RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 313 - Testo della Trasmissione di domenica 9  novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il richiamo alla società attuale, tentata dalla logica del mercato, a rispettare valori e dignità:  così il Papa alla cerimonia di beatificazione di cinque servi di dio. I santi, ha ricordato, sono le pietre preziose della Chiesa. Oggi la liturgia della festa della dedicazione della Basilica lateranense, madre di tutte le chiese

 

A conclusione della sessione plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, ai nostri microfoni mons. Fortino e l’arcivescovo Chiaretti

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

All’insegna dell’incertezza le elezioni di oggi in Guatemala, segnate dal caso Rìos Montt

 

Una giornata della memoria per i gulag di Stalin: della proposta ha parlato in un convegno, ieri, il presidente del senato italiano

 

Il dono dell’acqua al centro dell’odierna giornata del ringraziamento promossa dalla Cei

 

Per celebrare il centenario della nascita di Peppino De Filippo, che ricorre quest’anno, il Teatro Prati di Roma propone la  commedia “La lettera di mammà”

 

CHIESA E SOCIETA’:

La nuova diocesi messicana di Puerto Escondido, creata ieri da Giovanni Paolo II

 

Festa grande oggi a San Giovanni Rotondo per l’inaugurazione di una nuova chiesa dedicata a Padre Pio

 

Chiuso a Roma il quinto Convegno sulla pastorale degli immigrati filippini in Europa

 

Intensa attività di preparazione per il secondo Congresso missionario americano

 

“Volontariato e cooperazione sociale: un mondo in movimento”: è lo slogan del convegno organizzato dall’Associazione “Fatebenefratelli per i malati lontani”.

 

24 ORE NEL MONDO:

A Riad, grave attentato nella notte in una zona residenziale. Le accuse dell’Arabia Saudita ad Al Qaeda

 

Un’altra vittima statunitense in Iraq. Nella mattinata, attacchi in diverse città

 

Il Giappone oggi alle urne, per le elezioni generali anticipate.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 novembre 2003

 

IL RICHIAMO ALLA SOCIETA’ ATTUALE, TENTATA DALLA LOGICA DEL MERCATO,

A RISPETTAE VALORI E DIGNITA’: COSI’ IL PAPA ALLA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE

DI CINQUE SERVI DI DIO.

I SANTI, HA RICORDATO, SONO LE PIETRE PREZIOSE DELLA CHIESA

 

“La Chiesa è  tempio spirituale composto da pietre vive. Pietre particolar-mente preziose sono i Santi ma a Gesù crocifisso e risorto devono conformarsi tutti i membri della Chiesa. Con queste parole, il Papa, all’omelia per la loro Beatificazione, ha ricordato gli insegnamenti di Juan Nepomuceno Zegrì Y Moreno; Valentin Paquay; Luigi Maria Monti;  Bonifacia Rodríguez Castro; Rosalie Rendu. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

 

La celebrazione è iniziata alle 10 in Piazza San Pietro  dove, qualche minuto prima, si era svolta la Festa della dedicazione della Basilica lateranense, madre di tutte le Chiese.

 

Tra i numerosi concelebranti la cerimonia di Beatificazione, che ha avuto per teatro una piazza San Pietro gremita di fedeli e illuminata dal sole, citiamo solo il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi; il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni (2,16)  “interpellano la società attuale” ha sottolineato il Papa. Società che è “tentata a volte di convertire tutto in merce e guadagno, tralasciando valori e dignità”.  In questo passo  Giovanni Paolo II ha fatto un appello forte e chiaro  alla coscienza di tutti.   In apertura della sua Omelia, ha spiegato che “ogni luogo riservato al culto divino è segno di quel tempio spirituale che è la Chiesa”, scegliendo di ricordare le  parole dell’apostolo Paolo riportate nella Prima Lettera ai Corinzi  (3,17): “Santo è il tempio di Dio che siete voi”.

 

“Quel tempio spirituale, che è la Chiesa, composto da pietre vive, cioè dai fedeli, uniti dall’unica fede”.

 

Tra i fedeli “uniti dalla partecipazione ai sacramenti e dal vincolo della carità”,  ci sono pietre particolarmente preziose: i Santi. E “la santità – ha sottolineato il Papa – “rifulge nei nuovi Beati,quale frutto dell’opera incessante dello Spirito di Dio”.

 

(formula Beatificazione)

 

Per ognuno dei cinque proclamati Beati oggi, Giovanni Paolo II ha ricordato un tratto caratteristico: un’intimità con Cristo orientata alla carità verso i più bisognosi per Juan Nepomuceno Zegri y Moreno; il dono particolare di testimoniare la grandezza del perdono di Dio per Valentin Paqay; una fedeltà costante alla chiamata di Dio alimentata da un’intensa preghiera per Luigi Maria Monti; la capacità di fare del lavoro un mezzo di santificazione per Bonifacia Rodríguez de Castro; una carità gioiosa e creativa per Rosalie Rendu.

 

Quando Cristo parlava del tempio spirituale parlava del “tempio del suo corpo”, ha spiegato il Papa, ricordando le parole dell’apostolo Giovanni (capitolo 2,12) che “evocano il mistero della morte e risurrezione di Cristo”.

 

“A Gesù crocifisso e risorto devono conformarsi tutti i membri della Chiesa”.

 

Nell’impegnativo compito di conformarsi a Gesù, crocifisso e risorto, Giovanni Paolo II ha ricordato il sostegno e la guida di Maria e l’intercessione dei nuovi Beati.

