RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 318 - Testo della Trasmissione di venerdì 14 novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Scoprire la tenerezza di Dio per sconfiggere il male della depressione: così il Papa ai partecipanti alla Conferenza internazionale sulla depressione in corso in Vaticano

 

Il cardinale Poupard ha presentato questa mattina in Vaticano il vademecum dei centri culturali cattolici nel mondo: ce ne parla lo stesso porporato

 

Domani all’Università Gregoriana seminario di studio su “Leone XIII e la pace”, organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

10 soldati italiani feriti rientrano dall’Iraq. Domani il rimpatrio delle salme. Martedì nella basilica di San Paolo a Roma i funerali di Stato presieduti dal cardinale Ruini. Elicottero americano uccide 7 guerriglieri iracheni: ai nostri microfoni il cardinale Renato Raffaele Martino e don Albino Bizzotto

 

Domani udienza del Papa all’Unitalsi, nel centenario della sua fondazione. Intervista con Antonio Diella e Maria Luisa Grottanelli.  

 

“Un figlio non può morire”: è il titolo del commovente libro di Susanna Roccatagliata. Ce ne parla la stessa autrice.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Aperta oggi a Parigi la 78.ma Settimana sociale di Francia dedicata quest’anno al tema del denaro

 

Una conferenza internazionale sulla crisi dei profughi bhutanesi in Nepal chiesta dal Jesuit Refugee Service

 

Le caratteristiche di una radio cattolica sottolineate dall’arcivescovo di Paranà in un incontro di professionisti della comunicazione

 

Piani di emergenza dell’Onu in vista del rientro dei profughi sudanesi  nel Paese.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente serbomontenegrino Marovic si scusa con i bosniaci, per le sofferenze causate loro da serbi e montenegrini nel conflitto degli anni '90

 

Attentato in Inguscezia: 4 i morti vicino al confine amministrativo con la Cecenia

 

Al via a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, il vertice iberoamericano

 

Oltre 40 minatori sono morti in Cina, per un’esplosione in una miniera nell’est del Paese.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 novembre 2003

 

SCOPRIRE LA TENEREZZA DI DIO PER SCONFIGGERE IL MALE DELLA DEPRESSIONE:

COSI’, GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI

ALLA 18.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE,

RICEVUTI STAMANI IN VATICANO

- Il servizio di Alessandro Gisotti -

 

Di fronte al preoccupante diffondersi degli stati depressivi, a volte indotti da una società improntata al consumismo, “occorre proporre nuove vie, perché ciascuno possa costruire la propria personalità coltivando la vita spirituale, fondamento di un’esistenza matura”. E’ la profonda riflessione offerta stamani dal Papa ai partecipanti alla 18.ma Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, incentrata sulla malattia emergente della depressione. Nel suo “amore infinito”, ha detto ancora, “Dio è sempre vicino a coloro che soffrono”, la depressione può essere allora “una strada per scoprire altri aspetti di se stessi” e nuove forme di incontro con Dio stesso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Ben sapendo “quanta fatica costi per la persona depressa ciò che agli altri appare semplice e spontaneo, bisogna aiutarla con pazienza e delicatezza, ricordandosi del monito di santa Teresa di Gesù Bambino: I piccoli fanno piccoli passi”. Sono parole di speranza quelle del Papa, che ha sottolineato come la “depressione sia sempre una prova spirituale”. Dunque, il ruolo di quanti si prendono cura della persona depressa “consiste soprattutto nell’aiutarla a ritrovare la stima di sé, la fiducia nelle proprie capacità, l’interesse per il futuro, la voglia di vivere”. Per questo, ha rilevato è “importante tendere la mano ai malati, far loro percepire la tenerezza di Dio, integrarli in una comunità di fede e di vita in cui possano sentirsi accolti, capiti, sostenuti,  degni, in una parola, di amare e di essere amati”. E qui il Santo Padre ha indicato come la lettura e la meditazione dei Salmi, “in cui l’autore sacro esprime in preghiera le sue gioie e le sue angosce, può essere di grande aiuto”. D’altro canto, la recita del Rosario “permette di trovare in Maria una Madre amorosa che insegna a vivere in Cristo”. Ancora, “la partecipazione all’Eucaristia è sorgente di pace interiore”.

 

Il fenomeno della depressione, ha proseguito, richiama alla Chiesa e all’intera società quanto sia importante, specie per i giovani, proporre “figure ed esperienze che li aiutino a crescere sul piano umano, psicologico, morale e spirituale”. L’assenza di punti di riferimento, ha avvertito, “non può che contribuire a rendere le personalità più fragili, inducendole a ritenere che tutti i comportamenti si equivalgano”. In tale contesto, il ruolo della famiglia, della scuola, dei movimenti giovanili, delle associazioni parrocchiali è perciò “molto rilevante” per l’incidenza che tali realtà hanno sulla formazione della persona. Il Papa non ha poi mancato di esortare le istituzioni pubbliche ad assicurare condizioni di vita dignitose alle persone malate, anziane e abbandonate. E a promuovere politiche per la gioventù “tese ad offrire alle nuove generazioni motivi di speranza, preservandole dal vuoto o da suoi pericolosi riempitivi”.

