trovato nei vescovi una eco profonda. E’ sulla dimensione della spiritualità di comunione tipica dei Focolari che è incentrato lo stesso convegno che ha come filo rosso l’approfondimento del cuore di questa spiritualità: la presenza di Cristo in mezzo ai suoi che genera il dialogo della vita. Con la freschezza dell’esperienza diretta, ne aveva parlato Chiara Lubich ieri mattina: è l’esperienza di quella forza dell’amore reciproco che – messo in pratica – ha conseguenza impensate:

 

“Si avverte – se la si vive veramente pronti a morire l’uno per l’altro – una sicurezza, una gioia mai sperimentata; una pace nuova, una pienezza di vita, una luce inconfondibile: si sa come camminare! Perché? Si realizzano tra noi le sue parole: ‘Dove ci sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro’. Avvertivamo che Dio era tra noi e volevamo che questa corrente d’amore, che è poi la corrente dell’amore trinitario, passasse per il mondo in tutte le membra del corpo mistico, tutte illuminando!”.

 

E negli ultimi 40 anni si sono formati nella Chiesa cattolica, nelle altre Chiese e fra membri delle diverse Chiese, brani di cristianità unite nel nome di Gesù, lievito nel  cammino verso la piena comunione visibile delle Chiese, tanto attesa.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con la notizia del tragico naufragio sul lago Many Ndombe - nella Repubblica Democratica del Congo - che ha provocato centinaia di morti.

 

Nelle vaticane, nel discorso al Presidente della Repubblica di Bulgaria, Giovanni Paolo II ha sottolineato che l'Europa attende il comune impegno di cattolici e ortodossi in difesa dei diritti dell'uomo e della cultura della vita.

Nel Messaggio ai Vescovi amici del Movimento dei Focolari, il Papa ha richiamato l'urgenza di accelerare il cammino verso la piena unità dei cristiani.

Un dettagliato articolo sulla Concelebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Angelo Sodano nella Festa liturgica del beato Giacomo Alberione.

L'omelia della solenne Concelebrazione Eucaristica - presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, Inviato Speciale del Santo Padre - nell'ambito del secondo Congresso missionario americano, in svolgimento a Città del Guatemala.

 

Nelle estere, Iraq: colpita da un razzo l'Ambasciata italiana a Baghdad. Kofi Annan istituisce un "gruppo di contatto" per coordinare gli approcci alla crisi irachena.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Fernando Salsano dal titolo "La professione d'amore di Dante per la lingua volgare": una rilettura critica del primo libro del "Convivio".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 novembre 2003

 

 

 

RAFFORZARE L’IMPEGNO CONTRO LA PIAGA DELLE MINE ANTIUOMO:

E’ L’APPELLO DEL PREMIO NOBEL, JODY WILLIAMS, FONDATRICE

DELLA CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA MESSA AL BANDO DELLE MINE

 

- Con noi, Simona Beltrami -

 

Rafforzare gli sforzi contro la produzione delle mine antiuomo: è l’appello lanciato dal premio Nobel, Jody Williams, in questi giorni a Roma per il Summit dei Nobel per la pace, promosso dalla Fondazione Gorbaciov. La sua visita coincide con i tempi di discussione alla Camera dei Deputati per il rifinanziamento del Fondo italiano per lo sminamento umanitario. Ma qual è oggi la situazione, a livello mondiale, sul fronte della lotta contro questi ordigni micidiali? Alessandro Gisotti lo ha chiesto a Simona Beltrami, coordinatrice in Italia della campagna internazionale per la messa al bando delle mine:

 

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R. – Nei quasi cinque anni da quando è entrato in vigore il Trattato di Ottawa che mette al bando le mine, la campagna internazionale contro le mine antipersona ha raggiunto risultati molto importanti. Sono 141 gli Stati che hanno deciso di mettere al bando questi ordigni, altri nove sono in procinto di farlo. Ma il problema è che rimane ancora molto da fare: ci sono molti Paesi, circa ottanta, ancora infestati dalle mine.

 

D. – Quali sono oggi i Paesi che oppongono maggiore resistenza a mettere al bando questi ordigni, e quali le ragioni di questo atteggiamento?

