RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 315 - Testo della Trasmissione di martedì 11 novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Fermo richiamo di Giovanni Paolo II al sindacato polacco Solidarnosc, ricevuto oggi in Vaticano, perché torni a difendere i diritti dei lavoratori che non hanno voce

 

Il Papa incontra anche i calciatori della Nazionale italiana e li ringrazia per la visita

 

Ripartire da Cristo scommettendo sulla carità per sostenere i profughi nel mondo : e’ la sfida lanciata oggi dal Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti per la presentazione del prossimo Congresso mondiale

 

Si chiude oggi il Seminario promosso dal Vaticano sugli organismi geneticamente modificati

 

Il cardinale Etchegaray definisce un progetto intollerabile il muro israeliano nei territori palestinesi: la dichiarazione in occasione dell’ordinazione episcopale a Gerusalemme del primo vescovo per la comunità cattolica  di lingua ebraica

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Non c’è pace per l’Iraq: ancora attacchi e morti. Sul terrorismo in Arabia Saudita il commento di padre Justo Lacunza preside del Pisai

 

Il libro di Gianpaolo Mattei sul beato Ivan Merz: intervista all’autore.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Niente legge che proibisca il velo islamico, la croce cristiana e gli altri simboli confessionali a scuola: i vescovi francesi non la vogliono

 

Una laurea “Honoris causa” in scienze politiche è stata conferita questa mattina dall’Università cattolica di Milano a Helmut Kohl

 

Crisi in Costa d’Avorio: il vertice, oggi ad Accra (Ghana), della comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale punta al dialogo tra Nigeria, Niger, Togo Benin e Burkina Faso per stemperare le tensioni          

 

L’Accademia nazionale dei Lincei, ha assegnato il premio “Antonio Feltrinelli” 2003 ad Emergency

 

La fondazione “Aiuto-aiuto per lo sviluppo” ha celebrato ad Harare, in Zimbabwe, il suo 40° anniversario

 

“Vangelo, solidarietà, legalità” è questo il tema della 90.ma Giornata nazionale delle migrazioni che ricorrerà il 16 novembre

24 ORE NEL MONDO:

Nessuna prova certa delle attività nucleari dell’Iran. Lo afferma il rapporto dell’Aiea che sarà reso noto il 20 novembre

 

In Sri Lanka, il premier Wickremasinge ha accettato un colloquio per domani con la presidente Kumaratunga

 

L’emergenza in Uganda è peggiore di quella in Iraq: lo denuncia il vicesegretario generale dell'Onu con delega per i problemi umanitari, Jan Egeland.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 novembre 2003

 

 

FERMO RICHIAMO DI GIOVANI PAOLO II AL SINDACATO POLACCO SOLIDARNOSC

PERCHE’ TORNI A DIFENDERE I DIRITTI  DEI LAVORATORI,

CHE NON HANNO ‘VOCE’

 

Oggi nella ricorrenza della rinascita dello Stato Polacco nel 1918, il Papa ha ricevuto in udienza nell’Aula Paolo VI i rappresentanti del Sindacato Solidarnosc, un gruppo di circa 3 mila persone, accompagnate dal fondatore, Lech Walesa, eletto capo di Stato - lo ricordiamo - nel 1990, dall’attuale presidente del Sindacato Junus Sniadek, e da mons. Tadeusz Gloclowski, responsabile dell’episcopato polacco per la pastorale del lavoro. Giovanni Paolo II ha ripercorso nel suo lungo discorso le principali tappe della storia polacca dagli anni del dopoguerra, quando nel periodo comunista l’idea della libertà nazionale  conquistata l’11 novembre del 1918 sopravviveva in tutti coloro “che cercavano di opporsi alla programmata soppressione della libertà dell’uomo, all’umiliazione della sua dignità e alla negazione dei suoi fondamentali diritti”. Ed è storia recente quella che lega le vicende di Solidarnosc alla riconquista della democrazia in Polonia, eppure - si è rammaricato il Papa - sembra che questi eventi “stiano sfuggendo dalla memoria” e c’è da chiedersi se i giovani apprezzino la libertà che possiedono e si rendano conto del prezzo pagato per essa. Ascoltiamo il servizio di Roberta Gisotti

 

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 Solidarnosc non può trascurare la premura per questa storia”, cosi vicina  eppure lontana. Il primo fermo richiamo di Giovanni Paolo ai rappresentanti del Sindacato, nato - lo ricordiamo - intorno alla figura carismatica di Lech Walesa, nel settembre del 1980, in pieno regime comunista, dopo gli scioperi nei cantieri navali di Danzica, che diedero il via ad una lungo e sofferto cammino per uscire dall’oppressione comunista post bellica. Ma oggi occorre vigilare perché la libertà conquistata con coraggio, saggezza e ponderazione “non degeneri nell’anarchia, ma assuma la forma di comune responsabilità per le sorti della Polonia e di ogni suo cittadino.”

 

Non ha risparmiato Giovanni Paolo II forti critiche al ruolo inadeguato del Sindacato nella società polacca odierna, ed ha puntato l’indice su modalità e abusi preoccupanti ai danni dei lavoratori polacchi, in particolare le frequenti assunzioni temporanee ed i licenziamenti senza curarsi delle sorte dei dipendenti e delle loro famiglie. E se Solidarnosc oggi è più attivo nelle grandi aziende, è bene che si occupi – ha affermato il Santo Padre – dei dipendenti nelle imprese piccole, private, nei supermercati, nelle scuole, negli ospedali e in altri luoghi dell’economia di mercato “che non dispongono della forza che hanno le miniere e le acciaierie”. “Bisogna che il vostro Sindacato – ha detto il Papa a chiare lettere - prenda apertamente le difese dei lavoratori ai quali i datori di lavoro negano il diritto alla voce”. Solidarnosc non può restare indifferente di fronte a fenomeni che violano i diritti fondamentali dei lavoratori: come il blocco dei salari, dei pagamenti dovuti - che è un “peccato che grida vendetta al cielo” ha esclamato Giovanni Paolo II - e poi ancora i diritti negati al riposo, all’assistenza medica e perfino alla maternità. “Non significa questo limitare la liberta per la quale lottò Solidarnosc?” E se per contingenze della storia Solidarnosc si è politicizzata e ciò l’ha portato a rinunciare alla difesa degli interessi dei lavoratori in molti settore della vita economica e pubblica , è bene che oggi, “se veramente vuole servire la nazione”, torni alla proprie radici ed ideali di Sindacato. Il potere passa di mano in mano, ma i lavoratori tutti attendono “aiuto per la difesa dei loro giusti diritti”. “Qui Solidarnosc non può mancare”, l’ultimo richiamo di Giovanni Paolo II in questa udienza appassionata.

