RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 311 - Testo della Trasmissione di venerdì 7 novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa incontrando oggi in Vaticano la Fondazione Schuman ha ricordato il contributo dei cristiani per la costruzione di un’Europa libera dalle dittature

 

Oggi al via le celebrazioni per i 400 anni della Pontificia Accademia delle Scienze: intervista al prof. Nicola Cabibbo

 

Delusione della Santa Sede per il rinvio di  2 anni del dibattito all’Onu sulla clonazione: ce ne parla mons. Celestino Migliore

 

Le beatificazioni di domenica prossima in San Pietro: oggi parliamo dello spagnolo Giovanni Nepomuceno che ha saputo perdonare i suoi calunniatori.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

In Ruanda iniziato il processo del Tribunale Penale Internazionale contro 4 ex ministri accusati del genocidio del ’94: ai nostri microfoni il nunzio apostolico uscente mons.  Salvatore Pennacchio

 

Tavola rotonda alla Radio Vaticana sulle radici cristiane dell’Europa: intervista con il cardinale Josip Bozanić e con il giurista Giuseppe Dalla Torre

 

Vertice dei Paesi del Cefta in Slovenia: il commento del prof. Eichberg

 

La Madonna Litta, il capolavoro attribuito a Leonardo da Vinci proveniente dal Museo  dell'Ermitage di San Pietroburgo, da oggi in mostra al Quirinale: ce ne parla il prof. Antonio Paolucci.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Tra fedeltà alla tradizione e apertura alle nuove forme di espressione, i vescovi del Vietnam tracciano in una lettera pastorale il programma per la nuova evangelizzazione del Paese 

 

Ucciso a colpi di pugnale da sconosciuti il sacerdote Henry Lòpez, assassinato nella sua casa di Villavicencio, in Colombia

 

L’organizzazione internazionale Medecins du Monde e il centro israeliano Medici per i diritti umani  denunciano le violazioni subite quotidianamente dai palestinesi che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza

 

Sono soprattutto bambine e ragazze a patire la mancanza di scolarizzazione, sul totale di 104 milioni di minori senza istruzione al mondo

 

Ventimila delegati partecipano a Belo Horizonte, in Brasile, al primo Forum sociale brasiliano, dedicato ai temi dei diritti umani e della democrazia nel Paese

 

Una Mostra dedicata a Paolo VI, inaugurata ieri a Milano dal cardinale Tettamanzi e dal sindaco del capoluogo lombardo, Albertini.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Iraq, ancora un elicottero abbattuto: più vittime Usa che nella guerra del 1991

 

Bush annuncia una “rivoluzione democratica globale per il Medio Oriente”. Non si placano le violenze nei Territori

 

In Sri Lanka finisce lo stato d’emergenza, ma il Parlamento resta sospeso

 

Critiche europee a Berlusconi, dopo la sua difesa della Russia nella questione cecena

 

Quattro ministeri ai ribelli: il Burundi avviato verso la riconciliazione.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 novembre 2003

 

 

LA NUOVA EUROPA  RISPETTI I VALORI CHE L’HANNO RESA PROTAGONISTA

NELLA STORIA DELLA CIVILTA’:

COSI’ IL PAPA  NELL’UDIENZA ALLA FONDAZIONE SCHUMAN

HA RICORDATO IL CONTRIBUTO DELLA CRISTIANITA’

 

La nuova Europa sappia rispettare il suo patrimonio di valori, ricordando il ruolo della cristianità in tutto il passato e, in particolare, nelle vicende dei Paesi dell’Est. E’ quanto ha sottolineato il Papa incontrando un gruppo  della Fondazione Robert Schuman per la cooperazione dei democratici cristiani d’Europa,  guidato dal presidente Jean-Dominique Giuliani. Sono i  partecipanti al seminario organizzato dalla Fondazione, da ieri fino a domani, per giovani provenienti dai Paesi del centro ed Est Europa. Il servizio di Fausta Speranza

 

*********

Che sia  “un solido ed armonioso edificio”: questo l’auspicio del  Papa per la “nuova” Europa, che si sta costruendo con il prossimo allargamento a dieci Paesi del centro e dell’est.  Una “casa” aperta a forme di cooperazione non solo sul piano economico ma anche sociale e culturale: questo può essere l’Europa purchè – raccomanda il Papa -  sappia “riconoscere e rispettare il suo patrimonio fatto di quei valori che hanno garantito e possono continuare a  garantire una provvidenziale influenza nella storia della civiltà”.  Sono molte le radici culturali che hanno contribuito a rendere solidi questi valori – riconosce Giovanni Paolo II – ma è innegabile che la Cristianità è stata la forza in grado di promuoverle, riconciliarle, consolidarle. Per questo – torna a ribadire il Papa – è logico che la futura Carta costituzionale dell’Europa debba  fare “esplicita menzione” delle radici cristiane del continente.   Una società che non ricorda il passato rischia di non essere in grado di affrontare il presente e di restare vittima del futuro. La  raccomandazione, valida per tutti, si rivolge in particolare proprio ai Paesi dell’est per i quali – ricorda il Papa – la “cristianità ha assicurato una decisiva assistenza nel cammino verso la libertà”. Sarebbe ingiusto – afferma esplicitamente Giovanni Paolo II -  disconoscere il contributo dato dai cristiani al crollo dei regimi totalitari e per la costruzione della democrazia.

 

Per il futuro, il Papa sottolinea  la necessità di trovare un equilibrio tra il possibile ruolo dell’Unione  e quello di ogni stato membro, tra le inevitabili sfide che la globalizzazione comporta per il continente e il rispetto della specifica identità, fatta di storia, cultura, religione, di ogni popolo.

        

Dunque, torna l’incoraggiamento, che è anche un monito, soprattutto per chi riveste un ruolo politico, a far prevalere i valori nella vita pubblica. Una persona “superficiale” o “indifferente alla sfera spirituale” o troppo “preoccupata di avere successo e popolarità” non sarà mai in grado di assumere in modo degno le proprie responsabilità. Giovanni Paolo II lo  spiega chiaramente anche prendendo in prestito le parole di Papa Paolo VI che identificava la responsabilità politica con “il servizio agli altri”.

 

E nel bagaglio del passato non ci sono solo i valori, entità astratte, ma anche coloro che li hanno incarnati. In tema di Europa,  il primo modello citato dal Papa è proprio Robert Schuman, al quale è intitolata la Fondazione, e poi  Adenauer e De Gasperi.    