 

R. – Sono 44 ancora i Paesi che si ostinano a rifiutare di accedere al Trattato per la messa al bando delle mine; tra questi, è molto preoccupante il fatto che ci siano tre quinti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite: Cina, Russia e Stati Uniti. Per lo più, quelle che vengono addotte sono ragioni di sicurezza o di sovranità nazionale. Anche su questo fronte la campagna lavora per dimostrare che queste armi sono – oltre che indiscriminate – non necessariamente militarmente importanti, ormai, nei tempi moderni.

 

D. – Ecco, c’è comunque maggiore sensibilità a livello internazionale su questo tema, rispetto al passato?

 

R. – Sì, c’è molta sensibilità internazionale. Anche alcuni degli Stati che ancora si rifiutano di entrare a far parte del Trattato sono impegnati, per esempio, nella azione contro le mine: gli Stati Uniti sono tra i principali donatori; la Cina, quest’anno, ha partecipato per la prima volta ad una riunione degli Stati membri del Trattato.

 

D. – La campagna italiana contro le mine ha lanciato in questi giorni un appello per salvare il Fondo umanitario per lo sminamento. Di che cosa si tratta?

 

R. – Questo Fondo è stato istituito nel 2001 ed è stato uno dei passi fondamentali con cui l’Italia si è lasciata alle spalle il suo passato di produttore ed esportatore di mine. Il Fondo per lo sminamento è stato istituito per finanziare programmi di azione contro le mine nei Paesi più colpiti. Questo anche in ragione della responsabilità morale che l’Italia porta. Purtroppo, è stato proposto dal governo di dimezzare questo Fondo, che deve essere rinnovato quest’anno in sede di Finanziaria. Verrebbe dimezzato rispetto allo stanziamento medio degli ultimi tre anni. Riteniamo, come campagna italiana internazionale, che sia importante invece tornare a uno stanziamento importante. Come dicevamo, c’è ancora molto da fare e l’Italia non può lavarsi le mani del problema dopo aver contribuito così cospicuamente a crearlo.

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APERTA IERI ROMA L’ASSEMBLEA DELL’UNIONE SUPERIORI GENERALI:

CIRCA 200 I DELEGATI IN RAPPRESENTANZA

DI OLTRE 200 MILA RELIGIOSI IN TUTTO IL MONDO

 

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Essere religiosi vuol dire essere interreligiosi”: questo il concetto base nei lavori dell’Assemblea, che proseguiranno fino a domani sera. Tema generale di riflessione, più attuale che mai, “Il dialogo interreligioso, compito prioritario della vita consacrata”. Dialogo per tutti nella vita di ogni giorno, dialogo nelle opere, dialogo teologico e dialogo nell’esperienza religiosa. Questi gli obiettivi pure ambiziosi ma necessari ai nostri giorni, come spiega padre José Maria Arnaiz, segretario dell’Unione Superiori Generali, al microfono di Fabio Colagrande:

 

“E’ una scoperta piuttosto recente, perché in questi ultimi anni noi religiosi abbiamo veramente scoperto che la nostra consacrazione battesimale e religiosa dobbiamo viverla insieme con i membri delle altre religioni, non soltanto con i cristiani, con i cattolici. Abbiamo molto da imparare da questo dialogo e interazione mutua, per vivere meglio la nostra vita religiosa. Certamente è una grande rivitalizzazione che hanno avuto parecchie congregazioni religiose quando si sono avvicinate alla realtà delle altre religioni. Hanno imparato, hanno condiviso e hanno cambiato la loro formazione, spiritualità e certo anche la missione. Penso che il nostro messaggio deve esser anche per l’intera Chiesa e per il mondo, in modo speciale per i politici. C’è un altro modo di risolvere i problemi che abbiamo in questo momento nel mondo e la vita religiosa ha una tradizione molto concreta con l’Islam e questa è una tradizione di dialogo, di incontro. E questo va detto e va proposto come strada per una soluzione politica, non soltanto una soluzione ideologica e culturale”.

 

Una grande responsabilità dunque ricade sui religiosi perché il loro impegno sia profetico per il mondo intero, ascoltiamo la riflessione di padre Josè Rodriguez Carballo Ministro Generale  dei Frati Minori francescani ancora al microfono di Fabio Colagrande:

 

“Certamente, io penso che stiamo attraversando un momento difficile in questa questione del dialogo, soprattutto con l’Islam, ma non soltanto con l’Islam. Comunque io penso che è un dovere. Ci sono ambiti, aree dove questo dialogo deve essere realtà. Per esempio il dialogo sulla giustizia, la pace, i diritti umani. Io credo che sia fondamentale tentarlo e proporlo e potenziarlo”.

