RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 314 - Testo della
Trasmissione di lunedì 10 novembre
2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Lettera del Papa al
cardinale Michele Giordano per i 50 anni di sacerdozio
OGGI IN PRIMO PIANO:
10 anni fa nasceva col trattato di
Maastricht l’Unione Europea. Ai nostri microfoni Federiga Bindi
CHIESA E SOCIETA’:
Sri Lanka: la
presidente Kumaratunga invita il premier Wickremesinge a discutere un governo
di unità nazionale, ma il primo ministro parla di elezioni anticipate
Ancora un soldato
americano ucciso in Iraq, mentre è salito a 17 morti e 122 feriti il bilancio
dell’attentato di sabato a Riad, in Arabia Saudita
In Giappone, la
coalizione del premier Koizumi ha vinto le elezioni generali di ieri.
10 novembre 2003
NO AL TERRORISMO IN OGNI SUA FORMA, SI’ AD UNA PACE IN MEDIO ORIENTE,
CONQUISTATA ATTRAVERSO IL DIALOGO: L’AUSPICIO DEL PAPA
IN UN SALUTO AD UNA DELEGAZIONE DI CRISTIANI PALESTINESI DELL’OLP
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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La
pace in Medio Oriente “è possibile”, e con essa “l’armoniosa coesistenza”
tra israeliani e palestinesi: a patto che sia il dialogo a fare da guida in
questa ricerca e non il terrorismo, che deve essere condannato in tutte le
sue forme. Con poche frasi, ma capaci di tenere sempre accesa la speranza
in un’area soffocata dalla paura e dal sangue, Giovanni Paolo II è tornato
a parlare questa mattina del processo di pace in Terra Santa, del dovere della
responsabilità per chi la popola, del ruolo che i cristiani possono svolgere
nella risoluzione del conflitto. Lo ha fatto ricevendo questa mattina in udienza
una Delegazione di cristiani appartenenti all’Organizzazione per la liberazione
della Palestina, l’organismo creato nel ’64 e riconosciuto dalle Nazioni Unite,
che ha come obiettivo la formazione di uno Stato palestinese laico e democratico.
Nel
suo breve discorso, il Papa è stato netto: nonostante le rotture causate dalla
violenza e dall’ingiustizia, “noi – ha detto - dobbiamo continuare ad affermare
che la pace è possibile”. Possibile “attraverso un dialogo paziente e l’impegno
perseverante di persone di buona volontà da entrambe le parti”. In
questo quadro, ha proseguito, “il terrorismo deve essere condannato in ogni
sua forma, perché non solo rappresenta il tradimento della nostra comune umanità,
ma è assolutamente incapace di gettare le fondamenta politiche, morali
e spirituali necessarie per la libertà del popolo e la sua autentica
auto-determinazione". Il
Papa ha auspicato che, nel rispetto delle risoluzioni Onu, il processo di
pace conduca a “una ricerca comune per la riconciliazione, la giustizia e
una sicura e armoniosa coesistenza in Terra Santa”.
Spero,
ha concluso il Pontefice, che la bozza costituzionale sia espressione “delle
più alte aspirazioni e dei valori più cari al popolo palestinese” e contenga
il “doveroso riconoscimento di tutte le comunità religiose”, insieme “ad un’adeguata
protezione legale della loro libertà di culto e di espressione”. In precedenza,
Giovanni Paolo II aveva detto di sperare in una migliore comprensione della
situazione dei cristiani in Terra Santa, soprattutto per il “ significativo
ruolo che essi possono giocare nel promuovere le legittime aspirazioni dei
palestinesi”.
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IL
PAPA RIBADISCE LA POSIZIONE DELLA CHIESA
SULL’UTILIZZO
DELLE CELLULE STAMINALI NEL DISCORSO AI MEMBRI
DELLA
PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE,
RICEVUTI
STAMANI IN UDIENZA, PER IL 400.MO ANNIVERSARIO DI FONDAZIONE
-
Servizio di Alessandro Gisotti -
La dimensione spirituale è “sempre presente nella ricerca
della verità”: è quanto sottolineato stamani dal Papa nel discorso ai membri
della Pontificia Accademia delle Scienze, ricevuti in udienza per il 400.mo
anniversario di fondazione. Il Santo Padre ha sottolineato come la ricerca
scientifica debba “essere diretta verso il bene della società e lo sviluppo
integrale dei suoi componenti”. Quindi, ha ribadito la posizione della Chiesa
sulla sperimentazione applicata alle cellule staminali. Il servizio di
Alessandro Gisotti:
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Giovanni Paolo II ha affermato di
essere sempre più convinto che “la verità scientifica, essa stessa partecipe
della verità divina, può aiutare la filosofia e la teologia a comprendere ancor
più a pieno la persona umana e la Rivelazione divina”. Si è così soffermato sul
tema quanto mai attuale della ricerca scientifica applicata alle cellule
staminali. Tali cellule, ha ribadito con forza, “non possono essere prelevate
da tessuto umano embrionale a fini di sperimentazione”. Ogni trattamento medico
che “pretende di salvare delle vite umane”, basandosi “sulla distruzione della
vita umana nel suo stato embrionale, è logicamente e moralmente
contraddittorio”. Principio, ha aggiunto, che vale anche per la “produzione di
embrioni umani con finalità dirette o indirette di sperimentazione”. D’altro canto,
ha nuovamente incoraggiato la ricerca su “tessuti di adulti o tessuti superflui
al normale sviluppo dei feti.” Quindi, ha rivolto l’attenzione alla complessità
della mente umana. Gli scienziati, ha constato, percepiscono nei loro studi “il
mistero della dimensione spirituale”, che “trascende la fisiologia cerebrale” e
sembra “dirigere tutte le nostre attività quale esseri liberi ed autonomi”.
