RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 322 - Testo della
Trasmissione di martedì 18 novembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Nuove
tensioni in Indonesia dopo l’uccisione di un pastore protestante
Il regime militare del Myanmar
rilascia, per ragioni umanitarie, 58 prigionieri
Presentata a Calcutta la prima
Bibbia in bengali
Ancora
violenze nel nord Uganda: almeno 53 civili uccisi dai ribelli nel distretto di
Lira
Dopo
mesi di incomprensioni, Israele riapre all’Europa. Sharon, a Roma, ringrazia
l’Italia
Sri
Lanka, presidente e premier si affidano ad un comitato per uscire dalla crisi
politica
Il
Mozambico alla vigilia di un evento storico: le amministrative di domani, primo
appuntamento elettorale dopo la fine della guerra civile.
18
novembre 2003
IL GRANDE CONTRIBUTO DELLA PARROCCHIA IN
DIFESA DELLA FAMIGLIA E
A SOSTEGNO DEL RAPPORTO TRA CHIESA E PERSONA:
LO SOTTOLINEA IL PAPA NEL MESSAGGIO ALLA 52.MA
ASSEMBLEA GENERALE DELLA CEI IN CORSO AD ASSISI, RICORDANDO CHE L’ITALIA,
PREZIOSA “PER LA COSTRUZIONE
DELL’EUROPA”, E’ ANCORA “TRAVAGLIATA DA PROBLEMI”, CONTRASTI E DALLA “MALA
PIANTA DEL TERRORISMO POLITICO”
- A cura di Fausta Speranza -
“Un grande contributo alla
promozione di quella realtà preziosa e insostituibile, ma oggi purtroppo
continuamente minacciata, che è la famiglia”: è quanto può offrire la
parrocchia e ad affermarlo è il Papa nel messaggio alla 52.ma Assemblea
Generale della Conferenza episcopale italiana (Cei), in corso da ieri ad Assisi
fino al 20 novembre. Ricordando la visita, un anno fa, al Parlamento italiano,
il Papa rivolge il pensiero alla “diletta” nazione italiana che – sottolinea -
ha “tanto contribuito e contribuisce alla costruzione dell’Europa e alla
diffusione di autentici valori di civiltà”, ma
che continua a essere “travagliata da problemi e contrasti” e che non
vede “estirpata la mala pianta del terrorismo”.
Il servizio pastorale e insieme
sociale che la realtà parrocchiale offre – sottolinea il Papa – è la ricchezza
che si conserva “in mezzo ai grandi mutamenti sociali e culturali del nostro
tempo” e di fronte alle “molteplici sfide che tendono ad allontanare dalla fede
e dalla chiesa anche un popolo come l’italiano, il cui radicamento cristiano è
tanto solido e profondo”. Il senso di
questo servizio è proprio quello sintetizzato nel tema scelto per l’Assemblea:
“Chiesa che vive tra le case degli uomini”. E il Papa ricorda l’impegno dei
tanti sacerdoti italiani che guidano le parrocchie, affermando di conoscere
bene “la loro fatica quotidiana, i problemi che tanto spesso incontrano, le
delusioni che non mancano” ma anche “lo zelo e la fiducia che li animano”. Nel
saluto ai vescovi, Giovanni Paolo II si dice partecipe del loro impegno per
“favorire la serenità e la concordia nei rapporti tra le diverse forze e
componenti politiche, sociali e istituzionali”.
E veniamo alla prolusione del
cardinale Camillo Ruini, che ha aperto ieri l’Assemblea della Cei. Il
presidente dei vescovi italiani si è soffermato sulla situazione italiana e
internazionale. Ce ne parla Ignazio Ingrao.
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Di fronte agli oltre 200 vescovi italiani riuniti a pochi
passi dalla Porziuncola, il presidente della Conferenza episcopale italiana ha
ricordato che fin dalle sue prime avvisaglie il conflitto in Iraq è stato
motivo di forti perplessità e contrapposizioni. Ma ora – ha detto il cardinale
– abbiamo bisogno di quella forza interiore che proviene dall’unità di un
popolo, per mettere al primo posto il bene dell’Italia e della stessa comunità
internazionale.
Sono due gli obiettivi da perseguire, secondo il cardinale
Ruini: la lotta al terrorismo e l’impegno per costruire nei rapporti con i
popoli islamici condizioni di pace, di rispetto reciproco e di sincera
collaborazione. Per quanto riguarda il terrorismo interno, il cardinale ha
accolto con sollievo l’arresto dei membri e dei fiancheggiatori delle Nuove Brigate
Rosse. Tuttavia - ha aggiunto - “se vogliamo raggiungere un risultato veramente
duraturo, andando alle radici profonde di questo triste fenomeno, occorre
sciogliere i nodi politici, culturali e sociali ai quali pretende di
aggrapparsi”. Soddisfazione anche per l’assoluzione del senatore a vita Giulio
Andreotti. Il cardinale ha suggerito di prendere tale sentenza come stimolo per
chiudere in maniera serena e non conflittuale la troppo lunga stagione dei
contrasti tra le istituzioni.
Rimane alta, invece, la preoccupazione in merito alla
conflittualità tra gli schieramenti politici, con l’accentuarsi dei contrasti
anche all’interno della maggioranza di governo. Quanto alla legge finanziaria,
il cardinale Ruini ha detto che, ancora una volta, la famiglia non viene
riconosciuta come soggetto unitario. Positivo apprezzamento, invece, per il
bonus per il secondo figlio, per l’aumento dei fondi per gli asili e per le
famiglie che usufruiscono delle scuole paritarie, anche se la loro entità – ha
notato il cardinale – rimane modesta.
Il Vicario di Roma ha, infine, voluto richiamare le parole
del presidente della Repubblica in merito alle polemiche sul Crocifisso nelle
scuole. “Questo simbolo – ha detto il presidente della Cei – esprime
congiuntamente il sentimento religioso di tanti cittadini ed i valori che
stanno alla base della nostra identità”.
