RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 313 - Testo della
Trasmissione di domenica 9 novembre
2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
La nuova diocesi messicana di Puerto Escondido, creata ieri da
Giovanni Paolo II
Chiuso a Roma il quinto Convegno sulla pastorale degli
immigrati filippini in Europa
Intensa attività di preparazione per il secondo Congresso
missionario americano
A Riad, grave attentato nella notte in una zona
residenziale. Le accuse dell’Arabia Saudita ad Al Qaeda
Un’altra vittima
statunitense in Iraq. Nella mattinata, attacchi in diverse città
Il Giappone oggi alle urne, per le elezioni
generali anticipate.
9 novembre 2003
IL RICHIAMO ALLA SOCIETA’ ATTUALE, TENTATA DALLA
LOGICA DEL MERCATO,
A
RISPETTAE VALORI E DIGNITA’: COSI’ IL PAPA ALLA CERIMONIA DI BEATIFICAZIONE
DI
CINQUE SERVI DI DIO.
I
SANTI, HA RICORDATO, SONO LE PIETRE PREZIOSE DELLA CHIESA
“La Chiesa è tempio spirituale composto da pietre vive.
Pietre particolar-mente preziose sono i Santi
ma a Gesù crocifisso e risorto devono conformarsi tutti i membri della Chiesa.
Con queste parole, il Papa, all’omelia per la loro Beatificazione, ha
ricordato gli insegnamenti di Juan Nepomuceno Zegrì Y Moreno; Valentin Paquay;
Luigi Maria Monti; Bonifacia Rodríguez
Castro; Rosalie Rendu. La cerimonia è stata presieduta dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei
Santi.
La celebrazione è iniziata alle
10 in Piazza San Pietro dove, qualche
minuto prima, si era svolta la Festa della dedicazione della Basilica
lateranense, madre di tutte le Chiese.
Tra i numerosi concelebranti la
cerimonia di Beatificazione, che ha avuto per teatro una piazza San Pietro
gremita di fedeli e illuminata dal sole, citiamo solo il cardinale Jean-Marie Lustiger, arcivescovo di Parigi; il cardinale
Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano. Il servizio di Fausta
Speranza:
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Le parole di Gesù nel Vangelo di
Giovanni (2,16) “interpellano la
società attuale” ha sottolineato il Papa. Società che è “tentata a volte di
convertire tutto in merce e guadagno, tralasciando valori e dignità”. In questo passo Giovanni Paolo II ha fatto un appello forte e chiaro alla coscienza di tutti. In apertura della sua Omelia, ha spiegato
che “ogni luogo riservato al culto divino è segno di quel tempio spirituale che
è la Chiesa”, scegliendo di ricordare le
parole dell’apostolo Paolo riportate nella Prima Lettera ai Corinzi (3,17): “Santo è il tempio di Dio che siete
voi”.
“Quel
tempio spirituale, che è la Chiesa, composto da pietre vive, cioè dai fedeli,
uniti dall’unica fede”.
Tra i fedeli “uniti dalla
partecipazione ai sacramenti e dal vincolo della carità”, ci sono pietre particolarmente preziose: i
Santi. E “la santità – ha sottolineato il Papa – “rifulge nei nuovi Beati,quale
frutto dell’opera incessante dello Spirito di Dio”.
(formula
Beatificazione)
Per ognuno dei cinque proclamati
Beati oggi, Giovanni Paolo II ha ricordato un tratto caratteristico:
un’intimità con Cristo orientata alla carità verso i più bisognosi per Juan
Nepomuceno Zegri y Moreno; il dono particolare di testimoniare la grandezza del
perdono di Dio per Valentin Paqay; una fedeltà costante alla chiamata di Dio
alimentata da un’intensa preghiera per Luigi Maria Monti; la capacità di fare
del lavoro un mezzo di santificazione per Bonifacia Rodríguez de Castro; una
carità gioiosa e creativa per Rosalie Rendu.
Quando Cristo parlava del tempio
spirituale parlava del “tempio del suo corpo”, ha spiegato il Papa, ricordando
le parole dell’apostolo Giovanni (capitolo 2,12) che “evocano il mistero della
morte e risurrezione di Cristo”.
“A Gesù
crocifisso e risorto devono conformarsi tutti i membri della Chiesa”.
Nell’impegnativo compito di conformarsi
a Gesù, crocifisso e risorto, Giovanni Paolo II ha ricordato il sostegno e la
guida di Maria e l’intercessione dei nuovi Beati.
All’Angelus, ha salutato i presenti, esprimendo parole di
ringraziamento nelle lingue dei Beati, dunque
francese, spagnolo e italiano, per i pellegrini legati a ciascuna
figura, i sacerdoti e le autorità civili dei diversi Paesi che hanno voluto
partecipare alla cerimonia.
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NUOVI TESTIMONI DELLA FEDE ELEVATI AGLI ONORI
DEGLI ALTARI
- Servizio di Paolo Ondarza -
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Cinque
“fiammelle dello Spirito” che con la loro testimonianza rischiararono, nei
rispettivi contesti, la storia a volte tormentata del diciannovesimo secolo:
Juan Nepomuceno Zegrí y Moreno, Valentin Paquay, Bonifacia Rodríguez Castro,
Luigi Maria Monti e Rosalie Rendu. Oggi i cinque Servi di Dio sono proclamati beati
da Giovanni Paolo II, in occasione
della festa della Dedicazione della Patriarcale Basilica Lateranense. Un
avvenimento che è richiamo per tutti i fedeli a lasciarsi edificare dal
Signore, quali pietre vive, per la costruzione di un edificio spirituale.
