RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 330 - Testo della Trasmissione di mercoledì 26 novembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

All’udienza generale la catechesi di Giovanni Paolo II dedicata all’eterna lotta tra il bene e il male nelle vicende della storia

 

Messaggio del Papa al Congresso Missionario Americano: occorrono missionari santi e gioiosi per raggiungere chi cerca Dio

 

Messaggio del Santo Padre nel 40.mo di fondazione dell’Associazione religiosa degli Istituti socio-sanitari: con noi fra’ Pietro Cicinelli.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Prosegue lo scontro tra le istituzioni europee dopo lo stop alle sanzioni contro Francia e Germania per deficit eccessivo: oggi riunione cruciale a Bruxelles. Intervista col prof. Vincenzo Cannizzaro

 

Oggi le elezioni in Irlanda del nord per rilanciare la pace: ce ne parla Alessio Altichieri

 

Nel Rapporto Aids 2003 allarme sullo stato della patologia. Il commento del prof. Ferdinando Aiuti

 

Presentato oggi a Roma il IV Rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia: ai nostri microfoni Ernesto Caffo

 

Il restauro del mosaico di Santa Pudenziana a Roma: con noi il cardinale Paul Poupard e Vitaliano Tiberia.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Parole di stima e di elogio per il servizio del Papa per la pace pronunciate dai leader islamici del Pakistan nel banchetto di fine Ramadan.

 

Presentata questa mattina alla Comunità di Sant’Egidio la Giornata internazionale contro la pena di morte.

 

Dure accuse di Human Rights Watch contro le autorità del Sudan sullo sfondo dello sfruttamento petrolifero

 

Concesso un canale televisivo pubblico alle popolazioni Maya del Guatemala per porre fine all’isolamento culturale dell’etnia indigena.

 

Radio Yatsani dell’arcidiocesi di Lusaka è la prima emittente cattolica della Zambia ad avere un sito internet.

 

La città di Valencia sede dell’edizione 2007 della Coppa America di Vela.

 

24 ORE NEL MONDO:

Georgia al voto presidenziale il 4 gennaio.

 

L’Iran ha violato gli obblighi di non proliferazione nucleare, ma non dovrà risponderne davanti all’Onu

 

Disaccordi sul muro in costruzione tra Israele e Cisgiordania: gli Usa hanno ridotto le proprie garanzie in denaro per i prestiti allo Stato ebraico.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

26 novembre 2003

 

 

 

ALL’UDIENZA GENERALE LA CATECHESI DEL PAPA

OGGI DEDICATA ALL’ETERNA LOTTA TRA

IL BENE E IL MALE NELLE VICENDE DELLA STORIA

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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“Il Messia, re e sacerdote”:

 

“Uno dei salmi più celebri nella storia della cristianità”

 

Il Papa si è soffermato sul Salmo 109, che la Liturgia dei Vespri ci propone ogni domenica; da qui la popolarità di questa preghiera, oggetto di “numerose e splendide composizioni musicali - come ha ricordato il Santo Padre - che hanno punteggiato la storia della cultura occidentale”. 63 parole nel testo originario ebraico del Salmo per evocare “l’intronizzazione del discendente di Davide alla ‘destra’ di Dio”, “cosi da ricevere il potere di governo dal re supremo di Israele”, il Signore”; mentre ai piedi del sovrano sono raffigurati “i nemici”, a significare il contrasto “tra il progetto di Dio che opera attraverso il suo eletto e i disegni di coloro che vorrebbero affermare un loro potere ostile e prevaricatore”

 

“Sullo sfondo si intuiscono forze ostili, neutralizzate però da una conquista vittoriosa”.

 

“Si ha, quindi, l’eterno scontro tra bene e male, che si svolge all’interno di vicende storiche, mediante le quali Dio si manifesta e ci parla.” A seguire nel Salmo il solenne giuramento divino del re davidico che unisce in sé la dignità regale e quella sacerdotale.

 

         Calorosi e affettuosi applausi hanno suggellato l’udienza, dopo i saluti di Giovanni Paolo II ai pellegrini di ogni parte del mondo, e l’invito a  prepararsi, in vista della prossima domenica d’Avvento, all’incontro con il Cristo nel Natale.

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MESSAGGIO DEL PAPA AL CONGRESSO MISSIONARIO AMERICANO:

OCCORRONO MISSIONARI SANTI

PER RAGGIUNGERE CHI HA NOSTALGIA DELLA BELLEZZA DI CRISTO

 

“Le Chiese particolari d'America sono chiamate ad estendere il loro slancio evangelizzatore oltre le frontiere continentali”. E’ quanto ha affermato il Papa nel suo messaggio al II Congresso Missionario Americano, iniziato ieri a Città del Guatemala e che durerà fino a lunedì prossimo. 3000 i partecipanti, tra cui l’inviato pontificio, il cardinale Crescenzio Sepe, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il servizio di Sergio Centofanti:

 

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Nel continente americano vive la metà del miliardo e 60 milioni di cattolici del mondo. Per il Papa le Chiese americane “non possono tenere per sé le immense ricchezze del loro patrimonio cristiano. Devono portarlo al mondo intero e comunicarlo a quanti ancora lo ignorano. Si tratta – infatti - di molti milioni di uomini e di donne che, senza la fede, patiscono la più grave delle povertà. Davanti a questa povertà - continua Giovanni Paolo II - sarebbe un errore non favorire un'attività evangelizzatrice fuori del continente con il pretesto che c'è ancora molto da fare in America o nell'attesa di giungere prima ad una situazione, in fondo utopica, di piena realizzazione della Chiesa in America.”

 

Il Pontefice ricorda che la chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità che è “un presupposto fondamentale e una condizione del tutto insostituibile perché si compia la missione di salvezza della Chiesa”. Per questo motivo - scrive il Papa – “non basta rinnovare i metodi pastorali, né organizzare e coordinare meglio le forze ecclesiali, né esplorare con maggior acutezza le basi bibliche e teologiche della fede: occorre suscitare un nuovo ‘ardore di santità’ fra i missionari e in tutta la comunità cristiana, in particolare fra coloro che sono i più stretti collaboratori dei missionari”.