  

All’Angelus,  ha salutato i presenti, esprimendo parole di ringraziamento nelle lingue dei Beati, dunque  francese, spagnolo e italiano, per i pellegrini legati a ciascuna figura, i sacerdoti e le autorità civili dei diversi Paesi che hanno voluto partecipare alla cerimonia.

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NUOVI TESTIMONI DELLA FEDE ELEVATI AGLI ONORI DEGLI ALTARI

-  Servizio di Paolo Ondarza -

 

 

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Cinque “fiammelle dello Spirito” che con la loro testimonianza rischiararono, nei rispettivi contesti, la storia a volte tormentata del diciannovesimo secolo: Juan Nepomuceno Zegrí y Moreno, Valentin Paquay, Bonifacia Rodríguez Castro, Luigi Maria Monti e Rosalie Rendu. Oggi i cinque Servi di Dio sono proclamati beati da Giovanni Paolo II, in  occasione della festa della Dedicazione della Patriarcale Basilica Lateranense. Un avvenimento che è richiamo per tutti i fedeli a lasciarsi edificare dal Signore, quali pietre vive, per la costruzione di un edificio spirituale. Instancabile evangelizzatore e orante convinto, san Giovanni Nepomuceno Zegrì y Moreno, nato a Granada nel 1831, è ricordato per aver fondato le suore mercedarie della Carità. Vedeva nella carità l’unica risposta ad ogni problema sociale. Una carità redentrice finalizzata a rendere benefici all’umanità e a portare ai poveri il Vangelo dell’amore. Una carità incarnata e configurata all’esempio di Gesù Cristo Redentore.

 

Testimone di virtù cristiane ed umane fu anche il frate minore belga Valentino Paquay, la cui vicenda terrena si inserisce nel solco della spiritualità francescana, e nella valorizzazione delle piccole cose, sotto l’aspetto della più franca ed immediata umiltà. Con gli occhi all’esempio lasciato dal curato d’Ars, il frate fu assiduo al confessionale e sviluppò una straordinaria capacità di penetrazione nelle coscienze dei penitenti che accorrevano a lui da diverse parti del mondo. La beatificazione di Paquay è come un sigillo definitivo alla devozione popolare che egli godette da vivo, quando difese il valore della regola del poverello d’Assisi e raccomandò la devozione alla Vergine Maria attraverso la recita assidua della corona del Rosario.

 

Un cammino di spiritualità basato sulla santificazione del lavoro unito alla preghiera nella semplicità della vita quotidiana, è quello di Bonifacia Rodríguez Castro, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe e del cosiddetto Laboratorio di Nazareth. Si tratta di un progetto con il quale le religiose offrivano lavoro alle donne povere che non ne avevano, evitando così che incorressero in tanti pericoli. Un sostegno coraggioso ai più deboli fu anche quello prodigato da suor Rosalia Rendu, grande figura della Parigi della Rivoluzione Francese. Rosalia imparò, fin da bambina, il coraggio dai propri genitori che, nella fase anticlericale della Rivoluzione, nascosero, nonostante i rischi, preti perseguitati e  organizzarono clandestinamente, di notte, la sua prima comunione. Entrata tra le figlie della Carità, suor Rosalia fu impegnata anche, nel corso dei moti del 1830 e 1848, nel servizio ai sofferenti di qualsiasi schieramento o classe sociale. Salì sulle barricate per curare i feriti, rischiò la vita in difesa di coloro che si rifugiavano nella sua casa.

 

Tra i cinque Beati proclamati oggi dal Papa, c’è anche il milanese Luigi Monti. Fu chiamato “Padre” in vita, e venerato come tale dopo la morte, dai suoi figli spirituali, riuniti nella cosiddetta “compagnia dei frati”. Rimase laico consacrato nella Chiesa per una missione di servizio verso i sofferenti e verso i bisognosi, con particolare riguardo ai piccoli. Per Luigi Monti, la professionalità deve essere parte integrante dell’amore per il povero. E la sua opera è oggi continuata a Roma dall’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata, e da altre strutture ospedaliere in vari Paesi del mondo, tra cui Argentina, Canada, Perú, Brasile Bolivia, Albania, Corea del Sud e numerosi paesi dell’Africa.

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SI E’ CONCLUSA LA SESSIONE PLENARIA

DEL PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI

- Interviste con mons. Eleuterio Fortino e con l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti -

 

Si è chiusa ieri la sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, incentrata sulla spiritualità ecumenica. All’apertura dei lavori, lunedì scorso, il Papa aveva inviato un messaggio in cui, pur sottolineando che “la via ecumenica non è facile”, esortava tutti i fedeli a lasciarsi guidare dalla forza dell’amore e della preghiera. Durante la sessione sono state passate in rassegna le luci e le ombre del dialogo, che – ha detto Giovanni Paolo II – “ ha compiuto passi significativi” verso la riconciliazione. Ma ascoltiamo quanto ha detto mons. Eleuterio Fortino, sottosegretario del dicastero per l’unità dei cristiani, al microfono di Giovanni Peduto.

 

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R. – La spiritualità ecumenica è un elemento fondamentale per il progresso stesso del dialogo. Già il Decreto conciliare del Concilio Vaticano II sull’ecume-nismo aveva affermato che la preghiera, la conversione del cuore, la santità di vita sono l’anima dell’intero movimento ecumenico.

 

D. – Mons. Fortino, lei ha accennato ai vari dialoghi: vogliamo appuntare l’atten-zione su uno in particolare? Come procedono le cose con gli ortodossi?

