RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 61 - Testo della
Trasmissione di domenica 2 marzo
2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Si celebra oggi
in Spagna il “Dia de Hispanoamerica”: messaggio del cardinale Giovanni Battista
Re.
OGGI IN PRIMO PIANO:
Oggi e domani elezioni in Siria
per il rinnovo del Parlamento: intervista con Camille Eid
CHIESA E SOCIETA’:
La Chiesa cattolica svizzera celebra oggi la “Domenica
dei malati”
Estonia al voto per eleggere i 101 deputati del
nuovo Parlamento
Intervento umanitario in Pakistan dell’Università cattolica di Roma
2
marzo 2003
PACE
PER IL MONDO, PER L’IRAQ E LA TERRA SANTA:
IL
PAPA RINNOVA L’INVITO ALLA PREGHIERA E AL DIGIUNO
PER
MERCOLEDI’ PROSSIMO DELLE CENERI
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
“Un più forte impegno di preghiera e di digiuno per la
pace, messa in forse da crescenti minacce di guerra”: lo ha chiesto ancora una
volta il Papa quando siamo per intraprendere l’itinerario penitenziale verso la
Pasqua. Mercoledì prossimo delle Ceneri entreremo nella Quaresima, “tempo di
più avvertita esigenza di conversione e di rinnovamento”, ha ricordato il Santo Padre che già domenica
scorsa aveva invitato tutti i cattolici a dedicare questo giorno alla preghiera
e al digiuno. Una preghiera “fervorosa” “a Cristo, Principe della Pace”:
“La pace, infatti, è dono di Dio da invocare con
umile e insistente fiducia. Senza arrendersi dinanzi alle difficoltà, occorre
poi ricercare e percorrere ogni strada possibile per evitare la guerra, che
sempre porta con sé lutti e gravi conseguenze per tutti.”
“Digiuno fisico, e ancor più interiore”, per seguire
Cristo ed essere suoi fedeli testimoni in ogni circostanza:
“Il digiuno, inoltre, aiuta a meglio comprendere le
difficoltà e le sofferenze di tanti nostri fratelli oppressi dalla fame, dalla
miseria e dalla guerra. Esso stimola inoltre a un concreto movimento di
solidarietà e di condivisione con chi si trova nel bisogno.”
“Preghiera e digiuno dunque, pratica penitenziale - ha
spiegato Giovanni Paolo II - che
richiama un più profondo sforzo spirituale, la conversione cioè del cuore con
la ferma decisione di staccarsi dal male e dal peccato.
Mercoledì da ogni parte della Terra si leverà questa
corale preghiera, specialmente mediante la recita del Rosario - ha raccomandato
il Santo Padre -che coinvolgerà santuari e parrocchie, comunità e famiglie:
“Domanderemo la pace per il mondo, in particolare
per l’Iraq e la Terra Santa”.
**********
TRADIZIONALE INCONTRO DEL PAPA IERI IN
VATICANO
CON GLI
STUDENTI DEL PONTIFICIO SEMINARIO ROMANO MAGGIORE,
NELLA
FESTA DELLA MADONNA DELLA FIDUCIA
- Servizio
di Tiziana Campisi -
Ha voluto ricordare la vicenda umana e la devozione di
suor Faustina Kowalska Giovanni Paolo II nel tradizionale incontro, che si è
svolto ieri in Vaticano, con il Pontificio Seminario Romano Maggiore nella
festa della Madonna della Fiducia. Il Pontefice ha incoraggiato i seminaristi a
servire generosamente la causa del Vangelo. Poi ha rivelato particolari inediti
dei suoi anni in seminario a Cracovia. Il servizio di Tiziana Campisi.
**********
Un tripudio di applausi ha accolto il Papa ieri pomeriggio
nell’Aula Paolo VI dove il Pontificio Seminario Romano Maggiore ha festeggiato
la Madonna della Fiducia, patrona del Collegio, venerata dal 1773. A salutare
il Santo Padre anche il nuovo rettore, mons. Giovanni Tani. Nominato proprio
ieri, succede a mons. Pietro Fragnelli, eletto vescovo di Castellaneta. Tani,
56 anni, nato a Sogliano al Rubicone, è stato alunno del Pontificio Seminario
Romano Maggiore dal ‘67 al ‘74. Ordinato sacerdote nel ‘73, cappellano di sua
Santità dal ‘92, ha svolto gli studi filosofici e teologici alla Pontificia
Università Lateranense. Ha conseguito la licenza in Diritto Canonico nella
stessa Facoltà e il dottorato in teologia spirituale alla Pontificia Università
Gregoriana. “Chiedo al Signore” - ha detto - “che il mio impegno sia
caratterizzato da generosità, entusiasmo, intelligenza; da uno spirito di
ascolto e dalla capacità di lavorare bene con i miei collaboratori”.
