RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 312 - Testo della
Trasmissione di sabato 8 novembre 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
La TV cattiva maestra per
i bambini? Ne parliamo con Maria Pia
Garavaglia, presidente dell’Aiart
CHIESA E SOCIETA’:
Sdegno e dolore dei vescovi
della Colombia per l’uccisione di due sacerdoti
Allarme Ebola in Congo
Brazzaville
Chiusi
gli uffici della Croce Rossa internazionale di Baghdad e Bassora. La Croce
Rossa italiana decisa, invece, a non lasciare il Paese arabo
Per
superare la crisi scoppiata nello Sri Lanka, il presidente propone al premier
un governo di riconciliazione
Elezioni
presidenziali incerte in Guatemala: tra i candidati anche l’ex dittatore Rios
Montt.
8 novembre 2003
LA
CROAZIA IN PRIMO PIANO, STAMANE, NEI PENSIERI DEL PAPA
CHE HA
RICEVUTO IN UDIENZA IL PRESIDENTE DEL GOVERNO DI ZAGABRIA
ED UN
NUMEROSO GRUPPO DI PELLEGRINI DI QUESTO PAESE,
PARTICOLARMENTE
CARO A GIOVANNI PAOLO II
-
Servizio di Roberta Gisotti –
**********
Ivica Racan, presidente
dell’esecutivo croato, a colloquio privato con il Papa, che l’ha ricevuto intorno alle 11 nello
studio dell’Aula Paolo VI, dove più tardi ha accolto 6500 pellegrini giunti
dalla Croazia, l’ “amata Terra”, scelta da Giovanni Paolo II nel giugno scorso
per suggellare il suo 100. mo viaggio apostolico, fuori dall’Italia. E tra i doni del leader croato un album con le
immagini di quel memorabile viaggio, oltre ad un libro sulla storia della
Croazia, mentre Giovanni Paolo II ha ricambiato offrendogli le medaglie del suo
Pontificato.
La tappa di Racan a Roma
arriva in un momento cruciale della vita politica della Croazia, quando si è
aperta proprio in questa settimana la campagna per le elezioni legislative del
23 novembre prossimo. Due gli schieramenti in campo, l’opposizione del centro
destra, guidata dalla Comunità democratica croata (Hdz) del defunto presidente
Tudjman e il centro sinistra, al potere dal 2000, riunito attorno ai
socialdemocratici (Sdp) del premier uscente Racan. Da rilevare che i programmi
elettorali dei maggiori Partiti pongono tutti al primo posto l’adesione della
Croazia all’Unione europea già dal 2007.
“DRAGO MI JE ŠTO MOGU SRDAČNO POZDRAVITI SVAKOGA
POJEDINOG,..”
E,
parole affettuose d’incoraggiamento il Papa ha rivolto poi ai fedeli croati: il
vostro Paese - ha detto - “possiede la
forza e le capacità necessarie per affrontare adeguatamente le sfide del
momento attuale”. Nel passato - ha aggiunto - avete dato una bella
testimonianza di fede “in mezzo a numerose avversità e sofferenze”. Ora dovete
“perseverare nel vostro attaccamento alla Chiesa nel nuovo clima di libertà e
democrazia”, ristabilito 13 anni fa. Una raccomandazione che il Santo Padre -
con parole accorate - aveva già espresso nell’ultima visita in Croazia. L’
auspicio è dunque di “costruire una società solidale e pronta al fattivo
sostegno dei ceti più deboli. Una società fondata sui valori religiosi e
umani”, “che rispetti la sacralità della vita e il grande progetto di Dio sulla
famiglia”, “che tenga unite le forze sane, promuovendo lo spirito di comunione
e di corresponsabilità”.
**********
NOMINE
Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di
Antequera, Oaxaca, in Messico, mons. José Luís Chávez Botello, finora vescovo
di Tuxtla Gutiérrez. Mons. Chávez è nato l’8 febbraio 1941 in Tototlán,
nella diocesi di San Juan de los Lagos, ed è stato ordinato sacerdote l’8
dicembre 1969.
Il Santo
Padre ha nominato vescovo della diocesi di Tsiroanomandidy, in Madagascar, il
sacerdote Gustavo Bombin Espino,
dell’Ordine della Santissima Tri-nità (O.S.S.T), parroco e superiore del distretto missionario di Maintirano, sul
Canale di Mozambico. Padre Bombin
Espino è nato il 24 settembre 1960 a San Llorente, in Spagna, ed è stato
ordinato sacerdote il 21 marzo 1987.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Orvieto-Todi, in Italia, presentata da mons. Decio
Lucio Grandoni, per raggiunti limiti di età. Al suo posto il Papa ha
nominato il sacerdote agostiniano Giovanni Scanavino (O.S.A.), finora
provinciale della Provincia agostiniana d’Italia. Padre Giovanni Scanavino è
nato a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo, il 6 dicembre 1939 ed è
stato ordinato sacerdote il 14 marzo 1964.
Il Santo Padre ha eretto la diocesi di Puerto Escondido,
in Messico, con territorio dismembrato dall’arcidiocesi di Antequera,
rendendola suffraganea della medesima Chiesa metropolitana, e ha nominato primo
vescovo di questa diocesi il sacerdote
Eduardo Carmona Ortega, dei Canonici Regolari della Santa Croce (O.R.C.),
finora direttore regionale per il Messico della Fraternità Sacerdotale degli Operai
del Regno di Cristo. Mons. Carmona Ortega è nato a Città del Messico il 18
marzo 1959 ed è stato ordinato sacerdote il 20 agosto 1983.