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IL RUOLO DELL’ORTODOSSIA IN EUROPA. UN LIBRO DI ANDREA PACINI

 

- Intervista con l’autore e con il cardinale Francesco Maria Pompedda -

 

“In Europa non è sufficientemente riconosciuto il ruolo dell’ortodossia e si pensa soltanto a una tradizione cattolica e protestante”. Lo ha rilevato il rappresentante del patriarcato di Mosca presso l’Unione Europea, mons. Ilarion Alfeev, nel corso della presentazione del libro “L’Ortodossia nella nuova Europa”, scritto da Andrea Pacini ed edito dalla Fondazione Giovanni Agnelli.  L’evento si è svolto ieri presso la sede della Comunità di S. Egidio a Roma. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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Mostrare come i Paesi dell’Europa orientale, grazie alla loro appartenenza all’ortodossia, siano a pieno titolo membri della comune cultura europea. Questo l’obiettivo del libro scritto da Andrea Pacini che si propone, anche mediante un’accurata analisi storica, di tentare di superare quelle divisioni interreligiose particolarmente nocive in un momento di spinta propulsiva all’integrazione europea che non può essere, secondo Pacini, soltanto politica ed economica, ma anche culturale e spirituale.

 

Ma qual è dunque il ruolo dell’ortodossia nella nuova Europa? Ci risponde lo stesso autore:

 

R. – Le diverse Chiese ortodosse, negli ultimi 15 anni, stanno acquistando un ruolo sempre crescente; innanzitutto, sul piano religioso, sul piano spirituale, ma anche dal punto di vista culturale e anche politico, in quanto in questa fase complessa di transizione nell’epoca post-comunista le Chiese rappresentano quell’eredità significativa della cultura di questi Paesi a cui si può riattingere per acquisire una nuova identità europea nel presente.

 

D. - Circa il dialogo tra cattolici e ortodossi, secondo lei, quali sono le reali prospettive?

 

R. – Io credo che prospettive di dialogo con la Chiesa ortodossa russa ci siano; che siano delle prospettive complesse è altrettanto vero perché si tratta non tanto di un dialogo su temi teologici su cui grosso modo si hanno già delle fortissime convergenze, ma un dialogo che deve mirare ad elaborare delle forme di gestione pastorale concreta nei territori dei Paesi dell’Europa orientale in cui sono presenti sia ortodossi sia le minoranze cattoliche. Quindi, il problema è come gestire questa compresenza, che non deve essere vista da Mosca come proselitismo ma come una collaborazione nell’evangelizzazione di questi Paesi.

 

Secondo il cardinale-prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura apostolica, Francesco Mario Pompedda, il problema tra cattolici e ortodossi risiede soprattutto nella mancanza di una reciproca comprensione. Sentiamo:

 

R. – Da una parte, non credo che la religione cattolica possa rinunciare ad evangelizzare, e dall’altra questa opera di evangelizzazione viene ad urtare alcune situazioni, e allora bisognerebbe che da una parte e dall’altra si capisse che non si va lì come in terra di missione ma allo stesso tempo occorre rispettare le tradizioni e una situazione ormai consolidata da secoli.

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INAUGURATA A ROMA LA MOSTRA 100 PRESEPI

 

- Intervista con il cardinale Francesco Marchisano -

 

Il cardinale Francesco Marchiano ha inaugurato questa mattina la mostra natalizia “100 Presepi”, allestita nelle sale del Bramante di Piazza del Popolo a Roma. La rassegna ospita quest’anno 160 presepi provenienti da 11 regioni d’Italia e da  16 Paesi di Europa, America Latina e Asia, realizzati da artisti, artigiani ma anche da scolaresche. Le composizioni sono molto diversificate sia per le dimensioni che per i materiali impiegati. Giovanni Peduto ha chiesto al cardinale Marchisano qual è il messaggio del presepe all’uomo d’oggi.

 

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R. – Prima di tutto, desidero dirle che non è la prima volta che inauguro questa esposizione, perché è una cosa veramente straordinaria e credo unica al mondo. La presentazione di centinaia di presepi che vengono da tante parti del mondo sono una testimonianza direi vivente della fede che c’è sotto questa esposizione. E’ fatta in maniera tale da rappresentare dimensioni diverse della nascita di Gesù. Ci sono dei presepi che hanno delle rappresentazioni molto semplici; altri rappresentano determinate virtù, determinati impegni che il popolo cristiano può avere. Quindi, è la testimonianza molto bella di quello che la fede può concretizzare nella propria vita.

