RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 316 - Testo della Trasmissione di mercoledì 12 novembre 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

E’ un vile attentato che non aiuta la pacificazione: cosi’ il Papa in un messaggio di cordoglio al presidente Ciampi dopo l’attacco terroristico  in Iraq in cui sono morti almeno 14 militari italiani  tra cui 11 carabinieri. Hanno perso la vita anche 8 iracheni

 

 Giovanni Paolo II all’udienza generale di stamane parla della morte e della  resurrezione: la nostra patria e’ nei cieli. Dio non e’ indifferente alla sofferenza dei fedeli

 

 Presentata stamane nella Sala Stampa vaticana la Conferenza internazionale sulla depressione che iniziera’ domani in Vaticano. Ai nostri microfoni il cardinale Lozano Barragan

 

“Il campo degli OGM non va abbandonato ma ha bisogno ancora  di molte cure”. Cosi’ il cardinale Renato Martino a conclusione del seminario promosso dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace.Ce ne parla lo spesso porporato e la dottoressa Paola Testori Coggi

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

L’attacco terroristico contro la base italiana di Nassiriya in Iraq:gli interventi del presidente Ciampi e di Prodi, le interviste all’Ordinario Militare d’Italia, arcivescovo Angelo Bagnasco e ai giornalisti Guido Olimpio e Alberto Negri

 

 Il libro di Andrea Riccardi sul governo carismatico di Giovanni Paolo II: ce ne parlano lo stesso autore e il sociologo Giuseppe De Rita.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Un nuovo trattamento antimalarico è stato introdotto in Burundi dall’Onu, attraverso l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità

 

Giudice pakistano condanna a morte un uomo musulmano ritenuto colpevole di aver pronunciato parole insultanti contro Maometto

 

Stamani al monastero di Ronco di Griffa, sul Lago Maggiore, è stata consegnata l’onorificenza con medaglia di “Giusto tra le nazioni” alla memoria di madre Maria Giuseppina Lavizzari

 

Condannato in Vietnam  per “aver abusato delle libertà democratiche” l’ex guardia del corpo del leader comunista Ho Chi Minh che ha oggi 74 anni

 

Il patriarcato di Mosca ha espresso soddisfazione per l’incontro tra il nunzio apostolico a Mosca e il responsabile del Dipartimento relazioni internazionali, avvenuto due giorni fa

 

 

 

 

24 ORE NEL MONDO:

 

 Al voto di fiducia oggi il nuovo governo palestinese

 

 Nessun accordo nello Sri Lanka dopo i colloqui tra presidente e premier

 

 L’Africa chiede aiuto all’Onu per risolvere la situazione in Costa d’Avorio.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 novembre 2003

 

 

UN VILE ATTENTATO CHE  NON AIUTA LA PACIFICAZIONE.

COSI’ IL PAPA IN UN MESSAGGIO DI CORDOGLIO AL PRESIDENTE CIAMPI,

DOPO L’ATTACCO TERRORISTICO IN IRAQ CONTRO I SOLDATI ITALIANI

 

Dopo il gravissimo attentato di Nassirya, in Iraq, in cui sono morti almeno 14 militari italiani, tra cui 11 carabinieri, il Papa ha inviato al presidente Ciampi un telegramma in cui ha espresso il suo più profondo dolore.

 

Stamattina un camion-bomba è esploso in questa città irachena davanti alla base dell’Arma dei Carabinieri. Sono morti anche otto iracheni. Numerosi i feriti. Messaggi di cordoglio e solidarietà sono giunti da tutto il mondo. Ma veniamo alle parole del Papa. Il servizio è di Sergio Centofanti:

 

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“Ho appreso con profondo dolore la notizia del vile attentato a Nassiriya, in Iraq, dove carabinieri e soldati italiani hanno perso la vita nell’adempimento generoso della loro missione di pace”.

 

Così il Papa inizia il suo telegramma di cordoglio al presidente Ciampi. Il Pontefice esprime “la più ferma condanna per questo nuovo atto di violenza che, aggiungendosi ad altri efferati gesti compiuti in quel tormentato Paese, non ne aiuta la pacificazione e la ripresa”. Nell’elevare la sua fervida preghiera per le vittime, Giovanni Paolo II invoca dal Signore il cristiano conforto per i familiari ai quali – scrive – si sente particolarmente vicino in quest’ora di grande tristezza. Infine il Papa  chiede al presidente Ciampi “di  far giungere ai militari e ai civili, impegnati nel compito a servizio di quella popolazione così provata”, l’espres-sione della sua orante solidarietà.

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IL TEMA DELLA MORTE E DELLA RISURREZIONE IN CRISTO, CANTATO AL SALMO 141,

AL CENTRO QUESTA MATTINA DELLA CATECHESI DEL PAPA

DURANTE L’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Il passaggio doloroso della morte trasfigurato “dall’esito glorioso della vita di Cristo”: la risurrezione. E’ il Salmo 141 a cantare in versi il momento estremo della vita umana, in bilico tra “l’abisso della prova” e la “fiducia in Dio” che anima il giusto, al quale “è donata l’eternità della gloria del Padre”. Giovanni Paolo II ha incentrato su questi versi – gli stessi che pronunciò circa 800 anni fa, in punto di morte, Francesco d’Assisi - la sua catechesi all’udienza generale di oggi, tenuta in Piazza San Pietro davanti a oltre 11 mila persone.

 

Avvolto nel suo mantello rosso per via del clima freddo e del cielo scuro di questa mattina, il Papa ha proseguito con la sua riflessione sui Salmi della preghiera serale dei Vespri, soffermandosi sulla supplica che il Salmista leva a Dio “che non è indifferente – ha osservato il Pontefice – alla sofferenza del fedele”. Dal grido d’angoscia dell’apertura, i versetti si aprono più avanti alla speranza, quando l’uomo riconosce “che ormai l’unica protezione e la sola vicinanza efficace è quella di Dio”: “Sei tu il mio rifugio – recita il Salmo – sei tu la mia sorte nella terra dei viventi”. Come in altri Salmi di supplica, ha proseguito Giovanni Paolo II, “la prospettiva finale è quella di un rendimento di grazie”. Un sentimento che, nella comunità antica descritta nel salmo, era condiviso tra tutti i membri, perché - ha spiegato il Papa - i giusti consideravano “la salvezza del fratello come un dono fatto a loro”.