DOMANI,
FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA BASILICA DI SAN GIOVANNI IN LATERANO, IL PAPA PROCLAMA 5 NUOVI BEATI
Domani, festa della Dedicazione
della Basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa proclamerà cinque nuovi
beati. La celebrazione, presieduta da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro a
partire dalle 10,00, sarà seguita in radiocronaca diretta dalla nostra emittente,
con commenti in italiano, francese e spagnolo in onde medie, onde corte e
modulazione di frequenza e in portoghese solo su satellite. I cinque nuovi beati, due spagnoli, una francese, un belga
e un italiano, sono stati testimoni della carità e della fede nel XIX secolo:
uomini e donne che hanno speso la loro vita al fianco degli ultimi, capaci di
perdono anche di fronte alle più infamanti calunnie. Con queste beatificazioni,
salgono a 1326 i beati proclamati da Giovanni Paolo II nei suoi 25 anni di pontificato.
Oggi parliamo del prossimo beato italiano, Luigi Maria Monti, fondatore dei
Figli dell'Immacolata Concezione, congregazione che a sua volta ha fondato in
tutto il mondo numerosi ospedali tra
cui l'Idi, famoso per la specializzazione dermatologica. Il servizio di
Giovanni Peduto:
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Chiamato
“Padre” in vita e venerato come tale dopo la morte dai suoi figli spirituali,
rimase per tutta la vita laico consacrato nella Chiesa, per una missione di
servizio verso i sofferenti e i bisognosi.
Nacque a Bovisio, in provincia
di Milano, nel 1825 e morì il primo ottobre del 1900 a Saronno, dove aveva
aperto la prima Casa di accoglienza per orfani ed un’altra per lungodegenti.
Lasciò un’eredità spirituale ingente nel nome dell’Immacolata. Nei decenni che
seguirono la sua morte, si formarono in Trentino, in Lombardia e nel centro sud
Italia, diverse comunità educative ispirate al suo carisma ed al suo metodo. L’attività
ospedaliera era soprattutto dedicata alle patologie dermatologiche finché,
verso la fine degli anni Novanta, si è costituito un polo ospedaliero polispecialistico
comprendente l’Istituto dermopatico dell’Immacolata e l’ospedale generale di
zona San Carlo, in via Aurelia.
Il grande desiderio
missionario di Luigi Monti, sempre frenato da contrarietà emergenti, trovò
concretezza nel 1921, quando i Figli dell’Immacolata Concezione, da lui
fondati, salparono per Buenos Aires. Da lì prese inizio, sulla dorsale Buenos
Aires, Cordoba, Tucuman, Salta, l’espandersi di una attività di assistenza,
educazione e promozione umana e sociale che oggi viene animata da una decina di
comunità, costituite in Provincia religiosa.
Agli inizi del terzo millennio,
l’attività missionaria dei religiosi figli dell’Immacolata Concezione si è
ampliata al punto di assicurare la sua presenza in quasi tutti i continenti. In
Africa, oltre che nel Cameroun, li troviamo nella Guinea Equatoriale, nella
Repubblica Democratica del Congo, in Nigeria e in Costa d’Avorio. Presenze
importanti della Congregazione fondata da Luigi Maria Monti, le troviamo in Canada,
in Perù, in Brasile, in Bolivia, nella Corea del Sud, in Albania, Polonia,
India e Filippine.
Il messaggio di Luigi Maria
Monti per l’uomo d’oggi lo ha così sintetizzato il postulatore della Causa di
beatificazione, padre Giovanni Cazzaniga:
“Per il mondo sanitario, è senz’altro la simbiosi che ha
potuto e voluto creare tra le professionalità e l’amore: cioè non c’è carità
senza scienza, perché la scienza è data per giustizia, quindi carità e
giustizia si assommano nell’assistenza all’infermo. Verso gli orfani è proprio
la paternità il fondamento del suo carisma. E poi anche per tutto il mondo
giovanile, dalla scuola al mondo dell’educazione, questo sentimento alto è la
proiezione non solo di un ideale umano, ma della paternità stessa di Dio verso
tutti”.
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Domani, come abbiamo detto, è la
festa della Dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano e la
liturgia della celebrazione presieduta dal Papa seguirà le indicazioni di
questa memoria. Ma sulla storia della Basilica lateranense, considerata la
Chiesa madre di tutte le chiese a Roma e nel mondo, ascoltiamo il servizio di
Fausta Speranza.
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Il complesso di San Giovanni,
che è sede del vescovo di Roma, è area sacra per eccellenza, sia nei luoghi
della Basilica, della Scala Santa e del Battistero, sia negli spazi aperti che
ospitano la folla dei fedeli in molte occasioni. La prima da citare è quella del Giubileo perché, come a San Pietro, vi è la Porta Santa. C’è poi la tradizionale festa di San Giovanni, che ha luogo
ogni anno tra il 23 e il 24 giugno.
La Basilica Lateranense, fondata
da Costantino nel IV secolo, fu
distrutta e ricostruita molte volte. Quella attuale risale al XVII sec.
Dell’anno dell’istituzione del
Giubileo da parte di Papa Bonifacio, e cioè del 1300, sopravvive un frammento
dell’affresco eseguito da Giotto, che oggi è
rintracciabile su un pilastro della navata centrale. Dal punto di vista artistico, si può
ricordare anche che la facciata fu costruita dal celebre architetto Alessandro
Galilei nel 1735 e che alla realizzazione dell’interno contribuì anche Giovan
Battista Bernini. La Statua di Costantino nel portico di sinistra proviene
dalle Terme Imperiali del Quirinale. Nel 1590, Sisto V fece erigere il Sancta
Sanctorum, per ospitare numerose e preziose reliquie che richiamavano a
Roma pellegrini e fedeli di tutta la cristianità.
Una particolarità è che all'Altare papale, voluto da Urbano V nel
1367, può celebrare la messa solamente il Papa. Una curiosità storica è che in
piazza San Giovanni, per molti secoli, il nuovo Papa arrivava su una mula
bianca per prendere possesso della Basilica Lateranense, dove aveva la cattedra
episcopale.