L’Assemblea prosegue fino al 20 novembre e concentra la
sua riflessione sulla parrocchia: “Questa – ha spiegato il porporato – è
chiamata ad una grande svolta, che va sotto il nome di ‘conversione
missionaria’”.
Per la Radio Vaticana, Ignazio Ingrao.
**********
LA “QUESTIONE MIGRATORIA” E LA RISPOSTA PASTORALE
DELLA CHIESA
AI
MILIONI DI EMIGRANTI E DI RIFUGIATI NEL MONDO:
DA
OGGI AL 22 NOVEMBRE, A ROMA,IL V CONGRESSO MONDIALE DEDICATO AL TEMA
-
Intervista con il cardinale Fumio Hamao
-
“Ripartire
da Cristo”: la sfida dell’accoglienza è in primo piano, nel quinto Congresso
mondiale dedicato alla pastorale dei migranti e dei rifugiati, che si è aperto
stamattina all’Istituto Patristico Augustinianum di Roma. I lavori,
organiz-zati dal Pontificio Consiglio competente, dureranno fino a sabato 22. A
seguirli, in questa giornata inaugurale, c’era per noi Alessandro De Carolis:
*********
La Chiesa si
interroga sul fenomeno della mobilità umana. Un fenomeno dalla geografia
sconfinata come i suoi numeri: 175 milioni di migranti e 40 milioni tra
rifugiati e sfollati. Un fenomeno che sollecita gli Stati del nord del mondo,
ma anche le stesse nazioni povere, ormai sempre più meta di immigrazione, a
trovare soluzioni per l’accoglienza di questo fiume sterminato di persone. E
sollecita anche la Chiesa: non solo nei suoi programmi di assistenza di base,
ma anche di pastorale, di formazione, di salvaguardia della dignità umana. In
questa cornice, si è aperto questa mattina all’Augustinianum di Roma il
quinto congresso mondiale sulla pastorale dei migranti e dei rifugiati.
Dopo i precedenti appuntamenti quinquennali, che avevano
fatto il punto sulla situazione socioeconomica e politica del fenomeno
migratorio, il cardinale Fumio Hamao, presidente del competente dicastero
pontificio, ha presentato stamani il congresso precisando che per la Chiesa -
come già detto dal Papa - non si tratta di “inventare un nuovo programma”, già
contenuto nel Vangelo, ma di adattare le singole iniziative pastorali “alle
condizioni di ciascuna comunità”. Per i 300, delegati presenti in
rappresentanza di un centinaio di Paesi, la prima mattinata del congresso è
servita a fare il punto sullo stato dei diritti umani dei rifugiati e dei
richiedenti asilo per motivi di lavoro; sulle differenze di status che spesso
ingenerano ancora “confusione”; sull’atteggiamento dei governi nazionali
improntato alla restrizione e al controllo severo delle quote di immigrazione,
talvolta a scapito degli stessi diritti internazionali dei migranti; sugli
abusi disumani e sul traffico di clandestini di cui sono oggetto molti dei
disperati in fuga dalla loro terra, vittime di una schiavitù che genera ogni
anno fatturati per milioni di dollari. Tutti punti, questi ultimi, sviluppati
nei due interventi del relatore Onu sui diritti umani dei migranti, la sig.ra
Gabriela Rodriguez, e del prof. Stefano Zamagni, presidente della Commissione
cattolica internazionale per le migrazioni.
In questo panorama complesso e drammatico - ha chiosato
l’arcivescovo di Washington, il cardinale Theodore McCarrick - “la Chiesa deve
diventare un difensore presso le autorità locali, nazionali e internazionali.
Essa deve far intendere la propria voce a favore dello straniero, perché per
tutti noi, nella Chiesa, non esiste una sola persona che non appartenga alla
nostra responsabilità”. Sugli aspetti principali dei lavori del congresso,
Giovanni Peduto ha raccolto il commento del cardinale Fumio Hamao:
R. - Ci sono alcune novità: riguardano, prima di tutto,
l’emigrazione sud-sud, che si svolge come gran parte delle migrazioni tra Paesi
in via di sviluppo; in secondo luogo, un altro fenomeno che tocca l’aspetto più
direttamente cristiano e pastorale e cioè le emigrazioni dai Paesi dell’Est
Europeo. Per queste persone è necessario rispettare l’identità etnica,
linguistica, culturale e rituale. Infine, c’è un’altra realtà, sempre più
emergente, che riguarda l’emigrazione musulmana nei Paesi occidentali e verso
di essa la Chiesa sta elaborando già da tempo precisi orientamenti per il
dialogo interreligioso.
D. - Quali suggerimenti, eminenza, darebbe per la
soluzione di questi problemi?
R. - La Chiesa ha la sua specificità nell’affrontare
questi problemi. In ogni caso, in questo convegno, noi ci ripromettiamo di dare
una risposta a problemi tipicamente pastorali, che riflettono la sempre
maggiore sensibilità delle Chiese particolari che sono uno stimolo ad agire. Il
documento finale conterrà soprattutto un appello in tema di rifugiati e di
migranti da rivolgere ai governi e alle istituzioni internazionali.
*********
ALTRE
UDIENZE E NOMINE
Nel
corso della mattinata, in successive udienze, Giovanni Paolo II ha ricevuto Sua
Beatitudine il cardinale Ignace Moussa I Daoud, prefetto della Congregazione
per le Chiese Orientali, e il cardinale Paul Shan Kuo-hsi, vescovo di Kaohsiung,
in Taiwan.