Instancabile evangelizzatore e orante convinto, san Giovanni Nepomuceno Zegrì y
Moreno, nato a Granada nel 1831, è ricordato per aver fondato le suore
mercedarie della Carità. Vedeva nella carità l’unica risposta ad ogni problema
sociale. Una carità redentrice finalizzata a rendere benefici all’umanità e a
portare ai poveri il Vangelo dell’amore. Una carità incarnata e configurata all’esempio
di Gesù Cristo Redentore.
Testimone
di virtù cristiane ed umane fu anche il frate minore belga Valentino Paquay, la
cui vicenda terrena si inserisce nel solco della spiritualità francescana, e
nella valorizzazione delle piccole cose, sotto l’aspetto della più franca ed
immediata umiltà. Con gli occhi all’esempio lasciato dal curato d’Ars, il frate
fu assiduo al confessionale e sviluppò una straordinaria capacità di penetrazione
nelle coscienze dei penitenti che accorrevano a lui da diverse parti del mondo.
La beatificazione di Paquay è come un sigillo definitivo alla devozione
popolare che egli godette da vivo, quando difese il valore della regola del poverello
d’Assisi e raccomandò la devozione alla Vergine Maria attraverso la recita
assidua della corona del Rosario.
Un
cammino di spiritualità basato sulla santificazione del lavoro unito alla
preghiera nella semplicità della vita quotidiana, è quello di Bonifacia
Rodríguez Castro, fondatrice della Congregazione delle Serve di San Giuseppe e
del cosiddetto Laboratorio di Nazareth. Si tratta di un progetto con il quale
le religiose offrivano lavoro alle donne povere che non ne avevano, evitando
così che incorressero in tanti pericoli. Un sostegno coraggioso ai più deboli
fu anche quello prodigato da suor Rosalia Rendu, grande figura della Parigi
della Rivoluzione Francese. Rosalia imparò, fin da bambina, il coraggio dai
propri genitori che, nella fase anticlericale della Rivoluzione, nascosero,
nonostante i rischi, preti perseguitati e
organizzarono clandestinamente, di notte, la sua prima comunione.
Entrata tra le figlie della Carità, suor Rosalia fu impegnata anche, nel corso
dei moti del 1830 e 1848, nel servizio ai sofferenti di qualsiasi schieramento
o classe sociale. Salì sulle barricate per curare i feriti, rischiò la vita in
difesa di coloro che si rifugiavano nella sua casa.
Tra i
cinque Beati proclamati oggi dal Papa, c’è anche il milanese Luigi Monti. Fu
chiamato “Padre” in vita, e venerato come tale dopo la morte, dai suoi figli
spirituali, riuniti nella cosiddetta “compagnia dei frati”. Rimase laico consacrato
nella Chiesa per una missione di servizio verso i sofferenti e verso i bisognosi,
con particolare riguardo ai piccoli. Per Luigi Monti, la professionalità deve
essere parte integrante dell’amore per il povero. E la sua opera è oggi continuata
a Roma dall’Idi, Istituto dermopatico dell’Immacolata, e da altre strutture ospedaliere
in vari Paesi del mondo, tra cui Argentina, Canada, Perú, Brasile Bolivia, Albania,
Corea del Sud e numerosi paesi dell’Africa.
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SI E’
CONCLUSA LA SESSIONE PLENARIA
DEL
PONTIFICIO CONSIGLIO PER L’UNITA’ DEI CRISTIANI
-
Interviste con mons. Eleuterio Fortino e con l’arcivescovo Giuseppe Chiaretti -
Si è
chiusa ieri la sessione plenaria del Pontificio Consiglio per la promozione
dell’unità dei cristiani, incentrata sulla spiritualità ecumenica. All’apertura
dei lavori, lunedì scorso, il Papa aveva inviato un messaggio in cui, pur
sottolineando che “la via ecumenica non è facile”, esortava tutti i fedeli a
lasciarsi guidare dalla forza dell’amore e della preghiera. Durante la sessione
sono state passate in rassegna le luci e le ombre del dialogo, che – ha detto
Giovanni Paolo II – “ ha compiuto passi significativi” verso la
riconciliazione. Ma ascoltiamo quanto ha detto mons. Eleuterio Fortino,
sottosegretario del dicastero per l’unità dei cristiani, al microfono di
Giovanni Peduto.
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R. – La spiritualità ecumenica è un elemento fondamentale
per il progresso stesso del dialogo. Già il Decreto conciliare del Concilio
Vaticano II sull’ecume-nismo aveva affermato che la preghiera, la conversione
del cuore, la santità di vita sono l’anima dell’intero movimento ecumenico.
D. – Mons. Fortino, lei ha accennato ai vari dialoghi:
vogliamo appuntare l’atten-zione su uno in particolare? Come procedono le cose
con gli ortodossi?
R. – Sono differenziati da Chiesa a Chiesa. C’è il
problema del dialogo teologico e c’è quello delle relazioni bilaterali. Il
dialogo teologico, dopo la riunione di Baltimora del luglio 2000, non ha potuto
avere altre riunioni della Commissione mista internazionale. In questo periodo,
si è cercato di trovare un accordo per avviare il dialogo ma ancora non si è
trovato. Nello stesso tempo, la plenaria annoterà progressi sostanziali fatti
con singole Chiese, che prima erano reticenti e che in questo periodo hanno
stretto nuove relazioni con Roma. Parliamo della Chiesa di Grecia che, dopo la
visita del Papa ad Atene, ha inviato una delegazione a Roma e con cui ci sono
stati vari incontri. In particolare, la riflessione è stata sulla posizione che
i cristiani devono avere nella costruzione dell’Europa e su come la comunità
cristiana possa rispondere insieme alle sfide del nostro tempo, come la
bioetica ed i problemi etici dell’aborto, dell’eutanasia e così via. Inoltre,
tra le altre Chiese che hanno fatto nuovi passi verso Roma c’è anche la Chiesa
serba. Reticenze e polemiche restano con la Chiesa ortodossa russa ma con il Patriarcato
ecumenico le relazioni sono sempre fraterne e coordinate allo scopo di
riavviare il dialogo teologico.
