RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 314 - Testo della Trasmissione di lunedì 10  novembre 2003

 

Sommario

                                                                 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

No al terrorismo sì alla pace in medio Oriente attraverso il dialogo: questo l’auspicio del Papa in un saluto ad una delegazione di cristiani palestinesi dell’OLP incontrata oggi in Vaticano

 

 Giovanni Paolo II oggi alla Pontificia Accademia delle Scienze ha ribadito la posizione della Chiesa cattolica sull’utilizzo delle cellule staminali

 

 Lettera del Papa al cardinale Michele Giordano per i 50 anni di sacerdozio

 

 Gli organismi geneticamente modificati sono una minaccia o una speranza? Se ne parla da oggi in Vaticano in un atteso seminario: nostre interviste al cardinale Renato Martino e a mons. Elio Sgreccia.

 

Intervento di mons. Celestino Migliore, a New York, al Comitato dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite su Commercio e Sviluppo. 

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

10 anni fa nasceva col trattato di Maastricht l’Unione Europea. Ai nostri microfoni Federiga Bindi

 

CHIESA E SOCIETA’:

Nella capitale ugandese le principali emittenti cattoliche si coordinano per una comune programmazione

 

In Sudan, nonostante la recente tregua nei combattimenti ad ovest, le organizzazioni umanitarie non riescono ad alleviare le sofferenze degli sfollati

 

Il cibo è al centro dell’Assemblea indetta dai vescovi statunitensi a Washington, a partire da oggi e per quattro giorni

 

Sempre oggi prende avvio anche la Plenaria  dei vescovi argentini, dedicata alle tematiche della famiglia e alle conseguenze della cultura materialistica

 

A Giakarta, nelle Molucche, due leader cristiani separatisti sono stati scarcerati per decorrenza dei termini di detenzione

 

24 ORE NEL MONDO:

 

Sri Lanka: la presidente Kumaratunga invita il premier Wickremesinge a discutere un governo di unità nazionale, ma il primo ministro parla di elezioni anticipate

 

Ancora un soldato americano ucciso in Iraq, mentre è salito a 17 morti e 122 feriti il bilancio dell’attentato di sabato a Riad, in Arabia Saudita

 

In Giappone, la coalizione del premier Koizumi ha vinto le elezioni generali di ieri.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

10 novembre 2003

 

 

 

NO AL TERRORISMO IN OGNI SUA FORMA, SI’ AD UNA PACE IN MEDIO ORIENTE,

CONQUISTATA ATTRAVERSO IL DIALOGO: L’AUSPICIO DEL PAPA

IN UN SALUTO AD UNA DELEGAZIONE DI CRISTIANI PALESTINESI DELL’OLP

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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La pace in Medio Oriente “è possibile”, e con essa “l’armoniosa coesistenza” tra israeliani e palestinesi: a patto che sia il dialogo a fare da guida in questa ricerca e non il terrorismo, che deve essere condannato in tutte le sue forme. Con poche frasi, ma capaci di tenere sempre accesa la speranza in un’area soffocata dalla paura e dal sangue, Giovanni Paolo II è tornato a parlare questa mattina del processo di pace in Terra Santa, del dovere della responsabilità per chi la popola, del ruolo che i cristiani possono svolgere nella risoluzione del conflitto. Lo ha fatto ricevendo questa mattina in udienza una Delegazione di cristiani appartenenti all’Organizzazione per la liberazione della Palestina, l’organismo creato nel ’64 e riconosciuto dalle Nazioni Unite, che ha come obiettivo la formazione di uno Stato palestinese laico e democratico.

 

Nel suo breve discorso, il Papa è stato netto: nonostante le rotture causate dalla violenza e dall’ingiustizia, “noi – ha detto - dobbiamo continuare ad affermare che la pace è possibile”. Possibile “attraverso un dialogo paziente e l’impegno perseverante di persone di buona volontà da entrambe le parti”. In questo quadro, ha proseguito, “il terrorismo deve essere condannato in ogni sua forma, perché non solo rappresenta il tradimento della nostra comune umanità, ma è assolutamente incapace di gettare le fondamenta politiche, morali e spirituali necessarie per la libertà del popolo e la sua autentica auto-determinazione". Il Papa ha auspicato che, nel rispetto delle risoluzioni Onu, il processo di pace conduca a “una ricerca comune per la riconciliazione, la giustizia e una sicura e armoniosa coesistenza in Terra Santa”.

 

Spero, ha concluso il Pontefice, che la bozza costituzionale sia espressione “delle più alte aspirazioni e dei valori più cari al popolo palestinese” e contenga il “doveroso riconoscimento di tutte le comunità religiose”, insieme “ad un’adeguata protezione legale della loro libertà di culto e di espressione”. In precedenza, Giovanni Paolo II aveva detto di sperare in una migliore comprensione della situazione dei cristiani in Terra Santa, soprattutto per il “ significativo ruolo che essi possono giocare nel promuovere le legittime aspirazioni dei palestinesi”.