 

“Questa atmosfera - ha affermato il Pontefice - dovrebbe aleggiare anche sulle celebrazioni cristiane. Il dolore del singolo deve trovare eco nel cuore di tutti; ugualmente la gioia di ciascuno deve essere vissuta dall’intera comunità orante”:

 

“La tradizione cristiana ha applicato il Salmo 141 a Cristo perseguitato e sofferente. In questa prospettiva, la meta luminosa della supplica salmica si trasfigura in un segno pasquale, sulla base dell’esito glorioso della vita di Cristo e del nostro destino di resurrezione con lui”.

 

Nei saluti in polacco, prima della benedizione finale, Giovanni Paolo II è voluto ritornare con i suoi connazionali alla festa di ieri, 11 novembre, giorno in cui la Polonia ricorda la propria indipendenza nazionale e con essa “il dono - ha detto il Papa - della libertà di Patria”. Ed ha aggiunto:

 

JAK CO ROKU W SZCZEGÓLNY SPOSÓB...

La sollecitudine per conservare la libertà è un compito che tocca a ciascuno di noi assolvere, non solo nel momento presente ma anche in futuro”.

 

Al momento dei saluti in italiano, Giovanni Paolo II ha rivolto un pensiero particolare ai responsabili della Comunità di Sant’Egidio, ai fedeli di Concesio, paese natale di Paolo VI e al Gruppo dei Convegni di Maria Cristina di Savoia.

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LA DEPRESSIONE, MALE DELLA NOSTRA EPOCA, IN PRIMO PIANO ALLA 18.MA CONFERENZA INTERNAZIONALE DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER LA PASTORALE DELLA SALUTE,

AL VIA DOMANI NELL’AULA NUOVA DEL SINODO. STAMANI LA PRESENTAZIONE DELL’EVENTO

- Con noi, il cardinale Javier Lozano Barragán -

 

La depressione, malattia dei nostri tempi, sarà in primo piano da domani al 15 novembre - nell’Aula nuova del Sinodo in Vaticano - alla 18.ma conferenza internazionale del Pontifico Consiglio per la Pastorale della salute. L’importante evento è stato presentato stamani, alla Sala Stampa della Santa Sede, con l’intervento del cardinale Javier Lozano Barragán, presidente del dicastero vaticano per la salute.  Per maggiori dettagli sulla presentazione, ci ha raggiunto in studio Alessandro Gisotti, che sta seguendo per noi la conferenza stampa:

 

Conoscere la depressione per sconfiggerla: è questo il forte messaggio emerso stamani alla presentazione della 18.ma conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute. Un appuntamento, ha spiegato il cardinale Lozano Barragán che intende far luce su una delle più gravi malattie emergenti dei nostri giorni. Un male, in parte ancora oscuro, che colpisce 340 milioni di persone in tutto il mondo ed è tra le cause principali di invalidità. Malattia, che nel caso peggiore può condurre al suicidio con la perdita stimata di un milione di vite ogni anno.  Proprio in tale contesto, ha spiegato il porporato, la Chiesa riprova il suicidio come peccato grave, ma nel caso del depresso va tenuta in considerazione che tanto la mente quanto la volontà sono fortemente turbate. Il confronto nella tre giorni di lavori ruoterà intorno a tre interrogativi: cos’è la depressione, come la vede Dio, cosa dobbiamo fare. Un’analisi, dunque, alla luce della fede. Alla presentazione, il dottor Joaquín Navarro Valls è intervenuto non solo in veste di direttore della Sala stampa vaticana, ma anche come medico psichiatra. Ecco una sua riflessione sul tema della conferenza:

 

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R. - La depressione è ben diversa da stati d’animo come la tristezza o altro. La depressione è una malattia. Il fattore di rischio di questa malattia è la vulnerabilità che hanno alcune persone con determinati stili di vita. Questo il medico può analizzarlo nel malato, ma non si cura solo con il prozac, solo con la serotonina, solo con gli elementi puramente biologici.

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Venerdì mattina gli oltre 600 partecipanti alla conferenza, tra cui sette cardinali e numerosi vescovi, saranno ricevuti dal Papa in udienza. Una sessione sarà inoltre dedicata al senso della depressione e del male considerati dal punto di vista ebraico, islamico, induista e buddista, momento a cui prenderà parte anche l’ambasciatore cinese presso la Santa Sede. 

 

Ma sulla complessa realtà del fenomeno depressione e sui possibili rimedi, ascoltiamo il cardinale Lozano Barragán, al microfono del collega Giovanni Peduto:

 

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R. – Si dice che la depressione sia il principale killer del mondo in questo momento. L’Organizzazione Mondiale della Salute ci parla, per la cura, di farmaci. E noi diciamo che i farmaci sono buoni, ma che la depressione non è altro che la paura, in ultima analisi. L’uomo della postmodernità certamente si è fatto un uomo pauroso. Noi dobbiamo dare un’unica risposta che non neghi in assoluto la validità dei farmaci, ma che vada oltre i farmaci.

 

D. – Eminenza, veniamo alle cause. Secondo lei da cosa è originata la depressione, che sembra la malattia dei nostri giorni?

 

R. – Penso che ci siano varie cause. Non possiamo dire: “Questa è la causa”. Ma una delle cause, a mio avviso, più importante è il vuoto di valori presente nella società attuale. Si parla della “paralogia della instabilità” che è basata semplicemente sul timore della morte, il timore della morte che invade tutta la vita, fino ai più piccoli dettagli e sfumature. Si impadronisce, dunque, delle persone in maniera da creargli uno stato abituale di paura, di depressione.

