RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 309 - Testo della Trasmissione di mercoledì 5 novembre 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Dio interviene nella storia condannando l’ingiustizia: così il Papa all’udienza generale di oggi

 

La festa ieri in Aula Paolo VI per l’onomastico del Papa

 

Le beatificazioni di domenica: oggi parliamo di Bonifacia Rodríguez Castro

 

Intervento del cardinale Raffaele Martino all’Unesco

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il presidente Putin in visita in Italia incontra Ciampi. Oggi alle 18,00 l’incontro con Giovanni Paolo II in Vaticano

 

La crisi nello Sri Lanka: presidente contro premier: decretato lo stato di emergenza. Intervista a Sergio Trippodo

 

I vescovi dell’Africa centrale chiedono giustizia: il continente è ricco di petrolio ma le sue popolazioni sono tra le più povere del mondo. Intervista al prof. Giampaolo Calchi Novati

 

Una mostra a Roma sui Santi Patroni del Lazio.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Assassinati in Colombia da sconosciuti, un sacerdote e la sua segretaria

 

La Caritas italiana ha destinato 26 mila euro per far fronte all’emergenza umanitaria della Liberia

 

Liberati 120 bambini soldato nel nord dell’Uganda, durante operazioni internazionali contro l’Esercito di liberazione del Signore

 

Durante il mese del Ramadan, la Chiesa cattolica melkita in Giordania distribuirà, dopo il tramonto, 2 mila pasti ai musulmani poveri

 

In Iraq, triplicati in dieci anni i casi di decesso di donne in gravidanza o durante il parto.

 

24 ORE NEL MONDO:

Prevista in Iraq la formazione di una nuova forza irachena che opererà insieme alle truppe della coalizione per garantire la sicurezza del Paese arabo

 

Nelle elezioni politiche in Georgia si profila una netta vittoria dell’opposizione guidata da Mikhail Saakachvili

 

In Italia si insegue la pista anarco-insurrezionalista per i pacchi bomba recapitati ieri a Roma e Viterbo

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

5 novembre 2003

 

DIO INTERVIENE NELLA STORIA CONDANNANDO L’INGIUSTIZIA: COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA GENERALE DI STAMANE IN UNA PIAZZA SAN PIETRO ASSOLATA

E AFFOLLATA DI PELLEGRINI. AL TERMINE DELL’INCONTRO IL LUNGO APPLAUSO

DEI FEDELI E’ RISUONATO PER L’INTERA VIA DELLA CONCILIAZIONE,

 UN GRAZIE A GIOVANNI PAOLO II PER LA SUA TESTIMONIANZA

DI SOFFERENZA NELLA FEDE

- Servizio di Roberta Gisotti -

 

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Non si è risparmiato anche quest’oggi il Papa, che con voce sofferta ha letto la sua catechesi sul sagrato della basilica di San Pietro - vista la splendida mattinata di sole novembrino - davanti alle migliaia di fedeli di ogni parte del mondo, che hanno affollato la Piazza, venuti come ogni mercoledì per ascoltare la sua parola, sempre d’incoraggiamento, e partecipare il loro grande affetto.

 

“Come incenso salga a te la mia preghiera, le mie mani alzate come sacrificio della sera”. E’ il Salmo che apre i Vespri domenicali della prima settimana e che “riflette - ha spiegato Giovanni Paolo II - lo spirito della teologia profetica che unisce intimamente il culto alla vita, la preghiera all’esistenza”.

 

“La stessa orazione fatta con cuore puro e sincero diventa un sacrificio offerto a Dio”.

 

Il salmista supplica poi  Dio “perché impedisca che le sue labbra e i sentimenti del suo cuore siano attratti e irretiti dal male e lo inducano a compiere ‘azioni inique’” “Parole e opera sono infatti l’espressione della scelta morale della persona. È facile che il male eserciti tanta attrazione da spingere anche il fedele a gustare «i cibi deliziosi» che i peccatori possono offrire.”

 

“Il Salmo acquista quasi il sapore di un esame di coscienza, cui segue l’impegno di scegliere sempre le vie di Dio”.

 

Non solo “il rifiuto di ogni complicità con l’empio”, ma “una condanna sdegnata”: con espressioni veementi il salmista si dissocia dal malvagio, dichiara la sua “ostilità al male” sceglie il bene nella “certezza che Dio interviene nella storia col suo giudizio di severa condanna dell’ingiustizia”.

 

“E’ un canto di fede, di gratitudine e di gioia”.

 

 “Pregate per me”: ha detto, ancora una volta, Giovanni Paolo II rivolto a tutti i pellegrini nei saluti finali

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GRANDE FESTA IERI IN AULA PAOLO VI PER L’ONOMASTICO DEL PAPA

 

 

“Beata semente”. E’ il titolo della manifestazione svoltasi ieri, memoria liturgica di San Carlo Borromeo, nell’Aula Paolo VI in Vaticano in occasione dell’onomastico del Papa e del 25.mo di Pontificato. L’evento, promosso dalla “Fondazione Giovanni Paolo II”, è stato caratterizzato dalla lettura di poesie del Santo Padre, con brani del Trittico Romano, e di passi evangelici. Il servizio di Salvatore Sabatino:

 

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(musica)

 

Un caldo abbraccio fatto di musica e poesia.  Una grande festa in onore di Giovanni Paolo II, in un’Aula Paolo VI gremita da tanti pellegrini accorsi con gioia  dalla Polonia per manifestare il proprio affetto al Papa, nella  memoria liturgica di San Carlo Borromeo e in occasione del XXV anno di Pontificato. Al centro dell’evento, la lettura di poesie del Santo Padre, con brani dal Trittico Romano, e di passi evangelici. “A Emilia, madre mia”, passando per “Alla speranza che va oltre la fine”, per giungere poi al “Magnificat”:

 

“Esalta, anima mia, la gloria del Signore. Padre d’immensa poesia – così buono. Egli ha cinto la mia giovinezza di un ritmo stupendo, ha forgiato il mio canto sopra un incudine di quercia”.