In Francia, il Papa
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Gap,
presentata dal vescovo Georges Lagrange, in conformità al canone 401 paragrafo
2 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il
vescovo Jean-Michel Di Falco, finora ausiliare della medesima diocesi. Il nuovo
presule, 62 anni, è originario di Marsiglia ed
è laureato in Scienze
dell’Educazione. Tra i diversi incarichi in campo pedagogico, mons. Di Falco è
stato anche direttore, dall’77 all’82, dell’“Institut Supérieur de Pédagogie”,
in seno all’“Institut Catholique de Paris”. Nel 1996, inoltre, ha svolto le
mansioni di addetto ecclesiastico dell’Ambasciata di Francia presso la Santa
Sede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"Riposino
in pace” è il titolo che apre la prima pagina in riferimento ai funerali delle
diciannove vittime dell’attentato a Nassiriya. “Insieme con voi affido al Signore
gli Italiani che sono caduti in Iraq” è il messaggio di Giovanni Paolo II ai
Vescovi italiani riuniti ad Assisi nel 750° anniversario della morte di Santa
Chiara.
Nelle pagine vaticane, la devozione al Rosario
nella testimonianza del beato Don Luigi Orione e le celebrazioni in onore di
Luigi Maria Monti, fondatore dei Figli dell’Immacolata Concezione, a due
settimane dalla beatificazione.
Nelle pagine estere, Iraq: ancora vittime statunitensi ed
irachene; le Forze Usa intensificano le operazioni militari. Medio Oriente: due
soldati israeliani uccisi in un’imboscata a Betlemme; diffusa in milioni di
copie l’”Intesa di Ginevra”. Turchia: i funerali delle vittime della strage
nelle sinagoghe; le indagini rafforzano la pista del terrorismo interno, forse
con collegamenti con quello internazionale.
Nella pagina culturale, la recensione dei libri “Storie
dall’Altipiano”, di Mario Rigoni Stern, e “Oltre il neorealismo. Guida
all’opera di Gino Montesanto”, di Giuseppe Zamarin.
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18
novembre 2003
OGGI, LUTTO NAZIONALE PER IL PAESE, TUTTA L’ITALIA SI E’ STRETTA
ATTORNO AI SUOI CADUTI PER I FUNERALI
NELLA
BASILICA DI SAN PAOLO FUORI LE MURA.
IL
MESSAGGIO DEL PAPA: “AFFIDO AL SIGNORE GLI ITALIANI CADUTI IN IRAQ COMPIENDO IL
LORO DOVERE AL SERVIZIO DI QUELLE POPOLAZIONI”.
E NELL’OMELIA IL CARDINALE RUINI AFFERMA:
FRONTEGGEREMO
I TERRORISTI MA NON LI ODIEREMO
“Affido
al Signore gli Italiani che sono caduti in Iraq, compiendo il loro dovere al
servizio di quelle popolazioni” e invoco “il dono della pace sull’umanità tormentata
da tanti sanguinosi conflitti”.
Con
queste parole, rivolte in un messaggio ai vescovi italiani, il Papa ha voluto ricordare le 19 vittime
della strage di Nassiriya: 12 carabinieri, 5 soldati e due civili. Oggi, lutto
nazionale per l’Italia, tutto il Paese si é stretto attorno ai suoi caduti e
alle loro famiglie per i funerali solenni celebrati a Roma dal cardinale
Camillo Ruini nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, alla presenza delle
massime autorità dello Stato e di migliaia di comuni cittadini. Il servizio di
Francesca Sabatinelli.
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(Canto)
“In questa circostanza chiediamo a Dio, con umile fiducia
di rinsaldare nei nostri animi la convinzione e la certezza che il bene è più
forte del male e che anche nel nostro mondo, segnato dal peccato, è possibile,
con il suo aiuto, costruire condizioni di libertà, di giustizia e di pace”.
(Canto)
Davanti alle più alte cariche dello Sato, davanti al
composto dolore dei familiari delle vittime, davanti ai volti segnati dei
feriti, ma soprattutto davanti alle 19 bare, avvolte nel tricolore, allineate
ai piedi dell’altare maggiore della Bsilica, il cardinale Ruini esprime la sua
gratitudine ai caduti di Nassiriya, il cui sacrificio, dice, è di esempio e di
monito per tutti.
Su ciascun feretro un cuscino di velluto accoglie una
foto, la spada ed il berretto di ordinanza. Il porporato affida a Dio i morti,
le famiglie, i feriti, tutti gli italiani, militari e civili, presenti in Iraq
e in altri Paesi per “la pace nel mondo ed il rispetto per la vita umana”.
L’eternità quando saremo in contatto con Dio – continua nella sua omelia – è il
destino dei nostri caduti e sarà questa la più forte consolazione per le mogli,
i figli, i genitori, i compagni d’arma. Amare i nostri nemici, questo invito di
Gesù, continua ancora il cardinale Ruini, non ci sarà strappato neanche da
terroristi assassini:
“Non fuggiremo davanti a loro, anzi li fronteggeremo con
tutto il coraggio, l’energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li
odieremo, anzi, non ci stancheremo di sforzarci, di far loro capire che tutto
l’impegno dell’Italia, compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a
salvaguardare e a promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e
dignità per ogni popolo, cultura e religione”.
Il cardinale Ruini parla di anni del nuovo secolo duri,
crudeli, tormentati, di popolazioni inermi colpite, ricorda i recenti attentati
di Istanbul e poi invita l’Italia e le sue istituzioni a non dimenticare e
lasciare soli i familiari dei morti.
“La
tragedia di Nassiriya ha sollevato in tutta Italia una grande onda di commozione
e ci ha fatti sentire tutti più vicini ma ha anche istillato in noi una
sensazione di freddo e di paura, di fronte all’incertezza della vita e alla
ferocia che può annidarsi nell’animo umano. Voglia il Signore riscaldare i
nostri cuori, donare speranza e serenità soprattutto a coloro che in questa
tragedia hanno perduto i loro cari e devono ora disporsi ad affrontare un
futuro non previsto , più triste e più duro”.