Il discorso del Pontefice è stato preceduto dall’oratorio
composto da mons. Marco Frisina, che si è ispirato alla vita e al messaggio di
santità di suor Faustina Kowalska. E alla religiosa polacca ha fatto
riferimento il Papa, che ha ricordato la sua invocazione “Gesù confido in te”.
Alla fine del suo discorso un fuori programma. Giovanni
Paolo II ha ricordato i suoi anni di seminario a Cracovia.
“Durante la guerra, l’occupazione nazista, tedesca,
in Polonia, a Cracovia, erano chiusi tutti i Seminari. Il cardinale Sapieha,
vescovo di Cracovia, aveva organizzato un Seminario clandestino ed io
appartenevo a questo Seminario clandestino, si può dire ‘catacombale’. Io ho
fatto l’operaio. Andavo in fabbrica per il mio turno di otto ore, di giorno e
di notte. Mi portavo alcuni libri. E i miei colleghi operai mi dicevano: “Ti
aiuteremo. Puoi dormire un po’, noi cercheremo di sorvegliare il tuo posto”.
**********
NEL MESSAGGIO PER IL “DIA DE
HISPANOAMERICA”, LA PONTIFICIA COMMISSIONE
PER L’AMERICA LATINA RICORDA IL CONTRIBUTO
DATO DALLA SPAGNA
PER LA DIFFUSIONE DELLA FEDE NEL CONTINENTE
-
Servizio di Matteo Ambu -
“La
Spagna continui ad aiutare le chiese sorelle dell’America latina con la
preghiera, con l’elemosina e, soprattutto, con l’invio di sacerdoti, religiosi
e religiose che collaborino alla nuova evangelizzazione del continente”. Con
queste parole il cardinale Giovanni Battista Re, in qualità di presidente della
Pontificia Commissione per l’America latina, esorta la Chiesa spagnola ad una
rinnovato impegno missionario nel continente americano. Si celebra oggi,
infatti, nelle diocesi spagnole il “Dia de Hispanoamerica”, tradizionale appuntamento
annuale promosso dalla Conferenza episcopale nazionale, per rafforzare la
comunione di fede tra le due sponde dell’Atlantico.
Nel suo
messaggio il porporato ricorda le parole di Paolo VI nell’esortazione
apostolica Evangelii nunziandi: “Evangelizzare – scrisse il Papa -
è la grazia e la vocazione propria della chiesa, la sua identità più profonda.
Essa esiste per evangelizzare”. La vocazione missionaria della Chiesa è ribadita dal motto scelto
quest’anno per il “Dìa de Hispanoamerica”: “Collabora con America en el relevo
misionero” (Collabora con l’America nel ricambio missionario) e il cardinale Re
sottolinea l’importanza della promozione delle vocazioni missionarie: “Bisogna
tener presente - afferma - che ai sacerdoti, per speciale vocazione e natura,
compete realizzare questa missione”. Fondamentale perciò la pastorale per le
vocazioni: “Giovanni Paolo II – ricorda il cardinale Re - ha segnalato come
priorità in America latina la cura e la promozione delle vocazioni, perché il
continente necessita ancor più sacerdoti”.
La
generosa apertura della Spagna nei confronti dei bisogni dell’America centrale
e meridionale è testimoniata dai numeri: attualmente sono circa 750 i sacerdoti
iberici impegnati in missione. In conclusione un’esortazione a continuare
questo cammino: “Voi, cattolici di Spagna - scrive il cardinale Re -, fedeli
alla vostra secolare tradizione, continuate a prestare un efficace aiuto ai
vostri fratelli dell’America latina, continuate la grande epopea
evangelizzatrice inaugurata più di 500 anni fa”.