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IL VADEMECUM DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI NEL MONDO

PRESENTATO STAMANE IN SALA STAMPA VATICANA DAL CARDINALE PAUL POUPARD

 

Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha presentato questa mattina nella sala stampa vaticana il vademecum dei Centri culturali cattolici nel mondo, che si calcola siano circa 1200, in Italia  341, e operano nei più svariati campi della cultura. Si tratta – ha detto il porporato - di “postazioni di frontiera” tra credenti, non credenti e seguaci di altre religioni, sempre all’insegna del dialogo. La necessità è quella del confronto tra la fede e la cultura del nostro tempo per non confinare la Chiesa in un ghetto silenzioso: “non si può annunciare il Vangelo – ha detto il cardinale – e vivere la fede in Gesù prescindendo dalla realtà circostante”. Ma sul perché di questo vademecum  ascoltiamo lo stesso cardinale Poupard al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Il primo vescovo di Roma, San Pietro, nella sua prima Lettera, ci dice che dobbiamo essere sempre pronti a rispondere con rispetto e dolcezza a quelli che ci chiedono ragione della nostra speranza. Vediamo accanto a noi tanta gente disorientata; ora, ci sono le chiese, le parrocchie, ovviamente, però c’è tanta gente che ha bisogno di un contatto più informale, più semplice che consenta di rispondere a tanti quesiti posti dalle sfide e dalle opportunità del momento, e di presentare – insomma – alla gente tutto il patrimonio culturale della fede.

 

D. – Ma, oggi i cattolici riescono a fare cultura, in questo mondo sempre più secolarizzato, o si trovano sempre più ai margini?

 

R. – Una bella risposta a questa a domanda viene da Gesù e si trova nel Vangelo. ‘Si può paragonare il Regno dei Cieli ad un granellino di senape: è il più piccolo di tutti, ma una volta cresciuto, diventa un albero e vengono gli uccelli dal cielo e si annidano tra i suoi rami’.

 

D. – Non rischia, a volte, la cultura cattolica di cadere nei due estremi, l’integralismo o l’appiattimento sulla cultura del momento?

 

R. – Direi che questi Centri hanno proprio la vocazione di impedire di cadere in queste due tentazioni antagoniste, proprio grazie alla loro flessibilità. Si tratta infatti Centri, Circoli, Accademie, Case di formazione con diversità di orientamento teologico, scientifico, educativo, artistico. Questo vuol dire che esiste un binomio fondamentale: c’è sempre una chiara identità: siamo infatti Centri cattolici e insieme siamo in dialogo costante con tutte le culture del mondo.

 

D. – Come ridare forza e bellezza ad una cultura che attinge i suoi valori dal Vangelo?

 

R. – Vivendolo. E questo, attraverso la testimonianza delle comunità cristiane e anche attraverso la creatività culturale. E’ infatti proprio a questo che mirano i Centri culturali cattolici. Siamo, per esempio, nel grande dibattito sulla Costituzione dell’Europa, ma la risposta al dibattito viene dalla testimonianza viva, ed è molto importante che noi siamo presenti in questo campo vastissimo, faticoso, complesso ma necessario della cultura.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto, questa mattina, il cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Il Papa ha, inoltre, ricevuto un gruppo di presuli della conferenza episcopale indiana, al termine della Visita ad Limina.

 

In Germania, il Papa ha nominato ausiliare di Münster, il reverendo Franz-Peter Tebartz-van Elst, finora professore di teologia pastorale e liturgia presso la Facoltà Teologica dell’Università di Passau, assegnandogli la sede titolare vescovile di Giro di Tarasio

 

Nello Sri Lanka, il Papa ha nominato vescovo di Anuradhapura padre Norbert Andradi, superiore dello Scolasticato della Congregazione degli Oblati di Maria Immacolata, a Kandy, e consigliere provinciale.

 

 

L’ILLUMINATO E LUNGIMIRANTE IMPULSO DATO DA LEONE XIII

ALL’AZIONE DELLA SANTA SEDE IN FAVORE DELLA PACE, AL CENTRO DI UN CONVEGNO, DOMANI IN VATICANO, PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA

E DELLA PACE E DALLA GREGORIANA,

 NEL CENTENARIO DELLA MORTE DEL PONTEFICE DELLA RERUM NOVARUM

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

         Nello storico passaggio dall’Ottocento al Novecento, l’impulso dato da Leone XIII ad una nuova presenza ed azione della Santa Sede sul piano internazionale è all’origine del crescente impegno per la pace, confermato e rafforzato sotto la guida degli ultimi Papi, da Benedetto XV a Giovanni Paolo II. E’ questo l’affascinante tema che si propone di approfondire il Seminario di studio dal titolo: “Leone XIII e la pace”, promosso domani in Vaticano dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e dalla Pontificia Università Gregoriana, nel centenario della morte del grande pontefice della “Rerum Novarum”.