A leggere la preghiera del carabiniere è il maresciallo
Marilena Iacobini, rimasta ferita nell’attentato la voce, commossa, si è
spezzata alla fine della preghiera. Le più alte cariche istituzionali hanno
reso omaggio alle vittime i cui nomi sono stati letti durante la preghiera
eucaristica. Il presidente della Repubblica Ciampi, prima di raggiungere il suo
posto si è inchinato davanti alle bare. Sua l’unica corona presente all’interno
della Basilica, decorata con il nastro tricolore. Gremita la Basilica, immensa
la folla all’esterno, migliaia di persone in attesa dalle 6 di mattina,
scattate in piedi alle prime note del Silenzio.
(Musica: Silenzio)
Tanti gli applausi, all’ingresso dei feretri, alla loro
uscita. Più isolata, più breve, soltanto pochi minuti, la cerimonia nel
quartier generale italiano di Nassiriya, nella piazza d’armi, nella base di
White Horse, è stato schierato un picchetto composto da rappresentanti di tutte
le forze armate. Don Gigi, cappellano del 151.mo reggimento, ha guidato la
preghiera:
“Ed ora leviamo il nostro animo alla preghiera semplice e
fiduciosa, dal salmo 129: ‘Dal profondo a te grido, oh Signore, ascolta la mia
voce’”.
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Sugli italiani caduti in Iraq vi proponiamo ora il
commento del generale Guido Bellini, comandante dell' Arma dei Carabinieri, al
microfono di Luca Collodi:
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R. – Io credo che dobbiamo onorarli come eroi, come
persone che sono morte su un fronte difficile: il fronte della civiltà, il
fronte dell’aiuto, della solidarietà, dell’umanità. Per onorare questi ragazzi
che sono andati via, probabilmente – anzi: sono sicuro – dobbiamo dare grande
onore a quelli che sono rimasti, a quelli che si impegneranno in quelle terre
per portare il simbolo della solidarietà, della convivenza civile. La vera
sfida che ci attende nei prossimi mesi: la convivenza con tutte le fedi
religiose, convivenza, tolleranza con tutti i credi politici, con tutti coloro
che non la pensano come noi ma che comunque dobbiamo portare al tavolo della
solidarietà, al tavolo dell’ap-prezzamento reciproco.
D. – Comandante Bellini, lei si aspettava questa
solidarietà compatta della Nazione italiana?
R. – Potrei dire che me l’aspettavo, ma non è importante,
questo; per me è importante che ci sia stata, che abbiamo avuto conferma
dell’affetto, della solidarietà, della simpatia, della vicinanza che tutto il
Paese da a tutti noi, e questo ci conforta molto e ci spinge a fare sempre
meglio, ad essere sempre pronti a rappresentare il Paese con la sua civiltà,
con il suo spirito di solidarietà in ogni parte del mondo, dovunque il Paese ci
chiamerà ad intervenire.
D. – Padre Mariano, il cappellano militare, ha detto che
dovevano morire 19 persone per far capire ad una parte dell’opinione pubblica
italiana che in Iraq i soldati della Nazione italiana erano in missione di
pace. Lei come commenta questa affermazione?
R. – Io sono convinto che il popolo italiano non avesse
bisogno di queste 19 vittime per capire ed apprezzare le missioni di pace che
in tutti questi anni abbiamo svolto; questa grande considerazione per i
carabinieri, ad esempio, ci viene da tutti i Paesi del mondo: io ho ricevuto
telefonate dal Cile, dall’Argentina, dal Canada ... certamente, è stato un
momento di ulteriore sensibilizzazione, ma voglio anche affermare che l’Italia
ci apprezzava anche prima, ha capito qual è lo spirito con il quale i nostri
contingenti si muovono nel rispetto delle regole, nel rispetto dei diritti
umani, per portare pace e tranquillità.
**********
Ma ascoltiamo le voci di alcune delle tante persone che
hanno partecipato con viva commozione ai funerali. Le interviste sono di
Giancarlo La Vella e Giuliana Carosi:
*********
(musica)
“Sono figli miei…mi piange il cuore!”.
“Avrei potuto essere la mamma di molti di quei ragazzi. Mi
sento come se mi avessero strappato un figlio…”.
“Erano andati in un Paese lontano dall’Italia e sono stati
assassinati. Nonostante questo bisogna essere come i Carabinieri che continuato
a stare là e a portare amore, pace e fratellanza”.
“Si vede l’inutilità di questa guerra. E’ una guerra che
non ha senso. Preghiamo per noi, preghiamo per loro, preghiamo per tutti, amici
o nemici. Il dolore e la morte accomunano tutti”.
“E’ bellissima la partecipazione. La partecipazione di
tanti vuol dire che ancora contiamo qualcosa per l’Italia. Loro si sono
sacrificati per la pace”.
“Ci dispiace molto per quello che è successo e li
ringraziamo perché sono morti per portare la pace anche a nome nostro”.
*********
E
veniamo ora alla situazione sul terreno in Iraq. Ce ne parla Roberta Gisotti.
*********
La conta di morti e feriti, quasi ogni
giorno, in Iraq: ultime vittime oggi un militare americano, ucciso da fuoco non
ostile, e tre civili iracheni colpiti ieri da una pattuglia Usa in un mercato
di Baghdad, che da 48 ore è senza elettricità, per motivi tecnici e sabotaggi.
Prosegue intanto la massiccia offensiva delle Forze statunitensi lanciata nella
notte scorsa intorno alle città di Bakuba e di Tikrit ex feudo di Saddam
Hussein e ora roccaforte della resistenza irachena. Mentre a Nassiriya dopo il
saccheggio ieri nella Caserma dei Carabinieri italiani, un nuovo allarme è
giunto in serata per quattro presunte auto-bomba, nei pressi dell’albergo Al Jaunub,
dove alloggiano i giornalisti italiani. Sono intanto arrivati a Nassiriya 128
gendarmi portoghesi per partecipare alla Forza di stabilizzazione, mentre a
sorpresa la presidente delle Filippine, Arroyo, ha annunciato oggi un ritiro
rapido del Contigente del suo Paese in caso di minaccia alla sua sicurezza.