Proprio nella distinzione tra mente e cervello, ha aggiunto, possiamo scorgere
“la fondazione di quella dimensione spirituale propria della persona umana”,
che la Bibbia spiega quale “speciale relazione con Dio”.
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LETTERA
DI GIOVANNI PAOLO II
AL
CARDINALE GIORDANO PER I 50 ANNI DI SACERDOZIO
Giovanni
Paolo II ha inviato una lettera al cardinale Michele Giordano, arcivescovo di
Napoli che ieri ha festeggiato con una messa solenne nel duomo di Napoli i 50
anni di sacerdozio. Erano presenti cardinali e vescovi provenienti da varie
regioni d'Italia nonché il presidente
della Regione Campania Antonio Bassolino e il sindaco di Napoli, Rosa Russo
Iervolino: l'omelia e' stata tenuta dal cardinale Giovanni Battista Re,
prefetto della Congregazione per i vescovi, che ha tra l'altro ringraziato il
porporato ''per quanto ha fatto per Napoli e la Campania, portando sempre con
ammirevole serenità la sua croce anche nei momenti di grande difficoltà''. Nel
suo messaggio al cardinale Giordano, Giovanni Paolo II ne ricorda ''le doti di
intelligenza e di cuore'' e la “ferma sollecitudine per la Chiesa cattolica”.
''Con te - conclude il Papa - vogliamo rendere grazie a Dio, supplicandolo che ti conceda nuove forze per
proseguire la tua opera per il bene di
tutta la Chiesa''. Ordinato sacerdote nel 1953, il cardinale Giordano nel 1971
divenne vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Matera, di cui assunse la guida come titolare tre anni più
tardi. Nel 1987 Giovanni Paolo II lo promosse alla guida dell'arcidiocesi di
Napoli e l'anno successivo lo creò
cardinale.
Nel corso della mattinata,
Giovanni Paolo II ha ricevuto in udienza tre presuli dell’India in visita ad
Limina: l’arcivescovo di Madras e Mylapore, James Masilamony Arul Das, il
suo ausiliare, Lawrence Pius Dorairaj, e il vescovo di Vellore, Malayappan
Chinnappa.
In
Guyana, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di
Georgetown, presentata per raggiunti limiti di età dal vescovo Benedict Singh.
Al suo posto, il Pontefice ha nominato il sacerdote Francis Alleyne, benedettino,
finora abate del monastero di Tunapuna (Trinidad). Il nuovo presule, 52 anni, è
originario di Trinidad & Tobago, dove ha svolto i suoi studi. Ordinato sacerdote
nel 1985, dieci anni più tardi ha ricevuto la nomina ad abate, il primo nato
nel piccolo Stato caraibico. Dal ’97, inoltre, mons. Alleyne è anche vicepresidente
della Conferenza dei superiori religiosi delle Antille. La sua diocesi, suffraganea
di Port of Spain, ha una superficie di 215 mila kmq. e una popolazione di 800
mila abitanti, metà dei quali di estrazione indiana. I cattolici sono 88 mila,
distribuiti in 24 parrocchie, con trenta sacerdoti, 47 religiose e sei
catechisti.
CREAZIONE
DI DIOCESI
In India, Giovanni Paolo II ha
eretto la diocesi di Dindigul, con territorio dismembrato dalla diocesi di
Tiruchirapalli e dall’arcidiocesi di Madurai, rendendola suffraganea della
medesima Chiesa metropolitana. Il Pontefice ha poi nominato mons. Anthony
Pappusamy, finora ausiliare di Maturai, primo vescovo della nuova diocesi di
Dindigul. Il suo territorio copre 8 mila Kmq., con poco più di un milione di
abitanti. I 148 mila cattolici possono contare su 130 sacerdoti, tra diocesani
e religiosi, e su 246 religiose, oltre a 33 parrocchie. Il nuovo vescovo risiederà
nella stessa città di Dindingul, dove c’è una chiesa dedicata a S. Giuseppe,
prossima a divenire cattedrale.
“OGM: MINACCIA O SPERANZA?”
