RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 322 - Testo della Trasmissione di martedì 18 novembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa nel messaggio alla 52.ma Assemblea generale della Cei in corso ad Assisi affida “al Signore gli italiani caduti in Iraq compiendo il loro dovere al servizio di quelle popolazioni” e invoca “il dono della pace sull’umanità tormentata da tanti sanguinosi conflitti”

 

 Aperto in Vaticano il 5° Congresso Mondiale per la pastorale dei migranti e dei rifugiati: intervista con il cardinale Fumio Hamao.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Tutta l’Italia si è stretta attorno ai suoi caduti per i funerali nella basilica di San Paolo. Il cardinale Ruini nell’omelia: fronteggeremo i terroristi ma non li odieremo. Il bene è più forte del male. Il presidente Ciampi s’inchina sulle bare. Centinaia di migliaia di comuni cittadini rendono omaggio per le vie di Roma alle 19 vittime. La testimonianza del generale Guido Bellini

 

Il Vaticano, la stampa cattolica e le leggi razziali: una inchiesta a 65 anni dall’inizio delle persecuzioni degli ebrei italiani. Intervista con gli storici Pietro Scoppola e Giovanni Sale.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è aperta ieri a Madrid, con il discorso del cardinale Antonio Maria Rouco Varela, l’Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli

 

Nuove tensioni in Indonesia dopo l’uccisione di un pastore protestante

 

Il regime militare del Myanmar rilascia, per ragioni umanitarie, 58 prigionieri

 

Inizierà a dicembre una campagna dell’Onu diretta al disarmo di tutte le fazioni della Liberia, Paese scosso da 14 anni di guerra civile

 

L'alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) ha deciso di ridurre le proprie attività in Afghanistan

 

Presentata a Calcutta la prima Bibbia in bengali

 

24 ORE NEL MONDO:

Ancora violenze nel nord Uganda: almeno 53 civili uccisi dai ribelli nel distretto di Lira

 

Dopo mesi di incomprensioni, Israele riapre all’Europa. Sharon, a Roma, ringrazia l’Italia

 

Sri Lanka, presidente e premier si affidano ad un comitato per uscire dalla crisi politica

 

Il Mozambico alla vigilia di un evento storico: le amministrative di domani, primo appuntamento elettorale dopo la fine della guerra civile.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 novembre 2003

 

 

IL GRANDE CONTRIBUTO DELLA PARROCCHIA IN DIFESA  DELLA FAMIGLIA E

A SOSTEGNO DEL RAPPORTO TRA CHIESA E PERSONA:

LO SOTTOLINEA IL PAPA NEL MESSAGGIO ALLA 52.MA ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI IN CORSO AD ASSISI, RICORDANDO  CHE L’ITALIA,

PREZIOSA “PER LA COSTRUZIONE DELL’EUROPA”, E’ ANCORA “TRAVAGLIATA DA PROBLEMI”, CONTRASTI E DALLA “MALA PIANTA DEL TERRORISMO POLITICO”

- A cura di Fausta Speranza -

 

“Un grande contributo alla promozione di quella realtà preziosa e insostituibile, ma oggi purtroppo continuamente minacciata, che è la famiglia”: è quanto può offrire la parrocchia e ad affermarlo è il Papa nel messaggio alla 52.ma Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), in corso da ieri ad Assisi fino al 20 novembre. Ricordando la visita, un anno fa, al Parlamento italiano, il Papa rivolge il pensiero alla “diletta” nazione italiana che – sottolinea - ha “tanto contribuito e contribuisce alla costruzione dell’Europa e alla diffusione di autentici valori di civiltà”, ma  che continua a essere “travagliata da problemi e contrasti” e che non vede “estirpata la mala pianta del terrorismo”.

 

Il servizio pastorale e insieme sociale che la realtà parrocchiale offre – sottolinea il Papa – è la ricchezza che si conserva “in mezzo ai grandi mutamenti sociali e culturali del nostro tempo” e di fronte alle “molteplici sfide che tendono ad allontanare dalla fede e dalla chiesa anche un popolo come l’italiano, il cui radicamento cristiano è tanto solido e profondo”.  Il senso di questo servizio è proprio quello sintetizzato nel tema scelto per l’Assemblea: “Chiesa che vive tra le case degli uomini”. E il Papa ricorda l’impegno dei tanti sacerdoti italiani che guidano le parrocchie, affermando di conoscere bene “la loro fatica quotidiana, i problemi che tanto spesso incontrano, le delusioni che non mancano” ma anche “lo zelo e la fiducia che li animano”. Nel saluto ai vescovi, Giovanni Paolo II si dice partecipe del loro impegno per “favorire la serenità e la concordia nei rapporti tra le diverse forze e componenti politiche, sociali e istituzionali”. 

 

E veniamo alla prolusione del cardinale Camillo Ruini, che ha aperto ieri l’Assemblea della Cei. Il presidente dei vescovi italiani si è soffermato sulla situazione italiana e internazionale. Ce ne parla Ignazio Ingrao.

 

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Di fronte agli oltre 200 vescovi italiani riuniti a pochi passi dalla Porziuncola, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha ricordato che fin dalle sue prime avvisaglie il conflitto in Iraq è stato motivo di forti perplessità e contrapposizioni. Ma ora – ha detto il cardinale – abbiamo bisogno di quella forza interiore che proviene dall’unità di un popolo, per mettere al primo posto il bene dell’Italia e della stessa comunità internazionale.