E
passiamo allo scenario politico, ieri la richiesta a New York del segretario di
Stato americano Powell a Kofi Annan, perché l’Onu abbia un ruolo
nell’accelerare il trasferimento di potere agli iracheni. E così anche il
Consiglio di governo transitorio iracheno intende sollecitare una nuova
risoluzione del Consiglio di Sicurezza in tal senso. Ricordiamo che sabato
scorso, a Baghdad, la coalizione angloamericana ed il Consiglio iracheno hanno
previsto il passaggio del potere agli iracheni entro la metà del 2004 e
l’elezione di un Assemblea costituente entro il 2005. Ma il presidente Usa,
George Bush, atteso stasera a Londra, per un visita di Stato di tre giorni, ha
ribadito che le Forze americane resteranno in Iraq anche dopo l’insediamento di
un Governo provvisorio. Altissima la tensione nella capitale britannica, dove
14 mila poliziotti sono stati mobilitati: si paventano atti terroristici e numerose
manifestazioni di protesta. Lo stesso Sindaco di Londra, Linvingstone,
fortemente avverso alla politica di Bush, ha organizzato un ricevimento
alternativo. Naturalmente al centro dei colloqui con il premier britannico Tony
Blair, sarà la situazione in Iraq, ma anche il processo di pace in Medio Oriente.
*********
Nel clima di forte commozione che ha investito l’Italia, a
lutto, da segnalare stamane la smentita del vescovo di Caserta, mons. Raffaele
Nogaro, riguardo le dichiarazioni a lui attribuite sull’inopportunità della
benedizione delle salme dei caduti in Iraq. Sul piano politico da registrare
invece l’espulsione - decisa dal Ministero dell’Interno - dell’Imam di
Carmagnola, Abdul Mamour, “per turbativa dell’ordine pubblico e pericolo per la
sicurezza dello Stato”. In serata sarà estradato dall’aeroporto milanese di
Malpensa. Il provvedimento contro l’Imam, sposato ad un’italiana convertita
all’islamismo, farebbe seguito ad una richiesta della Questura di Torino, del
13 novembre, quando la Digos perquisì il suo alloggio. Ed altre perquisizioni
vi sono state la notte scorsa nel Torinese e in diverse parti d’Italia, cui
sono seguiti stamane altri sette provvedimenti di espulsione di cittadini del
Madgreb, per “attività di proselitismo e favoreggiamento nei confronti di
organizzazioni terroristiche di matrice islamica”.
IL
VATICANO, LA STAMPA CATTOLICA E LE LEGGI RAZZIALI:
UNA
INCHIESTA A 65 ANNI DALL’INIZIO DELLE PERSECUZIONI DEGLI EBREI ITALIANI.
- A
cura di A.V. -
65 anni
fa, il 17 novembre 1938, vennero promulgate in Italia le Leggi Razziali,
emanate dal Governo Fascista e firmate dal Re: per gli ebrei italiani, fu
l’inizio delle persecuzioni, dalla privazione dei diritti civili all’esclusione
dalla vita sociale, fino al tragico epilogo del ’43 con le deportazioni verso i
campi di sterminio nazisti. La Chiesa Cattolica non rimase indifferente,
nonostante la censura degli organi di stampa operata dal regime. Su tutte, si
levò la voce alta e profetica di condanna del razzismo di Papa Pio XI, profetica,
quanto disattesa dal Regime. A.V. ha condotto un’inchiesta su questo
tema:
*********
“Noi
vediamo con dolore un non piccolo numero che (…) si lasciano dominare e guidare
da false e funeste idee. False e funeste…”
(Dal
radiomessaggio di Pio XI alla Grande Famiglia Cattolica, il 24 dicembre 1936)
La voce
del Papa, di cui fu fedele trascrittore “L’Osservatore Romano”, varcò i confini
del mondo attraverso la Radio Vaticana agli albori, ma parte della stampa cattolica italiana attenuò il suo
messaggio profetico. Lo storico Pietro Scoppola:
“C’era
una certa tendenza a distinguere tra razzismo tedesco e razzismo italiano; si
tende ad interpretare in maniera riduttiva. E’ il Papa, viceversa, che formula
la famosa accusa: ‘Che bisogno avevano gli italiani di andare ad imitare i
tedeschi?’: questa idea dell’imitazione provoca una reazione irata, violenta di
Mussolini di cui dà notizia Ciano nel suo diario”.
Dopo i
decreti di settembre, che escludono gli ebrei dalle scuole, il 17 novembre
vengono emanate in un corpo unico le Leggi razziali che proibiscono, tra
l’altro, i matrimoni misti, violando così i Patti Lateranensi. E proprio su
questo punto, dunque, le polemiche della stampa cattolica si fanno più accese.
L’ideologia anti-semita nella sua interezza è invece respinta da scrittori ed
intellettuali, isolati talora anche all’interno del mondo cattolico. Ancora il
prof. Scoppola:
“Una
voce nettamente critica nei confronti di questo clima anti-semita è quella di
don Primo Mazzolari, parroco di Bossolo, il quale critica addirittura un’omelia
del suo vescovo troppo debole nei confronti di queste posizioni anti-semite.
Sturzo è in esilio, e dall’esilio dà giudizi nettissimi su quanto avviene in
Italia, sul razzismo: Sturzo è un punto di riferimento molto alto e molto
valido, in quegli anni. Ci sono molte differenze tra l’‘Avvenire’ di Bologna,
l’‘Italia’ di Milano, la ‘Civiltà Cattolica’ … la posizione del Papa, di Pio
XI, è di gran lunga la più ferma, la più intransigente, fino a volere una
enciclica per la condanna del razzismo”.
