RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 148 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 28 maggio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
E’ morto ieri sera
Luciano Berio, sovrintendente e presidente dell’Accademia di Santa Cecilia.
Le Ong
italiane consegnano un documento ai G8, che prossimamente si riuniranno ad
Evian.
Conferito a padre Shoufani il premio Unesco 2003 per l’educazione alla pace.
Spostato
a domani l’incontro sul piano di pace tra il premier israeliano Sharon e quello
palestinese Mazen.
Gli
Usa annullano le sanzioni all’Iraq e dettano le tappe per il nuovo corso del
Paese.
Da
oggi reso noto il testo completo della Costituzione Europea.
Trema ancora la terra in Algeria
NON CON LA FORZA DELLE ARMI MA CON L’AIUTO DI
DIO
L’UMANITA’
PUO’ SUPERARE I MOMENTI BUI DELLA STORIA.
LO HA
DETTO IL PAPA ALL’UDIENZA GENERALE IN PIAZZA SAN PIETRO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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Solo
Dio, che regge la storia con un “progetto superiore”, può sottrarre l’uomo alle
“forze oscure” del destino o del caos. Solo con Lui, e non con la forza delle
armi, si otterrà la libertà e si faranno “cose grandi”. E’ il messaggio che scaturisce
dalle strofe del Salmo 107, spiegato questa mattina da Giovanni Paolo II in
Piazza San Pietro ai circa 18 mila pellegrini di molte parti del mondo che
hanno partecipato all’udienza generale.
Il Papa
ha definito “sorprendente” la caratteristica del Salmo oggetto della catechesi,
formato in realtà - ha spiegato - dalla fusione di frammenti presi da altri due
Salmi: il 56 e il 59. Il risultato è quello di una preghiera che inizia innalzando
a Dio un inno di lode e si conclude con una supplica, dove il popolo eletto, ha
affermato il Pontefice, riconosce “la signoria divina sulla terra promessa”:
“Se il Signore regna, non
si deve temere: non si è sballottati qua e là dalle forze oscure del fato o del
caos. C’è sempre, anche nei momenti tenebrosi, un progetto superiore che regge
la storia”.
Questa pienezza di fede nella
potenza divina “accende la fiamma della speranza”, ha proseguito il Papa. “Ciò
significa che, nonostante la prova e il silenzio - ha soggiunto - Dio tornerà a
rivelarsi, a sostenere e guidare il suo popolo”:
“Solo da Lui può venire
l’aiuto decisivo e non dalle alleanze militari esterne, cioè dalla forza delle
armi. E solo con Lui si otterrà la libertà e si faranno «cose grandi»”.
Particolarmente intenso il momento dei saluti ai gruppi
presenti nella Piazza, che Giovanni Paolo II ha espresso in undici lingue
diverse. Tra gli altri, oltre ad esortare ad una “coraggiosa testimonianza
evangelica” gli studenti italiani che partecipano ai Giochi Sportivi
Studenteschi, promossi dal ministero dell’Istruzione in collaborazione con il Comitato
Olimpico Nazionale, il Pontefice ha rivolto un pensiero speciali al gruppo
“Amici di Telepace”, in festa per i 25 anni di fondazione dell’emittente.
“Carissimi – ha detto loro Giovanni Paolo II – vi auguro di servire e
diffondere, con crescente generosità, il messaggio dell’amore di Cristo che
salva l’umanità”.
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LA SOLIDARIETA’ DEL PAPA CON IL
POPOLO IRACHENO PROVATO DALLA GUERRA:
MONS.
CORDES, PRESIDENTE DI “COR UNUM”, INVIATO DI GIOVANNI PAOLO II,
PER
PROMUOVERE E COORDINARE GLI AIUTI UMANITARI
- A
cura di Paolo Salvo -
Giovanni
Paolo II ha inviato oggi in Iraq l’arcivescovo Paul Josef Cordes, presidente
del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, per “farsi concretamente interprete della sua vicinanza spirituale verso
l’intera popolazione” del Paese provato dalla guerra e mettere a punto un piano
di aiuti umanitari. Lo ha reso noto stamani in comunicato di questo dicastero,
voluto da Paolo VI nel 1971 con il compito particolare di promuovere e
coordinare le iniziative delle istituzioni cattoliche in aiuto ai popoli
nell’indigenza.