*********

 

 

ALTRE UDIENZE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto anche il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione cattolica; il  nunzio apostolico in Zimbabwe, l’arcivescovo Edward Joseph Adams; mons. Jesus A. Cabrera, Vescovo di Alaminos (Filippine), in visita ad Limina; mons. Anthonisamy Neethinathan, Vescovo di Chingleput (India), anch’egli in visita ad Limina.

 

 

UNA ISTITUZIONE UNICA AL MONDO: LA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

 CELEBRA I SUOI QUATTROCENTO ANNI DALLA NASCITA TRA CONVEGNI

 E INIZIATIVE CHE NE RIPERCORRONO LA STRAORDINARIA ATTIVITA’

- Con noi, il prof. Nicola Cabibbo -

 

Quattrocento anni al servizio della scienza e della Chiesa. Si sono aperte oggi le celebrazioni per il 400.mo anniversario di fondazione della Pontificia Accademia delle Scienze, nata con il nome di Linceorum Academia. Posta alle dirette dipendenze del Papa, è composta da 80 scienziati scelti senza alcuna discriminazione da ogni Paese del mondo. Dal 1922 ha sede nella splendida Casina Pio IV, all’interno dei Giardini Vaticani. Le iniziative per i 400 anni di attività scientifica si sono aperte con un incontro su “Mente, cervello ed educazione”, presieduto dal premio Nobel Rita Levi Montalcini. Nei prossimi giorni, verrà ripercorsa l’eccezionale storia dell’Accademia e saranno affrontati alcuni temi di grande attualità come “diritti umani e bioetica”. Numerose le personalità della Chiesa e degli studi che prenderanno parte alle celebrazioni, tra cui i cardinali Carlo Maria Martini e Karl Lehmann ed i professori Carlo Vinti, Antonino Zichichi e Andrea Riccardi. Ma qual è, dunque, il principio guida che da quattro secoli anima questa istituzione unica al mondo? Al microfono di Alessandro Gisotti risponde il prof. Nicola Cabibbo, presidente dell’Accademia:

 

*********

R. - Il tratto centrale dell’Accademia dei Lincei era di mettere al centro degli studi la ricerca della verità e l’affermazione che la verità scientifica è parte essenziale della cultura umana.  Questo principio guida ancora i nostri passi.

 

D. - Secondo lei, cosa ha fatto la Chiesa cattolica per la scienza, guardando anche all’esperienza dell’Accademia?

 

R. – E’ stato chiarissimo l’altissimo interesse del Santo Padre e della Chiesa in generale nello sviluppo della scienza anche per avere nozione di quali sono i progressi della scienza, per capire quali sono le loro ricadute anche filosofiche.

 

D. - Professore, con Giovanni Paolo II è tramontata la diffidenza che certi ambienti scientifici nutrivano verso la Chiesa… una diffidenza che trovava nel caso Galilei la sintesi di un rapporto difficile?

 

R. – Dovrebbe essere tramontata, anche se naturalmente ci sono sempre gli irriducibili e non ci si può fare nulla. E’ chiaro, però, che con il discorso del Santo Padre del 1986, in cui ha praticamente voluto riaprire il caso Galilei per poi conchiuderlo dopo alcuni anni di studi, c’è stata una affermazione chiarissima da parte della Chiesa di voler avere un rapporto assolutamente positivo col progresso scientifico e la scienza in generale.

 

D. – Negli ultimi anni, specie nel campo della bioetica, abbiamo assistito ad un progresso della scienza fino a mete impensabili. Ma quali sono allora i limiti di carattere etico che la ricerca scientifica deve comunque rispettare?

 

R. – Questo è un discorso difficile perché, chiaramente, non ci sono limiti alla ricerca della verità, nel senso che la verità è in assoluto una cosa buona in sé. Ci sono però dei limiti nell’applicazione del progresso scientifico allo sviluppo di tecnologie che possono avere impatti sulla vita umana e sulla dignità dell’uomo. Quindi, i limiti della scienza sono i limiti posti dall’etica: rispettare l’uomo e rispettare la dignità degli altri.

**********

 

 

IL PAPA PRESIEDERA’, GIOVEDI’ PROSSIMO NELLA BASILICA VATICANA, LA

 MESSA IN SUFFRAGIO DEI CARDINALI E VESCOVI DEFUNTI DURANTE L’ANNO

Giovanni Paolo II presiederà, giovedì 13 novembre, la celebrazione eucaristica in suffragio dei cardinali e vescovi defunti durante l’anno. Il rito solenne si svolgerà all’Altare della Confessione della Basilica Vaticana, con inizio alle ore 11,30. La Santa Messa verrà celebrata dal Card. Joseph Ratzinger, decano del Collegio Cardinalizio.

 

 

LA MUSICA AL SERVIZIO DELLA PACE: ANNUNCIATO OGGI IN VATICANO

UN CONCERTO SULLA RICONCILIAZIONE TRA EBREI, CRISTIANI E MUSULMANI

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La forza della musica per promuovere l’impegno di una pacifica convivenza tra Ebrei, Cristiani e Musulmani. Il prossimo 17 gennaio, in Aula Paolo VI, il maestro Gilbert Levine dirigerà la Pittsburgh Symphony Orchestra nel concerto dedicato al tema della Riconciliazione. A darne, oggi, l’annuncio sono i promotori dell’evento: la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo, il Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Il programma del concerto, che potrà aver luogo grazie al generoso sostegno dei Cavalieri di Colombo, prevede l’esecuzione del brano Abraham del musicista John Harbison, liberamente ispirato ad un versetto della Genesi, e la Sinfonia n. 2 di Gustav Mahler. La corale sarà composta da cantori di Pittsburgh e Ankara.

Il maestro Gilbert Levine aveva già diretto un concerto in Vaticano, il 7 aprile 1994, alla presenza del Papa, dedicato alla commemorazione della Shoah. All’evento - informa una nota congiunta dei dicasteri - saranno invitati rappresentanti delle organizzazioni ebraiche internazionali, dell’Islam, delle Chiese e delle comunità ecclesiali.

 

 

RINVIATO DI DUE ANNI IL DIBATTITO ALL’ONU SULLA CLONAZIONE.