 

Lo scopo dunque è raggiungere tutti coloro “che vivono nell’ attesa - a volte non cosciente - di scoprire la verità sull’uomo e su Dio”: si tratta di una umanità che non conosce Cristo o lo conosce solo superficialmente ma che “sente nostalgia della bellezza di Cristo e della sua luce”. Il Papa lancia un appello finale a vivere “una nuova primavera missionaria” prendendo coscienza della grande responsabilità nella diffusione del Vangelo e chiama i cristiani ad essere testimoni gioiosi ed entusiasti, missionari santi, capaci di vivere una misura alta della fede nella vita quotidiana. 

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40 ANNI ACCANTO AI MALATI E SOFFERENTI,

 ANNUNCIANDO IL VANGELO DELLA SOFFERENZA:

NEL 1963 LA NASCITA DELL’ARIS

- A cura di Roberta Gisotti -

 

Messaggio del Santo Padre nel 40.mo di fondazione dell’Aris, l’Associazione religiosa degli Istituti socio-sanitari, che riunisce tutte le Opere della Chiesa impegnate in Italia nel mondo della salute: 300 le strutture associate ospedali, istituti di ricovero e riabilitazione, case di cura, residenze assistenziali e centri di ricerca.

 

40 anni a servizio del malato “con competenza e dedizione”. “Un contributo” - quello offerto dall’Aris – “prezioso al rinnovamento professionale e spirituale del mondo della sanità”. “Quanto importante appare la vostra missione accanto ai malati!”, ha esclamato Giovanni Paolo II. “Molto spesso, chi vive in situazioni di profondo dolore e pena fa fatica a comprendere il senso e il significato dell’esistenza. E’ importante allora – ha auspicato il Papa - che accanto a lui ci sia qualcuno che, come il buon samaritano, lo sostenga e lo accompagni.” Come Madre Teresa, presa ad esempio,  di quanti “testimoniano in modo semplice e concreto la carità e la compassione del Signore per gli emarginata, i malati, i moribondi. Mentre leniscono le ferite del corpo, - ha osservato il Santo Padre - li aiutano ad incontrare Cristo che, vincendo la morte, ha svelato il valore pieno della vita in ogni sua fase e condizione”. Da qui l’invio pressante: “Non cessate mai … di annunciare il Vangelo della sofferenza!”

        

Il Santo Padre ha poi manifestato “apprezzamento” per l’opera svolta dall’Aris in cosi tanti Paesi, specie nei territori di missione, aiutando le giovani Chiese “a gestire strutture di accoglienza per malati e sofferenti e preparando qualificati operatori sanitari e pastorali”. Collaborando fra comunità ecclesiali del Nord e del Sud del mondo, specie dove “più profonda è la crisi di valori religiosi e morali,”i credenti siano - ha infine auspicato Giovanni Paolo II – pronti a rendere ragione della loro fede”.

 

         Ma ascoltiamo Fra Pietro Cicinelli, presidente nazionale dell’Aris, al microfono di Francesca Cascella:

        

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La prosecuzione di questo cammino di ordinamento rappresenta un’apertura verso l’Europa, ma in pratica verso il mondo. Rappresenta una particolare attenzione a tutte le popolazioni che vengono in Italia ed in Europa e che, spesso, non hanno diritto di ricevere il servizio sanitario ed assistenziale, che invece bisogna salvaguardare.

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NOMINE

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Natal (Brasile), presentata da mons.  Heitor de Araújo Sales, in conformità al Can. 401 §1 del Codice di Diritto Canonico e ha nominato arcivescovo della stessa arcidiocesi mons. Matias Patrício de Macêdo, finora Vescovo di Campina Grande.

 

Sempre oggi il Papa ha nominato Vescovo di Picos (Brasile) mons. Plínio José Luz da Silva, finora Vescovo titolare di Marazane e Ausiliare di Fortaleza.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "E' grande la responsabilità delle vostre Chiese particolari nell'opera di evangelizzazione del mondo contemporaneo": il Messaggio del Papa al Cardinale Rodolfo Quezada Toruno, Presidente del Congresso Missionario Americano, apertosi a Città del Guatemala.

All'interno il discorso inaugurale del Cardinale Crescenzio Sepe, Inviato Speciale del Santo Padre al Congresso.

Sempre in prima, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Più di ottocento milioni di persone soffrono la fame mentre i conflitti nel mondo divorano ingenti risorse": dati inquietanti emergono dal rapporto annuale della Fao sullo "Stato dell'insicurezza alimentare 2003".

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Il Messaggio del Papa in occasione del 40 anniversario di fondazione dell'Associazione Religiosa Istituti Socio-sanitari (Aris).

Una pagina dedicata all'ingresso in Diocesi del Vescovo di Vicenza.

 

Nelle estere, India: reiterate violenze dei fondamentalisti hindu contro i cattolici nello Stato dell'Orissa.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Angelo Marchesi su una recente raccolta di saggi dedicati ad alcuni temi dell'Enciclica "Fides et ratio".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

26 novembre 2003

 

 

RIUNIONE SPECIALE OGGI POMERIGGIO DELLA COMMISSIONE EUROPEA

DOPO LA DECISONE, IERI, DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DI ECONOMIA E FINANZA

DI SOSPENDERE LA PROCEDURA SANZIONATORIA

NEI CONFRONTI DI GERMANIA E FRANCIA PER L’ECCESSIVO DEFICIT

 

La Commissione europea terrà oggi, nel primo pomeriggio, una riunione speciale per “valutare le conseguenze istituzionali, politiche ed economiche” della decisione presa dal Consiglio dei ministri economici di congelare le procedure sanzionatorie per l’eccesso di deficit nei confronti di Francia e Germania. Dell’acceso dibattito aperto dal voto di ieri  a Bruxelles, ci riferisce Fausta Speranza:

 

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Nel dibattito sul  rispetto del Patto di Stabilità, che provoca la frattura fra Commissione e Consiglio dei ministri dell’economia interviene il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, affermando che ‘il principio della condivisione delle regole comunitarie va salvaguardato al di là di qualsiasi difficoltà contingente”.