 

(musica)

 

Ma anche la musica. La grande musica, con la straordinaria voce di Edyta Geppert, vera star del panorama musicale polacco ...

 

(musica)

 

E poi Halina Frackowiak, che ha incantato la platea con un’interpretazione davvero toccante di brani tra i più importanti della sua carriera:

 

(musica)

 

Il Santo Padre non è voluto mancare a quest’evento, portando il suo saluto di gioia e riconoscenza. Un ringraziamento particolare è giunto alla Fondazione Giovanni Paolo II, che ha organizzato la serata:

 

(Parole in polacco ...)

“Sono grato perché essa è divenuta l’occasione per incontrare il numeroso stuolo dei miei connazionali  - ha detto il Pontefice - abitanti a Roma e giunti da varie parti del mondo. Da tanto tempo ormai non si è più avuto un incontro di questo genere”.

 

         Ad accoglierlo tanta gioia, che ha  preso la forma di una vera grande festa:

 

(applausi)

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto l’arcivescovo Alberto Bottari de Castello, nunzio apostolico in Gambia, Guinea, Liberia e Sierra Leone.

 

Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Cap-Haïtien (Haiti), presentata per raggiunti limiti di età dall’arcivescovo François Gayot, della Compagnia dei Monfortani. Al suo posto Giovanni Paolo II ha nominato arcivescovo della medesima diocesi mons. Hubert Constant, dei Missionari Oblati di Maria Immacolata, finora vescovo di Fort-Liberté. Il neo-presule, 72 anni, è originario della diocesi di Les Cayes. Ordinato sacerdote il 15 settembre 1958 è stato superiore provinciale dei Padri Oblati di Maria Immaco-lata in Haiti (1981-1987). Dal 1999 è presidente della Conferenza episcopale di Haiti.

 

Il Santo Padre ha nominato vescovo prelato di Pompei e delegato pontificio per il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei il sacerdote Carlo Liberati, del clero della diocesi di Fabriano-Matelica, finora delegato dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.

 

Il Pontefice ha nominato vescovo coadiutore di Luziânia, in Brasile, il reverendo padre Afonso Fioreze, dei Padri Passionisti, finora parroco in Itaboraí, nell’arcidiocesi di Niterói.

 

Il Papa ha nominato sottosegretario della Congregazione per il Clero il sacerdote Giovanni Carrù, dell'arcidiocesi di Torino, parroco del Duomo di Chieri.

 

 

AMO’ EROICAMENTE LE FIGLIE SPIRITUALI CHE LA RIFIUTARONO,

BONIFACIA RODRIGUEZ CASTRO: IL PAPA LA PROCLAMA BEATA DOMENICA PROSSIMA

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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Nacque a Salamanca (Spagna) nel 1837 da famiglia di artigiani. Sperimentò già da ragazza, per la morte del padre, le dure condizioni di lavoro delle donne operaie di quell’epoca: orari estenuanti e salari minimi. Una volta sistemati i suoi cinque fratelli e sorelle – lei era la più grande – poté coronare il sogno della sua vita: dedicarsi alla preghiera e alle opere di carità. Decisivo fu l’incontro con il padre gesuita Francisco Javier Butinyà y Hospital che la indirizzò alla vita religiosa assieme ad alcune compagne che si erano unite a lei nella pietà. Nasce così la Congregazione delle Figlie di San Giuseppe che aprono dei lavoratori artigianali per ragazze e donne in necessità. Tutto procede fino a quanto per l’invidia di alcuni ecclesiastici Bonifacia viene destituita da superiora e lascia Salamanca per riparare a Zamora, dove pure fonda una nuova casa, ma sempre con cuore alle sue prime figlie che tuttavia la emarginano completamente. Vengono riconosciute dalla Santa Sede le Figlie di San Giuseppe di Salamanca ma non quelle di Zamora e questa fu la più dura umiliazione per Bonifacia. Venerata come una santa, muore a Zamora l’8 agosto del 1905 lasciando come eredità un cammino di spiritualità basato sulla santificazione del lavoro unito alla preghiera, nella semplicità della vita quotidiana. Dopo la sua morte, le case di Salamanca e di Zamora si unificarono. Suor Vittoria Lopez ci ha così tratteggiato il carisma della sua Fondatrice:

 

“Credo che suor Bonifacia sia una donna che ha vissuto il Vangelo profondamente: direi che l’umiltà e, soprattutto, la carità fraterna, è quello che più caratterizza questa nuova Beata. Bonifacia Rodriguez ha avuto una vita molto difficile perché è stata perseguitata dalla sua stessa comunità, dalla comunità fondata da lei a Salamanca, e lei ha avuto una sola risposta per le suore che l’hanno fatta tanto soffrire: il perdono, l’amore fraterno fino alla fine ed un atteggiamento veramente fiducioso verso di loro, dimenticando tutto e facendo sempre il bene e tutto quello che poteva per le suore di Salamanca. Il principale messaggio di Bonifacia è quello di seguire le orme di Gesù, l’artigiano di Nazareth, che lavora durante la sua vita occulta insieme ai suoi genitori facendo della vita quotidiana veramente un sacramento ed un luogo d’incontro con Dio”.