 

R. – Sono differenziati da Chiesa a Chiesa. C’è il problema del dialogo teologico e c’è quello delle relazioni bilaterali. Il dialogo teologico, dopo la riunione di Baltimora del luglio 2000, non ha potuto avere altre riunioni della Commissione mista internazionale. In questo periodo, si è cercato di trovare un accordo per avviare il dialogo ma ancora non si è trovato. Nello stesso tempo, la plenaria annoterà progressi sostanziali fatti con singole Chiese, che prima erano reticenti e che in questo periodo hanno stretto nuove relazioni con Roma. Parliamo della Chiesa di Grecia che, dopo la visita del Papa ad Atene, ha inviato una delegazione a Roma e con cui ci sono stati vari incontri. In particolare, la riflessione è stata sulla posizione che i cristiani devono avere nella costruzione dell’Europa e su come la comunità cristiana possa rispondere insieme alle sfide del nostro tempo, come la bioetica ed i problemi etici dell’aborto, dell’eutanasia e così via. Inoltre, tra le altre Chiese che hanno fatto nuovi passi verso Roma c’è anche la Chiesa serba. Reticenze e polemiche restano con la Chiesa ortodossa russa ma con il Patriarcato ecumenico le relazioni sono sempre fraterne e coordinate allo scopo di riavviare il dialogo teologico.

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Passi avanti verso una maggiore conoscenza e amicizia tra le varie confessioni cristiane sono stati compiuti anche in Italia. Giovanni Peduto ha sentito in proposito l’arcivescovo di Perugia Giuseppe Chiaretti, presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo.

 

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R. – Portiamo avanti questo dialogo con i fratelli delle diverse confessioni cristia-ne e nello stesso tempo, però, promuoviamo sempre più una coscienza ecu-menica tra la gente. E devo dire, a questo proposito, che sta crescendo fortemente l’attenzione, la sensibilità verso l’ecumenismo. Stanno nascendo iniziative a getto continuo da parte di diocesi ma anche da parte di gruppi, comunità ecumeniche, in termini che sono anche significativi dal punto di vista dei risultati. D’altra parte, è su questa linea di prassi, di maggiore conoscenza concreta che dovremmo un po’ muoverci. Questo non vuol dire che non ci siano poi problemi da affrontare ...

 

D. – Eccellenza, in Italia non si pone soltanto il problema dei rapporti ecume-nici con i cristiani delle altre denominazioni, ma ci sono anche quelli del dialogo interreligioso: vuole ragguagliarci sull’attuale situazione?

 

R. – Non abbiamo soltanto i problemi dell’ecumenismo, ma anche i problemi del dialogo interreligioso che oggi si sta facendo molto più impegnativo, molto più difficoltoso per tante ragioni. Basti soltanto ricordare i problemi che la presenza musulmana e quindi dell’Islam pone all’Italia. Una presenza verso la quale c’è un irenismo eccessivo mi sembra da parte di molti. Inoltre, alcuni – e non soltanto i non credenti – pensano genericamente che con un “volemose bene” si possono migliorare tutte le cose. C’è un eccessivo irenismo per non conoscenza anche da parte cattolica, così come c’è, sempre da parte cattolica, un senso di resistenza o renitenza  dinanzi all’impegno fondamentale della evangelizzazione. Giustamente, c’è chi dice che l’annuncio dell’Evangelo non va fatto soltanto ai pagani oppure ad altre religioni chissà quanto strane, ma va fatto a tutti. In questo momento, le persone cui rivolgere l’annuncio evangelico le abbiamo dentro casa e sono appunto i musulmani, i buddisti, gli induisti, i confuciani di casa nostra. Dobbiamo avere questa coscienza. Credo, allora, che questi problemi siano problemi molto, molto seri e che dobbiamo quindi affrontarli con particolare decisione.

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 novembre 2003

 

ALL’INSEGNA DELL’INCERTEZZA LE ELEZIONI DI OGGI IN GUATEMALA:

UN APPUNTAMENTO DOMINATO DAL CASO RÍOS MONTT

- Con noi, Federico Eginato -

 

È un voto denso di incognite quello che oggi attende il Guatemala: attualmente governato dal Fronte repubblicano guatemalteco, torna alle urne dopo 4 anni per rinnovare il Parlamento e per eleggere il successore di Alfonso Portillo alla guida del Paese. Proprio la corsa alla presidenza appare ricca di incognite: nessuno dei candidati sembra in grado di raggiungere la maggioranza assoluta dei voti e ciò renderà quasi certamente necessario il ballottaggio del prossimo 28 dicembre. I sondaggi dell’ultima ora confermano una sfida a tre: l’ex dittatore Efrain Ríos Montt, l’imprenditore centrista Álvaro Colom ed il moderato Oscar Berger, ex sindaco della capitale. A Federico Eginato, del Movimento Laici America Latina, Andrea Sarubbi ha chiesto quali fattori determineranno l’esito del voto:

 

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R. – Credo, sicuramente, l’appoggio della popolazione indigena, che ricordiamo è la maggioranza della popolazione guatemalteca. Bisogna anche vedere se i militari – o comunque i grandi proprietari terrieri – rimarranno imparziali oppure se cercheranno di portare la popolazione più povera, quella che normalmente non può andare alle elezioni, perché lontana dai seggi, a votare in massa i loro candidati.

 

D. – Cominciamo dagli indios. I sondaggi dicono che gli indigeni preferiscono Álvaro Colom, l’imprenditore centrista. Perché?

 

R. – Colom ha corso per la presidenza anche l’altra volta, quando era candidato con gli ex guerriglieri che avevano osteggiato la dittatura guatemalteca. Quindi, ha già un buon rapporto con i movimenti popolari. Sta cercando, poi, di contrastare il potere che hanno le forze di destra negli altopiani, per crearsi un consenso personale che possa garantirgli l’elezione.