Il compito affidato dal Papa a mons. Cordes, come precisa
la nota, “è quello di verificare di persona
le necessità e le condizioni che permettono alla Chiesa cattolica di
operare in quei territori martoriati dalla guerra”. In particolare, il presule
tedesco “dovrà portare avanti con i vescovi e le Organizzazioni non governative
cattoliche un piano di aiuti razionale e coordinato per rispondere alle emergenze
sanitarie ed alimentari oltre che per la ricostruzione”.
Nel comunicato si specifica inoltre che “la Chiesa,
attraverso la sua presenza capillare, è disponibile ad impegnarsi – come in
altre situazioni simili – sia per l’equa distribuzione degli aiuti umanitari
sia per favorire la ricostruzione sociale e politica”. Nella missione
dell’inviato papale, accompagnato in questo viaggio da esperti nel settore
dell’aiuto umanitario, sono previsti incontri con il nunzio apostolico in Iraq,
mons. Fernando Filoni, con i vescovi, le organizzazioni cattoliche e le autorità.
Per domenica prossima, 1° giugno, il presidente di “Cor
Unum” ha in programma una celebrazione eucaristica nella cattedrale di Baghdad,
mentre lunedì mons. Cordes si recherà a Mossul, città petrolifera del Nord
sulla destra del fiume Tigri, nella regione popolata dai curdi iracheni.
“Pur nel momento favorevole della caduta dell’embargo, che
apre nuove possibilità di rapporto con la comunità irachena, il viaggio
dell’inviato del Papa – conclude la nota di ‘Cor Unum’ – si colloca in un
periodo particolarmente delicato per le sorti della convivenza pacifica di
quella regione”.
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La
prima pagina si apre con un articolo sul Medio Oriente: vive speranze si legano
all’atteso incontro, fissato per giovedì, tra Ariel Sharon e Abu Mazen.
Sempre
in prima, in rilievo l’Algeria, dove una nuova scossa ha seminato ancora morte
e panico tra la popolazione duramente provata.
Nelle
vaticane, la catechesi e la cronaca dell’udienza generale.
Una
pagina dedicata alla Solennità dell’Ascensione.
Nel
cammino della Chiesa in America, un articolo sul Congresso nazionale del Rosario
(il 28 e il 29 giugno) in Argentina, promosso dalla Provincia Domenicana di
Cordoba.
Nelle
pagine estere, Rwanda: approvazione quasi plebiscitaria della nuova Costituzione.
Francia:
continuano le agitazioni contro la riforma delle pensioni, mentre il premier
Raffarin promette il dialogo.
Nella
pagina culturale, un approfondito contributo di Maria Antonietta Pavese sul
centesimo anniversario della morte dell’artista Paul Gauguin.
Articolo
di Antonio Braga in ricordo di Luciano Berio, morto ieri, “uno dei maggiori
compositori del Novecento”.
Nelle
pagine italiane, in primo piano la situazione politica, con particolare riferimento
all’esame dei risultati delle elezioni amministrative.
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28 maggio 2003
CON UN MESSAGGIO DEL PAPA SI
APRE STASERA A BERLINO
L’INCONTRO
ECUMENICO DELLE CHIESE IN GERMANIA
-
Servizio di Angelo Paoluzi -
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Parte da questa sera e si concluderà domenica mattina, il
Kirchentag ecumenico, l’incontro ecclesiale che cattolici e protestanti hanno
voluto a Berlino come segno forte di una tensione dei cristiani verso la
comprensione fraterna. Il tema generale del Convegno è: “Siate una
benedizione”. Molti gli stranieri fra quanti sono stati coinvolti nelle tremila
iniziative di tavole rotonde, dibattiti, riflessioni, dialoghi, confronti nei
quattro sottotemi principali. Significativo il fatto che la quarta lingua
ufficiale sia il polacco, un segnale rivolto all’Europa orientale che sta
facendo il suo ingresso nell’Unione continentale.
Non soltanto cardinali, vescovi, dignitari protestanti,
quindi, ma rappresentanti delle società civili di 70 Paesi dei quattro
continenti. Dal politologo francese Alfred Grosser, al Premio Nobel per la pace
Rigoberta Menchu e Alfredo Esquível, dall’ambasciatore polacco Andrej Byrt a
Chiara Lubich e Andrea Riccardi, e fra i tedeschi anche due scrittori illustri
come Martin Walser e Wolf Biermann.