======ooo=======
2
marzo 2003
IN SIRIA PER LA PRIMA VOLTA DA
QUANDO, TRE ANNI FA, BASHAR EL ASSAD
E’ STATO ELETTO PRESIDENTE, QUASI 11 MILIONI
DI ELETTORI SONO CHIAMATI OGGI ALLE URNE PER ELEGGERE I MEMBRI DEL NUOVO
PARLAMENTO
-
Intervista con Camille Eid -
È giorno di elezioni in
Siria, dove oggi e domani 11 milioni di cittadini sono chiamati a nominare i
250 membri del nuovo Parlamento, che avrà un mandato di quattro anni. Piuttosto
scontato l’esito del voto: il meccanismo elettorale privilegia infatti il
partito Baath, al potere dal 1963. Era il partito di Hafez el Assad e lo è oggi
di suo figlio Bashar, succeduto al padre alla guida del Paese nel 2000. Sul
significato di queste elezioni, Andrea Sarubbi ha intervistato Camille Eid,
editorialista del quotidiano Avvenire:
**********
R. - Il Parlamento
gioca un ruolo molto limitato all’interno dello Stato. Come sappiamo c’è il
partito al potere con una specie di coalizione di altri partiti dove comanda
comunque il partito Baath. Sono 6 i partiti che ricevono qualche seggio a
testa. Nelle ultime elezioni, per fare un esempio, il partito Baath occupava il
54 per cento dei seggi, dava un 6-7 per cento agli altri partiti e gli altri,
invece, diventavano appannaggio di quelli che chiamano i deputati indipendenti.
Quindi, nelle ultime elezioni sono cambiate un po’ le quote riservate al
partito Baath, nel senso che sono diminuite, ma mantiene comunque il controllo
sia sul Parlamento, sia, ovviamente, sull’Esercito e sulle altre istituzioni
dello Stato.
D. – Queste sono anche
le prime elezioni da quando nel 2000 Bashar el Assad ha preso il potere alla
morte del padre. Cambierà qualcosa rispetto alle altre elezioni?
R. – Io direi
sostanzialmente, no, e questo mi dispiace tantissimo, perché Bashar aveva dato
prova di voler cambiare le cose. Tutti parlavano di una ‘primavera’ di Damasco,
ma quella ‘primavera’ è durata purtroppo 3-4 mesi e le cose sono tornate al
corso di prima. Queste elezioni hanno mantenuto anzitutto le stesse quote delle
ultime che si sono svolte nel novembre del ’98, quindi il Baath mantiene 135
seggi su i 250 che conta il Parlamento, quegli altri partitini 30 e passa
seggi, e gli altri 83 gli indipendenti.
D. – Come si è
comportato finora Bashar con l’opposizione e quale ruolo gioca l’opposizione
oggi?
R. – Bashar ha chiuso
il carcere di Mazteh, però intanto ha buttato in carcere due deputati che poi
hanno perso anche la loro carica parlamentare. Ha permesso inizialmente a
circoli politici e culturali, di nascere a Damasco ed in altre città, poi è
arrivato l’ordine di vietare le riunioni. Abbiamo 5 partiti dell’opposizione,
ovviamente questi sono quasi tutti all’estero, più i partiti curdi, che hanno
chiamato al boicottaggio. Alle ultime elezioni, per esempio, il governo ha
detto che il 50 per cento dei siriani ha votato.
D. – Un’ultima
riflessione sulla politica estera della Siria che sembra piuttosto cambiata. 11
anni fa erano al fianco degli Stati Uniti nella guerra contro l’Iraq, ora,
invece, sono contro un attacco e difendono Baghdad.
R. – Non so fino a che
punto la Siria manterrà la sua posizione attuale, forse, me lo auguro come
libanese, perché nel ’90, quando la Siria ha adottato quella famosa posizione
in cui si è schierata insieme all’Alleanza e ha partecipato anche attivamente,
militarmente, mandando quindi delle truppe in Arabia Saudita all’operazione del
desert storm, ha ottenuto una compensazione, nel senso che ha ricevuto
‘luce verde’ per completare la sua occupazione del Libano. In effetti, il
Libano, dal ’90 ad oggi, è considerato il ‘giardino privato’, o una provincia
siriana. Quindi, oggi, se la Siria mantiene questa posizione è un conto, se
invece alla fine riesce ad ottenere una compensazione, perché ovviamente
prevede una amministrazione americana sulla frontiera orientale della Siria,
non è roba da poco. Però, in Libano, ci sono state delle variazioni, dei
progressi, si può dire, ad esempio l’Esercito siriano ha abbandonato alcuni
posti di blocco nel nord del Libano, ecc, ma siamo ancora a livelli veramente
minimi.