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IL PAPA RIBADISCE LA POSIZIONE DELLA CHIESA

SULL’UTILIZZO DELLE CELLULE STAMINALI NEL DISCORSO AI MEMBRI

DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE,

RICEVUTI STAMANI IN UDIENZA, PER IL 400.MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

La dimensione spirituale è “sempre presente nella ricerca della verità”: è quanto sottolineato stamani dal Papa nel discorso ai membri della Pontificia Accademia delle Scienze, ricevuti in udienza per il 400.mo anniversario di fondazione. Il Santo Padre ha sottolineato come la ricerca scientifica debba “essere diretta verso il bene della società e lo sviluppo integrale dei suoi componenti”. Quindi, ha ribadito la posizione della Chiesa sulla sperimentazione applicata alle cellule staminali. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Giovanni Paolo II ha affermato di essere sempre più convinto che “la verità scientifica, essa stessa partecipe della verità divina, può aiutare la filosofia e la teologia a comprendere ancor più a pieno la persona umana e la Rivelazione divina”. Si è così soffermato sul tema quanto mai attuale della ricerca scientifica applicata alle cellule staminali. Tali cellule, ha ribadito con forza, “non possono essere prelevate da tessuto umano embrionale a fini di sperimentazione”. Ogni trattamento medico che “pretende di salvare delle vite umane”, basandosi “sulla distruzione della vita umana nel suo stato embrionale, è logicamente e moralmente contraddittorio”. Principio, ha aggiunto, che vale anche per la “produzione di embrioni umani con finalità dirette o indirette di sperimentazione”. D’altro canto, ha nuovamente incoraggiato la ricerca su “tessuti di adulti o tessuti superflui al normale sviluppo dei feti.” Quindi, ha rivolto l’attenzione alla complessità della mente umana. Gli scienziati, ha constato, percepiscono nei loro studi “il mistero della dimensione spirituale”, che “trascende la fisiologia cerebrale” e sembra “dirigere tutte le nostre attività quale esseri liberi ed autonomi”. Proprio nella distinzione tra mente e cervello, ha aggiunto, possiamo scorgere “la fondazione di quella dimensione spirituale propria della persona umana”, che la Bibbia spiega quale “speciale relazione con Dio”.

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LETTERA DI GIOVANNI PAOLO II

AL CARDINALE GIORDANO PER I 50 ANNI DI SACERDOZIO

 

Giovanni Paolo II ha inviato una lettera al cardinale Michele Giordano, arcivescovo di Napoli che ieri ha festeggiato con una messa solenne nel duomo di Napoli i 50 anni di sacerdozio. Erano presenti cardinali e vescovi provenienti da varie regioni d'Italia nonché  il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino: l'omelia e' stata tenuta dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha tra l'altro ringraziato il porporato ''per quanto ha fatto per Napoli e la Campania, portando sempre con ammirevole serenità la sua croce anche nei momenti di grande difficoltà''. Nel suo messaggio al cardinale Giordano, Giovanni Paolo II ne ricorda ''le doti di intelligenza e di cuore'' e la “ferma sollecitudine per la Chiesa cattolica”. ''Con te - conclude il Papa - vogliamo rendere grazie  a Dio, supplicandolo che ti conceda nuove forze per proseguire  la tua opera per il bene di tutta la Chiesa''. Ordinato sacerdote nel 1953, il cardinale Giordano  nel 1971  divenne vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Matera, di cui  assunse la guida come titolare tre anni più tardi. Nel 1987 Giovanni Paolo II lo promosse alla guida dell'arcidiocesi di Napoli e l'anno successivo lo  creò cardinale.

 

 

ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata, Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza tre presuli dell’India in visita ad Limina: l’arcivescovo di Madras e Mylapore, James Masilamony Arul Das, il suo ausiliare, Lawrence Pius Dorairaj, e il vescovo di Vellore, Malayappan Chinnappa.

 

In Guyana, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Georgetown, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Benedict Singh. Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Francis Alleyne, benedettino, finora abate del monastero di Tunapuna (Trinidad). Il nuovo presule, 52 anni, è originario di Trinidad & Tobago, dove ha svolto i suoi studi. Ordinato sacerdote nel 1985, dieci anni più tardi ha ricevuto la nomina ad abate, il primo nato nel piccolo Stato caraibico. Dal ’97, inoltre, mons. Alleyne è anche vicepresidente della Conferenza dei superiori religiosi delle Antille. La sua diocesi, suffraganea di Port of Spain, ha una superficie di 215 mila kmq. e una popolazione di 800 mila abitanti, metà dei quali di estrazione indiana. I cattolici sono 88 mila, distribuiti in 24 parrocchie, con trenta sacerdoti, 47 religiose e sei catechisti.

 

 

CREAZIONE DI DIOCESI

 

In India, Giovanni Paolo II ha eretto la diocesi di Dindigul, con territorio dismembrato dalla diocesi di Tiruchirapalli e dall’arcidiocesi di Madurai, rendendola suffraganea della medesima Chiesa metropolitana. Il Pontefice ha poi nominato mons. Anthony Pappusamy, finora ausiliare di Maturai, primo vescovo della nuova diocesi di Dindigul. Il suo territorio copre 8 mila Kmq., con poco più di un milione di abitanti. I 148 mila cattolici possono contare su 130 sacerdoti, tra diocesani e religiosi, e su 246 religiose, oltre a 33 parrocchie. Il nuovo vescovo risiederà nella stessa città di Dindingul, dove c’è una chiesa dedicata a S. Giuseppe, prossima a divenire cattedrale.