TEMA DI UN SEMINARIO ORGANIZZATO DAL PONTIFICO CONSIGLIO GIUSTIZIA E PACE. I
LAVORI SI SONO APERTI STAMANE NELLA SEDE DEL DICASTERO VATICANO. RIUNITI PER DUE
GIORNI I MASSIMI ESPERTI PER RACCOGLIERE DATI SCIENTIFICI E VALUTARE LE
IMPLICAZIONI IN CAMPO ALIMENTARE, COMMERCIALE, AMBIENTALE, SANITARIO ED ETICO
- Da Palazzo San Calisto, il servizio
di Roberta Gisotti -
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Non bisogna
dominare il creato in modo dispotico e dissennato – ha avvertito il cardinale
Renato Martino, presidente del dicastero vaticano che ha promosso questo
incontro su un tema di attualità tanto scottante come gli organismi geneticamente
modificati. Scienziati di tutto il mondo,responsabili di agenzie dell’Onu,
rappresentanti di istituti di ricerca e accademie, nonché delegati di associazioni
di produttori e consumatori, circa 70 i partecipanti, sono qui riuniti a porte
chiuse nel Palazzo San Calisto, nel cuore di Trastevere per offrire alla Chiesa
discernimento etico e pastorale, ma indubbiamente anche gli Stati potranno
trarre orientamento sulle politiche da adottare riguardo agli OGM. La materia,
si sa, è molto controversa ed è
dibattuta vivacemente anche a livello ecclesiale. Alla vigilia di questo
seminario, la Conferenza degli Istituti missionari italiani ha diffuso una nota
fortemente critica sull’utilizzo degli OGM. “Magari si fosse trovato con gli
OGM – scrivono – la soluzione alla fame di tanti popoli”, quando la Terra già oggi produce cibo in
sovrabbondanza”. I missionari puntano il dito contro una ricerca guidata da
lobby che cercano il loro profitto, e denunciano come inaccettabile il brevetto
sugli OGM, che arricchirà a dismisura le multinazionali che hanno acquisito il
diritto di proprietà sulla materia vivente mentre il contadino non trarrà più
la semente dal suo raccolto ma sarà obbligato ogni volta ad acquistarla da
loro.
Ma di
commercio e alimentazione si parlerà approfonditamente nel pomeriggio, mentre
stamane si sono alternati i luminari della ricerca scientifica, coordinati dal
prof. Francesco Salamini, direttore di Max Plan Institute per le biotecnologie,
che parlando con i giornalisti, in chiusura della sessione – tuttora è in corso
la conferenza stampa- ha detto che due sono le ragioni che interpellano il
dibattito scientifico. Anzitutto i dubbi su come gli OGM potranno apportare benefici
all’agricoltura e poi il fatto che tutto il tema della transgenesi, interagisce
con il credere delle persone su come la scienza influisca nella vita di
ciascuno. Tema sollevato stamane è stato anche quello della presunta neutralità
degli scienziati. Ma ascoltiamo ora una dichiarazione del cardinale Renato
Martino, al microfono del collega
Giovanni Peduto:
La
posta in gioco è alta e delicata, per le polarizzazioni che dividono l’opinione
pubblica, per i contenziosi commerciali che esistono a livello internazionale,
per le difficoltà a definire a livello scientifico una materia oggetto di
ricerche in rapida evoluzione, e poi per le complesse implicazioni
etico-culturali ed etico-politiche. Sono fiducioso che il dicastero da me presieduto,
grazie ai contributi scientifici del Seminario, e alla secolare sapienza della
Chiesa, potrà trovare con equilibrio e nella verità un punto di sintesi utile e
fecondo di bene per gli uomini del nostro tempo, soprattutto per i poveri.
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Partecipa al seminario di studi sugli organismi
geneticamente modificati anche il presidente della Pontificia Accademia per la
Vita mons. Elio Sgreccia. Ascoltiamo il suo commento al microfono di Giovanni
Peduto.
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R. – Riteniamo che,
dal punto di vista bioetico, la responsabilità dell’uomo consente di modificare
gli organismi viventi – le piante, gli animali – per utilità dell’uomo stesso. Oggi,
per esempio, abbiamo la possibilità di inserire nel riso, che è povero di
vitamine e provoca delle malattie nelle popolazioni che si nutrono
prevalentemente di riso, un gene che porta nel riso più vitamine – il
cosiddetto ‘golden rice’, riso d’oro: non si vede perché questo non si possa
fare: se giova all’uomo, se va nel senso della salute e del bene dell’umanità.
Naturalmente, ci sono delle condizioni: noi diciamo che modificando questi
prodotti prima di metterli in commercio si deve verificare se non comportano
rischi per la salute. Quando c’è un criterio per verificare il rischio e c’è
una possibilità di governare quel tanto di rischio che rimane, allora c’è la
possibilità di realizzare questi prodotti modificati: c’è la liceità. Un altro
punto fermo della posizione bioetica è che ci sia comunque una informazione
trasparente. Il pubblico deve sapere quale è il prodotto manipolato e quello
che non lo è. Un’altra norma è quella di continuare a conservare le specie
tradizionali, cioè la biodiversità. Un prodotto che si annuncia nuovo e che
magari dà maggiori profitti e maggiori quantità, rischia di eliminare la specie
precedente, quella tradizionale. Invece, diciamo che ormai c’è questo pensiero
che si va formulando, non in maniera assoluta, ma si sa che ogni specie vivente
è una ricchezza e che la biodiversità nel mondo va conservata. Ma c’è anche
un’altra linea, pur essa etica, che è quella della commercializzazione: perché
anche un prodotto utile, anche un prodotto sano, non rischioso, può essere
inserito in un ingranaggio commerciali e delle multinazionali, in maniera tale
che finisca invece che avvantaggiare le popolazioni che lo ricevono, per
svantaggiarle. Per esempio, se per un prodotto come il riso o il mais, bisogna
ogni volta riprendere il seme dalla ditta multinazionale che l’ha fornito, ogni
anno ricomprare il seme, si viene a ricreare una dipendenza che può essere di
prezzi, e tutto questo può rappresentare invece che un vantaggio, una specie di
colonizzazione; se la distribuzione non viene eticamente incanalata, potrebbe
diventare invece una schiavitù maggiore e una specie di beffa per le popolazioni.
D. – Eccellenza,
alla luce di queste considerazioni, gli organismi geneticamente modificati
rappresentano allora una minaccia o una speranza per l’umanità?