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L’ATTUALITA’ DELLA PACEM IN TERRIS:

RICORDATA  DAL CARDINALE MARTINO NELL’INCONTRO IERI,

NELLA SEDE DELL’UNESCO A PARIGI,  A 40 ANNI DALLA PROMULGAZIONE

 

         “La strada della pace è l’unica che consente di costruire una società più giusta e solidale”: lo ha affermato il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, nel seminario, organizzato ieri a Parigi nella sede dell’Unesco, a 40 anni dalla promulgazione dell’Enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII. “E’ compito dei credenti e di ogni uomo di buona volontà – ha detto il cardinale Martino –adoperarsi perché il futuro dell’umanità sia ancorato alla causa e alla cultura della pace”, un obiettivo condiviso dall’Une-sco, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa di educazione, scienze e cultura.  Verità, giustizia, amore, libertà sono i pilastri indicati dalla Pacem in terris per costruire la  cultura della pace. Il cardinale Martino ne ha ricordato il valore di attualità, sottolineando che “la causa della pace non deve essere messa a repentaglio da ingiustificabili scontri tra culture, civiltà o tanto meno, religioni”.

 

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

 

La prima pagina si apre sottolineando che - all'udienza generale - nel caloroso abbraccio di migliaia di fedeli è vibrato il gioioso augurio della Chiesa a Giovanni Paolo II, all'indomani del suo onomastico.

Sempre in prima, la notizia dell'uccisione, in Colombia, di un sacerdote e di una collaboratrice della sua parrocchia.

 

Nelle vaticane, nel discorso alla “Fondazione Giovanni Paolo II” e a pellegrini di alcune diocesi polacche, il Santo Padre ha auspicato che la memoria degli eventi compiutisi nella Chiesa e nel mondo nell’ultimo quarto di secolo formi l’identità cristiana delle generazioni future.

Nel messaggio all'Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il Papa ha ribadito il “primato” della preghiera nel cammino verso la piena unità di tutti i cristiani.

Un articolo di Giampaolo Mattei sulle celebrazioni - che inizieranno il 9 gennaio 2004 - per ricordare Giorgio la Pira nel centenario della nascita.

 

Nelle estere, l'intervento del capo delegazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale dei Paesi donatori per l’Iraq, svoltasi a Madrid.

Riguardo sempre all’Iraq, in rilievo l’attacco compiuto contro il quartier generale Usa a Baghdad; gli Stati Uniti contrari al ritorno degli ispettori Onu per il disarmo.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno sul film di Ermanno Olmi dal titolo “Cantando dietro i paraventi”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la drammatica vicenda dei pacchi-bomba.

 

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

5 novembre 2003

 

IL PRESIDENTE RUSSO PUTIN IN ITALIA E IN VATICANO

 

 

Il presidente russo Vladimir Putin in visita in Italia ha incontrato oggi il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Questa sera alle 18,00 incontrerà Giovanni Paolo II in Vaticano. Il servizio di Giada Aquilino.

 

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L’Unione Europea è il più grande partner economico della Russia. L’Italia è il primo cliente per le esportazioni di Mosca nel settore degli idrocarburi. Non vengono celati i grandi interessi economici che fanno da sfondo a questa due giorni di Vladimir Putin a Roma. Per il vertice bilaterale con l’Italia, stamani il presidente russo è giunto poco dopo le 10.00 al Quirinale. Ad accoglierlo il capo di Stato italiano, Carlo Azeglio Ciampi. Insieme hanno inaugurato la mostra dedicata alla Madonna Litta, lo splendido quadro di Leonardo custodito all’Ermitage di San Pietroburgo. L’attenzione dei due capi di Stato si è spostata poi sui rapporti Roma-Mosca, ma anche sull’attualità internazionale, in particolare sulla crisi in Medio Oriente: l’aggravarsi della situazione in Terra Santa – hanno spiegato Ciampi e Putin – “impone di rafforzare il nostro impegno” in favore di israeliani e palestinesi. D’altra parte, ha aggiunto Ciampi, Italia e Russia nell’affrontare le grandi sfide del XXI secolo puntano a rafforzare gli “strumenti a disposizione della comunità internazionale per far fronte alle situazioni di crisi”:

 

“Italia e Russia hanno fiducia nelle Nazioni Unite. La loro collaborazione consentirà di potenziarne il ruolo. Le recenti decisione del Consiglio di Sicurezza concernenti l’Afghanistan e l’Iraq c’incoraggiano nel convincimento che, per perseguire la pace, dobbiamo procedere sull’azione della strada multilaterale”.

 

A proposito delle relazioni con Mosca, poi, l’auspicio di Ciampi è stato quello che la Russia “faccia ricorso più frequente all’euro nelle sue transazioni finanziarie”. Putin ha risposto rassicurando l’alleato italiano e ha ringraziato Roma per il processo di avvicinamento tra l’Unione Europea e la Russia:

 

PAROLE RUSSE

“Possiamo constatare il progressivo avanzamento dei nostri rapporti in molti campi, innanzitutto in quelli politico, economico, scientifico, culturale e umanitario”.

 

Lasciato il colle del Quirinale, Putin ha reso omaggio all'Altare della Patria, per poi trasferirsi a Villa Doria Pamphili e – nel pomeriggio – sarà a Palazzo Chigi, per incontri col premier Silvio Berlusconi, presidente di turno dell’Ue, e con i ministri del suo governo. Nel corso dei colloqui verranno firmati accordi commerciali e non, sullo sfondo di un’Europa che era dei Quindici e presto sarà del Venticinque, a maggio 2004: un allargamento ad Est seguito con particolare attenzione da Mosca, la quale sa bene che i rapporti con l’Occidente significano per la Russia grandi investimenti esteri, una quota maggiore nel mercato dell’energia e – non ultima – una linea meno dura della comunità internazionale sulle posizioni del Cremlino riguardo alla Cecenia. Alle 18.00, Putin sarà ricevuto in Vaticano dal Papa – dopo un primo incontro risalente al 5 giugno 2000 – e domani sarà la volta del vertice Ue-Russia a Villa Madama.