 

Sono due gli obiettivi da perseguire, secondo il cardinale Ruini: la lotta al terrorismo e l’impegno per costruire nei rapporti con i popoli islamici condizioni di pace, di rispetto reciproco e di sincera collaborazione. Per quanto riguarda il terrorismo interno, il cardinale ha accolto con sollievo l’arresto dei membri e dei fiancheggiatori delle Nuove Brigate Rosse. Tuttavia - ha aggiunto - “se vogliamo raggiungere un risultato veramente duraturo, andando alle radici profonde di questo triste fenomeno, occorre sciogliere i nodi politici, culturali e sociali ai quali pretende di aggrapparsi”. Soddisfazione anche per l’assoluzione del senatore a vita Giulio Andreotti. Il cardinale ha suggerito di prendere tale sentenza come stimolo per chiudere in maniera serena e non conflittuale la troppo lunga stagione dei contrasti tra le istituzioni.

 

Rimane alta, invece, la preoccupazione in merito alla conflittualità tra gli schieramenti politici, con l’accentuarsi dei contrasti anche all’interno della maggioranza di governo. Quanto alla legge finanziaria, il cardinale Ruini ha detto che, ancora una volta, la famiglia non viene riconosciuta come soggetto unitario. Positivo apprezzamento, invece, per il bonus per il secondo figlio, per l’aumento dei fondi per gli asili e per le famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie, anche se la loro entità – ha notato il cardinale – rimane modesta.

 

Il Vicario di Roma ha, infine, voluto richiamare le parole del presidente della Repubblica in merito alle polemiche sul Crocifisso nelle scuole. “Questo simbolo – ha detto il presidente della Cei – esprime congiuntamente il sentimento religioso di tanti cittadini ed i valori che stanno alla base della nostra identità”.

 

L’Assemblea prosegue fino al 20 novembre e concentra la sua riflessione sulla parrocchia: “Questa – ha spiegato il porporato – è chiamata ad una grande svolta, che va sotto il nome di ‘conversione missionaria’”.

 

Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.

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LA “QUESTIONE MIGRATORIA” E LA RISPOSTA PASTORALE DELLA CHIESA

AI MILIONI DI EMIGRANTI E DI RIFUGIATI NEL MONDO:

DA OGGI AL 22 NOVEMBRE, A ROMA,IL V CONGRESSO MONDIALE DEDICATO AL TEMA

- Intervista con il cardinale Fumio Hamao  -

 

“Ripartire da Cristo”: la sfida dell’accoglienza è in primo piano, nel quinto Congresso mondiale dedicato alla pastorale dei migranti e dei rifugiati, che si è aperto stamattina all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. I lavori, organiz-zati dal Pontificio Consiglio competente, dureranno fino a sabato 22. A seguirli, in questa giornata inaugurale, c’era per noi Alessandro De Carolis:

 

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         La Chiesa si interroga sul fenomeno della mobilità umana. Un fenomeno dalla geografia sconfinata come i suoi numeri: 175 milioni di migranti e 40 milioni tra rifugiati e sfollati. Un fenomeno che sollecita gli Stati del nord del mondo, ma anche le stesse nazioni povere, ormai sempre più meta di immigrazione, a trovare soluzioni per l’accoglienza di questo fiume sterminato di persone. E sollecita anche la Chiesa: non solo nei suoi programmi di assistenza di base, ma anche di pastorale, di formazione, di salvaguardia della dignità umana. In questa cornice, si è aperto questa mattina all’Augustinianum di Roma il quinto congresso mondiale sulla pastorale dei migranti e dei rifugiati.

 

Dopo i precedenti appuntamenti quinquennali, che avevano fatto il punto sulla situazione socioeconomica e politica del fenomeno migratorio, il cardinale Fumio Hamao, presidente del competente dicastero pontificio, ha presentato stamani il congresso precisando che per la Chiesa - come già detto dal Papa - non si tratta di “inventare un nuovo programma”, già contenuto nel Vangelo, ma di adattare le singole iniziative pastorali “alle condizioni di ciascuna comunità”. Per i 300, delegati presenti in rappresentanza di un centinaio di Paesi, la prima mattinata del congresso è servita a fare il punto sullo stato dei diritti umani dei rifugiati e dei richiedenti asilo per motivi di lavoro; sulle differenze di status che spesso ingenerano ancora “confusione”; sull’atteggiamento dei governi nazionali improntato alla restrizione e al controllo severo delle quote di immigrazione, talvolta a scapito degli stessi diritti internazionali dei migranti; sugli abusi disumani e sul traffico di clandestini di cui sono oggetto molti dei disperati in fuga dalla loro terra, vittime di una schiavitù che genera ogni anno fatturati per milioni di dollari. Tutti punti, questi ultimi, sviluppati nei due interventi del relatore Onu sui diritti umani dei migranti, la sig.ra Gabriela Rodriguez, e del prof. Stefano Zamagni, presidente della Commissione cattolica internazionale per le migrazioni.

 

In questo panorama complesso e drammatico - ha chiosato l’arcivescovo di Washington, il cardinale Theodore McCarrick - “la Chiesa deve diventare un difensore presso le autorità locali, nazionali e internazionali. Essa deve far intendere la propria voce a favore dello straniero, perché per tutti noi, nella Chiesa, non esiste una sola persona che non appartenga alla nostra responsabilità”. Sugli aspetti principali dei lavori del congresso, Giovanni Peduto ha raccolto il commento del cardinale Fumio Hamao:

 

R. - Ci sono alcune novità: riguardano, prima di tutto, l’emigrazione sud-sud, che si svolge come gran parte delle migrazioni tra Paesi in via di sviluppo; in secondo luogo, un altro fenomeno che tocca l’aspetto più direttamente cristiano e pastorale e cioè le emigrazioni dai Paesi dell’Est Europeo. Per queste persone è necessario rispettare l’identità etnica, linguistica, culturale e rituale. Infine, c’è un’altra realtà, sempre più emergente, che riguarda l’emigrazione musulmana nei Paesi occidentali e verso di essa la Chiesa sta elaborando già da tempo precisi orientamenti per il dialogo interreligioso.