 

D. – Lei diceva quindi che non bastano i farmaci. Cosa occorre allora?

 

R. – Se, una delle cause più importanti, se non la più importante, è il vuoto di valori e la paura della morte occorre allora trovare quindi il rimedio più opportuno. Alcuni, nella nuova spiritualità di oggi, parlano spesso della reincarnazione, ma la reincarnazione non ci serve a nulla, è soltanto un’invenzione. Noi invece non abbiamo un’invenzione, né una teoria, ma un fatto storico che è la resurrezione del Signore Gesù. E noi diciamo che l’unica maniera per vincere la morte è la nostra resurrezione nel Signore Gesù, per opera dello Spirito Santo: un vivere, dunque, veramente la resurrezione del Signore. Ecco, per me, il rimedio più grande, più effettivo, contro la depressione. Ciò non vuol dire che dobbiamo prescindere anche dai farmaci, che devono essere usati, ma al centro sta un vuoto di valori e allora: pienezza di valori!

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“IL CAMPO DEGLI OGM NON VA ABBANDONATO

MA HA BISOGNO ANCORA  DI MOLTE CURE”. COSI’ IL CARDINALE MARTINO IERI

A CONCLUSIONE DEL SEMINARIO

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

“Il campo degli organismi geneticamente modificati non va  abbandonato anche se ha bisogno ancora di molte cure. Si deve  continuare a lavorare”. Lo ha detto il cardinale Renato Raffaele  Martino a conclusione ieri a Roma del seminario di studi organizzato presso  il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace di cui e' presidente. Il cardinale ha ribadito la disponibilità del suo dicastero ad offrire “il suo contributo per illuminare le coscienze, affinché le biotecnologie vegetali siano una  opportunità per tutti e non una minaccia, dentro un quadro  politico e giuridico di rinnovata solidarietà nei rapporti  commerciali tra le nazioni, di sicurezza ambientale e sanitaria  per tutti, di ritrovata intesa tra mondo scientifico, società civile e responsabili politici ai livelli nazionali e internazionali”. Ma ascoltiamo il porporato al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Il seminario è stato un primo momento di studio dentro un itinerario che la Santa Sede intende, con prudenza, serenità e nella verità, percorrere per venire incontro a molteplici e diffuse attese presenti nella Chiesa, nel mondo scientifico e in genere nella nostra società.

 

D. – Eminenza, in conclusione, questi organismi geneticamente modificati sono una minaccia o una speranza per l’umanità?

 

R. – Direi che potrebbero essere una minaccia se accolti acriticamente, senza tutte le cautele per la salute delle persone, per la salvaguardia dell’ambiente che la scienza suggerisce e la politica deve adottare con saggezza e lungimiranza. Invece, possono essere una speranza se le grandi potenzialità che possiedono vengono utilizzate con le predette cautele e messe a disposizione di tutti, nel quadro di quella globalizzazione della solidarietà tanto auspicata da Giovanni Paolo II.

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Ma quali sono le principali preoccupazioni emerse durante il seminario sugli ogm? Giovanni Peduto lo ha chiesto alla dottoressa Paola Testori Coggi, direttore per la sicurezza alimentare della Commissione europea.

 

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R. – Direi che la principale preoccupazione emersa dalle discussioni del Convegno è quella dei possibili effetti sull’ambiente. Con gli organismi geneticamente modificati usati in agricoltura, si ha il rilascio di organismi vivi nell’ambiente naturale. Quindi, è importante che qualsiasi autorizzazione all’utilizzo di questi organismi in agricoltura sia preceduta da una valutazione scientifica molto approfondita di effetti a breve e a lungo termine, ed è quello che noi abbiamo fatto in Europa con la nostra legislazione che è stata evidentemente resa ancora più severa.

 

D. – Ma gli organismi geneticamente modificati potrebbero risolvere il problema della fame nel mondo, oppure è piuttosto un problema di distribuzione del cibo che già c’è in abbondanza?

 

R. – Se bisogna essere onesti, nel dibattito sono venute fuori due posizioni: il problema della fame nel mondo è un problema di accesso alle risorse per acquistare il cibo e di accesso a terra coltivata. E’ chiaro che oggi non ci sono organismi geneticamente modificati che rispondono al problema della fame nel mondo, però le potenzialità future della biotecnologia ci sono e potranno in un futuro identificare degli organismi geneticamente modificati che rispondano a dei bisogni, come per esempio la mancanza di vitamina, la somministrazione di vaccini ... E questo è quello che la scienza ci dice che si potrà fare in futuro. Ma oggi ancora non ci sono questi OGM che rispondono a dei bisogni nutrizionali o medici specifici dei Paesi in via di sviluppo.

 

D. – Molti missionari che operano nei Paesi poveri temono che gli organismi geneticamente modificati schiavizzino sempre più le nazioni in via di sviluppo. Il suo pensiero...

 

R. – Il problema è che oggi quegli OGM che vengono commercializzati sia nei Paesi sviluppati che in Paesi in via di sviluppo, sono in effetti OGM che hanno come caratteristica di resistere a certi erbicidi e chiaramente in questo caso questi OGM legano l’agricoltore all’impiego di questi erbicidi e soprattutto all’acquisto di questi semi che possono essere costosi. Ma questo è un problema tipico degli OGM commercializzati oggi: non è detto che in futuro, con una maggiore diversificazione della ricerca, per quegli OGM che sono più adatti alle condizioni, ai problemi dei Paesi in via di sviluppo, questo problema sussista.

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IL DIALOGO TRA CULTURE  E’ LA VIA PER ASSICURARE

UN’ARMONIOSA CONVIVENZA DI  POPOLI DIVERSI: E’ IL SENSO DELL’INTERVENTO

DI MONS. PITTAU, CAPO DELLA  DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE

ALLA 21ESIMA SESSIONE DELLA CONFERENZA DEI MINISTRI PER L’EDUCAZIONE

CHE SI CONCLUDE OGGI AD ATENE, IN GRECIA

 