 

D. – I ricchi, invece, per chi dovrebbero votare?

 

R. – Bisogna distinguere. Tra i ricchi guatemaltechi ci sono i ricchi da molte generazioni che appoggiano Berger e ci sono i nuovi ricchi, tra cui anche i movimenti legati al narcotraffico, che appoggiano Ríos Montt. Il primo promette la salvaguardia degli interessi dei ricchi nei prossimi anni, mentre l’ex dittatore garantisce l’élite che si è creata negli ultimi anni, legata ai nuovi interessi economici.

D. – Proprio a proposito di Ríos Montt si discute molto. È strana la candidatura di un ex dittatore che, tra l’altro, è anche molto osteggiato dalle organizzazioni umanitarie…

 

R. – È una candidatura molto strana anche dal punto di vista legale, perché Ríos Montt non poteva essere in corsa per le presidenziali. La Costituzione guatemalteca proibisce a tutti gli ex dittatori di candidarsi alle elezioni. Ma la Corte costituzionale gli ha permesso ugualmente di farsi eleggere. Secondo alcuni osservatori, ciò è avvenuto perché la maggioranza dei giudici costituzionali è stata nominata dal suo partito. Quindi, già questa anomalia crea una ferita nel sistema democratico guatemalteco. Il Fronte repubblicano guatemalteco lo ha scelto perché è lui che detiene effettivamente il potere. Anche negli anni in cui c’era Portillo, Ríos Montt è stato presidente del Congresso e, quindi, ha sempre mantenuto le redini del potere nelle proprie mani.

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UNA GIORNATA DELLA MEMORIA PER RICORDARE I GULAG DI STALIN:

DELLA PROPOSTA HA PARLATO IERI IL PRESIDENTE DEL SENATO ITALIANO

- Intervista con Vladimir Bukovskij -

 

 

I gulag di Stalin sono stati un vero e proprio inferno come i lager di Hitler. Lo ha affermato ieri il presidente del Senato, Marcello Pera, al convegno organizzato a Roma dai “comitati per le libertà” con l’obiettivo di istituire  una giornata della memoria delle vittime del comunismo, il 7 novembre. Il presidente Pera si è detto favorevole auspicando che possano essere approvati presto i relativi disegni di legge. Tanti gli interventi di storici e reduci dai campi di concentramento dei regimi comunisti. Tra questi, lo storico russo Vladimir Bukovskij, liberato dai gulag grazie ad uno scambio di prigionieri, dopo anni di sofferenze. Debora Donnini ha raccolto la sua testimonianza.

 

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R. – I’VE BEEN IN MANY DIFFERENT TYPES OF INSTITUTIONS: I’VE BEEN ...

“La mia esperienza nei lager è stata diversa a seconda dei posti in cui mi sono trovato. Sono stato in carcere, sono stato nei campi di lavoro, sono stati in manicomio. Ogni volta una situazione diversa. Nei campi di lavoro, bisogna lavorare ed è stato pesante, estenuante. In manicomio, invece, non c’era il lavoro, però ti potevano uccidere”.

 

D. – Quanti anni è stato nei gulag russi, e quale era il motivo per cui non solo lei, ma anche tante altre persone vi vennero portate?

 

R. – ALLTOGETHER, IN FOUR STRETCHES, I’VE SPENT 12 YEARS ...

“In tutto, sono stato incarcerato per 12 anni, in quattro periodi diversi. Le accuse ufficiali erano di agitazione antisovietica, di azioni sovversive contro lo Stato. Le accuse reali erano, di solito, pretesti minimi. Per esempio, potevi rischiare una condanna a sette anni anche solo per avere letto un libro e, in particolare, era considerata grave l’intenzione di copiarlo. Io, per esempio, la prima volta sono stato arrestato per avere letto un famoso libro di Milovan Gilas. Tutti i campi di lavoro potevano essere campi di sterminio; non c’erano autorità separate per i vari luoghi. Il campo di lavoro diventò campo di sterminio quando le autorità cominciarono a farci lavorare fino a morirne, per estrarre da noi il maggior profitto possibile. Poi, in seguito l’ordine non era più di sterminarci, ma di “spezzare la nostra volontà”.

 

D. – Si propone la data del 7 novembre per ricordare i gulag. Qual è l’importanza di ricordare?

             

R. – FIRST, BECAUSE IT WAS AN ENORMOUS TRAGEDY ...

“Quello dei gulag è stato un crimine enorme e il primo motivo, quindi, di questa iniziativa è quello di onorare le vittime che sono state massacrate nei gulag. Poi, l’obiettivo è tenere presente che questa realtà è durata da noi per oltre 70 anni ed ha alterato la società al punto che non riesce ancora a tornare normale. Infine, bisogna trarre dalla storia la lezione che l’utopia porta al gulag. Per il futuro dobbiamo stare attenti all’utopia: quando ci troviamo in presenza di un sogno utopistico assolutizzato bisogna essere consapevoli  del fatto che potrebbe portare con sé il gulag”.

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IL DONO DELL’ACQUA AL CENTRO DELL’ODIERNA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

PROMOSSA DALLA CEI

 

 

Il dono dell’acqua: un bene di tutti e per tutti”. E’ il monito lanciato nell’odierna “Giornata del Ringraziamento per la terra, l’ambiente e il creato”, promossa dalla Cei. Al centro dell’iniziativa anche i problemi legati al mondo dell’agricoltura. Momento culmine è stata la celebrazione nel Duomo di Monreale, in Sicilia, presieduta, in mattinata, dall’arcivescovo diocesano Cataldo Naro. Il servizio è di Massimiliano Menichetti:

 

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Ringraziare Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno, nonostante tutte le difficoltà, ed essere riconoscenti verso gli uomini che con il proprio lavoro traggono frutto dalla terra. Così in sintesi, da 53 anni, la Giornata del Ringraziamento sottolinea  il rispetto dovuto alla natura, donata agli uomini, ed affronta i problemi relativi. Quest’anno l’acqua, bene prezioso ed essenziale per la vita. Mons. Cataldo Naro ...