 

D. - Quali suggerimenti, eminenza, darebbe per la soluzione di questi problemi?

 

R. - La Chiesa ha la sua specificità nell’affrontare questi problemi. In ogni caso, in questo convegno, noi ci ripromettiamo di dare una risposta a problemi tipicamente pastorali, che riflettono la sempre maggiore sensibilità delle Chiese particolari che sono uno stimolo ad agire. Il documento finale conterrà soprattutto un appello in tema di rifugiati e di migranti da rivolgere ai governi e alle istituzioni internazionali.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, in successive udienze, Giovanni Paolo II ha ricevuto Sua Beatitudine il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, e il cardinale Paul Shan Kuo-hsi, vescovo di Kaohsiung, in Taiwan.

 

In Francia, il Papa  ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gap, presentata dal vescovo Georges Lagrange, in conformità al canone 401 paragrafo 2 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il vescovo Jean-Michel Di Falco, finora ausiliare della medesima diocesi. Il nuovo presule, 62 anni, è originario di Marsiglia ed è laureato in Scienze dell’Educazione. Tra i diversi incarichi in campo pedagogico, mons. Di Falco è stato anche direttore, dall’77 all’82, dell’“Institut Supérieur de Pédagogie”, in seno all’“Institut Catholique de Paris”. Nel 1996, inoltre, ha svolto le mansioni di addetto ecclesiastico dell’Ambasciata di Francia presso la Santa Sede.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

"Riposino in pace” è il titolo che apre la prima pagina in riferimento ai funerali delle diciannove vittime dell’attentato a Nassiriya. “Insieme con voi affido al Signore gli Italiani che sono caduti in Iraq” è il messaggio di Giovanni Paolo II ai Vescovi italiani riuniti ad Assisi nel 750° anniversario della morte di Santa Chiara.

 

Nelle pagine vaticane, la devozione al Rosario nella testimonianza del beato Don Luigi Orione e le celebrazioni in onore di Luigi Maria Monti, fondatore dei Figli dell’Immacolata Concezione, a due settimane dalla beatificazione.

 

Nelle pagine estere, Iraq: ancora vittime statunitensi ed irachene; le Forze Usa intensificano le operazioni militari. Medio Oriente: due soldati israeliani uccisi in un’imboscata a Betlemme; diffusa in milioni di copie l’”Intesa di Ginevra”. Turchia: i funerali delle vittime della strage nelle sinagoghe; le indagini rafforzano la pista del terrorismo interno, forse con collegamenti con quello internazionale.

 

Nella pagina culturale, la recensione dei libri “Storie dall’Altipiano”, di Mario Rigoni Stern, e “Oltre il neorealismo. Guida all’opera di Gino Montesanto”, di Giuseppe Zamarin.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 novembre 2003

 

 

 

OGGI, LUTTO NAZIONALE PER IL PAESE, TUTTA L’ITALIA SI E’ STRETTA

 ATTORNO AI SUOI CADUTI PER I FUNERALI

NELLA BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA.

IL MESSAGGIO DEL PAPA: “AFFIDO AL SIGNORE GLI ITALIANI CADUTI IN IRAQ COMPIENDO IL LORO DOVERE AL SERVIZIO DI QUELLE POPOLAZIONI”.

 E NELL’OMELIA IL CARDINALE RUINI AFFERMA:

FRONTEGGEREMO I TERRORISTI MA NON LI ODIEREMO

 

“Affido al Signore gli Italiani che sono caduti in Iraq, compiendo il loro dovere al servizio di quelle popolazioni” e invoco “il dono della pace sull’umanità tormentata da tanti sanguinosi conflitti”.

 

Con queste parole, rivolte in un messaggio ai vescovi italiani,  il Papa ha voluto ricordare le 19 vittime della strage di Nassiriya: 12 carabinieri, 5 soldati e due civili. Oggi, lutto nazionale per l’Italia, tutto il Paese si é stretto attorno ai suoi caduti e alle loro famiglie per i funerali solenni celebrati a Roma dal cardinale Camillo Ruini nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza delle massime autorità dello Stato e di migliaia di comuni cittadini. Il servizio di Francesca Sabatinelli.

 

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(Canto)

 

“In questa circostanza chiediamo a Dio, con umile fiducia di rinsaldare nei nostri animi la convinzione e la certezza che il bene è più forte del male e che anche nel nostro mondo, segnato dal peccato, è possibile, con il suo aiuto, costruire condizioni di libertà, di giustizia e di pace”.

 

(Canto)

 

Davanti alle più alte cariche dello Sato, davanti al composto dolore dei familiari delle vittime, davanti ai volti segnati dei feriti, ma soprattutto davanti alle 19 bare, avvolte nel tricolore, allineate ai piedi dell’altare maggiore della Bsilica, il cardinale Ruini esprime la sua gratitudine ai caduti di Nassiriya, il cui sacrificio, dice, è di esempio e di monito per tutti.

 

Su ciascun feretro un cuscino di velluto accoglie una foto, la spada ed il berretto di ordinanza. Il porporato affida a Dio i morti, le famiglie, i feriti, tutti gli italiani, militari e civili, presenti in Iraq e in altri Paesi per “la pace nel mondo ed il rispetto per la vita umana”. L’eternità quando saremo in contatto con Dio – continua nella sua omelia – è il destino dei nostri caduti e sarà questa la più forte consolazione per le mogli, i figli, i genitori, i compagni d’arma. Amare i nostri nemici, questo invito di Gesù, continua ancora il cardinale Ruini, non ci sarà strappato neanche da terroristi assassini:

 

“Non fuggiremo davanti a loro, anzi li fronteggeremo con tutto il coraggio, l’energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci, di far loro capire che tutto l’impegno dell’Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare e a promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni popolo, cultura e religione”.

 

Il cardinale Ruini parla di anni del nuovo secolo duri, crudeli, tormentati, di popolazioni inermi colpite, ricorda i recenti attentati di Istanbul e poi invita l’Italia e le sue istituzioni a non dimenticare e lasciare soli i familiari dei morti.