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UN PALLONE DI CRISTALLO ED UNA MAGLIA FIRMATA DA TUTTI I GIOCATORI:

SONO QUESTI I DONI CONSEGNATI AL PAPA DALLA NAZIONALE ITALIANA

DI CALCIO RICEVUTA STAMANI IN UDIENZA NELL’AULA PAOLO VI

 

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

 

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Saluto con grande cordialità la delegazione della Nazionale polacca di calcio e gli atleti della Nazionale italiana di calcio. Vi ringrazio per questa gentile iniziativa e, mentre assicuro per ciascuno un ricordo nella preghiera, tutti di cuore vi benedico.

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Con queste parole Giovanni Paolo II ha salutato la delegazione della nazionale polacca e gli atleti della squadra italiana di calcio ricevuti questa mattina nell’Aula Paolo VI alla vigilia dell’amichevole Polonia - Italia, che si disputerà domani a Varsavia.

 

Un pallone di cristallo di Boemia stilizzato, una maglia azzurra con la firma di tutti i giocatori consegnata dal capitano della nazionale, Fabio Cannavaro, e soprattutto 100 adozioni a distanza: così lo staff tecnico, l’allenatore Giovanni Trapattoni, ed i giocatori italiani, guidati dal presidente della Federazione italiana gioco calcio (Figc), Franco Carraro, hanno ringraziato il Santo Padre sfilando ad uno ad uno davanti al Papa ed inchinandosi per il baciamano. L’udienza speciale è stata richiesta dalla Figc per rendere “un omaggio di tutto il mondo del calcio al Papa in occasione dei 25 anni del suo Pontificato”.

 

 

PRESENTATO QUESTA MATTINA, IN SALA STAMPA VATICANA,

IL QUINTO CONGRESSO MONDIALE DELLA PASTORALE DEI MIGRANTI

E DEGLI ITINERANTI CHE SI TERRA’ A ROMA LA PROSSIMA SETTIMANA

ATTORNO AL TEMA “RIPARTIRE DA CRISTO”, SCOMMETTENDO SULLA CARITA’

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

 

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C’è un mondo che si muove, “e si muove in fretta”, spesso spinto dall’insicurezza sociale o da un conflitto ad abbandonare casa e terra natale per ricostruire altrove e da zero il proprio futuro. Un mondo che si conta, attualmente, in 65 milioni di persone, tra regolari e clandestini, che chiede asilo e aiuto verso nord provenendo dall’est e dal sud del pianeta. Un mondo al quale la Chiesa guarda con grande attenzione e per il quale ha deciso di mettersi a servizio, “scommettendo sulla carità”. Su questi temi ha ruotato questa mattina, nella Sala stampa della Santa Sede, la presentazione del quinto Congresso mondiale per la pastorale dei migranti e degli itineranti, che si svolgerà dal 17 al 22 novembre prossimi all’Agostinianum di Roma.

 

C’è una sfida da raccogliere davanti a questo flusso inarrestabile di gente che si sposta, fugge, tende la mano. Una sfida sociale, culturale, economica, ma anche pastorale, ha sottolineato il presidente del dicastero pontificio, il neo cardinale Fumio Hamao, davanti alla ventina di giornalisti presenti in rappresentanza delle maggiori testate internazionali.  E per progettare delle linee pastorali efficaci nei confronti del popolo degli itineranti, la Chiesa ha compreso da tempo – e il prossimo congresso lo renderà ancor più evidente – che occorre che “l’unico programma del Vangelo continui a calarsi – ha sottolineato il porporato - nella storia di ciascuna realtà ecclesiale”. Sì all’integrazione, dunque, e ai “gesti di fraternità” che l’incontro con chi chiede aiuto comporta e sollecita. Ma una integrazione che non vuol dire però “assimilazione”, ha ribadito l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del dicastero.

 

Se ogni continente può contare su una più o meno ampia quota annuale di immigrati (da 16 milioni dell’Africa, ai 41 del Nord America e ai 56 milioni dell’Europa), questi ultimi sono chiamati al dovere del “rispetto dell’identità nazionale” del Paese che li accoglie, così come le nazioni ospitanti debbono rispettare le connotazioni culturali dell’immigrato. Anche gli episcopati locali devono organizzarsi per rispondere in modo appropriato alle sollecitazioni portate da immigrati o profughi a seconda della realtà sociale e culturale del Paese di appartenenza. Ricordando, e ricordando anche ai governi degli Stati, che oltre ai timori ineludibili che colgono davanti alle masse migratorie, quel popolo in movimento racchiude in sé molte potenzialità:

 

“Io direi che dobbiamo vedere non solamente l’aspetto che può mettere in crisi la nostra società in questi movimenti di gente, di popoli… ma anche l’occasione che ci è offerta di fare famiglia universale, di essere capaci di dialogare, rispettarci, di vedere, di convivere in pace nella collaborazione legittima, nel rispetto reciproco, rispettando anche l’identità nazionale. E’ una chance che ci è offerta di fare un mondo, una unità di un’unica famiglia umana”.