 

“Quest’anno il tema è quello dell’acqua che è diventata veramente un’emergenza, sia a livello nazionale che a livello internazionale. Anzi, fuori d’Italia è da tempo un problema di grande emergenza!”.

 

Ma che cosa bisogna assolutamente evitare se si vuole aiutare i popoli che non hanno acqua, gestendo correttamente questa risorsa?

 

“E’ giusto che, essendo un bene destinato a tutti, anche la gestione non sia privatizzata, cioè non sia affidata a privati o considerata come merce, sottoposta alle leggi del mercato. Bisogna salvaguardare l’acqua il più possibile, anche sul piano legislativo, sul piano delle norme”.

 

Una Giornata, quella odierna, capace di offrire spunti di riflessione e di aprire le porte anche all’impegno solidale. Il Consigliere ecclesiastico nazionale della Coldiretti, padre Renato Gaglianone ...

 

“E’ urgente far prendere coscienza a tutti della necessità di non ritenere l’acqua come un bene infinito e quindi cambiare mentalità, cultura, stile di vita. E poi c’è la necessità di saper rendere partecipi gli altri di questa risorsa pensando, per esempio, alla realizzazione di progetti che diano la possibilità alle popolazioni che hanno particolare difficoltà di avere accesso alle risorse idriche. Potrebbero in qualche modo risolvere questo problema attraverso l’aiuto solidale da parte delle popolazioni più ricche”.

 

L’acqua è un bene essenziale anche per l’agricoltura, settore in cui l’Italia, quest’anno, ha avuto gravi problemi, come conferma Massimo Pacetti, presidente  della Confederazione italiana agricoltori ...

 

“Il 2003 è stato segnato alluvioni, siccità, eccesso di piogge e carenza di piogge. E’ stata un’annata con una caratteristica che mai abbiamo avuto: una temperatura altissima per lunghi mesi che ha prodotto effetti devastanti sulle colture arboree o, per esempio, sugli allevamenti da latte”.

 

Molti imprevisti hanno provocato l’aumento dei prezzi; ma allora, di cosa hanno bisogno gli agricoltori italiani?

 

“Un futuro di investimenti importanti che riguardano, per esempio, le infrastrutture, l’acqua, la modernizzazione del sistema, la diminuzione dei costi. Io penso questo delle aziende italiane: sono ben posizionate, dal punto di vista della qualità, ma hanno difficoltà nella competitività”.

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PER CELEBRARE IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI PEPPINO DE FILIPPO,

LA COMPAGNIA TEATRALE DI FABIO GRAVINA  PRESENTA PER LA PRIMA VOLTA

LA DIVERTENTE COMMEDIA DI PEPPINO, “LA LETTERA DI MAMMÀ”

- Servizio di Amedeo Lomonaco -

 

 

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(battute di Totò e Peppino De Filippo)

 

Sono alcune celebri battute tratte dal film “Totò, Peppino e la malafemmina” e pronunciate dal principe della risata, Totò, e da un altro grande rappresentante della cultura napoletana, Peppino De Filippo, di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita. Per celebrare l’anniversario, la Compagnia teatrale di Fabio Gravina, con Lelia Mangano De Filippo, propone fino al prossimo 14 dicembre al ‘Teatro Prati’ di Roma,  una sua commedia in due comicissimi atti, “La lettera di mammà”. Ma qual e il patrimonio artistico di Peppino De Filippo? Ascoltiamo in proposito il regista, Fabio Gravina:

 

R. – Senza dubbio ci restano le oltre 50 commedie che Peppino ha scritto: commedie e farse. E’ un patrimonio ovviamente grandissimo, perché Peppino è stato soprattutto un grande uomo di teatro, pari al fratello Eduardo.

 

D. – Nel percorso artistico di Peppino De Filippo quale posto occupa “La lettera di mammà”?

 

R. – E’ una farsa che fu rappresentata nel 1933 da tutti e tre i fratelli De Filippo - Eduardo, Peppino e Titina – ed ebbe un grandissimo successo, come tutte le commedie che furono scritte in quegli anni. C’è da ricordare “Natale in casa Cupiello”, “Uomo e galantuomo” e tante altre, scritte da Eduardo ed anche da Peppino.

 

D. – Nella straordinaria opera “Natale in casa Cupiello”, è messo soprattutto in risalto l’aspetto religioso. La religiosità è un elemento ricorrente nelle opere di Peppino De Filippo?

 

R. – Ci sono alcune commedie dove è presente la religiosità, tra queste “Quel piccolo campo” e “L’amico del diavolo”.

 

D. – Come spiegare il successo ottenuto dai fratelli De Filippo?

 

R. – Il successo di De Filippo è da attribuire essenzialmente al fatto che più che descrivere il fatto, la situazione, hanno analizzato l’essere umano. Anche “La lettera di mammà”, farsa scritta negli anni ’30, conserva sempre quella freschezza come se fosse stata scritta oggi. Eduardo è stato grande perché ha per certi versi descritto la sua Napoli e questa Napoli è riuscito a portarla, poi, in tutto il mondo. Ecco perché è diventato universale. Peppino, dal canto suo, forse è meno conosciuto come autore teatrale. La massa conosce il Peppino cinematografico, però rischia di perdersi il grande autore teatrale.