 

C’è poi il pronunciamento dell’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa: secondo la quale,  ''ulteriori allentamenti'' rispetto  alle regole di bilancio e  crescita potrebbero rappresentare un insuccesso o rivelarsi controproducenti.  

 

L’Ocse, in tema di deficit eccessivo, rilancia alcune proposte emerse negli ultimi tempi, come quella di escludere,  per l’osservanza delle regole, alcune categorie di spesa, ad  esempio quelle per la ricerca o per la difesa. Oppure l’altra ipotesi di  addurre come giustificazione per un’eventuale divergenza, rispetto ai parametri di Maastricht, la congiuntura economica  sfavorevole. Ma in ogni caso - ammonisce l’Ocse - occorre che i  Paesi diventino consapevoli del fatto che i tagli fiscali e gli  aumenti di spesa approvati non devono essere considerati come  permanenti, ma invece suscettibili di venire cancellati in  futuro.

 

Tra le dichiarazioni fatte dopo la decisione di ieri, ne scegliamo due di segno opposto: Yves Thibault de Silguy, ex commissario europeo agli Affari economici, predecessore dello spagnolo Pedro Solbes afferma che “il patto non è stato violato ma che anzi comincia a lavorare”. Il premier spagnolo, José Maria Aznar parla di “un duro colpo inferto al  Patto con conseguenze sulla Cig e la futura Costituzione”. Forte l’espressione della Banca centrale che ha prefigurato “seri pericoli”. Per la quanto riguarda la posizione della Commissione, si deve aspettare quanto emergerà dalla riunione che si aprirà tra poco, ma va detto che la reazione, nelle parole del commissario Solbes ieri è stata dura: “il testo delle conclusioni dell’Ecofin – ha detto - non ha una base giuridica fondata”.

         Ma proprio sul doppio binario degli aspetti politici e legali, ascoltiamo la valutazione del prof. Vincenzo Cannizzaro, docente di diritto dell’Unione Europea presso l’Istituto  di diritto internazionale  dell’Università di Macerata.

 

R. – E’ certamente una questione politica. Abbiamo un conflitto istituzionale, non vorrei dire senza precedenti, ma insomma serio. Però c’è anche una questione giuridica molto complessa. Ai sensi di un regolamento del Consiglio – il famoso regolamento che contribuisce a formare il patto di stabilità – gli Stati membri hanno l’obbligo entro un anno di abbattere il proprio disavanzo pubblico sotto la soglia del 3 per cento. Ieri, i ministri non hanno adottato un atto formale che abbia abrogato questa decisione, ma hanno solo respinto le proposte di procedura sanzionatoria della Commissione. Quindi, la Commissione ha il diritto, se entro un anno la Germania non provvederà a scendere sotto il 3 per cento, di intraprendere un’azione per inadempimento davanti alla Corte di giustizia. Ci si potrebbe anche chiedere se, per caso, in base al patto di stabilità  il Consiglio non fosse anche “obbligato” ad adottare queste sanzioni. Questo è un profilo giuridico molto complesso. In questo caso, la Commissione avrebbe a propria disposizione un’ulteriore arma legale che è il ricorso cosiddetto  in gerenza presso la Corte di giustizia. Questo è un percorso che mi sembra un po’ più tortuoso immaginare.

 

D. – In ogni caso, quale importanza assumono, ora, le discussioni sul sistema di voto nell’ambito della nuova Costituzione?

 

R. – Ieri, il sistema di voto non ha consentito l’adozione di una delibera del Consiglio di carattere sanzionatorio nei confronti di Francia e Germania, perché Francia e Germania non hanno partecipato alla votazione, in quanto erano gli Stati contro i quali occorreva adottare le sanzioni e la presidenza italiana si è astenuta. Hanno votato, invece, a favore vari Stati piccoli: l’Austria, il Belgio, la Finlandia, la Grecia, l’Olanda, la Spagna, che però piccola non è. Potremmo accorgerci che la somma dei voti dei quali dispongono questi Stati piccoli, tranne la Spagna, non è sufficiente per l’adozione di una delibera, in casi come ieri in cui i tre grandi – Italia, Francia e Germania – si sono astenuti. Quindi, in sostanza vi è una sorta di “dittatura” della maggioranza, anche se va detto che  per la verità non è che poi si possa sempre riprodurre nei procedimenti decisionali della comunità. Sicuramente, però, questo discorso dà fiato alle voci di alcuni Stati, la Polonia, per esempio, e la Spagna, che ritengono di dover essere più tutelati nei confronti appunto dei Paesi grandi, anche perché la procedura prevista nel progetto di costituzione parrebbe, sulla base di complicati calcoli, favorire i Paesi grandi a discapito dei Paesi piccoli. Credo proprio che sul sistema di voto si misurerà la capacità di far passare il progetto di Costituzione.

 

D. – Si parla del possibile fallimento della Cig. Ma che cosa rappresenterebbe un fallimento e quali sono le conseguenze immaginabili?

 

R. – Starei attento a dire che il fallimento della Conferenza rappresenterebbe il fallimento dell’integrazione europea. Credo che non sia questo il caso. Per alcuni versi bisognerà ricominciare da capo perché una razionalizzazione dei trattati è importante e bisognerà farla prima o poi. Ma non credo che la mancata adozione della Costituzione possa rappresentare una svolta epocale negativa.