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Passi avanti verso una maggiore conoscenza e amicizia tra
le varie confessioni cristiane sono stati compiuti anche in Italia. Giovanni
Peduto ha sentito in proposito l’arcivescovo di Perugia Giuseppe Chiaretti,
presidente della Commissione Cei per l’ecumenismo e il dialogo.
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R. – Portiamo avanti questo dialogo con i fratelli delle
diverse confessioni cristia-ne e nello stesso tempo, però, promuoviamo sempre
più una coscienza ecu-menica tra la gente. E devo dire, a questo proposito, che
sta crescendo fortemente l’attenzione, la sensibilità verso l’ecumenismo.
Stanno nascendo iniziative a getto continuo da parte di diocesi ma anche da
parte di gruppi, comunità ecumeniche, in termini che sono anche significativi
dal punto di vista dei risultati. D’altra parte, è su questa linea di prassi,
di maggiore conoscenza concreta che dovremmo un po’ muoverci. Questo non vuol
dire che non ci siano poi problemi da affrontare ...
D. – Eccellenza, in Italia non si pone soltanto il
problema dei rapporti ecume-nici con i cristiani delle altre denominazioni, ma
ci sono anche quelli del dialogo interreligioso: vuole ragguagliarci
sull’attuale situazione?
R. – Non abbiamo soltanto i problemi dell’ecumenismo, ma
anche i problemi del dialogo interreligioso che oggi si sta facendo molto più
impegnativo, molto più difficoltoso per tante ragioni. Basti soltanto ricordare
i problemi che la presenza musulmana e quindi dell’Islam pone all’Italia. Una
presenza verso la quale c’è un irenismo eccessivo mi sembra da parte di molti.
Inoltre, alcuni – e non soltanto i non credenti – pensano genericamente che con
un “volemose bene” si possono migliorare tutte le cose. C’è un eccessivo irenismo
per non conoscenza anche da parte cattolica, così come c’è, sempre da parte
cattolica, un senso di resistenza o renitenza
dinanzi all’impegno fondamentale della evangelizzazione. Giustamente,
c’è chi dice che l’annuncio dell’Evangelo non va fatto soltanto ai pagani
oppure ad altre religioni chissà quanto strane, ma va fatto a tutti. In questo
momento, le persone cui rivolgere l’annuncio evangelico le abbiamo dentro casa
e sono appunto i musulmani, i buddisti, gli induisti, i confuciani di casa
nostra. Dobbiamo avere questa coscienza. Credo, allora, che questi problemi
siano problemi molto, molto seri e che dobbiamo quindi affrontarli con
particolare decisione.
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9 novembre 2003
ALL’INSEGNA
DELL’INCERTEZZA LE ELEZIONI DI OGGI IN GUATEMALA:
UN
APPUNTAMENTO DOMINATO DAL CASO RÍOS MONTT
- Con
noi, Federico Eginato -
È un
voto denso di incognite quello che oggi attende il Guatemala: attualmente
governato dal Fronte repubblicano guatemalteco, torna alle urne dopo 4
anni per rinnovare il Parlamento e per eleggere il successore di Alfonso
Portillo alla guida del Paese. Proprio la corsa alla presidenza appare ricca di
incognite: nessuno dei candidati sembra in grado di raggiungere la maggioranza
assoluta dei voti e ciò renderà quasi certamente necessario il ballottaggio del
prossimo 28 dicembre. I sondaggi dell’ultima ora confermano una sfida a tre:
l’ex dittatore Efrain Ríos Montt, l’imprenditore centrista Álvaro Colom ed il
moderato Oscar Berger, ex sindaco della capitale. A Federico Eginato, del Movimento
Laici America Latina, Andrea Sarubbi ha chiesto quali fattori determineranno
l’esito del voto:
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R. – Credo, sicuramente, l’appoggio della popolazione
indigena, che ricordiamo è la maggioranza della popolazione guatemalteca. Bisogna
anche vedere se i militari – o comunque i grandi proprietari terrieri –
rimarranno imparziali oppure se cercheranno di portare la popolazione più
povera, quella che normalmente non può andare alle elezioni, perché lontana dai
seggi, a votare in massa i loro candidati.
D. – Cominciamo dagli indios. I sondaggi dicono che
gli indigeni preferiscono Álvaro Colom, l’imprenditore centrista. Perché?
R. – Colom ha corso per la presidenza anche l’altra volta,
quando era candidato con gli ex guerriglieri che avevano osteggiato la
dittatura guatemalteca. Quindi, ha già un buon rapporto con i movimenti
popolari. Sta cercando, poi, di contrastare il potere che hanno le forze di
destra negli altopiani, per crearsi un consenso personale che possa garantirgli
l’elezione.
D. – I ricchi, invece, per chi dovrebbero votare?
R. – Bisogna distinguere. Tra i ricchi guatemaltechi ci
sono i ricchi da molte generazioni che appoggiano Berger e ci sono i nuovi
ricchi, tra cui anche i movimenti legati al narcotraffico, che appoggiano Ríos
Montt. Il primo promette la salvaguardia degli interessi dei ricchi nei
prossimi anni, mentre l’ex dittatore garantisce l’élite che si è creata
negli ultimi anni, legata ai nuovi interessi economici.