AI NOSTRI MICROFONI MONSIGNOR CELESTINO MIGLIORE

 

Si ferma all'Onu lo sforzo guidato dagli Stati Uniti per raccomandare alla comunità internazionale un bando totale di ogni esperimento sulla clonazione. Una commissione Onu ha, infatti, rinviato di due anni il dibattito sulla proposta Usa volta a vietare tutti i test su cellule staminali,  anche quelli per ragioni terapeutiche. La commissione legale dell'Assemblea Generale ha adottato una mozione che rinvia al 2005 la preparazione di un trattato sulla clonazione. La mozione era stata presentata ieri dall'Iran a nome dei 57 paesi della Conferenza Islamica.  Il tema della clonazione e' in discussione all'Onu dal 2001 quando Francia e Germania chiesero alle Nazioni Unite di mettere a punto un trattato sul bando degli esperimenti di clonazione umana. Sul significato di questa presa di posizione, Alessandro Guarasci ha intervistato monsignor Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede all’Onu.

 

********

R. - E’ un segnale procedurale. Comunque si erano formate due posizioni molto chiare: l’una attorno ad un progetto di risoluzione del Costa Rica, l’altra ad un progetto di risoluzione del Belgio. Il Costa  Rica proponeva l’uso delle cellule staminali adulte per le terapie  delle malattie incurabili, il bando totale della clonazione umana embrionica, quindi il bando sia di quella riproduttiva, sia di quella terapeutica. La posizione del Belgio, che  traduceva in risoluzione la posizione franco-tedesca, proponeva, invece, un bando sì della clonazione riproduttiva, ma lasciava una o più porte aperte per  quella terapeutica. La posizione del bando totale aveva raggiunto in un mese da 30 a 66 adesioni. Quella, invece, del bando parziale aveva raggiunto 30 adesioni. Ovviamente, non era nel loro interesse mettere ai voti le due risoluzioni, per cui si è ricorso a questa mozione di no action.

 

D. - A questo punto, però, secondo lei, che cosa ci si può aspettare in futuro nel dibattito internazionale? In  questi due anni le posizioni potrebbero cambiare?

 

R. - Questa mossa è un po’ deludente nel senso che rimandare di due anni vuol dire accettare che per due anni abbiamo ancora un vuoto giuridico internazionale, per cui eventuali esperimenti, sperimentazioni posso andare avanti. Nulla toglie, appunto, che il dibattito vada avanti, si maturino delle posizioni chiare. Mi  pare che proceduralmente si dovrà ricominciare daccapo, però si potrà capitalizzare l’opera di sensibilizzazione che è stata fatta da tanti Paesi, inclusa anche la Santa Sede.

D. - Mons. Migliore, ci sono anche interessi economici o politici in gioco, secondo lei?

 

R. - Sono quelli che non vengono confessati, ma soggiacciono a queste de-cisioni. Con una procedura, praticamente, si ferma la possibilità di esprimersi su una questione di fondo, che fa parte di quello che è il dibattito del XXI secolo. Sicuramente queste questioni economiche e commerciali, purtroppo, hanno, dietro le quinte, una forte valenza.

*********

 

 

GIOVANNI NEPOMUCENO ZEGRI’ Y MORENO SARA’ DOMENICA PROSSIMA BEATO.

SI CONFIGURO’ A CRISTO CALUNNIATO

CHE PERDONAVA DALLA CROCE I SUOI CROCIFISSORI

- A cura di Giovanni Peduto –

 

*********

L’11 ottobre 1831 nasceva a Granada da nobile famiglia un bambino che poteva fare una brillante carriera civile: la fece da ecclesiastico, ma nel crogiolo della sofferenza morale. Di vivace intelligenza,Giovanni Nepomuceno si dedicò alle scienze umanistiche. Si parlò dentro una certa inclinazione alla vanità dovuta all’ambiente in cui era cresciuto, fin quando a 38 anni ebbe la sua conversione lavorando per conto del vescovo di Malaga, suo amico. Poi, segnò di diventare sacerdote.

 

La povertà morale e materiale della gente lo toccò profondamente e fondò una Congregazione religiosa per alleviarla: le Suore Mercedarie, per curare i malati e rimediare per quanto possibile alle necessità di tanta povera gente. E si buttò in quest’opera anima e corpo. Ma un bel giorno, la superiora dell’Istituto da lui fondato, che poi morì pazza in un manicomio, lo accusò al vescovo, sostenendo che Giovanni Nepomuceno abusava delle sue suore. Si può immaginare quale terremoto si abbatté su di lui. Nonostante sia stato più tardi riabilitato dallo stesso Pontefice Leone XIII, quest’onta non lo abbandonò mai. Allontanato dal governo dell’Istituto, visse dieci anni della sua vita in completo abbandono.

 

Il postulatore della causa di beatificazione, padre Romualdo Rodrigo ci ha raccontato quest’episodio:

 

“Un giorno, quando era anziano, stava nella piazza di Malaga. Cadde, due suore lo sollevarono e lo fecero sedere su una panchina. Non gli dissero nulla. Erano le sue figlie, ma era proibito parlare con il fondatore”.

 

Nella più totale solitudine, morì il 17 marzo 1905, dopo aver scritto alle sue suore un testamento spirituale vibrante di carità soprannaturale. La Chiesa gli rende giustizia tributandogli l’onore degli altari.

*********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il seguente titolo “Il cristianesimo è la forza che ha promosso, conciliato e consolidato i valori che costituiscono il patrimonio più caro dell’Europa”: il discorso di Giovanni Paolo II alla Fondazione Robert Schuman per la Cooperazione dei Democratici cristiani d’Europa. 

Per questa ragione - sottolinea sempre in prima - appare logico che il futuro trattato costituzionale europeo, che mira a realizzare “l’unità nella diversità”, debba fare esplicito riferimento alle radici cristiane del Continente.

 

Nelle vaticane, nel Messaggio in occasione della seduta pubblica delle Pontificie Accademie, il Papa ha ricordato che i martiri rappresentano una testimonianza concreta inserita nella storia, e che la Croce è un eloquente simbolo che riassume ed esprime i valori cristiani.

L’omelia del cardinale Angelo Sodano, segretario di Stato, in occasione della concelebrazione eucaristica in ringraziamento per i doni concessi al Servo di Dio, cardinale Rafael Merry del Val.

 

Nelle estere, in Iraq precipita un elicottero Usa, sei morti. Altri agguati insanguinano la città di Mosul.

Medio Oriente: ragazzo palestinese ucciso da un colpo di carro armato israeliano.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Pistoia su un saggio dedicato alla pedagogia di Romano Guardini.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano gli attestati di solidarietà al presidente Casini dopo gli attacchi ingiustificati da parte della Lega.

 

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

7 novembre 2003

 

 

IL RWANDA RIAPRE LE SUE FERITE: DA IERI SOTTO PROCESSO

QUATTRO EX MINISTRI, ACCUSATI DI GENOCIDIO.