 

“La tragedia di Nassiriya ha sollevato in tutta Italia una grande onda di commozione e ci ha fatti sentire tutti più vicini ma ha anche istillato in noi una sensazione di freddo e di paura, di fronte all’incertezza della vita e alla ferocia che può annidarsi nell’animo umano. Voglia il Signore riscaldare i nostri cuori, donare speranza e serenità soprattutto a coloro che in questa tragedia hanno perduto i loro cari e devono ora disporsi ad affrontare un futuro non previsto , più triste e più duro”.

 

A leggere la preghiera del carabiniere è il maresciallo Marilena Iacobini, rimasta ferita nell’attentato la voce, commossa, si è spezzata alla fine della preghiera. Le più alte cariche istituzionali hanno reso omaggio alle vittime i cui nomi sono stati letti durante la preghiera eucaristica. Il presidente della Repubblica Ciampi, prima di raggiungere il suo posto si è inchinato davanti alle bare. Sua l’unica corona presente all’interno della Basilica, decorata con il nastro tricolore. Gremita la Basilica, immensa la folla all’esterno, migliaia di persone in attesa dalle 6 di mattina, scattate in piedi alle prime note del Silenzio.

 

(Musica: Silenzio)

 

Tanti gli applausi, all’ingresso dei feretri, alla loro uscita. Più isolata, più breve, soltanto pochi minuti, la cerimonia nel quartier generale italiano di Nassiriya, nella piazza d’armi, nella base di White Horse, è stato schierato un picchetto composto da rappresentanti di tutte le forze armate. Don Gigi, cappellano del 151.mo reggimento, ha guidato la preghiera:

 

“Ed ora leviamo il nostro animo alla preghiera semplice e fiduciosa, dal salmo 129: ‘Dal profondo a te grido, oh Signore, ascolta la mia voce’”.

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Sugli italiani caduti in Iraq vi proponiamo ora il commento del generale Guido Bellini, comandante dell' Arma dei Carabinieri, al microfono di Luca Collodi:

 

 

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R. – Io credo che dobbiamo onorarli come eroi, come persone che sono morte su un fronte difficile: il fronte della civiltà, il fronte dell’aiuto, della solidarietà, dell’umanità. Per onorare questi ragazzi che sono andati via, probabilmente – anzi: sono sicuro – dobbiamo dare grande onore a quelli che sono rimasti, a quelli che si impegneranno in quelle terre per portare il simbolo della solidarietà, della convivenza civile. La vera sfida che ci attende nei prossimi mesi: la convivenza con tutte le fedi religiose, convivenza, tolleranza con tutti i credi politici, con tutti coloro che non la pensano come noi ma che comunque dobbiamo portare al tavolo della solidarietà, al tavolo dell’ap-prezzamento reciproco.

 

D. – Comandante Bellini, lei si aspettava questa solidarietà compatta della Nazione italiana?

 

R. – Potrei dire che me l’aspettavo, ma non è importante, questo; per me è importante che ci sia stata, che abbiamo avuto conferma dell’affetto, della solidarietà, della simpatia, della vicinanza che tutto il Paese da a tutti noi, e questo ci conforta molto e ci spinge a fare sempre meglio, ad essere sempre pronti a rappresentare il Paese con la sua civiltà, con il suo spirito di solidarietà in ogni parte del mondo, dovunque il Paese ci chiamerà ad intervenire.

 

D. – Padre Mariano, il cappellano militare, ha detto che dovevano morire 19 persone per far capire ad una parte dell’opinione pubblica italiana che in Iraq i soldati della Nazione italiana erano in missione di pace. Lei come commenta questa affermazione?

 

R. – Io sono convinto che il popolo italiano non avesse bisogno di queste 19 vittime per capire ed apprezzare le missioni di pace che in tutti questi anni abbiamo svolto; questa grande considerazione per i carabinieri, ad esempio, ci viene da tutti i Paesi del mondo: io ho ricevuto telefonate dal Cile, dall’Argentina, dal Canada ... certamente, è stato un momento di ulteriore sensibilizzazione, ma voglio anche affermare che l’Italia ci apprezzava anche prima, ha capito qual è lo spirito con il quale i nostri contingenti si muovono nel rispetto delle regole, nel rispetto dei diritti umani, per portare pace e tranquillità.

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Ma ascoltiamo le voci di alcune delle tante persone che hanno partecipato con viva commozione ai funerali. Le interviste sono di Giancarlo La Vella e Giuliana Carosi:

 

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(musica)

 

“Sono figli miei…mi piange il cuore!”.

 

“Avrei potuto essere la mamma di molti di quei ragazzi. Mi sento come se mi avessero strappato un figlio…”.

 

“Erano andati in un Paese lontano dall’Italia e sono stati assassinati. Nonostante questo bisogna essere come i Carabinieri che continuato a stare là e a portare amore, pace e fratellanza”.

 

“Si vede l’inutilità di questa guerra. E’ una guerra che non ha senso. Preghiamo per noi, preghiamo per loro, preghiamo per tutti, amici o nemici. Il dolore e la morte accomunano tutti”.

 

“E’ bellissima la partecipazione. La partecipazione di tanti vuol dire che ancora contiamo qualcosa per l’Italia. Loro si sono sacrificati per la pace”.

 

“Ci dispiace molto per quello che è successo e li ringraziamo perché sono morti per portare la pace anche a nome nostro”.

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E veniamo ora alla situazione sul terreno in Iraq. Ce ne parla Roberta Gisotti.

