RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 315 - Testo della
Trasmissione di martedì 11 novembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il Papa incontra anche i calciatori della Nazionale italiana
e li ringrazia per la visita
Si chiude oggi il Seminario promosso dal Vaticano sugli organismi
geneticamente modificati
OGGI IN PRIMO PIANO:
Il libro di Gianpaolo Mattei
sul beato Ivan Merz: intervista all’autore.
CHIESA E SOCIETA’:
Crisi
in Costa d’Avorio: il vertice, oggi ad Accra (Ghana), della comunità economica
degli Stati dell’Africa occidentale punta al dialogo tra Nigeria, Niger, Togo
Benin e Burkina Faso per stemperare le tensioni
L’Accademia nazionale dei Lincei, ha assegnato il
premio “Antonio Feltrinelli” 2003 ad Emergency
Nessuna prova certa delle attività nucleari
dell’Iran. Lo afferma il rapporto dell’Aiea che sarà reso noto il 20 novembre
In Sri Lanka, il premier Wickremasinge
ha accettato un colloquio per domani con la presidente Kumaratunga
L’emergenza in Uganda
è peggiore di quella in Iraq: lo denuncia il vicesegretario generale dell'Onu
con delega per i problemi umanitari, Jan Egeland.
11
novembre 2003
FERMO RICHIAMO DI GIOVANI PAOLO II AL SINDACATO POLACCO SOLIDARNOSC
PERCHE’ TORNI A DIFENDERE I DIRITTI DEI LAVORATORI,
CHE NON HANNO ‘VOCE’
Oggi nella ricorrenza della rinascita dello Stato Polacco
nel 1918, il Papa ha ricevuto in udienza nell’Aula Paolo VI i rappresentanti
del Sindacato Solidarnosc, un gruppo di circa 3 mila persone,
accompagnate dal fondatore, Lech Walesa, eletto capo di Stato - lo ricordiamo -
nel 1990, dall’attuale presidente del Sindacato Junus Sniadek, e da mons. Tadeusz
Gloclowski, responsabile dell’episcopato polacco per la pastorale del lavoro.
Giovanni Paolo II ha ripercorso nel suo lungo discorso le principali tappe
della storia polacca dagli anni del dopoguerra, quando nel periodo comunista
l’idea della libertà nazionale
conquistata l’11 novembre del 1918 sopravviveva in tutti coloro “che
cercavano di opporsi alla programmata soppressione della libertà dell’uomo,
all’umiliazione della sua dignità e alla negazione dei suoi fondamentali
diritti”. Ed è storia recente quella che lega le vicende di Solidarnosc
alla riconquista della democrazia in Polonia, eppure - si è rammaricato il Papa
- sembra che questi eventi “stiano sfuggendo dalla memoria” e c’è da chiedersi
se i giovani apprezzino la libertà che possiedono e si rendano conto del prezzo
pagato per essa. Ascoltiamo il servizio di Roberta Gisotti
***********
“Solidarnosc
non può trascurare la premura per questa storia”, cosi vicina eppure lontana. Il primo fermo richiamo di
Giovanni Paolo ai rappresentanti del Sindacato, nato - lo ricordiamo - intorno
alla figura carismatica di Lech Walesa, nel settembre del 1980, in pieno regime
comunista, dopo gli scioperi nei cantieri navali di Danzica, che diedero il via
ad una lungo e sofferto cammino per uscire dall’oppressione comunista post
bellica. Ma oggi occorre vigilare perché la libertà conquistata con coraggio,
saggezza e ponderazione “non degeneri nell’anarchia, ma assuma la forma di
comune responsabilità per le sorti della Polonia e di ogni suo cittadino.”
Non ha risparmiato Giovanni Paolo II forti critiche al
ruolo inadeguato del Sindacato nella società polacca odierna, ed ha puntato
l’indice su modalità e abusi preoccupanti ai danni dei lavoratori polacchi, in
particolare le frequenti assunzioni temporanee ed i licenziamenti senza curarsi
delle sorte dei dipendenti e delle loro famiglie. E se Solidarnosc oggi
è più attivo nelle grandi aziende, è bene che si occupi – ha affermato il Santo
Padre – dei dipendenti nelle imprese piccole, private, nei supermercati, nelle
scuole, negli ospedali e in altri luoghi dell’economia di mercato “che non
dispongono della forza che hanno le miniere e le acciaierie”. “Bisogna che il
vostro Sindacato – ha detto il Papa a chiare lettere - prenda apertamente le
difese dei lavoratori ai quali i datori di lavoro negano il diritto alla voce”.
Solidarnosc non può restare indifferente di fronte a fenomeni che
violano i diritti fondamentali dei lavoratori: come il blocco dei salari, dei pagamenti
dovuti - che è un “peccato che grida vendetta al cielo” ha esclamato Giovanni
Paolo II - e poi ancora i diritti negati al riposo, all’assistenza medica e
perfino alla maternità. “Non significa questo limitare la liberta per la quale
lottò Solidarnosc?” E se per contingenze della storia Solidarnosc si è
politicizzata e ciò l’ha portato a rinunciare alla difesa degli interessi dei
lavoratori in molti settore della vita economica e pubblica , è bene che oggi,
“se veramente vuole servire la nazione”, torni alla proprie radici ed ideali di
Sindacato. Il potere passa di mano in mano, ma i lavoratori tutti attendono
“aiuto per la difesa dei loro giusti diritti”. “Qui Solidarnosc non può
mancare”, l’ultimo richiamo di Giovanni Paolo II in questa udienza
appassionata.
**********
UN
PALLONE DI CRISTALLO ED UNA MAGLIA FIRMATA DA TUTTI I
GIOCATORI:
SONO
QUESTI I DONI CONSEGNATI AL PAPA DALLA NAZIONALE ITALIANA
DI
CALCIO RICEVUTA STAMANI IN UDIENZA NELL’AULA PAOLO VI
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
**********
Saluto
con grande cordialità la delegazione della Nazionale polacca di calcio e gli
atleti della Nazionale italiana di calcio. Vi ringrazio per questa gentile
iniziativa e, mentre assicuro per ciascuno un ricordo nella preghiera, tutti di
cuore vi benedico.