 

D. – A proposito di Napoli, quali sono i punti di forza del binomio fra questa città ed il teatro?

 

R. – La filosofia napoletana è quella un po’ più folkloristica, per certi versi, perchè appartiene ad una sorta di psicologia molto particolare, la famosa arte dell’arrangiarsi. In realtà, Eduardo, come Peppino – più Eduardo che Peppino – hanno preso quello che vedevano tutti i giorni e lo hanno portato poi sul palcoscenico, rappresentando la realtà.

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CHIESA E SOCIETA’

9 novembre 2003

 

NUOVA CIRCOSCRIZIONE ECCLESIASTICA IN MESSICO.

IL PAPA HA CREATO IERI LA DIOCESI DI PUERTO ESCONDITO,

AFFIDANDOLA AL VESCOVO EDUARDO CARMONA, DEI FRATELLI DELLA CROCE

 

PUERTO ESCONDITO. = Il Papa ha creato, ieri, la diocesi di Puerto Escondido con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Antequera, nello Stato di Oaxaca. Giovanni Paolo II ha, inoltre, nominato il primo vescovo della diocesi di Puerto Escondido ed il nuovo arcivescovo metropolita di Antequera. Salgono così a 86 le circoscrizioni ecclesiastiche in Messico. Il Santo Padre ha consegnato la guida pastorale della neo-costituita diocesi a padre Eduardo Carmona Ortega, appartenente ai Canonici Regolari della Santa Croce (Fratelli della Croce), fino ad ora direttore regionale per il Messico della fraternità sacerdotale degli Operai del Regno di Cristo. Il nuovo vescovo è nato a Città del Messico il 18 marzo 1959. Ha compiuto gli studi ecclesiastici nel seminario degli Operai del Regno di Cristo a Querétaro, in Messico, e nel seminario maggiore di Toledo, in Spagna. Giovanni Paolo II ha, infine, nominato arcivescovo metropolita di Antequera (Oaxaca), mons. José Luis Chávez Botello, finora vescovo di Tuxtla Gutiérrez. Nato l’8 febbraio 1941 a Tototlán, diocesi di San Juan de los Lagos, padre Chávez Botello ha compiuto gli studi filosofici e teologici a Guadalajara e a Roma. Nominato vescovo titolare di Cova e ausiliare di Guadalajara il 21 febbraio 1997, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 19 marzo successivo. Il 16 luglio 2001 è stato nominato vescovo di Tuxtla Gutiérrez. (B.C.)

 

 

FESTA GRANDE OGGI A SAN GIOVANNI ROTONDO PER L’INAUGURAZIONE

DI UNA NUOVA CHIESA DEDICATA A PADRE PIO

E PROGETTATA DALL’ARCHITETTO RENZO PIANO

 

SAN GIOVANNI ROTONDO. = Sarà inaugurata questo pomeriggio a San Giovanni Rotondo la nuova chiesa di padre Pio, progettata dall’architetto Renzo Piano. L’evento è stato organizzato in occasione della giornata di avvio dei lavori del 52.mo congresso nazionale della Società italiana di Neurochirurgia. La chiesa ospiterà, alle ore 18, la cerimonia d’inaugurazione con l’orchestra sinfonica della provincia di Foggia e il coro del Teatro Petruzzelli di Bari. “Il congresso - si legge in una nota - è l’evento scientifico più importante che l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ospita dalla sua fondazione, anche per la partecipazione di prestigiosi nomi della neurochirurgia internazionale”. Nel corso dell’appuntamento si discuterà, in particolare, dei tumori cerebrali a lento accrescimento e dei cavernomi cerebrali e midollari. (B.C.)

 

LE CHIESE OCCIDENTALI SONO CHIAMATE AD ESSERE APERTE E ACCOGLIENTI

PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI IMMIGRATI,

IN PARTICOLAR MODO QUELLI FILIPPINI.

E’ L’ESORTAZIONE DI PADRE PAULO PRIGOL, A MARGINE DEL 5° CONVEGNO

SULLA PASTORALE DEGLI IMMIGRATI FILIPPINI IN EUROPA

 

ROMA. = L’emigrazione filippina, in forte crescita in Europa, rappresenta una sfida per la Chiesa in Occidente. A sottolinearlo, nell’intervista con l’agenzia Fides, è padre Paulo Prigol, sacerdote scalabriniano di 45 anni, attualmente responsabile della Provincia di Asia e Australia dei padri Scalabriniani. A margine del 5° Convegno sulla Pastorale degli immigrati Filippini in Europa, svoltosi a Roma dal 3 al 6 novembre, padre Prigol ha sottolineato come in Medio Oriente le comunità di immigrati filippini trovino sempre grandi ostacoli per professare la loro fede cattolica, per l’assenza di libertà religiosa. “Le caratteristiche dell’immigra-zione filippina - ha spiegato padre Prigol - sono mutate negli ultimi anni. In pochi anni l’emigrazione ha preso un volto nuovo e oggi è più qualificata”. Fra le difficoltà che gli immigrati trovano, “vi sono la lingua, la cultura locale, lo stile di vita, che spesso penalizzano i filippini. Sono per natura molto socievoli e avrebbero bisogno di incontrarsi più spesso ma riescono a vedersi raramente e questo li fa molto soffrire”. Dal Convegno, ha concluso padre Prigol “è emerso che le Chiese d’Europa sono chiamate ad essere più aperte, accoglienti, investendo risorse umane e finanziarie per gli immigrati, per la difesa dei loro diritti. La Chiesa filippina, dal canto suo, lavora nel campo dell’educazione, promuovendo seminari rivolti a studenti, insegnanti e personale ecclesiale, per spiegare aspetti positivi e negativi dell’emigrazione”. (B.C.)