Enciclica
mai pubblicata, con il sopraggiungere della morte del Pontefice il 10 febbraio
1939. Ma Pio XI si era pronunciato sul tema ben prima della promulgazione delle
Leggi razziali in Italia, ricorda lo storico gesuita Giovanni Sale:
“Pio
XI, già a partire dalla ‘Mit brennender Sorge’, poi nel messaggio agli
studenti di Mondragone e poi anche nell’altro agli operatori della Radio belga,
condanna l’antisemitismo; addirittura, disse che i cristiani, i cattolici si
sentivano spiritualmente semiti: quindi, un’azione di condanna forte. La
‘Civiltà Cattolica’, facendosi anche interprete della volontà pontificia, scrisse
articoli di critica su questo tema”.
Questo
avvenne anche attraverso i commenti di padre Enrico Rosa e una serie di saggi a
firma di padre Messineo sul concetto cristiano di patria, nazione e popolo che
escludeva la diversità di razza. Ma il 1938 segna lo spartiacque anche per la
libertà della stampa cattolica in Italia, come era già avvenuto nel ’35 in
Germania:
“Tutta
la stampa cattolica fu imbavagliata e in qualche modo anche la ‘Civiltà Cattolica’,
che solo in riferimento al rapporto privilegiato con la Santa Sede poté godere
di un margine di autonomia e indipendenza più largo”.
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18
novembre 2003
CON IL DISCORSO
DEL CARDINALE ROUCO VARELA, ARCIVESCOVO DI MADRID,
INCENTRATO SUL 25.MO ANNIVERSARIO DI PONTIFICATO E
SULLA SITUAZIONE SOCIALE IN SPAGNA, SI E’ APERTA IERI L’ASSEMBLEA PLENARIA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SPAGNOLA
- A cura di Pilar Del Yerro -
MADRID.= Si è aperta ieri a Madrid, con il discorso
del cardinale Antonio Maria Rouco Varela, l’Assemblea plenaria dei vescovi
spagnoli. Gran parte dell’intervento del porporato è stato dedicato ai 25 anni
di Pontificato di Giovanni Paolo II, ma anche all’Esortazione post sinodale
“Pastores gregis” e alla beatificazione di Madre Teresa di Calcutta. Del Papa,
ha sottolineato soprattutto l’impegno eroico per la causa del Vangelo ed i suoi
rapporti speciali con la Spagna. Si è poi soffermato sull’attuale situazione
della società spagnola, minacciata dall’oscuramento della speranza e dal
diffondersi dell’agnosticimo e di una cultura laicista. Il cardinale Rouco
Varela ha anche fatto riferimento al 25.mo anniversario della Costituzione
spagnola, che ricorre quest’anno, per stigmatizzare alcuni gravi problemi che –
ha affermato – preoccupano tutti in modo speciale. L’arcivescovo di Madrid ha
ribadito quanto si legge nell’istruzione pastorale dei vescovi spagnoli e cioè
che la Costituzione è il riferimento giuridico ineludibile per la convivenza e
che pretendere di modificare l’ordinamento giuridico in funzione di una
determinata volontà di potere è inammissibile. A conclusione, il cardinale
Rouco Varela ha passato in rassegna i temi che saranno dibattuti dall’Assemblea
che – ha affermato – si dedicherà, in modo particolare, all’esame delle
priorità pastorali del popolo spagnolo.
NUOVE TENSIONI IN INDONESIA DOPO L’UCCISIONE DI UN
PASTORE PROTESTANTE.
LA POLIZIA
DICHIARA LO STATO D’ALLERTA TEMENDO UN’ESCALATION DI VIOLENZA
JAKARTA.= Si riaccendono le tensioni tra cristiani e
musulmani nelle zone indonesiane delle Sulawesi e delle Molucche. L’agenzia Asianews
riferisce che, due giorni fa, un pastore protestante ed il suo autista sono
stati trovati uccisi nei pressi della città di Poso nelle isole Sulawesi. La
polizia ha dichiarato lo stato di massima allerta e si teme che si torni
ai livelli di violenza della guerra del 1999-2001, che causò la morte di
migliaia fra cristiani e musulmani. Recentemente, una folla di musulmani ha
assediato una stazione di polizia in segno di protesta per le recenti uccisioni
ed arresti di sospetti militanti. Solo un mese fa, un gruppo di militanti
islamici aveva attaccato alcuni villaggi cristiani a Poso Pesisir facendo 12
morti, mentre un altro gruppo aveva attaccato il villaggio di Beteleme,
uccidendo tre cristiani e bruciando 30 case. Gli attacchi sarebbero tutti
legati al gruppo della Jemaah Islamiah, ritenuto responsabile di una serie di
esplosioni in Indonesia, fra cui a Bali, dove ci furono 202 morti, e all’hotel
Marriot di Jakarta, che provocò 12 morti. (A.G.)
IL REGIME MILITARE DEL MYANMAR RILASCIA, PER RAGIONI UMANITARIE,
58 PRIGIONIERI. RESTA AGLI ARRESTI DOMICILIARI
IL LEADER DELL’OPPOSIZIONE DEMOCRATICA, AUNG SAN SUU KYI
MYANMAR.= I detenuti liberati per ragioni umanitarie
dal regime militare del Myanmar sono 58: ad affermarlo, attraverso un
comunicato, è stata la stessa giunta militare. Viene precisato che i detenuti
liberati sono nove anziani e 49 donne, incinta o con bambini piccoli. Nei giorni scorsi, l’inviato per i diritti
umani delle Nazioni unite, Paolo Sergio Pinheiro, aveva chiesto la liberazione
dei prigionieri politici come segnale dell’avvio di un processo di
democratizzazione nel Paese asiatico. Pinheiro
aveva precisato che negli ultimi tre anni, da quando il governo del Myanmar
avrebbe iniziato un dialogo con l’opposizione politica come chiesto dall’Onu,
sono stati rilasciati 500 cittadini incarcerati per ragioni di coscienza, ma
1300 restano ancora dietro le sbarre. Resta agli arresti domiciliari anche Aung
San Suu Kyi, leader del dissenso democratico da oltre cinque mesi in stato di
detenzione. La premio Nobel per la pace ha sempre rifiutato l’offerta del
regime di lasciarla in libertà affermando di non voler usufruire di “privilegi”
rispetto ai suoi colleghi della Lega nazionale per la democrazia (Nld)
arrestati con lei il 30 maggio scorso. (M.A.)