 

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         La conta di morti e feriti, quasi ogni giorno, in Iraq: ultime vittime oggi un militare americano, ucciso da fuoco non ostile, e tre civili iracheni colpiti ieri da una pattuglia Usa in un mercato di Baghdad, che da 48 ore è senza elettricità, per motivi tecnici e sabotaggi. Prosegue intanto la massiccia offensiva delle Forze statunitensi lanciata nella notte scorsa intorno alle città di Bakuba e di Tikrit ex feudo di Saddam Hussein e ora roccaforte della resistenza irachena. Mentre a Nassiriya dopo il saccheggio ieri nella Caserma dei Carabinieri italiani, un nuovo allarme è giunto in serata per quattro presunte auto-bomba, nei pressi dell’albergo Al Jaunub, dove alloggiano i giornalisti italiani. Sono intanto arrivati a Nassiriya 128 gendarmi portoghesi per partecipare alla Forza di stabilizzazione, mentre a sorpresa la presidente delle Filippine, Arroyo, ha annunciato oggi un ritiro rapido del Contigente del suo Paese in caso di minaccia alla sua sicurezza.

 

E passiamo allo scenario politico, ieri la richiesta a New York del segretario di Stato americano Powell a Kofi Annan, perché l’Onu abbia un ruolo nell’accelerare il trasferimento di potere agli iracheni. E così anche il Consiglio di governo transitorio iracheno intende sollecitare una nuova risoluzione del Consiglio di Sicurezza in tal senso. Ricordiamo che sabato scorso, a Baghdad, la coalizione angloamericana ed il Consiglio iracheno hanno previsto il passaggio del potere agli iracheni entro la metà del 2004 e l’elezione di un Assemblea costituente entro il 2005. Ma il presidente Usa, George Bush, atteso stasera a Londra, per un visita di Stato di tre giorni, ha ribadito che le Forze americane resteranno in Iraq anche dopo l’insediamento di un Governo provvisorio. Altissima la tensione nella capitale britannica, dove 14 mila poliziotti sono stati mobilitati: si paventano atti terroristici e numerose manifestazioni di protesta. Lo stesso Sindaco di Londra, Linvingstone, fortemente avverso alla politica di Bush, ha organizzato un ricevimento alternativo. Naturalmente al centro dei colloqui con il premier britannico Tony Blair, sarà la situazione in Iraq, ma anche il processo di pace in Medio Oriente.

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Nel clima di forte commozione che ha investito l’Italia, a lutto, da segnalare stamane la smentita del vescovo di Caserta, mons. Raffaele Nogaro, riguardo le dichiarazioni a lui attribuite sull’inopportunità della benedizione delle salme dei caduti in Iraq. Sul piano politico da registrare invece l’espulsione - decisa dal Ministero dell’Interno - dell’Imam di Carmagnola, Abdul Mamour, “per turbativa dell’ordine pubblico e pericolo per la sicurezza dello Stato”. In serata sarà estradato dall’aeroporto milanese di Malpensa. Il provvedimento contro l’Imam, sposato ad un’italiana convertita all’islamismo, farebbe seguito ad una richiesta della Questura di Torino, del 13 novembre, quando la Digos perquisì il suo alloggio. Ed altre perquisizioni vi sono state la notte scorsa nel Torinese e in diverse parti d’Italia, cui sono seguiti stamane altri sette provvedimenti di espulsione di cittadini del Madgreb, per “attività di proselitismo e favoreggiamento nei confronti di organizzazioni terroristiche di matrice islamica”.

 

 

IL VATICANO, LA STAMPA CATTOLICA E LE LEGGI RAZZIALI:

UNA INCHIESTA A 65 ANNI DALL’INIZIO DELLE PERSECUZIONI DEGLI EBREI ITALIANI.

- A cura di A.V. -

 

65 anni fa, il 17 novembre 1938, vennero promulgate in Italia le Leggi Razziali, emanate dal Governo Fascista e firmate dal Re: per gli ebrei italiani, fu l’inizio delle persecuzioni, dalla privazione dei diritti civili all’esclusione dalla vita sociale, fino al tragico epilogo del ’43 con le deportazioni verso i campi di sterminio nazisti. La Chiesa Cattolica non rimase indifferente, nonostante la censura degli organi di stampa operata dal regime. Su tutte, si levò la voce alta e profetica di condanna del razzismo di Papa Pio XI, profetica, quanto disattesa dal Regime. A.V. ha condotto un’inchiesta su questo tema:


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“Noi vediamo con dolore un non piccolo numero che (…) si lasciano dominare e guidare da false e funeste idee. False e funeste…”

(Dal radiomessaggio di Pio XI alla Grande Famiglia Cattolica, il 24 dicembre 1936)

 

La voce del Papa, di cui fu fedele trascrittore “L’Osservatore Romano”, varcò i confini del mondo attraverso la Radio Vaticana agli albori, ma parte della  stampa cattolica italiana attenuò il suo messaggio profetico. Lo storico Pietro Scoppola:

 

“C’era una certa tendenza a distinguere tra razzismo tedesco e razzismo italiano; si tende ad interpretare in maniera riduttiva. E’ il Papa, viceversa, che formula la famosa accusa: ‘Che bisogno avevano gli italiani di andare ad imitare i tedeschi?’: questa idea dell’imitazione provoca una reazione irata, violenta di Mussolini di cui dà notizia Ciano nel suo diario”.

 

Dopo i decreti di settembre, che escludono gli ebrei dalle scuole, il 17 novembre vengono emanate in un corpo unico le Leggi razziali che proibiscono, tra l’altro, i matrimoni misti, violando così i Patti Lateranensi. E proprio su questo punto, dunque, le polemiche della stampa cattolica si fanno più accese. L’ideologia anti-semita nella sua interezza è invece respinta da scrittori ed intellettuali, isolati talora anche all’interno del mondo cattolico. Ancora il prof. Scoppola:

 

“Una voce nettamente critica nei confronti di questo clima anti-semita è quella di don Primo Mazzolari, parroco di Bossolo, il quale critica addirittura un’omelia del suo vescovo troppo debole nei confronti di queste posizioni anti-semite. Sturzo è in esilio, e dall’esilio dà giudizi nettissimi su quanto avviene in Italia, sul razzismo: Sturzo è un punto di riferimento molto alto e molto valido, in quegli anni. Ci sono molte differenze tra l’‘Avvenire’ di Bologna, l’‘Italia’ di Milano, la ‘Civiltà Cattolica’ … la posizione del Papa, di Pio XI, è di gran lunga la più ferma, la più intransigente, fino a volere una enciclica per la condanna del razzismo”.