**********
Con
queste parole Giovanni Paolo II ha salutato la delegazione della nazionale
polacca e gli atleti della squadra italiana di calcio ricevuti questa mattina
nell’Aula Paolo VI alla vigilia dell’amichevole Polonia - Italia, che si
disputerà domani a Varsavia.
Un
pallone di cristallo di Boemia stilizzato, una maglia azzurra con la firma di
tutti i giocatori consegnata dal capitano della nazionale, Fabio Cannavaro, e
soprattutto 100 adozioni a distanza: così lo staff tecnico, l’allenatore
Giovanni Trapattoni, ed i giocatori italiani, guidati dal presidente della
Federazione italiana gioco calcio (Figc), Franco Carraro, hanno ringraziato il
Santo Padre sfilando ad uno ad uno davanti al Papa ed inchinandosi per il
baciamano. L’udienza speciale è stata
richiesta dalla Figc per rendere “un omaggio di tutto il mondo del calcio al
Papa in occasione dei 25 anni del suo Pontificato”.
PRESENTATO
QUESTA MATTINA, IN SALA STAMPA VATICANA,
IL
QUINTO CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE DEI MIGRANTI
E
DEGLI ITINERANTI CHE SI TERRA’ A ROMA LA PROSSIMA SETTIMANA
ATTORNO
AL TEMA “RIPARTIRE DA CRISTO”, SCOMMETTENDO SULLA CARITA’
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
C’è un
mondo che si muove, “e si muove in fretta”, spesso spinto dall’insicurezza
sociale o da un conflitto ad abbandonare casa e terra natale per ricostruire
altrove e da zero il proprio futuro. Un mondo che si conta, attualmente, in 65
milioni di persone, tra regolari e clandestini, che chiede asilo e aiuto verso
nord provenendo dall’est e dal sud del pianeta. Un mondo al quale la Chiesa
guarda con grande attenzione e per il quale ha deciso di mettersi a servizio,
“scommettendo sulla carità”. Su questi temi ha ruotato questa mattina, nella Sala
stampa della Santa Sede, la presentazione del quinto Congresso mondiale per la
pastorale dei migranti e degli itineranti, che si svolgerà dal 17 al 22
novembre prossimi all’Agostinianum di Roma.
C’è una sfida da raccogliere davanti a questo flusso
inarrestabile di gente che si sposta, fugge, tende la mano. Una sfida sociale,
culturale, economica, ma anche pastorale, ha sottolineato il presidente del
dicastero pontificio, il neo cardinale Fumio Hamao, davanti alla ventina di
giornalisti presenti in rappresentanza delle maggiori testate
internazionali. E per progettare delle
linee pastorali efficaci nei confronti del popolo degli itineranti, la Chiesa
ha compreso da tempo – e il prossimo congresso lo renderà ancor più evidente –
che occorre che “l’unico programma del Vangelo continui a calarsi – ha
sottolineato il porporato - nella storia di ciascuna realtà ecclesiale”. Sì
all’integrazione, dunque, e ai “gesti di fraternità” che l’incontro con chi
chiede aiuto comporta e sollecita. Ma una integrazione che non vuol dire però
“assimilazione”, ha ribadito l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del
dicastero.
Se ogni continente può contare su una più o meno ampia
quota annuale di immigrati (da 16 milioni dell’Africa, ai 41 del Nord America e
ai 56 milioni dell’Europa), questi ultimi sono chiamati al dovere del “rispetto
dell’identità nazionale” del Paese che li accoglie, così come le nazioni
ospitanti debbono rispettare le connotazioni culturali dell’immigrato. Anche
gli episcopati locali devono organizzarsi per rispondere in modo appropriato
alle sollecitazioni portate da immigrati o profughi a seconda della realtà
sociale e culturale del Paese di appartenenza. Ricordando, e ricordando anche
ai governi degli Stati, che oltre ai timori ineludibili che colgono davanti
alle masse migratorie, quel popolo in movimento racchiude in sé molte potenzialità:
“Io direi che dobbiamo vedere non solamente l’aspetto che può mettere in
crisi la nostra società in questi movimenti di gente, di popoli… ma anche
l’occasione che ci è offerta di fare famiglia universale, di essere capaci di
dialogare, rispettarci, di vedere, di convivere in pace nella collaborazione
legittima, nel rispetto reciproco, rispettando anche l’identità nazionale. E’
una chance che ci è offerta di fare un mondo, una unità di un’unica famiglia
umana”.
I responsabili del dicastero pontificio hanno risposto
alle domande finali dei cronisti, mettendo in risalto alcuni aspetti
particolari: anzitutto, nella Chiesa universale “si sta cristallizzando” una
concertazione, “un pensiero comune” sul fenomeno dell’accoglienza agli
immigrati”, grazie al crescente scambio di esperienze pastorali. E, inoltre, è
sempre più diffusa, sin dagli anni del seminario, la sensibilizzazione dei
futuri sacerdoti a questo problema, attraverso studi specifici. “Le migrazioni
costituiscono una sfida missionaria”, ha affermato mons. Marchetto – perché
creando “occasioni nuove di contatti e scambi culturali” sollecitano la Chiesa
“all’accoglienza, al dialogo, all’aiuto, in una parola alla fraternità”.