D. – Proprio a proposito di Ríos Montt si discute molto. È
strana la candidatura di un ex dittatore che, tra l’altro, è anche molto
osteggiato dalle organizzazioni umanitarie…
R. – È una candidatura molto strana anche dal punto di
vista legale, perché Ríos Montt non poteva essere in corsa per le presidenziali.
La Costituzione guatemalteca proibisce a tutti gli ex dittatori di candidarsi
alle elezioni. Ma la Corte costituzionale gli ha permesso ugualmente di farsi
eleggere. Secondo alcuni osservatori, ciò è avvenuto perché la maggioranza dei
giudici costituzionali è stata nominata dal suo partito. Quindi, già questa
anomalia crea una ferita nel sistema democratico guatemalteco. Il Fronte
repubblicano guatemalteco lo ha scelto perché è lui che detiene
effettivamente il potere. Anche negli anni in cui c’era Portillo, Ríos Montt è
stato presidente del Congresso e, quindi, ha sempre mantenuto le redini del
potere nelle proprie mani.
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UNA
GIORNATA DELLA MEMORIA PER RICORDARE I GULAG DI STALIN:
DELLA
PROPOSTA HA PARLATO IERI IL PRESIDENTE DEL SENATO ITALIANO
-
Intervista con Vladimir Bukovskij -
I gulag
di Stalin sono stati un vero e proprio inferno come i lager di Hitler. Lo ha
affermato ieri il presidente del Senato, Marcello Pera, al convegno organizzato
a Roma dai “comitati per le libertà” con l’obiettivo di istituire una giornata della memoria delle vittime del
comunismo, il 7 novembre. Il presidente Pera si è detto favorevole auspicando
che possano essere approvati presto i relativi disegni di legge. Tanti gli
interventi di storici e reduci dai campi di concentramento dei regimi
comunisti. Tra questi, lo storico russo Vladimir Bukovskij, liberato dai gulag
grazie ad uno scambio di prigionieri, dopo anni di sofferenze. Debora Donnini
ha raccolto la sua testimonianza.
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R. – I’VE
BEEN IN MANY DIFFERENT TYPES OF INSTITUTIONS: I’VE BEEN ...
“La mia esperienza nei lager è stata diversa a seconda dei
posti in cui mi sono trovato. Sono stato in carcere, sono stato nei campi di
lavoro, sono stati in manicomio. Ogni volta una situazione diversa. Nei campi
di lavoro, bisogna lavorare ed è stato pesante, estenuante. In manicomio,
invece, non c’era il lavoro, però ti potevano uccidere”.
D. – Quanti anni è stato nei gulag russi, e quale era il motivo per cui
non solo lei, ma anche tante altre persone vi vennero portate?
R. –
ALLTOGETHER, IN FOUR STRETCHES, I’VE SPENT 12 YEARS ...
“In tutto, sono stato incarcerato per 12 anni, in quattro
periodi diversi. Le accuse ufficiali erano di agitazione antisovietica, di
azioni sovversive contro lo Stato. Le accuse reali erano, di solito, pretesti
minimi. Per esempio, potevi rischiare una condanna a sette anni anche solo per
avere letto un libro e, in particolare, era considerata grave l’intenzione di
copiarlo. Io, per esempio, la prima volta sono stato arrestato per avere letto
un famoso libro di Milovan Gilas. Tutti i campi di lavoro potevano essere campi
di sterminio; non c’erano autorità separate per i vari luoghi. Il campo di
lavoro diventò campo di sterminio quando le autorità cominciarono a farci lavorare
fino a morirne, per estrarre da noi il maggior profitto possibile. Poi, in seguito
l’ordine non era più di sterminarci, ma di “spezzare la nostra volontà”.
D. – Si propone
la data del 7 novembre per ricordare i gulag. Qual è l’importanza di ricordare?
R. –
FIRST, BECAUSE IT WAS AN ENORMOUS TRAGEDY ...
“Quello dei gulag è stato un crimine enorme e il primo
motivo, quindi, di questa iniziativa è quello di onorare le vittime che sono
state massacrate nei gulag. Poi, l’obiettivo è tenere presente che questa
realtà è durata da noi per oltre 70 anni ed ha alterato la società al punto che
non riesce ancora a tornare normale. Infine, bisogna trarre dalla storia la
lezione che l’utopia porta al gulag. Per il futuro dobbiamo stare attenti
all’utopia: quando ci troviamo in presenza di un sogno utopistico assolutizzato
bisogna essere consapevoli del fatto
che potrebbe portare con sé il gulag”.
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IL DONO DELL’ACQUA AL CENTRO
DELL’ODIERNA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO
PROMOSSA
DALLA CEI
“Il dono dell’acqua: un bene di tutti e per tutti”.
E’ il monito lanciato nell’odierna “Giornata del Ringraziamento per la terra,
l’ambiente e il creato”, promossa dalla Cei. Al centro dell’iniziativa anche i
problemi legati al mondo dell’agricoltura. Momento culmine è stata la
celebrazione nel Duomo di Monreale, in Sicilia, presieduta, in mattinata,
dall’arcivescovo diocesano Cataldo Naro. Il servizio è di Massimiliano
Menichetti:
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Ringraziare Dio per i doni ricevuti nel corso dell’anno,
nonostante tutte le difficoltà, ed essere riconoscenti verso gli uomini che con
il proprio lavoro traggono frutto dalla terra. Così in sintesi, da 53 anni, la
Giornata del Ringraziamento sottolinea
il rispetto dovuto alla natura, donata agli uomini, ed affronta i problemi
relativi. Quest’anno l’acqua, bene prezioso ed essenziale per la vita. Mons. Cataldo
Naro ...