 

I responsabili del dicastero pontificio hanno risposto alle domande finali dei cronisti, mettendo in risalto alcuni aspetti particolari: anzitutto, nella Chiesa universale “si sta cristallizzando” una concertazione, “un pensiero comune” sul fenomeno dell’accoglienza agli immigrati”, grazie al crescente scambio di esperienze pastorali. E, inoltre, è sempre più diffusa, sin dagli anni del seminario, la sensibilizzazione dei futuri sacerdoti a questo problema, attraverso studi specifici. “Le migrazioni costituiscono una sfida missionaria”, ha affermato mons. Marchetto – perché creando “occasioni nuove di contatti e scambi culturali” sollecitano la Chiesa “all’accoglienza, al dialogo, all’aiuto, in una parola alla fraternità”.

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IL CARDINALE ETCHEGARAY A GERUSALEMME

DOMENICA SCORSA PER L’ORDINAZIONE DEL PRIMO VESCOVO

PER I CATTOLICI DI LINGUA EBRAICA DI TERRA SANTA

 

La barriera di sicurezza israeliana è un progetto intollerabile. Così il cardinale Roger Etchegaray, in una dichiarazione in occasione dell’ordinazione episcopale a Gerusalemme, domenica scorsa, dell’abate benedettino Jean Baptiste Gourion, primo vescovo per i cattolici di lingua ebraica in Terra Santa. Servizio di Francesca Sabatinelli

 

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Un grande segno di Giovanni Paolo II per incoraggiare le due comunità cattoliche di espressione araba ed ebraica ad essere insieme instancabili artigiani di pace tra Israeliani e Palestinesi. Così il cardinale Etchegaray, in questi giorni a Gerusalemme, ha definito la nomina  episcopale di padre Jean-Baptiste Gourion. Un’occasione per il cardinale Etechegaray, recatosi in pellegrinaggio alla grotta della Natività a Betlemme, per criticare fortemente la costruzione della barriera di sicurezza israeliana, che accerchia la città.  “Mi unisco - sono le sue parole - alle proteste dei molti capi delle chiese di diverse confessioni,  contro un progetto così intollerabile”. Una tale barriera di separazione già costruita per 150 chilometri, continua il porporato, disegna inesorabilmente una geografia di apartheid che anziché fermare la violenza, la fomenta, con gravi conseguenze sociali, economiche, sanitarie. Il cardinale Etchegaray incita i due popoli a combattere il terrorismo attraverso una leale collaborazione. Parla direttamente ad israeliani e palestinesi: “Più vi incontro sul vostro suolo insanguinato più sento fino a che punto aspirate alla pace e ne avete bisogno. Ma non so come gridarlo ai popoli del mondo intero che non hanno ancora pagato il prezzo della loro solidarietà fraterna con le vostre sofferenze e le vostre speranze”. Infine rivolge i suoi auguri a tutti coloro che “avanzano nel lungo cammino della pace a colpi di piccoli gesti di ragione e di perdono”.

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OGGI LA CHIUSURA DEL SEMINARIO SUGLI OGM

PROMOSSO DAL PONTIFICIO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE

- Nostre interviste al dott. Francesco Salamini e al ministro Gianni Alemanno -

 

 

Si conclude in serata a Roma il seminario promosso dal Pontificio Consiglio Giustizia e Pace sugli organismi geneticamente modificati, sul tema: “Ogm: minaccia o speranza?”

 

Oltre 70 i partecipanti tra scienziati, politici e responsabili di agenzie Onu. Si sta cercando di raccogliere dati scientifici riguardo agli Ogm e di valutarne le implicazioni in campo alimentare, commerciale, ambientale, sanitario ed etico. Il mondo missionario è molto critico sull’uso degli organismi geneticamente modificati in quanto – si ammonisce – più che sfamare i poveri del mondo avvantaggerebbe multinazionali e lobby.  Ma cosa dicono gli scienziati? Gli Ogm potrebbero risolvere o no il problema della fame? Giovanni Peduto lo ha chiesto al direttore del Max Plank Institute per le biotecnologie Francesco Salamini.

 

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R. – Di sicuro, non risolveranno questo problema; potranno senz’altro contribuire ad una opzione scientifica in più per cercare di risolverlo al meglio.

 

D. – Quali sono i rischi finora verificatisi sulla salute per l’uomo?

 

R. – Non ci sono rischi di salute; avrei qualche dubbio sul fatto che possono offrire in qualche caso un rischio per l’ambiente.

 

D. – Alcuni criticano i meccanismi economici che sono alla base degli organismi geneticamente modificati: a loro avviso, il diritto di proprietà sulle sementi biotecnologiche farebbe aumentare la dipendenza dei Paesi poveri da quelli ricchi ...

 

R. – Dipende da come si vede il problema. Voglio dire che queste novità, quando sono disponibili, potranno essere utilizzate in un certo tempo anche dalle popolazioni in via di sviluppo.

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All’incontro ha partecipato anche il Ministro italiano per le politiche agricole Gianni Alemanno. Fabio Colagrande lo ha intervistato:

 

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R. – L’era degli OGM è sicuramente arrivata, perché le biotecnologie sono alla frontiera avanzata della scienza e della tecnica umana. Questo non significa che si debbano applicare in maniera indifferenziata in tutti i campi: applicare le biotecnologie entro la dimensione sanitaria è un conto; applicarla sul versante alimentare o industriale è un altro conto. Il problema più delicato rimane quello dell’ambiente e dell’agricoltura. Io sono per una linea di assoluta prudenza su questo versante, anche perché poi se si commettono errori sul terreno dell’ambiente o dell’agricoltura, è difficile tornare indietro.

 

D. – Possono essere un modo per lottare seriamente contro la fame nel mondo?

 

R. – Sicuramente, le coltivazioni OGM hanno un aumento di carattere produttivo; però, anche qui dobbiamo misurarci con il problema della biodiversità e della compatibilità con delle agricolture che spesso hanno dei meccanismi arcaici. Gli OGM sono più idonei per l’agricoltura industrializzata, e non sono quelle a cui è affidata la lotta alla fame nel mondo. La lotta alla fame nel mondo è più una realtà di piccola agricoltura che ha bisogno più di acqua che di OGM.