 

D. – Quale richiamo dalla rappresentazione della natività?

 

R. – E’ sempre il medesimo richiamo, cioè Gesù che viene per salvarci. Quindi, chiunque può capire questo messaggio. Il bello di un presepe è il fatto che la lingua che esprime sia capita da tutti.

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CHIESA E SOCIETA’

27 novembre 2003

 

MANTENERE IL RUOLO DELL’ITALIA IN IRAQ CONTRO IL TERRORISMO

PER LA COSTRUZIONE DELLA PACE NEL MONDO: COSI’ IL COMUNICATO FINALE DELLA

 52.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

ASSISI.= I vescovi italiani confermano “l’impegno per un’educazione permanente alla pace nella giustizia”. Nel documento finale della 52.ma assemblea generale della Cei, viene messo l’accento sul “ruolo dell’Italia per la costruzione della pace, in Iraq e nel mondo” e si invitano “le diverse parti sociali e politiche del Paese, pur nella legittima differenza delle opinioni, a mettere al primo posto il bene del Paese e della comunità internazionale”. I presuli ribadiscono inoltre che “non si può rinunciare all’impegno fermo e vigoroso nella lotta al terrorismo, facendo fronte fino in fondo agli obblighi che derivano dalla solidarietà internazionale e ancor prima dalla nostra storia e dalla nostra cultura”. D’altro canto, si legge nel documento, “occorre una maggiore determinazione nel costruire o ristabilire nel mondo, e in particolare con i popoli islamici, condizioni di pace, di rispetto reciproco e anche di sincera collaborazione”. Sul piano interno, è stato espresso “vivo plauso per le recenti operazioni di smantellamento di alcune organizzazioni eversive” la cui attività conferma “l’esistenza in Italia di un terrorismo politico le cui radici vanno debellate sul piano politico, culturale e sociale”. Quindi, si esprime l’auspicio di vedere l’Italia “sempre più all’altezza nell’affrontare le sfide attuali”, attraverso riforme, “tra cui quella pensionistica, da realizzare con modalità condivise e con scelte eque”. Nel documento si ribadisce l’urgenza di assumere la “famiglia come soggetto primario”. Tra i segnali positivi di vera equità sociale sono stati “valutati positivamente il bonus per ogni figlio nato dopo il primo e l’aumento dei fondi per gli asili nido e le scuole materne, per le famiglie che assistono in casa anziani e disabili, e per quelle che inviano i propri figli a scuole paritarie”. In merito alla vicenda concernente la rimozione del crocifisso da un’aula scolastica del comune abruzzese di Ofena, i vescovi hanno ribadito che la presenza pubblica del crocifisso, oltre ad “esprimere il sentimento religioso di tanti cittadini, si pone come riferimento ai valori culturali e spirituali che stanno alla base della nostra identità nazionale ed europea”. Questi elementi, proseguono, “vanno tenuti nel debito conto in uno Stato laico e nella prospettiva di un’autentica integrazione di coloro che appartengono ad altre esperienze religiose o si richiamano a matrici culturali diverse”. Infine, soffermandosi sul tema principale dell’assemblea, La parrocchia, Chiesa che vive tra le case degli uomini, viene sottolineato come la parrocchia richiami “primariamente il rapporto tra la vita cristiana e il territorio”. Nell’attuale fase di cambiamento, avverte la Cei, “la parrocchia continua ad essere un punto di riferimento naturale per la crescita della fede lungo le tappe dell’esistenza”.

 

 