Nell’ambito della cultura, l’educazione ha la responsabilità di rendere ognuno consapevole delle proprie radici e questo può offrire i giusti  punti di riferimento perché, nel mondo, popoli differenti convivano nell’armonia. E’ il senso dell’intervento di mons. Giuseppe Pittau, segretario della Congregazione per l'Educazione Cattolica, capo della delegazione delle Santa Sede alla 21esima sessione della Conferenza dei Ministri per l’educazione che si conclude oggi ad Atene, in Grecia. Tema dell’incontro: “Educazione interculturale. Rispettando la diversità, rafforzando la democrazia”. Ricordando quale “valido strumento” di riflessione la Convenzione europea per la cultura che sta per compiere 50 anni, è stata sottolineata l’importanza, a livello culturale, di “anticipare una visione unitaria nella diversità”. In un cammino di civiltà l’appartenenza ad una  cultura non può portare ad erigere barriere contro le altre – è stato sottolineato - e nemmeno ad una “omogeneizzazione forzata”. L’unica via è quella ribadita da Giovanni Paolo II quando ha affermato che “un dialogo tra culture emerge come un’esigenza intrinseca dell’essere umano e di ogni cultura”, in particolare in un millennio caratterizzato da società multietniche e multiculturali. A proposito dei testi preparatori dell’incontro ad Atene, il Papa aveva espresso la sua soddisfazione per i riferimenti espliciti alla centralità della famiglia nel ruolo educativo che, certamente, è affidato anche a scuola, organizzazione non-governative, Chiese e comunità religiose. 

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Giovanni Paolo II ha ricevuto questa mattina l’arcivescovo Orlando Antonini, nunzio Apostolico in Zambia e Malawi.

 

In Brasile, il Papa ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Porto Alegre il sacerdote Jacinto Inácio Flach, del clero della stessa arcidiocesi di Porto Alegre, finora direttore spirituale del Seminario maggiore di Viamão. Il neo ausiliare, 51 anni, ha perfezionato i suoi studi a Roma, dal 1995 al 1997, presso il Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum, dove ha conseguito la licenza in Teologia Spirituale. Ha svolto dal 1991 anche le funzioni di vicario parrocchiale nella parrocchia “Nossa Senhora da Conceição”.

 

Sempre in Brasile, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Vacaria, presentata dal vescovo Orlando Octacílio Dotti, francescano cappuccino, in conformità al paragrafo 2 del can. 401 del Codice di Diritto Canonico. Al suo posto, gli succede l’attuale vescovo coadiutore, Pedro Sbalchiero Neto, dei Missionari di Nostra Signora de La Salette.

 

In Salvador, Giovanni Paolo II ha nominato ausiliare della diocesi di Santa Ana il 64.enne sacerdote Luis Morao, dell’Ordine dei Francescani Minori, finora amministratore Apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” dell’Ordinariato Militare per El Salvador. Italiano di nascita, mons. Morao è stato per circa 20 anni missionario nelle Filippine, quindi per tre anni in Guatemala. In Salvador opera dal 1988.

 

Al posto di amministratore Apostolico “sede vacante et ad nutum Sanctae Sedis” dell’Ordinariato Militare per El Salvador, il Papa ha nominato il sacerdote Fabio Reynaldo Colindres Abarca, 42 anni, finora vicario generale del medesimo Ordinariato Militare. Dopo gli studi alla Pontificia Università Gregoriana, mons. Abarca ha frequentato il corso di Teologia Biblica ottenendo la licenza. Dal 1989 al 2000, ha tenuto corsi di etica presso l’Ordinariato Militare, nel quale ha svolto numerosi incarichi pastorali.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con il crudele attentato perpetrato a Nassiryia, in Iraq. L'Italia in lutto.

Il telegramma di cordoglio del Santo Padre al presidente della Repubblica italiana.

In prima si sottolinea che il dopoguerra in Iraq è stato scosso da una nuova tragedia espressione di una logica disumana che fa scempio della vita.

Nelle italiane, si evidenzia che il Paese, sgomento, piange i suoi soldati. Il capo dello Stato: “Il mio primo pensiero va alle famiglie dei militari uccisi da un ignobile atto di terrorismo”. 

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Un articolo su un volume dedicato alla visita pastorale di Giovanni Paolo II in Rwanda, compiuta nel 1990.

 

Nelle estere, l’intervento della delegazione della Santa Sede alla sessione della Conferenza permanente dei Ministri europei dell'educazione: “L’itinerario educativo dovrebbe condurre dalla tolleranza alla comprensione reciproca”.

Uganda: l’Onu denuncia la “vergogna morale” della latitanza internazionale.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Carmin Di Biase dal titolo “Il grido solitario di Albini Pierro”: un saggio di Emerico Giachery.

Una monografica in occasione dei cento anni dalla morte di Theodor Mommsen.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della finanziaria.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

12 novembre 2003

 

 

                   

L’ATTACCO TERRORISTICO CONTRO LA BASE

ITALIANA DI NASSIRYA IN IRAQ

 

 

Torniamo, dunque, a parlare dell’attentato che stamani ha colpito il contingente militare italiano in Iraq. Drammatico il bilancio delle vittime: 11 Carabinieri e 3 soldati sono rimasti uccisi, 8 gli iracheni che hanno perso la vita. La notizia, giunta immediatamente in Italia, ha lasciato attonite le forze politiche, raccolte in quell’ora nelle aule del Parlamento. E sull’attentato di Nassiriya ci riferisce Giancarlo La Vella:

 

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Gli attentatori hanno colpito proprio dove i Carabinieri italiani cercavano di instaurare rapporti di cordialità e di amicizia con la popolazione irachena. La drammatica notizia è rimbalzata immediatamente in Italia, provocando dolore e sconcerto. Camera e Senato hanno interrotto i lavori. A Palazzo Madama e Montecitorio la seduta è stata sospesa in segno di lutto. Il presidente della Camera Casini, parlando ai deputati, ha espresso sgomento per quanto accaduto. E nel pomeriggio si attende l’arrivo in aula del ministro della difesa, Martino. Reazioni addolorate anche da parte della Chiesa locale. “Sono profondamente addolorato per quanto accaduto ai militari italiani – ha detto l’arcivescovo dei caldei di Bassora, mons. Djibrail Kassab - ; gli iracheni apprezzano il loro lavoro e li rispettano”. Una ferma condanna è venuta dall’arcivescovo caldeo emerito di Baghdad, mons Emmanuel-Karim Delly. “Quanto accaduto - ha detto - è contro il bene degli iracheni”. Intanto, la Procura di Roma ha aperto un’indagine sull’attacco di Nassiriya. E non è questo l’unico episodio che ha colpito oggi i militari occidentali. Un commando di insorti iracheni è riuscito la scorsa notte a far saltare in aria a Baghdad un elicottero Black Hawk all'interno del complesso dove ha sede l’amministrazione guidata dagli Stati Uniti. Un soldato americano è poi morto nell'esplosione di una bomba, mentre transitava con il suo veicolo su una strada a nord della capitale. Inoltre, un gruppo di diplomatici turchi in provenienza da Ankara sono stati attaccati da uomini armati sull’autostrada che porta a Baghdad.