“Quest’anno il tema è quello dell’acqua che è diventata veramente
un’emergenza, sia a livello nazionale che a livello internazionale. Anzi, fuori
d’Italia è da tempo un problema di grande emergenza!”.
Ma che cosa bisogna
assolutamente evitare se si vuole aiutare i popoli che non hanno acqua,
gestendo correttamente questa risorsa?
“E’ giusto che, essendo un bene destinato a tutti, anche la gestione non
sia privatizzata, cioè non sia affidata a privati o considerata come merce, sottoposta
alle leggi del mercato. Bisogna salvaguardare l’acqua il più possibile, anche
sul piano legislativo, sul piano delle norme”.
Una Giornata, quella odierna, capace di offrire spunti di riflessione
e di aprire le porte anche all’impegno solidale. Il Consigliere
ecclesiastico nazionale della Coldiretti, padre Renato Gaglianone ...
“E’ urgente far prendere
coscienza a tutti della necessità di non ritenere l’acqua come un bene infinito
e quindi cambiare mentalità, cultura, stile di vita. E poi c’è la necessità di
saper rendere partecipi gli altri di questa risorsa pensando, per esempio, alla
realizzazione di progetti che diano la possibilità alle popolazioni che hanno
particolare difficoltà di avere accesso alle risorse idriche. Potrebbero in
qualche modo risolvere questo problema attraverso l’aiuto solidale da parte
delle popolazioni più ricche”.
L’acqua è un bene essenziale anche per l’agricoltura,
settore in cui l’Italia, quest’anno, ha avuto gravi problemi, come conferma
Massimo Pacetti, presidente della
Confederazione italiana agricoltori ...
“Il 2003 è stato segnato alluvioni, siccità, eccesso di piogge e carenza
di piogge. E’ stata un’annata con una caratteristica che mai abbiamo avuto: una
temperatura altissima per lunghi mesi che ha prodotto effetti devastanti sulle
colture arboree o, per esempio, sugli allevamenti da latte”.
Molti
imprevisti hanno provocato l’aumento dei prezzi; ma allora, di cosa hanno
bisogno gli agricoltori italiani?
“Un futuro di investimenti importanti che riguardano, per esempio, le infrastrutture,
l’acqua, la modernizzazione del sistema, la diminuzione dei costi. Io penso
questo delle aziende italiane: sono ben posizionate, dal punto di vista della
qualità, ma hanno difficoltà nella competitività”.
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PER CELEBRARE IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI
PEPPINO DE FILIPPO,
LA
COMPAGNIA TEATRALE DI FABIO GRAVINA
PRESENTA PER LA PRIMA VOLTA
LA
DIVERTENTE COMMEDIA DI PEPPINO, “LA LETTERA DI MAMMÀ”
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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(battute di Totò e Peppino De Filippo)
Sono alcune celebri battute tratte dal film “Totò, Peppino
e la malafemmina” e pronunciate dal principe della risata, Totò, e da un altro
grande rappresentante della cultura napoletana, Peppino De Filippo, di cui
quest’anno ricorre il centenario della nascita. Per celebrare l’anniversario,
la Compagnia teatrale di Fabio Gravina, con Lelia Mangano De Filippo, propone
fino al prossimo 14 dicembre al ‘Teatro Prati’ di Roma, una sua commedia in due comicissimi atti,
“La lettera di mammà”. Ma qual e il patrimonio artistico di Peppino De Filippo?
Ascoltiamo in proposito il regista, Fabio Gravina:
R. – Senza dubbio ci restano le oltre 50 commedie che
Peppino ha scritto: commedie e farse. E’ un patrimonio ovviamente grandissimo,
perché Peppino è stato soprattutto un grande uomo di teatro, pari al fratello
Eduardo.
D. – Nel percorso artistico di Peppino De Filippo quale
posto occupa “La lettera di mammà”?
R. – E’ una farsa che fu rappresentata nel 1933 da tutti e
tre i fratelli De Filippo - Eduardo, Peppino e Titina – ed ebbe un grandissimo
successo, come tutte le commedie che furono scritte in quegli anni. C’è da
ricordare “Natale in casa Cupiello”, “Uomo e galantuomo” e tante altre, scritte
da Eduardo ed anche da Peppino.
D. – Nella straordinaria opera “Natale in casa Cupiello”,
è messo soprattutto in risalto l’aspetto religioso. La religiosità è un
elemento ricorrente nelle opere di Peppino De Filippo?
R. – Ci sono alcune commedie dove è presente la
religiosità, tra queste “Quel piccolo campo” e “L’amico del diavolo”.
D. – Come spiegare il successo ottenuto dai fratelli De
Filippo?
R. – Il successo di De Filippo è da attribuire
essenzialmente al fatto che più che descrivere il fatto, la situazione, hanno
analizzato l’essere umano. Anche “La lettera di mammà”, farsa scritta negli
anni ’30, conserva sempre quella freschezza come se fosse stata scritta oggi.
Eduardo è stato grande perché ha per certi versi descritto la sua Napoli e
questa Napoli è riuscito a portarla, poi, in tutto il mondo. Ecco perché è
diventato universale. Peppino, dal canto suo, forse è meno conosciuto come
autore teatrale. La massa conosce il Peppino cinematografico, però rischia di
perdersi il grande autore teatrale.
D. – A proposito di Napoli, quali sono i punti di forza
del binomio fra questa città ed il teatro?
R. –
La filosofia napoletana è quella un po’ più folkloristica, per certi versi,
perchè appartiene ad una sorta di psicologia molto particolare, la famosa arte
dell’arrangiarsi. In realtà, Eduardo, come Peppino – più Eduardo che Peppino –
hanno preso quello che vedevano tutti i giorni e lo hanno portato poi sul
palcoscenico, rappresentando la realtà.