 

 

“OGM: MINACCIA O SPERANZA?” TEMA DI UN SEMINARIO ORGANIZZATO DAL PONTIFICO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE. I LAVORI SI SONO APERTI STAMANE NELLA SEDE DEL DICASTERO VATICANO. RIUNITI PER DUE GIORNI I MASSIMI ESPERTI PER RACCOGLIERE DATI SCIENTIFICI E VALUTARE LE IMPLICAZIONI IN CAMPO ALIMENTARE, COMMERCIALE, AMBIENTALE, SANITARIO ED ETICO

- Da Palazzo San Calisto, il servizio  di Roberta Gisotti -

 

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         Non bisogna dominare il creato in modo dispotico e dissennato – ha avvertito il cardinale Renato Martino, presidente del dicastero vaticano che ha promosso questo incontro su un tema di attualità tanto scottante come gli organismi geneticamente modificati. Scienziati di tutto il mondo,responsabili di agenzie dell’Onu, rappresentanti di istituti di ricerca e accademie, nonché delegati di associazioni di produttori e consumatori, circa 70 i partecipanti, sono qui riuniti a porte chiuse nel Palazzo San Calisto, nel cuore di Trastevere per offrire alla Chiesa discernimento etico e pastorale, ma indubbiamente anche gli Stati potranno trarre orientamento sulle politiche da adottare riguardo agli OGM. La materia, si sa, è molto controversa  ed è dibattuta vivacemente anche a livello ecclesiale. Alla vigilia di questo seminario, la Conferenza degli Istituti missionari italiani ha diffuso una nota fortemente critica sull’utilizzo degli OGM. “Magari si fosse trovato con gli OGM – scrivono – la soluzione alla fame di tanti popoli”,  quando la Terra già oggi produce cibo in sovrabbondanza”. I missionari puntano il dito contro una ricerca guidata da lobby che cercano il loro profitto, e denunciano come inaccettabile il brevetto sugli OGM, che arricchirà a dismisura le multinazionali che hanno acquisito il diritto di proprietà sulla materia vivente mentre il contadino non trarrà più la semente dal suo raccolto ma sarà obbligato ogni volta ad acquistarla da loro.

 

         Ma di commercio e alimentazione si parlerà approfonditamente nel pomeriggio, mentre stamane si sono alternati i luminari della ricerca scientifica, coordinati dal prof. Francesco Salamini, direttore di Max Plan Institute per le biotecnologie, che parlando con i giornalisti, in chiusura della sessione – tuttora è in corso la conferenza stampa- ha detto che due sono le ragioni che interpellano il dibattito scientifico. Anzitutto i dubbi su come gli OGM potranno apportare benefici all’agricoltura e poi il fatto che tutto il tema della transgenesi, interagisce con il credere delle persone su come la scienza influisca nella vita di ciascuno. Tema sollevato stamane è stato anche quello della presunta neutralità degli scienziati. Ma ascoltiamo ora una dichiarazione del cardinale Renato Martino, al microfono del  collega Giovanni Peduto:

 

La posta in gioco è alta e delicata, per le polarizzazioni che dividono l’opinione pubblica, per i contenziosi commerciali che esistono a livello internazionale, per le difficoltà a definire a livello scientifico una materia oggetto di ricerche in rapida evoluzione, e poi per le complesse implicazioni etico-culturali ed etico-politiche. Sono fiducioso che il dicastero da me presieduto, grazie ai contributi scientifici del Seminario, e alla secolare sapienza della Chiesa, potrà trovare con equilibrio e nella verità un punto di sintesi utile e fecondo di bene per gli uomini del nostro tempo, soprattutto per i poveri.

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Partecipa al seminario di studi sugli organismi geneticamente modificati anche il presidente della Pontificia Accademia per la Vita mons. Elio Sgreccia. Ascoltiamo il suo commento al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – Riteniamo che, dal punto di vista bioetico, la responsabilità dell’uomo consente di modificare gli organismi viventi – le piante, gli animali – per utilità dell’uomo stesso. Oggi, per esempio, abbiamo la possibilità di inserire nel riso, che è povero di vitamine e provoca delle malattie nelle popolazioni che si nutrono prevalentemente di riso, un gene che porta nel riso più vitamine – il cosiddetto ‘golden rice’, riso d’oro: non si vede perché questo non si possa fare: se giova all’uomo, se va nel senso della salute e del bene dell’umanità. Naturalmente, ci sono delle condizioni: noi diciamo che modificando questi prodotti prima di metterli in commercio si deve verificare se non comportano rischi per la salute. Quando c’è un criterio per verificare il rischio e c’è una possibilità di governare quel tanto di rischio che rimane, allora c’è la possibilità di realizzare questi prodotti modificati: c’è la liceità. Un altro punto fermo della posizione bioetica è che ci sia comunque una informazione trasparente. Il pubblico deve sapere quale è il prodotto manipolato e quello che non lo è. Un’altra norma è quella di continuare a conservare le specie tradizionali, cioè la biodiversità. Un prodotto che si annuncia nuovo e che magari dà maggiori profitti e maggiori quantità, rischia di eliminare la specie precedente, quella tradizionale. Invece, diciamo che ormai c’è questo pensiero che si va formulando, non in maniera assoluta, ma si sa che ogni specie vivente è una ricchezza e che la biodiversità nel mondo va conservata. Ma c’è anche un’altra linea, pur essa etica, che è quella della commercializzazione: perché anche un prodotto utile, anche un prodotto sano, non rischioso, può essere inserito in un ingranaggio commerciali e delle multinazionali, in maniera tale che finisca invece che avvantaggiare le popolazioni che lo ricevono, per svantaggiarle. Per esempio, se per un prodotto come il riso o il mais, bisogna ogni volta riprendere il seme dalla ditta multinazionale che l’ha fornito, ogni anno ricomprare il seme, si viene a ricreare una dipendenza che può essere di prezzi, e tutto questo può rappresentare invece che un vantaggio, una specie di colonizzazione; se la distribuzione non viene eticamente incanalata, potrebbe diventare invece una schiavitù maggiore e una specie di beffa per le popolazioni.