**********
IL CARDINALE ETCHEGARAY A GERUSALEMME
DOMENICA SCORSA PER L’ORDINAZIONE DEL PRIMO
VESCOVO
PER I CATTOLICI DI LINGUA EBRAICA DI TERRA SANTA
La
barriera di sicurezza israeliana è un progetto intollerabile. Così il cardinale
Roger Etchegaray, in una dichiarazione in occasione dell’ordinazione episcopale
a Gerusalemme, domenica scorsa, dell’abate benedettino Jean Baptiste Gourion,
primo vescovo per i cattolici di lingua ebraica in Terra Santa. Servizio di
Francesca Sabatinelli
**********
Un grande segno di Giovanni Paolo II per incoraggiare le
due comunità cattoliche di espressione araba ed ebraica ad essere insieme
instancabili artigiani di pace tra Israeliani e Palestinesi. Così il cardinale
Etchegaray, in questi giorni a Gerusalemme, ha definito la nomina episcopale di padre Jean-Baptiste Gourion.
Un’occasione per il cardinale Etechegaray, recatosi in pellegrinaggio alla
grotta della Natività a Betlemme, per criticare fortemente la costruzione della
barriera di sicurezza israeliana, che accerchia la città. “Mi unisco - sono le sue parole - alle
proteste dei molti capi delle chiese di diverse confessioni, contro un progetto così intollerabile”. Una
tale barriera di separazione già costruita per 150 chilometri, continua il
porporato, disegna inesorabilmente una geografia di apartheid che anziché
fermare la violenza, la fomenta, con gravi conseguenze sociali, economiche,
sanitarie. Il cardinale Etchegaray incita i due popoli a combattere il terrorismo
attraverso una leale collaborazione. Parla direttamente ad israeliani e palestinesi:
“Più vi incontro sul vostro suolo insanguinato più sento fino a che punto
aspirate alla pace e ne avete bisogno. Ma non so come gridarlo ai popoli del
mondo intero che non hanno ancora pagato il prezzo della loro solidarietà fraterna
con le vostre sofferenze e le vostre speranze”. Infine rivolge i suoi auguri a
tutti coloro che “avanzano nel lungo cammino della pace a colpi di piccoli
gesti di ragione e di perdono”.
**********
OGGI
LA CHIUSURA DEL SEMINARIO SUGLI OGM
PROMOSSO
DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE
-
Nostre interviste al dott. Francesco Salamini e al ministro Gianni Alemanno -
Si
conclude in serata a Roma il seminario promosso dal Pontificio Consiglio
Giustizia e Pace sugli organismi geneticamente modificati, sul tema: “Ogm: minaccia
o speranza?”
Oltre 70 i partecipanti tra scienziati, politici e
responsabili di agenzie Onu. Si sta cercando di raccogliere dati scientifici
riguardo agli Ogm e di valutarne le implicazioni in campo alimentare,
commerciale, ambientale, sanitario ed etico. Il mondo missionario è molto
critico sull’uso degli organismi geneticamente modificati in quanto – si
ammonisce – più che sfamare i poveri del mondo avvantaggerebbe multinazionali e
lobby. Ma cosa dicono gli scienziati?
Gli Ogm potrebbero risolvere o no il problema della fame? Giovanni Peduto lo ha
chiesto al direttore del Max Plank Institute per le biotecnologie Francesco
Salamini.
**********
R. – Di sicuro, non risolveranno questo problema; potranno
senz’altro contribuire ad una opzione scientifica in più per cercare di risolverlo
al meglio.
D. – Quali sono i rischi finora verificatisi sulla salute
per l’uomo?
R. – Non ci sono rischi di salute; avrei qualche dubbio
sul fatto che possono offrire in qualche caso un rischio per l’ambiente.
D. – Alcuni criticano i meccanismi economici che sono alla
base degli organismi geneticamente modificati: a loro avviso, il diritto di
proprietà sulle sementi biotecnologiche farebbe aumentare la dipendenza dei
Paesi poveri da quelli ricchi ...
R. – Dipende da come si vede il problema. Voglio dire che
queste novità, quando sono disponibili, potranno essere utilizzate in un certo
tempo anche dalle popolazioni in via di sviluppo.
**********
All’incontro
ha partecipato anche il Ministro italiano per le politiche agricole Gianni
Alemanno. Fabio Colagrande lo ha intervistato:
**********
R. – L’era degli OGM è sicuramente arrivata, perché le
biotecnologie sono alla frontiera avanzata della scienza e della tecnica umana.
Questo non significa che si debbano applicare in maniera indifferenziata in
tutti i campi: applicare le biotecnologie entro la dimensione sanitaria è un
conto; applicarla sul versante alimentare o industriale è un altro conto. Il
problema più delicato rimane quello dell’ambiente e dell’agricoltura. Io sono
per una linea di assoluta prudenza su questo versante, anche perché poi se si
commettono errori sul terreno dell’ambiente o dell’agricoltura, è difficile
tornare indietro.
D. – Possono essere un modo per lottare seriamente contro
la fame nel mondo?
R. – Sicuramente, le coltivazioni OGM hanno un aumento di
carattere produttivo; però, anche qui dobbiamo misurarci con il problema della
biodiversità e della compatibilità con delle agricolture che spesso hanno dei
meccanismi arcaici. Gli OGM sono più idonei per l’agricoltura industrializzata,
e non sono quelle a cui è affidata la lotta alla fame nel mondo. La lotta alla
fame nel mondo è più una realtà di piccola agricoltura che ha bisogno più di acqua
che di OGM.
D. – Quindi, lei invita alla cautela, in questo campo?
R. – Io nel campo agricolo – ripeto e sottolineo
strettamente: quello agricolo, perché negli altri campi non ho riserve – nel
campo agricolo invito a muoversi con grande attenzione e con grande cautela e
soprattutto a garantire la libertà di scelta al consumatore e al produttore.
Dobbiamo evitare che un andamento fuori controllo metta tutti di fronte a dei
fatti compiuti, irreversibili.
**********
NOMINA
Il Santo Padre ha nominato
membro del Consiglio dell’ufficio centrale di coordinamento pastorale degli
Ordinariati Militari, costituito in seno alla Congregazione per i Vescovi, l’
Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia Angelo Bagnasco.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina, con
accento vibrante, il titolo "Solidarnosc torni alle proprie radici e ai
propri ideali":
Giovanni Paolo II ai
rappresentanti del sindacato polacco ricevuti in udienza nell'anniversario della
riconquista della libertà nazionale.