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E prima di partire per gli Stati Uniti, dove vedrà il capo della Casa Bianca Bush, il presidente italiano Carlo Azeglio Ciampi sui Carabinieri e soldati deceduti ha detto che “sono militari caduti mentre facevano il loro dovere, per aiutare il popolo iracheno a ritrovare la pace, l'ordine, la sicurezza”, e ha poi aggiunto:

 

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Parto per gli Stati Uniti con animo profondamente commosso. Incontrerò il presidente Bush e il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. Ho la coscienza di rappresentare un Paese unito e forte. Continueremo a svolgere nell’ambito delle Nazioni Unite, e insieme con i nostri alleati, il nostro ruolo nella lotta al terrorismo internazionale.

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Nel corso della sua visita a Dakar, in Senegal, sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, il quale ha ribadito la posizione dell’Unione sulla situazione irachena:

 

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E’ necessario passare ad una fase in cui vi sia un coinvolgimento totale e generale delle Nazioni Unite per il ripristino della pace e in cui nel governo dell’Iraq sia dato sempre più peso e sempre più forza all’espressione del popolo iracheno.

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E ora diamo la parola all’Ordinario Militare d’Italia l’arcivescovo Angelo Bagnasco, al microfono di Fabio Colagrande.

 

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Siamo rimasti sorpresi e allo stesso tempo sconcertati, perché le notizie che sono giunte negli ultimi tempi, anche attraverso i miei cappellani militari, sono sempre state notizie di un buon approccio con la popolazione da parte dei nostri militari, sia come servizio di sicurezza, sia come servizio umanitario. Tutti i giorni vi erano, anzi, vi sono code di persone irachene che si riferiscono ai nostri militari per le necessità primarie, per gli aiuti e quindi questo improvviso attentato ha colto un po’ di sorpresa nel clima generale che ha sempre circondato il contingente di pace italiano. Sconcerto che richiede da parte nostra un motivo di preghiera, di vicinanza anche attraverso i cappellani che sono presenti – sono due, in questo momento – e da parte di tutta l’opinione pubblica italiana, sperando che tutti gli uomini di buona volontà non cedano di fronte a questi attentati in vista di quello che è un aiuto concreto a queste popolazioni.

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Ancora una volta ci si interroga sulle responsabilità di questi episodi. A chi si può attribuire l’attentato di stamani a Nassiriya? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’esperto di terrorismo, Guido Olimpio del Corriere della Sera:

 

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R. - Certamente i guerriglieri e comunque chi attacca le truppe in Iraq ha mille occasioni per farlo: potrebbe attaccare una pattuglia, per esempio. Ma colpendo in questo modo vuol dare spettacolarità al suo attacco. Chiunque sia stato: i partigiani di Saddam Hussein o i volontari islamici o la rete di Al Qaeda. E’ evidente che si tratta di un messaggio spettacolare. Si vuol colpire in modo spettacolare per terrorizzare!

 

D. – Questo ennesimo attentato dimostra che la guerriglia colpisce dove e come vuole?

 

R. – Assolutamente sì. Basta guardare indietro in questi ultimi mesi e vediamo che hanno cominciato dall’alto – col palazzo delle Nazioni Unite, con la Croce Rossa - colpiscono quasi ogni notte con i mortai il comando americano; colpiscono ambasciate, attaccano tutti quei Paesi che hanno aderito – in un modo o nell’altro – all’operazione militare americana, ma senza tirare in ballo Osama Bin Laden o altro. Non c’è dubbio che la strategia degli attacchi sta seguendo questa agenda abbastanza precisa.

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Ma con questo episodio si è voluto forse attaccare uno degli alleati più stretti degli Stati Uniti? Ci risponde l’inviato speciale del Sole 24 Ore, Alberto Negri, sentito sempre da Roberto Piermarini:

 

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Direi che con questo attentato è colpita la missione italiana, iniziata cinque mesi fa e che dovrebbe essere estesa fino a giugno 2004. Una missione, questa, che è vero che aveva un aspetto umanitario e di ricostruzione, ma che comunque apparteneva di fatto allo schieramento della coalizione. Quindi, le forze italiane sono considerate forze di occupazione e che rispondono, di fatto, al comando inglese di Bassora. Finora l’approccio pragmatico dei nostri militari aveva un po’ illuso in Italia su quella che poteva essere la reale entità dei rischi di questa missione, ma, in effetti, anche se i focolai di resistenza e di rivolta nell’area sciita e di Nassirya, dove si trovano i militari americani, sono stati minori rispetto che alla regione sunnita, tutti erano consapevoli che ci potevano essere tensioni improvvise.

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 “UN GOVERNO CARISMATICO. 25 ANNI DI PONTIFICATO”:

E’ IL TITOLO DELL’ULTIMO LIBRO DELLO STORICO ANDREA RICCARDI,

FONDATORE DELLA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO

- Intervista con Andrea Riccardi e Giuseppe De Rita -

 

 

Un uomo forte, estroverso e carismatico, la cui storia diventa una chiave di lettura per meglio comprendere il mondo, religioso e non, nel difficile passaggio tra il XX e il XXI secolo. Questo, in sintesi, il ritratto di Giovanni Paolo II che emerge dal libro dello storico Andrea Riccardi, “Un governo carismatico. 25 anni di pontificato”, edito da Mondatori. La pubblicazione, presentata ieri a Roma, non si propone come l’ennesima biografia del Santo Padre ma ripercorre, in oltre 200 pagine, le linee di forza dell’esistenza dell’uomo-Wojtyla. Il pontificato di Giovanni Paolo II  ''non è imitabile - ha dichiarato il cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione delle Chiese  Orientali, durante l’incontro - ed è destinato a lasciare anche nel futuro un profondo segno”. Ma quale è stato, quindi, il binario lungo cui è corso il pontificato del Papa? Barbara Castelli lo ha chiesto ad Andrea Riccardi, autore del volume.