 

D. – Eccellenza, alla luce di queste considerazioni, gli organismi geneticamente modificati rappresentano allora una minaccia o una speranza per l’umanità?

 

R. – Come tutta l’ingegneria genetica, anche quella che si fa sull’uomo, c’è la speranza di poter portare dei miglioramenti. E la scienza deve produrre e alimentare questa speranza. Ma se non c’è il governo dell’etica, delle norme etiche, quello che è un vantaggio in sé può diventare una minaccia, alla fine. Per cui, è diventato intrinseco il legame tra il progresso scientifico, lo sviluppo dei popoli e l’etica.

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IL COMMERCIO INTERNAZIONALE DEVE CONTRIBUIRE

ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE DEI PAESI PIU’ POVERI IN UNO SPIRITO DI SOLIDARIETA’ TRA NORD E SUD DEL MONDO:

COSI’, L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,

OSSERVATORE PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU, ALLA RIUNIONE

DEL SECONDO COMITATO DELL’ASSEMBLEA GENERALE

DELLE NAZIONI UNITE SU COMMERCIO E SVILUPPO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La “relazione tra governi e mercati deve essere considerata complementare piuttosto che competitiva o addirittura antagonistica”. E’ quanto affermato dall’arcivescovo Celestino Migliore in una riunione al Palazzo di Vetro su commercio e sviluppo. Mons. Migliore ha così ribadito che “i mercati da soli non possano risolvere tutti i problemi sociali come la disoccupazione e la povertà”. Nonostante l’insuccesso della conferenza dell’Organizzazione mondiale del commercio di Cancun nel settembre scorso, l’osservatore vaticano ha auspicato che si possa costruire un sistema multilaterale sempre più forte e più giusto. Ha quindi auspicato una maggiore solidarietà internazionale tra le nazioni e un “abbandono di quei gruppi di interesse che promuovono i propri egoistici obiettivi, trascurando il bene comune”.

 

In tale contesto, ha proseguito, la rimozione di ostacoli artificiali all’afflusso di beni e servizi può stimolare la crescita economica. D’altro canto, specie nei Paesi poveri, possono rivelarsi necessarie delle misure da parte del governo per evitare distorsioni ed effetti negativi causati dai cambiamenti economici. Allo stesso tempo, ha avvertito l’arcivescovo Migliore, tanto le nazioni ricche quanto quelle in via di sviluppo devono combattere la corruzione, affinché “i frutti di un commercio sano siano condivisi da tutti i settori della società e non soltanto da pochi privilegiati”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina è dedicata al solenne rito di beatificazione presieduto, ieri, da Giovanni Paolo II nella festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma.

 

Nelle vaticane, il discorso del Papa alla Pontificia Accademia delle Scienze.

Il saluto del Santo Padre ad una Delegazione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

Un articolo di Francesco M. Valiante dal titolo "Da un giovane laico una lezione di santità 'feriale' che scuote e interpella i cristiani del nostro tempo": presentato il volume dei "Quaderni dell'Osservatore Romano" dedicato al beato Ivan Merz.

Messaggio del Santo Padre per il 50.mo di sacerdozio del cardinale Michele Giordano. Un articolo di Gianfranco Grieco sulla celebrazione della solenne ricorrenza sul cinquantesimo di sacerdozio del Cardinale Michele Giordano. 

 

Nelle estere, l'intervento della Santa Sede alla 58.ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite: "Migranti, superare il dissidio tra magnanimità e preoccupazioni di sicurezza".

In rilievo, l'attacco suicida compiuto a Riad.

Riguardo all'Iraq, si sottolinea cha "ancora sangue" scorre a Baghdad..

 

Nella pagina culturale, un contributo di Marco Impagliazzo dal titolo "Ridefinire l'identità del continente nel quadro della globalizzazione": un saggio di Carriquiry Lecour sull'America Latina.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

In rilievo l'intervento di Carlo Azeglio Ciampi a favore dei ricercatori.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

10 novembre 2003

 

 

 

10 ANNI FA, COL TRATTATO DI MAASTRICHT, NASCEVA DI FATTO L’UNIONE EUROPEA

- Con noi, Federiga Bindi -

 

Dieci anni fa nasceva l’Unione Europea: ad inizio novembre del 1993 entrava, cioè, in vigore il trattato di Maastricht. Firmato nei Paesi Bassi nel ’92, il documento era di fatto il risultato del processo di cooperazione e integrazione avviato nei 40 anni precedenti, da Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), Comunità economica europea (Cee) e Comunità europea dell’Energia atomica (Ceea).