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PER IL NUOVO VOLTO DELL’EUROPA E’ ESSENZIALE
IL DOVUTO RICONOSCIMENTO AL “CONTRIBUTO UNICO E INDISCUTIBILE
DELLA CRISTIANITA’ PER LA CIVILTA’ EUROPEA”:
COSI’ MONS. PERISSET, IN RAPPRESENTANZA DELLA SANTA
SEDE,
NELL’INCONTRO NELL’AMBITO DEL CONSIGLIO D’EUROPA,
SVOLTOSI NEI GIORNI SCORSI IN MOLDAVA
Per
disegnare “il nuovo volto dell’Europa” è importante la cooperazione tra le
varie istituzioni e, in particolare, è essenziale il contributo del Consiglio
d’Europa per “costruire un’Unione di paesi nella libertà e solidarietà”. E’ la convinzione del Papa ribadita da
mons. Jean Claude Périsset, nunzio apostolico in Moldova, in occasione della
113a Sessione del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa che si è tenuta,
nei giorni scorsi, a Chişinau,
capitale della Moldova. L’obiettivo è il bene comune di tutti gli
Europei chiamati a convivere tra molteplici identità. Per tale obiettivo
diventa fondamentale l’attenzione da sempre prestata dal Consiglio d’Europa
alla dimensione culturale con l’eredità religiosa. In particolare, - ha
sottolineato mons. Périsset - “grande vantaggio può derivare dal dovuto
riconoscimento al contributo unico e indiscutibile della Cristianità alla
civiltà europea”. Per quanto riguarda gli impegni del Consiglio d’Europa, mons.
Périsset ha voluto ricordare le lodevoli iniziative contro la moderna forma di
schiavitù rappresentata dai traffici di esseri umani, dallo sfruttamento della
prostituzione.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo
“Avete dato per la fede una bella testimonianza in mezzo a numerose avversità e
sofferenze”: l'udienza di Giovanni Paolo II ai pellegrini giunti dalla Croazia
per ricambiare la visita pastorale svoltasi nello scorso mese di giugno.
Nelle vaticane, un approfondito
articolo del cardinale Walter Kasper dal titolo “Il carattere teologicamente
vincolante del Decreto sull'ecumenismo del Concilio Vaticano II “Unitatis
redintegratio”.
Un contributo dell'arcivescovo
Cosmo Francesco Ruppi dal titolo “Mondialità di un Papato. Giovanni Paolo II e
l'unità del genere umano”.
Nelle estere, l'intervento
della delegazione della Santa Sede alla Sessione del Comitato del Consiglio
d'Europa svoltasi a Chisinau: “Il riconoscimento del contributo del
cristianesimo alla cultura europea non potrà che comportare benefici per tutti
gli europei”.
Iraq: uccisi altri due soldati
Usa. La Croce Rossa chiude gli uffici di Baghdad e di Bassora.
Medio Oriente: intesa informale
israelo-palestinese.
Nella pagina culturale, a
proposito della vicenda della scuola di Ofena, una riflessione di Angelo
Marchesi dal titolo “Il crocifisso rappresenta il simbolo della civiltà e della
cultura cristiana come valore universale, indipendentemente da una specifica
confessione religiosa”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della pedofilia: un ddl per contrastare il fenomeno on-line,
varato dal Consiglio dei Ministri.
Allegato al giornale, un
inserto speciale di sedici pagine dedicate al rito di beatificazione di cinque
servi di Dio, che sarà presieduto domani dal Papa.
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8 novembre 2003
L’IMPEGNO
PER LA PACE NEL NORD IRLANDA,
SOTTOLINEATO
AI NOSTRI MICROFONI DAL PRESIDENTE IRLANDESE, MARY MCALEESE, CHE QUESTA
SETTIMANA HA INCONTRATO IL PAPA IN VATICANO
Possa l’Irlanda progredire
“sulla strada della giustizia e della solidarietà, soprattutto nel grande
impegno della riconciliazione nazionale”. E’ questo l’auspicio che il Papa ha
voluto rivolgere, giovedì, incontrando il presidente dell’Irlanda, la signora
Mary McAleese, in questi giorni a Roma per la celebrazione del 375.mo anniversario
del Pontificio collegio irlandese. Proprio sul tema della pace e della
riconciliazione nazionale in Irlanda, ecco la riflessione del presidente
McAleese, rilasciata a Michael Kelly della redazione inglese della nostra emittente:
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R. – I
HAVE ABSOLUTELY NO DOUBT…
Non ho assolutamente dubbi che ci sarà la pace in Irlanda
e che un nuovo tipo di rapporti sarà il dono per questa generazione, per i miei
figli e i loro figli. Credo che i miei nipoti cresceranno in un’Irlanda
letteralmente trasformata. Cresceranno in un posto dove c’è l’uguaglianza, dove
le persone sono sensibili, dove le persone parlano rispettosamente fra loro,
dove i cattolici e i protestanti possano godere della loro reciproca compagnia.
Ci saranno amicizie lì dove le opportunità nel passato erano state sprecate.
Credo che siamo su quella strada. Vedremo questi fenomeni cambiare in un
periodo relativamente breve. Io ho vissuto e sono cresciuta a Belfast e so che
la nostra vita è stata caratterizzata dallo spreco di opportunità che Dio ci ha
dato. Ci ha fatto vicini, ma non siamo diventati buoni vicini. Ci ha dato
l’opportunità di fare amicizia, ma noi l’abbiamo ignorata. Ora penso che visto
il prezzo che abbiamo dovuto pagare – circa 4 mila vite sono state perse –
sappiamo quale sia il costo che viene dall’insistere che “solo la mia via, è la
giusta via”. Abbiamo imparato che questo non è giusto e che forse arrivare ad
un piccolo compromesso permetterebbe a tutti di camminare a testa alta, con
dignità. Le ambizioni di ognuno verrebbero realizzate. Così, credo che ogni
giorno, ogni settimana, ogni anno diventiamo più forti e più soddisfatti che il
processo di pace si stia cementando, stia andando avanti, si stia rinforzando.