A GIUDICARLI, IL TRIBUNALE PENALE INTERNAZIONALE PER IL RWANDA

 

 

Si è aperto ieri a Arusha in Tanzania un importante processo del Tribunale penale internazionale per il Rwanda, istituito dall’Onu: imputati quattro ex ministri rwandesi del governo di transizione che guidò nel ’94 il Paese, all’indomani dell’abbattimento dell’aereo con a bordo il presidente Habyarimana. I quattro sono accusati di aver avuto un ruolo ‘chiave’ nel genocidio che si è consumato quell’anno nel loro Paese, perpetrato dai gruppi estremisti Hutu e Tutsi ai danni della popolazione civile e che causò almeno 500 mila morti e due milioni di profughi, e le cui ferite non sono ancora del tutto sanate. Il servizio di Roberta Gisotti:

 

**********

Ad uscire vittoriosi nel ’94 da quella sanguinosa prova di forza sono stati i Tutsi del Fronte patriottico rwandese (Fpr) e gli Hutu moderati, e ruolo decisivo ha giocato l’attuale presidente Paul Kagame, che guida il Paese dal 2000 e che nell’agosto scorso ha vinto le prime elezioni libere dal ’94, un voto quasi plebiscitario del 95 per cento, che è stato da alcuni osservatori contestato per presunti brogli e che ha posto in evidenza l’assenza di un’opposizione valida al potere – qualcuno parla di strapotere - dell’Fpr - che ha conquistato sempre maggiore spazio nella vita politica ed economica .

 

Per uno sguardo d’insieme sulla situazione del Rwanda, abbiamo al nostro microfono l’arcivescovo Salvatore Pennacchio, che solo da qualche giorno ha lasciato questo Paese, dove per 5 anni, è stato nunzio apostolico.

 

R. – Quando sono arrivato in Rwanda, usando questa immagine, ho trovato sia nella Chiesa, sia nello Stato, nella società civile come una vita ‘in cantiere’. Per un’opera di ricostruzione, sia a livello civile, morale ma anche di opere in tutto il Paese. La Chiesa il suo contributo l’ha iniziato subito nel ’98, quando ha lanciato i Sinodi diocesani sulla questione etnica. Questo tema di riflessione è stato continuato poi nelle celebrazioni dei Giubilei, perché proprio nel 2001 in Rwanda si celebrava il primo centenario dell’evangelizzazione del Paese. E poi anche per portare il tema della riconciliazione nei ?gacaca‘, cioè nei processi che vengono svolti nelle comunità locali rwandesi per confrontarsi su quello che era successo, per trovare un senso di perdono ma nello stesso tempo senza contrastare il cammino della Giustizia ordinaria.

 

D. – E di fatto, la Giustizia ordinaria ha fatto il suo cammino: processi sul genocidio ce ne sono già stati anche a livello statale e internazionale. Ma come vive il popolo rwandese questi giudizi che riaprono comunque ferite dolorose?

 

R. – Certamente, quante famiglie sono rimaste gravemente colpite da questi drammi. E’ quindi un cammino da percorrere nella Giustizia ordinaria, ma nello stesso tempo fondare anche un’atmosfera di riconciliazione del popolo. A livello governativo ma anche a livello della Chiesa sono state create delle Commissioni per l’unità e la riconciliazione.

 

D. – Eccellenza, ma a che punto siamo nel processo di democratizzazione? Ci sono forse ancora timori che il Paese possa ripiombare nella violenza civile?

 

R. – Con le ultime elezioni è iniziato un cammino nuovo. Il cammino della transizione è durato nove anni, quello che poi era uscito dagli Accordi di Arusha, ha avuto uno sbocco naturale nelle elezioni presidenziali e nelle elezioni legislative. E’ iniziato un nuovo periodo. Certo, bisogna affidarsi molto al governo, saggio, per stabilire il modo che tutti possano partecipare alla vita sociale e politica, e soprattutto risolvere quelle gravi piaghe sociali della povertà e anche altri gravi malanni, come l’Aids – più del 15 per cento della popolazione è colpita da questa grave malattia – e tante altre piaghe. C’è un ottimismo nella Chiesa e anche nei governanti: quella di guardare avanti con speranza e di riconciliare un popolo che ha sofferto gravi ferite.

**********

 

 

TAVOLA ROTONDA, IERI, ALLA RADIO VATICANA

SULLE RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA

- Intervista con il cardinale Josip Bozanić e il giurista Giuseppe Dalla Torre -

 

 

Una tavola rotonda, incentrata sulla necessità di inserire il riferimento alle radici cristiane nella Costituzione europea, si è svolta ieri presso la Sala Marconi della nostra emittente. Tra i relatori, il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, che ha sottolineato la necessità per i cristiani di non accettare un’Europa fondata solo sui valori economici e privata del suo patrimonio cristiano. Il servizio di Massimiliano Menichetti.

 

**********

Il neo cardinale croato Bozanić ha ricordato l’esperienza dell'Oriente europeo in cui la assenza di identità culturale e l'incertezza ha consentito l’affermazione di pensieri forti che hanno negato i diritti, i totalitarismi ...

 

“I Paesi dell’Europa orientale sotto il regime comunista hanno sperimentato il tentativo di voler dimenticare la storia. Si è arrivati ad una situazione di vuoto. Quando si dimentica la storia, la cultura, l’uomo perde le proprie radici e non ha più prospettive per il futuro”.

 

Leggere i riferimenti cristiani non come sterile nostalgia del passato ma come basi dinamiche per il futuro, anche attraverso il contributo di scuole ed università, è l’impegno promosso da mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma e coordinatore del comitato europeo dei cappellani universitari.

 

E proprio il mondo accademico conferma l’impegno a  “mantenere viva la tradizione cristiana” come spiega il rettore della Lumsa, Giuseppe Dalla Torre, che ha sottolineato come il concetto stesso di “diritto umano” affondi le proprie origini nel cristianesimo ...

 

“Concetti come quelli di eguaglianza tra le persone, di libertà e di dignità, non sarebbero pensabili al di fuori di quel lungo processo che si è verificato nel nostro Occidente a partire dalla predicazione del Vangelo, del superamento della distinzione tra uomo e donna, tra schiavo e libero, tra giudeo e pagano, che ha costituito il fermento importante della nostra civiltà e della nostra cultura”.