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L’IRLANDA DEL NORD OGGI AL VOTO

PER RIPRENDERE IL CAMMINO VERSO LA PACE E IL DIALOGO

 

Si vota oggi in Irlanda del Nord. I seggi si sono aperti alle ore 7.00 e sono oltre un milione i cittadini chiamati alle urne, per eleggere i 108 deputati dell’Assemblea locale. Si tratta della seconda consultazione generale dopo gli accordi di pace dell’aprile 1998 che hanno messo fine ad una guerra civile costata la vita ad oltre 3.500 persone. Da allora le istituzioni di autogoverno, formate da rappresentanti unionisti e repubblicani, sono state più volte sospese dalle autorità britanniche a causa dei profondi disaccordi sulla questione della smilitarizzazione dell’IRA, l’Esercito repubblicano irlandese. Da Belfast, Enzo Farinella:

 

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250 candidati di 20 partiti sono in lizza per i 108 seggi, mentre 2 mila poliziotti assicurano l’ordine minacciato da dissidenti paramilitari. Le urne si chiuderanno alle 22.00 di questa sera ora locale e lo spoglio inizierà domani mattina. Dato il complicato sistema proporzionale vigente in Irlanda, il risultato finale dovrebbe conoscersi venerdì pomeriggio. Ma già questa notte, dopo la chiusura delle urne, sondaggi condotti tra quanti hanno votato dovrebbero fornire indicazioni concrete sul comportamento dei vari partiti. Secondo gli esperti, al traguardo potrebbero arrivare, testa a testa, i quattro maggiori partiti, due degli Unionisti e due dei Nazionalisti. La maggioranza agli unionisti, rappresentati da circa il 58 per cento dell’elettorato, appare scontata, ma, se gli intransigenti democratici unionisti di Ian Pasley dovessero scavalcare gli unionisti moderati dell’ex primo ministro Trimble, il processo di pace e di normalizzazione per il nord Irlanda potrebbe subire una battuta di arresto.

 

  Da Belfast, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella.

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Ma come si preannuncia il risultato di queste elezioni. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Alessio Altichieri, corrispondente da Londra per il Corriere della Sera:

 

 

 

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R. – Possono essere elezioni straordinarie e importanti, perché in campo nazionalista repubblicano può accadere un fatto assolutamente imprevisto fino a poco tempo fa, cioè che il Sinn Fein, braccio politico degli indipendentisti dell’Ira, possa diventare il primo partito e superare quello Social-democratico laburista di John Hume. Nell’altro campo, quello unionista, può accadere, invece, che il partito più estremista, il Democratic Unionist Party, del reverendo Ian Pasley, superi i lealisti moderati dell’attuale primo ministro, David Trimble. Quindi, può accadere che le due ali estreme diventino protagoniste, in luogo invece delle due ali moderate dei due campi.

 

D. – A quali condizioni Londra potrebbe riattivare le istituzioni nord irlandesi?

 

R. – Londra non ha più tante soluzioni da proporre. E’ stato chiesto al premier, Tony Blair, che cosa si possa ancora fare per la pacificazione in Irlanda del Nord e lui ha detto: “E’ la gente che deve fare una scelta. Se vanno a votare, bene. Se non vanno a votare, rinunciano a costruire il loro futuro”. L’accordo del Venerdì Santo è del 1998 e, comunque, la strada che è stata compiuta verso la pacificazione, a questo punto, non sembra essere stata percorsa invano. Dal processo di pace non si può più tornare indietro. L’impressione è che, malgrado tutte le difficoltà, si sia costretti ad andare avanti. I tempi della violenza sembrano definitivamente superati. E infatti oggi il Sinn Fein dimostra di essere ormai pronto e capace ad impegnarsi in campo politico. E anche dall’altra parte una stagione si è chiusa e forse anche il reverendo Pasley è pronto a lasciare il passo al suo vice, Robinson, un uomo più incline alla trattativa e al dialogo, piuttosto che al rifiuto.

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PIU’ DI 40 MILIONI DI PERSONE COLPITE DAL VIRUS DELL’AIDS:

L’ALLARME LANCIATO DALL’ONU

- Intervista con Ferdinando Aiuti -

 

Più di 40 milioni di persone nel mondo sono colpite dal virus dell’Aids. E’ l’allarme lanciato dal programma delle Nazioni Unite Unaids e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ieri a Londra hanno diffuso il rapporto 2003 sullo stato della patologia. Circa due milioni e mezzo di bambini che hanno sviluppato la malattia, 14 mila i nuovi contagi ogni giorno. Secondo il documento le popolazioni più rischio sono quelle dell'Africa sub-sahariana, dove vive il 30% dei malati e l’Asia; preoccupante anche la situazione dell’Europa dell’est. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dell’immunologo Ferdinando Aiuti ...

 

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R. – Il Rapporto, è vero, dà questo allarme che già si sapeva in Africa e nel Sud-Est asiatico. Io penso che contenga anche un gravissimo allarme, soprattutto per la Russia ed i Paesi dell’Europa orientale, perché in Russia l’aumento dei casi di Aids è veramente esponenziale: è previsto che nel 2010, cioè tra sei anni, ci sarà un numero di casi di infezioni che è pari a quello che attualmente è presente in tutto il continente africano, e il 95 per cento dei casi di questa infezione è attualmente e sarà attraverso lo scambio di siringhe, perché queste persone sono dedite alla droga. Quindi, bisogna fare campagne capillari di informazione e aiutare questi Paesi. Questa, secondo me, è l’emergenza principale in questo momento, oltre a quella dell’Africa.

 

D. – Ieri l’Istituto Superiore di Sanità ha confermato che è partita la fase di sperimentazione sull’uomo di un nuovo vaccino contro l’Aids. Ma si può sconfiggere questa patologia?

 

R. – Si può sicuramente controllare. Io non penso che né questo vaccino né altri riusciranno a sconfiggere completamente, nel giro di pochi anni, l’Aids. Forse, con un lungo tempo di attesa si potranno avere dei risultati migliori, sia dal vaccino sia anche dai farmaci che hanno permesso di dare quei risultati di diminuzione di mortalità e di malattia che sono stati ottenuti nel mondo occidentale. Dico purtroppo e ahimé perché questi farmaci molto costosi ancora non sono arrivati nei Paesi meno sviluppati.

 

D. – Ecco, professore, ma come si risolve il problema dell’accesso ai farmaci?

 

R. – Il grosso sforzo lo devono fare soprattutto le industrie farmaceutiche, le quali devono rinunciare ai profitti per i brevetti: alcune hanno incominciato a farlo, mi auguro che anche le altre si impegnino in questo senso. Non dimentichiamo una cosa molto importante: che la riduzione di nuovi casi di infezione, che è avvenuta in Italia, in Europa e negli Stati Uniti è in gran parte dovuta alla terapia. Poi, le campagne di prevenzione, ma il grande risultato è stato ottenuto dai farmaci, non solo per i malati, ma anche per le persone che hanno contatti con i malati e che, se questi prendono i farmaci, non si infettano!