 

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R. – E’ stato quello di un governo carismatico, quello di un Papa che è stato se stesso, con il suo carisma, con la sua testimonianza di fede, nel quadro della vita della Chiesa.

 

D. – Un Pontificato lungo, appunto carismatico, ma sicuramente sempre attento alla realtà storica e al tessuto sociale contemporaneo…

 

R. – Sì. E’ stato un Papa presente, un Papa della presenza, che ha calcato gli scenari del mondo e che non ha fatto mai sentire la sua lontananza dalla realtà del mondo contemporaneo.

 

D. – Il libro si intitola “Governo carismatico”. Fin dove è arrivato il Papa? Fin dove ha osato?

 

R. – E’ arrivato dappertutto e sente di dover arrivare al cuore dell’uomo.

 

D. – Ritiene che ci sia un sogno nel cassetto di Giovanni Paolo II?

 

R. – Andare a Mosca e andare in Cina.

 

Ma quali sono stati i mezzi con i quali Giovanni Paolo II ha conquistato il cuore dei popoli del mondo? Ci risponde il sociologo Giuseppe De Rita.

 

R. – Ha conquistato la gente sostanzialmente con un carisma che è abbastanza simile a quello di Papa Giovanni. E’ il mistero della diaconia, di uscire dalla casa e di andare. Giovanni XXIII andava nelle prigioni, andava nelle parrocchie, andava un po’ dappertutto. In questo concetto di ‘andare’ sta tutta la dimensione del viaggio di Giovanni Paolo II: i tanti viaggi in Italia e all’estero, ma anche le 300 parrocchie romane. C’è una bella frase che il Papa ha detto in uno dei suoi viaggi, in una nazione a minoranza cattolica: “Io sono il vostro Papa e devo governare anche voi. Ma se non vengo a conoscervi, a vedere come siete, come faccio a governarvi da lontano?”. Questo sicuramente ha avuto grande successo, e cioè l’idea che lui viaggiasse, non per dare messaggi stratosferici, ma per stare insieme agli altri e per offrire agli altri il mistero del Papa, dell’uomo Wojtyla. Il mistero del vescovo - lui non si sentiva un Papa, ma si sentiva e si sente ancora di più un vescovo – quindi, il mistero della sua ordinazione, della sua chiamata. “Perché sono arrivato a questo punto? Perché io mi sono salvato tra tante persone che, invece, sono state distrutte dal regime comunista? Perché? Per diventare Papa. Qui c’è il mio mistero ed io lo offro”.

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CHIESA E SOCIETA’

12 novembre 2003
 

 

UN NUOVO TRATTAMENTO ANTIMALARICO E’ STATO INTRODOTTO IN BURUNDI DALL’ONU, ATTRAVERSO L’UNICEF E L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITA’.

LA MALARIA E’ ATTUALMENTE LA PRINCIPALE CAUSA DI MORTE NEL PAESE AFRICANO

 

BURUNDI.= Il 90 per cento di tutti i casi accertati di malaria si verificano nell’Africa sub-Sahariana. E in Burundi tale malattia è attualmente  la causa principale di morte, più dell’Aids e della guerra. Le vittime sono soprattutto le donne in gravidanza e bambini di età inferiore ai cinque anni. In questi giorni, in Burundi è stato introdotto un nuovo trattamento antimalarico, come parte di un programma sponsorizzato dall'Onu. Il ministro della salute, Jean Kamana, ha annunciato l’impegno del governo a garantire prezzi contenuti per un trattamento altrimenti insostenibile per una popolazione “povera, in collasso economico a causa della guerra”. Il programma si avvale del sostegno economico di donatori europei e americani, oltre che di organizzazioni non governative come Medecins sans frontieres. Una dose del nuovo trattamento costa dai 100 franchi burundesi, per i bambini, al doppio per gli adulti. 100 franchi burundesi sono pari  a otto centesimi di euro. (F.S.)

 

 

GIUDICE PAKISTANO CONDANNA A MORTE UN UOMO MUSULMANO RITENUTO COLPEVOLE DI AVER PRONUNCIATO PAROLE INSULTANTI CONTRO MAOMETTO.

LA BLASFEMIA, INFATTI, PREVEDE, IN PAKISTAN, LA PENA DI MORTE

 

BAHAWALNAGAR. = E’ stato condannato a morte, Niaz Ahmed, uomo musulmano, per blasfemia. Con la sentenza emessa ieri, nella città di Bahawalnagar della provincia del Punjad, da un giudice pakistano. L’uomo è stato accusato di aver usato un linguaggio offensivo contro Maometto davanti a numerose persone della città. L’ufficiale di polizia, Mohammad Anwar, ha detto che l’uomo è stato condannato sulla base di testimonianze e che potrà ricorrere all’Alta corte. Molti sono i detenuti in attesa di giudizio per questo reato.  Alla fine dell’anno scorso si parlava di circa 2.589 imputati, ai quali è stata spesso negata la libertà su pagamento di cauzioni. Secondo le denunce di organizzazioni per i diritti umani, la tortura,  inclusa la violenza sessuale, è diffusa e sistematica tra i detenuti sotto custodia di polizia e di forze paramilitari e causa, durante l’anno, diversi morti. Le comunità religiose non islamiche e le organizzazioni dei diritti umani hanno fatto numerosi appelli al governo affinché modifichi la legge sulla blasfemia, ma i fondamentalisti negano ogni forma di abolizione della legge. (F.S.)

