RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 148 - Testo della Trasmissione di mercoledì 28 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Non sono il caos o le armi a guidare la storia. Il popolo di Dio non viene mai abbandonato nel baratro del nulla e della disperazione. E’ la fede che accende la fiamma della speranza. La catechesi biblica di Giovanni Paolo II all’udienza generale in Piazza San Pietro.

 

La solidarietà del Papa per il popolo iracheno provato dalla guerra: l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente di “Cor Unum”, inviato da oggi in Iraq, per organizzare gli aiuti umanitari.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Circa 150 mila partecipanti attesi stasera a Berlino, per l’apertura della grande Giornata ecumenica delle Chiese cristiane, sul tema: “Siate una benedizione”.

 

La guerra al terrorismo minaccia la difesa dei diritti umani, secondo l’allarme di Amnesty International nel Rapporto annuale: intervista con Marco Bertotto.

 

Accolta con favore dalle Chiese cristiane, in una dichiarazione congiunta, la bozza della futura Costituzione europea.

 

CHIESA E SOCIETA’:

La riscoperta del carisma della povertà evangelica, in una lettera ai gesuiti del preposito generale padre Peter Hans Kolvenbach.

 

E’ morto ieri sera Luciano Berio, sovrintendente e presidente dell’Accademia di Santa Cecilia.

 

L’Europa ha bisogno di cristiani impegnati in politica: così il cancelliere austriaco Schüssel al Congresso internazionale di Vienna per la nuova evangelizzazione.

 

Le Ong italiane consegnano un documento ai G8, che prossimamente si riuniranno ad Evian.

 

Conferito a padre Shoufani il premio Unesco 2003 per l’educazione alla pace.

 

24 ORE NEL MONDO:

Spostato a domani l’incontro sul piano di pace tra il premier israeliano Sharon e quello palestinese Mazen.

 

Gli Usa annullano le sanzioni all’Iraq e dettano le tappe per il nuovo corso del Paese.

 

Da oggi reso noto il testo completo della Costituzione Europea.

 

Trema ancora la terra in Algeria

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

28 maggio 2003

 

 

NON CON LA FORZA DELLE ARMI MA CON L’AIUTO DI DIO

L’UMANITA’ PUO’ SUPERARE I MOMENTI BUI DELLA STORIA.

LO HA DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Solo Dio, che regge la storia con un “progetto superiore”, può sottrarre l’uomo alle “forze oscure” del destino o del caos. Solo con Lui, e non con la forza delle armi, si otterrà la libertà e si faranno “cose grandi”. E’ il messaggio che scaturisce dalle strofe del Salmo 107, spiegato questa mattina da Giovanni Paolo II in Piazza San Pietro ai circa 18 mila pellegrini di molte parti del mondo che hanno partecipato all’udienza generale.

 

Il Papa ha definito “sorprendente” la caratteristica del Salmo oggetto della catechesi, formato in realtà - ha spiegato - dalla fusione di frammenti presi da altri due Salmi: il 56 e il 59. Il risultato è quello di una preghiera che inizia innalzando a Dio un inno di lode e si conclude con una supplica, dove il popolo eletto, ha affermato il Pontefice, riconosce “la signoria divina sulla terra promessa”:

 

“Se il Signore regna, non si deve temere: non si è sballottati qua e là dalle forze oscure del fato o del caos. C’è sempre, anche nei momenti tenebrosi, un progetto superiore che regge la storia”.

 

Questa pienezza di fede nella potenza divina “accende la fiamma della speranza”, ha proseguito il Papa. “Ciò significa che, nonostante la prova e il silenzio - ha soggiunto - Dio tornerà a rivelarsi, a sostenere e guidare il suo popolo”:

 

“Solo da Lui può venire l’aiuto decisivo e non dalle alleanze militari esterne, cioè dalla forza delle armi. E solo con Lui si otterrà la libertà e si faranno «cose grandi»”.

 

Particolarmente intenso il momento dei saluti ai gruppi presenti nella Piazza, che Giovanni Paolo II ha espresso in undici lingue diverse. Tra gli altri, oltre ad esortare ad una “coraggiosa testimonianza evangelica” gli studenti italiani che partecipano ai Giochi Sportivi Studenteschi, promossi dal ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Comitato Olimpico Nazionale, il Pontefice ha rivolto un pensiero speciali al gruppo “Amici di Telepace”, in festa per i 25 anni di fondazione dell’emittente. “Carissimi – ha detto loro Giovanni Paolo II – vi auguro di servire e diffondere, con crescente generosità, il messaggio dell’amore di Cristo che salva l’umanità”.