R. – Come tutta
l’ingegneria genetica, anche quella che si fa sull’uomo, c’è la speranza di
poter portare dei miglioramenti. E la scienza deve produrre e alimentare questa
speranza. Ma se non c’è il governo dell’etica, delle norme etiche, quello che è
un vantaggio in sé può diventare una minaccia, alla fine. Per cui, è diventato
intrinseco il legame tra il progresso scientifico, lo sviluppo dei popoli e
l’etica.
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IL
COMMERCIO INTERNAZIONALE DEVE CONTRIBUIRE
ALLO
SVILUPPO SOSTENIBILE DEI PAESI PIU’ POVERI IN UNO SPIRITO DI SOLIDARIETA’ TRA
NORD E SUD DEL MONDO:
COSI’,
L’ARCIVESCOVO CELESTINO MIGLIORE,
OSSERVATORE
PERMANENTE DELLA SANTA SEDE ALL’ONU, ALLA RIUNIONE
DEL
SECONDO COMITATO DELL’ASSEMBLEA GENERALE
DELLE
NAZIONI UNITE SU COMMERCIO E SVILUPPO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
La
“relazione tra governi e mercati deve essere considerata complementare
piuttosto che competitiva o addirittura antagonistica”. E’ quanto affermato
dall’arcivescovo Celestino Migliore in una riunione al Palazzo di Vetro su
commercio e sviluppo. Mons. Migliore ha così ribadito che “i mercati da soli
non possano risolvere tutti i problemi sociali come la disoccupazione e la
povertà”. Nonostante l’insuccesso della conferenza dell’Organizzazione mondiale
del commercio di Cancun nel settembre scorso, l’osservatore vaticano ha
auspicato che si possa costruire un sistema multilaterale sempre più forte e
più giusto. Ha quindi auspicato una maggiore solidarietà internazionale tra le
nazioni e un “abbandono di quei gruppi di interesse che promuovono i propri
egoistici obiettivi, trascurando il bene comune”.
In
tale contesto, ha proseguito, la rimozione di ostacoli artificiali all’afflusso
di beni e servizi può stimolare la crescita economica. D’altro canto, specie
nei Paesi poveri, possono rivelarsi necessarie delle misure da parte del
governo per evitare distorsioni ed effetti negativi causati dai cambiamenti
economici. Allo stesso tempo, ha avvertito l’arcivescovo Migliore, tanto le
nazioni ricche quanto quelle in via di sviluppo devono combattere la
corruzione, affinché “i frutti di un commercio sano siano condivisi da tutti i
settori della società e non soltanto da pochi privilegiati”.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina è dedicata al
solenne rito di beatificazione presieduto, ieri, da Giovanni Paolo II
nella festa della Dedicazione della Basilica Lateranense, Cattedrale di Roma.
Nelle vaticane, il discorso del
Papa alla Pontificia Accademia delle Scienze.
Il saluto del Santo Padre ad
una Delegazione dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina.
Un articolo di Francesco M.
Valiante dal titolo "Da un giovane laico una lezione di santità 'feriale'
che scuote e interpella i cristiani del nostro tempo": presentato il
volume dei "Quaderni dell'Osservatore Romano" dedicato al beato Ivan
Merz.
Messaggio del Santo Padre per
il 50.mo di sacerdozio del cardinale Michele Giordano. Un articolo di
Gianfranco Grieco sulla celebrazione della solenne ricorrenza sul cinquantesimo
di sacerdozio del Cardinale Michele Giordano.
Nelle estere, l'intervento
della Santa Sede alla 58.ma Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite: "Migranti, superare il dissidio tra magnanimità e preoccupazioni di
sicurezza".
In rilievo, l'attacco suicida
compiuto a Riad.
Riguardo all'Iraq, si
sottolinea cha "ancora sangue" scorre a Baghdad..
Nella pagina culturale, un
contributo di Marco Impagliazzo dal titolo "Ridefinire l'identità del
continente nel quadro della globalizzazione": un saggio di Carriquiry
Lecour sull'America Latina.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
In rilievo l'intervento di
Carlo Azeglio Ciampi a favore dei ricercatori.
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10
novembre 2003
10
ANNI FA, COL TRATTATO DI MAASTRICHT, NASCEVA DI FATTO L’UNIONE EUROPEA
- Con
noi, Federiga Bindi -
Dieci anni fa nasceva l’Unione Europea: ad inizio
novembre del 1993 entrava, cioè, in vigore il trattato di Maastricht. Firmato
nei Paesi Bassi nel ’92, il documento era di fatto il risultato del processo di
cooperazione e integrazione avviato nei 40 anni precedenti, da Comunità europea
del carbone e dell’acciaio (Ceca), Comunità economica europea (Cee) e Comunità
europea dell’Energia atomica (Ceea).