 

 

 

IL CONSIGLIERE DELL’AMBASCIATA DI ISRAELE  HA CONSEGNATO QUESTA MATTIMA

AL CONVENTO DELLE BENEDETTINE DI GRIFFA, SUL LAGO MAGGIORE, L’ONORIFICENZA  “GIUSTO FRA LE NAZIONI”, ALLA MEMORIA DI SUOR GIUSEPPINA LAVIZZARI,

CHE DURANTE L’ULTIMA GUERRA NASCOSE E SALVO’ DALLA MORTE SEI EBREI

 

VERBANIA. =  Stamane, al Monastero di Ronco di Griffa, sul lago Maggiore, è stata consegnata l’onorificenza con medaglia di “Giusto tra le nazioni” alla memoria di Madre Maria Giuseppina Lavizzari, priora dal 1932 al 1947, che salvò dalle persecuzioni nazifasciste numerosi ebrei. A consegnare l’onorificenza alla attuale madre priora  Maria Pia Tei è stato l’addetto culturale dell’Ambasciata Israeliana di Roma. Come dice la motivazione dell’onorificenza di “Giusto tra le nazioni”, chi salva una vita salva il mondo intero. Tre donne, dei rifugiati salvati, sono ancora in vita ed è stata la loro  testimonianza a determinare la decisione dello Stato di Israele di assegnare al convento il riconoscimento che viene attribuito a quanti hanno sottratto cittadini di religione ebraica alla Shoah. (M.A.)

 

 

CONDANNATO IN VIETNAM  PER “AVER ABUSATO DELLE LIBERTA’ DEMOCRATICHE”

L’EX GUARDIA DEL CORPO DEL LEADER COMUNISTA HO CHI MINH, CHE HA OGGI 74 ANNI

 

VIETNAM. = Un attivista per la democrazia di 74 anni è stato condannato a dieci mesi di prigione. Ex guardia del corpo del leader comunista Ho Chi Minh, Tran Dung Tien è stato incriminato per “aver abusato delle libertà democratiche”. Condannato a 10 mesi di reclusione, presto dovrebbe essere liberato perché ha già scontato buona parte della pena mentre attendeva il processo. Tran Dung Tienera è stato arrestato nel gennaio scorso dopo aver chiesto al governo il rilascio di due persone, il colonnello in congedo Pham Que Duong e il docente universitario Tran Khue, che avevano firmato una petizione per la democrazia nel Paese asiatico. Già negli anni Novanta, Tien scriveva  lettere firmate con cui criticava il governo comunista del Vietnam. Nelle sue missive chiedeva, inoltre, il rilascio di tutti i prigionieri politici e maggiore libertà per i vietnamiti. (F.S.)

 

 

IL PATRIARCATO DI MOSCA HA ESPRESSO SODDISFAZIONE  PER L’INCONTRO

TRA IL NUNZIO APOSTOLICO A MOSCA E IL RESPONSABILE DEL DIPARTIMENTO

RELAZIONI INTERNAZIONALI, AVVENUTO DUE GIORNI FA.  SI E’ DISCUSSO DEI PROBLEMI ANCORA APERTI TRA LE DUE CHIESE

ESPRIMENDO LA VOLONTA’ DI MIGLIORARE LA SITUAZIONE

 

MOSCA. =   Il Patriarcato ortodosso di Mosca ha salutato con soddisfazione, ieri pomeriggio, i progressi nel dialogo con la Santa Sede. Una dichiarazione ufficiale in questo senso è stata diffusa attraverso l’agenzia Itar-Tass a conclusione dell’incontro svoltosi tra il nunzio apostolico a Mosca, mons. Antonello Mennini, e il metropolita Kyrill, responsabile del dipartimento relazioni internazionali del Patriarcato, due giorni fa. Il colloquio ha segnato la ripresa del dialogo interconfessionale, dopo il recente incontro del presidente russo, Vladimir Putin, in Vaticano con il  Papa, suggellato dall’impegno del leader del Cremlino ad adoperarsi per favorire l’unità dei cristiani e il riavvicinamento tra la Chiesa di Roma e quella ortodossa russa. Secondo quanto ha dichiarato padre Ioann Lapirus, presente all’incontro perché facente parte della delegazione del Patriarcato, il colloquio tra mons. Mennini e il metropolita Kyrill,  avvenuto su iniziativa del nunzio, è stata  una “discussione aperta'' sui “problemi ancora esistenti tra le due Chiese” che, però, ha lasciato emergere la volontà di “migliorare la situazione” e ha portato a raggiungere “l’accordo di continuare il dialogo”. (F.S.)

 

 

SVILUPPARE LA RICERCA SCIENTIFICA A SERVIZIO DEL PROGRESSO DEI POPOLI,

EVITANDO LE DISCRIMINAZIONI. COSI’ IL CARDINALE CAMILLO RUINI

NEL DISCORSO INAUGURALE DEL 231.MO ANNO ACCADEMICO

DELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERANENSE

- A cura di Paolo Ondarza -

 

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ROMA. = La sfida sulla quale saranno chiamati a confrontarsi le generazioni future sarà quella di poter coniugare conquista scientifica e sviluppo dei popoli, senza dare adito a divisioni o sperequazioni tra ricchi e poveri. Così il vicario del Papa, cardinale Camillo Ruini, ha aperto, questa mattina sulle note del “Veni Creator”, la cerimonia inaugurale del 231.mo anno accademico della Pontificia Università Lateranense, presso l’Aula Magna dello stesso ateneo. Un avvenimento caratterizzato dalla presenza del Premio Nobel per la Fisica, Carlo Rubbia, intervenuto sul tema “La scienza al servizio dell’uomo”. “C’è un momento in cui spazio e tempo si originarono – ha detto Rubbia – dal Big Bang, nulla esisteva prima di esso”. “L’uomo di scienza – ha continuato – non può non associare quel momento alle Sacre Scritture: ‘Sia la luce e la luce fu’”. La ricerca della verità è stata al centro della prolusione del rettore della Lateranense, mons. Rino Fisichella. “Compito dell’Università Pontificia – ha detto – è proporre una formazione che si faccia carico della missione di rendere i suoi studenti persone capaci di puntare lo sguardo sulla verità e mantenerlo fisso in essa”. Ricordando le parole di Giovanni Paolo II alle Università Pontificie, il rettore ha sottolineato incognite e rischi insiti nella conquista della verità. “Nonostante ciò – ha aggiunto –rimane l’obiettivo finale della ricerca, un dovere per ogni uomo”. Una verità che, come recita il Vangelo di Giovanni, fa liberi ma comporta un cammino lungo tutta l’esistenza. “Un’ ascesa fatta di meraviglia e stupore – ha continuato – verso una verità ulteriore in grado di spiegare il senso della vita e portare alla riscoperta di valori quali bellezza, fedeltà ed amore, che non conoscono il trascorrere del tempo. Ma perché la scienza serva veramente l’uomo – ha concluso mons. Fisichella  – deve essere protesa verso la fonte originaria della verità, Gesù Cristo”.