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LA SOLIDARIETA’ DEL PAPA CON IL POPOLO IRACHENO PROVATO DALLA GUERRA:

MONS. CORDES, PRESIDENTE DI “COR UNUM”, INVIATO DI GIOVANNI PAOLO II,

PER PROMUOVERE E COORDINARE GLI AIUTI UMANITARI

- A cura di Paolo Salvo -

 

Giovanni Paolo II ha inviato oggi in Iraq l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, per “farsi concretamente interprete  della sua vicinanza spirituale verso l’intera popolazione” del Paese provato dalla guerra e mettere a punto un piano di aiuti umanitari. Lo ha reso noto stamani in comunicato di questo dicastero, voluto da Paolo VI nel 1971 con il compito particolare di promuovere e coordinare le iniziative delle istituzioni cattoliche in aiuto ai popoli nell’indigenza.

 

Il compito affidato dal Papa a mons. Cordes, come precisa la nota, “è quello di verificare di persona  le necessità e le condizioni che permettono alla Chiesa cattolica di operare in quei territori martoriati dalla guerra”. In particolare, il presule tedesco “dovrà portare avanti con i vescovi e le Organizzazioni non governative cattoliche un piano di aiuti razionale e coordinato per rispondere alle emergenze sanitarie ed alimentari oltre che per la ricostruzione”.

 

Nel comunicato si specifica inoltre che “la Chiesa, attraverso la sua presenza capillare, è disponibile ad impegnarsi – come in altre situazioni simili – sia per l’equa distribuzione degli aiuti umanitari sia per favorire la ricostruzione sociale e politica”. Nella missione dell’inviato papale, accompagnato in questo viaggio da esperti nel settore dell’aiuto umanitario, sono previsti incontri con il nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni, con i vescovi, le organizzazioni cattoliche e le autorità.

 

Per domenica prossima, 1° giugno, il presidente di “Cor Unum” ha in programma una celebrazione eucaristica nella cattedrale di Baghdad, mentre lunedì mons. Cordes si recherà a Mossul, città petrolifera del Nord sulla destra del fiume Tigri, nella regione popolata dai curdi iracheni.

 

“Pur nel momento favorevole della caduta dell’embargo, che apre nuove possibilità di rapporto con la comunità irachena, il viaggio dell’inviato del Papa – conclude la nota di ‘Cor Unum’ – si colloca in un periodo particolarmente delicato per le sorti della convivenza pacifica di quella regione”.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con un articolo sul Medio Oriente: vive speranze si legano all’atteso incontro, fissato per giovedì, tra Ariel Sharon e Abu Mazen.

Sempre in prima, in rilievo l’Algeria, dove una nuova scossa ha seminato ancora morte e panico tra la popolazione duramente provata.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.

Una pagina dedicata alla Solennità dell’Ascensione.

Nel cammino della Chiesa in America, un articolo sul Congresso nazionale del Rosario (il 28 e il 29 giugno) in Argentina, promosso dalla Provincia Domenicana di Cordoba.

 

Nelle pagine estere, Rwanda: approvazione quasi plebiscitaria della nuova Costituzione.

Francia: continuano le agitazioni contro la riforma delle pensioni, mentre il premier Raffarin promette il dialogo.

 

Nella pagina culturale, un approfondito contributo di Maria Antonietta Pavese sul centesimo anniversario della morte dell’artista Paul Gauguin.

Articolo di Antonio Braga in ricordo di Luciano Berio, morto ieri, “uno dei maggiori compositori del Novecento”.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con particolare riferimento all’esame dei risultati delle elezioni amministrative.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

28 maggio 2003

 

 

CON UN MESSAGGIO DEL PAPA SI APRE STASERA A BERLINO

L’INCONTRO ECUMENICO DELLE CHIESE IN GERMANIA

- Servizio di Angelo Paoluzi -

 

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Parte da questa sera e si concluderà domenica mattina, il Kirchentag ecumenico, l’incontro ecclesiale che cattolici e protestanti hanno voluto a Berlino come segno forte di una tensione dei cristiani verso la comprensione fraterna. Il tema generale del Convegno è: “Siate una benedizione”. Molti gli stranieri fra quanti sono stati coinvolti nelle tremila iniziative di tavole rotonde, dibattiti, riflessioni, dialoghi, confronti nei quattro sottotemi principali. Significativo il fatto che la quarta lingua ufficiale sia il polacco, un segnale rivolto all’Europa orientale che sta facendo il suo ingresso nell’Unione continentale.