Le persone che 5 anni fa erano restie e poco sicure di questo processo, non lo
sono più ora. Le persone che non avevano fiducia, che non credevano in esso,
ora invece hanno fiducia.
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ASIANEWS,
L’AGENZIA MISSIONARIA PER L’ASIA, APRE IL SITO ON-LINE
-
Intervista al direttore padre Bernardo Cervellera -
Asianews, l’agenzia missionaria
del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), nata nel 1986 e specializzata
sull’Asia, ha da questo mese anche un sito on-line: www.asianews.it; il sito, per ora
disponibile in italiano, avrà presto anche un’edizione in inglese e cinese.
Grazie ad una fitta rete di missionari
e corrispondenti vuole registrare la testimonianza cristiana nel continente,
oggi del tutto minoritaria ma ricca di spunti e di insegnamenti per le Chiese del
resto del mondo. Un nuovo fronte sarà aperto anche sulla questione sociale ed
economica. Ma quali sono le notizie di
Asianews? Sergio Centofanti lo ha chiesto al direttore dell’agenzia padre
Bernardo Cervellera.
**********
R. - Le notizie che noi offriamo sono di diversi tipi:
notizie sui popoli, sulle situazioni sociali, politiche ed economiche di queste
popolazioni asiatiche, ma anche e soprattutto notizie della Chiesa. La Chiesa
infatti lavora e fa missione in questi ambienti, a partire dal semplice ed
esplicito annuncio cristiano fino al lavoro di inculturazione, di testimonianza
in difesa dei diritti umani e dell’uomo, fino al martirio. Per esempio, in
questi giorni abbiamo lanciato la notizia di una cristiana protestante battuta
fino alla morte dalla polizia cinese, e poi abbiamo fatto notare che c’è un
legame tra la persecuzione dei cristiani in Indonesia e i gruppi di Al Qaeda
nel mondo. Tra le notizie in positivo, invece, noi facciamo notare come per
esempio in Giordania ci sono i cristiani melchiti che hanno offerto 2 mila
pasti per i musulmani poveri della regione, in occasione del Ramadan. Quindi,
facciamo vedere l’aspetto positivo e negativo che c’è nel rapporto tra la
Chiesa e il mondo.
D. – State preparando anche
un’edizione in cinese…
R. – Sì, perché molti vescovi
cinesi ci hanno chiesto di offrire loro strumenti di formazione, di educazione
e anche strumenti culturali per giudicare la società cinese che, ormai, in
alcuni aspetti, soprattutto nelle grandi città, è una società modernissima, una
società che somiglia molto a quelle occidentali. Questi sacerdoti cinesi si
trovano, quindi, ad affrontare, a valutare e a fare missione in un ambiente che
non avevano mai conosciuto prima.
D. – Il cristianesimo in Asia è
assolutamente minoritario, ma il Papa per questo terzo millennio ipotizza una
grande primavera della fede…
R. – Sì, io trovo che le Chiese
asiatiche, pur essendo delle minoranze, sono vivacissime, hanno tantissime
vocazioni sacerdotali, hanno tantissimi laici che si assumono la responsabilità
di testimoniare e di fare missione. Ci sono conversioni al cristianesimo
continue anche in Cina e in luoghi di persecuzione. Questo significa che l’Asia
ha veramente qualcosa da insegnare e da testimoniare a tutte le Chiese del
mondo.
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LA TV
CATTIVA MAESTRA PER I BAMBINI?
-
Intervista a Maria Pia Garavaglia, presidente dell’Aiart -
I genitori troppo spesso sottovalutano gli effetti
negativi della tv sui bambini. E’ il risultato che emerge dal monitoraggio sui
programmi televisivi avviato dall’Associazione di telespettatori Aiart, che in
questi giorni sta svolgendo a Roma la sua assemblea generale. Il 97,5% del
campione preso in considerazione ritiene che sia necessario
monitorare le trasmissioni televisive, ma ben il 37% pensa che ciò possa essere
fatto dalle stesse emittenti. Preoccupa, poi, il fatto che circa il 72% degli
intervistati ritiene opportuno usare i bambini nelle trasmissioni per adulti.
Su questo tema, Alessandro Guarasci ha intervistato Maria Pia Garavaglia,
presidente dell’Aiart:
*********
R. – I
minori sono in pericolo in quanto hanno a disposizione mezzi strepitosi ed
utilissimi, che li fanno sentire cittadini del mondo, ma possono essere anche
nocivi proprio perché, senza la mediazione culturale di un educatore, dei genitori
o di chi li prepara a dire dei “no” davanti alla televisione, sono in balia di
uno strumento unidirezionale, nel senso che qualsiasi cosa passa da quel canale
catodico o analogico diventa pasto per loro.
D. – Da
quanto emerge dall’indagine dell’Aiart, nemmeno i genitori sembrano capire
benissimo a quali pericoli i loro figli vadano incontro. Gran parte dei genitori
dice, infatti, che il monitoraggio dei programmi televisivi dovrebbe essere
fatto dalle stesse televisioni…
R. - Abbiamo questa stranissima confusione per
cui si vorrebbe che la televisione fosse diversa, ma quando poi si chiede come
dovrebbe essere, troviamo che l’utente si accontenta di ciò che passa da tutti
i canali. E’ ormai difficile influire sulla produzione italiana, poiché con i
satelliti arriva di tutto e di più e la produzione italiana è rappresentata
spesso da un acquisto di programmi dall’estero. La nostra preoccupazione è,
quindi, quella di educare i genitori, gli insegnanti, i catechisti, gli
educatori, i mediatori culturali a trattare la televisione come uno strumento
che quando è utile lo si usa, quando non serve non si deve usare. Non bisogna
tenere accesa la televisione tutto il giorno. E’, inoltre, necessario dire ai
genitori di non tenere il televisore nella camera da letto dei bambini perché
questo vuol dire perdere il sonno o vedere immagini che non dovrebbero vedere.