 

Enciclica mai pubblicata, con il sopraggiungere della morte del Pontefice il 10 febbraio 1939. Ma Pio XI si era pronunciato sul tema ben prima della promulgazione delle Leggi razziali in Italia, ricorda lo storico gesuita Giovanni Sale:

 

“Pio XI, già a partire dalla ‘Mit brennender Sorge’, poi nel messaggio agli studenti di Mondragone e poi anche nell’altro agli operatori della Radio belga, condanna l’antisemitismo; addirittura, disse che i cristiani, i cattolici si sentivano spiritualmente semiti: quindi, un’azione di condanna forte. La ‘Civiltà Cattolica’, facendosi anche interprete della volontà pontificia, scrisse articoli di critica su questo tema”.

 

Questo avvenne anche attraverso i commenti di padre Enrico Rosa e una serie di saggi a firma di padre Messineo sul concetto cristiano di patria, nazione e popolo che escludeva la diversità di razza. Ma il 1938 segna lo spartiacque anche per la libertà della stampa cattolica in Italia, come era già avvenuto nel ’35 in Germania:

 

“Tutta la stampa cattolica fu imbavagliata e in qualche modo anche la ‘Civiltà Cattolica’, che solo in riferimento al rapporto privilegiato con la Santa Sede poté godere di un margine di autonomia e indipendenza più largo”.

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CHIESA E SOCIETA’

18 novembre 2003

 

 

 

CON IL DISCORSO DEL CARDINALE ROUCO VARELA, ARCIVESCOVO DI MADRID,

INCENTRATO SUL 25.MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO E SULLA SITUAZIONE SOCIALE IN SPAGNA, SI E’ APERTA IERI L’ASSEMBLEA PLENARIA

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA

- A cura di Pilar Del Yerro -

 

MADRID.= Si è aperta ieri a Madrid, con il discorso del cardinale Antonio Maria Rouco Varela, l’Assemblea plenaria dei vescovi spagnoli. Gran parte dell’intervento del porporato è stato dedicato ai 25 anni di Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche all’Esortazione post sinodale “Pastores gregis” e alla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Del Papa, ha sottolineato soprattutto l’impegno eroico per la causa del Vangelo ed i suoi rapporti speciali con la Spagna. Si è poi soffermato sull’attuale situazione della società spagnola, minacciata dall’oscuramento della speranza e dal diffondersi dell’agnosticimo e di una cultura laicista. Il cardinale Rouco Varela ha anche fatto riferimento al 25.mo anniversario della Costituzione spagnola, che ricorre quest’anno, per stigmatizzare alcuni gravi problemi che – ha affermato – preoccupano tutti in modo speciale. L’arcivescovo di Madrid ha ribadito quanto si legge nell’istruzione pastorale dei vescovi spagnoli e cioè che la Costituzione è il riferimento giuridico ineludibile per la convivenza e che pretendere di modificare l’ordinamento giuridico in funzione di una determinata volontà di potere è inammissibile. A conclusione, il cardinale Rouco Varela ha passato in rassegna i temi che saranno dibattuti dall’Assemblea che – ha affermato – si dedicherà, in modo particolare, all’esame delle priorità pastorali del popolo spagnolo.

 

 

NUOVE TENSIONI IN INDONESIA DOPO L’UCCISIONE DI UN PASTORE PROTESTANTE.

 LA POLIZIA DICHIARA LO STATO D’ALLERTA TEMENDO UN’ESCALATION DI VIOLENZA

 

JAKARTA.= Si riaccendono le tensioni tra cristiani e musulmani nelle zone indonesiane delle Sulawesi e delle Molucche. L’agenzia Asianews riferisce che, due giorni fa, un pastore protestante ed il suo autista sono stati trovati uccisi nei pressi della città di Poso nelle isole Sulawesi. La polizia ha dichiarato lo stato di massima allerta e si teme che si torni ai livelli di violenza della guerra del 1999-2001, che causò la morte di migliaia fra cristiani e musulmani. Recentemente, una folla di musulmani ha assediato una stazione di polizia in segno di protesta per le recenti uccisioni ed arresti di sospetti militanti. Solo un mese fa, un gruppo di militanti islamici aveva attaccato alcuni villaggi cristiani a Poso Pesisir facendo 12 morti, mentre un altro gruppo aveva attaccato il villaggio di Beteleme, uccidendo tre cristiani e bruciando 30 case. Gli attacchi sarebbero tutti legati al gruppo della Jemaah Islamiah, ritenuto responsabile di una serie di esplosioni in Indonesia, fra cui a Bali, dove ci furono 202 morti, e all’hotel Marriot di Jakarta, che provocò 12 morti. (A.G.)