 

         Il convegno, introdotto dal presidente del Dicastero, il cardinale Renato Raffaele Martino, e dal Rettore della Gregoriana, padre Franco Imoda, si svolgerà nella sede del Pontificio Consiglio a Palazzo San Calisto con la partecipazione di storici, teologi ed esperti a livello internazionale. L’incontro si articolerà in due parti: la prima tesa ad illustrare il contesto storico e l’azione pastorale e diplomatica di Leone XIII a favore della pace; la seconda diretta a mettere in luce il contributo di Papa Pecci alla successiva azione della Santa Sede a favore della pace, con un riferimento particolare alle sfide attuali.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo: “Quelle vite spezzate impongono una vera strategia di pace”; la strage di Nassiriya suscita dolore, sgomento, ma anche detta l’esigenza di un rinnovato senso di responsabilità.

Servizi sulla situazione in Iraq.

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa al Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute.

La lezione inaugurale tenuta dal cardinale Angelo Sodano nel decimo anniversario della fondazione dell’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum”.

 

Nelle estere, Medio Oriente: si prepara un incontro tra Sharon ed Abu Ala.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Paolo Miccoli dal titolo “Rosmini e Gioberti pensatori europei”: pubblicati gli Atti del convegno di Rovereto.

Una monografica dal titolo “I vent’anni del settimanale cattolico ‘Toscana oggi’”. L’unitarietà come caratteristica qualificante di un progetto che punta all’incontro e al dialogo.

L'intervento del prof. Alberto Migone al Convegno nazionale della Federazione italiana settimanali cattolici, a Firenze.

 

Nelle italiane, il governo conferma la missione in Iraq.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 novembre 2003

 

 

PREVIST0, OGGI, IL RIENTRO DEI SOLDATI FERITI DURANTE LA STRAGE DI NASSYRIA.

MARTEDÌ PROSSIMO, A ROMA, I FUNERALI DI STATO PER GLI ITALIANI UCCISI IN IRAQ

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

 

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Le salme dei 18 italiani uccisi a Nassyria rientreranno domani all’aeroporto di Ciampino, i funerali di Stato saranno celebrati martedì prossimo, alle 11.30, dal cardinale Camillo Ruini, probabilmente nella Basilica di San Paolo a Roma. Lunedì mattina sarà allestita una camera ardente nella Sala delle Bandiere del Vittoriano. Fonti militari hanno inoltre dichiarato che oggi pomeriggio arriveranno a Roma i 21 militari feriti nell’attentato e che un nuovo contingente di 75 carabinieri è partito, stamani, dall’Italia per l’Iraq.

 

La Camera dei deputati ha tributato, questa mattina, il proprio omaggio alle vittime di Nassyria con una messa officiata da mons. Fisichella nella cappella di San Gregorio, alla quale hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, il ministro della Difesa, Antonio Martino, ed il sottosegretario alla presidenza, Gianni Letta. Anche l’Europarlamento riserverà un “tributo solenne” ai caduti italiani e lo farà in occasione dell’apertura, lunedì prossimo a Strasburgo, della sessione mensile. Sul versante politico, il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, ha sottolineato come l’attentato contro la caserma dei carabinieri dimostri la necessità “di costruire in fretta un sistema di autogoverno iracheno”.  Berlusconi ha anche ribadito l’opportunità del sostegno politico italiano all’intervento degli Stati Uniti nel Golfo Persico e ha riconfermato la necessità “di inviare truppe con funzione umanitaria per aiutare la ricostruzione di un Iraq democratico”.

 

Ma nel Paese arabo non si interrompe, purtroppo, la catena di odio e violenze. Un elicottero d’assalto americano ha aperto il fuoco contro un gruppo di sospetti estremisti, che si stavano apprestando a lanciare razzi contro una base statunitense presso Tikrit, nel Nord del Paese arabo. Nel raid sono morti almeno sette guerriglieri iracheni. Un portavoce americano ha inoltre annunciato che ieri è morto un civile statunitense in un agguato avvenuto a Nord di Baghdad. Nella lotta al terrorismo si devono infine registrare -secondo quanto emerso da un rapporto dell’Onu  - le crescenti difficoltà a bloccare i finanziamenti alla rete di Al Qaeda.

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Di fronte alla guerra in Iraq e al protrarsi delle violenze, l’azione del Papa a favore della pace non può considerarsi fallimentare. Lo ha affermato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della  Giustizia e della  Pace, intervenendo ieri a Firenze all’inaugurazione di un convegno dei settimanali cattolici. Giada Aquilino ha raccolto la testimonianza del cardinale Martino:

 

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R. – Il fatto che la guerra ci sia stata ha portato qualche organo di informazione a considerare fallimentare l’azione del Papa e della Santa Sede. Ma così non è stato. Ben altri criteri di verifica vanno utilizzati. Quello della Croce, prima di tutto, che fa dire a San Paolo, in un conflittuale confronto con il contesto culturale del suo tempo: “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”. In ogni caso, il Santo Padre ha certamente impedito che la guerra in Iraq assumesse i toni torbidi e nefasti di uno scontro tra religioni. Se avessero ascoltato il Papa non piangeremmo tante morti.

 

D. – Il ruolo del Papa è stato determinante, ma in che mondo?

 

R. – Nell’evitare che diventasse una guerra di religione, nell’evitare che il mondo islamico vi vedesse un confronto tra Oriente ed Occidente. Questo lo sappiamo bene, perché dopo sono venute delegazioni da vari Paesi per ringraziare il Papa per il suo ruolo esercitato durante questa crisi.