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LA CRISI NELLO SRI LANKA: DECRETATO LO STATO D’EMERGENZA

- Intervista con Sergio Trippòdo -

 

La presidente dello Sri Lanka Chandrika Kumaratunga, che ieri ha esautorato tre ministri e sospeso il Parlamento fino al prossimo 19 novembre, ha decretato oggi lo stato di emergenza dopo aver assicurato che intende rispettare la tregua, firmata nel febbraio 2002, con il movimento della guerriglia separatista delle Tigri Tamil. Sulla situazione dello Sri Lanka, ci riferisce Maria Grazia Coggiola:

 

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E’ un vero e proprio ‘golpe’ costituzionale, quello che la signora Kumaratunga sta mettendo in atto in queste ore. Dopo aver dimezzato il governo del suo rivale politico, il premier Wikremesinghe, e sospeso il Parlamento, la ‘lady di ferro’ cingalese ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi dieci giorni, il limite massimo consentitole dalla Costituzione senza l’autorizzazione parlamentare.

 

E’ ormai scontro aperto con il primo ministro, che si trova attualmente alla Casa Bianca per incontrare il presidente americano Bush. La signora Kumaratunga, che ha accusato il governo di fare troppe concessioni alle tigri tamil, rischia però l’isolamento dopo che Stati Uniti, Europa e anche India hanno espresso forti preoccupazioni sul futuro del processo di pace con i ribelli, avviato da Wikremesinghe due anni fa grazie alla mediazione dei diplomatici norvegesi. La signora Kumaratunga ha però rassicurato che rispetterà il cessate-il-fuoco siglato  nel febbraio 2002 e che non intende provocare la ripresa delle ostilità.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Ma quali sono i motivi della divergenza di vedute tra la presidente ed il primo ministro del Paese asiatico? Andrea Sarubbi lo ha chiesto al direttore della pubblicazione on-line ‘Stringer Asia’, Sergio Trippòdo:

 

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R. – Secondo me, principalmente è uno scontro di carattere politico: la coabitazione tra i due è pressoché impossibile. Dietro questa lotta ci sono certamente degli interessi economici, nel senso che la proposta fatta dagli indipendentisti tamil è quella di gestire una parte dei fondi internazionali per ricostruire le loro regioni, le province del Nordest. Per la presidente, questa è una richiesta eccessiva; per il primo ministro ed il governo, faceva parte dei patti iniziali che hanno fatto aprire i colloqui di pace.

 

D. – Non è un caso che il premier sia negli Stati Uniti: infatti, Washington ha sempre appoggiato questo suo tentativo di dialogare con le tigri tamil ...

 

R. – Il fatto più evidente è che il premier Wikremesinghe è stato il primo ad avviare dei colloqui di pace, e quindi a tamponare una situazione molto pericolosa anche nell’ambito del terrorismo internazionale, perché le cosiddette tigri tamil sono tuttora iscritte nelle liste dei gruppi terroristici; la loro raccolta di fondi riguarda gli Stati Uniti, il Canada, l’Europa, l’Italia stessa, quindi è un fenomeno molto vasto e molto importante. Altrettanto dicasi per i traffici di armi: il premier qualcosa di buono l’aveva fatto!

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I PAESI DELL’AFRICA CENTRALE, RICCHI DI RISORSE NATURALI,

 RESTANO TRA I PIU’ POVERI: L’APPELLO DEI VESCOVI

 A COMPAGNIE PETROLIFERE, GOVERNI E ISTITUZIONI INTERNAZIONALI

PER UNA GESTIONE TRASPARENTE DEGLI INTERESSI

- Intervista con Giampaolo Calchi Novati -

 

L’Africa centrale è ricca di petrolio e di altre risorse naturali ma le popolazioni rimangono tra le più povere del mondo. E’ la denuncia ribadita dai vescovi dell’Associazione della Conferenza Episcopale dell’Africa centrale, nell’appello in vista del seminario di studio che si terrà in Ciad nei prossimi giorni. Il servizio di Fausta Speranza:

 

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Solo attraverso  una politica di gestione trasparente delle risorse si può sperare di cambiare la situazione di Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo Brazzaville, Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad, paesi produttori di petrolio che registrano condizioni di vita in peggioramento. E il pensiero va subito al ruolo e alla gestione delle compagnie petrolifere. Un chiarimento nelle parole del professor Giampaolo Calchi Novati, docente di storia moderna e contemporanea dell’Africa all’Università di Pavia e professor visiting ad Addis Abeba:

 

R. - Normalmente lo sfruttamento petrolifero, per ragioni tecniche e per inve-stimenti di capitali, richiede sempre l’intervento di compagnie straniere, che fino a qualche anno fa erano soprattutto occidentali. Da qualche tempo, però, in Africa sono comparse anche compagnie asiatiche. Non si sa, ora, fin dove questo possa modificare il tipo di sfruttamento che è stato sempre denunciato come poco rispettoso della situazione interna, degli obiettivi della distribuzione e della rendita e che, soprattutto, introduce nei Paesi africani che all’improvviso entrano nel boom petrolifero fattori di destabilizzazione politica. Naturalmente le compagnie non sono interessate ad affrontare questi problemi e spesso i governi non sono all’altezza, sia per assicurare un minino di distribuzione, sia per pianificare una strategia che tenga conto di tutte queste dimensioni dell’attività petrolifera.