L’EPISCOPATO DEL BRASILE ESPRIME IL PROPRIO APPOGGIO ALLA RIFORMA AGRARIA

DEL PRESIDENTE LULA DA SILVA. CONFERMATO DAL MINISTRO

DELLO SVILUPPO AGRARIO BRASILIANO UN PROGETTO GOVERNATIVO CHE PREVEDE,

FINO AL 2006, LA DISTRIBUZIONE DI TERRE INCOLTE AD OLTRE 400 FAMIGLIE POVERE

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

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BRASILIA.= “Manifestiamo il nostro appoggio a tutti gli sforzi tesi ad una riforma agraria che non si limiti, in Brasile, solo alla distribuzione delle terre, ma che preveda anche una politica in grado di aiutare il contadino a vivere degnamente”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Confederazione nazionale dei vescovi brasiliani, mons. Geraldo Majella Agnelo, dopo il recente incontro con il ministro dello sviluppo agrario, Miguel Rossetto. Il ministro ha confermato che il progetto governativo prevede, fino al 2006, l’espropriazione di terre incolte da ridistribuire ad oltre 400 famiglie. “Non riprodurremo un modello di abbandono o di esclusione – ha precisato Miguel Rossetto – ma intendiamo realizzare un programma per assicurare un’accettabile qualità di vita alle persone insediate”. L’apprezzamento dei vescovi brasiliani per la riforma agraria progettata dal presidente brasiliano Lula, giunge poco dopo la firma della tregua tra il governo e il “Movimento senza terra” che ha sospeso le occupazioni delle fazendas, fino alla metà del 2004, per consentire all’esecutivo di mettere in moto la tanto attesa riforma agraria. (A.L.)

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IN INDIA LO STATO DELL’ORISSA CONTINUA AD ESSERE COLPITO

DA GRAVI E REITERATE VIOLENZE DEI FONDAMENTALISTI HINDU CONTRO I CATTOLICI

 

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NUOVA DELHI. = Nello Stato indiano dell’Orissa non si interrompe l’ondata di violenze contro la comunità cattolica. L’agenzia di stampa Fides riferisce che, negli ultimi giorni, fondamentalisti hindu hanno attaccato chiese, terrorizzato fedeli, bruciato libri sacri e testi di catechismo. Lo scorso 21 novembre è stata devastata e bruciata una chiesa cattolica a Deogarh ed il giorno seguente è stata perpetrata una scorreria nel villaggio di Rajamunda, dove una suora è stata barbaramente aggredita. Le bande criminali hanno successivamente aggredito gli abitanti del villaggio di Amulpani convertiti al cattolicesimo e in un altro villaggio, Jhareikela, hanno saccheggiato l’abitazione di un pastore protestante. La Fides sottolinea, inoltre, che nell’Orissa si stanno diffondendo le violenze che terroriz-zano gli abitanti di altri Stati indiani. Nello Stato dell’Orissa, governato da fondamentalisti hindu, è in vigore una controversa legge che obbliga quanti intendono cambiare religione a richiedere l’autorizzazione del magistrato locale. (A.L.)

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LIMITI, POTENZIALITA’ E PROSPETTIVE DEL KENYA. SONO QUESTI I TEMI AFFRONTATI NELLA LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI KENYANI, “ANCORA SULLA STRADA

VERSO LA DEMOCRAZIA”, SULL’ATTUALE SITUAZIONE POLITICA DEL PAESE AFRICANO

 

NAIROBI. = Apprezzamento per l’impegno profuso dal nuovo governo kenyano per migliorare il sistema educativo, combattere la corruzione e reinserire i bambini di strada nel tessuto sociale. E’ il positivo giudizio espresso dai vescovi del Kenya nella lettera pastorale “Ancora sulla strada verso la democrazia”, pubblicata martedì scorso a quasi un anno dall’insediamento del nuovo presidente, Mwai Kibaki. I presuli riconoscono, inoltre, i progressi compiuti nel campo dei diritti umani, in particolare contro la pratica della tortura, e quelli nella lotta contro l’Aids, soprattutto nella prevenzione e nell’assistenza alle persone affette da tale malattia. Nella lettera pastorale non mancano, tuttavia, alcuni rilievi critici sui crescenti ostacoli alla crescita del Paese dovuti all’eccessiva conflittualità tra i leader politici, sul disastroso bilancio delle finanze statali e sulla questione agraria. Altro importante capitolo sul quale si sofferma il documento è quello relativo alla riforma costituzionale. I vescovi chiedono che il preambolo del testo costituzionale contenga i riferimenti essenziali a principi fondamentali quali la giustizia, la sovranità della legge, il benessere sociale ed il rispetto dei diritti umani. Sottolineando la necessità di conservare il carattere laico dello Stato, i presuli ribadiscono, infine, la loro contrarietà all’inserimento, nella nuova costituzione, di riferimenti al diritto islamico. (A.L.)