 

 

LA MISSIONE AD GENTES IN PRIMO PIANO.

INTENSA ATTIVITA’ DI PREPARAZIONE A LIVELLO DIOCESANO E NAZIONALE

PER IL SECONDO CONGRESSO MISSIONARIO AMERICANO (CAM 2)

 

QUITO. = “Voi siete i rappresentanti delle Chiese particolari e siete i nuovi araldi della vita della nostra Chiesa in Ecuador”. Così padre Timoteo Lehane, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie dell’Ecuador, all’apertura del “Pre-cam nazionale”, svoltosi tra il 28 e il 31 ottobre scorso. In una nota fatta pervenire all’Agenzia Fides, padre Timoteo ripercorre il lavoro di animazione organizzato congiuntamente dalle Pontificie Opere Missionarie e dal Dipartimento delle Missioni della Conferenza Episcopale dell’Ecuador (Cemina), in preparazione al grande appuntamento missionario di Città del Guatemala (Cam 2). Per iniziare il lavoro di animazione, scrive padre Timoteo, “abbiamo stampato 1000 esemplari dello Strumento di lavoro del Cam 2 e 2000 poster promozionali del Congresso. Questo materiale è stato distribuito nelle 23 circoscrizioni ecclesiastiche, tramite i direttori diocesani delle Pom e le équipes missionarie diocesane”. A livello diocesano, ognuno dei direttori diocesani delle Pom, dopo aver studiato e riflettuto sullo Strumento di Lavoro, ha realizzato un “Pre-cam diocesano”: complessivamente ne sono stati svolti 10. Le conclusioni emerse in questi incontri diocesani sono state in seguito presentate al “Pre-cam nazionale”. Padre Timoteo Lehane, inoltre, dichiara che esistono “segni di un nuovo risveglio missionario, che incomincia ad essere una nuova realtà ecclesiale nel Paese. I missionari ad gentes dell’Ecuador, infatti, sono circa 250 e lavorano in diverse parti del mondo”. (B.C.)

 

 

“VOLONTARIATO E COOPERAZIONE SOCIALE: UN MONDO IN MOVIMENTO”:

E’ LO SLOGAN CHE HA ACCOMPAGNATO

IL CONVEGNO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE

‘FATEBENEFRATELLI PER I MALATI LONTANI’, DI GENZANO IN PROVINCIA DI ROMA

 

ROMA. = “Solidali con la solidarietà, volontari con il volontariato”: è lo slogan che la sezione Associazione Fatebenefratelli per i Malati Lontani (AFMAL), di Genzano in provincia di Roma, ha lanciato in questi giorni, in occasione del Convegno “Volontariato e cooperazione sociale: un mondo in movimento”. All’incontro, svoltosi ieri, hanno partecipato numerose associazioni impegnate nel campo del volontariato. Una ricchezza di esperienze importanti per l’AFMAL, impegnata costantemente in attività di aiuto allo sviluppo in ambito sanitario. L’Associazione, nata nel 1979, è dal 1995 tra le organizzazioni riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Unione Europea. Promuove, organizza e gestisce progetti di sviluppo socio sanitario: spesso si tratta di interventi integrati, svolti in collaborazione con altre Ong e associazioni umanitarie nei settori sanitari, agricoli, produttivi, educativi, formativi. La sezione di Genzano è particolarmente sensibile alle attività di solidarietà e aiuto ai più deboli, occupandosi quotidianamente di disagio psichico e di handicap. (B.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 novembre 2003

- A cura di Barbara Castelli -

 

A Riad torna lo spettro di Al Qaeda. Intorno alla mezzanotte di ieri, due o tre vetture guidate da kamikaze sono esplose in una zona residenziale della capitale saudita. Ancora incerto il bilancio delle vittime. L’attentato è avvenuto in coincidenza con l’annuncio dell’ambasciata statunitense di nuovi attacchi terroristici. Il servizio è di Dorotea Gambardella:

 

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Almeno dieci morti, tra cui un soldato americano, e oltre cento feriti. Questo il bilancio provvisorio dell’attentato suicida che la notte scorsa ha devastato un complesso residenziale a Riad, in Arabia Saudita. Secondo fonti diplomatiche occidentali, le vittime potrebbero essere anche una trentina. L’attacco è avvenuto intorno alla mezzanotte, ora locale, nella zona ad ovest della città, a circa cinque chilometri dal quartiere dove hanno sede le ambasciate. Ancora poco chiare le modalità dell’attentato. Stando a diversi testimoni, vi sarebbero state due o tre deflagrazioni, precedute da spari. Questo indicherebbe un'azione combinata di uno o più commando, che si sarebbero aperti la strada a colpi di arma da fuoco e, una volta penetrati nel complesso abitato in prevalenza da cittadini stranieri, avrebbero fatto esplodere le due o tre auto-bomba. La dinamica dell’attacco ricalca quella del 12 maggio scorso, sempre nella capitale saudita, dove persero la vita trentacinque persone, tra cui nove americani. Secondo fonti governative locali, non c’è dubbio: l’operazione è stata ordita dalla rete terroristica Al Qaeda. Proprio venerdì, gli Stati Uniti avevano lanciato l’allarme per imminenti attentati in Arabia Saudita e, ieri, avevano disposto la chiusura delle loro sedi diplomatiche nel Paese, al fine di potenziarne le misure di sicurezza.  