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9 novembre 2003
NUOVA
CIRCOSCRIZIONE ECCLESIASTICA IN MESSICO.
IL
PAPA HA CREATO IERI LA DIOCESI DI PUERTO ESCONDITO,
AFFIDANDOLA
AL VESCOVO EDUARDO CARMONA, DEI FRATELLI DELLA CROCE
PUERTO ESCONDITO. = Il Papa ha creato, ieri, la
diocesi di Puerto Escondido con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di
Antequera, nello Stato di Oaxaca. Giovanni Paolo II ha, inoltre, nominato il
primo vescovo della diocesi di Puerto Escondido ed il nuovo arcivescovo
metropolita di Antequera. Salgono così a 86 le circoscrizioni ecclesiastiche in
Messico. Il Santo Padre ha consegnato la guida pastorale della neo-costituita
diocesi a padre Eduardo Carmona Ortega, appartenente ai Canonici Regolari della
Santa Croce (Fratelli della Croce), fino ad ora direttore regionale per il
Messico della fraternità sacerdotale degli Operai del Regno di Cristo. Il nuovo
vescovo è nato a Città del Messico il 18 marzo 1959. Ha compiuto gli studi ecclesiastici
nel seminario degli Operai del Regno di Cristo a Querétaro, in Messico, e nel
seminario maggiore di Toledo, in Spagna. Giovanni Paolo II ha, infine, nominato
arcivescovo metropolita di Antequera (Oaxaca), mons. José Luis Chávez Botello,
finora vescovo di Tuxtla Gutiérrez. Nato l’8 febbraio 1941 a Tototlán, diocesi
di San Juan de los Lagos, padre Chávez Botello ha compiuto gli studi filosofici
e teologici a Guadalajara e a Roma. Nominato vescovo titolare di Cova e
ausiliare di Guadalajara il 21 febbraio 1997, ha ricevuto l’ordinazione
episcopale il 19 marzo successivo. Il 16 luglio 2001 è stato nominato vescovo
di Tuxtla Gutiérrez. (B.C.)
FESTA GRANDE OGGI A SAN GIOVANNI ROTONDO PER
L’INAUGURAZIONE
DI UNA
NUOVA CHIESA DEDICATA A PADRE PIO
E
PROGETTATA DALL’ARCHITETTO RENZO PIANO
SAN GIOVANNI ROTONDO. = Sarà inaugurata questo pomeriggio
a San Giovanni Rotondo la nuova chiesa di padre Pio, progettata dall’architetto
Renzo Piano. L’evento è stato organizzato in occasione della giornata di avvio
dei lavori del 52.mo congresso nazionale della Società italiana di
Neurochirurgia. La chiesa ospiterà, alle ore 18, la cerimonia d’inaugurazione con
l’orchestra sinfonica della provincia di Foggia e il coro del Teatro
Petruzzelli di Bari. “Il congresso - si legge in una nota - è l’evento
scientifico più importante che l’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza ospita
dalla sua fondazione, anche per la partecipazione di prestigiosi nomi della
neurochirurgia internazionale”. Nel corso dell’appuntamento si discuterà, in
particolare, dei tumori cerebrali a lento accrescimento e dei cavernomi
cerebrali e midollari. (B.C.)
LE
CHIESE OCCIDENTALI SONO CHIAMATE AD ESSERE APERTE E ACCOGLIENTI
PER LA
DIFESA DEI DIRITTI DEGLI IMMIGRATI,
IN
PARTICOLAR MODO QUELLI FILIPPINI.
E’
L’ESORTAZIONE DI PADRE PAULO PRIGOL, A MARGINE DEL 5° CONVEGNO
SULLA
PASTORALE DEGLI IMMIGRATI FILIPPINI IN EUROPA
ROMA. = L’emigrazione filippina, in forte crescita in
Europa, rappresenta una sfida per la Chiesa in Occidente. A sottolinearlo, nell’intervista
con l’agenzia Fides, è padre Paulo Prigol, sacerdote scalabriniano di 45 anni,
attualmente responsabile della Provincia di Asia e Australia dei padri
Scalabriniani. A margine del 5° Convegno sulla Pastorale degli immigrati Filippini
in Europa, svoltosi a Roma dal 3 al 6 novembre, padre Prigol ha sottolineato
come in Medio Oriente le comunità di immigrati filippini trovino sempre grandi
ostacoli per professare la loro fede cattolica, per l’assenza di libertà
religiosa. “Le caratteristiche dell’immigra-zione filippina - ha spiegato padre
Prigol - sono mutate negli ultimi anni. In pochi anni l’emigrazione ha preso un
volto nuovo e oggi è più qualificata”. Fra le difficoltà che gli immigrati trovano,
“vi sono la lingua, la cultura locale, lo stile di vita, che spesso penalizzano
i filippini. Sono per natura molto socievoli e avrebbero bisogno di incontrarsi
più spesso ma riescono a vedersi raramente e questo li fa molto soffrire”. Dal
Convegno, ha concluso padre Prigol “è emerso che le Chiese d’Europa sono
chiamate ad essere più aperte, accoglienti, investendo risorse umane e finanziarie
per gli immigrati, per la difesa dei loro diritti. La Chiesa filippina, dal
canto suo, lavora nel campo dell’educazione, promuovendo seminari rivolti a
studenti, insegnanti e personale ecclesiale, per spiegare aspetti positivi e
negativi dell’emigrazione”. (B.C.)
LA MISSIONE AD GENTES IN PRIMO PIANO.