 

D. – Quindi, lei invita alla cautela, in questo campo?

 

R. – Io nel campo agricolo – ripeto e sottolineo strettamente: quello agricolo, perché negli altri campi non ho riserve – nel campo agricolo invito a muoversi con grande attenzione e con grande cautela e soprattutto a garantire la libertà di scelta al consumatore e al produttore. Dobbiamo evitare che un andamento fuori controllo metta tutti di fronte a dei fatti compiuti, irreversibili.

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NOMINA

 

Il Santo Padre ha nominato membro del Consiglio dell’ufficio centrale di coordinamento pastorale degli Ordinariati Militari, costituito in seno alla Congregazione per i Vescovi, l’ Arcivescovo Ordinario Militare per l’Italia Angelo Bagnasco.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina, con accento vibrante, il titolo "Solidarnosc torni alle proprie radici e ai propri ideali":

Giovanni Paolo II ai rappresentanti del sindacato polacco ricevuti in udienza nell'anniversario della riconquista della libertà nazionale.

Si sottolinea - sempre in prima - quanto segue: "Consegnare nel cuore e nelle mani dei giovani l'opera che abbiamo iniziato insieme anni fa.

 

Nelle vaticane, la dichiarazione del cardinale Roger Etchegaray, rilasciata a Gerusalemme domenica 9 novembre.

Un articolo di Luigi Perollo sulla Santa Messa celebrata dal cardinale Salvatore De Giorgi in onore della beata Madre Teresa di Calcutta.

Un articolo in ricordo del vescovo comboniano Diego Parodi, a 20 anni dalla morte.

 

Nelle estere, l'intervento della delegazione della Santa Sede alla 58.ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "Nel sistema commerciale multilaterale, il bene comune internazionale e la solidarietà tra le Nazioni devono prevalere sulla difesa egoistica degli interessi economici settoriali".

In un articolo si sottolineano poi i forti timori per il rischio di nuovi attentati terroristici; chiusa l'ambasciata statunitense a Khartoum.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Michele Sangiorgi, dal titolo "La prevaricazione del potere è lo scandalo di sempre": in un volume, alcune riflessioni sul "Rigoletto" di Giuseppe Verdi.

 

Nell'"Osservatore libri", un approfondito contributo di Angelo Marchesi sulla pubblicazione degli Atti del convegno interdisciplinare svoltosi a Bologna nel 2002. Il titolo del contributo è"La questione della verità e le sue implicazioni teologiche, filosofiche e scientifiche".  

 

Nelle pagine italiane, in rilievo i temi del terrorismo e della finanziaria.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

11 novembre 2003

 

 

TERRORE SENZA CONFINE:

GLI ATTENTATI IN IRAQ ED IN ARABIA SAUDITA

NON RISPARMIANO I CIVILI MUSULMANI

- Con noi, padre Justo Lacunza -

 

 “Una situazione preoccupante”, che richiede una maggiore “valorizzazione dell’Onu”. Così il cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato vaticano, ha commentato stamani il difficile momento attraversato dall’Iraq. Dal Paese del Golfo continuano a giungere notizie drammatiche: almeno 4 iracheni sono morti in seguito all’esplosione di una bomba nella città meridionale di Bassora. Un altro ordigno, davanti alla Corte d’appello di Baghdad, ha provocato invece 6 feriti. Tumulti, infine, nella cittadina di Haditha, a nordovest della capitale: la locale stazione di polizia è stata incendiata dalla folla. I soldati americani hanno annunciato l’arresto di almeno 20 sospetti, accusati di legami con la rete di Al Qaeda.

 

Arresti anche in Arabia Saudita, dove la polizia ha fermato stamattina alcune persone sospettate di coinvolgimento nell’attentato di Riad, che ha provocato 18 morti ed oltre 120 feriti nella notte tra sabato e domenica. Il re Fahd ha promesso un “pugno di ferro contro i terroristi” ed ha inviato 4 mila poliziotti alla Mecca, dove resteranno almeno fino alla fine del Ramadan. Il rischio di attentati è infatti altissimo anche contro gli stessi musulmani, come conferma padre Justo Lacunza, preside del Pontificio istituto di studi arabi e di islamistica, intervistato da Andrea Sarubbi:

 

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R. – L’Islam negli ultimi 30 anni ha sviluppato numerosi movimenti che cercano di impadronirsi di quello che è il centro di propulsione dell’Islam, cioè l’Arabia Saudita. D’altra parte, i documenti firmati da Osama Bin Laden confermano che lo scopo finale del movimento Al Qaeda è prendere il centro nevralgico della religiosità e dell’Islam: La Mecca e Medina, le città sante dell’Islam. Se si ripercorre la storia dell’Arabia Saudita – da Abdul Wahab nel 1740 a Ibn Saud, circa un secolo dopo – si vede evidentemente che è stata fatta una guerra per impadronirsi dei centri fondamentali religiosi e culturali dell’Islam. Ora c’è il pericolo che si ripeta la stessa storia, allo scopo finale di prendere le redini del potere e rimuovere la dinastia Saud.

 

D. – Sì, però anche in Iraq, negli ultimi attentati, hanno perso la vita parecchi civili musulmani. Questo è compatibile con quanto afferma il Corano a proposito della lotta agli infedeli?

 

R. – Non è assolutamente compatibile, a parer mio. Ma se esiste un movimento che ha, come scopo finale, quello di prendere il potere a qualsiasi prezzo, è chiaro che ai suoi membri non importa nulla che gli obiettivi siano musulmani, fedeli o infedeli. Questa distinzione – riconosciuta dai testi sacri, dal Corano, dalla tradizione e dalla storia – semplicemente non funziona. Loro camminano su un altro binario: bisogna prima rimuovere il nemico, che sono gli Stati Uniti e l’Arabia Saudita; poi, imporre la loro maniera di pensare e di governare l’Islam; infine, come dicevo, impadronirsi dei punti centrali che fanno capo alla storia, alla cultura, alla civiltà ed alla fede islamica.