Il trattato
di Maastricht ha introdotto nuove forme di cooperazione tra i governi degli
Stati membri (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi,
Danimarca, Irlanda, Regno Unito, Grecia, Spagna, Portogallo, Austria, Finlandia
e Svezia) fino all’introduzione della moneta unica - l'euro - il 1° gennaio
2002, in dodici dei 15 Paesi dell'Ue. Tra pochi mesi, a maggio 2004, ci sarà il programmato allargamento ad est
dell’Unione, con l’ingresso di 10 nuovi Paesi: Ungheria,
Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Slovenia,
Cipro e Malta. Ma, dal ’93 ad oggi com’è cambiata l’Unione Europea? Risponde Federiga
Bindi, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Università Tor Vergata di Roma,
intervistata da Giada Aquilino:
**********
R. -
Nel ’93 c’era uno spirito di grande gioia perché il crollo del Muro di Berlino
e la prospettiva dell’allargamento, anche se ancora lontana, avevano dato vita
a tante speranze. Dieci anni dopo, c’è un momento di crisi economica e
l’allargamento porta delle speranze ma anche molti interrogativi sui suoi costi
e su quanto le istituzioni saranno efficienti con 25 membri. Ci sono le aspettative
positive degli Stati dell’est e sicuramente anche degli Stati dell’ovest, ma i
timori stanno prevalendo.
D. - L’abbattimento delle barriere e l’entrata in vigore
dell’euro, solo in 12 Paesi: cosa manca all’Unione Europea?
R. - La circolazione dell’euro purtroppo non potrà essere
allargata ai Paesi dell’est tra breve, tranne forse ad alcuni Stati, come la
Slovenia che effettivamente in pochi anni potrebbe adottare la moneta unica.
Anche la libera circolazione delle persone non avrà luogo subito. Per la
Polonia, per esempio, c’è un periodo di transizione di 10-15 anni per la libera
circolazione dei lavoratori. Per avere, quindi, un’Unione Europea con piena
parità per tutti gli Stati, dovremo aspettare effettivamente 10-15 anni.
D. - Proprio in questo periodo si discute della
Costituzione europea. Il dibattito è aperto sul riferimento alle radici
cristiane del Continente europeo, sul sistema decisionale, sulle istituzioni.
Alla fine, si troverà un compromesso?
R. - Il problema è capire quale compromesso. Quando è
stato fatto il trattato sul-l’Unione Europea, lo spirito era veramente quello
di dire: “Dobbiamo fare qualcosa perché è un’opportunità storica enorme”. La
Convenzione europea, con i suoi limiti, ha fatto la stessa cosa. Oggi mi sembra
che ci sia una mancanza di responsabilità da parte di alcuni leader, che vedono
mezzo voto di più come la cosa più importante da ottenere, piuttosto che la
chance storica offerta al nostro Continente.
D. - Se si dovesse fare un bilancio dell’Unione Europea,
quali sarebbero le voci in positivo e quali quelle in negativo?
R. - Innanzitutto la pace. Questo è un Continente in cui
fino a 50 anni fa i Paesi combattevano gli uni contro gli altri. E la storia ci
ha mostrato quanto innescare conflitti sia facile ancora oggi. Poi c’è lo
sviluppo. Insomma, le nuove generazioni sono europee e l’Europa si sta facendo.
Cosa c’è da fare di più? Una politica estera e di sicurezza, un quadro
istituzionale semplificato. In definitiva c’è tanto da fare, ma siamo già un
bel pezzo avanti.
D. - Allora il prossimo passo da compiere quale sarà?
R. - Avere il coraggio di affermare i nostri valori, i nostri
principi e creare delle istituzioni forti che possano far funzionare l’Unione.
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10 novembre 2003
NELLA CAPITALE UGANDESE LE PRINCIPALI EMITTENTI
CATTOLICHE
SI COORDINANO PER UNA COMUNE PROGRAMMAZIONE.
LA RADIO RESTA IL PRIMO MEZZO DI COMUNICAZIONE DI
MASSA
KAMPALA. = Le quattro principali
radio cattoliche in Uganda e una di prossima apertura avranno una redazione
comune nella capitale Kampala. Ogni emittente manterrà il proprio palinsesto ma
la programmazione sarà coordinata. La radio in Uganda, come in gran parte
dell’Africa, rappresenta ancora oggi il principale strumento di comunicazione
di massa. In particolare, nelle aree più isolate del nord dell’Uganda, esposte
agli attacchi del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), l’ascolto
radiofonico permette a migliaia di civili di venire a conoscenza di quanto
accade. Le stazioni radio già esistenti si chiamano: Radio Sapienza, della
Conferenza episcopale ugandese; Radio Maria, dell’arcidiocesi della capitale;
Radio-Wa di Lira, della diocesi locale; Radio Soroti, della diocesi omonima.
Quella che la chiesa di Arua aprirà a breve si chiamerà Radio Pacis. (F.S.)
IN SUDAN, NONOSTANTE LA RECENTE TREGUA NEI
COMBATTIMENTI AD OVEST,
LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE NON RIESCONO AD
ALLEVIARE LE SOFFERENZE
DEGLI SFOLLATI. L’APPELLO DELL’UFFICIO UMANITARIO
DELL’ONU
DARFUR. = In Sudan, continuano
le sofferenze di centinaia di migliaia di sfollati fuggiti dalle proprie case
dopo che l’Esercito-movimento di liberazione (Sla-m) ha preso le armi contro
l’esercito governativo. Lo denuncia l’Ufficio umanitario dell’Onu (Ocha),
sottolineando che la recente tregua tra il governo del Sudan e i ribelli del
Darfur, nell’ovest del Paese, non è sufficiente per venire in soccorso degli
sfollati. All’inizio di ottobre, inoltre, le autorità sudanesi hanno introdotto
alcune restrizioni ai movimenti che stanno limitando l’attività delle
organizzazioni umanitarie. Secondo l’Ufficio Onu, i pochi aiuti giunti a
destinazione finora sono stati distribuiti soltanto nelle aree urbane, mentre
fuori delle città mancano completamente acqua potabile, medicine, materiale
igienico e scolastico. A parte il conflitto interno divampato all’inizio del
2003, il Darfur è, in ogni caso, una regione povera e isolata. Dei circa 500
mila profughi, circa 70 mila sembra si siano rifugiati nel confinante Ciad,
mentre la maggior parte si sarebbe diretta verso Kutum e Kebkabya, nel nord del
Darfur. (F.S)
AL
CENTRO DELL’ASSEMBLEA DEI VESCOVI STATUNITENSI, CHE PRENDE AVVIO OGGI,
CI
SONO LE QUESTIONI LEGATE ALLA
PRODUZIONE DI CIBO,
CHE
INVESTONO LA DIGNITA’ DI MOLTI E GLI EQUILIBRI
DEL
COMMERCIO INTERNAZIONALE.