INTENSA ATTIVITA’ DI PREPARAZIONE A LIVELLO
DIOCESANO E NAZIONALE
PER IL SECONDO CONGRESSO MISSIONARIO AMERICANO
(CAM 2)
QUITO. = “Voi siete i
rappresentanti delle Chiese particolari e siete i nuovi araldi della vita della
nostra Chiesa in Ecuador”. Così padre Timoteo Lehane, direttore nazionale delle
Pontificie Opere Missionarie dell’Ecuador, all’apertura del “Pre-cam nazionale”,
svoltosi tra il 28 e il 31 ottobre scorso. In una nota fatta pervenire
all’Agenzia Fides, padre Timoteo ripercorre il lavoro di animazione organizzato
congiuntamente dalle Pontificie Opere Missionarie e dal Dipartimento delle
Missioni della Conferenza Episcopale dell’Ecuador (Cemina), in preparazione al
grande appuntamento missionario di Città del Guatemala (Cam 2). Per iniziare il
lavoro di animazione, scrive padre Timoteo, “abbiamo stampato 1000 esemplari
dello Strumento di lavoro del Cam 2 e 2000 poster promozionali del Congresso.
Questo materiale è stato distribuito nelle 23 circoscrizioni ecclesiastiche,
tramite i direttori diocesani delle Pom e le équipes missionarie diocesane”. A
livello diocesano, ognuno dei direttori diocesani delle Pom, dopo aver studiato
e riflettuto sullo Strumento di Lavoro, ha realizzato un “Pre-cam diocesano”:
complessivamente ne sono stati svolti 10. Le conclusioni emerse in questi incontri
diocesani sono state in seguito presentate al “Pre-cam nazionale”. Padre
Timoteo Lehane, inoltre, dichiara che esistono “segni di un nuovo risveglio
missionario, che incomincia ad essere una nuova realtà ecclesiale nel Paese. I
missionari ad gentes dell’Ecuador, infatti, sono circa 250 e lavorano in
diverse parti del mondo”. (B.C.)
“VOLONTARIATO E COOPERAZIONE SOCIALE: UN MONDO IN
MOVIMENTO”:
E’ LO SLOGAN CHE HA ACCOMPAGNATO
IL CONVEGNO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE
‘FATEBENEFRATELLI PER I MALATI LONTANI’, DI GENZANO
IN PROVINCIA DI ROMA
ROMA. = “Solidali con la solidarietà, volontari con il
volontariato”: è lo slogan che la sezione Associazione Fatebenefratelli per i
Malati Lontani (AFMAL), di Genzano in provincia di Roma, ha lanciato in questi
giorni, in occasione del Convegno “Volontariato e cooperazione sociale: un
mondo in movimento”. All’incontro, svoltosi ieri, hanno partecipato numerose
associazioni impegnate nel campo del volontariato. Una ricchezza di esperienze
importanti per l’AFMAL, impegnata costantemente in attività di aiuto allo
sviluppo in ambito sanitario. L’Associazione, nata nel 1979, è dal 1995 tra le
organizzazioni riconosciute dal Ministero degli Affari Esteri e dall’Unione
Europea. Promuove, organizza e gestisce progetti di sviluppo socio sanitario:
spesso si tratta di interventi integrati, svolti in collaborazione con altre
Ong e associazioni umanitarie nei settori sanitari, agricoli, produttivi, educativi,
formativi. La sezione di Genzano è particolarmente sensibile alle attività di
solidarietà e aiuto ai più deboli, occupandosi quotidianamente di disagio
psichico e di handicap. (B.C.)
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9 novembre 2003
- A cura di Barbara Castelli -
A
Riad torna lo spettro di Al Qaeda. Intorno alla mezzanotte di ieri, due o tre
vetture guidate da kamikaze sono esplose in una zona residenziale della capitale
saudita. Ancora incerto il bilancio delle vittime. L’attentato è avvenuto in
coincidenza con l’annuncio dell’ambasciata statunitense di nuovi attacchi terroristici.
Il servizio è di Dorotea Gambardella:
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Almeno dieci morti, tra cui un soldato americano, e oltre
cento feriti. Questo
il bilancio provvisorio dell’attentato suicida che la notte scorsa ha devastato
un complesso residenziale a Riad, in Arabia Saudita. Secondo
fonti diplomatiche occidentali, le vittime potrebbero essere anche una trentina.
L’attacco è avvenuto intorno alla mezzanotte, ora locale, nella zona ad
ovest della città, a circa cinque chilometri dal quartiere dove hanno sede le
ambasciate. Ancora poco chiare le modalità dell’attentato. Stando a diversi
testimoni, vi sarebbero state due o tre deflagrazioni, precedute da spari.
Questo indicherebbe un'azione combinata di uno o più commando, che si sarebbero
aperti la strada a colpi di arma da fuoco e, una volta penetrati nel complesso
abitato in prevalenza da cittadini stranieri, avrebbero fatto esplodere le due
o tre auto-bomba. La dinamica dell’attacco ricalca quella del 12 maggio scorso,
sempre nella capitale saudita, dove persero la vita trentacinque persone, tra
cui nove americani. Secondo fonti governative locali, non c’è dubbio:
l’operazione è stata ordita dalla rete terroristica Al Qaeda. Proprio venerdì,
gli Stati Uniti avevano lanciato l’allarme per imminenti attentati in Arabia
Saudita e, ieri, avevano disposto la chiusura delle loro sedi diplomatiche nel Paese,
al fine di potenziarne le misure di sicurezza.