 

D. – Che differenza c’è tra la guerra in Iraq, ampiamente seguita dai media, e i conflitti dimenticati?

 

R. – Il Papa, certamente, si occupa dei conflitti dimenticati. Naturalmente l’azione della Santa Sede rimane discreta ma non meno intensa.

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Così non si combatte il terrorismo. E’ la convinzione dell’Associazione ‘Beati i costruttori di pace’, da sempre critica verso le scelte degli Stati Uniti  sulla guerra in Iraq. L’associazione, d’altra parte, ha espresso  dolore, cordoglio, solidarietà e grande riconoscenza a tutti i giovani del contingente italiano e agli iracheni uccisi con loro a Nassyria. Ascoltiamo don Albino Bizzotto, dei ‘Beati costruttori di pace’, intervistato da Francesca Sabatinelli:

 

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R. – In Iraq c’era e c’è – secondo me – una attenzione particolare verso gli italiani, perché hanno lavorato contro l’embargo, insieme con le Ong, prima della guerra. C’è un sentimento buono verso gli italiani. In questo momento, io credo che questo modo di procedere del governo degli Stati Uniti abbia incentivato e concentrato anche il terrorismo internazionale. E io credo che una solidarietà sincera alle vittime significhi andare a denunciare le responsabilità che ci sono. La scelta della guerra di Bush è stata una scelta contro l’opinione pubblica mondiale, contro l’Onu, e non era certamente né contro Saddam Hussein né contro il terrorismo. Era per altri motivi. Questi motivi continuano a rimanere e noi continuiamo a parlare solo del terrorismo.

 

D. – In una situazione del genere, quindi, che cosa ritiene l’Associazione ritiene che sia giusto fare?

 

R. – Fare in modo che l’Onu abbia il suo ruolo in Iraq secondo le regole e le modalità proprie della sua funzione e, quindi, con una forza multinazionale a direzione Onu, non più a direzione statunitense sarebbe meglio che rientrino proprio le forze occupanti. La seconda cosa è che venga data la gestione della transizione alle forze irachene, per fare in modo che trovino la strada per governare il loro Paese.

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Resta da dire che proprio poco fa è giunta la notizia che un giornalista portoghese è stato sequestrato dopo che il convoglio nel quale viaggiava nel sud dell'Iraq è stato attaccato da uomini armati. Si tratta di un giornalista dell’emit-tente Tsf e, inoltre, sembra che un’altra giornalista sia stata ferita nell’attacco.

 

 

 

L’UNITALSI FESTEGGIA I SUOI CENT’ANNI DAL PAPA

MEMBRI DELL’ORGANIZZAZIONE SARANNO RICEVUTI DOMANI DA GIOVANNI PAOLO II

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

 

L’Unitalsi dal Papa. Domani, in occasione dei cento anni dalla fondazione, l’Unione italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari nazionali sarà ricevuta nell’Aula Paolo VI da Giovanni Paolo II. Scopo dell’associazione è organizzare treni per viaggiare verso i luoghi mariani con chi per ragioni di salute, non è autosufficiente. Ma non solo, da qualche anno l’Unitalsi è attiva attraverso iniziative di assistenza domiciliare, organizzazione di soggiorni estivi ed invernali. Per ulteriori informazioni è possibile consultare un sito internet: www.unitalsi.it. Il servizio è di Paolo Ondarza:

 

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(musica)

 

Promuovere un’azione di evangelizzazione e di apostolato verso e con gli ammalati ed i disabili. E’ lo scopo di Unitalsi, un’associazione che, sorta nel 1903, conta oggi trecentomila aderenti: uomini, donne, bambini, sani, ammalati, disabili, senza distinzione d’età, cultura, posizione economica, sociale e professionale. Un’unica divisa rende tutti uguali. Ha percorso tanta strada il “treno dei sogni”, come viene chiamato dai membri dell’associazione, un iter di speranza, fatica, rinascita attraverso i santuari di Lourdes, Fatima, Loreto. Oggi la fermata tanto attesa: l’incontro con il Santo Padre, testimone di fiducia nella sofferenza. Antonio Diella, presidente nazionale Unitalsi.

 

“L’Unitalsi compie 100 anni, ma li compie dentro l’esperienza della Chiesa italiana e quindi l’udienza con il Papa ha proprio questo significato: noi siamo dentro la Chiesa e il Papa per noi è il segno di questa Chiesa, anche sofferente, ma fedele. Per molti ammalati, l’esperienza del Papa è la loro esperienza ed è come vedere Gesù Cristo presente, sofferente, compagno di strada”.

 

Sentiamo Marialuisa, 73 anni, malata dalla prima infanzia di poliomielite e dal 1960 membro Unitalsi:

 

R. - La mia malattia inizia a due anni e mezzo; ho fatto otto anni di ospedale, poi sono venuta in Istituto perché non ho nessuno e poi, la mia esperienza con l’Unitalsi l’ho iniziata che ero già grande, avevo più di 30 anni.

 

D. – L’esperienza nei pellegrinaggi l’ha aiutata, in un certo modo, a vivere in maniera diversa la sua malattia?

 

R. – Sì, veramente. Oltre che fisicamente, mi ha aiutato anche moralmente, perché ho fatto conoscenza con tanti altri disabili come me, ho accettato più volentieri la mia situazione.