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PRESENTATO IL IV RAPPORTO SULLA CONDIZIONE

 DELL’INFANZIA E DELL’ADOLESCENZA IN ITALIA

- Intervista con Ernesto Caffo -

 

Presentato oggi a Roma il 4° rapporto nazionale sulla condizione dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia a cura dell’Eurispes e di Telefono Azzurro. La ricerca si basa su un campione di 12 mila ragazzi tra i 6 e i 19 anni. Ce ne parla Massimiliano Menichetti.

 

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Incentrato su due fasce d’età: l’infanzia, dai 6 anni agli 11, e l’adolescenza dai 12 ai 19 anni. Telefono Azzurro ed Eurispes in un lavoro di oltre mille pagine fotografano disagi, abusi, diritti violati dei bambini, ma anche salute, obiettivi e speranze. Questionari e tabelle, da cui emerge un grande bisogno di rapporto con la famiglia: così per il 70 per cento dei bambini ed il 46 per cento degli adolescenti. Al secondo posto, l’aspirazione al lavoro e la paura collegata a questo, che unisce oltre il 36 per cento dei ragazzi. Molte denunce: in crescita del 17 per cento rispetto all’anno scorso l’abuso sessuale, l’80 per cento subito tra le mura domestiche. Sono poi oltre 147 mila i minori di 15 anni sfruttati per lavori clandestini. Allarme anche per l’uso corretto di tv e internet, strumenti ai quali accede il 50 per cento del campione, senza alcun controllo da parte degli adulti. Critico anche il piano della salute: errata l’alimentazione ed il 36 per cento dei ragazzi tra i 6 ed i 17 anni è in sovrappeso. Ma come si possono aiutare i bambini e i ragazzi? Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro:

 

R. – La gran parte degli aiuti ai bambini passa attraverso gli adulti, attraverso le famiglie. L’elemento che io vedo più problematico oggi è che noi ci dimentichiamo spesso che la famiglia è in difficoltà, è in crisi; questa famiglia in crisi spesso non risponde alle esigenze di un bambino che vorrebbe avere accanto a sé degli adulti in grado di poterlo ascoltare, di poterlo proteggere nei casi maggiormente difficili del suo processo di sviluppo. Ecco, io credo che dobbiamo costruire una politica della famiglia nel nostro Paese che consideri l’infanzia come un elemento centrale.

 

Dalle percentuali, quindi emerge la denuncia degli intervistati – cioè bambini e adolescenti – che chiedono maggiore dialogo e risposte dal mondo degli adulti che però, secondo Telefono Azzurro, non è preparato a gestire un’infanzia ed n’adolescenza che muta continuamente.

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IL RESTAURO DEL MOSAICO DI SANTA PUDENZIANA

- Intervista con  il cardinale Paul Poupard e Vitaliano Tiberia -

 

E’ stato presentato nei giorni scorsi il libro “Il mosaico di Santa Pudenziana a Roma. Il restauro”. Il volume, realizzato dal prof. Vitaliano Tiberia, autore dell’intervento conservativo del mosaico, documenta le diverse fasi dei lavori di restauro dell’opera conservata nell’antica basilica di Santa Pudenziana, analizzandone il profondo valore artistico e religioso. Il servizio è di Maria Di Maggio:

 

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(musica)

 

Considerato una delle espressioni più alte dell’arte musiva cristiana di tutti i tempi, il mosaico di Santa Pudenziana a Roma nacque per volere di Papa Innocenzo I intorno al 410, all’indomani delle tormentate vicende che animarono i primi anni del V secolo per i dibattiti incandescenti sulla natura del Cristo al Sacco di Roma ad opera dei Goti di Alarico. Un’opera di incredibile ricchezza stilistica e contenutistica, come conferma ai nostri microfoni Vitaliano Tiberia, presidente della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon e autore del restauro del mosaico:

 

“E’ il primo documento iconografico cristologico, in cui la figura del Salvatore si pone al centro di un senato costituito di Apostoli, alla sinistra e alla destra del Cristo San Pietro e San Paolo, i due capi degli Apostoli, uno rappresentante – Pietro – la Chiesa degli ebrei e l’altro – Paolo – la Chiesa delle genti. E’ un mosaico, quindi, di grande importanza e di grande significato e valore perché sgombra il campo da tutte le difficoltà teologiche, politiche e culturali che in quel momento di crisi dell’Impero Romano diventano sempre più insistenti, sempre più forti nello stesso seno della Chiesa di Roma.

 

Un mosaico che dimostra “una straordinaria vicinanza col nostro tempo” come ha sottolineato il cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura:

 

“L’attualità è stupenda perché già 1600 anni fa c’era già come oggi la tentazione di un certo sincretismo, se così si può dire, davanti ad una invasione di pensieri, di religione mettendo un po’ tutto sullo stesso piano. E noi oggi siamo proprio immersi in altro modo ma nelle stesse tentazioni di appiattimento della nostra fede. Contemplando questo mosaico cosa vediamo? Vediamo il Cristo, Unico Salvatore oggi, ieri e sempre”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

26 novembre 2003

 

LE PAROLE DI STIMA E DI ELOGIO PER IL SERVIZIO DEL PAPA ALLA CAUSA DELLA PACE

PRONUNCIATE DAI MAGGIORI LEADER ISLAMICI DEL PAKISTAN,

DURANTE IL BANCHETTO DI FINE RAMADAN OFFERTO AI MUSULMANI

DALLA COMMISSIONE CATTOLICA NAZIONALE DELLO STATO ASIATICO

 