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Chiusa l’esperienza del governo di emergenza, i
palestinesi sono a un passo dalla formazione di un nuovo esecutivo, che verrà
presentato mercoledì prossimo al Consiglio legislativo per il prescritto voto
di fiducia. La compagine governativa sarà composta da 23 ministri, soprattutto
esponenti di Al-Fatah, il movimento di maggioranza fondato, e tuttora diretto,
dal presidente Yasser Arafat. Il ministro degli Interni sarà Hakam Balawi, uno
dei ‘fedelissimi’ dell’anziano rais, che continuerà a detenere il controllo e
la gestione delle forze di sicurezza. Nei Territori, la violenza continua a
seminare morte: ieri hanno perso la vita cinque palestinesi, tra cui un 15.enne
e un 19.enne.
Il
Giappone oggi alle urne per le cruciali elezioni generali anticipate. I 102,5
milioni di aventi diritto al voto sono stati chiamati a una scelta tra la continuità
al potere del partito liberaldemocratico, che ha praticamente monopolizzato la
guida del paese dal 1956 a oggi, e il cambiamento nel segno del Partito Democratico
(Dpj) di Naoto Kan, il maggiore dell’opposizione. Il servizio di Barbara Castelli.
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Grosse sorprese oggi in Giappone per le elezioni
generali anticipate, convocate dal primo ministro liberaldemocratico, Junichiro
Koizumi, per ottenere un chiaro mandato al suo programma di riforme strutturali
economiche e sociali. Secondo quanto riferiscono gli exit poll, infatti, la
coalizione di governo, guidata dall’Ldp di Koizumi, insieme con il Komei di
ispirazione buddhista e i nuovi conservatori, dovrebbe mantenere la maggioranza
assoluta alla Camera bassa dei deputati, arrivando a circa 259 seggi su 480, ma
segnando un forte calo rispetto ai 287 prima detenuti. L’Ldp di Koizumi arretrerebbe
considerevolmente rispetto ai 247 seggi precedenti e dovrebbe scendere a
220-230 seggi, con difficoltà in vista per la leadership del premier. A creare
problemi ai progetti di Koizumi, c’è il forte aumento di consensi del Partito democratico di Naoto Kan, di
opposizione, che è in corsa verso un risultato di portata storica. Sembra
salire dai 137 precedenti a 180-200 seggi, e questo creerebbe, per la prima
volta nella storia, una situazione di bipartitismo di fatto, con due grandi
partiti alternativi l’uno all’altro. I risultati definitivi, tuttavia, sono
attesi in serata.
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Sempre
tesa la situazione in Iraq, dove le forze della coalizione sono finite ancora
una volta nel mirino dei ribelli. Negli attacchi, condotti stamani a Baghdad,
Mossul e Bassora, ha perso la vita un soldato americano.
Chiuse, per motivi di sicurezza, le
sedi a Bassora e a Baghdad della Croce Rossa Internazionale.
Massacro
in Uganda: i ribelli dell’Esercito di Resistenza del Signore hanno barbaramente
ucciso 60 civili in diverse zone del Paese. L’impressionante catena di attacchi,
secondo quanto riferisce l’agenzia Misna, si è verificata nella giornata di
venerdì. La strage è una risposta all’uccisione di Charles
Tabuley, il ‘numero tre’ dei ribelli dell’Lra, colpito a morte nei giorni
scorsi durante uno scontro a fuoco con i soldati governativi.
Sempre più tesa la situazione in Sri Lanka. Il governo di
Colombo, che si trova in aperto contrasto con la presidente Chandrika
Kumaratunga in una crisi politico-istituzionale senza precedenti, ha reso noto
di non poter proseguire nei negoziati di pace con la guerriglia Tamil. Il premier
Ranil Wickremesinghe ha invitato inoltre il capo di Stato ad assumersi la
responsabilità dei successivi passi.
E’ finito in manette stamani in Mauritania il leader
dell’opposizione, Mohamed Khouna Ould Haidalla, sfidante, alle presidenziali di
due giorni fa, del capo dello Stato uscente, Maaouya Ould Taya. Secondo quanto
ha riferito ieri il ministero degli Interni, il capo dello Stato uscente ha, in
ogni caso, riconfermato il suo incarico vincendo le elezioni con il 66,69 per
cento dei voti, mentre Haidalla si è attestato al 18.7 per cento.
Segni di distensione per la crisi nucleare iraniana.
Teheran ha, infatti, promesso all’Agenzia internazionale per l’energia atomica
di aderire al Protocollo aggiuntivo del Trattato di non proliferazione
nucleare. L’accordo prevede ispezioni a sorpresa e più approfondite nei siti
nucleari iraniani.
Sospeso temporaneamente in Georgia il conteggio dei voti
delle elezioni legislative di domenica scorsa. La commissione elettorale lo ha
deciso ieri a causa del gran numero di denunce di irregolarità durante lo
scrutinio. Migliaia di persone hanno manifestato pacificamente sabato davanti
al Parlamento di Tbilisi, per chiedere le dimissioni del presidente, Eduard
Shevardnadzee, che ha accettato di incontrare l’opposizione.
In
Afghanistan si ricerca la via del dialogo. Il Governo di Kabul intende avviare
colloqui con gli ex ‘signori della guerra’, rimasti finora all’opposizione.
Anche alcuni membri del regime talebano avrebbero espresso la loro
disponibilità a collaborare con l’esecutivo del presidente Hamid Karzai. La
scorsa settimana nell’Afghanistan sud-orientale sono scampati al sequestro
alcuni giornalisti americani.
Lotta senza esclusione di colpi al terrorismo. Il
presidente colombiano, Alvaro Uribe, ha rivolto un nuovo appello a forze armate
e polizia, invitandoli a sospendere le ferie “per eliminare i terroristi”. Intanto,
è stato ucciso a Cali, probabilmente dai ribelli dalle Forze armate
rivoluzionarie della Colombia, Arcangel Clavijo Valencia, deputato del Partito
liberale vicino al capo dello Stato.
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