SPAZIO,
INOLTRE, ANCHE ALLE URGENZE DELLA
GUERRA
- A
cura di Elena Molinari -
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WASHINGTON.
= Il cibo è al centro dell’Assemblea indetta dai vescovi statunitensi a
Washington, a partire da oggi e per quattro giorni. L’intenzione è di sollecitare
una seria politica. “Per troppe persone, all’interno o all’esterno della Chiesa,
la produzione di cibo è una realtà lontana dalla vita quotidiana”, ha detto
mons. Ronald Gilmore, vescovo di Dodge City, nel Kansas. Il documento di lavoro
in discussione intende ribadire la dignità e i diritti degli agricoltori sia
negli Stati Uniti che nel resto del mondo. “Se nessuno coltivasse la terra – ha
ricordato il vescovo Gilmore – nessuno mangerebbe”. Il tema verrà affrontato
nell’ottica di un commercio equo e in considerazione degli effetti della
globalizzazione. Un’altra priorità è la stesura di una serie di direttive per
gli investimenti etici e responsabili. E’ previsto, inoltre, che vescovi
stranieri parlino all’Assemblea statunitense
dei problemi di altre parti del mondo, soprattutto dell’Africa e del Vietnam.
Infine, una tavola rotonda sarà dedicata alle gravi questioni della guerra.
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DA
OGGI LA PLENARIA DEI VESCOVI ARGENTINI,
DEDICATA
ALLE TEMATICHE DELLA FAMIGLIA E ALLE CONSEGUENZE
- A
cura di Maurizio Salvi -
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BUENOS AIRES. = L’assemblea plenaria dei vescovi
argentini, che prende avvio oggi, intende esaminare a fondo il tema della
famiglia per comprendere come contrastare le aggressioni che quotidianamente
subiscono l’istituzione familiare ed il matrimonio. Si darà spazio ai
contributi di esperti laici, personalità del segretariato nazionale per la
famiglia e ai documenti preparati dalla specifica Commissione episcopale. I
partecipanti si interrogheranno su questioni come la dissoluzione della
famiglia, i nuovi modelli familiari, la salute riproduttiva, l’eutanasia,
l’interruzione della gravidanza, la convivenza di persone dello stesso sesso.
In un testo preparato per l’Assemblea plenaria, i vescovi argentini sostengono
che oggi, oltre ad una realtà economica che “cospira” contro la famiglia, si
impone una cultura materialistica per cui “si vale per quello che si possiede e
non per ciò che si è”. Tale cultura –aggiungono i vescovi – colpisce non solo
le famiglie già costituite, ma anche i giovani che non sanno come prepararsi al
futuro non avendo a disposizione modelli che li motivino o li orientino. Un
punto di riferimento per la riflessione sono le statistiche dell’ultimo censimento,
che mostrano come in Argentina aumentino le famiglie di fatto o composte da una
sola persona, gli anziani abbandonati e le persone che non riescono a
soddisfare le necessità alimentari di base.
**********
A
GIAKARTA, NELLE MOLUCCHE, DUE LEADER CRISTIANI SEPARATISTI
SONO
STATI SCARCERATI PER DECORRENZA DEI
TERMINI DI DETENZIONE.
LA
LORO ORGANIZZAZIONE, CHE CHIEDE L’AUTONOMIA DEL SUD,
NON E’
APPOGGIATA DALLA CHIESA LOCALE
GIAKARTA. = I leader cristiani
separatisti Alex Manuputty e Semmy Waeleruny, attivi nell’arcipelago
indonesiano delle Molucche, sono stati rilasciati per decorrenza dei termini di
detenzione dal carcere di Giakarta. Lo hanno riferito, all’agenzia Misna, i
padri del Centro di crisi della diocesi cattolica di Ambon. I due sono ai
vertici del Fronte di auto-governo delle Molucche (Fkm), una piccola
organizzazione, non appoggiata dalla Chiesa locale, che invoca uno Stato
autonomo nelle Molucche meridionali e chiede al governo di Giakarta un
referendum per l’indipendenza, sul modello di quello indetto a Timor Est il 30
agosto 1999. Circa un anno fa, nel processo in corso contro Manuputty e
Waeleruny presso il tribunale distrettuale di Giakarta settentrionale, l’accusa
aveva chiesto 5 anni di carcere per attività illegali. Tra queste, rientra
l’accusa di aver sventolato ad Ambon, senza autorizzazione, la bandiera del
Republik Maluku Selatan (Rms), cioè la Repubblica delle Molucche meridionali.