Sono attesi circa 200 mila partecipanti. L’apertura è
solenne, questa sera, con una celebrazione comune, il discorso del capo dello
Stato Johannes Rau dinanzi all’arco di Brandeburgo, la lettura del messaggio
del Papa attarverso il nunzio apostolico, mons. Giovanni Lajolo; la presenza
del cancelliere federale Schröder, del sindaco di Berlino e della presidente
del Consiglio ecumenico delle Chiese. E da domani, gli incontri.
Angelo Paoluzi, da Berlino, per la Radio Vaticana.
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LA GUERRA AL TERRORISMO METTE IN
PERICOLO LA DIFESA DEI DIRITTI UMANI:
E’
L’ALLARME LANCIATO DA AMNESTY INTERNATIONAL, CHE NEL SUO
RAPPORTO
ANNUALE, DENUNCIA L’INDEBOLIMENTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE
- Con
noi, Marco Bertotto -
La guerra al terrore sta “indebolendo il primato
del diritto internazionale” e “limitando i diritti umani”. A denunciarlo è Amnesty
International, che ha presentato oggi a Londra il suo Rapporto Annuale. Un
documento corposo, che denuncia le violazioni più gravi in 151 Paesi. Il
rapporto segnala maltrattamenti e torture da parte delle forze di sicurezza in
106 Stati, gravi violazioni commesse da gruppi armati di opposizione in 32
Paesi e, ancora, arresti e detenzioni arbitrarie in 52 nazioni. Mali da cui,
purtroppo, non sono immuni anche le società del “mondo sviluppato”.
Soffermandosi sui pericoli per le libertà fondamentali, insiti nella lotta al
terrorismo, l’organizzazione critica l’amministrazione di Washington per la
condizione in cui versano centinaia di detenuti nella base di Guantanamo, a
seguito della guerra in Afghanistan. Severo il giudizio anche nei confronti di
Mosca per la condotta dell’esercito russo nel conflitto in Cecenia. Con
riferimento al Medio Oriente, invece, Amnesty accusa il governo
israeliano di aver “commesso abusi che costituiscono crimini di guerra”. Netta
la condanna anche nei confronti dei gruppi armati palestinesi. “La deliberata
presa di mira di civili - si legge nel rapporto - costituisce un crimine contro
l’umanità”. D’altro canto, Amnesty mette l’accento sulle emergenze che
affliggono aree del mondo spesso dimenticate, specie in Africa. Un punto,
questo, su cui si sofferma Marco Bertotto, presidente della sezione italiana di
Amnesty, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R. – Innanzitutto, non va dimenticato il conflitto che
ormai da sei anni a questa parte insanguina la Repubblica Democratica del
Congo: sei Paesi coinvolti, decine di gruppi armati di opposizione, ma
soprattutto quasi tre milioni di vittime civili; e poi, tante altre guerre,
guerre dimenticate, lontane dai riflettori, ugualmente pericolose, ugualmente
gravi. Penso al Nepal, penso alla Costa d’Avorio, al Burundi, alla Colombia.
Situazioni, appunto, che non sono in cima all’agenda della Comunità
internazionale, ma che sono invece la vera sofferenza di milioni di persone.
D. – Una delle piaghe che affligge tanti Stati, anche
quelli cosiddetti ‘sviluppati’, occidentali, è la tortura: cosa avete
registrato di particolare quest’anno su questo fronte?
R. – Che la tortura ha continuato ad essere un’emergenza
internazionale; riguarda oltre 150 Paesi, in 70 Paesi è un fatto sistematico,
endemico. C’è anche una notizia positiva: l’adozione del Protocollo opzionale
della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, che istituisce
finalmente un sistema obbligatorio di visite ispettive nelle carceri.
D. – La guerra al terrorismo, denuncia Amnesty
International, ha reso il mondo un posto più insicuro: come è possibile
allora garantire sicurezza e al tempo stesso non limitare i diritti umani?
R. – Bisogna capovolgere completamente la prospettiva.
Oggi è ottenere la sicurezza contenendo i diritti, attaccando alla radice le
libertà fondamentali; dal nostro punto di vista, invece, si deve capovolgere
questo paradigma della sicurezza che contrappone lotta al terrorismo con
diritti umani e partire proprio dalla protezione dei diritti umani, come vero
strumento di prevenzione dei conflitti, come vero strumento per restituire
sicurezza a milioni di cittadini.