 

Un altro livello di responsabilità sul quale interrogarsi è quello dei governi e delle istituzioni internazionali. Ancora l’opinione del professor Calchi Novati:

 

R. – Naturalmente ci sono, ad oggi, molte organizzazioni internazionali che hanno competenza per quello che riguarda il commercio, il rispetto dei diritti dei lavoratori, il rispetto ambientale. La questione del petrolio, peraltro, è regolata soprattutto dal mercato. Sappiamo anche che la questione petrolifera è un po’ al centro della tensione che ha investito, soprattutto, la zona arabo-islamica, dal Medio Oriente fino all’Afghanistan. Certamente non ci si può illudere che le organizzazioni internazionali siano in grado di gestire problemi con interessi colossali come questi. Interessi che si riferiscono all’estrazione degli idrocarburi, cioè petrolio e in prospettiva gas e agli oleodotti, gasdotti e condotti che devono portare la materia prima verso posti dove, probabilmente, il mercato si svilupperà. In particolare parliamo dell’area arabo-islamica verso il Mediterraneo. Quindi, è certamente un argomento di grossa importanza a livello internazionale, ma l’impotenza dell’Onu e degli altri organismi internazionali fa sì che, di fatto, tutto sia lasciato ad un rapporto di forza che vede naturalmente i Paesi produttori sempre meno in grado di far valere quello che una volta rappresentava effettivamente un’arma a loro disposizione. Poteva essere un’arma politica, un’arma economica ma, anche per la caduta dei prezzi del petrolio, ha perso molto del suo rilievo.

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TRENTA ARTISTI CONTEPORANEI ILLUSTRANO I SANTI PATRONI

ALLA BASILICA DI SANTA MARIA IN MONTESANTO A ROMA

 

Icone contemporanee per i Santi Patroni del Lazio: trenta artisti delle ultime generazioni li hanno rappresentati per una singolare mostra, in corso fino al 16 novembre alla Basilica di Santa Maria in Montesanto a Roma, da dove verrà poi trasferita a dicembre nelle province di Frosinone e Viterbo. Il servizio è di A.V.:

 

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Chiesa degli Artisti di Roma, liturgie animate da attori e musicisti professionali, altari e cappelle ornati di opere d’arte: oli su tela, sculture in legno o terracotta, mosaici, vetrate. La stessa ricchezza di materiali e linguaggi espressivi è anche nella mostra sui Santi Patroni: ma quale materia è più affine all’arte sacra? La curatrice della mostra, Stefania Severi:

 

R. – Il vetro ha una simbologia insita molto ricca, in quanto la vetrata prendendo luce si illumina, quindi è una metafora dell’illuminazione divina. Inoltre il vetro è ottenuto da sabbia silicea, cotta a gran fuoco, quindi è in un certo senso immagine dell’uomo che è polvere, che è terra, ma che poi illuminato dallo spirito diventa altro.

 

E’ il caso della testa di San Giovanni Battista, in vetro soffiato su un letto di fiori, del surrealista Guelfo, qui esposta dalla cattedrale di Fabriano. Ma ci sono anche un rilievo in pietra arenaria dedicato a San Ippolito da Natalia Gasparucci, o il legno d’abete per il san bruno di Roberto Campagna. Quali sono i Santi più venerati?

 

R. – San Rocco, che è venerato in ben 19 Paesi, poi anche San Giovanni Battista e San Michele Arcangelo: sono quelli che hanno più Paesi a loro dedicati. Invece ci sono dei Santi che sono legati ad un solo Paese, come per esempio Sant’Apollonia, protettrice per il mal di denti, rappresentata dall’artista Laura Lotti, che ha posto pudicamente, direi, una mano sopra la bocca della Santa. Piuttosto sconosciuta è Santa Maria Salome, patrona di Veroli, e molto venerata perché la leggenda vuole che dopo la morte di Gesù sia arrivata nella campagna verolana, accolta da un agricoltore, e l’artista, Maria Teresa Chertiza, l’ha realizzata che abbraccia la cattedrale di Veroli.

 

Perché questo interesse dell’artista contemporaneo a figure tradizionali, parte anche di una religiosità popolare come i santi patroni? Ancora la Severi:

 

R. – Il patrono è anche un po’ il genius loci. Venerare il proprio patrono vuol dire anche rafforzare la propria identità.

 

Prosegue mons. Marco Frisina, rettore della Basilica di Santa Maria in Montesanto: 

 

R. – I Santi patroni rappresentano per un Paese, per una città, il ricordo, le radici storiche, culturali. Sono spesso legati alle tradizioni di una famiglia, addirittura. E gli artisti hanno scelto i Santi che sentono più vicini, che sono un po’ gli amici di famiglia. Affettivamente gli artisti hanno saputo esprimere le loro emozioni nei confronti dei loro Santi preferiti.

 

D. – E questo può avvicinare anche i fedeli?

 

R. – Io credo che i fedeli possano riscoprire attraverso la mediazione degli artisti un modo sempre nuovo, sempre originale di accostarsi al sacro, accostarsi ai Santi, a Dio, proprio perché gli artisti sanno dare una visione come degli esploratori che vanno ad esplorare un luogo che a noi è sconosciuto e ci vengono a raccontare cosa hanno visto. Dio non si mette in tasca, Dio non è che una volta conosciuto è cosa assodata, Dio è sempre nuovo, sempre diverso. Per cui gli artisti ci aiutano a vedere sempre aspetti nuovi di Dio, aspetti nuovi della nostra fede.