Si sottolinea - sempre in prima
- quanto segue: "Consegnare nel cuore e nelle mani dei giovani l'opera che
abbiamo iniziato insieme anni fa.
Nelle vaticane, la
dichiarazione del cardinale Roger Etchegaray, rilasciata a Gerusalemme domenica
9 novembre.
Un articolo di Luigi Perollo
sulla Santa Messa celebrata dal cardinale Salvatore De Giorgi in onore della
beata Madre Teresa di Calcutta.
Un articolo in ricordo del
vescovo comboniano Diego Parodi, a 20 anni dalla morte.
Nelle estere, l'intervento
della delegazione della Santa Sede alla 58.ma Assemblea Generale delle Nazioni
Unite: "Nel sistema commerciale multilaterale, il bene comune internazionale
e la solidarietà tra le Nazioni devono prevalere sulla difesa egoistica degli
interessi economici settoriali".
In un articolo si sottolineano
poi i forti timori per il rischio di nuovi attentati terroristici; chiusa
l'ambasciata statunitense a Khartoum.
Nella pagina culturale, un
articolo di Michele Sangiorgi, dal titolo "La prevaricazione del potere è
lo scandalo di sempre": in un volume, alcune riflessioni sul
"Rigoletto" di Giuseppe Verdi.
Nell'"Osservatore
libri", un approfondito contributo di Angelo Marchesi sulla pubblicazione
degli Atti del convegno interdisciplinare svoltosi a Bologna nel 2002. Il
titolo del contributo è"La questione della verità e le sue implicazioni
teologiche, filosofiche e scientifiche".
Nelle pagine italiane, in
rilievo i temi del terrorismo e della finanziaria.
=======ooo=======
11
novembre 2003
TERRORE SENZA CONFINE:
GLI ATTENTATI IN IRAQ ED IN ARABIA SAUDITA
NON RISPARMIANO I CIVILI
MUSULMANI
- Con noi, padre Justo
Lacunza -
“Una situazione preoccupante”, che richiede una maggiore “valorizzazione
dell’Onu”. Così il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, ha commentato
stamani il difficile momento attraversato dall’Iraq. Dal Paese del Golfo
continuano a giungere notizie drammatiche: almeno 4 iracheni sono morti in seguito
all’esplosione di una bomba nella città meridionale di Bassora. Un altro ordigno,
davanti alla Corte d’appello di Baghdad, ha provocato invece 6 feriti. Tumulti,
infine, nella cittadina di Haditha, a nordovest della capitale: la locale stazione
di polizia è stata incendiata dalla folla. I soldati americani
hanno annunciato l’arresto di almeno 20 sospetti, accusati di legami con la rete
di Al Qaeda.
Arresti anche in Arabia Saudita,
dove la polizia ha fermato stamattina alcune persone sospettate di
coinvolgimento nell’attentato di Riad, che ha provocato 18 morti ed oltre 120
feriti nella notte tra sabato e domenica. Il re Fahd ha promesso un “pugno
di ferro contro i terroristi” ed ha inviato 4 mila poliziotti alla Mecca, dove resteranno almeno fino
alla fine del Ramadan. Il rischio di attentati è infatti altissimo anche contro
gli stessi musulmani, come conferma padre Justo Lacunza, preside del Pontificio
istituto di studi arabi e di islamistica, intervistato da Andrea Sarubbi:
**********
R. – L’Islam negli ultimi 30 anni ha sviluppato numerosi
movimenti che cercano di impadronirsi di quello che è il centro di propulsione
dell’Islam, cioè l’Arabia Saudita. D’altra parte, i documenti firmati da Osama
Bin Laden confermano che lo scopo finale del movimento Al Qaeda è prendere il
centro nevralgico della religiosità e dell’Islam: La Mecca e Medina, le città
sante dell’Islam. Se si ripercorre la storia dell’Arabia Saudita – da Abdul
Wahab nel 1740 a Ibn Saud, circa un secolo dopo – si vede evidentemente che è
stata fatta una guerra per impadronirsi dei centri fondamentali religiosi e
culturali dell’Islam. Ora c’è il pericolo che si ripeta la stessa storia, allo
scopo finale di prendere le redini del potere e rimuovere la dinastia Saud.
D. – Sì, però anche in Iraq, negli ultimi attentati, hanno
perso la vita parecchi civili musulmani. Questo è compatibile con quanto
afferma il Corano a proposito della lotta agli infedeli?
R. – Non è assolutamente compatibile, a parer mio. Ma se
esiste un movimento che ha, come scopo finale, quello di prendere il potere a
qualsiasi prezzo, è chiaro che ai suoi membri non importa nulla che gli
obiettivi siano musulmani, fedeli o infedeli. Questa distinzione – riconosciuta
dai testi sacri, dal Corano, dalla tradizione e dalla storia – semplicemente
non funziona. Loro camminano su un altro binario: bisogna prima rimuovere il
nemico, che sono gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita; poi, imporre la loro
maniera di pensare e di governare l’Islam; infine, come dicevo, impadronirsi
dei punti centrali che fanno capo alla storia, alla cultura, alla civiltà ed
alla fede islamica.
D. – Questi attivisti islamici in Arabia Saudita e in Iraq
sono stati paragonati a quelli algerini oppure ai takfir egiziani, che
se la prendevano con i moderati. Lei vede qualcosa in comune?
R. – Io non vedo moltissime cose in comune, tranne una
matrice centrale. Molti dei movimenti musulmani – dalla Malesia all’Indonesia,
dalle Filippine alla Nigeria – hanno evidentemente una matrice comune:
sovvertire l’ordine, prendere il potere politico e così fare leva su tutta la
questione islamica, che è legata evidentemente alla questione economica e
culturale.