D. – Ecco, Amnesty critica severamente
l’amministrazione statunitense, che – sostiene questo Rapporto – punterebbe ad
indebolire l’Onu e più in generale il sistema di diritto internazionale. Quali
sono gli aspetti che vi preoccupano maggiormente e soprattutto quali le
possibili soluzioni?
R. – L’aspetto che ci preoccupa maggiormente è l’offensiva
che gli Stati Uniti hanno lanciato all’idea di giustizia internazionale e allo
strumento della Corte penale internazionale permanente. Come intervenire? Con
una mobilitazione, con una responsabilità di tutti gli Stati che devono
rifiutare di aderire agli ‘accordi di impunità’ bilaterali che gli Stati Uniti
stanno cercando di siglare. Devono, piuttosto, riaffermare il primato del
diritto internazionale su quelle che sono invece logiche di potenza.
D. – Nel martoriato Medio Oriente, grazie alla ‘road-map’,
sembra aprirsi qualche spiraglio di pace. Quali le speranze e le aspettative di
Amnesty International per questa regione?
R. – La crisi del Medio Oriente è sicuramente una delle
crisi più discusse. Che appaiono più spesso sulle pagine dei giornali, ma sono
state affrontate in questi anni con minore efficacia e con minore volontà di
proposta concreta e in grado di garantire il rispetto dei diritti umani. La
‘road-map’ è un buon auspicio; quello che noi chiediamo però è che da subito si
intervenga per proteggere i diritti umani degli israeliani e del palestinesi.
Il 2002 è stato l’anno in cui le vittime israeliane e palestinesi sono
raddoppiate rispetto al 2001, e questo evidentemente è il segnale di come sia
stata inutile ed inefficace l’attività, che fino ad oggi la comunità
internazionale ha svolto per risolvere la crisi in Medio Oriente e soprattutto
proteggere i diritti umani della popolazione civile.
D. – Quali sono stati quest’anno i risultati più rilevanti
che avete ottenuto?
R. – Quest’anno siamo riusciti ad ottenere risultati
importanti. L’istituzione del Tribunale internazionale per i gravi crimini,
l’adozione di un Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura, la
liberazione di alcuni prigionieri per motivi di opinione. Ricordo tra tutti il
caso di Grigory Pasko: il 23 gennaio 2003 è stato finalmente liberato. Un
giornalista che semplicemente denunciava i rischi del sistema nucleare dell’ex
Unione Sovietica e poi della Federazione Russa per la salute dei cittadini. Era
prigioniero per motivi di opinione, oggi è stato liberato e questa è stata una
grande conquista del Movimento per i diritti umani.
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LE CHIESE CRISTIANE ACCOLGONO CON
FAVORE
LA
BOZZA DELLA FUTURA COSTITUZIONE EUROPEA
DOPO
AVER ESAMINATO LA PRIMA PARTE PUBBLICATA LUNEDI’ SCORSO
- A cura di Carla Cotignoli -
Mentre è stata resa nota ieri
sera una seconda parte della bozza della futura Costituzione europea
concernenti la carta dei diritti fondamentali e le politiche, le Chiese
cristiane d’Europa si sono pronunciate positivamente sulla prima parte
pubblicata lunedì scorso. “Gli sforzi compiuti sono un passo importante verso
un’Unione europea più trasparente, più efficace e più responsabile”. E’ quanto
si legge in una dichiarazione comune a firma della Comece e della Kek, i due
organismi rispettivamente dei vescovi cattolici e delle 126 Chiese ortodosse, protestanti e
anglicane di tutti i Paesi europei. Servizio di Carla Cotignoli.
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“Nei loro numerosi contributi
alla Convenzione le Chiese e le organizzazioni cristiane hanno promosso il
concetto dell’Unione come comunità di valori” basata sul rispetto della dignità
umana e dei diritti dell’uomo, la democrazia, la libertà, la giustizia, la
solidarietà, lo sviluppo e il bene comune. E’ quanto afferma la dichiarazione
congiunta delle Chiese. “E’ perciò – si legge - che noi accogliamo con favore l’integrazione di
questi valori e obiettivi e la Carta dei diritti fondamentali nel progetto di
Costituzione”.
Non solo, la dichiarazione della
Comece e della Kek evidenzia in particolare gli emendamenti apportati “che
rafforzano l’impegno dell’Unione per una economia di mercato sociale”, per la
promozione della pace, della sicurezza, il commercio libero e giusto, la
protezione dei diritti dell’uomo e il rispetto dei principi della Carta delle
Nazioni Unite. E ancora viene sottolineata la valorizzazione dei diversi attori della società e la loro
partecipazione al processo democratico dell’Unione Europea.