**********
LA GUERRA UNA INUTILE STRAGE: IL PENSIERO DI IGINO
GIORDANI
DOPO
50 ANNI TORNA AD INTERROGARE LE COSCIENZE DEI CRISTIANI
- Intervista con Alberto Lopresti
-
“L’inutilità
della guerra”. E’ la tesi sostenuta da Igino Giordani in un libro scritto
esattamente 50 anni fa. E’ di sorprendente attualità, tanto che l’editrice
Città Nuova lo ha rieditato proprio ora. “La guerra è un omicidio in grande,
rivestito di una specie di culto sacro: e ciò a motivo del terrore che incute,
della retorica onde si veste e degli interessi che implica”. Così Giordani, uomo politico, giornalista,
scrittore, uno dei maggiori uomini di cultura del secolo scorso, inizia il
primo capitolo dal titolo “A che serve la guerra?”. “Soprattutto oggi - si legge poco dopo - con il costo, i morti e le rovine, la guerra
si manifesta una “inutile strage”. Strage, e per di più “inutile”, ribadisce.
Giordani scriveva queste righe quando la minaccia atomica gravava sull’umanità.
Ma scuotono la nostra coscienza ancora oggi in cui spirano venti di una guerra
cosiddetta preventiva contro l’Iraq. Lasciamo la parola, al microfono di Carla
Cotignoli, al prof. Alberto Lopresti, docente di Scienze politiche alla
Pontificia Università Gregoriana.
**********
R. -
Esplicitamente Giordani afferma che la guerra preventiva non è mai una guerra
giusta e alla quale il cristiano non dovrebbe mai poter aderire. Qui Giordani
scuote le coscienze nostre ancora oggi. Giordani lo dimostra anche
storicamente, cioè ogni volta che si è mossi verso un conflitto per risolvere dei
problemi, storicamente, l’esperienza ce lo dovrebbe insegnare - dice Giordani -
si è potuto ravvisare come alla fine sono più i problemi prodotti dalla guerra
che quelli che si è sperato di risolvere all’inizio, proprio con il conflitto.
D. –
In tutto il dibattito che si sta accendendo sempre di più riguardo all’Iraq,
l’ultimo ad essere preso in considerazione è il popolo iracheno. C’è una
visione di Giordani riguardo alle popolazioni che entrano in gioco quando c’è
di mezzo una guerra?
R. –
Giordani non pensa ad una guerra dove si fronteggiano i leader o sistemi
ideologici. Per Giordani è il popolo che viene costretto a subire efferati
omicidi, oppure è costretto ad uccidere altri esseri umani. Non è possibile,
secondo Giordani, amare Dio e al tempo stesso, pretendere di farlo uccidendo le
sue creature, quindi, il Comandamento “non uccidere”, in Giordani è già da solo
l’elemento fondamentale che dovrebbe spronare tutti noi a rifiutare la guerra
per principio.
D. –
Se c’è una caratteristica di Giordani è quella di smascherare quello che certe
parole mascherano motivando la guerra. Qual è la sua azione di smascheramento
più efficace, che lui opera in questa pubblicazione?
R. –
E’ interessante questa domanda, perché Giordani aggredisce gli argomenti e con
l’immediatezza di un linguaggio chiaro. Oggi si può benissimo dire “va bene è
chiaro, i cattolici pensano alla pace, pensano che i conflitti siano evitabili.
Però poi chi è realista e pensa alle cose della politica, beh, lui sì che deve
invece purtroppo prendere anche la decisione di fare la guerra”. Ecco, questo
per Giordani è un atteggiamento impossibile, perché, per usare una sua
espressione, “non è possibile che si pensi che la religione vada dai tetti
verso il cielo, mentre la politica dai tetti verso gli uomini”. Una delle cose
che Giordani ha sempre combattuto, non sono solo i totalitarismi di destra e di
sinistra, ma anche quel cristianesimo un po’ tiepido che a volte si riscontra
in alcuni che pensano di diluire la radicalità a cui la fede ci chiama
all’interno di un discorso di compromesso.