Il trattato di Maastricht ha introdotto nuove forme di cooperazione tra i governi degli Stati membri (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Danimarca, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Finlandia e Svezia) fino all’introduzione della moneta unica - l'euro - il 1° gennaio 2002, in dodici dei 15 Paesi dell'Ue. Tra pochi mesi, a maggio 2004,  ci sarà il programmato allargamento ad est dell’Unione, con l’ingresso di 10 nuovi Paesi: Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia, Cipro e Malta. Ma, dal ’93 ad oggi com’è cambiata l’Unione Europea? Risponde Federiga Bindi, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Università Tor Vergata di Roma, intervistata da Giada Aquilino:

 

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R. - Nel ’93 c’era uno spirito di grande gioia perché il crollo del Muro di Berlino e la prospettiva dell’allargamento, anche se ancora lontana, avevano dato vita a tante speranze. Dieci anni dopo, c’è un momento di crisi economica e l’allargamento porta delle speranze ma anche molti interrogativi sui suoi costi e su quanto le istituzioni saranno efficienti con 25 membri. Ci sono le aspettative positive degli Stati dell’est e sicuramente anche degli Stati dell’ovest, ma i timori stanno prevalendo.

 

D. - L’abbattimento delle barriere e l’entrata in vigore dell’euro, solo in 12 Paesi: cosa manca all’Unione Europea?

 

R. - La circolazione dell’euro purtroppo non potrà essere allargata ai Paesi dell’est tra breve, tranne forse ad alcuni Stati, come la Slovenia che effettivamente in pochi anni potrebbe adottare la moneta unica. Anche la libera circolazione delle persone non avrà luogo subito. Per la Polonia, per esempio, c’è un periodo di transizione di 10-15 anni per la libera circolazione dei lavoratori. Per avere, quindi, un’Unione Europea con piena parità per tutti gli Stati, dovremo aspettare effettivamente 10-15 anni.

 

D. - Proprio in questo periodo si discute della Costituzione europea. Il dibattito è aperto sul riferimento alle radici cristiane del Continente europeo, sul sistema decisionale, sulle istituzioni. Alla fine, si troverà un compromesso?

 

R. - Il problema è capire quale compromesso. Quando è stato fatto il trattato sul-l’Unione Europea, lo spirito era veramente quello di dire: “Dobbiamo fare qualcosa perché è un’opportunità storica enorme”. La Convenzione europea, con i suoi limiti, ha fatto la stessa cosa. Oggi mi sembra che ci sia una mancanza di responsabilità da parte di alcuni leader, che vedono mezzo voto di più come la cosa più importante da ottenere, piuttosto che la chance storica offerta al nostro Continente.

 

D. - Se si dovesse fare un bilancio dell’Unione Europea, quali sarebbero le voci in positivo e quali quelle in negativo?

 

R. - Innanzitutto la pace. Questo è un Continente in cui fino a 50 anni fa i Paesi combattevano gli uni contro gli altri. E la storia ci ha mostrato quanto innescare conflitti sia facile ancora oggi. Poi c’è lo sviluppo. Insomma, le nuove generazioni sono europee e l’Europa si sta facendo. Cosa c’è da fare di più? Una politica estera e di sicurezza, un quadro istituzionale semplificato. In definitiva c’è tanto da fare, ma siamo già un bel pezzo avanti.

 

D. - Allora il prossimo passo da compiere quale sarà?

 

R. - Avere il coraggio di affermare i nostri valori, i nostri principi e creare delle istituzioni forti che possano far funzionare l’Unione.

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CHIESA E SOCIETA’

10 novembre 2003

 

 

NELLA CAPITALE UGANDESE LE PRINCIPALI EMITTENTI CATTOLICHE

SI COORDINANO PER UNA COMUNE PROGRAMMAZIONE.

LA RADIO RESTA IL PRIMO MEZZO DI COMUNICAZIONE DI MASSA

 

KAMPALA. = Le quattro principali radio cattoliche in Uganda e una di prossima apertura avranno una redazione comune nella capitale Kampala. Ogni emittente manterrà il proprio palinsesto ma la programmazione sarà coordinata. La radio in Uganda, come in gran parte dell’Africa, rappresenta ancora oggi il principale strumento di comunicazione di massa. In particolare, nelle aree più isolate del nord dell’Uganda, esposte agli attacchi del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), l’ascolto radiofonico permette a migliaia di civili di venire a conoscenza di quanto accade. Le stazioni radio già esistenti si chiamano: Radio Sapienza, della Conferenza episcopale ugandese; Radio Maria, dell’arcidiocesi della capitale; Radio-Wa di Lira, della diocesi locale; Radio Soroti, della diocesi omonima. Quella che la chiesa di Arua aprirà a breve si chiamerà Radio Pacis. (F.S.)