 

                                                                                                                                                                                                             

“LE GENERAZIONI PERDUTE DELL’AFRICA”. E’ IL TITOLO DEL RAPPORTO UNICEF

CON IL QUALE L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA CHIEDE AIUTI INTERNAZIONALI

PER I BAMBINI  AFRICANI DEFINENDO LA SITUAZIONE

UNA “CRISI DALLE PROPORZIONI GIGANTESCHE”

 

AFRICA.=  Sono 11 milioni i bambini orfani a causa dell’Aids, la metà dei quali con un’età compresa tra i 10 e i 14 anni. L’Unicef  ha lanciato l’allarme con il suo rapporto dal titolo “Le generazioni perdute dell’Africa”, presentato ieri alla stampa. Tra il 1990 e il 2001 – si legge nel documento - la proporzione degli orfani i cui genitori erano morti a causa di questa malattia è cresciuta di almeno 10 volte, passando dal 3,5% al 32% ed “il peggio deve ancora venire”. Si prevede che entro il 2010, a causa del morbo dell’Hiv 20 milioni di bambini con meno di 15 anni perderanno uno o entrambi i genitori. Il direttore esecutivo dell’Unicef, Carol Bellamy, ha sottolineato di “mantenere ad ogni costo in vita i genitori assicurando che gli orfani e gli altri bimbi vulnerabili stiano nelle scuole e siano protetti da abusi e sfruttamento”. Nell’Africa subsahariana, il 29 per cento dei bambini è economicamente attivo perché spesso sottoposti a forme di sfruttamento e senza la protezione degli adulti dagli abusi. Nella Zambia è stato stimato che l’Aids ha fatto crescere notevolmente la forza del lavoro minorile. L’Unicef denuncia, inoltre, la mancanza di politiche nazionali per provvedere alle esigenze dei bambini senza genitori, compresi quelli resi orfani o vulnerabili dall’Aids. Secondo il rapporto dell’agenzia dell’Onu, la tendenza della crisi potrebbe essere modificata se venissero aiutate le famiglie e le comunità, in modo che tutti gli orfani dell’Africa possano avere garantita la protezione durante l’infanzia. “L’istruzione di base gratuita – specifica il rapporto - può aiutare molti orfani a rimanere con le rispettive famiglie, dalle quali verrebbero altrimenti separati”. “Il futuro dell’Africa - ha dichiarato Carol Bellamy – dipende da questo tipo di scelte”. (M.A.)

 

 

CONSEGNATO AL CARDINALE TOMAS SPIDLIK, DAL MINISTRO ITALIANO

PER I BENI CULTURALI, IL DIPLOMA DI BENEMERITO DELLA CULTURA E DELL’ARTE

 

ROMA. = “Oltre 140 libri, più di 600 articoli ed il notevole contributo per la creazione di una cultura, una spiritualità e una complessa teologia europea in grado di superare le differenze delle due grandi tradizioni che la compongono, l’orientale e l’occidentale”. E’ questa la motivazione della consegna, avvenuta ieri, del Diploma con medaglia d’oro di benemerito della cultura e dell’arte al cardinale Tomàs Spidlik. Il porporato, che ha ricevuto l’onorificenza dalle mani del ministro italiano per i beni culturali, Giuliano Urbani, è stato nominato cardinale nel Concistoro dello scorso 21 ottobre e, da oltre 50 anni, svolge a Roma la propria attività scientifica. “E’ anche suo merito – ha rilevato il ministro – se l’Italia, negli ultimi decenni, si è distinta per interesse, numero di libri e traduzioni dedicati ai Paesi dell’Est, contribuendo così ad una loro feconda integrazione con la cultura dell’Europa occidentale”. La cerimonia si è svolta alla presenza di diversi cardinali, di autorità civili e di una rappresentanza di confratelli gesuiti del porporato, lieti di ritrovarsi nella solenne cornice della biblioteca dell’antico Collegio romano, fondato da Sant’Ignazio di Loyola e cuore della fioritura culturale dei primi secoli della Compagnia di Gesù, oggi sede del ministero per i Beni Culturali. Il breve discorso di ringraziamento del cardinale Spidlik ha ripercorso il suo itinerario di conoscenza e apprezzamento della cultura italiana, fin dalla lettura di Tasso, Ariosto e Manzoni sui banchi di scuola. E’ stato infine sottolineato come l’inclinazione italiana ad armonizzare e comporre elementi apparentemente contrastanti, abbia contribuito a plasmare l’impostazione dell’ope-ra culturale del cardinale Spidlik in una brillante integrazione tra la tradizione slava e quella occidentale. (A.L.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

27 novembre 2003

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

 