 

D. – Partiamo innanzitutto dal suo rapporto con i volontari ...

 

R. – Ah, il mio rapporto con i volontari è bellissimo; ho fatto tante, tante amicizie. Ci telefoniamo spesso, vengono a trovarci ...

 

D. – E con i disabili?

 

R. – Si parla, si gioca insieme ... non ci sentiamo disabili, ci sentiamo uguali agli altri!

 

D. – Marialuisa, le viene in mente un episodio particolare?

 

R. – La prima volta che sono andata con l’Unitalsi a Lourdes, ho pianto tanto, perché veramente non ero abituata a tanta amicizia, a tante persone attorno a me, per tutti una parola, una carezza, un conforto, un sorriso ...

 

D. – Come accennava, dall’età di due anni la sua croce: la poliomielite. Attraverso la sua esperienza, la disperazione può diventare speranza e la tristezza sorriso?

 

R. – Sì, però non sempre: alle volte. A volte ci si sente sopraffatti dalla croce. Io alle volte la notte piango: ‘Signore, ma perché tanta sofferenza?’. Però, pensando a chi sta peggio di me, dico: ‘Va bè, Signore, va bene pure così!”.

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“UN FIGLIO NON PUO’ MORIRE”: E’ IL TITOLO DEL COMMOVENTE LIBRO

DI SUSANNA ROCCATAGLIATA. NEL VOLUME, LA GIORNALISTA CILENA

STRINGE IN UN ABBRACCIO CHI HA PERSO UN FIGLIO

 

“La perdita di un figlio è qualcosa che la ragione semplicemente non può ammettere; quello che si può cercare di accettare è, invece, il proprio dolore, l’angoscia che sembra svuotare la vita di ogni significato”: è il messaggio di Susanna Roccatagliata, autrice del libro “Un figlio non può morire”. In 236 pagine la giornalista cilena racconta la dolorosa esperienza della perdita del figlio di soli 5 anni e del difficile cammino intrapreso poi per riscoprire la speranza, l’amore per la vita e l’aiuto del prossimo. Ma quale è stata la fonte di maggiore conforto per Susanna Roccatagliata, dopo la perdita del piccolo Francesco? Ascoltiamola al microfono di Barbara Castelli:

 

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R. – L’unica maniera, l’unico modo che l’essere umano ha di trovare un senso alla vita è aiutare un altro e, quindi, riconoscere di non essere l’unico al mondo ad avere un dolore. Io offro alle persone che mi sono vicine un pochino, e ne ricevo tanto, ma tanto!

 

D. – Nel volume, in qualche modo, dai anche dei suggerimenti concreti: cosa aiuta a realizzare la perdita di un figlio, e cosa non aiuta…

 

R. – Tra le cose che aiutano, c’è l’esprimere sempre i nostri sentimenti. Noi genitori ci sentiamo in colpa: anche se la morte di nostro figlio era inevitabile, ci sentiamo colpevoli perché pensiamo se abbiamo fatto tutto il possibile per lui, se abbiamo fatto tutto per evitare la tragedia, se lo abbiamo amato sufficientemente ... Credo, quindi, che sia necessario sempre parlare con un’altra persona. In questi casi si ha bisogno di una mano che si apra e di un cuore che ascolti. Importante, inoltre, è capire che nel dolore noi non siamo gli unici a soffrire: se ci sono altri figli, ad esempio, questi figli hanno perso un fratello!

 

D. – Pensi che la società di oggi non voglia in qualche modo confrontarsi con la morte e voglia marginalizzare il dolore?

 

R. – Credo di sì… non tanto marginalizzarlo, ma negarlo. Io penso che all’inizio, quando un figlio muore, nessuno sa che cosa dire, nessuno sa che cosa fare. Questo rappresenta un po’ la via crucis: dobbiamo percorrere tutte le stazioni e nelle stazioni c’è gente che ci guarda, molte volte cadiamo… In quei momenti bisogna ricordare Gesù e ricordare anche che Maria era lì e lo guardava senza ribellarsi! Io non dimentico mai questo, perché per me la Vergine è un esempio di vita, nel senso che lei aveva un unico figlio e nel percorso della Via Crucis non ha mai gridato: è stata una Madre che si fidava di Dio. Penso che anche noi dobbiamo fare questo: nel dolore siamo assolutamente soli e abbiamo solo la Fede in un Dio misericordioso, che non ci abbandonerà mai.

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CHIESA E SOCIETA’

14 novembre 2003

 

SI E’ APERTA A PARIGI LA 78ESIMA SETTIMANA SOCIALE DI FRANCIA,

DEDICATA QUEST’ANNO AL DENARO E AI MECCANISMI

CHE LO RENDONO PROTAGONISTA DI SCELTE POLITICO-SOCIALI

- A cura di Francesca Pierantozzi -

 

 