D. – La televisione italiana, mediamente, è
peggiore di quella degli altri Paesi? Pensiamo alle hot line trasmesse dopo una
certa ora…
R. – Dopo una certa ora, purtroppo, le
televisioni si assomigliano tutte. La migliore, che ha regole veramente
rigorose, è quella della Gran Bretagna. In Gran Bretagna la tv pubblica è
davvero una “ammiraglia”, detta legge, cioè, anche per gli altri. Chi vuole
fare concorrenza a tv pubbliche, infatti, deve avere la stessa qualità della tv
pubblica. Questo è un messaggio che dovrebbe arrivare anche a noi: non è vero
che la tv di Stato deve abbassare il suo livello per essere concorrenziale a
quelle commerciali. Dovrebbe, invece, fare il contrario, così che tutti i
cittadini italiani, qualsiasi canale volessero vedere, potranno fruire di
spettacoli, programmi e talk show all’altezza della nostra civiltà.
*********
TERMINA
CON UNA BATTAGLIA APOCALITTICA TRA GLI UOMINI E LE MACCHINE,
E NEL
SUGGELLO DI UN SACRIFICIO PER LA PACE, LA TRILOGIA DI MATRIX.
L’ULTIMO
CAPITOLO, MATRIX REVOLUTIONS, ATTINGE IN MODO SUPERFICIALE
TEMI ED IDEE DAL CRISTIANESIMO
- A cura di Luca Pellegrini -
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Una tribù di migliaia di agenti
Smith assiste, ghignante, al duello finale: il personaggio Neo - il riferimento
è alla novità di questo primo uomo - avvolto da una tempesta apocalittica,
combatte per la pace definitiva tra gli umani e le macchine, mentre la
“matrice”, impazzita e assetata di dominio, tenta di conquistare entrambi. Matrix Revolutions, uscito in
contemporanea in 80 paesi, è il compimento della complessa trilogia iniziata
nel 1999. Il successo è stato inaspettato e travolgente, tanto da aver fondato
addirittura un genere, l’intellectual
action movie. L’ultimo capitolo inizia esattamente dove si era arrestato il
precedente ed impegna tanto la memoria quanto la prudenza. La guerra è al suo
apice, le macchine scatenate, gli uomini asserragliati nella sotterranea città
di Zion, una sorta di città santa, ed in superficie l’apparente tranquillità
nasconde l’aberrante dominio di Matrix, il regno della finzione, il regno della
bestia.
La struttura narrativa di questo
epico racconto ideato dai fratelli Wachowski saccheggia in modo ancor più
scoperto l’immaginario mitologico e il racconto cristiano, asportandone, però,
solo i nomi ed i contenuti più superficiali ed usandoli in una direzione
opposta a quella originaria, per mercificarli. Neo, l’eletto, il Messia,
interpretato da Keanu Reeves, acquista, infatti, per se stesso e per la razza umana la salvezza attraverso una via
gnostica e conquista il simulacro della pace non con l’eroismo delle
Beatitudini, ma con la fatica ed il sangue di vorticosi e violenti duelli in
stile orientale, quelli che oggi vanno così di moda al cinema. Tanto perché le
immagini non lascino dubbi, alla fine s’imprime sul suo corpo il segno
fiammeggiante della croce, descrivendo un sacrificio personale che non ha nulla
a che fare col Golgota e con la via cristiana della redenzione. Ovviamente, a
questo punto, non sorprende nemmeno che la voce delle macchine sentenzi: “Tutto
è compiuto”. Trinity ha un nome emblematico così come Persephone e Seraph,
l’Oracolo e Mifune, i quali sciorinano dialoghi ispirati ad una filosofia che
oscilla tra quella zen e Platone. Assolutamente coerente con se stesso,
sviluppato con un ritmo incalzante, intervallato da momenti di misticismo
post-moderno e segnato da una lunga, stupefacente battaglia tra uomini imbelli
e migliaia di macchine-piovra, la saga termina con uno sfavillante tramonto
sulla città redenta. Qui new age e cristianesimo, ancora una volta, hanno la
possibilità di incontrarsi, ma non si capisce per il bene di chi e nel rispetto
di quale cultura.
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8 novembre 2003
SDEGNO
E DOLORE DEI VESCOVI DELLA COLOMBIA
PER
L’UCCISIONE DI DUE SACERDOTI.
IN UN
COMUNICATO, I PRESULI COLOMBIANI RIBADISCONO IL PROPRIO IMPEGNO
IN
FAVORE DELLA PACE E DELLA RICONCILIAZIONE NEL PAESE SUDAMERICANO
BOGOTA’.= I vescovi della
Colombia esprimono, in un comunicato, sdegno e sgomento per le due nuove
vittime della “violenza e dell’intolleranza che affligge così duramente il
popolo colombiano”. Nel condannare l’escalation di violenza, che in poche ore
ha portato all’uccisione di due sacerdoti, i presuli ricordano come la Chiesa
abbia “pagato l’alto prezzo di venti sacerdoti uccisi negli ultimi tre anni” e
ribadiscono che continueranno ad “invocare la riconciliazione e il perdono come
condizioni per una pace duratura”. Mai, sottolineano, “ci stancheremo di
invocare il rispetto per la vita”, mentre pregheremo sempre “affinché il
Signore tocchi il cuore di quanti ignorano il comandamento divino: non
uccidere”. Nel primo pomeriggio del 3 novembre scorso, il sacerdote Paulo Carreño, parroco
di Saravena, al confine con il Venezuela, era stato assassinato a colpi di arma
da fuoco. Nell’agguato era rimasta uccisa anche un’impiegata dell’ospedale
locale. Poche ore dopo, un altro sacerdote, don Henry Humberto López Cruz,
parroco a Villavicencio, nella Colombia centrale, è stato ucciso a pugnalate
nella casa parrocchiale. Negli ultimi dieci anni sono una sessantina tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici
cattolici le persone uccise in Colombia in attacchi attribuiti alla guerriglia.