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Chiusa l’esperienza del governo di emergenza, i palestinesi sono a un passo dalla formazione di un nuovo esecutivo, che verrà presentato mercoledì prossimo al Consiglio legislativo per il prescritto voto di fiducia. La compagine governativa sarà composta da 23 ministri, soprattutto esponenti di Al-Fatah, il movimento di maggioranza fondato, e tuttora diretto, dal presidente Yasser Arafat. Il ministro degli Interni sarà Hakam Balawi, uno dei ‘fedelissimi’ dell’anziano rais, che continuerà a detenere il controllo e la gestione delle forze di sicurezza. Nei Territori, la violenza continua a seminare morte: ieri hanno perso la vita cinque palestinesi, tra cui un 15.enne e un 19.enne.

 

Il Giappone oggi alle urne per le cruciali elezioni generali anticipate. I 102,5 milioni di aventi diritto al voto sono stati chiamati a una scelta tra la continuità al potere del partito liberaldemocratico, che ha praticamente monopolizzato la guida del paese dal 1956 a oggi, e il cambiamento nel segno del Partito Democratico (Dpj) di Naoto Kan, il maggiore dell’opposizione. Il servizio di Barbara Castelli.

 

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Grosse sorprese oggi in Giappone per le elezioni generali anticipate, convocate dal primo ministro liberaldemocratico, Junichiro Koizumi, per ottenere un chiaro mandato al suo programma di riforme strutturali economiche e sociali. Secondo quanto riferiscono gli exit poll, infatti, la coalizione di governo, guidata dall’Ldp di Koizumi, insieme con il Komei di ispirazione buddhista e i nuovi conservatori, dovrebbe mantenere la maggioranza assoluta alla Camera bassa dei deputati, arrivando a circa 259 seggi su 480, ma segnando un forte calo rispetto ai 287 prima detenuti. L’Ldp di Koizumi arretrerebbe considerevolmente rispetto ai 247 seggi precedenti e dovrebbe scendere a 220-230 seggi, con difficoltà in vista per la leadership del premier. A creare problemi ai progetti di Koizumi, c’è il forte aumento di consensi del  Partito democratico di Naoto Kan, di opposizione, che è in corsa verso un risultato di portata storica. Sembra salire dai 137 precedenti a 180-200 seggi, e questo creerebbe, per la prima volta nella storia, una situazione di bipartitismo di fatto, con due grandi partiti alternativi l’uno all’altro. I risultati definitivi, tuttavia, sono attesi in serata.

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Sempre tesa la situazione in Iraq, dove le forze della coalizione sono finite ancora una volta nel mirino dei ribelli. Negli attacchi, condotti stamani a Baghdad, Mossul e Bassora, ha perso la vita un soldato americano. Chiuse, per motivi di sicurezza, le sedi a Bassora e a Baghdad della Croce Rossa Internazionale.

 

Massacro in Uganda: i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore hanno barbaramente ucciso 60 civili in diverse zone del Paese. L’impressionante catena di attacchi, secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, si è verificata nella giornata di venerdì. La strage è una risposta all’uccisione di Charles Tabuley, il ‘numero tre’ dei ribelli dell’Lra, colpito a morte nei giorni scorsi durante uno scontro a fuoco con i soldati governativi.

 

Sempre più tesa la situazione in Sri Lanka. Il governo di Colombo, che si trova in aperto contrasto con la presidente Chandrika Kumaratunga in una crisi politico-istituzionale senza precedenti, ha reso noto di non poter proseguire nei negoziati di pace con la guerriglia Tamil. Il premier Ranil Wickremesinghe ha invitato inoltre il capo di Stato ad assumersi la responsabilità dei successivi passi.

E’ finito in manette stamani in Mauritania il leader dell’opposizione, Mohamed Khouna Ould Haidalla, sfidante, alle presidenziali di due giorni fa, del capo dello Stato uscente, Maaouya Ould Taya. Secondo quanto ha riferito ieri il ministero degli Interni, il capo dello Stato uscente ha, in ogni caso, riconfermato il suo incarico vincendo le elezioni con il 66,69 per cento dei voti, mentre Haidalla si è attestato al 18.7 per cento.

 

Segni di distensione per la crisi nucleare iraniana. Teheran ha, infatti, promesso all’Agenzia internazionale per l’energia atomica di aderire al Protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione nucleare. L’accordo prevede ispezioni a sorpresa e più approfondite nei siti nucleari iraniani.

 

Sospeso temporaneamente in Georgia il conteggio dei voti delle elezioni legislative di domenica scorsa. La commissione elettorale lo ha deciso ieri a causa del gran numero di denunce di irregolarità durante lo scrutinio. Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente sabato davanti al Parlamento di Tbilisi, per chiedere le dimissioni del presidente, Eduard Shevardnadzee, che ha accettato di incontrare l’opposizione.

 

In Afghanistan si ricerca la via del dialogo. Il Governo di Kabul intende avviare colloqui con gli ex ‘signori della guerra’, rimasti finora all’opposizione. Anche alcuni membri del regime talebano avrebbero espresso la loro disponibilità a collaborare con l’esecutivo del presidente Hamid Karzai. La scorsa settimana nell’Afghanistan sud-orientale sono scampati al sequestro alcuni giornalisti americani.

 

Lotta senza esclusione di colpi al terrorismo. Il presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha rivolto un nuovo appello a forze armate e polizia, invitandoli a sospendere le ferie “per eliminare i terroristi”. Intanto, è stato ucciso a Cali, probabilmente dai ribelli dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia, Arcangel Clavijo Valencia, deputato del Partito liberale vicino al capo dello Stato.

 

 

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