 

In piena sintonia con Dalla Torre si sono detti i rappresentanti di Tor Vergata, Giampiero Milano della Sapienza; Lucetta Scaraffia e Giampiero Gamaleri di Roma Tre.

**********

 

 

I RAPPORTI TRA UE E CEFTA DISCUSSI OGGI IN SLOVENIA

- Intervista con Federico Eichberg -

 

Si tiene oggi in Slovenia la riunione dei capi di governo degli otto Stati aderenti al Cefta, l’accordo di libero scambio fra i Paesi dell’Europa balcanica e centro-orientale, sul futuro della cooperazione economica dopo il prossimo ingresso, nel maggio del 2004, di cinque di loro nell’Unione Europea. Sulla prossima identità dell’intesa, Giancarlo La Vella ha interpellato Federico Eichberg, esperto della regione:

 

**********

R. - Questa organizzazione ha svolto un ruolo molto importante durante il periodo della “maturazione” dei due blocchi economici in Europa, rappresentando una sorta di zona cuscinetto. Ad oggi il Cefta è un esercizio che, al suo interno, già raccoglie delle microaree di libero scambio. Successivamente, all’ingresso dei dieci Paesi nell’Unione Europea nel maggio 2004, il Cefta perderà una sua identità. La potrà ritrovare nel momento in cui saprà includere quei Paesi balcanici che resteranno esclusi dal processo di adesione della prima ondata, ovvero Serbia-Montenegro, Bosnia Erzegovina, Albania, Macedonia, favorendo l’integrazione tra essi. Questi Stati sono nella fase di ultimazione di una rete di accordi di libero scambio e dovranno trasformare questa rete in una vera e propria intesa fondante di un’area. E il Cefta potrebbe essere utile a questo scopo.

 

D. – Non c’è il rischio di creare una zona economica debole all’interno dell’Europa geografica?

 

R. – Questa zona resterà senz’altro, per almeno un decennio, una sorta di enclave nella fascia sud-est europea. Il restare emarginati da questa prima fase del processo di adesione europea rappresenta, sicuramente, un fattore critico per questi Paesi ma al contempo rappresenta un’opportunità. Non dimentichiamo che queste economie potranno essere destinatarie di investimenti che non saranno condizionati dalle normative sulla concorrenza. Inoltre potranno ottenere una ricaduta di denaro, senza incidere sulle regole del libero mercato, qualora vengano aiutati dai finanziamenti pubblici. Quindi, potranno essere sicuramente delle zone prossime geograficamente all’Unione Europea ma senza tutti quei vincoli che il patto di stabilità implica per i Paesi membri. Però, per poter essere una reale opportunità, dovranno accentuare l’integrazione tra di loro. In questo senso, il Cefta può rappresentare lo scenario ideale in cui, ad esempio, Serbia-Montenegro, Albania, Macedonia, Bosnia-Erzegovina e in qualche misura la Croazia, possano formare un’area di libero scambio che renda più appetibili per gli investitori gli insediamenti produttivi in loco.

**********

 

 

LA MADONNA LITTA, IL CAPOLAVORO ATTRIBUITO A LEONARDO DA VINCI,

PROVENIENTE DAL MUSEO DELL’ERMITAGE DI SAN PIETROBURGO,

DA OGGI IN MOSTRA AL QUIRINALE

 

 

Inaugurata oggi nella Sala delle Bandiere del Quirinale l’esposizione della “Madonna Litta”, il celebre dipinto di Leonardo Da Vinci, proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo. Tornato in Italia dopo oltre un secolo in occasione della visita ufficiale in Italia del presidente russo Vladimir Putin, il dipinto resterà esposto al pubblico con ingresso gratuito fino al 10 dicembre prossimo. Dopo Roma, la “Madonna Litta”' verrà esposta anche a Venezia, a Palazzo Ducale, fino al 15 gennaio 2004. Il servizio è di Maria Di Maggio.

 

*********

(musica)

 

Una Madonna ritratta a mezza figura china dolcemente il capo verso il Bambino stringendolo a sè. Il piccolo Gesù, allattando al petto della madre, a sua volta volge lo sguardo verso chi ammira il quadro. Un’immagine universale e assoluta, di straordinaria umanità e dolcezza, paradigma  del vincolo che lega ogni madre al proprio figlio. Questa la “Madonna Litta”, il celebre dipinto di Leonardo Da Vinci, oggi conservato nel Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, e  in questi giorni ospite a Roma. 

 

Un capolavoro dell’arte italiana estremamente popolare preso il popolo russo, tanto che una riproduzione della “Madonna Litta” è presente in molte abitazioni del luogo. A questo proposito ascoltiamo Antonio Paolucci, Soprintendente ai Musei di Firenze, al quale abbiamo chiesto il motivo di questa estrema popolarità del capolavoro di Leonardo in Russia?

 

R. - Perché questa Madonna è – secondo me – la più russa fra i quadri dell’Ermitage, anche se è italianissima, perché è nata a Milano. Ma nella dolcezza della Madonna, nell’affettuoso colloquio col suo bambino c’è proprio la calma, la forza, l’affettuosa malinconia del sentimento russo. Chi ha letto Tolskoj  o Turgeniev lo può capire. Possono quindi capire perché lo zar Alessandro II nel 1865 la volle comprare e la tenne sempre molto molto cara, come uno dei quadri più identitari per l’animo e per la psicologia russa.

 

D. – Cosa trasmette il quadro della “Madonna Litta” all’uomo di oggi?

 

R. – Trasmette questa cosa meravigliosa che è il rapporto esclusivo e totale che c’è fra la mamma e il bambino, al di là del significato religioso e quindi la Vergine Maria e Gesù Bambino. Dico sempre, quando guardate la Madonna Litta, guardate gli occhi del Bambino Gesù, guardate il suo orgoglio, come se dicesse: “Voi non avete una mamma così bella e così buona”. Un bambino che è un tutt’uno con la sua mamma. Questo ha saputo rappresentare Leonardo.