In un altro processo, Manuputty e Waeleruny si erano visti infliggere, nel
marzo 2003, tre anni di carcere per sovversione. Sullo sfondo di queste
vicende, vanno ricordati gli scontri che dal gennaio 1999 alla primavera 2002
hanno insanguinato le Molucche. (F.S.)
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10
novembre 2003
- A cura di Giada Aquilino -
Il governo dello Sri Lanka è
pronto ad andare alle elezioni anticipate. Lo ha annunciato oggi il premier
Ranil Wickremesinge, nel tentativo di risolvere la crisi con la presidente
Chandrika Kumaratunga. Il capo di Stato ha intanto invitato il primo ministro a
discutere a breve la sua proposta per un governo di unità nazionale, proprio
mentre rischia di bloccarsi definitivamente il processo di pace con i ribelli
Tamil. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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In occasione
dell’arrivo, oggi pomeriggio, di due mediatori norvegesi, il portavoce del
governo Janadasa Peiris ha detto che non è possibile continuare i negoziati con
i separatisti delle Tigri Tamil. La presidente Kumaratunga detiene tre
ministeri chiave – la Difesa, gli Interni e l’Informazione – mentre il
Parlamento è ancora sospeso. Data questa incertezza politica, il governo di Wickremesinge non sarebbe in grado di gestire i
negoziati ed ha chiesto alla presidente di proseguire il dialogo. Ma è nota la
posizione della Kumaratunga, che di recente ha anche dichiarato illegale il
cessate-il-fuoco, siglato nel febbraio del 2002. Il portavoce, che è anche il
rappresentante del governo nei negoziati, ha detto che il premier è pronto ad affrontare
nuove elezioni. “Non abbiamo dubbi che il popolo darà pieno appoggio a quello
che abbiamo fatto”, ha detto. Wickremesinge ha ricevuto il
supporto del Parlamento, dove il suo partito è in maggioranza dopo la vittoria
alle elezioni di due anni fa.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Non si fermano gli attentati
antiamericani in Iraq. Un soldato statunitense è stato ucciso ieri sera in un
attacco compiuto con granate a 50 chilometri a sud di Baghdad. Altri tre
militari Usa sono rimasti feriti oggi quando un ordigno è esploso al passaggio
della loro vettura su un ponte a Mossul, nel nord dell'Iraq. Le nuove violenze
giungono quando è ancora forte l’eco dell’attentato kamikaze di sabato notte a
Riad, in Arabia. Il bilancio parla di 17 morti e 122 feriti, mentre le indagini
sembrano condurre ad Al Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden.
Sarà consegnata oggi
all’Agenzia internazionale dell’energia atomica (Aiea) la lettera con cui le
autorità dell'Iran si impegnano a firmare il protocollo aggiuntivo del Trattato
di non proliferazione. Il documento autorizza anche controlli internazionali a
sorpresa nei siti nucleari. Ad annunciare oggi la decisione di Teheran è stato
Hassan Rowhani, segretario del Consiglio supremo della sicurezza nazionale
iraniana. Sempre in giornata scatterà la sospensione del processo di arricchimento
dell'uranio. L’Aiea, comunque, deciderà il 20 novembre se Teheran sia o non in
conformità con gli impegni di non proliferazione nucleare.
Medio Oriente. Il governo
israeliano, a conclusione di un sofferto dibattito a Gerusalemme, ha dato ieri
l’assenso condizionato a un controverso scambio di prigionieri con i
guerriglieri islamici libanesi Hezbollah. La decisione, a favore della quale il
premier Ariel Sharon ha esercitato tutta la sua influenza, è passata a stento:
dodici i voti favorevoli dei ministri e undici quelli contrari. Il capo del
movimento Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha ribadito stamani che i propri
guerriglieri puntano alla liberazione di tutti i prigionieri libanesi detenuti
da Israele.
Sarà ancora Junichiro Koizumi a guidare il Giappone. La
sua coalizione – formata dai liberaldemocratici, dal partito buddista Komei e
dai nuovi conservatori – ha vinto infatti le elezioni generali di ieri. “Non ci
saranno cambiamenti di ministri”, ha affermato lo stesso Koizumi, la cui vittoria
è stata comunque meno netta del previsto: l’alleanza tripartita da lui guidata
conserva la maggioranza assoluta alla Camera dei deputati con 275 seggi, anche
se il dato è in calo rispetto al passato. Altra novità del voto è stata
l’affermazione del Partito democratico di Naoto Kan, balzato da 137 a 177
seggi. Ce ne parla Chiaretta Zucconi:
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Si tratta di un dato che sottolinea il desiderio di
cambiamento e di svolta a favore di un nuovo governo, capace di ridare ossigeno
alla fragile economia del Sol Levante. Sorprendente anche la capacità dell’opposizione
di ottenere i voti della grande Tokyo, la capitale, e quelli delle regioni di Osaka,
strappandoli ai liberal-democratici. Una certa delusione mascherata dal solito
accattivante sorriso non è stata nascosta nemmeno dallo stesso Koizumi: “Non posso
dire che sia andata come speravo”, ha detto il primo ministro nipponico che
adesso dovrà dimostrare agli elettori che gli hanno dato questa seconda chance
di essere in grado di realizzare le sospirate riforme economiche rimaste nel
cassetto durante il suo precedente mandato: privatizzazione delle autostrade e
delle poste, riforma delle pensioni, ristrutturazione del settore finanziario e
bancario, appesantito da una montagna di crediti non esigibili. Ma ce la farà
Koizumi a tenere a bada la vecchia guardia ultraconservatrice e interna al suo
stesso partito, tenacemente contraria ai cambiamenti? Come ha sottolineato la
Confindustria oggi, il premier questa volta non ha scampo e dovrà focalizzare
la sua attenzione sulle misure economiche necessarie a far ripartire la seconda
economia del mondo.