 

D. – Questi attivisti islamici in Arabia Saudita e in Iraq sono stati paragonati a quelli algerini oppure ai takfir egiziani, che se la prendevano con i moderati. Lei vede qualcosa in comune?

 

R. – Io non vedo moltissime cose in comune, tranne una matrice centrale. Molti dei movimenti musulmani – dalla Malesia all’Indonesia, dalle Filippine alla Nigeria – hanno evidentemente una matrice comune: sovvertire l’ordine, prendere il potere politico e così fare leva su tutta la questione islamica, che è legata evidentemente alla questione economica e culturale.

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UN LIBRO DEDICATO AL BEATO IVAN MERZ

- Servizio di Dorotea Gambardella -

 

“Un cattolico come tanti, che aspirava, anzi praticava la santità”. Così il Cardinale Josip Bozanic, Presidente della Conferenza episcopale della Croazia, ha definito Ivan Merz – il giovane croato morto nel 1928 e beatificato da Giovanni Paolo II, lo scorso 22 giugno - nel corso della presentazione del libro a lui dedicato, scritto da Giampaolo Mattei. All’evento, svoltosi nei giorni scorsi nella Sala Conferenze della Comunità di Sant’Egidio a Roma, hanno partecipato tra gli altri anche il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e mons. Franjo Komarica, Presidente della Conferenza Episcopale della Bosnia-Erzegovina. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

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(musica)

 

Un giovane laico morto a soli 32 anni, la cui vita spirituale si è andata radicando attorno ai misteri di salvezza che la Chiesa fa rivivere mediante le varie fasi dell’anno liturgico. Così, in estrema sintesi, si può tratteggiare la figura di Ivan Merz. Un ragazzo cattolico come tanti, che però il Papa, lo scorso 22 giugno, ha proclamato beato nella sua città natale: Banja Luka, in Bosnia-Erzegovina. Che cos’ha dunque di straordinario questa figura? E perché è ancora tanto attuale? Sono le domande che si pone lo stesso Giampaolo Mattei, autore del libro, e che noi abbiamo rivolto a Mario Agnes, direttore dell’Osservatore Romano.

 

“E’ attuale per aver capito che il cristiano o vive la sua vocazione ad essere laico nella Chiesa, e attraverso la Chiesa nel mondo, o non è nulla. Qui sta la ordinarietà. Essere santo non è un fatto straordinario. Essere santo entra nell’ordinarietà della vita della Chiesa. La vocazione alla santità è di tutti, lo dice anche il Concilio. La grandezza di Ivan è proprio nell’essere un ragazzo normale, con i nostri problemi, ma con una forte tensione spirituale”. 

 

(musica)

 

Nel libro, Mattei evidenzia la modernità del programma di azione cattolica messo a punto da Ivan Merz. Sentiamo in proposito l’Arcivescovo di Zagabria, Josip Bozanic.

 

R. - Il tipo di azione cattolica di allora è attuale anche oggi. Lui ha visto il potere cristiano, laico nella Chiesa e da qui ha cominciato. In questo senso lui è un laico del dopo Concilio.

 

D. – Che significato ha la sua beatificazione in terre che sono state dilaniate dalla guerra, come la Croazia e la Bosnia-Erzegovina?

 

R. – E’ un segno di speranza.

 

(musica) 

 

In sostanza, come ha detto Giovanni Paolo II nell’omelia durante la Messa per la beatificazione del giovane croato: “La grande aspirazione di tutta la sua vita è stata quella di non dimenticare mai Dio”. E questo è anche il messaggio che Giampaolo Mattei vorrebbe emergesse dal suo libro.

 

“Il messaggio che vorrei arrivasse a tutti, e non solo ai giovani laici, è quello che Cristo è il centro della vita”.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

11 novembre 2003

 

 

NO AD UNA LEGGE CHE PROIBISCA IL VELO ALLE RAGAZZE MUSULMANE

CHE VOGLIANO INDOSSARLO: E’ LA POSIZIONE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE

FRANCESE, ESPRESSA A CONCLUSIONE DELL’ASSEMBLEA, IERI A LOURDES. AL CENTRO DEI LAVORI  IL  RAPPORTO CON LA LAICITA’ E LE NUOVE SFIDE PER L’EDUCAZIONE

 

LOURDES. = Niente legge che proibisca il velo islamico, la croce cristiana e gli altri simboli confessionali a scuola: i vescovi francesi non la vogliono. Il divieto -  avvertono - alimenterebbe il fondamentalismo e porterebbe ad “una regressione della libertà religiosa”. E’ quanto è emerso a conclusione, ieri a Lourdes, dell’Assemblea della Conferenza episcopale  francese, di cui è presidente  l’arcivescovo di Bordeaux, mons. Jean-Pierre Ricard. “Lo stato è laico ma la società civile non lo e” – ha  sottolineato mons. Ricard – e il governo dovrebbe “accompagnare le diverse  famiglie spirituali e religiose presenti nella nostra  societa”, senza scivolare dalla “vigilanza” ad atteggiamenti di “sfida” nei confronti delle fedi. Secondo mons. Ricard, in Francia la Chiesa cattolica non ha più il potere di un tempo e questo può consentire ai vescovi di concentrarsi sull’essenziale e cioè Cristo. Nel corso dei lavori dell’assemblea, si è affermata nuovamente la laicità dello Stato, ricordando però che la maggioranza dei francesi dichiara di appartenere alla Chiesa cattolica e che questo dovrebbe indurre le istituzioni a consultare la Chiesa. Mons. Ricard non vuole una nuova normativa sulla laicità. Si ricorda allo Stato il dovere di difendere la libertà di coscienza e di assicurare la pacifica convivenza sociale tra tutte le componenti della società. Per quanto riguarda le strutture della Conferenza episcopale francese, altro tema al centro dell’assemblea, non sono state prese decisioni ma solo suggeriti orientamenti per valorizzare il lavoro nella provincia. In conclusione, il presidente della Conferenza episcopale ha chiesto un impegno particolare in tema di educazione, affinché la Chiesa possa partecipare alla riflessione democratica iniziata in Francia. (F.S.)