 

Non soltanto cardinali, vescovi, dignitari protestanti, quindi, ma rappresentanti delle società civili di 70 Paesi dei quattro continenti. Dal politologo francese Alfred Grosser, al Premio Nobel per la pace Rigoberta Menchu e Alfredo Esquível, dall’ambasciatore polacco Andrej Byrt a Chiara Lubich e Andrea Riccardi, e fra i tedeschi anche due scrittori illustri come Martin Walser e Wolf Biermann.

 

Sono attesi circa 200 mila partecipanti. L’apertura è solenne, questa sera, con una celebrazione comune, il discorso del capo dello Stato Johannes Rau dinanzi all’arco di Brandeburgo, la lettura del messaggio del Papa attarverso il nunzio apostolico, mons. Giovanni Lajolo; la presenza del cancelliere federale Schröder, del sindaco di Berlino e della presidente del Consiglio ecumenico delle Chiese. E da domani, gli incontri.

 

Angelo Paoluzi, da Berlino, per la Radio Vaticana.

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LA GUERRA AL TERRORISMO METTE IN PERICOLO LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI:

E’ L’ALLARME LANCIATO DA AMNESTY INTERNATIONAL, CHE NEL SUO

RAPPORTO ANNUALE, DENUNCIA L’INDEBOLIMENTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

- Con noi, Marco Bertotto -

 

La guerra al terrore sta “indebolendo il primato del diritto internazionale” e “limitando i diritti umani”. A denunciarlo è Amnesty International, che ha presentato oggi a Londra il suo Rapporto Annuale. Un documento corposo, che denuncia le violazioni più gravi in 151 Paesi. Il rapporto segnala maltrattamenti e torture da parte delle forze di sicurezza in 106 Stati, gravi violazioni commesse da gruppi armati di opposizione in 32 Paesi e, ancora, arresti e detenzioni arbitrarie in 52 nazioni. Mali da cui, purtroppo, non sono immuni anche le società del “mondo sviluppato”. Soffermandosi sui pericoli per le libertà fondamentali, insiti nella lotta al terrorismo, l’organizzazione critica l’amministrazione di Washington per la condizione in cui versano centinaia di detenuti nella base di Guantanamo, a seguito della guerra in Afghanistan. Severo il giudizio anche nei confronti di Mosca per la condotta dell’esercito russo nel conflitto in Cecenia. Con riferimento al Medio Oriente, invece, Amnesty accusa il governo israeliano di aver “commesso abusi che costituiscono crimini di guerra”. Netta la condanna anche nei confronti dei gruppi armati palestinesi. “La deliberata presa di mira di civili - si legge nel rapporto - costituisce un crimine contro l’umanità”. D’altro canto, Amnesty mette l’accento sulle emergenze che affliggono aree del mondo spesso dimenticate, specie in Africa. Un punto, questo, su cui si sofferma Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di Amnesty, intervistato da Alessandro Gisotti:

 

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R. – Innanzitutto, non va dimenticato il conflitto che ormai da sei anni a questa parte insanguina la Repubblica Democratica del Congo: sei Paesi coinvolti, decine di gruppi armati di opposizione, ma soprattutto quasi tre milioni di vittime civili; e poi, tante altre guerre, guerre dimenticate, lontane dai riflettori, ugualmente pericolose, ugualmente gravi. Penso al Nepal, penso alla Costa d’Avorio, al Burundi, alla Colombia. Situazioni, appunto, che non sono in cima all’agenda della Comunità internazionale, ma che sono invece la vera sofferenza di milioni di persone.

 

D. – Una delle piaghe che affligge tanti Stati, anche quelli cosiddetti ‘sviluppati’, occidentali, è la tortura: cosa avete registrato di particolare quest’anno su questo fronte?

 

R. – Che la tortura ha continuato ad essere un’emergenza internazionale; riguarda oltre 150 Paesi, in 70 Paesi è un fatto sistematico, endemico. C’è anche una notizia positiva: l’adozione del Protocollo opzionale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che istituisce finalmente un sistema obbligatorio di visite ispettive nelle carceri.

 

D. – La guerra al terrorismo, denuncia Amnesty International, ha reso il mondo un posto più insicuro: come è possibile allora garantire sicurezza e al tempo stesso non limitare i diritti umani?

 

R. – Bisogna capovolgere completamente la prospettiva. Oggi è ottenere la sicurezza contenendo i diritti, attaccando alla radice le libertà fondamentali; dal nostro punto di vista, invece, si deve capovolgere questo paradigma della sicurezza che contrappone lotta al terrorismo con diritti umani e partire proprio dalla protezione dei diritti umani, come vero strumento di prevenzione dei conflitti, come vero strumento per restituire sicurezza a milioni di cittadini.