 

(musica)

**********

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

7 novembre 2003

 

 

TRA FEDELTA’ ALLA TRADIZIONE E APERTURA ALLE NUOVE FORME DI ESPRESSIONE,

I VESCOVI DEL VIETNAM TRACCIANO IN UNA LETTERA PASTORALE

IL PROGRAMMA PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DEL PAESE

 

HANOI. = Seguire l’esempio di Gesù che predicava dovunque, avere coraggio ed entusiasmo nell’annuncio, utilizzare i moderni mezzi di comunicazione le nuove tecnologie. Sono i requisiti necessari per rinnovare l’impegno di evangelizzazione della Chiesa vietnamita oggi, secondo quanto affermato dai vescovi locali in una lettera pastorale intitolata “La missione della Chiesa nel Vietnam oggi per proclamare la Buona Novella”. Il documento, diffuso al termine della recente assemblea annuale nel Santuario di Bai Dau, circa 1800 a Sud di Hanoi, offre indicazioni a sacerdoti, religiosi, seminaristi e laici. Ricorda le ricorrenze del 25.mo di Pontificato di Giovanni Paolo II e prepara al Congresso eucaristico internazionale che si terrà in Messico nell’ottobre 2004. Tra i punti messi in risalto dai presuli del Vietnam, spicca quello della fedeltà alla tradizione della Chiesa, insieme all’obbedienza agli insegnamenti proposti dal magistero attuale. La Chiesa asiatica, ricorda la lettera, ha ricevuto uno speciale compito di evangelizzazione nel terzo millennio come afferma l’esortazione post-sinodale Ecclesia in Asia. Evangelizzazione testimoniata anzitutto dal coraggio dei missionari, che hanno portato la fede nel Paese e ai quali i vescovi vietnamiti rivolgono la loro gratitudine. “Possa lo Spirito Santo - conclude il testo – garantire abbondanza di grazia e una nuova stagione di Pentecoste, sicché nel terzo millennio un grande raccolto di fede sia possibile in questo continente vasto e vitale e nella nostra amata madre patria del Vietnam”. (A.D.C.)

 

 

UCCISO A COLPI DI PUGNALE DA SCONOSCIUTI IL SACERDOTE HENRY LÒPEZ,

ASSASSINATO NELLA SUA CASA DI VILLAVICENCIO, IN COLOMBIA.

L’OMICIDIO E’ IL SECONDO IN DUE GIORNI

PERPETRATO CONTRO UN MEMBRO DEL CLERO DEL PAESE

 

VILLAVICENCIO (COLOMBIA). = Il corpo senza vita del sacerdote cattolico Henry Lòpez, 44 anni, è stato  rinvenuto ieri mattina da una donna che svolgeva lavori domestici nella parrocchia del quartiere El Remanso a Villavicencio, capitale del Dipartimento di Meta, nella Colombia centrale. Il religioso, che lavorava nella località colombiana da soli otto mesi, è stato prima legato ad una sedia e poi ucciso a colpi di pugnale da sconosciuti. Il brutale episodio è il secondo caso di omicidio in due giorni contro sacerdoti cattolici, nel Paese sudamericano. Mercoledì scorso, padre Saulo Careno e la sua segretaria, Marita Linares, erano stati freddati a colpi di arma da fuoco di nei pressi dell’ospedale di Sarare, da due killer che si erano affiancati all’auto del religioso. La polizia non ha ancora fatto luce sui responsabili dell’accaduto. L'opinione pubblica internazionale si sta rendendo conto della gravità della tragedia colombiana. Anche in Italia cresce la solidarietà con quella parte di società bersaglio e vittima preferita della guerra civile. (M.A.)

 

 

L’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE MEDECINS DU MONDE

E IL CENTRO ISRAELIANO MEDICI PER I DIRITTI UMANI  DENUNCIANO:

I CIVILI PALESTINESI DISCRIMINATI NELL’ACCESSO AI SERVIZI SANITARI

DALL’ECCESSO DI RESTRIZIONI IMPOSTE DALL’ESERCITO EBRAICO

 

GERUSALEMME. = Difficoltà di accesso alle strutture mediche da parte della popolazione, restrizione imposte al personale sanitario nella cura dei pazienti e mancata protezione dei servizi medici (personale, ambulanze, strutture ospedaliere). Sono le tre principali violazioni subite quotidianamente dai palestinesi che vivono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Lo ha denunciato ieri a Gerusalemme Medecins du monde, un’organizzazione internazionale con sede in Francia, presente dal 1995 nei Territori palestinesi, i cui operatori vivono quotidianamente sul terreno le restrizioni imposte dall’esercito di Israele alla popolazione palestinese, con posti di blocco e ogni genere di limitazioni della libertà di movimento. La documentata denuncia dell’organismo francese è suffragata dal centro israeliano “Medici per i diritti umani”, che offre assistenza sanitaria gratuita ai palestinesi delle zone occupate da Israele. Il quadro di questa indagine - che copre il periodo da gennaio a giugno 2003 - evidenzia una serie di violazioni compiute dalle truppe ebraiche. In particolare, Medecins du monde cita i casi di palestinesi feriti o di donne in prossimità del parto che vengono trattenuti ai check-point in attesa delle autorizzazioni per superare gli sbarramenti. Gli effetti di tali abusi, denuncia l’organismo francese,  sono “disastrosi” e contribuiscono ad aggravare il ciclo di violenza e di odio” in Medio Oriente. (A.D.C.)

 

 

SONO SOPRATTUTTO BAMBINE E RAGAZZE A PATIRE

LA MANCANZA DI SCOLARIZZAZIONE, SUL TOTALE DI 104 MILIONI DI MINORI

SENZA ISTRUZIONE AL MONDO.

LO AFFERMA UN RAPPORTO DELL’UNESCO, CHE INDIVIDUA I PICCHI DEL FENOMENO

NEI PAESI POVERI DELL’AFRICA SUBSAHARIANA E IN ALCUNI STATI DELL’ASIA

 

PARIGI. = Tra i Paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’Asia, sono riscontrabili molto spesso “forti discriminazioni” nei confronti delle bambine e delle ragazze per ciò che riguarda il loro accesso a scuola. A segnalarlo è un rapporto dell’Unesco, che evidenzia come i problemi maggiori in materia di educazione si trovino soprattutto nelle nazioni dell'Africa sub-sahariana, anche se la situazione non è soddisfacente nemmeno in India, Pakistan e Cina. “L'eguaglianza resta una prospettiva remota in 54 Paesi”, si legge nel rapporto dell’organismo Onu, che fa il punto su un ambizioso progetto di “Istruzione per tutti” lanciato nel 2000. “La parità tra i sessi in materia di educazione – commenta il giapponese Koichiro Matsuura, direttore generale dell'Unesco - è una priorità perché l'ineguaglianza davanti all'educazione costituisce un grave attentato ai diritti fondamentali dell'uomo, ma anche un ostacolo importante allo sviluppo economico e sociale”. Qualche cifra per meglio comprendere il fenomeno: l’Unesco stima che sul pianeta siano attualmente 104 milioni i minori privi della benché minima scolarizzazione e che nel 57% dei casi si tratti di bambine. Nella classifica degli Stati che danno meno importanza all'educazione femminile svettano ex-aequo Ciad e Yemen, dove l'indice di parità è  di 0,63 (frequentano cioè le classi 63 bambine per ogni cento bambini), seguiti da Guinea-Bissau (0,67), Benin e Niger (0,68), Etiopia (0,69). Non molto lusinghiere nemmeno le posizioni di Pakistan (0,74) e India (0,83), mentre in Cina esiste la parità a livello delle elementari, ma poi l'indice crolla nelle medie (0,76). Tra le cause, l’Unesco individua soprattutto lo sfruttamento del lavoro minorile da parte delle famiglie, seguito dal costo degli studi, dal matrimonio precoce, dall'Aids e dalla guerra. (A.D.C.)