Le Chiese cristiane rilevano poi
“il consenso crescente” riguardante “il posto della religione nella futura
Unione Europea”. La dichiarazione congiunta cita l’articolo 51: “Garantisce –
si riconosce – il rispetto dello Statuto delle Chiese e delle comunità
religiose riconosciuto dagli Stati membri, in base al rispetto delle diverse
tradizioni costituzionali”. Viene riconosciuta anche la disponibilità ad “un
dialogo aperto, trasparente, regolare”. E’ quanto le Chiese e le comunità
religiose avevano richiesto: “un dialogo diretto, distinto dall’autorità
secolare, al servizio dell’intera società”. L’auspicio è ora che si giunga,
dopo la discussione, ad un consenso finale.
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28 maggio 2003
RISCOPRIRE LA POVERTA’ EVANGELICA
PREDICATA DA SANT’IGNAZIO DI LOYOLA.
QUESTO LO SCOPO DELLA “CARTA DELLA POVERTA”, UNA LETTERA INDIRIZZATA
DAL PREPOSITO GENERALE DEI GESUITI, PADRE KOLVENBACH,
ALL’INTERA COMPAGNIA DI GESU’
- A cura di Paolo Ondarza -
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ROMA. = “Predicare in povertà la forza pasquale di Colui
che, essendo ricco, si è fatto povero per arricchirci”. Questa la missione
additata ai membri della Compagnia di Gesù dal preposito generale, padre Peter
Hans Kolvenbach nella lettera datata 25 marzo 2003 e titolata “carta della
povertà”. “Seguire Cristo – si legge nel documento - condividendone la povertà
esige una conversione del cuore, ricercata senza riposo”. Ma sul concetto di
povertà gravano numerose errate interpretazioni:“nel mondo sottosviluppato non
è considerata un valore positivo, ma un ostacolo da superare; altrove, dove la
società è fortemente determinata da un’economia di mercato e da un crescente
consumismo la povertà è invece un disvalore”. Ma se essa è vissuta come sequela
di Cristo, non può limitarsi ad una mera esecuzione di regole di ordine
economico e finanziario. Implica un dono di sé, come Gesù si donò all’umanità
in castità e obbedienza. Per costituire una scelta veramente libera e
consapevole – scrive padre Kolvenbach – la povertà deve avere tre
caratteristiche fondamentali: “fedeltà al mandato evangelico, discernimento e
solidarietà nei confronti dei poveri e degli emarginati”. Solo camminando su
questa strada è possibile per il gesuita intraprendere quella difficile ricerca
della povertà evangelica “che mai si esaurisce”. Senza un “attento discernimento”
- avverte il padre generale – l’opzione per la povertà “corre il pericolo di
rimanere soffocata dalla miseria crescente e smisurata nel mondo” che rende
vane le scelte dei religiosi e può indurre persino alla frustrazione.
Conseguenza quest’ultima, evitabile solo interiorizzando e partecipando del
significato pasquale della povertà proposta alla Compagnia da Sant’Ignazio di
Loyola. La bussola più efficace per discernere il giusto valore della povertà –
si legge infine – risiede proprio nell’attenta e costante pratica degli
Esercizi Spirituali del padre fondatore.
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È MORTO IERI SERA LUCIANO BERIO, SOVRINTENDENTE E
PRESIDENTE DELL’ACCADEMIA DI SANTA CECILIA.