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CHIESA E SOCIETA’

5 novembre 2003

 

ASSASSINATI IN COLOMBIA DA SCONOSCIUTI,

UN SACERDOTE E LA SUA SEGRETARIA.

LE AUTORITA’ LOCALI HANNO OFFERTO UNA RICOMPENSA DI 10 MILA DOLLARI

A CHI FORNIRA’ NOTIZIE SUI DUE KILLER

 

SARAVENA (COLOMBIA). = Uccisi brutalmente da due sconosciuti in una delle aree più “calde” della Colombia. Le vittime sono padre Saulo Carreño, un sacerdote cattolico, e la sua segretaria, Maritza Linares. Il doppio omicidio è accaduto ieri nei pressi dell’ospedale ‘Sarare’, sulla strada che da Saravena conduce a Fortul, nel dipartimento colombiano nord occidentale di Arauca. La notizia è stata diffusa dall’emittente locale “Radio Caracul”. Il sacerdote e la donna, che viaggiavano in auto, sono stati raggiunti e uccisi a colpi d’arma da fuoco da due sicari armati, che si spostavano in bicicletta. Secondo il comandante della polizia del dipartimento, il colonnello Luis Alcides Morales, non si avevano notizie di minacce contro il sacerdote. Le autorità locali hanno offerto una ricompensa di trenta milioni di pesos, pari a circa 10 mila dollari, a chiunque sia in grado di fornire indicazioni sull’identità dei killer. Il piccolo centro petrolifero di Saravena - 28 mila abitanti - è attraversato dai miliziani della maggiori formazioni eversive: le Farc (Forze armate rivoluzionarie della Colombia), l’Eln (Esercito di liberazione nazionale), così come i ‘paras’ delle Auc (Autodifese unite). Dall’inizio dell’anno, il dipartimento di Arauca è stato teatro di una escalation di violenza contrassegnata da attentati dinamitardi, attacchi alle centrali elettriche e omicidi selettivi. Vista l’importanza strategica di questo dipartimento petrolifero, dal 18 gennaio nella regione sono presenti una settantina di esperti militari statunitensi, incaricati di addestrare l’esercito regolare colombiano di stanza nell’area nelle tecniche antiguerriglia.

 

 

LA CARITAS ITALIANA HA DESTINATO 26 MILA EURO

PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA UMANITARIA DELLA LIBERIA,

TEATRO DI UNA GRAVE CRISI INTERNA

 

MONROVIA. = “Almeno 700 mila persone hanno dovuto abbandonare le proprie case ormai distrutte ed ora risiedono in campi di emergenza”. E’ il drammatico quadro offerto dalla Caritas della Liberia, teatro di scontri e violenze che non sono ancora terminati. Nonostante la presenza nel piccolo Stato africano del contingente di pace delle Nazioni Unite (Unmil), le ripercussioni sociali e umanitarie causate dalla crisi interna sono molto gravi. “I casi di malnutrizione continuano ad aumentare per carenza di cibo ed acqua potabile e la maggior parte degli ospedali del paese sono inutilizzabili e privi di medicinali”, spiegano gli operatori locali della Caritas, che hanno organizzato delle basi operative nelle diocesi di Monrovia, Gbarnga e Cape Palmas da cui gestire l’invio degli aiuti ai civili, laddove la sicurezza minima lo permetta. A questo scopo, inoltre, una missione della rete internazionale Caritas si è recata sul posto per concordare con la Chiesa locale un piano di interventi, soprattutto a vantaggio delle fasce più deboli della popolazione. La Caritas italiana, grazie alla solidarietà di molti sostenitori, ha predisposto un primo contributo di 26 mila euro, soprattutto per interventi di carattere sanitario, che verranno utilizzati per l’approvvigionamento di medicinali, per riattivare alcune strutture sanitarie gestite dalla Chiesa locale e per consentire il regolare funzionamento della St. Agnes Maternity Clinic. “La Comunità internazionale, passata la fase di emergenza - si legge in un comunicato dell’organismo cattolico - continui a sostenere la Liberia e tutti gli altri paesi colpiti da conflitti troppo spesso dimenticati, senza lasciarli al loro destino e nel più profondo buio informativo”. (A.D.C.)

 

 

LIBERATI 120 BAMBINI SOLDATO NEL NORD DELL’ UGANDA,

 DURANTE OPERAZIONI INTERNAZIONALI

CONTRO L’ESERCITO DI LIBERAZIONE DEL SIGNORE


KAMPALA. =   Negli ultimi due anni, almeno tremila bambini, bambine e adolescenti sono stati rapiti e fatti “schiavi” dai gruppi armati della Lord’s Resistance Army (l’Ers, Esercito di liberazione del Signore) una delle tante bande locali. “Questi giovani - ha denunciato a Ginevra l'Unicef - vivono in condizioni tragiche e crudeli. Le bambine sono stuprate dai soldati, i bambini catturati direttamente nelle scuole sono usati per trasportare le armi. Spesso sono torturati e se tentano di fuggire sono uccisi”. I bambini devono trasportare carichi pesanti su lunghe distanze, molti hanno armi e spesso sono usati per combattere contro il governo ugandese. L'aumento dei rapimenti - con l'offensiva dell’esercito regolare contro le basi dell'Ers nel Sudan meridionale - si e' fortemente intensificato dal marzo 2002 nei distretti di Lira, Pader e Kitgum. Sono in molti a sostenere che in 16 anni di guerra tra l’Ers e il governo dell’Uganda siano stati rapiti oltre 20 mila bambini che arrivano a costituire circa il 90% delle truppe. Anche la Chiesa cattolica è spesso vittima dell’Ers, nelle cui fila vi sono anche ragazzi che combattono sotto l'effetto di narcotici. Durante i recenti combattimenti è stato ucciso Charles Tabuley, comandante dell’ERS, e sono stati liberati 120 bambini. (M.A.)