Per la Radio Vaticana,
Chiaretta Zucconi.
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Sarà necessario il ballottaggio del 28 dicembre prossimo
per conoscere il nome del nuovo presidente guatemalteco. Nelle elezioni di
ieri, in cui si è votato anche per rinnovare il Parlamento, nessuno dei
candidati ha raggiunto la maggioranza assoluta: in testa, con il 42% dei voti,
Oscar Berger, della Grande alleanza nazionale, vicina al Centrodestra. Lo segue
l’imprenditore centrista Colom, accreditato del 26%. Ma la vera notizia è
l’esclusione di Ríos Montt, l’ex dittatore, fermo all’11% dei consensi.
Sentiamo Andrea Sarubbi:
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Alla fine, hanno avuto ragione i sondaggi: Ríos Montt non
ce l’ha fatta, ed il suo sogno di arrivare alla guida del Paese per vie
democratiche si è infranto sui primi exit poll. Difficile anche che l’ex
dittatore torni al governo dalla porta di servizio, offrendo il proprio
appoggio a uno degli altri due candidati: Berger pensa di potercela fare da
solo, e lo stesso Colom ha escluso l’ipotesi di un’alleanza con il generale
golpista per tentare la rimonta. “È iniziato un nuovo corso”, ha commentato a
caldo l’ex sindaco di Città del Guatemala, che a questo punto è il più
accreditato successore di Portillo alla presidenza. Il tramonto politico di
Ríos Montt e la sconfitta del suo Fronte repubblicano guatemalteco, ha
aggiunto, segnano “la fine della corruzione e della disonestà”.
Ad un occhio esterno, comunque, ieri il Paese è sembrato
quello di sempre. Anche stavolta, come nelle occasioni più recenti, non sono
mancate le accuse di brogli, nonostante i 5 mila osservatori dell’Unione
Europea e dell’Organizzazione degli Stati Americani abbiano definito il voto
“sostanzialmente accettabile”. Per tutta la giornata la tensione è stata altissima:
il mancato aggiornamento delle liste dei votanti ha impedito a molti di esprimersi
e la rabbia della popolazione è sfociata più volte nella violenza. Drammatico
il bilancio nel municipio nordorientale di Chajul, dove due donne sono morte,
schiacciate dalla folla. Altrove, schede bruciate e pesanti danni materiali,
con la polizia costretta in almeno due casi a sospendere le operazioni di voto.
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Ancora dimissioni nel governo colombiano. A
sorpresa il ministro della Difesa, Martha Lucía Ramírez, ha irrevocabilmente
lasciato ieri il proprio incarico. Al suo posto è stato designato il 63.enne
economista Jorge Alberto Uribe Echevarría. Le dimissioni della Ramirez,
convinta sostenitrice del “pugno di ferro” contro la guerriglia, sono avvenute
pochi giorni dopo quelle del ministro dell’Interno e della Giustizia, Fernando
Londoño.
Sempre più critica la situazione in Georgia. Mentre
la crisi innescata dalle elezioni politiche del 2 novembre non accenna a
placarsi, il presidente della Repubblica caucasica ex sovietica Eduard
Shevardnadze è partito oggi per la regione autonoma di Adzhara per cercare
l'alleanza con il suo leader, Aslan Abashidze. Il partito di Abashidze è al
secondo posto nello scrutinio parziale dei voti. Shevardnadze è accusato
dall'opposizione, che ne chiede le dimissioni con manifestazioni di piazza dopo
che i primi risultati parziali del voto hanno dato in testa la sua coalizione
‘Per una nuova Georgia’.
Almeno cinque civili sono morti
ed un altro è rimasto ferito la notte scorsa a Bujumbura, durante un attacco a
colpi di mortaio da parte dei ribelli. “Numerosi colpi sono caduti su
Bujumbura, causando un morto nel quartiere di Kiriri e quattro in quello di
Kamenge, oltre ad un ferito a Ginosha”, ha detto un portavoce dell'esercito. I
ribelli hutu delle Forze nazionali di liberazione hanno rivendicato l’attacco.
È stato nuovamente arrestato in
Mauritania il principale leader dell’opposizione e candidato alle presidenziali
del 7 novembre scorso. Mohamed Khouna Ould Haidalla, già incarcerato alla
vigilia del voto e poi rilasciato, è accusato di voler organizzare un golpe
contro il presidente rieletto Maaouiya Ould Taya.
Italia. Nessun riferimento agli omicidi Biagi e D'Antona,
ma una rivendicazione di appartenenza alle nuove Brigate Rosse. E' il contenuto
di un documento letto in aula al Tribunale per il riesame di Firenze da Roberto
Morandi, il tecnico di radiologia fiorentino arrestato nell'ambito delle indagini
sul terrorismo.
Nuova
tragedia del mare al largo delle coste italiane. Un motopeschereccio ha
avvistato stamani non lontano da Pantelleria un gommone con a bordo sei
clandestini, di cui uno già morto. La Guardia costiera, intervenuta sul posto,
ha preso a bordo i naufraghi.
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