 

 

VENTIMILA DELEGATI PARTECIPANO A BELO HORIZONTE, IN BRASILE,

AL PRIMO FORUM SOCIALE BRASILIANO,

DEDICATO AI TEMI DEI DIRITTI UMANI E DELLA DEMOCRAZIA NEL PAESE,

IN VISTA DEL FORUM MONDIALE DEL 2004 A MUMBAI

 

BELO HORIZONTE. = Sensibilizzare l’opinione pubblica brasiliana sul tema dei diritti umani e la loro articolazione con lo sviluppo e la democrazia in Brasile. A Belo Horizonte, città dello Stato di Minas Gerais, è in corso da ieri, e fino a domenica, il primo Forum sociale brasiliano (Fsb), che vede la partecipazione di 1.500 organismi, rappresentati da circa 20 mila delegati. Convocato dalle organizzazioni della società civile riunite nel “Consiglio brasiliano”, il Fsb segue il memorandum di intenti del Forum Sociale Mondiale, che il prossimo anno terrà la sua quarta edizione a Mumbai (già Bombay), in India. Il Forum – riferisce l’agenzia Adital - è stato inaugurato con una marcia che ha attraversato le strade principali di Belo Horizonte al grido di “Un altro mondo è possibile, un altro Brasile è necessario”. Ad aprire i lavori sono stati il presidente del Partito dei lavoratori brasiliano, José Genoino, e Olivio Dutra, titolare del dicastero delle Città. Il ciclo delle conferenze è stato aperto da due interventi: “Alca (Area di libero commercio delle Americhe), Wto e dipendenza esterna” e “Globalizzazione armata e militarizzazione in America Latina”. (A.D.C.)

 

 

UNA MOSTRA DEDICATA A PAOLO VI, INAUGURATA IERI A MILANO

DAL CARDINALE TETTAMANZI E DAL SINDACO DEL CAPOLUOGO LOMBARDO, ALBERTINI. L’INIZIATIVA PROPONE DOCUMENTI E OGGETTI APPARTENUTI A PAPA MONTINI, NEL PERIODO DEL SUO MINISTERO AMBROSIANO E DEL PONTIFICATO

- A cura di Fabio Brenna -

 

**********

MILANO. = L’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha inaugurato ieri sera, con il sindaco Gabriele Albertini, la Mostra “Montini – Paolo VI: cultura, arte, annuncio”, primo momento delle iniziative pensate per ricordare il XXV anniversario della morte e il 40.mo dell’elezione al pontificato di Paolo VI. Una mostra, quella ospitata fino al 7 dicembre prossimo a Palazzo Reale, che ripercorre la vita, l’esperienza dal 1954 al 1963 come arcivescovo nel capoluogo lombardo e quindi gli anni del pontificato, attraverso documenti anche inediti, immagini ed oggetti appartenuti a Giovanni Battista Montini. Una sezione, poi, dedicata all’interesse che il futuro Papa mostrò per l’arte e il coinvolgimento degli artisti nelle molte iniziative a partire dalla missione di Milano del 1957. Il cardinale Tettamanzi ha definito la mostra una iniziativa coraggiosa, perché Montini – uomo, arcivescovo e pontefice – “non è un personaggio – ha detto – un soggetto immediatamente popolare che talvolta può risultare addirittura scomodo. Ma la mostra – ha aggiunto – ci aiuta a capirne l’anelito di incontrare i lontani e mette in risalto da un lato le qualità tipiche del fare e dall’altro quelle tipiche del credere e dell’amare”. Il sindaco Albertini, dopo aver ricordato di essere stato cresimato proprio dall’arcivescovo Montini, ha detto di conservare un ricordo intenso della personalità generosa, tormentata, di raffinata intelligenza di Paolo VI. A Milano, il 14 novembre prossimo, una giornata di studio sarà ospitata dall’Università cattolica; in serata un concerto in memoria di Paolo VI nella Basilica milanese di Sant’Ambrogio con Uto Ughi ed infine, alle 16, la celebrazione di suffragio nel duomo di Milano con l’arcivescovo, cardinale Tettamanzi.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

7 novembre 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi -

 

Nuova offensiva della resistenza irachena contro le truppe americane, a pochi giorni dall’attentato di Falluja. Ancora una volta, un missile ha abbattuto un elicottero: questa volta vicino a Tikrit, città natale di Saddam Hussein. Sei le vittime accertate, alle quali va aggiunto un soldato statunitense ucciso stamattina a Mosul, nel nord del Paese, nell’attacco ad un convoglio militare con razzi ed armi automatiche. Con gli attentati di oggi, il numero di vittime americane dal 20 marzo sale a 385: le perdite sono dunque maggiori che nella prima guerra del Golfo, quando furono 382. Un bilancio durissimo per la Casa Bianca, che ieri ha spiegato al Paese le ragioni della guerra: “l’occupazione dell’Iraq”, ha detto Bush, “ha l’obiettivo di portare la democrazia in tutto il Medio Oriente”:

 

**********

Di fronte alle difficoltà incontrate adesso sul terreno, il capo della Casa Bianca ha detto che l’assenza di libertà dall’Iran alla Corea del Nord favorisce il terrorismo e l’instabilità. Quindi ha annunciato una nuova politica per lanciare una rivoluzione democratica globale, a partire dal Medio Oriente, nella speranza che questo spinga l’opinione pubblica americana ad accettare i sacrifici in Iraq. Il Pentagono ha annunciato di avere attivato 85 mila militari destinati ad andare in Iraq nei prossimi mesi per la rotazione delle truppe, che però l’anno prossimo dovrebbero scendere a circa 100 mila. Ma per realizzare questo piano sono necessari una diminuzione delle violenze ed un maggiore impiego delle forze locali. I media degli Stati Uniti, intanto, hanno rivelato che prima della guerra Baghdad aveva usato un canale non ufficiale per fare un’offerta finalizzata ad evitare il conflitto, consentendo agli americani di controllare direttamente l’eliminazione delle armi di distruzione di massa. Ma Washington aveva rifiutato, perché non riteneva affidabile la proposta.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

**********

 

Il discorso di Bush ha provocato in Medio Oriente reazioni critiche da entrambe le parti. La stampa israeliana parlava, questa mattina, di “umiliazione” ricevuta, mentre i vertici palestinesi – compreso il presidente Arafat – hanno invitato gli Stati Uniti ad agire concretamente, preparando il terreno per elezioni libere nei Territori. Il tutto mentre, dal terreno, continuano a giungere notizie di violenze: a Gaza sono morti, nelle ultime ore, almeno 4 palestinesi, fra cui un ragazzo di 11 anni.