 

 

IN SUDAN, NONOSTANTE LA RECENTE TREGUA NEI COMBATTIMENTI AD OVEST,

LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE NON RIESCONO AD ALLEVIARE LE SOFFERENZE

DEGLI SFOLLATI. L’APPELLO DELL’UFFICIO UMANITARIO DELL’ONU

 

DARFUR. = In Sudan, continuano le sofferenze di centinaia di migliaia di sfollati fuggiti dalle proprie case dopo che l’Esercito-movimento di liberazione (Sla-m) ha preso le armi contro l’esercito governativo. Lo denuncia l’Ufficio umanitario dell’Onu (Ocha), sottolineando che la recente tregua tra il governo del Sudan e i ribelli del Darfur, nell’ovest del Paese, non è sufficiente per venire in soccorso degli sfollati. All’inizio di ottobre, inoltre, le autorità sudanesi hanno introdotto alcune restrizioni ai movimenti che stanno limitando l’attività delle organizzazioni umanitarie. Secondo l’Ufficio Onu, i pochi aiuti giunti a destinazione finora sono stati distribuiti soltanto nelle aree urbane, mentre fuori delle città mancano completamente acqua potabile, medicine, materiale igienico e scolastico. A parte il conflitto interno divampato all’inizio del 2003, il Darfur è, in ogni caso, una regione povera e isolata. Dei circa 500 mila profughi, circa 70 mila sembra si siano rifugiati nel confinante Ciad, mentre la maggior parte si sarebbe diretta verso Kutum e Kebkabya, nel nord del Darfur. (F.S)

 

 

AL CENTRO DELL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI STATUNITENSI, CHE PRENDE AVVIO OGGI,

CI SONO  LE QUESTIONI LEGATE ALLA PRODUZIONE DI CIBO,

CHE INVESTONO LA DIGNITA’ DI MOLTI E GLI EQUILIBRI

DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE.

SPAZIO, INOLTRE, ANCHE ALLE URGENZE  DELLA GUERRA

 

- A cura di Elena Molinari -

 

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WASHINGTON. = Il cibo è al centro dell’Assemblea indetta dai vescovi statunitensi a Washington, a partire da oggi e per quattro giorni. L’intenzione è di sollecitare una seria politica. “Per troppe persone, all’interno o all’esterno della Chiesa, la produzione di cibo è una realtà lontana dalla vita quotidiana”, ha detto mons. Ronald Gilmore, vescovo di Dodge City, nel Kansas. Il documento di lavoro in discussione intende ribadire la dignità e i diritti degli agricoltori sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo. “Se nessuno coltivasse la terra – ha ricordato il vescovo Gilmore – nessuno mangerebbe”. Il tema verrà affrontato nell’ottica di un commercio equo e in considerazione degli effetti della globalizzazione. Un’altra priorità è la stesura di una serie di direttive per gli investimenti etici e responsabili. E’ previsto, inoltre, che vescovi stranieri parlino  all’Assemblea statunitense dei problemi di altre parti del mondo, soprattutto dell’Africa e del Vietnam. Infine, una tavola rotonda sarà dedicata alle gravi questioni della guerra.

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DA OGGI LA PLENARIA  DEI VESCOVI ARGENTINI,

DEDICATA ALLE TEMATICHE DELLA FAMIGLIA E ALLE CONSEGUENZE

DELLA CULTURA MATERIALISTICA

 

- A cura di Maurizio Salvi -

 

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BUENOS AIRES. = L’assemblea plenaria dei vescovi argentini, che prende avvio oggi, intende esaminare a fondo il tema della famiglia per comprendere come contrastare le aggressioni che quotidianamente subiscono l’istituzione familiare ed il matrimonio. Si darà spazio ai contributi di esperti laici, personalità del segretariato nazionale per la famiglia e ai documenti preparati dalla specifica Commissione episcopale. I partecipanti si interrogheranno su questioni come la dissoluzione della famiglia, i nuovi modelli familiari, la salute riproduttiva, l’eutanasia, l’interruzione della gravidanza, la convivenza di persone dello stesso sesso. In un testo preparato per l’Assemblea plenaria, i vescovi argentini sostengono che oggi, oltre ad una realtà economica che “cospira” contro la famiglia, si impone una cultura materialistica per cui “si vale per quello che si possiede e non per ciò che si è”. Tale cultura –aggiungono i vescovi – colpisce non solo le famiglie già costituite, ma anche i giovani che non sanno come prepararsi al futuro non avendo a disposizione modelli che li motivino o li orientino. Un punto di riferimento per la riflessione sono le statistiche dell’ultimo censimento, che mostrano come in Argentina aumentino le famiglie di fatto o composte da una sola persona, gli anziani abbandonati e le persone che non riescono a soddisfare le necessità alimentari di base.

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A GIAKARTA, NELLE MOLUCCHE, DUE LEADER CRISTIANI SEPARATISTI

SONO STATI  SCARCERATI PER DECORRENZA DEI TERMINI DI DETENZIONE.

LA LORO ORGANIZZAZIONE, CHE CHIEDE L’AUTONOMIA DEL SUD,

NON E’ APPOGGIATA DALLA CHIESA LOCALE

 

GIAKARTA. = I leader cristiani separatisti Alex Manuputty e Semmy Waeleruny, attivi nell’arcipelago indonesiano delle Molucche, sono stati rilasciati per decorrenza dei termini di detenzione dal carcere di Giakarta. Lo hanno riferito, all’agenzia Misna, i padri del Centro di crisi della diocesi cattolica di Ambon. I due sono ai vertici del Fronte di auto-governo delle Molucche (Fkm), una piccola organizzazione, non appoggiata dalla Chiesa locale, che invoca uno Stato autonomo nelle Molucche meridionali e chiede al governo di Giakarta un referendum per l’indipendenza, sul modello di quello indetto a Timor Est il 30 agosto 1999. Circa un anno fa, nel processo in corso contro Manuputty e Waeleruny presso il tribunale distrettuale di Giakarta settentrionale, l’accusa aveva chiesto 5 anni di carcere per attività illegali. Tra queste, rientra l’accusa di aver sventolato ad Ambon, senza autorizzazione, la bandiera del Republik Maluku Selatan (Rms), cioè la Repubblica delle Molucche meridionali. In un altro processo, Manuputty e Waeleruny si erano visti infliggere, nel marzo 2003, tre anni di carcere per sovversione. Sullo sfondo di queste vicende, vanno ricordati gli scontri che dal gennaio 1999 alla primavera 2002 hanno insanguinato le Molucche. (F.S.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