**********
UN
LIBRO DEDICATO AL BEATO IVAN MERZ
-
Servizio di Dorotea Gambardella -
“Un
cattolico come tanti, che aspirava, anzi praticava la santità”. Così il Cardinale
Josip Bozanic, Presidente della Conferenza episcopale della Croazia, ha
definito Ivan Merz – il giovane croato morto nel 1928 e beatificato da Giovanni
Paolo II, lo scorso 22 giugno - nel corso della presentazione del libro a lui
dedicato, scritto da Giampaolo Mattei. All’evento, svoltosi nei giorni scorsi
nella Sala Conferenze della Comunità di Sant’Egidio a Roma, hanno partecipato
tra gli altri anche il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione
per l’Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Franjo Komarica, Presidente della
Conferenza Episcopale della Bosnia-Erzegovina. Il servizio è di Dorotea
Gambardella.
**********
(musica)
Un
giovane laico morto a soli 32 anni, la cui vita spirituale si è andata radicando
attorno ai misteri di salvezza che la Chiesa fa rivivere mediante le varie fasi
dell’anno liturgico. Così, in estrema sintesi, si può tratteggiare la figura di
Ivan Merz. Un ragazzo cattolico come tanti, che però il Papa, lo scorso 22
giugno, ha proclamato beato nella sua città natale: Banja Luka, in
Bosnia-Erzegovina. Che cos’ha dunque di straordinario questa figura? E perché è
ancora tanto attuale? Sono le domande che si pone lo stesso Giampaolo Mattei,
autore del libro, e che noi abbiamo rivolto a Mario Agnes, direttore dell’Osservatore
Romano.
“E’
attuale per aver capito che il cristiano o vive la sua vocazione ad essere
laico nella Chiesa, e attraverso la Chiesa nel mondo, o non è nulla. Qui sta la
ordinarietà. Essere santo non è un fatto straordinario. Essere santo entra
nell’ordinarietà della vita della Chiesa. La vocazione alla santità è di tutti,
lo dice anche il Concilio. La grandezza di Ivan è proprio nell’essere un
ragazzo normale, con i nostri problemi, ma con una forte tensione spirituale”.
(musica)
Nel
libro, Mattei evidenzia la modernità del programma di azione cattolica messo a
punto da Ivan Merz. Sentiamo in proposito l’Arcivescovo di Zagabria, Josip
Bozanic.
R. - Il
tipo di azione cattolica di allora è attuale anche oggi. Lui ha visto il potere
cristiano, laico nella Chiesa e da qui ha cominciato. In questo senso lui è un
laico del dopo Concilio.
D. –
Che significato ha la sua beatificazione in terre che sono state dilaniate
dalla guerra, come la Croazia e la Bosnia-Erzegovina?
R. – E’
un segno di speranza.
(musica)
In
sostanza, come ha detto Giovanni Paolo II nell’omelia durante la Messa per la
beatificazione del giovane croato: “La grande aspirazione di tutta la sua vita
è stata quella di non dimenticare mai Dio”. E questo è anche il messaggio che
Giampaolo Mattei vorrebbe emergesse dal suo libro.
“Il
messaggio che vorrei arrivasse a tutti, e non solo ai giovani laici, è quello
che Cristo è il centro della vita”.
(musica)
**********
=======ooo=======
11
novembre 2003
NO AD UNA LEGGE CHE PROIBISCA IL VELO ALLE RAGAZZE MUSULMANE
CHE VOGLIANO INDOSSARLO: E’ LA POSIZIONE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE
FRANCESE, ESPRESSA A CONCLUSIONE DELL’ASSEMBLEA,
IERI A LOURDES. AL CENTRO DEI LAVORI
IL RAPPORTO CON LA LAICITA’ E LE
NUOVE SFIDE PER L’EDUCAZIONE
LOURDES. = Niente legge che
proibisca il velo islamico, la croce cristiana e gli altri simboli
confessionali a scuola: i vescovi francesi non la vogliono. Il divieto - avvertono - alimenterebbe il fondamentalismo
e porterebbe ad “una regressione della libertà religiosa”. E’ quanto è emerso a
conclusione, ieri a Lourdes, dell’Assemblea della Conferenza episcopale francese, di cui è presidente l’arcivescovo di Bordeaux, mons. Jean-Pierre
Ricard. “Lo stato è laico ma la società civile non lo e” – ha sottolineato mons. Ricard – e il governo
dovrebbe “accompagnare le diverse
famiglie spirituali e religiose presenti nella nostra societa”, senza scivolare dalla “vigilanza”
ad atteggiamenti di “sfida” nei confronti delle fedi. Secondo mons. Ricard, in
Francia la Chiesa cattolica non ha più il potere di un tempo e questo può
consentire ai vescovi di concentrarsi sull’essenziale e cioè Cristo. Nel corso
dei lavori dell’assemblea, si è affermata nuovamente la laicità dello Stato,
ricordando però che la maggioranza dei francesi dichiara di appartenere alla
Chiesa cattolica e che questo dovrebbe indurre le istituzioni a consultare la
Chiesa. Mons. Ricard non vuole una nuova normativa sulla laicità. Si ricorda
allo Stato il dovere di difendere la libertà di coscienza e di assicurare la pacifica
convivenza sociale tra tutte le componenti della società. Per quanto riguarda
le strutture della Conferenza episcopale francese, altro tema al centro
dell’assemblea, non sono state prese decisioni ma solo suggeriti orientamenti
per valorizzare il lavoro nella provincia. In conclusione, il presidente della
Conferenza episcopale ha chiesto un impegno particolare in tema di educazione,
affinché la Chiesa possa partecipare alla riflessione democratica iniziata in
Francia. (F.S.)