 

Sembrano esserci spiragli di dialogo in Sri Lanka tra il capo dello Stato, Kumaratunga, ed il premier Wikremasinge. Dopo la sospensione del Parlamento ed il licenziamento di tre ministri, la presidente ha revocato ieri lo stato d’emergenza decretato nei giorni scorsi. Tuttavia ha diramato un’ordinanza in cui dà maggiori poteri alle forze armate. Il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

**********

Sembra che la signora Kumaratunga, sotto la pressione della pubblicità negativa del suo golpe costituzionale, stia facendo marcia indietro. Intanto, questa mattina il premier Wickremasinge è ritornato dal suo viaggio a Washington, dove ha ricevuto il pieno appoggio del presidente Bush per il proseguimento del dialogo con i ribelli tamil. Parlando con i giornalisti, ha chiesto alla presidente di reinsediare i tre ministri “silurati” martedì scorso e di riaprire il Parlamento che la Kumaratunga aveva sospeso, utilizzando i suoi poteri speciali. Wickremasinge ha detto che il processo di pace con le Tigri tamil è a rischio e che la sua priorità, al momento, è di riprendere le attività dell’assemblea legislativa, dove il suo partito mantiene la maggioranza. Si vedrà a questo punto quali saranno le prossime mosse in questo duello politico che ha suscitato molta apprensione da parte della comunità internazionale e da cui sono arrivati pressanti appelli a non far precipitare la crisi politica e soprattutto a non pregiudicare il processo di pace con le Tigri tamil.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********

 

“Non condividiamo il punto di vista del premier italiano Berlusconi, né sull'affare Yukos né sulla situazione in Cecenia”. Lo ha detto oggi il portavoce della Commissione europea, Reijo Kemppinen, all’indomani del vertice tra Unione Europea e Russia, svoltosi ieri a Roma. Nella conferenza stampa – a cui hanno partecipato anche il presidente della Commissione, Prodi, ed il responsabile per la politica estera dell’Unione, Solana – Putin si è difeso dalle accuse della stampa sul caso Yukos e sulla Cecenia ed - anche in questa occasione - è stato affiancato dal premier italiano e presidente di turno dell’Ue, Berlusconi. Il servizio di Giada Aquilino:

 

**********

Era nelle previsioni della vigilia: a vertice avvenuto, al bilancio più che positivo dei nuovi accordi economici e commerciali tra Unione Europea e Russia fanno da contraltare le ormai radicate divisioni tra Bruxelles e Mosca sulla questione cecena. Tutto è stato chiaro quando alla conferenza stampa finale del summit, ieri pomeriggio, i giornalisti hanno chiesto chiarimenti al presidente Putin sulla crisi nella Repubblica caucasica e sullo scandalo Yukos, fatti interni della Russia che inevitabilmente coinvolgono la comunità internazionale:

 

(parole in russo di Putin …)

 

Per la Cecenia, Putin ha assicurato di lavorare ad un accordo che conceda ampi poteri di autonomia alla Repubblica, lasciando intendere quindi che la linea dura del Cremlino verso gli indipendentisti non cambia. Di fronte all’incalzare dei giornalisti, a difendere l’alleato russo è stato Berlusconi: “In Italia come all’estero ci sono realtà che vengono distorte dalla stampa. Io - ha aggiunto - ho l’85 per cento dei giornali contro”. A rispondere - lontano dai microfoni - è stato Prodi: “Mi auguro - ha detto - che Berlusconi sia informato sulla situazione russa meglio di quanto lo è sulla situazione della stampa in Italia”, aggiungendo che i Paesi dell’Ue sulla Cecenia rimangono “preoccupati”. Infine per quanto riguarda lo scandalo Yukos, Putin ha liquidato la questione assicurando che le azioni intraprese dalle autorità russe rispecchiano il “desiderio di portare ordine” nel Paese. Su un punto, però, Prodi, Berlusconi e Solana sono stati d’accordo, a proposito dell’Organizzazione mondiale del commercio. Ecco Prodi:

 

“Abbiamo ribadito la volontà di lavorare insieme affinché la Russia entri nel Wto entro il 2004”.

**********

 

Il Burundi stringe i tempi della pacificazione. Il presidente Ndayizeye ha confermato l’entrata dei ribelli nel prossimo governo: alle Forze per la Difesa della Democrazia spetteranno 4 ministeri di peso, ancora da specificare, e posizioni di comando nell’esercito. Quanto alle elezioni, si terranno “in tempi ragionevoli”. L’unica incognita sul processo di pace è la posizione del Fronte di Liberazione nazionale: il gruppo di guerriglieri – minoritario nei numeri, ma ben radicato sul territorio – che non ha firmato l’intesa.

 

La Mauritania elegge oggi il presidente, in un clima di grande tensione. Arrestato e poi scarcerato l’ex golpista Mohamed Haidalla, principale candidato dell’opposizione, già alla guida del Paese per 4 anni.

 

Il Polisario, movimento che combatte per l’indipendenza del Sahara occidentale, ha liberato oggi 300 prigionieri marocchini. La decisione è stata presa in occasione del Ramadan, su richiesta del leader libico Gheddafi.

 

Rinviati di due settimane i risultati ufficiali delle elezioni in Georgia. In testa i nazionalisti, finora all’opposizione, seguiti a breve distanza dalla coalizione che appoggia il presidente Shevardnadze.

 

L’Onu conferma le sanzioni alla Liberia. La situazione è migliorata dopo l’esilio di Taylor, sostiene il Consiglio di sicurezza, ma persiste il traffico di armi e diamanti.

 

 

=======ooo=======