AL VIA A DICEMBRE, IN LIBERIA, UN PROGETTO DELLE
NAZIONI UNITE
PER IL DISARMO DELLE
FAZIONI CHE SI SONO AFFRONTATE
NELLA SANGUINOSA GUERRA
CIVILE
LIBERIA. = Inizierà a dicembre
la campagna dell’Onu diretta al disarmo di tutte le fazioni della Liberia,
Paese scosso da 14 anni di guerra civile. Secondo alcune stime, le persone in
possesso di un’arma in Liberia sono almeno 50 mila. Nei prossimi giorni verranno istituiti tre centri
di raccolta delle armi dove i “caschi blu” potranno offrire un massimo di 300
dollari a persona, in cambio del materiale bellico che verrà loro consegnato. Quello del disarmo è uno degli obiettivi principali
del governo di transizione previsto dagli accordi di pace sottoscritti ad Accra
in Ghana. La sicurezza rappresenta una guida verso nuove elezioni democratiche,
nella delicata fase di transizione che la Liberia sta attraversando dopo l’uscita
di scena dell’ex presidente Charles Taylor. (M.A.)
IN AFGHANISTAN, DOPO
L’UCCISIONE DI UNA SUA OPERATRICE,
L’ALTO COMMISSARIATO DELL’ONU PER I RIFUGIATI DECIDE
DI RIDURRE
LE PROPRIE ATTIVITA’
KABUL.= L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per
i rifugiati (Acnur) ha deciso di ridurre le proprie attività in Afghanistan
all'indomani dell'uccisione di Bettina Goislard, una francese di 29 anni che
lavorava per l'agenzia dell'Onu nel Paese asiatico. A causa dell'attacco,
avvenuto nella provincia di Ghazni, l'Acnur ha deciso di sospendere le attività
in quest’area e gli spostamenti su strada del proprio personale. In due anni di
attività in Afghanistan, dalla caduta del regime talebano, l'Onu ha prestato
assistenza a 2,5 milioni di afghani tornati in patria dall’Iran e dal Pakistan,
e a circa mezzo milione di sfollati interni. Il responsabile dell'Acnur, Ruud
Lubbers, ha condannato l’uccisione della giovane francese: “Ancora un codardo
attacco contro un lavoratore umanitario innocente”. Le Nazioni Unite hanno
fatto trasferire a Kabul le tre persone dello staff che si trovavano nella stessa
zona con la Goislard. “Contiamo si tratti di una sospensione temporanea - ha
dichiarato un portavoce dell’Onu - perché non appena avremo il via libera per
la sicurezza, vogliamo ricominciare ad assistere le persone nell'area”.
Intanto, un portavoce dei talebani ha rivendicato l’attentato in una intervista
alla Reuters pubblicata sul sito della BBC. (A.G.)
PRESENTATA A CALCUTTA LA PRIMA BIBBIA IN BENGALI.
LA TRADUZIONE NELLA LINGUA DELLO STATO INDIANO DEL
BENGALA
HA RICHIESTO ANNI DI LAVORO
CALCUTTA.= In India, è stata
pubblicata la prima edizione della Bibbia in bengali. La traduzione dell’Antico
e del Nuovo Testamento – riferisce l’agenzia Apic – ha richiesto 30 anni di
lavoro ed è stata presentata in questi giorni a Calcutta da un gesuita belga.
Il bengali è la principale lingua dello stato indiano del Bengala Occidentale.
Sempre in questa lingua - nel dicembre del 2000 - era stato tradotto e
pubblicato il Catechismo della Chiesa Cattolica. (A.G.)
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18
novembre 2003
- A cura di Andrea Sarubbi -
Nuova
offensiva della guerriglia nel nord Uganda: sarebbero 53, secondo fonti
missionarie, i civili uccisi a partire da ieri sera. I miliziani del sedicente
Esercito di resistenza del Signore hanno attaccato con asce e machete alcuni
villaggi del distretto di Lira. Alto, ma ancora imprecisato, il bilancio dei
feriti e delle persone rapite. L’esercito di Kampala, presente nella zona, si è
accorto dei massacri solo questa mattina.