 

D. – Ecco, Amnesty critica severamente l’amministrazione statunitense, che – sostiene questo Rapporto – punterebbe ad indebolire l’Onu e più in generale il sistema di diritto internazionale. Quali sono gli aspetti che vi preoccupano maggiormente e soprattutto quali le possibili soluzioni?

 

R. – L’aspetto che ci preoccupa maggiormente è l’offensiva che gli Stati Uniti hanno lanciato all’idea di giustizia internazionale e allo strumento della Corte penale internazionale permanente. Come intervenire? Con una mobilitazione, con una responsabilità di tutti gli Stati che devono rifiutare di aderire agli ‘accordi di impunità’ bilaterali che gli Stati Uniti stanno cercando di siglare. Devono, piuttosto, riaffermare il primato del diritto internazionale su quelle che sono invece logiche di potenza.

 

D. – Nel martoriato Medio Oriente, grazie alla ‘road-map’, sembra aprirsi qualche spiraglio di pace. Quali le speranze e le aspettative di Amnesty International per questa regione?

 

R. – La crisi del Medio Oriente è sicuramente una delle crisi più discusse. Che appaiono più spesso sulle pagine dei giornali, ma sono state affrontate in questi anni con minore efficacia e con minore volontà di proposta concreta e in grado di garantire il rispetto dei diritti umani. La ‘road-map’ è un buon auspicio; quello che noi chiediamo però è che da subito si intervenga per proteggere i diritti umani degli israeliani e del palestinesi. Il 2002 è stato l’anno in cui le vittime israeliane e palestinesi sono raddoppiate rispetto al 2001, e questo evidentemente è il segnale di come sia stata inutile ed inefficace l’attività, che fino ad oggi la comunità internazionale ha svolto per risolvere la crisi in Medio Oriente e soprattutto proteggere i diritti umani della popolazione civile.

 

D. – Quali sono stati quest’anno i risultati più rilevanti che avete ottenuto?

 

R. – Quest’anno siamo riusciti ad ottenere risultati importanti. L’istituzione del Tribunale internazionale per i gravi crimini, l’adozione di un Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, la liberazione di alcuni prigionieri per motivi di opinione. Ricordo tra tutti il caso di Grigory Pasko: il 23 gennaio 2003 è stato finalmente liberato. Un giornalista che semplicemente denunciava i rischi del sistema nucleare dell’ex Unione Sovietica e poi della Federazione Russa per la salute dei cittadini. Era prigioniero per motivi di opinione, oggi è stato liberato e questa è stata una grande conquista del Movimento per i diritti umani.

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LE CHIESE CRISTIANE ACCOLGONO CON FAVORE

LA BOZZA DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA

DOPO AVER ESAMINATO LA PRIMA PARTE PUBBLICATA LUNEDI’ SCORSO

- A cura di Carla Cotignoli -

 

Mentre è stata resa nota ieri sera una seconda parte della bozza della futura Costituzione europea concernenti la carta dei diritti fondamentali e le politiche, le Chiese cristiane d’Europa si sono pronunciate positivamente sulla prima parte pubblicata lunedì scorso. “Gli sforzi compiuti sono un passo importante verso un’Unione europea più trasparente, più efficace e più responsabile”. E’ quanto si legge in una dichiarazione comune a firma della Comece e della Kek, i due organismi rispettivamente  dei vescovi cattolici  e delle 126 Chiese ortodosse, protestanti e anglicane di tutti i Paesi europei. Servizio di Carla Cotignoli.

 

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“Nei loro numerosi contributi alla Convenzione le Chiese e le organizzazioni cristiane hanno promosso il concetto dell’Unione come comunità di valori” basata sul rispetto della dignità umana e dei diritti dell’uomo, la democrazia, la libertà, la giustizia, la solidarietà, lo sviluppo e il bene comune. E’ quanto afferma la dichiarazione congiunta delle Chiese. “E’ perciò – si legge - che noi  accogliamo con favore l’integrazione di questi valori e obiettivi e la Carta dei diritti fondamentali nel progetto di Costituzione”.

 

Non solo, la dichiarazione della Comece e della Kek evidenzia in particolare gli emendamenti apportati “che rafforzano l’impegno dell’Unione per una economia di mercato sociale”, per la promozione della pace, della sicurezza, il commercio libero e giusto, la protezione dei diritti dell’uomo e il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni Unite. E ancora viene sottolineata la valorizzazione  dei diversi attori della società e la loro partecipazione al processo democratico dell’Unione Europea.