Tra loro anche l’arcivescovo di Cali, Isaias Duarte Cancino, assassinato il 16
marzo 2002 all’uscita della Messa. (A.G.)
MISERICORDIE
D’ITALIA, ANPAS E CROCE ROSSA ASSIEME IN UN TAVOLO
PERMANENTE
PER DARE PIU’ FORZA ALLA SOLIDARIETA’ E AL VOLONTARIATO
FIRENZE.= Tracciare delle
linee comuni nei settori della sanità, della protezione civile e degli
interventi internazionali. E quanto si propongono Misericordie d’Italia, Croce
Rossa e Anpas (Associazione nazionale pubbliche assistenze) che in questi
giorni, a Firenze, hanno deciso di istituzionalizzare un tavolo di confronto
permanente. Le tre più grandi organizzazioni del volontariato italiano, che riuniscono
quasi tre milioni di persone, puntano con questa iniziativa a rendere un
miglior servizio ai bisognosi. A tal fine, i rappresentanti delle tre
organizzazioni hanno deciso la costituzione di una conferenza di presidenti,
che sarà coadiuvata da un gruppo di lavoro che potrà contare anche sulle
consulenze delle rispettive associazioni. Esprimendo soddisfazione per l’intesa
raggiunta, il presidente delle Misericordie, Gianfranco Gambelli, ha dichiarato
che si tratta di “una collaborazione necessaria e indispensabile per fornire un
servizio migliore”. (A.G.)
LA TV
PUBBLICA CINESE TRASMETTERA’ UN SERIAL TELEVISIVO SUL GESUITA
PADRE
GIUSEPPE CASTIGLIONE, GRANDE MISSIONARIO E ARTISTA DEL XVIII SECOLO
PECHINO.=
Un serial televisivo sul missionario e artista padre Giuseppe Castiglione (1688
– 1766), gesuita famoso in Cina come grande pittore e architetto, sarà
realizzata e trasmessa sulla tv pubblica cinese. La fiction, prodotta dalla Hunan
TV & Broadcast Intermediary Co. Ltd., andrà in onda nel 2004, ed è incentrata
sulla storia del sacerdote gesuita il cui nome cinese era Lang Shi Ning. Castiglione
sarà interpretato dal noto attore canadese Mark Rowswell, cinese d’adozione,
sposato con una donna cinese e residente da anni in Cina. La notizia, riferisce
la Fides, ha suscitato vasta attenzione negli ambienti cattolici cinesi. Un
sacerdote di Pechino, che da anni lavora per l’evangelizzazione tra i giovani attraverso
l’arte, ha riferito, all’agenzia vaticana, che la figura di Castiglione si inserisce
tra quei missionari che hanno “contribuito all’evangelizzazione in Cina attraverso
la scienza, l’arte e la cultura. Essi – ha aggiunto – hanno rispettato e amato
la Cina dedicandosi senza riserve alla missione”. Fra le opere di Castiglione,
vi è il dipinto titolato “Il Sacro Cuore” e conservato nella Chiesa di San Giuseppe,
situata al centro del Wang Fu Jing, il distretto commerciale della capitale cinese.
(A.G.)
ALLARME
EBOLA IN CONGO BRAZZAVILE, DOVE NEGLI ULTIMI GIORNI
SONO
MORTE NOVE PERSONE, CONTAGIATE DAL TERRIBILE VIRUS
BRAZZAVILLE.=
Sono salite a nove le persone morte in Congo Brazzaville dal 31 ottobre scorso
per quello che si sospetta essere un focolaio della febbre emorragica Ebola. Il
virsu ha già provocato quest’anno, nel Paese africano, 120 morti. Il ministro
della sanità congolese ha precisato che la malattia si è manifestata vicino a
Mbomo, circa 700 chilometri a nord di Brazzaville. Purtroppo, non esistono cure
contro Ebola che si trasmette attraverso i fluidi corporei ed ha un tasso di
mortalità tra il 50 e il 90 per cento delle persone colpite, a seconda delle
loro condizioni. Le ultime vittime sono cacciatori che, nonostante gli
avvertimenti, avevano mangiato la carne di un cinghiale trovato morto. Un
ragazzo che si è rifiutato di mangiarla è l'unico sopravvissuto del gruppo. I
medici hanno precisato che se sarà confermata la presenza del virus si tratterà
del primo caso di contagio attraverso un animale diverso dalle scimmie. (A.G.)
IN
INDIA, E’ ORMAI ENTRATO NELLA FASE OPERATIVA IL PROGETTO
PER LA
REALIZZAZIONE DELLA PRIMA UNIVERSITA’ NON STATALE CRISTIANA:
SODDISFAZIONE
DEI PRESULI DEL PAESE ASIATICO
BHOPAL.= Un progetto che diviene realtà: è entrato nella
fase operativa il progetto per la realizzazione del primo ateneo non statale
cristiano dell’India. Il primo ufficio della “Dharmadeepti University”, che in indiano significa “Luce della
rettitudine”, è stato ufficialmente inaugurato il 27 ottobre a Jagdalpur,
nel Chhattisgarh, l’unico Stato indiano che consente la fondazione di
università non statali. I Carmelitani della Beata Vergine Maria Immacolata -
congregazione fondata più di un secolo
fa nel grande Paese asiatico - si occuperanno della gestione dell’ateneo, su
mandato dei presuli indiani. Il progetto è scaturito da una proposta
dell’attuale primo ministro del Chhattisgarh, Ajit Jogi, di fede cristiana. La
proposta è stata accolta con grande entusiasmo da parte della comunità cristiana
locale, che sarà la prima beneficiaria della nuova università. Il suo
principale obiettivo - ha dichiarato mons. Simon Stock Palathra, vescovo di
Jagdalpur - è di offrire alle popolazioni indigene l’opportunità di accedere ad
“un’educazione di qualità superiore e a costi sostenibili”, al fine di
promuovere lo sviluppo della regione. I costi del progetto sono stimati tra i
22 e i 55 milioni di dollari nei prossimi dieci anni. Una parte sarà finanziata
dalla Conferenza episcopale indiana (Cbci) e dalle rette degli studenti e
un’altra da donazioni e possibili sussidi statali. (A.G.)