UNA
LAUREA HONORIS CAUSA IN SCIENZE POLITICHE A HELMUTH KOHL:
L’HA
CONFERITA QUESTA MATTINA L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO
PER IL
RUOLO NELLA RIUNIFICAZIONE DEL POPOLO TEDESCO
E PER
L’IMPEGNO A FAVORE DELL’UNIONE EUROPEA
- A
cura di Fabio Brenna –
MILANO.= Una laurea “honoris causa” in Scienze
politiche è stata conferita questa
mattina dall’Università cattolica di Milano a Helmut Kohl, cancelliere tedesco
dal 1982 al 1998. A introdurre l’atto
accademico è stato il rettore dell’Ateneo, professor Lorenzo Ornaghi, che ha
ricordato il ruolo di Kohl nella storica riunificazione del popolo tedesco
e il suo impegno per l’unità
dell’Europa. Nelle motivazioni della laurea, si riconosce il ruolo avuto nel
porre in risalto la centralità europea, dove occidente ed oriente si
ricongiungono anche nei valori del cristianesimo, dove i valori della
cooperazione economica sociale e politica rappresentano il motore dell’Unione.
Il neo-dottor Kohl, nella sua lectio magistralis, ha ribadito più volte
l’importanza dell’eredità spirituale e culturale del cristianesimo e si è detto
rammaricato della mancanza di un concreto riferimento a Dio nel testo della Costituzione
europea. Kohl ha riconosciuto il ruolo dell’Italia nella costruzione della Casa
comune continentale, passando poi in rassegna le sfide del futuro ma anche i
molti problemi ancora irrisolti ed aperti. Dopo aver parlato dell’euro e del
prossimo allargamento come di un successo, Kohl ha definito dannosa per la
fiducia nella forza economica dell’Unione Europea la richiesta che viene
avanzata da alcuni Paesi, fra cui anche l’Italia, per un ammorbidimento dei
criteri e dei parametri economici e finanziari posti da Maastricht in poi.
**********
CRISI IN COSTA D’AVORIO: IL VERTICE, OGGI AD ACCRA
(GHANA),
DELLA COMUNITA’ ECONOMICA DEGLI STATI DELL’AFRICA
OCCIDENTALE
PUNTA AL DIALOGO TRA NIGERIA, NIGER, TOGO,BENIN E
BURKINA FASO
PER STEMPERARE LE TENSIONI
COSTA D’AVORIO. = Il capo di Stato ivoriano ha
confermato ieri la sua partecipazione al summit ghanese, dove oltre al padrone
di casa John Kufuor, saranno presenti i presidenti di Nigeria, Niger, Togo,
Benin e Burkina Faso. Il summit rappresenta anche l’occasione per cercare di
alleggerire le tensioni legate alla crisi ivoriana. La Costa D’Avorio, prima di
sprofondare nell’attuale crisi politico-militare, è stata a lungo considerata
la “perla” dell’Africa occidentale, tanto in ragione del suo invidiabile
sviluppo economico quanto per la sua stabilità politica, divenuta fragile solo
al volgere degli anni ’90. La Costa D’Avorio ha conosciuto il suo primo colpo
di Stato nel 1999 e da allora la sua stabilità ha progressivamente vacillato.
L’insurrezione di reparti ribelli dell’esercito, avvenuta il 19 settembre 2002,
non ha avuto breve durata, trasformandosi presto in una contrapposizione tra le
regioni settentrionali, tuttora in mano ai gruppi ribelli, e quelle
meridionali, controllate dall’esercito regolare con al vertice il presidente
Laurent Gbagbo. La crisi rischia di trasformarsi in vera e propria guerra
civile, soprattutto alla luce dell’esito incerto degli accordi di Parigi,
firmati dal Governo di Gbagbo e dai ribelli il 25 gennaio. Al momento, la
situazione appare estremamente precaria e solo l’intervento delle truppe
francesi schierate come forza di interposizione tra le parti, sembra aver
impedito il deflagrare di una guerra civile dagli esiti difficilmente
prevedibili. (M.A.)
L’ACCADEMIA NAZIONALE DEI
LINCEI, HA ASSEGNATO IL PREMIO “ANTONIO FELTRINELLI” 2003 A EMERGENCY DEFINENDO
IL SUO IMPEGNO A FAVORE DELLE VITTIME
DEI CONFLITTI “UN’ IMPRESA ECCEZIONALE DI ALTO
VALORE MORALE E UMANITARIO”
ROMA. = Ancora un riconoscimento per
Emergency. Definendo il suo impegno a favore delle vittime dei conflitti
“un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario”, l’Accademia dei
Lincei ha assegnato all’associazione fondata da Gino Strada il Premio “Antonio
Feltrinelli” per il 2003. Emergency è nata nel 1994 a Milano. Ha lo scopo di
assistere le vittime di guerra in Paesi come Iraq, Cambogia, Afghanistan,
Algeria e Sierra Leone, garantendo assistenza medico-chirurgica di alta
professionalità in zone ad alto rischio. Il riconoscimento della Commissione,
presieduta dal prof. Edoardo Vesentini, comporta anche un premio in danaro di
250.000 euro. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente di
Emergency, Teresa Sarti. “Siamo felici e orgogliosi di questo premio – ha dichiarato
la signora Sarti – che testimonia l’attenzione del mondo della cultura e della
scienza. E’ un premio prestigioso, che ci sembra riaffermi la necessità di
continuare a costruire quei valori di pace e solidarietà che fondano i nostri
interventi umanitari”. (M.A.)
LA
FONDAZIONE “AUTO-AIUTO PER LO SVILUPPO” HA CELEBRATO AD HARARE,
IN
ZIMBABWE, IL SUO 40° ANNIVERSARIO. NATA NEL 1963, GRAZIE
ALL’IDEA DI POCHE DONNE, L’ORGANIZZAZIONE CONTA OGGI 200.000 MEMBRI IMPEGNATI A
PROMUOVERE LO SVILUPPO ECONOMICO ATTRAVERSO CORSI DI
“EDUCAZIONE
AL RISPARMIO DELL’ENERGIA ELETTRICA”
ZIMBABWE. = La “Fondazione di
auto-aiuto per lo sviluppo” ha celebrato il suo 40° anniversario.