La violenza sta segnando drammaticamente la giornata di
oggi in Medio Oriente. Un cecchino palestinese ha ucciso due soldati israeliani
nei pressi di Betlemme, e l’esercito dello Stato ebraico ha risposto con un’incursione
militare. Scontri a fuoco anche a Rafah, dove sono rimaste ferite almeno 8
persone. Sul piano diplomatico, a Bruxelles il ministro degli Esteri
israeliano, Shalom, ha incontrato stamattina il segretario di Stato americano,
Powell, mentre ieri aveva manifestato qualche apertura nei confronti
dell’Europa. Ce ne parla Graziano Motta:
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Sembrano superate le tensioni diplomatiche fra Europa ed
Israele. Il ministro degli Esteri, Shalom, ha annunciato a Bruxelles la fine
del boicottaggio dell’inviato dell’Unione Europea, Marc Otte, che il mese
scorso aveva inaugurato la sua missione incontrando Yasser Arafat, considerato
da Gerusalemme un ostacolo alla pace. Sono stati inoltre fissati due incontri
annuali interministeriali, che facciano il punto delle relazioni in tutti i
campi ed a tutti i livelli. Ieri, nella sua prima giornata di visita a Roma, il
primo ministro Sharon ha incontrato i presidenti del Senato e della Camera, riconoscendo
all’Italia il merito di aver contribuito a migliorare i rapporti tra il suo
Paese e l’Europa. Ai rappresentanti delle comunità ebraiche ha invece
confermato la ripresa dei contatti israelo-palestinesi ed ha annunciato un suo
incontro, nelle prossime settimane, con il primo ministro palestinese Abu Ala,
dicendosi pronto a “concessioni dolorose” ma non a scapito della sicurezza dei
cittadini israeliani. Il premier ha inoltre sottolineato l’importanza del muro
difensivo, che – ha detto – ha dato finora buoni risultati nel prevenire e
diminuire il passaggio di guerriglieri ed attentatori e non rappresenta per
nulla – ha ribadito – un confine politico. Oggi, Sharon incontrerà il primo
ministro italiano, Berlusconi.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta
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Terrore
ad Istanbul, in Turchia, dove la polizia ha sventato stamattina un blitz dei
militanti curdi. Un commando ha fatto irruzione nel tribunale ed ha preso in
ostaggio alcuni giudici, poi liberati dalle forze dell’ordine. Gli estremisti –
una ventina di membri del Pkk – hanno inneggiato ad Ocalan, il loro leader
attualmente in carcere. Proseguono, intanto, le indagini sugli attentati di
sabato mattina contro le due sinagoghe: i kamikaze, turchi, sarebbero legati ad
Al Qaeda.
È
ancora aperta la crisi istituzionale in Sri Lanka, dove il Parlamento resterà
sospeso fino a domani. Non si placano i contrasti tra la presidente Kumaratunga
ed il premier Wickremasinghe: per venirne a capo, i due hanno affidato ad un
apposito comitato il compito di decidere sulla spartizione dei poteri e sulla
strategia da adottare con i ribelli delle Tigri Tamil.
Le elezioni municipali di domani
sono un appuntamento storico per il Mozambico, che dopo 16 anni di guerra
civile vede finalmente la democrazia. Al voto, in programma in 33 città,
parteciperà infatti anche la Resistenza nazionale (Renamo), maggiore partito
dell’opposizione, la cui assenza aveva invalidato le consultazioni del ’98.
Sull’importanza del voto di domani – che anticiperà di un anno le elezioni
generali, presidenziali e legislative – Fausta Speranza ha intervistato José
Maria Mendiluce, il responsabile della missione di osservatori dell’Unione
Europea, raggiunto telefonicamente a Maputo:
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R. - MOZAMBIQUE
IS IN THE PROCESS OF CONSOLIDATION AND, TO A CERTAIN ...
Il Mozambico si trova nella fase di consolidamento o, in
un certo senso, di creazione, di costruzione della democrazia. Le attese
riguardano sostanzialmente il modo di svolgimento di queste elezioni in fatto
di sicurezza, di trasparenza e di risultati. Tutti, però, sono convinti che – a
prescindere dal risultato positivo o negativo – questo sia comunque un passo
importante verso le elezioni generali che si terranno l’anno prossimo.
D. - Quali sono le attese per
quanto riguarda la partecipazione del maggiore partito d’opposizione?
R. – I MET YESTERDAY THE PRESIDENT OF RENAMO...
Ieri ho incontrato il presidente della Renamo, il maggiore
partito di opposizione: è convinto che il bilancio della campagna elettorale
per loro sia positivo. In generale, tutta la campagna elettorale si è svolta in
modo piuttosto tranquillo e, almeno finora, sia il partito di governo, sia il
maggiore partito di opposizione, nonché anche i partiti minori,ne sono
piuttosto soddisfatti.
D. – Qual è la
situazione attuale del Paese?
R. – MOZAMBIQUE IS STILL A COUNTRY WITH VERY
NEGATIVE INDICATORS ...
Il Mozambico ha ancora fattori indicativi piuttosto
negativi – per quanto riguarda l’aspetto sociale, la disoccupazione, il lento
processo di sviluppo, nonostante
l’enorme cooperazione che sta ricevendo dalla comunità internazionale, ed in
particolare dall’Unione Europea. E’, però, indubbiamente sulla strada giusta
per poter superare queste difficoltà: ha ora un governo che assicura maggiore
trasparenza e meno corruzione. Per riuscire a cambiare la situazione, è
cruciale, però, l’introduzione di un processo democratico e l’istituzione di
un’opposizione veramente alternativa nella prossima legislatura.
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È di 13
vittime il bilancio del tragico incidente aereo di ieri pomeriggio in Sudan. Un
cargo Antonov di una compagnia privata è esploso, per cause ancora da chiarire,
mentre si preparava ad atterrare a Wau, nel sud del Paese. A bordo c’erano
poliziotti, dirigenti dei servizi di sicurezza e della Banca centrale. Nessuno
di loro è sopravvissuto.
Si
rinforza la presenza dell’Onu in Liberia: partono oggi da Dublino 130 soldati
irlandesi, con il compito di costruire nuove basi militari. La missione resterà
nel Paese fino all’inizio del 2006.
In
marcia a Tbilisi i fedelissimi di Shevarnadze: oltre 10 mila persone hanno
sfilato stamattina verso il Parlamento georgiano, in risposta alle accuse
dell’opposizione dopo il voto del 2 novembre.
“Nessun
incontro con il Pakistan, fino a quando Islamabad non romperà i legami con il
terrorismo”: lo ha annunciato il premier indiano Vajpayee, escludendo una
normalizzazione dei rapporti in tempi rapidi.
La
Corte dell’Aja contro Milan Babic: l’ex leader dei serbi di Croazia dovrà
rispondere di crimini di guerra compiuti tra il ’91 ed il ’92. Tra i capi di
accusa, numerosi omicidi di cittadini croati.
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