**********
LA
DROGA, VEICOLO DI POVERTA’ ECONOMICA,
FONTE
DI INGIUSTIZIA SOCIALE, FOCOLAIO DI GUERRA
-
Servizio di Roberta Gisotti -
**********
La
droga non solo veicolo di dipendenza fisica e deperimento organico fino alla
morte per chi la assume ma anche veicolo di dipendenza economica per i Paesi
più poveri che la producono. Philip Emafo, presidente del Comitato
internazionale per il controllo degli stupefacenti, lo ha denunciato
presentando questa settimana il Rapporto annuale dell’Agenzia dell’Onu, che ha
sede a Vienna. Solo poco più dell’1 per cento dei profitti del narcotraffico
finisce infatti nelle tasche dei contadini-produttori, mentre il restante 99
per cento arricchisce i commercianti di questo ‘mercato di morte’, ed i
maggiori guadagni tornano nei Paesi industrializzati, dove sono massima parte
degli acquirenti. Il Rapporto dimostra dati alla mano come l’incremento della
coltivazione di droghe si sia rivelato nei Paesi in via di sviluppo un ostacolo
ed un freno alla crescita economica, allo sviluppo sociale ed umano delle
popolazioni. Philip Emafo ha richiamato i Governi di tutto il mondo a non
abbassare la guardia sul fronte della lotta alla droga e ad operare unitamente
per un azione assolutamente efficace.
Ma
ascoltiamo la testimonianza di chi vive a contatto diretto con il dramma della
droga: al nostro microfono abbiamo il presidente della Federazione italiana
delle comunità terapeutiche, che riunisce 47 centri in 17 Regioni, che offrono
ogni giorno assistenza residenziale a circa 12 mila persone. Don Egidio
Smacchia, responsabile del centro “Ponte di Civitavecchia”, da 25 anni accanto
ai tossico-dipendenti, cosa pensa di questo approccio economico al fenomeno
droga?
R. – Io vedo in questo rapporto delle cose ancora più
interessanti. Io credo, infatti, che il traffico di droga sia un elemento che
non costruisce la pace, anzi sia un elemento di guerra, perché crea
ingiustizia. Quindi, dove c’è ingiustizia nasce la guerra e non si costruisce certamente
la pace. Non intendo guerra tra Paesi, ma intendo guerra come atteggiamento,
come un fatto secondo il quale chi è schiacciato dalla povertà ha bisogno di
promozione umana, e certamente questa non è data dal traffico di droga.
D. – Il rapporto, infatti, cita anche il caso
dell’Afghanistan dove si documenta che l’incremento della produzione,
all’inizio degli anni ’90, non ha fatto che portare maggiore conflittualità
all’interno del Paese …
R. – Certamente, perché il cartello delle droghe è in mano
a pochi, che lo gestiscono naturalmente con la forza e con la violenza.
D. – Grandi rischi anche per gli stessi Paesi
industrializzati, dove la criminalità organizzata si arricchisce, quindi prende
il sopravvento …
R. – E’ chiaro che anche nei Paesi occidentali e nei Paesi
ricchi si tende a mettere in commercio tutta una serie di sostanze illegali,
sintetiche o non, perché questo impoverisce non solo dal punto di vista
economico, ma appiattisce la voglia, il senso della vita, e chi sta dall’altra
parte e smercia ha due ‘ricchezze’ in una: una di carattere economico ed una di
carattere sociale.
D. – Lei ha parlato di droghe sintetiche, altro aspetto
drammatico che il Rapporto mette in luce, perché il consumo di queste droghe
sta crescendo sia nel Nord America, ma soprattutto in Europa …
R. – In Italia le statistiche danno il 22-26 per cento i
giovani che ne diventano consumatori, abituali o occasionali. Qui si crea un
altro problema di povertà. E’ un tipo di sostanza, quella sintetica, che
lambisce il cervello e quindi dà delle sconfitte enormi dal punto di vista
cerebrale, ma crea anche un’altra grossa difficoltà, perché essendo un nuovo
stile di consumo non porta a chiedere aiuto. Quindi la persona che ne fa uso
non avverte che deve rimettere in carreggiata la propria vita. Questo è il
dramma di oggi.
D. – Il Rapporto infatti attacca frontalmente anche chi
propugna la liberalizzazione delle cosiddette droghe leggere, come la marijuana
...
R. – Qui si fa un discorso che è molto distaccato da chi
poi ne fa uso. Noi, invece, ne vediamo i danni nei nostri Centri, ed ormai
sappiamo bene dalle ricerche quale sia il danno fisico e mentale delle
cosiddette droghe leggere. E’ evidente ormai da tutte le parti. A me preme
sottolineare un altro aspetto, cioè quello per cui questo tipo di sostanza
mette l’individuo in condizione di consumare, ma di ritenersi ‘normale’. Da
questo punto di vista l’opinione pubblica ha abbassato la guardia ed anche le
istituzioni. Quindi, credo che oggi l’indifferenza verso questi temi uccida più
della droga.