 

 

IL REGIME MILITARE DEL MYANMAR RILASCIA, PER RAGIONI UMANITARIE,
 58 PRIGIONIERI. RESTA AGLI ARRESTI DOMICILIARI 
IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE DEMOCRATICA, AUNG SAN SUU KYI
 

MYANMAR.= I detenuti liberati per ragioni umanitarie dal regime militare del Myanmar sono 58: ad affermarlo, attraverso un comunicato, è stata la stessa giunta militare. Viene precisato che i detenuti liberati sono nove anziani e 49 donne, incinta o con bambini piccoli. Nei giorni scorsi, l’inviato per i diritti umani delle Nazioni unite, Paolo Sergio Pinheiro, aveva chiesto la liberazione dei prigionieri politici come segnale dell’avvio di un processo di democratizzazione nel Paese asiatico. Pinheiro aveva precisato che negli ultimi tre anni, da quando il governo del Myanmar avrebbe iniziato un dialogo con l’opposizione politica come chiesto dall’Onu, sono stati rilasciati 500 cittadini incarcerati per ragioni di coscienza, ma 1300 restano ancora dietro le sbarre. Resta agli arresti domiciliari anche Aung San Suu Kyi, leader del dissenso democratico da oltre cinque mesi in stato di detenzione. La premio Nobel per la pace ha sempre rifiutato l’offerta del regime di lasciarla in libertà affermando di non voler usufruire di “privilegi” rispetto ai suoi colleghi della Lega nazionale per la democrazia (Nld) arrestati con lei il 30 maggio scorso. (M.A.)

 

 

AL VIA A DICEMBRE, IN LIBERIA, UN PROGETTO DELLE NAZIONI UNITE

PER IL DISARMO DELLE FAZIONI CHE SI SONO AFFRONTATE

NELLA SANGUINOSA GUERRA CIVILE

 

LIBERIA. = Inizierà a dicembre la campagna dell’Onu diretta al disarmo di tutte le fazioni della Liberia, Paese scosso da 14 anni di guerra civile. Secondo alcune stime, le persone in possesso di un’arma in Liberia sono almeno 50 mila. Nei prossimi giorni verranno istituiti tre centri di raccolta delle armi dove i “caschi blu” potranno offrire un massimo di 300 dollari a persona, in cambio del materiale bellico che verrà loro consegnato. Quello del disarmo è uno degli obiettivi principali del governo di transizione previsto dagli accordi di pace sottoscritti ad Accra in Ghana. La sicurezza rappresenta una guida verso nuove elezioni democratiche, nella delicata fase di transizione che la Liberia sta attraversando dopo l’uscita di scena dell’ex presidente Charles Taylor. (M.A.)

 

 

IN AFGHANISTAN, DOPO L’UCCISIONE DI UNA SUA OPERATRICE,

L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI DECIDE DI RIDURRE

LE PROPRIE ATTIVITA’

 

KABUL.= L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) ha deciso di ridurre le proprie attività in Afghanistan all'indomani dell'uccisione di Bettina Goislard, una francese di 29 anni che lavorava per l'agenzia dell'Onu nel Paese asiatico. A causa dell'attacco, avvenuto nella provincia di Ghazni, l'Acnur ha deciso di sospendere le attività in quest’area e gli spostamenti su strada del proprio personale. In due anni di attività in Afghanistan, dalla caduta del regime talebano, l'Onu ha prestato assistenza a 2,5 milioni di afghani tornati in patria dall’Iran e dal Pakistan, e a circa mezzo milione di sfollati interni. Il responsabile dell'Acnur, Ruud Lubbers, ha condannato l’uccisione della giovane francese: “Ancora un codardo attacco contro un lavoratore umanitario innocente”. Le Nazioni Unite hanno fatto trasferire a Kabul le tre persone dello staff che si trovavano nella stessa zona con la Goislard. “Contiamo si tratti di una sospensione temporanea - ha dichiarato un portavoce dell’Onu - perché non appena avremo il via libera per la sicurezza, vogliamo ricominciare ad assistere le persone nell'area”. Intanto, un portavoce dei talebani ha rivendicato l’attentato in una intervista alla Reuters pubblicata sul sito della BBC. (A.G.)

 

 

PRESENTATA A CALCUTTA LA PRIMA BIBBIA IN BENGALI.

LA TRADUZIONE NELLA LINGUA DELLO STATO INDIANO DEL BENGALA

HA RICHIESTO ANNI DI LAVORO

 

CALCUTTA.= In India, è stata pubblicata la prima edizione della Bibbia in bengali. La traduzione dell’Antico e del Nuovo Testamento – riferisce l’agenzia Apic – ha richiesto 30 anni di lavoro ed è stata presentata in questi giorni a Calcutta da un gesuita belga. Il bengali è la principale lingua dello stato indiano del Bengala Occidentale. Sempre in questa lingua - nel dicembre del 2000 - era stato tradotto e pubblicato il Catechismo della Chiesa Cattolica. (A.G.)

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 novembre 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Nuova offensiva della guerriglia nel nord Uganda: sarebbero 53, secondo fonti missionarie, i civili uccisi a partire da ieri sera. I miliziani del sedicente Esercito di resistenza del Signore hanno attaccato con asce e machete alcuni villaggi del distretto di Lira. Alto, ma ancora imprecisato, il bilancio dei feriti e delle persone rapite. L’esercito di Kampala, presente nella zona, si è accorto dei massacri solo questa mattina.

 