10 novembre 2003

 

 

- A cura di Giada Aquilino -

 

Il governo dello Sri Lanka è pronto ad andare alle elezioni anticipate. Lo ha annunciato oggi il premier Ranil Wickremesinge, nel tentativo di risolvere la crisi con la presidente Chandrika Kumaratunga. Il capo di Stato ha intanto invitato il primo ministro a discutere a breve la sua proposta per un governo di unità nazionale, proprio mentre rischia di bloccarsi definitivamente il processo di pace con i ribelli Tamil. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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In occasione dell’arrivo, oggi pomeriggio, di due mediatori norvegesi, il portavoce del governo Janadasa Peiris ha detto che non è possibile continuare i negoziati con i separatisti delle Tigri Tamil. La presidente Kumaratunga detiene tre ministeri chiave – la Difesa, gli Interni e l’Informazione – mentre il Parlamento è ancora sospeso. Data questa incertezza politica, il governo di Wickremesinge non sarebbe in grado di gestire i negoziati ed ha chiesto alla presidente di proseguire il dialogo. Ma è nota la posizione della Kumaratunga, che di recente ha anche dichiarato illegale il cessate-il-fuoco, siglato nel febbraio del 2002. Il portavoce, che è anche il rappresentante del governo nei negoziati, ha detto che il premier è pronto ad affrontare nuove elezioni. “Non abbiamo dubbi che il popolo darà pieno appoggio a quello che abbiamo fatto”, ha detto. Wickremesinge ha ricevuto il supporto del Parlamento, dove il suo partito è in maggioranza dopo la vittoria alle elezioni di due anni fa.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Non si fermano gli attentati antiamericani in Iraq. Un soldato statunitense è stato ucciso ieri sera in un attacco compiuto con granate a 50 chilometri a sud di Baghdad. Altri tre militari Usa sono rimasti feriti oggi quando un ordigno è esploso al passaggio della loro vettura su un ponte a Mossul, nel nord dell'Iraq. Le nuove violenze giungono quando è ancora forte l’eco dell’attentato kamikaze di sabato notte a Riad, in Arabia. Il bilancio parla di 17 morti e 122 feriti, mentre le indagini sembrano condurre ad Al Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden.

 

Sarà consegnata oggi all’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) la lettera con cui le autorità dell'Iran si impegnano a firmare il protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione. Il documento autorizza anche controlli internazionali a sorpresa nei siti nucleari. Ad annunciare oggi la decisione di Teheran è stato Hassan Rowhani, segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale iraniana. Sempre in giornata scatterà la sospensione del processo di arricchimento dell'uranio. L’Aiea, comunque, deciderà il 20 novembre se Teheran sia o non in conformità con gli impegni di non proliferazione nucleare.

 

Medio Oriente. Il governo israeliano, a conclusione di un sofferto dibattito a Gerusalemme, ha dato ieri l’assenso condizionato a un controverso scambio di prigionieri con i guerriglieri islamici libanesi Hezbollah. La decisione, a favore della quale il premier Ariel Sharon ha esercitato tutta la sua influenza, è passata a stento: dodici i voti favorevoli dei ministri e undici quelli contrari. Il capo del movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ribadito stamani che i propri guerriglieri puntano alla liberazione di tutti i prigionieri libanesi detenuti da Israele.

 

Sarà ancora Junichiro Koizumi a guidare il Giappone. La sua coalizione – formata dai liberaldemocratici, dal partito buddista Komei e dai nuovi conservatori – ha vinto infatti le elezioni generali di ieri. “Non ci saranno cambiamenti di ministri”, ha affermato lo stesso Koizumi, la cui vittoria è stata comunque meno netta del previsto: l’alleanza tripartita da lui guidata conserva la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati con 275 seggi, anche se il dato è in calo rispetto al passato. Altra novità del voto è stata l’affermazione del Partito democratico di Naoto Kan, balzato da 137 a 177 seggi. Ce ne parla Chiaretta Zucconi:

 

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Si tratta di un dato che sottolinea il desiderio di cambiamento e di svolta a favore di un nuovo governo, capace di ridare ossigeno alla fragile economia del Sol Levante. Sorprendente anche la capacità dell’opposizione di ottenere i voti della grande Tokyo, la capitale, e quelli delle regioni di Osaka, strappandoli ai liberal-democratici. Una certa delusione mascherata dal solito accattivante sorriso non è stata nascosta nemmeno dallo stesso Koizumi: “Non posso dire che sia andata come speravo”, ha detto il primo ministro nipponico che adesso dovrà dimostrare agli elettori che gli hanno dato questa seconda chance di essere in grado di realizzare le sospirate riforme economiche rimaste nel cassetto durante il suo precedente mandato: privatizzazione delle autostrade e delle poste, riforma delle pensioni, ristrutturazione del settore finanziario e bancario, appesantito da una montagna di crediti non esigibili. Ma ce la farà Koizumi a tenere a bada la vecchia guardia ultraconservatrice e interna al suo stesso partito, tenacemente contraria ai cambiamenti? Come ha sottolineato la Confindustria oggi, il premier questa volta non ha scampo e dovrà focalizzare la sua attenzione sulle misure economiche necessarie a far ripartire la seconda economia del mondo.