 

 

UNA LAUREA HONORIS CAUSA IN SCIENZE POLITICHE A HELMUTH KOHL:

 L’HA CONFERITA QUESTA MATTINA L’UNIVERSITA’ CATTOLICA DI MILANO

PER IL RUOLO NELLA RIUNIFICAZIONE DEL POPOLO TEDESCO

E PER L’IMPEGNO A FAVORE DELL’UNIONE EUROPEA

- A cura di Fabio Brenna –

 

MILANO.=  Una laurea “honoris causa” in Scienze politiche è stata conferita  questa mattina dall’Università cattolica di Milano a Helmut Kohl, cancelliere tedesco dal 1982 al 1998. A introdurre  l’atto accademico è stato il rettore dell’Ateneo, professor Lorenzo Ornaghi, che ha ricordato il ruolo di Kohl nella storica riunificazione del popolo tedesco e  il suo impegno per l’unità dell’Europa. Nelle motivazioni della laurea, si riconosce il ruolo avuto nel porre in risalto la centralità europea, dove occidente ed oriente si ricongiungono anche nei valori del cristianesimo, dove i valori della cooperazione economica sociale e politica rappresentano il motore dell’Unione. Il neo-dottor Kohl, nella sua lectio magistralis, ha ribadito più volte l’importanza dell’eredità spirituale e culturale del cristianesimo e si è detto rammaricato della mancanza di un concreto riferimento a Dio nel testo della Costituzione europea. Kohl ha riconosciuto il ruolo dell’Italia nella costruzione della Casa comune continentale, passando poi in rassegna le sfide del futuro ma anche i molti problemi ancora irrisolti ed aperti. Dopo aver parlato dell’euro e del prossimo allargamento come di un successo, Kohl ha definito dannosa per la fiducia nella forza economica dell’Unione Europea la richiesta che viene avanzata da alcuni Paesi, fra cui anche l’Italia, per un ammorbidimento dei criteri e dei parametri economici e finanziari posti da Maastricht in poi.

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CRISI IN COSTA D’AVORIO: IL VERTICE, OGGI AD ACCRA (GHANA),

DELLA COMUNITA’ ECONOMICA DEGLI STATI DELL’AFRICA OCCIDENTALE

PUNTA AL DIALOGO TRA NIGERIA, NIGER, TOGO,BENIN E BURKINA FASO

PER STEMPERARE LE TENSIONI

 

COSTA D’AVORIO. = Il capo di Stato ivoriano ha confermato ieri la sua partecipazione al summit ghanese, dove oltre al padrone di casa John Kufuor, saranno presenti i presidenti di Nigeria, Niger, Togo, Benin e Burkina Faso. Il summit rappresenta anche l’occasione per cercare di alleggerire le tensioni legate alla crisi ivoriana. La Costa D’Avorio, prima di sprofondare nell’attuale crisi politico-militare, è stata a lungo considerata la “perla” dell’Africa occidentale, tanto in ragione del suo invidiabile sviluppo economico quanto per la sua stabilità politica, divenuta fragile solo al volgere degli anni ’90. La Costa D’Avorio ha conosciuto il suo primo colpo di Stato nel 1999 e da allora la sua stabilità ha progressivamente vacillato. L’insurrezione di reparti ribelli dell’esercito, avvenuta il 19 settembre 2002, non ha avuto breve durata, trasformandosi presto in una contrapposizione tra le regioni settentrionali, tuttora in mano ai gruppi ribelli, e quelle meridionali, controllate dall’esercito regolare con al vertice il presidente Laurent Gbagbo. La crisi rischia di trasformarsi in vera e propria guerra civile, soprattutto alla luce dell’esito incerto degli accordi di Parigi, firmati dal Governo di Gbagbo e dai ribelli il 25 gennaio. Al momento, la situazione appare estremamente precaria e solo l’intervento delle truppe francesi schierate come forza di interposizione tra le parti, sembra aver impedito il deflagrare di una guerra civile dagli esiti difficilmente prevedibili. (M.A.)

 

 

L’ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI, HA ASSEGNATO IL PREMIO “ANTONIO FELTRINELLI” 2003 A EMERGENCY DEFINENDO IL SUO IMPEGNO A FAVORE DELLE VITTIME

DEI CONFLITTI “UN’ IMPRESA ECCEZIONALE DI ALTO VALORE MORALE E UMANITARIO”

 

ROMA. = Ancora un riconoscimento per Emergency. Definendo il suo impegno a favore delle vittime dei conflitti “un’impresa eccezionale di alto valore morale e umanitario”, l’Accademia dei Lincei ha assegnato all’associazione fondata da Gino Strada il Premio “Antonio Feltrinelli” per il 2003. Emergency è nata nel 1994 a Milano. Ha lo scopo di assistere le vittime di guerra in Paesi come Iraq, Cambogia, Afghanistan, Algeria e Sierra Leone, garantendo assistenza medico-chirurgica di alta professionalità in zone ad alto rischio. Il riconoscimento della Commissione, presieduta dal prof. Edoardo Vesentini, comporta anche un premio in danaro di 250.000 euro. Grande soddisfazione è stata espressa dal presidente di Emergency, Teresa Sarti. “Siamo felici e orgogliosi di questo premio – ha dichiarato la signora Sarti – che testimonia l’attenzione del mondo della cultura e della scienza. E’ un premio prestigioso, che ci sembra riaffermi la necessità di continuare a costruire quei valori di pace e solidarietà che fondano i nostri interventi umanitari”. (M.A.)