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24 ORE NEL MONDO

12 novembre 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

 

Tre anni di violenza “sono più che sufficienti”. Lo ha detto questa mattina il presidente Arafat al Consiglio legislativo palestinese, nel dibattito sulla fiducia al governo di Abu Ala. Il nuovo esecutivo – ha annunciato lo stesso Abu Ala – ha in programma la convocazione di elezioni presidenziali, legislative ed amministrative entro giugno 2004. Obiettivo più immediato, la firma di una tregua con Israele. Il Paese ebraico però ha commentato con scetticismo le aperture palestinesi. Tra poco il via alle operazioni di voto, che non dovrebbero riservare sorprese. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Abu Ala ha lasciato intravedere tempi lunghi per la ripresa del processo di pace con Israele, anche se, verosimilmente, tenterà di ottenere un alleviamento delle condizioni di vita della popolazione nei Territori, in quanto un dialogo in proposito sembra acquisito per le aperture manifestate negli ultimi giorni dal primo ministro israeliano Sharon. Abu Ala, nel riaffermare l’impegno per la road map, non ha parlato, infatti, di un disarmo prossimo dei guerriglieri, né dello smantellamento dei quadri e delle infrastrutture delle organizzazioni impegnate nell’Intifada, come richiestogli insistentemente da Israele e dagli Stati Uniti. Ciò nonostante il premier ha invocato il ritiro dei soldati israeliani da tutti i centri abitati, per consentire lo svolgimento di elezioni nel giugno prossimo, elezioni  che – ha detto – dovrebbero riattivare gli sforzi di pace. Prima di Abu Ala ha parlato il presidente palestinese Yasser Arafat, che ha ribadito la pienezza dei suoi poteri presidenziali che il governo Sharon contesta da tempo. Egli ha sostenuto che l’occupazione israeliana è una continua vessazione nei confronti della popolazione palestinese.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Tutto da rifare nello Sri Lanka. Non ha dato alcun esito positivo l’incontro, oggi a Colombo, tra il premier Wickremesinghe e la presidente Kumaratunga, dopo il colpo di mano di quest’ultima, che nei giorni scorsi ha esautorato governo e parlamento e, di fatto, ha bloccato il processo di pace con i ribelli Tamil. I dissidi tra presidenza e governo sul controllo di ministeri chiave rimangono dunque ancora in piedi. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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Il tentativo di arrivare ad un compromesso nel braccio di ferro tra i due leader e avversari politici è sostanzialmente fallito ed era prevedibile. Fra il premier Wickremasinge, forte della maggioranza in Parlamento dopo la vittoria elettorale di due anni fa, e la lady di ferro, Kumaratunga, ci sono delle sostanziali differenze sul come condurre il processo di pace con i ribelli delle Tigri Tamil. Proprio il proseguimento delle trattative con i separatisti, che a questo punto appare sempre più incerto, è stato al centro della discussione fra i due. Wickremasinge ha reiterato il suo invito alla presidente, affinché si assuma in prima persona la responsabilità di riavviare il dialogo con i ribelli Tamil, un dialogo sospeso dallo scorso aprile. Il suo governo, orfano di tre dicasteri importanti, come gli Interni, la Difesa e l’Informazione, non sarebbe, infatti, più un interlocutore credibile nel processo di pace con i Tamil, che è stato avviato due anni fa grazie alla mediazione dei norvegesi.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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I capi di Stato dell’Africa occidentale hanno chiesto all’ONU di prendere in considerazione l’invio di un suo contingente in Costa d’Avorio per potenziare ed eventualmente sostituire una forza di pace regionale. L’appello dei leader è venuto al termine di un vertice che si è svolto ieri ad Accra, in Ghana:

 

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Il Paese del cacao è ripiombato negli ultimi mesi in uno stallo politico preoccupante, dopo che Forze Nuove, la coalizione che raccoglie i tre gruppi ribelli protagonisti della sollevazione armata dello scorso anno, ha abbandonato tra le polemiche il governo di unità nazionale previsto dagli accordi di pace siglati in Francia a gennaio scorso. Nonostante la conclusione del conflitto, la Costa d’Avorio resta ancora divisa in due aree ben distinte: la zona centro-settentrionale, in mano agli ex-ribelli, e quella meridionale sotto il controllo del presidente Laurent Gbagbo. Ma dietro questo scenario si profila un disagio ancora più grande, quello di un organismo regionale a corto di risorse, di fondi e ancora incapace di stemperare, nei fatti, le tensioni interne tra Togo, Burkina Faso e la stessa Costa d’Avorio, tensioni legate a vecchie rivalità che non giovano alla causa comune.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Il Senato americano ha votato ieri, dopo l’ampia maggioranza ottenuta in Congresso, in favore delle sanzioni economiche e diplomatiche contro la Siria. Washington accusa Damasco di sostenere il terrorismo e consentire a militanti integralisti di attraversare il confine per combattere contro le forze d’occupazione statunitensi in Iraq.

 

L’Iran smentisce la notizia sulla produzione del plutonio contenuta nel documento dell’Aiea, l’Agenzia Internazionale per l’Energia atomica. In un’intervista televisiva il presidente iraniano, Khatami, ha assicurato che Teheran “non ha intrapreso alcuna azione mirante a produrre l’arma nucleare”.

 

È finito tragicamente lo sciopero generale indetto ieri nella Repubblica Dominicana. Il bilancio degli scontri tra forze dell’ordine e manifestanti è di 8 morti, in maggioranza civili, e numerosi feriti. Lo sciopero era stato organizzato in segno di protesta contro la politica economica del governo.

 

 

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