 

Le Chiese cristiane rilevano poi “il consenso crescente” riguardante “il posto della religione nella futura Unione Europea”. La dichiarazione congiunta cita l’articolo 51: “Garantisce – si riconosce – il rispetto dello Statuto delle Chiese e delle comunità religiose riconosciuto dagli Stati membri, in base al rispetto delle diverse tradizioni costituzionali”. Viene riconosciuta anche la disponibilità ad “un dialogo aperto, trasparente, regolare”. E’ quanto le Chiese e le comunità religiose avevano richiesto: “un dialogo diretto, distinto dall’autorità secolare, al servizio dell’intera società”. L’auspicio è ora che si giunga, dopo la discussione, ad un consenso finale.

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CHIESA E SOCIETA’

28 maggio 2003

 

 

RISCOPRIRE LA POVERTA’ EVANGELICA PREDICATA DA SANT’IGNAZIO DI LOYOLA.

QUESTO LO SCOPO DELLA “CARTA DELLA POVERTA”, UNA LETTERA INDIRIZZATA

DAL PREPOSITO GENERALE DEI GESUITI, PADRE KOLVENBACH,

 ALL’INTERA COMPAGNIA DI GESU’

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

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ROMA. = “Predicare in povertà la forza pasquale di Colui che, essendo ricco, si è fatto povero per arricchirci”. Questa la missione additata ai membri della Compagnia di Gesù dal preposito generale, padre Peter Hans Kolvenbach nella lettera datata 25 marzo 2003 e titolata “carta della povertà”. “Seguire Cristo – si legge nel documento - condividendone la povertà esige una conversione del cuore, ricercata senza riposo”. Ma sul concetto di povertà gravano numerose errate interpretazioni:“nel mondo sottosviluppato non è considerata un valore positivo, ma un ostacolo da superare; altrove, dove la società è fortemente determinata da un’economia di mercato e da un crescente consumismo la povertà è invece un disvalore”. Ma se essa è vissuta come sequela di Cristo, non può limitarsi ad una mera esecuzione di regole di ordine economico e finanziario. Implica un dono di sé, come Gesù si donò all’umanità in castità e obbedienza. Per costituire una scelta veramente libera e consapevole – scrive padre Kolvenbach – la povertà deve avere tre caratteristiche fondamentali: “fedeltà al mandato evangelico, discernimento e solidarietà nei confronti dei poveri e degli emarginati”. Solo camminando su questa strada è possibile per il gesuita intraprendere quella difficile ricerca della povertà evangelica “che mai si esaurisce”. Senza un “attento discernimento” - avverte il padre generale – l’opzione per la povertà “corre il pericolo di rimanere soffocata dalla miseria crescente e smisurata nel mondo” che rende vane le scelte dei religiosi e può indurre persino alla frustrazione. Conseguenza quest’ultima, evitabile solo interiorizzando e partecipando del significato pasquale della povertà proposta alla Compagnia da Sant’Ignazio di Loyola. La bussola più efficace per discernere il giusto valore della povertà – si legge infine – risiede proprio nell’attenta e costante pratica degli Esercizi Spirituali del padre fondatore.

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È MORTO IERI SERA LUCIANO BERIO, SOVRINTENDENTE E PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA DI SANTA CECILIA.

ASCOLTAVA CON CURIOSITÀ I BEATLES, SPERIMENTANDO

AL CONTEMPO L'ELETTRONICA E LA RICERCA DI NUOVI SPAZI MUSICALI

 

ROMA. = E’ morto, a 78 anni, Luciano Berio, presidente e sovrintendente dell’Accademia di santa Cecilia. Si è spento ieri nel tardo pomeriggio, in un ospedale romano in cui era ricoverato a seguito di un intervento in una clinica della capitale. Rappresentante dell'avanguardia internazionale, compositore, direttore d'orchestra, arrangiatore, didatta e operatore culturale, era una delle grandi figure universalmente riconosciute della musica contemporanea. Il suo nome d'autore resta legato soprattutto a come ha saputo individuare e sperimentare al massimo le capacità dei mezzi sonori, con risultati nella spazializzazione del suono del tutto inediti e sorprendenti. Un percorso, discusso dalla critica ma sempre analizzato con interesse, in cui emerge continuativamente l'invito a una grande libertà d'ascolto della musica. Laurea Honoris causa per tre volte, nel 1980 alla University di Londra, nel 1995 all'Università di Siena e nel 1999 all'ateneo di Torino, Berio – primo in campo musicale tra gli italiani – ha vinto tra i numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, il premio Imperium universale (considerato il Nobel delle arti) conferito dalla Japan Art Association. Come ha commentato Umberto Eco, collaboratore di Berio negli anni ’50, “la sua musica ha ispirato il lavoro dei poeti, degli architetti, dei pittori, dei linguisti e dei filosofi che amava. Mancherà molto alla musica del nostro secolo.” Il critico musicale Sandro Cappelletto ricorda così Berio: “La sua è stata un'avventura unica nel mondo della musica contemporanea. Ascoltava con curiosità i Beatles, sperimentando al contempo l'elettronica e la ricerca di nuovi spazi da dedicare alla musica.” (S.C.)