 

 

LA FONDAZIONE “AUTO-AIUTO PER LO SVILUPPO” HA CELEBRATO AD HARARE,

IN ZIMBABWE, IL SUO 40° ANNIVERSARIO. NATA NEL 1963, GRAZIE ALL’IDEA DI POCHE DONNE, L’ORGANIZZAZIONE CONTA OGGI 200.000 MEMBRI IMPEGNATI A PROMUOVERE LO SVILUPPO ECONOMICO ATTRAVERSO CORSI DI

“EDUCAZIONE AL RISPARMIO DELL’ENERGIA ELETTRICA”

 

ZIMBABWE. = La “Fondazione di auto-aiuto per lo sviluppo” ha celebrato il suo 40° anniversario. L’organizzazione nata grazie all’idea di poche donne, conta oggi 200.000 membri impegnati a promuovere lo sviluppo economico attraverso corsi di educazione al risparmio dell’energia elettrica. L’organizzazione che garantisce l’energia elettrica con l’uso dei soli pannelli solari in molti alloggi moderni dell’ Africa si è rivelata la punta di forza di fiere importanti come la “Zimbabwe international trade fair” e “L’Harare agricultural show”. La fondazione promuove lo sviluppo economico attraverso la formazione dei ceti più indigenti mediante corsi di educazione al risparmio cui le donne partecipano attraverso appositi clubs. L’organizzazione africana è affiancata dalla Konrad-Adenauer-Foundation, fondazione tedesca, il cui rappresentante, Anton Bosi, sottolinea che “l’importanza dello sviluppo del cittadino è nel diritto di partecipare alla vita sociale, economica e politica del suo Paese”. (M.A,)

 

 

“VANGELO, SOLIDARIETA’ E LEGALITA’” E’ QUESTO IL TEMA DELLA 90MA GIORNATA

 NAZIONALE DELLE MIGRAZIONI CHE RICORRERA’ A  ROMA IL 16 NOVEMBRE E CHE E’ STATA PRESENTATA STAMANE PRESSO LA SALA MARCONI DELLA NOSTRA EMITTENTE

 

“Vangelo, solidarietà, legalità” è questo il tema della 90ma Giornata Nazionale delle Migrazioni che ricorrerà il 16 novembre e che è stata presentata stamane presso la Sala Marconi della Radio Vaticana, alla presenza di mons. Giuseppe Di Falco, presidente pro-tempore della Fondazione Migrantes, mons.Luigi Petris, direttore generale della Fondazione Cei Migrantes e Franco Pittau, responsabile del dossier statistico della Caritas italiana. Al centro di tutto - spiega mons. Giuseppe Di Falco – è l’amore evangelico, che si esprime nello spirito di solidarietà, ma anche nel “dovere di rispettare la legge”, cioè quella legalità che vincola sia i migranti che le istituzioni. Una legalità che non consente sconti sulla dignità del migrante, il quale è dotato di diritti inalienabili, che non possono essere né violati, né ignorati. Con la giornata nazionale delle migrazioni la Chiesa vuole richiamare l'attenzione su tutte le persone coinvolte in fenomeni di mobilità umana, compresi i marittimi, i circensi e i rom, oltre che gli immigrati e gli emigrati. Non sono mancati riferimenti alla situazione italiana circa la quale i vescovi italiani lamentano la nuova normativa sull’immigrazione ed auspicano un pieno riconoscimento del diritto di voto amministrativo per gli immigrati che in Italia risiedono e lavorano. (S.L.)  

 

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24 ORE NEL MONDO

11 novembre 2003

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non ha trovato “alcuna prova certa” di un tentativo dell’Iran di fabbricare armi nucleari, ma non è in grado di affermare che i programmi di ricerca di Teheran fossero a scopi esclusivamente pacifici. È quanto risulta dal rapporto che il 20 novembre prossimo il direttore dell’Aiea, Mohammed El Baradei, consegnerà a Vienna al consiglio dell’Agenzia dell’Onu. Il servizio di Roberto Piermarini:

 

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Secondo anticipazioni dell’Agenzia Reuters, le autorità iraniane hanno ammesso la produzione segreta di un piccolo quantitativo di plutonio utilizzato in un “numero limitato di esperimenti fra il 1999 ed il 2002” e di aver allestito un impianto segreto per l’arricchimento dell’uranio. Quest’ultimo procedimento può rendere adatto l’uranio come combustibile per centrali atomiche o per fabbricare bombe nucleari. “Tenendo conto delle dissimulazioni operate dall’Iran in passato – si afferma nel rapporto – ci vorrà tempo prima che l’Agenzia possa arrivare alla conclusione che il programma iraniano è destinato a fini esclusivamente pacifici”.

 

Ma ieri Teheran ha accelerato i tempi per allentare la pressione internazionale e uscire dalla crisi nucleare ufficializzando tre passi: la sospensione immediata del suo programma di arricchimento dell’uranio; la sottoscrizione del protocollo che autorizza ispezioni dell’Aiea in qualsiasi momento ai suoi impianti e l’invito a quest’ultima a raccogliere tutte le informazioni necessarie riguardanti i suoi programmi nucleari. Il rappresentante iraniano all’Aiea, Ali Akbar Salehi, ha inoltre riconosciuto che il suo Paese non ha rispettato gli accordi con l’Agenzia, anche se – ha assicurato – limitatamente a cose di poca importanza.

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La Cina spera che la prossima tornata di colloqui a sei sul programma nucleare nordcoreano si possa tenere prima della fine dell'anno. Lo ha detto oggi in una conferenza stampa a Pechino il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Liu Jianchao. Alla fine di agosto, nella capitale cinese, si era svolta una prima tornata di negoziati a cui presero parte Nord e Sud Corea, Usa, Cina, Giappone e Russia.

 

E' morto stamani in ospedale l’adolescente palestinese rimasto ferito ieri dal fuoco dei soldati israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Mentre sul terreno proseguono le violenze, sul piano politico si profila un possibile incontro tra il premier israeliano Sharon e quello palestinese Abu Ala. Per la prossima settimana, inoltre, proprio Sharon ha annunciato una visita in Italia, che si svolgerà lunedì 17 e martedì 18. Dal 23 al 26 novembre invece sarà il vicepremier italiano Gianfranco Fini a recarsi in Israele.