L’organizzazione nata grazie all’idea di poche donne, conta oggi 200.000 membri
impegnati a promuovere lo sviluppo economico attraverso corsi di educazione al
risparmio dell’energia elettrica. L’organizzazione che garantisce l’energia
elettrica con l’uso dei soli pannelli solari in molti alloggi moderni dell’ Africa
si è rivelata la punta di forza di fiere importanti come la “Zimbabwe international
trade fair” e “L’Harare agricultural show”. La fondazione promuove lo sviluppo
economico attraverso la formazione dei ceti più indigenti mediante corsi di
educazione al risparmio cui le donne partecipano attraverso appositi clubs.
L’organizzazione africana è affiancata dalla Konrad-Adenauer-Foundation, fondazione
tedesca, il cui rappresentante, Anton Bosi, sottolinea che “l’importanza dello
sviluppo del cittadino è nel diritto di partecipare alla vita sociale,
economica e politica del suo Paese”. (M.A,)
“VANGELO,
SOLIDARIETA’ E LEGALITA’” E’ QUESTO IL TEMA DELLA 90MA GIORNATA
NAZIONALE DELLE MIGRAZIONI CHE RICORRERA’ A ROMA
IL 16 NOVEMBRE E CHE E’ STATA PRESENTATA STAMANE PRESSO LA SALA MARCONI DELLA
NOSTRA EMITTENTE
“Vangelo,
solidarietà, legalità” è questo il tema della 90ma Giornata Nazionale delle
Migrazioni che ricorrerà il 16 novembre e che è stata presentata stamane presso
la Sala Marconi della Radio Vaticana, alla presenza di mons. Giuseppe Di Falco,
presidente pro-tempore della Fondazione Migrantes, mons.Luigi Petris, direttore
generale della Fondazione Cei Migrantes e Franco Pittau, responsabile del
dossier statistico della Caritas italiana. Al centro di tutto - spiega mons.
Giuseppe Di Falco – è l’amore evangelico, che si esprime nello spirito di
solidarietà, ma anche nel “dovere di rispettare la legge”, cioè quella legalità
che vincola sia i migranti che le istituzioni. Una legalità che non consente
sconti sulla dignità del migrante, il quale è dotato di diritti inalienabili,
che non possono essere né violati, né ignorati. Con la giornata nazionale delle
migrazioni la Chiesa vuole richiamare l'attenzione su tutte le persone
coinvolte in fenomeni di mobilità umana, compresi i marittimi, i circensi e i
rom, oltre che gli immigrati e gli emigrati. Non sono mancati riferimenti alla
situazione italiana circa la quale i vescovi italiani lamentano la nuova
normativa sull’immigrazione ed auspicano un pieno riconoscimento del diritto di
voto amministrativo per gli immigrati che in Italia risiedono e lavorano. (S.L.)
=======ooo=======
11
novembre 2003
-
A cura di Giada Aquilino -
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica
(Aiea) non ha trovato “alcuna prova certa” di un tentativo dell’Iran di
fabbricare armi nucleari, ma non è in grado di affermare che i programmi di
ricerca di Teheran fossero a scopi esclusivamente pacifici. È quanto risulta
dal rapporto che il 20 novembre prossimo il direttore dell’Aiea, Mohammed El
Baradei, consegnerà a Vienna al consiglio dell’Agenzia dell’Onu. Il servizio di
Roberto Piermarini:
**********
Secondo anticipazioni
dell’Agenzia Reuters, le autorità iraniane hanno ammesso la produzione segreta
di un piccolo quantitativo di plutonio utilizzato in un “numero limitato di
esperimenti fra il 1999 ed il 2002” e di aver allestito un impianto segreto per
l’arricchimento dell’uranio. Quest’ultimo procedimento può rendere adatto
l’uranio come combustibile per centrali atomiche o per fabbricare bombe
nucleari. “Tenendo conto delle dissimulazioni operate dall’Iran in passato – si
afferma nel rapporto – ci vorrà tempo prima che l’Agenzia possa arrivare alla
conclusione che il programma iraniano è destinato a fini esclusivamente pacifici”.
Ma ieri Teheran ha accelerato
i tempi per allentare la pressione internazionale e uscire dalla crisi nucleare
ufficializzando tre passi: la sospensione immediata del suo programma di
arricchimento dell’uranio; la sottoscrizione del protocollo che autorizza
ispezioni dell’Aiea in qualsiasi momento ai suoi impianti e l’invito a
quest’ultima a raccogliere tutte le informazioni necessarie riguardanti i suoi
programmi nucleari. Il rappresentante iraniano all’Aiea, Ali Akbar Salehi, ha
inoltre riconosciuto che il suo Paese non ha rispettato gli accordi con
l’Agenzia, anche se – ha assicurato – limitatamente a cose di poca importanza.
**********
La Cina spera che la prossima
tornata di colloqui a sei sul programma nucleare nordcoreano si possa tenere
prima della fine dell'anno. Lo ha detto oggi in una conferenza stampa a Pechino
il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Liu Jianchao. Alla fine di
agosto, nella capitale cinese, si era svolta una prima tornata di negoziati a
cui presero parte Nord e Sud Corea, Usa, Cina, Giappone e Russia.
E' morto stamani in ospedale
l’adolescente palestinese rimasto ferito ieri dal fuoco dei soldati israeliani
a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Mentre sul terreno proseguono le
violenze, sul piano politico si profila un possibile incontro tra il premier
israeliano Sharon e quello palestinese Abu Ala. Per la prossima settimana,
inoltre, proprio Sharon ha annunciato una visita in Italia, che si svolgerà lunedì
17 e martedì 18. Dal 23 al 26 novembre invece sarà il vicepremier italiano
Gianfranco Fini a recarsi in Israele.