 

 

DURANTE IL MESE DEL RAMADAN,

LA CHIESA CATTOLICA MELKITA IN GIORDANIA DISTRIBUIRA’ DOPO IL TRAMONTO

2 MILA PASTI AI MUSULMANI POVERI

 

AMMAN. = Saranno duemila i pasti gratis per i poveri musulmani che la Chiesa cattolica melkita (greco-bizantina) distribuirà durante il mese di Ramadan. Un gesto di fraternità - ha spiegato all’agenzia Asia News il responsabile p. Nabil Haddad - che intende dimostrare “il vero amore della minoranza cristiana in Giordania”: amore che supera le barriere confessionali. La donazione in denaro è stata fatta alla municipalità di Amman, che organizza ogni sera banchetti gratis per i musulmani meno abbienti che hanno digiunato dall’alba al tramonto, secondo la prescrizione del mese sacro dell’Islam. Vari i cibi serviti: zuppe, insalate, piatti caldi, fino al tipico dolce del Ramadan, il Qatayef, una specie di focaccia ripiena di nocciole, chiodi di garofano, cannella, zucchero, crema. Il mese di Ramadan è anche occasione di fare gesti di beneficenza, come quello, ormai tradizionale, della principessa Basma Bint Talal, zia del re Abdallah II, che da 12 anni lancia la campagna di “Buona Volontà” per raccogliere contributi e donazioni per i poveri. Anche compagnie, industriali e uomini d’affari offrono pasti gratis ai poveri e passanti nelle strade delle città e nei villaggi. La Chiesa Melkita ha già offerto l’anno scorso un Iftar non solo per i poveri, ma anche per alte personalità della società giordana: scienziati, ministri, parlamentari, militari. (A.D.C.)

 

 

IN IRAQ, TRIPLICATI IN DIECI ANNI I CASI DI DECESSO DI DONNE

IN GRAVIDANZA O DURANTE IL PARTO.

LO DENUNCIA UN RAPPORTO DELL’ONU, CHE INDIVIDUA LE CAUSE

NEL GENERALE DEGRADO SANITARIO IN CUI VERSA IL PAESE

 

BAGHDAD. = Il numero delle donne irachene che muoiono durante la gravidanza o durante il parto è praticamente triplicato in circa 13 anni. Lo afferma uno studio del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, secondo il quale nel 2002 sono state registrate 310 morti ogni 100 mila nascite, mentre nel 1989 i decessi ogni 100 mila nascite si erano attestati a quota 117. Secondo il Rapporto delle Nazioni Unite, le cause di questo aumento sono numerose e vanno ricercate tra l'altro nell'assenza di sicurezza in generale e nei malfunzionamenti nei sistemi di comunicazione e di trasporto che hanno reso più difficile all'accesso delle donne al servizio sanitario. Inoltre, molti ospedali sono stati danneggiati dalle guerre e mancano medicine, acqua ed elettricità. Attualmente, il 65% delle donne irachene partorisce in casa, senza alcuna assistenza medica. Lo studio delle Nazioni Unite sostiene inoltre che i medici iracheni sono stati privati delle conoscenze sulle nuove scoperte scientifiche anche a causa dell'embargo posto per anni dall'Onu all'Iraq. Il Rapporto indica infine che, allo stato attuale, solo il 60% delle donne viene seguito da medici durante la gravidanza, quando nel 1996, ad esempio, tale cifra era del 78 per cento. Inoltre, tra il 50 e il 70% delle donne in gravidanza soffrono di anemia, malaria e altre gravi malattie. (A.D.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

5 novembre 2003

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La complessa gestione del dopoguerra iracheno potrebbe aprire uno scenario di cooperazione tra le truppe della coalizione ed una nuova forza irachena per garantire la sicurezza nel Paese arabo:

 

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Il capo dell’amministrazione statunitense in Iraq, Paul Bremer, non è contrario alla creazione di una forza paramilitare sotto comando iracheno incaricata di contrastare la guerriglia antiamericana. Ad affermarlo è oggi il quotidiano statunitense “Washington Post”, ricordando che Paul Bremer si era finora opposto alla nascita di un’unità formata da ex dipendenti dei servizi di sicurezza del Paese e di membri delle milizie dei partiti politici. Il Consiglio di governo iracheno intende includere all’interno della nuova forza, che dovrà essere dotata di ampi poteri per condurre operazioni di polizia, anche un’unità addetta alla raccolta di informazioni di intelligence. Intervenendo proprio sul tema della sicurezza la portavoce del ministero degli Esteri siriano, Bushra Kanfa, ha dichiarato che “gli Stati Uniti devono ritirarsi dal Paese arabo, perchè la loro presenza è la causa dei continui attentati terroristici”. Oggi il quotidiano britannico “Times” ha intanto rivelato che il soldato inglese rimasto ucciso lo scorso 31 ottobre in Iraq, è morto durante un’operazione delle forze speciali nei pressi di Mosul, nel Nord del Paese. La testata giornalistica osserva che l’operazione nella quale era impegnato è avvenuta in una zona ben lontana da quella dove operano le forze britanniche, dispiegate esclusivamente nel Sud dell’Iraq.

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In Afghanistan si deve registrare l’ennesimo episodio di violenza. A Kabul, stamani, è infatti esplosa una bomba, fortunatamente senza causare vittime, nell’edificio dove hanno sede due organizzazioni non governative internazionali.