La Repubblica democratica del Congo conta le vittime di due tragedie, avvenute a poche ore di distanza nelle prime ore di martedì. La più grave è la collisione di due traghetti sul lago Mayi Ndombe, circa 400 chilometri a nordest di Kinshasa: i morti sono almeno 163, ma potrebbero essere addirittura 200. A sudovest della capitale, invece, si è verificato un incidente ferroviario, con un bilancio di almeno 11 vittime. Mentre il governo ha formato una commissione d’inchiesta per indagare sulle cause del disastro nel lago, proseguono ancora le ricerche dei dispersi, come ci riferisce padre Etienne Umgenyowun, segretario aggiunto della Conferenza episcopale congolese, raggiunto telefonicamente a Kinshasa da Romilda Ferrauto:

 

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R. – LA CROIX ROUGE EST LANCEE POUR RECHERCHER LES VICTIMES. ON NE ...

La Croce Rossa è impegnata nella ricerca delle vittime. Non si parla di sovraccarico dei traghetti: l’incidente sarebbe stato causato dal maltempo che aveva messo in tempesta il lago. Sono tempeste piuttosto frequenti da queste parti.

 

D.- Questa catastrofe si aggiunge ad un altro dramma, quello di un treno deragliato. Qual è lo stato d’animo della popolazione?

 

R. – OUI, C’EST ÇA; DONC, AVANT HIER, C’EST A DIRE LE MARDI, ...

Esatto, proprio così. Dunque, l’altro ieri, cioè martedì, è deragliato un treno a Matadi. La reazione è di angoscia, per queste catastrofi che spesso ci sommergono. Il governo ha dato ogni disposizione affinché venga fornito ogni aiuto agli sfollati, ai naufraghi ed ai dispersi. La mobilitazione è totale, qui.

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In Iraq non si fermano gli attacchi contro le forze della coalizione. Tre autocarri militari statunitensi sono stati colpiti da un ordigno artigianale e da spari di armi automatiche sulla strada che collega Baghdad con il nordovest del Paese. Nella stessa capitale, invece, ha riaperto regolarmente l’ambasciata italiana, centrata ieri sera da un razzo al secondo piano. Su questo nuovo attentato contro obiettivi italiani, dopo la strage di 15 giorni fa a Nassiriya, Giada Aquilino ha intervistato il nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni:

 

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R. – Mi meraviglio relativamente di questo ultimo attacco, perché in questo momento gli obiettivi italiani sono a rischio. In ogni caso, qui stiamo vivendo una quotidianità fatta di attentati contro obiettivi militari e sempre più spesso civili. Da parte mia, credo che non occorra intimidirsi troppo, per non lasciare spazio a chi non vuole che si torni alla normalità, per chi non desidera la pace e la giustizia, per chi si oppone ad un governo in grado di funzionare.

 

D. – Per questi attentati si parla di Al Qaeda, della guerriglia locale irachena… La gente come vive questi momenti così difficili?

 

R. – La popolazione sta appena uscendo dal Ramadan ed è presa da questa festività. È importante che recuperino, all’interno delle loro tradizioni, una vita fatta di casa, di famiglia. La gente si auspica che questa normalità possa al più presto essere restaurata.

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Le Intese di Ginevra – messe a punto da pacifisti israeliani e palestinesi – “sono uno show che rischia di minare l’unica alternativa praticabile, la road map”. Lo ha detto stamattina il premier israeliano, Sharon, affermando che “solo i governi sono abilitati a condurre trattative”. Del processo di pace nella regione discutono da oggi, a Londra, alcuni inviati dello Stato ebraico – tra cui il figlio dello stesso Sharon – ed alti funzionari palestinesi, mentre sul terreno non si placano le violenze: nelle ultime ore l’esercito israeliano ha effettuato pesanti incursioni in Cisgiordania, ed è morto un giovane palestinese rimasto ferito ieri sera nei pressi di Hebron.