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PARIGI.= Il denaro, la violenza economica, il rapporto individuale e collettivo con i soldi: sono il tema della 78.ma Settimana sociale di Francia, che comincia oggi a Parigi. Per due giorni, i partecipanti dibatteranno su un argomento che spesso provoca polemiche, silenzi o imbarazzi. L’apertura dei lavori è stata affidata al presidente delle Settimane sociali, Michel Camdessus, ex responsabile del Fondo Monetario Internazionale. Il tema del denaro è il seguito naturale del titolo  dell’edizione dello scorso anno, “La violenza” - ha spiegato Camdessus, ricordando che 60 milioni di europei vivono oggi sotto la soglia di povertà e che l’80 per cento dell’umanità ha accesso solo al 20 per cento delle ricchezze del pianeta. Il denaro – ha sottolineato Camdessus – determina le scelte degli Stati,  dirige in modo esclusivo le scelte delle imprese che, a loro volta, dominano la vita politica e sociale. All’incontro, che si svolge nella Maison de la   Mutualité, partecipano tra gli altri Robert Rochefort, direttore generale del Centro di Osservazione delle condizioni di vita, l’ex ministro socialista Dominique Troschar,  Olivier de Dinechin, membro del Comitato francese di etica, Jean-Yves Calvez, docente all'Institut Catholique di Parigi.

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UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE PER TROVARE UNA SOLUZIONE

ALLA CRISI DEI PROFUGHI BHUTANESI IN NEPAL, CHE DURA DA 12 ANNI:

LA CHIEDE IL SERVIZIO DEI GESUITI DEDICATO AI PROBLEMI DEI RIFUGIATI NEL MONDO


KATHMANDU = Una Conferenza internazionale che includa i governi di Bhutan e Nepal, l'Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Ancur) e rappresentanti degli sfollati, per trovare una soluzione definitiva alla crisi dei profughi bhutanesi in Nepal, che dura ormai da 12 anni. Lo chiede con forza il Jesuit Refugees Service (Jrs), organizzazione dei gesuiti che si occupa dell’assistenza ai rifugiati in diverse aree del mondo. Con una coalizione di altre Organizzazioni non governative, fra cui Amnesty International e Human Rights Watch, il Jrs denuncia il fallimento dell'ultima sessione di incontri, avvenuta alla fine di ottobre a Thimpu, capitale del Bhutan, tra i governi di Bhutan e Nepal per tentare di risolvere la crisi dei rifugiati. La situazione è ormai allarmante in quanto nei campi profughi non sono rispettati gli standard relativi ai diritti dei rifugiati.  Più di 100.000 rifugiati bhutanesi – circa un sesto della popolazione del Bhutan – vivono in campi nel sud est del Nepal sin dai primi anni ‘90, quando furono espulsi dal Bhutan per motivi politici, in quanto sostenitori dell’opposizione alla monarchia, ed etnici, perché di origine e cultura nepalese. Dopo anni di stallo, i governi del Bhutan e del Nepal hanno accettato di condurre indagini e monitoraggi. nel marzo del 2001.(F.S.)

 

 

IDEE CHIARE E COERENZA AL SERVIZIO DEL PROGETTO DI FEDE:

QUESTE LE CARATTERISTICHE DI UNA RADIO CATTOLICA,

RIBADITE DALL’ARCIVESCOVO DI PARANA IN UN INCONTRO

DI PROFESSIONISTI DELLA COMUNICAZIONE 

 

BUENOS AIRES. = “Le radio cattoliche hanno una precisa connotazione che deve essere sempre e comunque messa in rilievo, altrimenti perderebbero la loro natura per diventare mezzi di informazione come gli altri”. E’ quanto ha detto l’arcivescovo di Paranà, Mario Maulion, presidente della Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, durante un incontro con i comunicatori e i professionisti della radiodiffusione cattolica, svoltosi di recente a Rosario. “Le nostre emittenti devono poter contare su un chiaro progetto, anche perché la sola buona volontà di voler trasmettere non è sufficiente”. Perché una radio sia cattolica, ha affermato il presule, “necessita innanzitutto di essere mezzo di comunicazione con una distinta identità. Il cattolico non è, infatti, un anonimo cristiano impegnato unicamente in un approfondimento culturale generico. Quindi per definirsi cattolica, l’emittente deve avere idee chiare, precisa volontà e soprattutto coerenza”. Secondo mons. Maulion, però, tutto questo ancora non basta. “La correttezza nella gestione economica ed amministrativa – ha aggiunto l’arcivescovo - è l’altra componente necessaria. Dai vertici al personale ultimo, tutto deve funzionare in perfetta linea con il progetto di fede. Non ci può essere discrepanza tra ciò che si manda in onda e quello che è lo stile di vita della stessa radio e di chi ci lavora”. L’arcivescovo di Paranà ha invitato infine i giornalisti presenti ad investire sulla formazione permanente, quale carta fondamentale dei progetti delle singole emittenti. (A.D.C.)