ASCOLTAVA
CON CURIOSITÀ I BEATLES, SPERIMENTANDO
AL
CONTEMPO L'ELETTRONICA E LA RICERCA DI NUOVI SPAZI MUSICALI
ROMA. = E’ morto, a 78 anni, Luciano Berio, presidente e
sovrintendente dell’Accademia di santa Cecilia. Si è spento ieri nel tardo
pomeriggio, in un ospedale romano in cui era ricoverato a seguito di un
intervento in una clinica della capitale. Rappresentante dell'avanguardia
internazionale, compositore, direttore d'orchestra, arrangiatore, didatta e
operatore culturale, era una delle grandi figure universalmente riconosciute
della musica contemporanea. Il suo nome d'autore resta legato soprattutto a
come ha saputo individuare e sperimentare al massimo le capacità dei mezzi
sonori, con risultati nella spazializzazione del suono del tutto inediti e
sorprendenti. Un percorso, discusso dalla critica ma sempre analizzato con
interesse, in cui emerge continuativamente l'invito a una grande libertà
d'ascolto della musica. Laurea Honoris causa per tre volte, nel 1980 alla
University di Londra, nel 1995 all'Università di Siena e nel 1999 all'ateneo di
Torino, Berio – primo in campo musicale tra gli italiani – ha vinto tra i
numerosi altri prestigiosi riconoscimenti, il premio Imperium universale
(considerato il Nobel delle arti) conferito dalla Japan Art Association. Come
ha commentato Umberto Eco, collaboratore di Berio negli anni ’50, “la sua
musica ha ispirato il lavoro dei poeti, degli architetti, dei pittori, dei
linguisti e dei filosofi che amava. Mancherà molto alla musica del nostro
secolo.” Il critico musicale Sandro Cappelletto ricorda così Berio: “La sua è
stata un'avventura unica nel mondo della musica contemporanea. Ascoltava con
curiosità i Beatles, sperimentando al contempo l'elettronica e la ricerca di
nuovi spazi da dedicare alla musica.” (S.C.)
“I CRISTIANI HANNO IL DIRITTO, MA ANCHE
IL DOVERE DI PARTECIPARE
ALLA
VITA POLITICA”: LO HA DICHIARATO IL CAPO DEL GOVERNO AUSTRIACO
WOLFGANG
SCHÜSSEL, DURANTE IL CONGRESSO INTERNAZIONALE A VIENNA
PER LA
NUOVA EVANGELIZZAZIONE
VIENNA.
= “L’Europa ha bisogno di cristiani che stiano in politica”: è quanto affermato
dal cancelliere austriaco Wolfgang Schüssel, nel corso della quarta giornata
del Congresso internazionale per la nuova evangelizzazione, iniziato a Vienna
lo scorso 23 maggio, ed in programma fino al prossimo primo giugno. “Non è solo
un diritto – ha continuato il capo del governo austriaco – ma un dovere per i
cristiani partecipare alla vita politica. Essi hanno una visione che va ben al
di là di quella terrestre, e di questa visione ha bisogno l’Europa più che
mai”. Secondo Hanna-Barbara Gerl-Falkowic, titolare della cattedra di filosofia
della religione a Dresda, “la perdita di senso non è solamente una resistenza
di fronte alla religione, ma una perdita di sostanza della vita”. La società
attuale è più una cultura di morte piuttosto che della vita: “questa non è
necessariamente una società atea, ma non ha neanche vere e proprie
convinzioni”. I cristiani devono allora formarsi, per avere degli argomenti
seri all’interno di una società in cui Dio sembra essere assente o lontano
dagli uomini. (S.C.)
LE ONG ITALIANE CONSEGNANO UN DOCUMENTO AL
G8,
CHE
PROSSIMAMENTE SI RIUNIRA’ AD EVIAN.
IL
PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE ONG ITALIANE,
SERGIO
MARELLI: “CON L’USO DELLA FORZA LA SITUAZIONE PEGGIORA”
ROMA. = Un raggruppamento di Ong italiane, insieme ad
altre organizzazioni di società civile, ha presentato oggi a Roma un documento
con richieste precise: dal primo al 3 di giugno il G8 si riunirà ad Evian. Il
documento contiene i contributi delle principali campagne italiane sul
commercio e lo sviluppo, l’acqua, il debito estero, le armi, i diritti umani,
l’Aids, la responsabilità sociale ed ambientale delle imprese. “Lo scopo - ha
spiegato il presidente dell’Associazione delle Ong italiane, Sergio Marelli - è
di portare all’attenzione dell’opinione pubblica questi temi”. Marelli ha poi osservato
che il proposito del G8 di “assumere il governo del mondo è fallito, perché le
scelte fatte hanno aumentato l’insicurezza e dimostrato che con l’uso della
forza la situazione peggiora”. Contestata da Marelli anche la “logica
clientelare” del G8, che “si arroga il diritto di scegliere quali Paesi del Sud
del mondo invitare”. Nei confronti della politica estera del governo italiano,
il presidente delle Ong ha osservato: “La cooperazione internazionale è alla
paralisi completa: nel 2003 dal ministero degli Esteri non è stato erogato un
solo euro, perché da sei mesi l’organismo che decide quali progetti finanziare
non si è più riunito”. Tra le richieste avanzate dalle organizzazioni che
aderiscono alla piattaforma – tra cui Amici della terra, Attac, Rete Lilliput, e
l’Osservatorio italiano sull’azione globale contro l’Aids – vi è l’istituzione
di un’autorità mondiale dell’acqua, l’introduzione di misure coercitive contro
i paradisi fiscali, e la diminuzione dei dazi e delle tariffe sui prodotti che
vengono dal Sud del mondo. (S.C.)