ISLAMABAD. = La fine del Ramadan è da lungo tempo un momento privilegiato per il dialogo islamo-cristiano. Con la festa di Eid al-Fitr, che segna la fine del mese sacro di penitenza e digiuno e che in Pakistan inizia oggi, la Commissione cattolica nazionale per il dialogo interreligioso ha invitato alcuni leader musulmani per un banchetto. L’incontro tenutosi nei giorni scorsi, ha permesso di consolidare i vincoli di fraternità tra musulmani e cattolici. Il leader sunnita, Maulana Abdul Khabir Azad, capo della moschea Badshahi , la più grande del Pakistan, ha apprezzato il gesto di amicizia della comunità cattolica ed ha avuto anche parole di elogio per Giovanni Paolo II che – secondo le affermazioni riportate dall’Agenzia Asianews - “continua a giocare un ruolo importante nel perseguire la pace del mondo”. Anche il capo sciita, Maulana Waqar-ul-Husnain Naqvi ha espresso gratitudine per i cattolici e ha detto che la sua comunità “vuole continuare a lavorare per l’armonia della nostra nazione”. In Pakistan, dove la popolazione musulmana è in maggioranza sunnita, ha visto in anni recenti gruppi militanti di entrambe le correnti affrontarsi in scontri sanguinosi. Ma padre Inayat Bernard, portavoce della Commissione per il dialogo interreligioso, ha dichiarato che l’amicizia con sciiti e sunniti serve a mostrare che i cattolici locali sono “pakistani” e non “stranieri” nella loro nazione. (A.D.C.)

 

 

PRESENTATA OGGI LA GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA PENA DI MORTE:

OLTRE 100 LE METROPOLI CHE HANNO ADERITO ALLE MOLTEPLICI INIZIATIVE

PROMOSSE DALLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

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ROMA. = Le città di tutto il mondo impegnate per la vita contro la pena di morte. Il 30 novembre alle ore 18.30 il Colosseo sarà il punto d’incontro delle molteplici manifestazioni promosse dalla Comunità di Sant’Egidio, in occasione della Giornata internazionale contro la pena di morte. L’iniziativa, presentata stamani, intitolata “Città per la vita”, ha già raccolto l’adesione di oltre 100 metropoli fra cui Amsterdam, New York, Buenos Aires, Berlino, Hiroshima e Santiago del Cile. La data è stata scelta in quanto anniversario della prima abolizione della pena capitale da parte di uno Stato, quello del Granducato di Toscana, il 30 novembre del 1786. Dal 27 al 30 novembre prossimi, dunque, in ognuna delle città aderenti alla giornata di mobilitazione, verrà illuminato un monumento contro la pena capi

 

 

tale. Non mancheranno d’altro canto concerti, rappresentazioni teatrali e letture per sensibilizzare l’opinione pubblica su questa battaglia per il primo dei diritti dell’uomo, il diritto alla vita. A Roma, davanti al Colosseo illuminato, saranno presenti anche alcuni premi Nobel per la pace, tra cui Shimon Peres e Gorbaciov. E sempre domenica 30 novembre una delegazione di “Città per la vita” sarà presente in Piazza San Pietro all’Angelus del Papa. Prosegue intanto la campagna della comunità di Sant’Egidio per una moratoria universale delle esecuzioni capitali: appello che ha già raccolto 5 milioni di firme. Alla presentazione di stamani hanno preso parte, oltre a Mario Marazziti, anche David Atwood, direttore della coalizione del Texas contro la pena di morte, e Ross Beard. Quest’ultimo, figlio di un uomo barbaramente ucciso dal Ku Klux Klan, non ha scelto la via della vendetta ma quella della riconciliazione con l’autore dell’omicidio del padre. Oggi Ross Beard è un alfiere della lotta contro la pena di morte.

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DURA ACCUSA DI HUMAN RIGHTS WATCH  NEI RIGUARDI DELLE AUTORITA’ DEL SUDAN.

NELL’ULTIMO RAPPORTO, L’ORGANIZZAZIONE DI DIFESA DEI DIRITTI UMANI

DENUNCIA LO SFOLLAMENTO COATTO DI MIGLIAIA DI CIVILI

E LA DISTRUZIONE DEI RACCOLTI VOLUTI DAL GOVERNO DI KHARTOUM

PER IL CONTROLLO DEI BACINI PETROLIFERI

- A cura di Alessandro De Carolis -

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KHARTOUM. = Gli sforzi del governo del Sudan per il controllo dei bacini petroliferi nel sud del Paese hanno provocato centinaia di migliaia di sfollati. E’ la principale accusa contenuta in un voluminoso dossier presentato ieri da Human Rights Watch (Hrw), una delle più note organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Il rapporto punta il dito anche contro le multinazionali dell’oro nero, corresponsabili – secondo Hrw – dello spostamento di un’enorme massa di civili e della tragedia provocata da questo flusso forzato di popolazione. Nel documento di 750 pagine, intitolato “Sudan, petrolio e diritti umani”, si indaga sul ruolo svolto dal greggio nel ventennale conflitto sudanese, che dal 1983 contrappone il regime islamico di Khartoum ai ribelli dell’Esercito di liberazione popolare del Sudan (Spla). Il rapporto documenta come il governo sudanese abbia utilizzato strade, ponti e aeroporti costruiti dalle compagnie petrolifere internazionali per lanciare i propri attacchi contro la popolazione, nella regione meridionale del Western Upper Nile. I civili sloggiati con la forza dalle proprie terre – è la dura accusa contenuta nel rapporto - “non hanno ricevuto alcuna compensazione né una nuova sistemazione in modo pacifico. Al contrario, le forze governative hanno saccheggiato le loro colture e i loro allevamenti, devastato case e villaggi, ucciso e ferito i parenti degli sfollati e persino impedito alle agenzie umanitarie di raggiungere queste zone per fornire assistenza”. Il rapporto vede la luce in un momento delicato delle trattative in corso tra governo e Spla. Entrambi hanno da poco raggiunto una serie di accordi che potrebbero portare ad una pace globale nel 2004.

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CONCESSO ALLE POPOLAZIONI MAYA DEL GUATEMALA UN CANALE TELEVISIVO PUBBLICO.