 

 

 

 

PER PAURA DI UN DISASTRO UMANITARIO, LE AGENZIE DELL’ONU

 ANNUNCIANO PIANI DI EMERGENZA IN VISTA DEL RIENTRO

DEI PROFUGHI SUDANESI DAI PAESI CONFINANTI NON APPENA CI SARA’

LA FIRMA DELLA PACE IN SUDAN.GLI SFOLLATI SONO ALMENO 570.000

 

KHARTOUM. = Cresce la preoccupazione per il rientro dei sudanesi rifugiatisi nei paesi confinanti. Mentre si avvicina la firma dell’accordo di pace tra il governo di Khartoum e i ribelli del Spla/m (Esercito/Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese), aumentano le pressione nei Paesi che ospitano i profughi sudanesi perché queste persone siano rimpatriate al più presto. Si calcola che i sudanesi

 

costretti a rifugiarsi all’estero siano 570mila dei quali 223mila in Uganda, 88mila in Etiopia, circa 70mila nella Repubblica Democratica del Congo, 70mila in Ciad e 60mila in Kenya.  A questi si aggiungono tra i 3 e i 4 milioni di sfollati interni, che se dovessero tornare tutti in massa a casa creerebbero enormi problemi di ordine umanitario.  Inoltre, solo nella capitale sudanese Khartoum, che si trova nel nord del Paese, vi sono ben 2 milioni di sfollati provenienti dal sud. Di fronte alla prospettiva di un disastro umanitario,  le agenzie delle Nazioni Unite stanno predisponendo piani di emergenza. (F.S.)

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

14 novembre 2003

- A cura di Giada Aquilino -

 

Una richiesta di scusa ai cittadini bosniaci, per le sofferenze causate loro da serbi e montenegrini nel conflitto degli anni '90, è giunta dal presidente serbomontenegrino Svetozar Marovic. Il capo di Stato ha partecipato ieri a Sarajevo ad una riunione del consiglio bilaterale di cooperazione, durante la quale fra l'altro è stato abolito l'obbligo di passaporto per il transito fra Serbia-Montenegro e Bosnia. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Marovic ha chiesto scusa ai cittadini bosniaci, ''per tutti i torti e le disgrazie sofferte'', invitandoli a unirsi ai serbomontenegrini ''nel coraggio del perdono, per sanare le ferite''. “A titolo personale e per conto di coloro che rappresento - ha detto Marovic - voglio sottolineare che le scuse non sono solo un atto formale, ma un'intenzione sincera”. Ha poi aggiunto che “le popolazioni non devono soffrire il biasimo provocato dalle azioni degli individui” e che le scuse possono servire ai due Paesi per guardare al “futuro comune europeo”.

 

La dichiarazione di Marovic è stata accolta da Dragan Covic, presidente della copresidenza bosniaca, come ''un messaggio di civiltà''. Covic ha detto di essere stato colto di sorpresa dalle ''inattese'' parole di Marovic e di avere ''piena comprensione'' per quel messaggio. Il leader bosniaco ha però aggiunto che ''non si è ancora discusso della causa intentata da Sarajevo e dalla Croazia nei confronti di Belgrado'' per i danni di guerra. Una guerra  che è durata quattro anni, dal 1992 al 1995, e che ha provocato 200.000 morti e 800.000 tra sfollati e profughi. Resta uno dei più violenti e tragici conflitti scoppiati in Europa nel XX secolo.

 

Guardando all’oggi, va detto che l'attuale sistema di governo della Bosnia-Erzegovina, stabilito dagli accordi di Dayton, fa del Paese una delle democrazie più complesse del mondo: il presidente condivide la carica con altri due presidenti, eletti dalle rispettive comunità croata, musulmana e serba. Essi si alternano alla guida dell'organo collegiale ogni otto mesi. I capi del governo sono i tre presidenti del Consiglio dei Ministri che nominano insieme i membri del Consiglio. Oltre a questo sistema di tripla presidenza, ci sono anche un presidente della Federazione della Bosnia-Erzegovina e un presidente della Republika Srpska.

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La Serbia andrà al voto il prossimo 28 dicembre per elezioni legislative anticipate. Ieri la presidente ad interim Natasa Micic ha sciolto le Camere per il progressivo sfaldamento della coalizione di maggioranza Dos, che fra il settembre e il dicembre del 2000 aveva sconfitto il regime di Slobodan Milosevic. Domenica prossima intanto si terranno le consultazioni presidenziali, già fallite due volte negli ultimi dodici mesi. Tra i favoriti, il candidato della maggioranza Dragoljub Micunovic, già presidente del Parlamento serbomontenegrino.

 

Torna la violenza nel Caucaso, precisamente in Inguscezia. Quella che sembrava essere un’esplosione dovuta ad una fuga di gas, si è rivelata essere un attentato. Ce ne parla Giada Aquilino:

 

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Non ci sono più dubbi. E' stata una bomba a causare oggi l'esplosione in una casa del villaggio di Troitskaia, in Inguscezia, vicino al confine amministrativo con la Cecenia. Almeno quattro i morti, tutti poliziotti dei reparti speciali che stavano ispezionando l'abitazione. Ci sono anche 11 feriti, due dei quali in condizioni molto gravi. Le prime indagini parlano di una trappola, secondo uno schema già utilizzato dalla guerriglia islamico-indipendentista attiva nella vicina Cecenia.

 

Proprio nella Repubblica caucasica indipendentista stamani era stato sventato un attentato. Un'autobomba imbottita di 300 chilogrammi di esplosivo era stata disinnescata dai federali russi a Novi Sharoi. Nelle stesse ore, unità speciali della milizia cecena filorussa hanno inoltre liberato due inquirenti della procura regionale che erano stati sequestrati quasi un anno fa vicino Grozny. Infine a Mosca è giunto il presidente ceceno, Akhmed Kadyrov, vicino al Cremlino, per riaffermare l'appartenenza della Repubblica alla Russia, in un quadro di rinnovata autonomia.