IMPEGNARSI
A FERMARE LA COSTRUZIONE DEL MURO DI DIFESA IN CISGIORDANIA:
E’
QUANTO CHIEDONO SEI ORGANIZZAZIONI UMANITARIE AL GOVERNO ISRAELIANO
E ALLA
PRESIDENZA DELL’UNIONE EUROPEA
BRUXELLES.= Un appello per bloccare la costruzione
del muro che Israele sta costruendo intorno e dentro la Cisgiordania è stato
lanciato ieri da sei organismi impegnati nel settore umanitario e dei diritti
umani. Amnesty International, Arci, Ics (Consorzio italiano di solidarietà),
Save the Children, Uisp (Unione Italiana Sport per tutti) e Movimondo chiedono
alla presidenza italiana dell’Unione Europea di rivolgersi al governo
israeliano per bloccare la realizzazione della ‘barriera difensiva’ - avviata
nel giugno dell’anno scorso da Israele per ‘contenere’ le incursioni dei
terroristi - di cui sono stati realizzati finora oltre 120 chilometri. In
occasione della ‘Giornata internazionale di azione contro il muro’, indetta per
domenica 9 novembre dalla ‘Stop the Wall campaign’, le sei associazioni si sono
rivolte anche al governo di Tel Aviv chiedendo “di interrompere la costruzione
del muro e di altre strutture permanenti all’interno dei Territori Occupati,
causa diretta di restrizioni della libertà di movimento dei palestinesi
all’interno degli stessi Territori e della distruzione, o confisca illegale,
delle loro proprietà e di ulteriori violazioni dei loro diritti sociali ed
economici”. Le sei organizzazioni ribadiscono, inoltre, la loro piena condanna
nei confronti degli attacchi dei gruppi armati palestinesi contro la
popolazione civile israeliana e riconoscono il diritto inalienabile dello Stato
di Israele di assumere misure “ragionevoli, necessarie e proporzionate"
per proteggere la sicurezza dei suoi cittadini e dei suoi confini. (A.G.)
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8 novembre 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq non si arresta la scia di
violenze: due soldati americani sono stati uccisi in un attacco perpetrato,
stamani, a Falluja contro un convoglio americano. Fonti dell’esercito
statunitense hanno inoltre confermato che l’elicottero precipitato ieri nel
Paese arabo, provocando la morte di sei soldati statunitensi, è stato abbattuto.
A causa di questa interminabile spirale di odio la Croce Rossa internazionale
ha deciso di chiudere temporaneamente gli uffici di Baghdad e Bassora. La Croce
Rossa italiana ha invece deciso di rimanere in Iraq. E per paura di un
imminente attacco terroristico, rimarranno chiuse, oggi, anche l’ambasciata americana
a Riad ed i consolati di Gedda e Darhan. Una fonte dell’amministrazione
americana protetta dall’anonimato ha inoltre rivelato che Al Qaida, la rete
terroristica di Osama Bin Laden, potrebbe ricorrere ad aerei cargo per
attaccare gli Stati Uniti.
In Medio Oriente due
palestinesi sono stati uccisi, la scorsa notte, nella striscia di Gaza dai
soldati israeliani ed un ragazzo di 16 anni è morto stamani, a Jenin, durante
un’incursione condotta da forze militari dello Stato ebraico. Il primo
ministro palestinese Abu Ala ed il presidente Yasser Arafat
hanno intanto raggiunto, dopo settimane di profondi contrasti interni, un accordo sulla nomina di Hakam Bilawi come ministro
dell’Interno. Si tratta di un passo necessario perché la fine delle
divergenze politiche tra il premier e l’anziano presidente potrebbe
aprire la strada alla formazione di un nuovo governo palestinese e alla
ripresa di colloqui di pace con Israele.
In
Giappone due grandi schieramenti si contendono la vittoria alle elezioni legislative
di domani. Si tratta dei liberaldemocratici guidati dal premier Koizumi, dato
favorito da tutti i sondaggi, e del Partito democratico di Naoto Kan. Il servizio,
da Tokio, di Chiaretta Zucconi:
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Gli elettori giapponesi si troveranno domani davanti ad
una scelta difficile: votare per i liberal-democratici del premier Koizumi - un
partito che domina la scena politica dalla fine della Seconda guerra mondiale -
oppure voltare pagina e optare per l’opposizione rappresentata dal partito
democratico, guidato da Naoto Kan, vicino alle posizioni del centro-sinistra e
dell’Ulivo. Gli ultimi sondaggi suggeriscono che la maggior parte degli elettori
sceglierà l’opzione almeno in apparenza meno rischiosa, votando per la
compagine del 61.enne Koizumi, in quelle che sono le sue prime elezioni
generali da quando ha assunto la carica di premier nel 2001. Se ciò si
verificherà, Koizumi avrà la riconferma dell’incarico per altri tre anni e tenterà
di portare a compimento il suo piano di riforme strutturali, bloccato dalle
forti resistenze del suo stesso partito, un partito caratterizzato da lobby e
vasti interessi economici, scosso da scandali per corruzione, apertamente
contrario alle riforme e al cambiamento. In caso di conferma, gli analisti
vedono la possibilità che il telegenico Koizumi possa portare avanti almeno
qualche piccola riforma, ma non c’è da aspettarsi un grande balzo in avanti.