 

 

“I CRISTIANI HANNO IL DIRITTO, MA ANCHE IL DOVERE DI PARTECIPARE

ALLA VITA POLITICA”: LO HA DICHIARATO IL CAPO DEL GOVERNO AUSTRIACO

WOLFGANG SCHÜSSEL, DURANTE IL CONGRESSO INTERNAZIONALE A VIENNA

PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

 

VIENNA. = “L’Europa ha bisogno di cristiani che stiano in politica”: è quanto affermato dal cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel, nel corso della quarta giornata del Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione, iniziato a Vienna lo scorso 23 maggio, ed in programma fino al prossimo primo giugno. “Non è solo un diritto – ha continuato il capo del governo austriaco – ma un dovere per i cristiani partecipare alla vita politica. Essi hanno una visione che va ben al di là di quella terrestre, e di questa visione ha bisogno l’Europa più che mai”. Secondo Hanna-Barbara Gerl-Falkowic, titolare della cattedra di filosofia della religione a Dresda, “la perdita di senso non è solamente una resistenza di fronte alla religione, ma una perdita di sostanza della vita”. La società attuale è più una cultura di morte piuttosto che della vita: “questa non è necessariamente una società atea, ma non ha neanche vere e proprie convinzioni”. I cristiani devono allora formarsi, per avere degli argomenti seri all’interno di una società in cui Dio sembra essere assente o lontano dagli uomini. (S.C.)

 

 

LE ONG ITALIANE CONSEGNANO UN DOCUMENTO AL G8,

CHE PROSSIMAMENTE SI RIUNIRA’ AD EVIAN.

IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE,

SERGIO MARELLI: “CON L’USO DELLA FORZA LA SITUAZIONE PEGGIORA”

 

ROMA. = Un raggruppamento di Ong italiane, insieme ad altre organizzazioni di società civile, ha presentato oggi a Roma un documento con richieste precise: dal primo al 3 di giugno il G8 si riunirà ad Evian. Il documento contiene i contributi delle principali campagne italiane sul commercio e lo sviluppo, l’acqua, il debito estero, le armi, i diritti umani, l’Aids, la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese. “Lo scopo - ha spiegato il presidente dell’Associazione delle Ong italiane, Sergio Marelli - è di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questi temi”. Marelli ha poi osservato che il proposito del G8 di “assumere il governo del mondo è fallito, perché le scelte fatte hanno aumentato l’insicurezza e dimostrato che con l’uso della forza la situazione peggiora”. Contestata da Marelli anche la “logica clientelare” del G8, che “si arroga il diritto di scegliere quali Paesi del Sud del mondo invitare”. Nei confronti della politica estera del governo italiano, il presidente delle Ong ha osservato: “La cooperazione internazionale è alla paralisi completa: nel 2003 dal ministero degli Esteri non è stato erogato un solo euro, perché da sei mesi l’organismo che decide quali progetti finanziare non si è più riunito”. Tra le richieste avanzate dalle organizzazioni che aderiscono alla piattaforma – tra cui Amici della terra, Attac, Rete Lilliput, e l’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’Aids – vi è l’istituzione di un’autorità mondiale dell’acqua, l’introduzione di misure coercitive contro i paradisi fiscali, e la diminuzione dei dazi e delle tariffe sui prodotti che vengono dal Sud del mondo. (S.C.)

 

 

CONFERITO A PADRE EMIL SHOUFANI IL PREMIO UNESCO 2003

PER L’EDUCAZIONE ALLA PACE. IL PARROCO,

DIRETTORE DELL’ISTITUTO S. GIUSEPPE A NAZARETH,

HA ORGANIZZATO UN PELLEGRINAGGIO AD AUSCHWITZ

COMPOSTO DA ARABI ED EBREI

 