D. – Don Smacchia, calando questo rapporto nella nostra
vita di tutti i giorni, come educatori, come genitori, tutti quanti, cosa ne
dobbiamo trarre per contrastare questa piaga con un impegno concreto?
R. – Primo, non renderci complici di queste politiche. Quindi, il nostro
‘no’ è netto e chiaro, ma va accompagnato. Gli adulti hanno perso la gioia e la
voglia di accompagnare i ragazzi alla crescita. Bisogna essere protagonisti
della propria vita e non protagonisti della propria immagine esteriore, come
oggi molte volte la società ci propone; protagonisti di quello che è l’aspetto
principale dell’essere uomo e dell’essere persona.
**********
LA
CONDIVISIONE DELLA CROCE: TEMA AL CENTRO DI UNA MOSTRA
ALLESTITA NEL PALAZZO DEL LATERANO A ROMA
- Intervista con Paola de Gregorio
-
Esprimere la propria esigenza di sacro è l’intento di
Paola de Gregorio che, fino al 5 marzo, sarà presente al Palazzo del Laterano
con una mostra dal titolo “Impronte del sacro”, che vuole esprimere la
condivisione di ognuno con la croce di Cristo. Ascoltiamo l’artista al
microfono di Davide Martini.
**********
R. – Questo bisogno di sacro mi ha sempre accompagnato da
quando ero giovanissima. Vedevo sempre delle immagini nelle chiese, con le
figure rappresentate, che non mi soddisfacevano dal punto di vista della
vicinanza. Erano delle figure di Cristo che esprimevano soprattutto
rassegnazione e dolore, oppure delle Madonne statiche, con cui male si
identificavano le donne di oggi. Quindi, ho voluto far sentire anche la voce
dell’altra metà del cielo e vederle più dal punto di vista umano.
D. – All’interno della mostra c’è, possiamo dire, un nuovo
tipo di Cristo. Come è arrivata alla creazione di questo Cristo senza croce, ma
con la croce impressa in se stesso?
R. – E’ stata lunga e laboriosa questa elaborazione.
Inizialmente ho cominciato anch’io con delle croci corpose, pesanti. Poi ho
cominciato a trasformare la croce, ad alleggerirla, e addirittura a renderla
trasparente. E poi ancora ho sostituito il braccio orizzontale della croce, il
patibolo, con le braccia stesse di Gesù, sempre con un braccio rivolto verso
l’alto a ricevere i doni della grazia, e l’altro decisamente orientato verso di
noi. Piano piano ho visto che non era nemmeno più necessario rappresentare
tutte le braccia, ma bastava l’accenno, uno verso l’alto e uno verso il basso,
in modo che l’immagine fosse più sintetica, più forte. La croce piano piano si
è cominciata a imprimere nel corpo. E questa compenetrazione tra la croce e il corpo
per me è molto importante, perché rappresenta la nostra non esibita ma intima
comunione con Cristo.
**********
=======ooo=======
2
marzo 2003
CONTINUA
LA GUERRA DI PAROLE TRA STATI UNITI ED IRAQ. BAGHDAD
ANNUNCIA
LA DISTRUZIONE DI ALTRI 6 MISSILI AL SAMOUD 2,
MA WASHINGTON
ORA CHIEDE IL CAMBIO DI REGIME
- A
cura di Salvatore Sabatino -
**********
BAGHDAD. = Nella guerra, fino a questo momento solo di
parole, tra Stati Uniti e Iraq, la distruzione dei missili Al Samoud II è
diventata la posta in gioco più alta e nelle stesso tempo, l’occasione per Saddam
di dimostrare la buona volontà di disarmare. Ieri le autorità di Baghdad
avevano mantenuto la promessa fatta dallo stesso rais il giorno prima,
distruggendo i primi quattro terra-aria con gittata superiore al limite
consentito dalle Nazioni Unite. Ed oggi tocca ad altri sei missili, il cui
smantellamento è stato annunciato questa mattina dal direttore generale del ministero
iracheno dell'informazione Uday al Taei. Per di più sempre in giornata verrà
distrutto un sistema di fusione per la
fabbricazione di Al Samoud nel sito al Rashid, a sud di Baghdad. Gli ispettori
dell'Onu, intanto, hanno interrogato due scienziati iracheni senza testimoni e
senza registrazioni. Un segno di volontà chiara a collaborare da parte
irachena, che però non basta al presidente Bush, il quale alza la posta,
dicendo: la distruzione dei missili è
solo “una parte degli inganni” di Saddam Hussein, mentre la risoluzione 1441
chiede un disarmo “completo e totale” e non “un disarmo a pezzi”. Poi una nuova
stoccata: all'imperativo del disarmo – annuncia il capo della Casa Bianca – si
aggiunge quello del cambio di regime a Baghdad. Intanto da Sharm El Sheick, in
Egitto, dove si è riunita ieri la sessione Lega Araba, il fronte del rifiuto
alla guerra ha incassato il ‘no’ dei leader presenti, che hanno visto il loro
vertice concludersi con la tensione tra Gheddafi e i sauditi, e dove gli
Emirati arabi hanno proposto l'esilio per Saddam. Sul fronte turco, invece, non
è passata al Parlamento di Ankara la mozione che avrebbe dato il via libera a
62 mila soldati statunitensi di invadere l'Iraq attraverso il Kurdistan,
partendo dalle basi militari turche. E domani si preannuncia un’altra giornata
campale: il capo degli ispettori Onu, Hans Blix, potrà infatti emendare il suo
rapporto trasmesso al Consiglio di Sicurezza, rendendo conto degli ultimi
sviluppi.