LA CONSEGNA AVVENUTA IERI AD OPERA DEL PRESIDENTE PORTILLO,

PER PORRE FINE ALL’ISOLAMENTO CULTURALE DELL’ETNIA INDIGENA AMERICANA

 

CITTA’ DEL GUATEMALA. = Un canale televisivo ad una minoranza etnica per contribuire a spezzare un secolare isolamento. E’ quanto ha voluto il presidente guatemalteco Alfonso Portillo in favore delle popolazioni indigene dei Maya, alle quali  ha dato in concessione le frequenze di un canale televisivo pubblico. La simbolica consegna è avvenuta nel corso di una solenne cerimonia ufficiale, svoltasi nel Palazzo della Cultura di Città del Guatemala, alla quale hanno partecipato numerosi esponenti del governo ed i rappresentanti del popolo Maya. Portillo, che lascerà l'incarico nel gennaio prossimo, ha detto che la concessione di un canale tv ai Maya “rientra negli accordi di pace del 1996”, che misero fine ad una guerra civile durata 36 anni. Il presidente uscente ha definito i Maya “un popolo bisognoso e abbandonato a causa del razzismo strutturale che per secoli li ha tenuti ai margini della società”. Domingo Lopez, rappresentante dell'Istituto delle lingue Maya, ha espresso “soddisfazione” per la concessione del Canale 5 ed ha auspicato che “attraverso di esso siano difese le lingue e le tradizioni dei popoli Maya”. Lopez ha anche ringraziato il governo messicano del presidente Vicente Fox, che finanzierà la programmazione del Canale 5. Il canale Maya sarà irradiato anche gli Stati meridionali messicani, a maggioranza indigena, al confine con il Guatemala. (A.D.C.)

 

 

RADIO YATSANI, DELL’ARCIDIOCESI DI LUSAKA, E’ LA PRIMA EMITTENTE CATTOLICA

DELLA ZAMBIA AD AVERE UN PROPRIO SITO INTERNET.

IMMEDIATI I RISCONTRI DALL’ESTERO, CON COLLEGAMENTI DA TOKYO,

DALLA GRAN BRETAGNA E DALLA SCOZIA

 

LUSAKA. =     Grazie a Radio Yatsani la “voce” dei cattolici di Lusaka, è ora disponibile on-line. E’ diventata la prima emittente cattolica della Zambia ad avere un proprio sito internet. Lo ha riferito oggi il Catholic information service for Africa di Nairobi. La direttrice della radio, suor Janet Fearns, francescana, ha affermato che grazie al sito internet la redazione ha recentemente ricevuto inaspettate telefonate da Tokyo, dalla Gran Bretagna e dalla Scozia, in aggiunta agli ascoltatori che abitualmente intervengono alle trasmissioni telefonando dalla zona della capitale zambiana. Chi ha la possibilità di avere un computer con una connessione, può essere ascoltatore di Radio Yatsani anche attraverso un provider locale che “ospita” il sito dell’emittente (www.coppernet.zm), oppure digitare www.yatsani.org . La radio, in Zambia come in gran parte dell’Africa, rappresenta ancora oggi il principale strumento di comunicazione di massa, che permette a milioni di persone di avere informazioni e aggiornarsi con maggiore velocità su fatti ed aventi rilevanti sia dal punto di vista sociale che culturale.  (M.A.)

 

 

LA CITTA’ DI VALENCIA SEDE DELL’EDIZIONE 2007 DELLA COPPA AMERICA DI VELA.

LA LOCALITA’ SPAGNOLA PREFERITA A NAPOLI, LISBONA E MARSIGLIA,

SU UN GRUPPO COMPLESSIVO DI 60 CANDIDATE

 

GINEVRA. = Sarà la città spagnola di Valencia ad ospitare l’edizione 2007 della Coppa America di vela: l’annuncio della scelta è stato dato da Yves Firmenich, responsabile della Societè nautique de Geneve. Valencia è stata preferita a Napoli, Lisbona e Marsiglia. Nella città svizzera si è così conclusa una lunga corsa, cominciata subito dopo la sfida sul campo di regata di Auckland, per l’assegnazione della sede della prestigiosa competizione velica. L’unica certezza della vigilia era che la Coppa America - grazie alla vittoria nel marzo scorso del team svizzero di Alinghi - sarebbe tornata in Europa 152 anni dopo la prima edizione, quella della Coppa delle 100 ghinee nell'isola d'inglese di Wight. Oltre un secolo e mezzo dopo, per la Coppa europea si è svolta, nell’arco di nove mesi, una competizione a distanza tra varie città europee, che ha coinvolto anche il mondo della finanza e della politica giacché la manifestazione della Coppa America è sempre accompagnata da un enorme indotto economico. Il gruppo iniziale di sessanta città si e' prima ristretto a 8 candidate, via via sfoltito sino ad arrivare alla stretta finale che ha visto prevale Valencia sulle altre tre candidate. (A.D.C.)

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

26 novembre 2003

 

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

La Georgia si prepara al voto presidenziale e legislativo del 4 gennaio prossimo, dopo l’uscita di scena dell’ex capo di Stato, Eduard Shevardnadze. Mentre le forze russe schierate nella Repubblica ex sovietica hanno annunciato che il loro ritiro richiederà un minimo di 10 anni, il futuro quadro politico della Georgia va delineandosi proprio in queste ore. La nostra cronaca:

 

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Tra i candidati alle prossime presidenziali in Georgia ci sarà anche l’ex capo dei servizi segreti di Tbilisi, Igor Guiorgadze, su cui pende un mandato d’arresto internazionale per aver tentato di assassinare nel ’95 l’ex presidente Eduard Shevardnadze. In lizza, pure il leader dell’opposizione Mikhail Saakashvili, candidato unico del Movimento nazionale e del Blocco democratico. Cala il sipario intanto sulle elezioni del 2 novembre scorso, che avevano visto la vittoria proprio di Shevardnadze: la Corte suprema georgiana ha infatti annullato il voto per irregolarità e brogli.