PARIGI. = Conferito al parroco greco-melchita-cattolico di Nazareth, l’archimandrita Emil Shoufani, direttore dell’Istituto arabo-israeliano S. Giuseppe, il premio Unesco 2003 per l’educazione alla pace. Padre Shoufani, nato nel 1947, già nel 1988 aveva concepito un progetto  per l’educazione alla pace, la democrazia e la coesistenza, poi introdotto nella scuola che dirige dal 1976. Ha tentato di unire arabi ed ebrei, ad esempio con il gemellaggio del suo istituto con la scuola ebraica Lyada di Gerusalemme, organizzando scambi di studenti, con la convinzione che le diversità culturali e religiose, lungi da costituire un ostacolo, dovrebbero venire considerate una strada per la pace. Alla fine del 2002 padre Shoufani ha ideato e organizzato un progetto, chiamato Memoria di pace, in Israele e Francia, che comprendeva un pellegrinaggio congiunto arabo-israeliano al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lanciando l’iniziativa ha commentato così: “Faccio appello che i miei fratelli arabi si uniranno a me perché così potremo fare insieme un gesto di forza e di libertà, libero. Nel luogo che incarna l’atrocità del genocidio, Auschwitz-Birkenau, noi mostreremo la nostra fratellanza ai milioni di vittime, proclamando la nostra solidarietà con i loro figli e figlie.” (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

28 maggio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Nuovo rinvio dell’incontro tra il premier israeliano, Ariel Sharon, e quello palestinese, Abu Mazen, per discutere l’applicazione della cosiddetta “Road Map”, il percorso di pace, per risolvere la crisi israelo-palestinese, elaborato dalla comunità internazionale. E’ stato lo stesso Abu Mazen ad annunciare ai giornalisti che l’incontro ci sarà domani e non oggi, come era stato precedentemente detto. Intanto le continue violenze sul terreno confermano che il cammino verso la pace non è ancora sgombro da ostacoli. A Marcella Emiliani, docente di Storia ed istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna, Fausta Speranza ha chiesto quali problemi restano aperti su entrambi i fronti:

 

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R. - A contrastare l’idea di sottoscrivere la Road Map da parte del primo ministro Sharon c’è una parte del suo stesso partito, il Likud, ma soprattutto c’è questa potentissima lobby trasversale dei coloni nei territori occupati, dove troviamo dai fondamentalisti ebraici veri e propri, ad altri partiti - tipo il Partito nazionale religioso – che sono espressione di una visione ben poco laica della politica in Israele.

 

D. – Invece sul fronte palestinese, quale opposizione trova questo rilancio del processo di pace?

 

R. – Un risultato buono è che Abu Mazen sia riuscito a ottenere dal responsabile del gruppo estremista di Hamas questa tregua contro i civili, se non altro. Resta il fatto che, se il processo di pace viene troppo spesso interrotto, sul terreno Hamas sarà capace di travolgere tutti, compreso Abu Mazen.

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“La strada che porta dalla tirannia alla democrazia in Iraq segue 13 punti fondamentali”. Ad affermarlo è stato il segretario alla Difesa statunitense, Donald Rumsfeld, intervenendo al Consiglio Affari Esteri a New York. “La realizzazione di uno Stato democratico richiederà tempo” - ha avvertito Rumsfeld – e non sarà agevole”. Tra i punti elencati, la necessità che la coalizione anglo-americana mantenga in Iraq una presenza militare per il tempo necessario. Intanto, il dipartimento del Tesoro americano ha annullato la quasi totalità delle sanzioni economiche contro l'Iraq, in applicazione della nuova risoluzione approvata la scorsa settimana dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il segretario al Tesoro, John Snow, ha sollecitato altri Paesi a fare lo stesso. Rimangono ancora illecite la vendita di armi e di beni archeologici rubati, così come transazioni condotte con funzionari del Baath, il partito di Saddam Hussein.

 

Da oggi la bozza della futura Costituzione europea è diventata pubblica nel suo testo completo. Sono stati, infatti, resi noti i capitoli concernenti la Carta dei diritti fondamentali, le politiche e la messa in opera delle azioni dell’Unione e quelli sulle disposizioni generali e finali. Tra le novità, in politica estera si conferma la creazione di un ministro degli esteri che erediterà le funzioni dell'attuale alto rappresentante per la politica estera e di difesa comune e del commissario alle relazioni estere e l’istituzione di un'agenzia per gli armamenti.

 

Continua a tremare la terra in Algeria. Dopo quelle di ieri, anche stamani una nuova violenta scossa di terremoto si è prodotta alle ore 09.00. Nella capitale Algeri ci sono state scene di panico per le strade. Il movimento tellurico, secondo quanto riferito, potrebbe essere della stessa intensità di quello che ha colpito ieri sera il Paese nordafricano. Alle ore 18.00 circa, a sei giorni esatti dal primo devastante terremoto, infatti la terra ha tremato nuovamente in tutta la fascia costiera, con una scossa di magnitudo pari a 6,3 gradi sulla scala Richter, causando oltre 300 feriti e ancora gravi danni. Diversi edifici, già danneggiati dal sisma di mercoledì scorso, sono crollati a Zemmuri, Bumerdes e Reghaia, nella fascia costiera a est della capitale.