**********
LA CHIESA CATTOLICA SVIZZERA CELEBRA OGGI LA
“DOMENICA DEI MALATI”,
GIORNATA
IDEATA PER ATTIRARE L’ATTENZIONE SULLA CONDIZIONE DI SOLITUDINE
IN CUI
SPESSO VIVONO LE PERSONE SOFFERENTI
GINEVRA.
= Si celebra oggi, in Svizzera, la “Domenica dei malati”, iniziativa
dell’episcopato nazionale in favore delle persone colpite dalla sofferenza o
dalla debolezza fisica. Il vescovo di Sion, mons. Norbert Brunner, ha dedicato
a questa giornata un messaggio nel quale descrive la condizione spesso di
solitudine in cui vivono i malati e gli anziani. "Avete dovuto lasciare la
vostra dimora – scrive il presule –, la casa dove avete trascorso la vostra
vita, per andare in una casa di cura o in clinica”. “I malati sono soli – aggiunge
il vescovo – hanno lasciato il mondo del loro passato ma non hanno persone con
cui poter rivivere i bei ricordi antichi". "Questa solitudine – scrive
mons. Brunner – può divenire ancora più pesante quando sentono che la loro vita
sta velocemente scivolando verso la sua fine". Il presule perciò rivolge
la riconoscenza della Chiesa a coloro che assistono i malati, gli anziani e i
disabili perché con il loro lavoro, a volte, sono gli unici a rompere la loro solitudine. (M.A.)
ARRESTATO
IN PAKISTAN KHALID SHEIKH MOHAMMED, RITENUTO IL “CERVELLO”
DEGLI
ATTENTATI DELL’11 SETTEMBRE A NEW YORK E WASHINGTON.
GRANDE
SODDISFAZIONE E’ STATA ESPRESSA DAL PRESIDENTE STATUNITENSE BUSH
WASHINGTON. = “Un arresto straordinariamente importante”.
E’ come gli Stati Uniti hanno definito il fermo di Khalid Sheikh Mohammed,
ritenuto il numero tre della rete terroristica Al Qaida, e ‘cervello’ degli
attacchi dell'11 settembre. L’uomo è stato arrestato ieri con altre due persone
a Rawalpindi, nei pressi della capitale pakistana Islamabad, durante
un’operazione condotta in stretta collaborazione dall'Fbi e da esponenti dei
servizi di sicurezza locali. Secondo quanto rivelato dalle autorità pachistane,
gli agenti hanno fatto irruzione nell'abitazione di un militante integralista, prendendo
tutti di sorpresa mentre dormivano. Inserito dagli Usa nella lista delle 22
persone più ricercate dall'Fbi per aver pianificato nel 1995 attentati a una
decina di aerei americani in volo sul Pacifico, secondo le autorità
statunitensi, Khalid Sheikh Mohammed “ha probabilmente organizzato e diretto”
gli attacchi dell'11 settembre e potrebbe conoscere tutto l'organigramma di Al
Qaida. Il Pakistan ha già consegnato il presunto terrorista agli americani,
anche se resta ignoto il luogo in cui è detenuto. La notizia è stata appresa
con grande soddisfazione dal presidente degli Stati Uniti, Bush. (S.S.)