 

Per la Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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Sarà necessario il ballottaggio del 28 dicembre prossimo per conoscere il nome del nuovo presidente guatemalteco. Nelle elezioni di ieri, in cui si è votato anche per rinnovare il Parlamento, nessuno dei candidati ha raggiunto la maggioranza assoluta: in testa, con il 42% dei voti, Oscar Berger, della Grande alleanza nazionale, vicina al Centrodestra. Lo segue l’imprenditore centrista Colom, accreditato del 26%. Ma la vera notizia è l’esclusione di Ríos Montt, l’ex dittatore, fermo all’11% dei consensi. Sentiamo Andrea Sarubbi:

 

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Alla fine, hanno avuto ragione i sondaggi: Ríos Montt non ce l’ha fatta, ed il suo sogno di arrivare alla guida del Paese per vie democratiche si è infranto sui primi exit poll. Difficile anche che l’ex dittatore torni al governo dalla porta di servizio, offrendo il proprio appoggio a uno degli altri due candidati: Berger pensa di potercela fare da solo, e lo stesso Colom ha escluso l’ipotesi di un’alleanza con il generale golpista per tentare la rimonta. “È iniziato un nuovo corso”, ha commentato a caldo l’ex sindaco di Città del Guatemala, che a questo punto è il più accreditato successore di Portillo alla presidenza. Il tramonto politico di Ríos Montt e la sconfitta del suo Fronte repubblicano guatemalteco, ha aggiunto, segnano “la fine della corruzione e della disonestà”.

 

Ad un occhio esterno, comunque, ieri il Paese è sembrato quello di sempre. Anche stavolta, come nelle occasioni più recenti, non sono mancate le accuse di brogli, nonostante i 5 mila osservatori dell’Unione Europea e dell’Organizzazione degli Stati Americani abbiano definito il voto “sostanzialmente accettabile”. Per tutta la giornata la tensione è stata altissima: il mancato aggiornamento delle liste dei votanti ha impedito a molti di esprimersi e la rabbia della popolazione è sfociata più volte nella violenza. Drammatico il bilancio nel municipio nordorientale di Chajul, dove due donne sono morte, schiacciate dalla folla. Altrove, schede bruciate e pesanti danni materiali, con la polizia costretta in almeno due casi a sospendere le operazioni di voto.

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Ancora dimissioni nel governo colombiano. A sorpresa il ministro della Difesa, Martha Lucía Ramírez, ha irrevocabilmente lasciato ieri il proprio incarico. Al suo posto è stato designato il 63.enne economista Jorge Alberto Uribe Echevarría. Le dimissioni della Ramirez, convinta sostenitrice del “pugno di ferro” contro la guerriglia, sono avvenute pochi giorni dopo quelle del ministro dell’Interno e della Giustizia, Fernando Londoño.

 

Sempre più critica la situazione in Georgia. Mentre la crisi innescata dalle elezioni politiche del 2 novembre non accenna a placarsi, il presidente della Repubblica caucasica ex sovietica Eduard Shevardnadze è partito oggi per la regione autonoma di Adzhara per cercare l'alleanza con il suo leader, Aslan Abashidze. Il partito di Abashidze è al secondo posto nello scrutinio parziale dei voti. Shevardnadze è accusato dall'opposizione, che ne chiede le dimissioni con manifestazioni di piazza dopo che i primi risultati parziali del voto hanno dato in testa la sua coalizione ‘Per una nuova Georgia’.

 

Almeno cinque civili sono morti ed un altro è rimasto ferito la notte scorsa a Bujumbura, durante un attacco a colpi di mortaio da parte dei ribelli. “Numerosi colpi sono caduti su Bujumbura, causando un morto nel quartiere di Kiriri e quattro in quello di Kamenge, oltre ad un ferito a Ginosha”, ha detto un portavoce dell'esercito. I ribelli hutu delle Forze nazionali di liberazione hanno rivendicato l’attacco.

 

È stato nuovamente arrestato in Mauritania il principale leader dell’opposizione e candidato alle presidenziali del 7 novembre scorso. Mohamed Khouna Ould Haidalla, già incarcerato alla vigilia del voto e poi rilasciato, è accusato di voler organizzare un golpe contro il presidente rieletto Maaouiya Ould Taya.

 

Italia. Nessun riferimento agli omicidi Biagi e D'Antona, ma una rivendicazione di appartenenza alle nuove Brigate Rosse. E' il contenuto di un documento letto in aula al Tribunale per il riesame di Firenze da Roberto Morandi, il tecnico di radiologia fiorentino arrestato nell'ambito delle indagini sul terrorismo.

 

Nuova tragedia del mare al largo delle coste italiane. Un motopeschereccio ha avvistato stamani non lontano da Pantelleria un gommone con a bordo sei clandestini, di cui uno già morto. La Guardia costiera, intervenuta sul posto, ha preso a bordo i naufraghi.

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