 

Stato d’emergenza dalla notte scorsa in Perù. Lo ha deciso il presidente Toledo, per far fronte all’ondata di scioperi nel settore agricolo ed in quello scolastico. In un messaggio alla Nazione, il capo dello Stato ha comunicato di avere affidato il controllo del Paese alle Forze armate, coadiuvate dalla polizia nazionale. Sentiamo Maurizio Salvi:

 

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Il capo dello Stato ha sostenuto che la misura di emergenza permetterà di riaprire le scuole e ristabilire il transito degli autoveicoli, interrotto a causa di molteplici blocchi stradali. Dodici delle ventiquattro province peruviane saranno direttamente sotto il controllo delle forze armate. Il capo dello Stato ha poi spiegato di essere stato costretto ad agire in questo modo per non compromettere gli investimenti stranieri ed i risultati economici raggiunti negli ultimi anni, dicendosi, inoltre, certo che gli scioperi dei maestri scolastici, dei lavoratori della previdenza sociale, di quelli del settore giudiziario e degli agricoltori, rispondono ad una sincronizzata azione mirante a destabilizzare il governo. Nella protesta c’è la mano della guerriglia di “Sendero Luminoso”, che cerca di capitalizzare la violenza nelle strade ed, in questo modo, dominare i vertici sindacali, compresi quelli delle organizzazioni degli insegnanti.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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L’ennesimo attentato in Colombia è costato la vita ieri ad un bambino di 8 anni. Una carica di almeno 10 chili di dinamite è esplosa nei pressi del municipio di San Vicente del Caguan, sede lo scorso anno dei colloqui di pace tra il governo e la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Intanto, secondo quanto ha reso noto l’agenzia Ansa, un commando di paramilitari di destra avrebbe sequestrato nella località di Narino il 44.enne sacerdote colombiano Jesús Iván Martínez.

 

Mossa a sorpresa nelle Filippine dei ribelli del Fronte Islamico Moro, che ieri hanno annunciato una tregua di dieci giorni. La decisione, che potrebbe rappresentare uno spiraglio per la fine degli scontri tra militari e guerriglia, particolarmente violenti negli ultimi giorni, ha accolto una specifica richiesta dei vescovi cattolici locali, anche se ha suscitato lo scetticismo del governo di Manila. I ribelli infatti fanno richieste molto onerose all’esecutivo, come quella di liberare esponenti del Fronte detenuti in carcere.

 

Altissima affluenza alle urne e risultato quasi plebiscitario per il referendum costituzionale in Ruanda. Con più del 93 per cento di consensi, dei votanti sui 4 milioni di elettori, è stata approvata la modifica della Costituzione. Il nuovo testo apre la strada al pluralismo e alla democrazia, ma soprattutto volta pagina sulla sanguinosa guerra civile del 1994. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Le modifiche apportate alla Carta costituzionale introducono per la prima volta una forma di multipartitismo, che, comunque, esclude ogni forma di aggregazione politica su base etnica o religiosa, e aprono la strada al suffragio universale, seppur limitato ad un solo ramo del Parlamento. La Carta fondamentale, approvata a larga maggioranza dalla popolazione, in vigore dal prossimo luglio, prevede anche un governo presidenziale della durata di sette anni, rinnovabile soltanto una volta. Ma non tutti gli osservatori sono convinti che la transizione in corso possa davvero favorire il clima di riconciliazione, in un Paese dove le ferite del genocidio di nove anni fa non sono ancora del tutto ricucite. La verità, dicono autorevoli esponenti della società civile, è che il potere del governo centrale è rafforzato dal referendum, al punto tale da offrire pochi spazi al dibattito democratico con l’opposizione.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Un elicottero si è schiantato oggi sul campo base dell'Everest, la montagna più alta del mondo. Nell’incidente sarebbero morte tre persone. Al campo, da giorni, stanno arrivando centinaia di alpinisti e giornalisti per le celebrazioni dei 50 anni, che cadono domani, della prima scalata agli 8.848 metri dell’Everest compiuta dal neozelandese Hillary e dello sherpa Tenzing.

 

Dopo l’impennata di ieri, l'euro frena la sua corsa sul dollaro. La moneta unica viene scambiata a 1,1743 dollari, mentre ieri aveva superato la valutazione di 1.19. Si tratta sempre di livelli elevati che hanno effetti positivi per l’economia europea, con il calo del prezzo della benzina e delle importazioni, ma produce anche effetti negativi per il rallentamento delle esportazioni.

 

 

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