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Il caso Yukos “non è un ritorno al passato”. Lo ha assicurato oggi il presidente russo Vladimir Putin, intervenendo a Mosca al congresso dell’Unione degli imprenditori. Pur non citando lo scandalo del colosso petrolifero, il capo del Cremlino ha risposto a chi – dopo l’arresto del magnate Mikhail Khodorkovski - accusava le autorità di Mosca di un attacco al capitalismo.

 

In Georgia esiste il rischio concreto di una “guerra civile”. Lo ha evocato stamani il presidente georgiano Shevardnadze, lanciando un appello alla popolazione per invitarla a non partecipare a proteste di massa per chiedere le sue dimissioni. Riguardo al voto del 2 novembre, di cui mancano ancora i risultati ufficiali, l’opposizione ha denunciato irregolarità, chiedendo nuove elezioni e le dimissioni del presidente.

 

Subisce una battuta d’arresto il processo di pace nello Sri Lanka, dopo tre decenni di guerra civile tra guerriglia Tamil e governo di Colombo, con un bilancio di oltre 60 mila vittime. I mediatori norvegesi hanno infatti sospeso le trattative di riconciliazione fino a quando non sarà risolta la crisi politica tra la presidente Chandrika Kumaratunga e il primo ministro Ranil Weckremesinghe.

 

Oltre 40 minatori sono morti oggi in Cina, in seguito ad un’esplosione di gas naturale verificatasi in una miniera nell’est del Paese. L'incidente è avvenuto nella provincia meridionale del Jiangxi. Altri 11 minatori sono dati per dispersi, dopo che si è verificata un'altra deflagrazione in un sito minerario della provincia del Jilin.

Giornata inaugurale oggi a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, del vertice iberoamericano, a cui partecipano capi di Stato e di governo dell’intero Continente e della Spagna. Da Santa Cruz de la Sierra, Maurizio Salvi:

 

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Questo 13.mo vertice iberoamericano si presenta ricco di spunti, perché il tema dell’esclusione sociale è molto sentito in America Latina dopo il fallimento, negli anni Novanta, dell’esperienza economica neo-liberale. Parallelamente al summit, si svolge un incontro alternativo a cui partecipano organizzazioni di contadini, coltivatori di coca e indios di tutta la Bolivia: l’incontro si propone di presentare ai capi di Stato e di governo una piattaforma per un’America Latina più giusta.

 

I ministri degli Esteri partecipanti al 13.mo Vertice hanno esaminato preliminarmente un rapporto dell’ex presidente brasiliano Fernando Henrique Cardoso sulla possibilità di far fare alla riunione iberoamericana un salto di qualità. La sua proposta centrale, fortemente appoggiata dalla Spagna, riguarda la creazione di una segreteria permanente e la trasformazione del vertice in una sorta di Commonwealth britannico. L’idea, indubbiamente suggestiva, ha provocato resistenze di vari Paesi, tra cui Brasile, Venezuela, Cuba e in misura minore in Argentina.

 

Da Santa Cruz de la Sierra, Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato fino al prossimo 4 febbraio la missione Onu in Costa d’Avorio, la Minuci. La decisione è giunta proprio quando nel Paese africano si trovava in visita il presidente della Commissione europea. Romano Prodi ha già avvertito che i 400 milioni di euro promessi dall’Unione europea non saranno erogati finché le parti in conflitto non applicheranno gli accordi di pace. Sentiamo Giulio Albanese:

 

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La parola d’ordine deve essere pace: lo ha detto ieri il presidente della Commissione europea Romano Prodi, nel corso della sua visita in Costa d’Avorio. In effetti, nonostante la fine del conflitto civile e la presenza di un governo di unità nazionale, il Paese del cacao continua ad essere diviso in due: l’area centro-settentrionale in mano all’ex ribellione e quella meridionale, controllata dalle forze fedeli al presidente Laurent Gbagbo. “Senza sforzi reali per il disarmo – ha detto Prodi – e senza un’azione concertata e simultanea di tutte le parti coinvolte nel processo di pace non sarà possibile ottenere alcun risultato concreto”. “La Costa d’Avorio è considerata uno dei Paesi-chiave per la prosperità nell’intera regione”, ha spiegato Prodi. Proseguendo il suo viaggio in Africa occidentale, oggi il presidente della Commissione Ue fa tappa in Burkina Faso, prima di rientrare a Bruxelles.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Una collaborazione per agire contro il terrorismo. L’ha offerta il segretario di Stato americano Powell, in una telefonata al premier palestinese Abu Ala. Confermato intanto per la fine della prossima settimana un incontro tra i premier israeliano Sharon e palestinese Abu Ala.

 

Dichiarata una tregua in Corsica da parte del più importante movimento separatista locale, l’FLNC-Unione dei Combattenti. E’ stata annunciata una sospensione degli attentati senza limiti di tempo, in vista della creazione di un unico movimento separatista.

 

Italia. Il Senato ha approvato il disegno di legge di Bilancio con 152 sì, 73 no e un astenuto. Il provvedimento e quello relativo al Ddl Finanziaria, approvato stanotte, passano ora all'esame della Camera.

 

 

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