Torna la paura di azioni
terroristiche contro le organizzazioni internazionali operanti in Afghanistan.
Una esplosione ha danneggiato stamani i locali di due agenzie dell’Onu a
Kandahar, nel sud dell'Afghanistan, provocando almeno un ferito grave.
Si apre uno spiraglio nella
crisi politica in Sri Lanka. Il premier Wickremasinge ha infatti accettato
l’offerta di incontro della presidente Kumaratunga, che nei giorni scorsi aveva
dimezzato il governo e sospeso il Parlamento. Il colloquio è in programma per
domani. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
**********
E’ questo l’ultimo colpo di scena nella crisi politica in
Sri Lanka, che ha già fatto una vittima, vale a dire il processo di pace dei
separatisti Tamil che è stato sospeso a tempo indeterminato. Ieri a Colombo
sono arrivati due diplomatici norvegesi che avrebbero dovuto fissare un nuovo
appuntamento per i colloqui tra governo e ribelli, sospesi nell’aprile scorso
dopo che le Tigri Tamil avevano abbandonato il tavolo dei negoziati.
Nell’attuale situazione, il governo di Wickremasinge, dimezzato dalla presidente che
ha assunto il controllo di tre ministeri-chiave, non sarebbe più un interlocutore
credibile per continuare il processo di pace. Come lo stesso premier ha detto
ieri, a questo punto l’unica soluzione per uscire dall’impasse sono lo
scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Nel frattempo, però, la
Banca mondiale ha avvertito che se la crisi politica continua, anche gli aiuti
internazionali potrebbero essere rinviati.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
**********
Le truppe russe di stanza in
Georgia “non interferiranno negli avvenimenti interni” della Repubblica
caucasica ex sovietica. Lo ha assicurato oggi il ministro della Difesa russo,
Serghiei Ivanov. Soltanto ieri, in un messaggio televisivo alla Nazione, il
presidente georgiano Shevarnadze aveva escluso l’ipotesi di dimissioni,
invocate dall’opposizione dopo le irregolarità verificatesi nel voto legislativo
del 2 novembre. Il capo dello Stato ha convinto il Partito della Rinascita, suo
avversario, a dissociarsi dalla protesta.
La situazione umanitaria nel nord Uganda è peggiore di quella in
Iraq: ad affermarlo è Jan Egeland, vicesegretario generale dell’Onu e
responsabile delle questioni umanitarie, in un’intervista rilasciata alla
emittente britannica BBC. La denuncia,
fatta al termine di una visita nelle zone settentrionali del Paese, continua
sottolineando che non c’è nessun altro posto al mondo con un’emergenza di questo livello, che
richiama così poco l’attenzione internazionale. Ma cosa succede in Uganda? Fausta Speranza lo ha chiesto a Giulio
Albanese, direttore dell’agenzia dei missionari Misna, che quasi
quotidianamente riferisce di eccidi nel nord del Paese.
**********
R. - La guerra è esplosa alla fine degli anni ’80 e si è
acutizzata in particolare alla fine del ’94, quando i ribelli del sedicente
Esercito di resistenza del Signore hanno iniziato a godere dell’appoggio del
governo di Khartoum. La verità è che oltre 20 mila bambini sono stati
sequestrati in questi anni, per non parlare delle numerose vittime. Secondo
l’arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama, oltre 100 mila persone hanno
perso la vita, ma non è da escludere che la cifra sia molto più alta, non fosse
altro perché è difficile monitorare effettivamente quello che accade nelle zone
rurali, dove i ribelli attaccano i villaggi e razziano ogni bene e soprattutto
uccidono i civili.
D. – Come può un conflitto del genere, un dramma del
genere, rimanere fuori dal circuito mediatico?
R. – La verità è che il conflitto nel nord Uganda è la
classica guerra dimenticata, perché non gode di alcuna copertura mediatica, al
di là di qualche volenterosa agenzia d’informazione o di qualche lodevole
free-lance. La verità è che i giornalisti che riescono a seguire la cronaca di
questa periferia del mondo sono davvero pochi. La verità è che, soprattutto
quando si fanno confronti con altri conflitti, non essendovi un coinvolgimento
diretto dei Paesi occidentali, questo rimane davvero un conflitto nel cassetto.
**********
Un governo ancora bloccato, nonostante gli accordi firmati
a gennaio in Francia, ed un Paese che continua ad essere diviso: non riesce a
trovare uno sbocco la crisi in Costa d’Avorio, al centro di un vertice che
prende il via oggi ad Accra, capitale del Ghana. Vi partecipano almeno 7 capi
di Stato dei Paesi membri dell’Ecowas, la Comunità dell’Africa occidentale. Il
summit è anche l'occasione per cercare di stemperare le tensioni, legate alla
crisi ivoriana, in atto tra Togo, Burkina Faso e Costa d'Avorio.
Almeno 12 guerriglieri e 2
paramilitari sono morti nelle ultime ore in scontri con soldati governativi in
diverse zone della Colombia. Il comandante dell’esercito colombiano, il
generale Ospina, ha intanto dichiarato che i guerriglieri delle Forze armate
rivoluzionarie della Colombia (Farc) starebbero pianificando di acquistare
missili terra-aria in dotazione all’esercito del Nicaragua, per tentare di
contenere le offensive dell’esercito regolare.
“E' ragionevole ipotizzare, a
livello dell'attività terroristica, l'intensificazione degli attentati” in
Italia. Lo ha comunicato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, in una
informativa alla Camera. Ieri era stato disinnescato un pacco bomba recapitato
alla redazione del 'Corriere di Viterbo'.
L’Organizzazione Mondiale del
Commercio (Wto) ha dichiarato “illegali” i dazi sulle importazioni di alcuni
prodotti siderurgici dei Paesi dell’Unione europea imposti dagli Stati Uniti
nel marzo del 2002.
=======ooo=======