 

Da parte sua, la presidente ad interim Nino Burdzhanadze ha revocato lo stato d’emergenza, proclamato subito dopo le proteste di piazza che hanno portato alle dimissioni, sabato scorso, dello stesso Shevardnadze. La presidente ha pure lanciato un appello all'Occidente per aiutare la disastrata economia della Georgia, dove uno stipendio medio continua ad essere di circa 40 dollari al mese. Mentre si preparano le consultazioni del 4 gennaio, proseguono le defezioni all’interno dell’esecutivo. Dopo il ministro dell'Interno Koba Norchemashvili, altri due titolari di dicasteri georgiani si sono dimessi: si tratta del responsabile delle Finanze, Mirian Gogiashvili, e del ministro dello Stato senza portafoglio, Avtandil Djorbenadze. Non si fermano infine le spinte separatiste all’interno del Paese: dopo l’Abkhazia e l’Ossezia del Sud – secessioniste fin dagli anni ’90 – anche la regione autonoma d’Adzhara ha manifestato sentimenti indipendentisti. Dal patriarca ortodosso georgiano, Ilya II, è giunto un appello a salvaguardare l’integrità territoriale del Paese.

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L’Iran ha violato gli obblighi di non proliferazione nucleare, ma non dovrà risponderne davanti al Consiglio di Sicurezza dell’Onu né saranno prese sanzioni internazionali nei suoi confronti. E’ in sintesi la risoluzione approvata stamani a Vienna dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). I 35 governatori dell’Aiea hanno comunque constatato che Teheran negli ultimi 20 anni ha sviluppato un ambizioso programma nucleare. Le autorità iraniane si sono dette soddisfatte del pronunciamento dell’Aiea.

 

Ancora violenze in Iraq. Nelle ultime ore, almeno tre missili sono stati lanciati dalla guerriglia irachena nella parte orientale di Baghdad, presso il quartier generale delle forze Usa. Le esplosioni hanno provocato solo danni materiali. Intanto il capo del Consiglio supremo della rivoluzione islamica in Iraq, Abdel Aziz Hakim, oggi a Najaf ha minacciato gravi conseguenze se non saranno tenute presenti le richieste sciite sul passaggio dei poteri dagli americani agli iracheni.

 

Prime avvisaglie del disaccordo tra Stati Uniti e Israele sulle azioni del governo Sharon. L'Amministrazione americana ha infatti deciso di ridurre le proprie garanzie in denaro per i prestiti a Israele. Ma come può essere interpretata la decisione di Washington? Abbiamo chiesto ad Antonio Ferrari, esperto di Medio Oriente del ‘Corriere della Sera’:

 

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R. – Si tratta di un segnale piuttosto forte, anche se la cifra è abbastanza limitata: 300 milioni di dollari su un totale di 9 miliardi di dollari sulle garanzie per i prestiti a Israele. Era stata una cosa più volte minacciata dall’Amministrazione americana ed è in stretta connessione con il muro o ‘barriera difensiva’ - come la definiscono gli israeliani - in costruzione tra Israele e Cisgiordania. Per la verità, Sharon ha già detto: “Noi siamo pronti ad affrontare anche queste sanzioni”.

 

D. – Il provvedimento degli Stati Uniti di fatto influirà sulla costruzione del muro?

 

R. – Penso di no. Di certo è un segnale consistente dell’America all’alleato israeliano. Da parte statunitense, c’è quasi la volontà di far capire a Sharon che anche gli israeliani e non soltanto i palestinesi devono fare dei passi concreti per favorire la road-map e per rilanciare il processo di pace.

 

D. – Ma quanto vale oggi la road-map?

 

R. – Tantissimo. Pur essendo praticamente nulla, perché in effetti non è ancora cominciata, credo che valga per una semplice ragione: non ci sono, al momento, alternative importanti.

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Si è concluso stamani il viaggio di Gianfranco Fini in Israele. Dopo una visita stamani al Muro del Pianto e al Santo Sepolcro, il vicepresidente del Consiglio italiano ha lasciato Gerusalemme per fare rientro a Roma.

 

In Tibet esiste il concreto pericolo di un vero e proprio “genocidio cultu-rale”. E’ l’allarme lanciato stamani a Roma dal Dalai Lama, il leader spirituale dei tibetani, che con le autorità italiane in questi giorni sta facendo il punto sulla situazione nella regione autonoma cinese. A Montecitorio, il Dalai Lama ha incontrato il presidente della Camera Pierferdinando Casini e il sottosegretario agli Esteri Margherita Boniver. “Con molta chiarezza” - ha detto la Boniver - il Dalai Lama ha ribadito che l’indipendenza non è più un obiettivo per i tibetani, ma che ora si punta a raggiungere “un’autonomia significativa”. Il leader spirituale dei tibetani ha pure invitato il mondo a non isolare la Cina.

 

E’ ormai entrato in vigore l’accordo di cessate-il-fuoco sul confine del Kashmir, raggiunto da India e Pakistan. Ai primi segnali di buona volontà di New Delhi e Islamabad – che per il controllo della regione himalayana hanno già combattuto due guerre, con un bilancio di 40 mila morti negli ultimi 15 anni – hanno fatto da contrappeso nuove azioni della guerriglia separatista nel Kashmir indiano. Quattro militanti sono stati uccisi.

Dopo un lungo periodo di alti e bassi in cui l’andamento dell’economia ha subito forti sbalzi, adesso è arrivato il momento di una “palpabile ripresa” in tutti i Paesi industrializzati. E’ in questi termini che si esprime l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo industriale, nel rapporto Economic Outlook. Nel documento, l’Ocse fa presente che il processo di ripresa si è già manifestato in Asia, Nord America e Regno Unito. A questo punto, “malgrado la perdurante debolezza interna”, il miglioramento economico sta coinvolgendo anche l’Europa continentale.

 

Nessun invito di partecipazione per lo Zimbabwe al vertice del Commonweatlh, che si terrà ad Abuja, in Nigeria, dal 5 all’8 dicembre prossimi. Ad annunciarlo il presidente nigeriano Obasanjo. La presenza dello Zimbabwe nel Commonwealth era stata ‘congelata’ lo scorso anno, dopo la riconferma alle presidenziali di Robert Mugabe che era apparsa – alla maggioranza degli osservatori – fortemente viziata da violenze, brogli ed intimidazioni.

 

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