La violenza sta segnando drammaticamente la giornata di oggi in Medio Oriente. Un cecchino palestinese ha ucciso due soldati israeliani nei pressi di Betlemme, e l’esercito dello Stato ebraico ha risposto con un’incursione militare. Scontri a fuoco anche a Rafah, dove sono rimaste ferite almeno 8 persone. Sul piano diplomatico, a Bruxelles il ministro degli Esteri israeliano, Shalom, ha incontrato stamattina il segretario di Stato americano, Powell, mentre ieri aveva manifestato qualche apertura nei confronti dell’Europa. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Sembrano superate le tensioni diplomatiche fra Europa ed Israele. Il ministro degli Esteri, Shalom, ha annunciato a Bruxelles la fine del boicottaggio dell’inviato dell’Unione Europea, Marc Otte, che il mese scorso aveva inaugurato la sua missione incontrando Yasser Arafat, considerato da Gerusalemme un ostacolo alla pace. Sono stati inoltre fissati due incontri annuali interministeriali, che facciano il punto delle relazioni in tutti i campi ed a tutti i livelli. Ieri, nella sua prima giornata di visita a Roma, il primo ministro Sharon ha incontrato i presidenti del Senato e della Camera, riconoscendo all’Italia il merito di aver contribuito a migliorare i rapporti tra il suo Paese e l’Europa. Ai rappresentanti delle comunità ebraiche ha invece confermato la ripresa dei contatti israelo-palestinesi ed ha annunciato un suo incontro, nelle prossime settimane, con il primo ministro palestinese Abu Ala, dicendosi pronto a “concessioni dolorose” ma non a scapito della sicurezza dei cittadini israeliani. Il premier ha inoltre sottolineato l’importanza del muro difensivo, che – ha detto – ha dato finora buoni risultati nel prevenire e diminuire il passaggio di guerriglieri ed attentatori e non rappresenta per nulla – ha ribadito – un confine politico. Oggi, Sharon incontrerà il primo ministro italiano, Berlusconi.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta

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Terrore ad Istanbul, in Turchia, dove la polizia ha sventato stamattina un blitz dei militanti curdi. Un commando ha fatto irruzione nel tribunale ed ha preso in ostaggio alcuni giudici, poi liberati dalle forze dell’ordine. Gli estremisti – una ventina di membri del Pkk – hanno inneggiato ad Ocalan, il loro leader attualmente in carcere. Proseguono, intanto, le indagini sugli attentati di sabato mattina contro le due sinagoghe: i kamikaze, turchi, sarebbero legati ad Al Qaeda.

 

È ancora aperta la crisi istituzionale in Sri Lanka, dove il Parlamento resterà sospeso fino a domani. Non si placano i contrasti tra la presidente Kumaratunga ed il premier Wickremasinghe: per venirne a capo, i due hanno affidato ad un apposito comitato il compito di decidere sulla spartizione dei poteri e sulla strategia da adottare con i ribelli delle Tigri Tamil.

 

Le elezioni municipali di domani sono un appuntamento storico per il Mozambico, che dopo 16 anni di guerra civile vede finalmente la democrazia. Al voto, in programma in 33 città, parteciperà infatti anche la Resistenza nazionale (Renamo), maggiore partito dell’opposizione, la cui assenza aveva invalidato le consultazioni del ’98. Sull’importanza del voto di domani – che anticiperà di un anno le elezioni generali, presidenziali e legislative – Fausta Speranza ha intervistato José Maria Mendiluce, il responsabile della missione di osservatori dell’Unione Europea, raggiunto telefonicamente a Maputo:

 

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R. -          MOZAMBIQUE IS IN THE PROCESS OF CONSOLIDATION AND, TO A CERTAIN ...

Il Mozambico si trova nella fase di consolidamento o, in un certo senso, di creazione, di costruzione della democrazia. Le attese riguardano sostanzialmente il modo di svolgimento di queste elezioni in fatto di sicurezza, di trasparenza e di risultati. Tutti, però, sono convinti che – a prescindere dal risultato positivo o negativo – questo sia comunque un passo importante verso le elezioni generali che si terranno l’anno prossimo.

 

D. -    Quali sono le attese per quanto riguarda la partecipazione del maggiore partito d’opposizione?

 

R. –    I MET YESTERDAY THE PRESIDENT OF RENAMO...

Ieri ho incontrato il presidente della Renamo, il maggiore partito di opposizione: è convinto che il bilancio della campagna elettorale per loro sia positivo. In generale, tutta la campagna elettorale si è svolta in modo piuttosto tranquillo e, almeno finora, sia il partito di governo, sia il maggiore partito di opposizione, nonché anche i partiti minori,ne sono piuttosto soddisfatti.

 

D. –    Qual è la situazione attuale del Paese?

 

R. –          MOZAMBIQUE IS STILL A COUNTRY WITH VERY NEGATIVE INDICATORS ...

Il Mozambico ha ancora fattori indicativi piuttosto negativi – per quanto riguarda l’aspetto sociale, la disoccupazione, il lento processo di sviluppo,  nonostante l’enorme cooperazione che sta ricevendo dalla comunità internazionale, ed in particolare dall’Unione Europea. E’, però, indubbiamente sulla strada giusta per poter superare queste difficoltà: ha ora un governo che assicura maggiore trasparenza e meno corruzione. Per riuscire a cambiare la situazione, è cruciale, però, l’introduzione di un processo democratico e l’istituzione di un’opposizione veramente alternativa nella prossima legislatura.

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È di 13 vittime il bilancio del tragico incidente aereo di ieri pomeriggio in Sudan. Un cargo Antonov di una compagnia privata è esploso, per cause ancora da chiarire, mentre si preparava ad atterrare a Wau, nel sud del Paese. A bordo c’erano poliziotti, dirigenti dei servizi di sicurezza e della Banca centrale. Nessuno di loro è sopravvissuto.

 

Si rinforza la presenza dell’Onu in Liberia: partono oggi da Dublino 130 soldati irlandesi, con il compito di costruire nuove basi militari. La missione resterà nel Paese fino all’inizio del 2006.

 

In marcia a Tbilisi i fedelissimi di Shevarnadze: oltre 10 mila persone hanno sfilato stamattina verso il Parlamento georgiano, in risposta alle accuse dell’opposizione dopo il voto del 2 novembre.

 

“Nessun incontro con il Pakistan, fino a quando Islamabad non romperà i legami con il terrorismo”: lo ha annunciato il premier indiano Vajpayee, escludendo una normalizzazione dei rapporti in tempi rapidi.

 

La Corte dell’Aja contro Milan Babic: l’ex leader dei serbi di Croazia dovrà rispondere di crimini di guerra compiuti tra il ’91 ed il ’92. Tra i capi di accusa, numerosi omicidi di cittadini croati.

 

 

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