 

Torna la paura di azioni terroristiche contro le organizzazioni internazionali operanti in Afghanistan. Una esplosione ha danneggiato stamani i locali di due agenzie dell’Onu a Kandahar, nel sud dell'Afghanistan, provocando almeno un ferito grave.

 

Si apre uno spiraglio nella crisi politica in Sri Lanka. Il premier Wickremasinge ha infatti accettato l’offerta di incontro della presidente Kumaratunga, che nei giorni scorsi aveva dimezzato il governo e sospeso il Parlamento. Il colloquio è in programma per domani. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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E’ questo l’ultimo colpo di scena nella crisi politica in Sri Lanka, che ha già fatto una vittima, vale a dire il processo di pace dei separatisti Tamil che è stato sospeso a tempo indeterminato. Ieri a Colombo sono arrivati due diplomatici norvegesi che avrebbero dovuto fissare un nuovo appuntamento per i colloqui tra governo e ribelli, sospesi nell’aprile scorso dopo che le Tigri Tamil avevano abbandonato il tavolo dei negoziati. Nell’attuale situazione, il governo di Wickremasinge, dimezzato dalla presidente che ha assunto il controllo di tre ministeri-chiave, non sarebbe più un interlocutore credibile per continuare il processo di pace. Come lo stesso premier ha detto ieri, a questo punto l’unica soluzione per uscire dall’impasse sono lo scioglimento delle Camere e le elezioni anticipate. Nel frattempo, però, la Banca mondiale ha avvertito che se la crisi politica continua, anche gli aiuti internazionali potrebbero essere rinviati.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Le truppe russe di stanza in Georgia “non interferiranno negli avvenimenti interni” della Repubblica caucasica ex sovietica. Lo ha assicurato oggi il ministro della Difesa russo, Serghiei Ivanov. Soltanto ieri, in un messaggio televisivo alla Nazione, il presidente georgiano Shevarnadze aveva escluso l’ipotesi di dimissioni, invocate dall’opposizione dopo le irregolarità verificatesi nel voto legislativo del 2 novembre. Il capo dello Stato ha convinto il Partito della Rinascita, suo avversario, a dissociarsi dalla protesta.

 

La situazione umanitaria nel nord Uganda è peggiore di quella in Iraq: ad affermarlo è Jan Egeland, vicesegretario generale dell’Onu e responsabile delle questioni umanitarie, in un’intervista rilasciata alla emittente britannica BBC.  La denuncia, fatta al termine di una visita nelle zone settentrionali del Paese,  continua  sottolineando che  non  c’è nessun altro posto al mondo  con un’emergenza di questo livello, che richiama così poco l’attenzione internazionale.  Ma cosa succede in Uganda? Fausta Speranza lo ha chiesto a Giulio Albanese, direttore dell’agenzia dei missionari Misna, che quasi quotidianamente riferisce di eccidi nel nord del Paese.

 

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R. - La guerra è esplosa alla fine degli anni ’80 e si è acutizzata in particolare alla fine del ’94, quando i ribelli del sedicente Esercito di resistenza del Signore hanno iniziato a godere dell’appoggio del governo di Khartoum. La verità è che oltre 20 mila bambini sono stati sequestrati in questi anni, per non parlare delle numerose vittime. Secondo l’arcivescovo di Gulu, mons. John Baptist Odama, oltre 100 mila persone hanno perso la vita, ma non è da escludere che la cifra sia molto più alta, non fosse altro perché è difficile monitorare effettivamente quello che accade nelle zone rurali, dove i ribelli attaccano i villaggi e razziano ogni bene e soprattutto uccidono i civili.

 

D. – Come può un conflitto del genere, un dramma del genere, rimanere fuori dal circuito mediatico?

 

R. – La verità è che il conflitto nel nord Uganda è la classica guerra dimenticata, perché non gode di alcuna copertura mediatica, al di là di qualche volenterosa agenzia d’informazione o di qualche lodevole free-lance. La verità è che i giornalisti che riescono a seguire la cronaca di questa periferia del mondo sono davvero pochi. La verità è che, soprattutto quando si fanno confronti con altri conflitti, non essendovi un coinvolgimento diretto dei Paesi occidentali, questo rimane davvero un conflitto nel cassetto.

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Un governo ancora bloccato, nonostante gli accordi firmati a gennaio in Francia, ed un Paese che continua ad essere diviso: non riesce a trovare uno sbocco la crisi in Costa d’Avorio, al centro di un vertice che prende il via oggi ad Accra, capitale del Ghana. Vi partecipano almeno 7 capi di Stato dei Paesi membri dell’Ecowas, la Comunità dell’Africa occidentale. Il summit è anche l'occasione per cercare di stemperare le tensioni, legate alla crisi ivoriana, in atto tra Togo, Burkina Faso e Costa d'Avorio.

 

Almeno 12 guerriglieri e 2 paramilitari sono morti nelle ultime ore in scontri con soldati governativi in diverse zone della Colombia. Il comandante dell’esercito colombiano, il generale Ospina, ha intanto dichiarato che i guerriglieri delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc) starebbero pianificando di acquistare missili terra-aria in dotazione all’esercito del Nicaragua, per tentare di contenere le offensive dell’esercito regolare.

 

“E' ragionevole ipotizzare, a livello dell'attività terroristica, l'intensificazione degli attentati” in Italia. Lo ha comunicato il ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu, in una informativa alla Camera. Ieri era stato disinnescato un pacco bomba recapitato alla redazione del 'Corriere di Viterbo'.

 

L’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) ha dichiarato “illegali” i dazi sulle importazioni di alcuni prodotti siderurgici dei Paesi dell’Unione europea imposti dagli Stati Uniti nel marzo del 2002.

 

 

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