Due punti qualificanti della piattaforma programmatica dei liberal-democratici
sono la privatizzazione delle poste e quella delle autostrade: grossi imperi
economici controllati dalla burocrazia statale che fa riferimento al partito di
governo. Ma già nei giorni scorsi, Koizumi ha sfumato l’impegno riformista
lasciando intendere che ancora c’è da discutere per trovare posizioni accettabili
a tutte le fazioni del partito. I democratici puntano ad accelerare la
privatizzazione di questi monopoli pubblici e ad introdurre un più ampio
ventaglio fiscale per finanziare l’esile sistema pensionistico nipponico.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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Parlamento sospeso, più poteri ai militari: lo Sri Lanka è
ancora in piena crisi politica, dopo il colpo di mano attuato dalla presidente
Kumaratunga. Al premier Wickremasinge, appena tornato dalla Casa Bianca, il
capo di Stato ha proposto, ieri, la formazione di un governo di unità
nazionale, una grande alleanza di tutte le forze patriottiche.
Nel Myanmar la leader
dell’opposizione, Aung San Suu Kyi, si rifiuta di accettare la revoca degli
arresti domiciliari se non saranno liberati anche 35 compagni di partito della
Lega nazionale per la democrazia, detenuti nelle carceri del Paese dallo scorso
30 maggio.
Si è concluso nel sangue l’assalto alla torre di controllo
dell’aeroporto internazionale di Manila. Due dei 15 assalitori sono rimasti
uccisi dalle “teste di cuoio”, che hanno riportato la situazione sotto
controllo. Il commando dei ribelli era guidato da Panfilo Villaruel, ex
responsabile dell’Agenzia per il trasporto aereo. Il presidente Gloria Arroyo
ha escluso un tentativo di colpo di Stato. Dello stesso parere è anche il padre
missionario Gianni Re, raggiunto telefonicamente a Manila da Roberto
Piermarini:
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R. – Il
capo di questo gruppetto avrebbe detto che la loro intenzione non era quella di
assumere il potere, ma soltanto di far emergere o portare a conoscenza di tutti
il fatto della corruzione nel governo.
D. – Ma che sta succedendo nelle Filippine in queste
settimane? Ho visto che c’è molta tensione…
R. – Sembra quasi un gioco tra partiti politici, nel senso
che un gruppo di parlamentari dell’opposizione ha iniziato una causa contro il
capo della giustizia e ci sarebbe l’impeachment contro, appunto, il capo della
giustizia per corruzione. Dall’altra parte molti difensori di questo capo della
Giustizia, sostengono che è soltanto una mossa politica per discreditarlo e per
difendere alcuni interessi economici e anche politici. I gruppi che vogliono
fare questo impeachment contro il capo della giustizia delle Filippine
sarebbero infatti collegati ad amici del presidente Estrada, che in questo
momento si trova in prigione perché accusato di corruzione.
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Al termine di una campagna elettorale segnata dalla
violenza, il Guatemala sarà domani alle urne per rinnovare il Parlamento e per
eleggere il nuovo presidente, al posto di Alfonso Portillo. Tra i candidati
accreditati alla vittoria finale ci sono l’ex sindaco della capitale, il
conservatore Oscar Berger, l’imprenditore Álvaro Colom e l’ex dittatore Efrain Rios Montt, già
alla guida del Paese dopo il golpe del 1982. Su questa sfida elettorale, che si
preannuncia equilibrata, ci riferisce Andrea Sarubbi:
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“Votaré”, “voterò”. La scritta, a caratteri enormi, campeggia sui
cartelloni pubblicitari che il Tribunale supremo ha disseminato in tutto il Paese.
Il destinatario del messaggio – la contadina india, fotografata sullo sfondo –
forse non capirà neppure lo spagnolo, come gran parte della sua etnia. Ma alle
urne, probabilmente, andrà lo stesso, a bordo di un pullman finanziato dal
Fronte repubblicano guatemalteco. Riceverà, in cambio del voto, un quantitativo
di fertilizzanti che non potrebbe permettersi mai di comprare. Ed il leader del
partito, l’ex dittatore Ríos Montt, avrà qualche possibilità in più di arrivare
al ballottaggio del 28 dicembre con uno dei suoi avversari. Montt ha tutti
contro. Le organizzazioni umanitarie, che lo ritengono responsabile di
genocidio per i massacri compiuti dai paramilitari nei primi anni Ottanta; la
società civile, che giudica illegittima la sua candidatura ed accusa la Corte
costituzionale di averlo ammesso alla corsa elettorale, dopo i tumulti del 24
luglio; gli altri candidati, che attribuiscono a lui l’ondata di violenze
esplosa in campagna elettorale e costata la vita a 17 persone. A parte il caso
Montt, però, la sfida di domani non offre grandi spunti politici. I due
principali sfidanti dell’ex dittatore – Oscar Berger, leader della Grande
alleanza nazionale, ed Álvaro Colom, dell’Unità nazionale della speranza –
si rifanno a programmi simili, che promettono di eliminare corruzione ed
insicurezza e sognano di attirare investimenti stranieri. Tra i moderati è da
annoverare anche Leonel López Rodas, del Partito di avanzata nazionale,
mentre l’unico candidato di sinistra, Rodrigo Asturias, ha minime possibilità
di successo.
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Nelle elezioni presidenziali
svoltesi ieri in Mauritania è in forte vantaggio il capo di Stato uscente,
Taya, con oltre il 50 per cento dei consensi. Ma l’opposizione denuncia frodi.
In Georgia il presidente, Eduard Shevardnadze, ha
richiamato la popolazione alla calma alla vigilia della grande manifestazione
che si svolgerà oggi a Tblisi per reclamare le sue dimissioni.
A causa di un corto circuito
provocato dal maltempo, è stato fermato il reattore nucleare di Volgodonsk, nel
Sud della Russia. Secondo le autorità non c’è stata nessuna fuga di
radioattività.
Questa mattina è crollata a Genova un’ala di un palazzo in
costruzione che dovrebbe ospitare la nuova sede del Museo del mare e della
navigazione. Il bilancio, provvisorio, è di quattro operai feriti e di un
disperso.
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