 

Dopo anni di negoziati infruttuosi, la parola in Irlanda del Nord è tornata al popolo, chiamato ieri alle urne per rinnovare l’Assemblea legislativa. Lo spoglio, iniziato da poco, vede in testa lo Sinn Fein all’interno dello schieramento nazionalista, mentre fra gli unionisti si profila un testa a testa fra i moderati di David Trimble e gli intransigenti democratici unionisti di Ian Paisley. Da Belfast, Enzo Farinella:

 

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Circa il 60 per cento degli elettori si è recato alle urne: una percentuale piuttosto bassa, non aiutata dalla pioggia e da una certa apatia. Ma il voto si è svolto nella massima normalità. Solo a Derry, dei contestatari dissidenti hanno attaccato varie sezioni con lancio di pietre e bottiglie molotov, al momento del trasloco delle urne. Tutti concordano sul fatto che l’elettorato ha lanciato un chiaro messaggio, e cioè che il processo di pace deve continuare. Già si dice che i paramilitari dell’Ira siano pronti ad ulteriori atti di distruzione delle loro armi – azioni che possono soddisfare gli unionisti moderati di Trimble – mentre altri sottolineano che i democratici di Paisley – che collaborano con i nazionalisti in vari settori comunali e provinciali ed hanno lavorato insieme a loro anche durante il funzionamento dell’Assemblea – potrebbero attenuare la loro intransigenza, qualora dovessero ottenere la maggioranza unionista e quindi dar vita ad un Parlamento regionale. Frattanto, lo spoglio continua. Più tardi si avranno proiezioni più concrete, mentre si spera che per domani si possa avere il quadro completo dei nuovi 108 deputati dell’Assemblea di Stormont.

 

Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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Sono sempre più tesi i rapporti tra la Cina e Taiwan, dopo che stamattina il Parlamento di Taipei ha deciso di dare il via libera ad alcuni referendum contestati da Pechino: la popolazione sarà infatti chiamata ad esprimersi sull’indipendenza dalla Cina, sul nome da assegnare allo Stato e su un eventuale nuovo inno nazionale. A Francesco Sisci, direttore dell’Istituto italiano di cultura a Pechino, abbiamo chiesto quali ragioni abbiano spinto il Parlamento di Taiwan a questo strappo dalla Cina:

 

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R. – È una decisione dovuta a motivi elettorali: in questo momento, infatti, non ci sono pressioni oggettive della Cina riguardo ad un’imminente riunificazione con Taiwan. La vera posta in gioco è la presidenza di Taiwan, che si deciderà a marzo: l’attuale presidente, Chen Shui-bian, cerca di essere rieletto, e lo fa esasperando le tensioni con Pechino. A mio parere, quindi, dobbiamo aspettarci quattro mesi preoccupanti! Oggi come oggi, la Cina non avrebbe intenzione di intervenire… Allo stesso tempo, però, non può permettere a Taiwan di dichiararsi ufficialmente indipendente.

 

D. – Che cosa potrebbe accadere se domani Taiwan proclamasse la propria indipendenza? Come reagirebbe il governo di Pechino?

 

R. – I dirigenti cinesi avrebbero pochissime opzioni. Se lasciassero Taiwan indipendente, ci sarebbe molto probabilmente un colpo di Stato interno in Cina. Ed i conflitti interni in un Paese con un miliardo e mezzo di persone sono eventi di dimensioni apocalittiche!

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Nuove violenze nel Kashmir indiano, a pochi giorni dal cessate il fuoco tra i governi di New Delhi ed Islamabad. Una granata è esplosa in un supermercato della capitale estiva, Srinagar, uccidendo un impiegato. L’attacco è avvenuto proprio mentre – a Nowgam, 100 km più a nord – i regolari indiani hanno ucciso in uno scontro a fuoco 10 presunti militanti islamici.

Violenti scontri nelle Isole Comore, in pieno Oceano indiano: almeno 15 i feriti negli scontri tra l’esercito ed un gruppo di manifestanti che protestavano contro il presidente dell’Unione delle Comore, da cui l’isola ha dichiarato la secessione nel ’97.

Nonostante le dimissioni di 6 ministri, il presidente ecuadoriano Gutiérrez non si dimetterà. Lo ha annunciato questa mattina, negando ogni collusione con il narcotraffico. L’esercito gli ha assicurato il proprio appoggio.

Poche sorprese, nelle elezioni in Mozambico: lo scrutinio parziale del voto del 19 novembre conferma in testa il Frelimo, partito di governo. Importante successo dell’opposizione a Beira, seconda città del Paese.

Si è dimesso a Mosca Dimitri Bilibin, rettore dell’Università per l’amicizia dei popoli, dopo l’incendio che lunedì era costato la vita a 37 studenti residenti in un ostello. Dei 164 giovani ancora ricoverati in ospedale, 4 sono in pericolo di vita.

 

 

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