 

In Medio Oriente il premier palestinese, Abu Ala, ha annunciato che nei prossimi giorni presenterà un nuovo governo allargato, dopo quello di emergenza che si è riunito, ieri, per l’ultima volta. Il ministro degli Esteri israeliano, Silvan Shalom, sottolineando che i piani dello Stato ebraico prevedono, in tempi brevi, concessioni alla controparte per favorire la ripresa dei negoziati di pace, ha intanto precisato che Israele sarà più preparato a promuovere il dialogo tra le due parti quando sarà formato un nuovo esecutivo palestinese.

 

In Indonesia è di almeno 170 persone il tragico bilancio delle vittime provocate da una gigantesca frana che, a causa delle piogge torrenziali, ha devastato il villaggio turistico di Bukit Lawang, nella parte settentrionale dell’isola di Sumatra.

 

In Cambogia i tre grandi partiti politici del Paese si sono oggi accordati sulla realizzazione di un governo tripartito diretto dal primo ministro Hun Sen. L’accordo mette fine ad uno stallo politico che si era creato sin da quando il partito del popolo cambogiano (Ppc), nonostante fosse stato il grande vincitore delle elezioni del 27 luglio, non era riuscito ad avere in Parlamento i numeri necessari per formare un governo. 

 

“Uniti contro il terrorismo”. Il premier italiano, Silvio Berlusconi lancia un appello a tutte le forze politiche ad aderire alla manifestazione dei sindacati del prossimo 19 novembre. Intanto si insegue la pista anarco-insurrezionalista per i pacchi bomba recapitati ieri a Roma e Viterbo che hanno provocato il ferimento di un maresciallo dei carabinieri. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Ha perso il mignolo e il medio della mano destra il maresciallo Stefano Sindona, ricoverato ieri in terapia intensiva del Policlinico Umberto I di Roma, dopo essere rimasto ferito dallo scoppio della busta esplosiva recapitata alla stazione dei carabinieri di Viale Libia. Dopo il lungo intervento chirurgico, saranno decisive le prossime 48 ore per capire se potrà riprendere l’uso delle mani; e da valutare sono anche i danni all’occhio destro. L’altro plico-bomba di ieri, giunto alla questura di Viterbo, è stato disinnescato: stesso mittente, una ditta romana, naturalmente all’oscuro di tutto. Non ci sono per ora rivendicazioni, ma la pista seguita – come ha detto il ministro dell’Interno Pisanu – è quella anarco-insurrezionalista. “Le istituzioni democratiche non si faranno intimidire”, dice con forza il presidente della Camera, Casini. “Terremo alta la guardia”, assicura il vice-premier Fini che domani riferirà al Senato. E dal premier Berlusconi arriva un appello alle forze politiche: “Scendiamo tutti in piazza a Firenze il 19 novembre, insieme ai sindacati e contro il terrorismo”. L’appello raccoglie consensi trasversali dai Ds ad Alleanza Nazionale, dalla Margherita all’Udc. Dissensi, invece, per motivi opposti, da Lega e Comunisti italiani. Aderiscono i Verdi che però accusano Berlusconi di operazione propagandistica. L’adesione quasi totale del mondo politico è salutata con soddisfazione dai sindacati, promotori della manifestazione anti-terrorismo, che si terrà il 19 novembre in tre città toscane – Firenze, Pisa e Arezzo – tutte toccate da recenti episodi legati alle azioni delle Brigate Rosse.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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La Georgia si appresta a voltare pagina: anche se lo scrutinio dei voti non è ancora completato, la vittoria dell’opposizione nelle elezioni politiche si profila schiacciante ed il suo leader, il trentacinquenne avvocato Mikhail Saakachvili, ipoteca seriamente la successione al presidente, Eduard Shevardnazde.

 

Il caso Yukos continua ad attirare l’attenzione del mondo politico e finanziario internazionale. Dopo le dimissioni di Mikhail Khodorkovsky dalla guida del colosso petrolifero russo, in seguito al suo arresto avvenuto lo scorso 25 ottobre per frode ed evasione fiscale, tre americani sono stati promossi al vertice dell’azienda.

 

Una delegazione sudcoreana è partita oggi da Seul per Pyongyang dove sono in programma quattro giorni di colloqui tra i due Paesi su temi di cooperazione economica. Durante l’incontro sarà valutata la possibilità di adottare misure volte a rafforzare gli scambi commerciali tra il Nord ed il Sud della penisola coreana, ma verrà anche affrontata la delicata questione del programma nucleare nordcoreano.

 

L’ambasciatore della Corea del Nord, Kim Chang Guk, ha votato, all’Onu, contro una risoluzione dell’Assemblea a favore dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea), definendo le Nazioni Unite uno “strumento degli Stati Uniti”. Quello del diplomatico nordcoreano è stato l’unico voto contrario al rapporto annuale dell’Agenzia, presentato lunedì scorso dal direttore generale, Mohammed El Baradei, ed approvato dall’Assemblea Generale con 129 voti a favore. Kim Chang Guk ha quindi negato l’affermazione degli Stati Uniti secondo cui Pyongyang avrebbe ammesso lo sviluppo di un programma di arricchimento dell’uranio, attribuendo l’impasse nucleare “all’ostile politica statunitense” nei confronti del suo Paese.

 

La Cina ha ribadito la propria opposizione a qualsiasi contatto ufficiale tra Taiwan e gli Stati Uniti, dopo la stretta di mano a Panama tra il presidente taiwanese, Chen Shui Bian, ed il segretario di Stato americano, Colin Powell.

 

 

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