5 MILA FIRME A SOSTEGNO DELL’APPELLO
PER LA DIFESA DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA INSERITO NELLA COSIDDETTA CARTA DI SUBIACO,
SONO STATE CONSEGNATE AL PRESIDENTE
DELLA CONVENZIONE EUROPEA
VALERIE GISCARD D’ESTAING
BRUXELLES. = Consegnate al Presidente
della Convenzione europea, Valery Giscard d'Estaing, le prime 5 mila firme
raccolte a sostegno dell'Appello per la difesa della vita e della famiglia
inserito nella cosiddetta Carta di Subiaco. La consegna è avvenuta a Bruxelles
da parte dei rappresentanti della “Fondazione sublacense Vita e Famiglia”.
Ricordiamo che Carta di Subiaco, un’iniziativa promossa dall'abate ordinario
della celebre abbazia della cittadina laziale, mons. Mauro Meacci e dalla Fondazione
Vita e Famiglia, è stata sottoscritta da oltre quaranta vescovi italiani
insieme a 32 abati benedettini europei. Firmatari anche la Federation of
Catholic Family Associations in Europe, la Federazione Mondiale delle
Associazioni dei Medici Cattolici, il Forum delle Associazioni Familiari e
numerosi Centri culturali.
ESTONIA AL VOTO PER ELEGGERE I 101 DEPUTATI DEL NUOVO PARLAMENTO.
ALLE URNE 860 MILA AVENTI DIRITTO PER UNA VOTAZIONE CHE POTREBBE RISERVARE
QUALCHE SORPRESA: LA CRESCITA DEL PARTITO POPULISTA
TALLINN. = E’ la quarta volta,
dall’indipendenza dall’Unione Sovietica (1991), che l’Estonia torna alle urne
per le elezioni legislative. Le operazioni di voto hanno avuto regolarmente
inizio alle ore 9 del mattino locali e gli 860 mila aventi diritto al voto
avranno tempo fino alle 18 per eleggere 101 deputati fra 953 candidati con ben
sei partiti suscettibili di passare il quorum del 5%. In realtà, quella
odierna, è una votazione che potrebbe riservare qualche sorpresa. Nonostante,
infatti, l'economia sia in forte crescita e le adesioni all'Unione europea e
alla Nato siano ormai date per certe, il governo di centrosinistra potrebbe
trovarsi di fronte ad una crescita dei populisti. I sondaggi danno il
centrosinistra del premier uscente, Siim Kallas, complessivamente in vantaggio,
con il Partito di centro del sindaco di Tallinn, Edgar Savisaar in testa con il
27% delle preferenze. Ma in seconda posizione si è infilato il partito
populista “Res Publica”, che ha impostato la propria campagna sulla lotta alla
corruzione e all'ordine pubblico ed ha ottenuto un successo a sorpresa alle
elezioni municipali dello scorso ottobre. (S.S.)
INTERVENTO UMANITARIO IN PAKISTAN DELL’UNIVERSITÀ CATTOLICA DI ROMA.
UNA SQUADRA DI MEDICI E INFERMIERI
PRONTA AD AIUTARE
L’OSPEDALE “FATIMA HOSPITAL”
ATTRAVERSO CORSI DI FORMAZIONE
E SUPPORTO ASSISTENZIALE PER I
PAZIENTI
ROMA. = Una squadra di medici, operatori sanitari e
volontari dell’Università Cattolica di Roma parte oggi per il Pakistan, nell’ambito
di un progetto di supporto didattico-formativo e assistenziale all’ospedale
cattolico "Fatima Hospital" di Sarghoda, nella diocesi di
Islamabad-Rawalpindi. L’intervento umanitario, nato da una richiesta del
vescovo locale, mons. Anthony Theodore Lobo e coordinato dal Centro per la
cooperazione internazionale della Cattolica di Roma, diretto da mons. Elio
Sgreccia, si articolerà in più fasi. La prima, della durata di un mese,
coinvolgerà una équipe di medici esperti del Policlinico Gemelli nelle
specialità più richieste dalle esigenze sanitarie della regione: chirurgia
generale, anestesia, ginecologia. Il Fatima Hospital offre in particolare il
suo servizio per i poveri del distretto, ma si trova in una situazione
difficile per l’assenza di uno staff medico residente e per la carenza di
attrezzature sanitarie indispensabili. Per questo, gli obiettivi principali
dell’intervento umanitario saranno quelli di fronteggiare le emergenze chirurgiche
dei pazienti ricoverati; migliorare le strutture e la dotazione delle sale
operatorie; formare una équipe medica residenziale. (M.A.)
=======ooo=======