CONFERITO A PADRE EMIL SHOUFANI IL PREMIO
UNESCO 2003
PER
L’EDUCAZIONE ALLA PACE. IL PARROCO,
DIRETTORE
DELL’ISTITUTO S. GIUSEPPE A NAZARETH,
HA
ORGANIZZATO UN PELLEGRINAGGIO AD AUSCHWITZ
COMPOSTO
DA ARABI ED EBREI
PARIGI.
= Conferito al parroco greco-melchita-cattolico di Nazareth, l’archimandrita
Emil Shoufani, direttore dell’Istituto arabo-israeliano S. Giuseppe, il premio
Unesco 2003 per l’educazione alla pace. Padre Shoufani, nato nel 1947, già nel
1988 aveva concepito un progetto per
l’educazione alla pace, la democrazia e la coesistenza, poi introdotto nella
scuola che dirige dal 1976. Ha tentato di unire arabi ed ebrei, ad esempio con
il gemellaggio del suo istituto con la scuola ebraica Lyada di Gerusalemme,
organizzando scambi di studenti, con la convinzione che le diversità culturali
e religiose, lungi da costituire un ostacolo, dovrebbero venire considerate una
strada per la pace. Alla fine del 2002 padre Shoufani ha ideato e organizzato
un progetto, chiamato Memoria di pace, in Israele e Francia, che comprendeva un
pellegrinaggio congiunto arabo-israeliano al campo di concentramento di
Auschwitz-Birkenau. Lanciando l’iniziativa ha commentato così: “Faccio appello
che i miei fratelli arabi si uniranno a me perché così potremo fare insieme un
gesto di forza e di libertà, libero. Nel luogo che incarna l’atrocità del
genocidio, Auschwitz-Birkenau, noi mostreremo la nostra fratellanza ai milioni
di vittime, proclamando la nostra solidarietà con i loro figli e figlie.”
(S.C.)
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28 maggio 2003
- A cura di Giancarlo La Vella -
Nuovo rinvio dell’incontro tra
il premier israeliano, Ariel Sharon, e quello palestinese, Abu Mazen, per
discutere l’applicazione della cosiddetta “Road Map”, il percorso di pace, per
risolvere la crisi israelo-palestinese, elaborato dalla comunità
internazionale. E’ stato lo stesso Abu Mazen ad annunciare ai giornalisti che
l’incontro ci sarà domani e non oggi, come era stato precedentemente detto.
Intanto le continue
violenze sul terreno confermano che il cammino verso la pace non è ancora
sgombro da ostacoli. A Marcella Emiliani, docente di Storia ed istituzioni del
Medio Oriente all’Università di Bologna, Fausta Speranza ha chiesto quali
problemi restano aperti su entrambi i fronti:
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R. - A contrastare l’idea di sottoscrivere la Road Map
da parte del primo ministro Sharon c’è una parte del suo stesso partito, il
Likud, ma soprattutto c’è questa potentissima lobby trasversale dei coloni nei
territori occupati, dove troviamo dai fondamentalisti ebraici veri e propri, ad
altri partiti - tipo il Partito nazionale religioso – che sono espressione di
una visione ben poco laica della politica in Israele.
D. – Invece sul fronte palestinese, quale opposizione
trova questo rilancio del processo di pace?
R. – Un risultato buono è che Abu Mazen sia riuscito a
ottenere dal responsabile del gruppo estremista di Hamas questa tregua contro i
civili, se non altro. Resta il fatto che, se il processo di pace viene troppo
spesso interrotto, sul terreno Hamas sarà capace di travolgere tutti, compreso
Abu Mazen.
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“La strada che porta dalla tirannia alla democrazia in
Iraq segue 13 punti fondamentali”. Ad affermarlo è stato il segretario alla
Difesa statunitense, Donald Rumsfeld, intervenendo al Consiglio Affari Esteri a
New York. “La realizzazione di uno Stato democratico richiederà tempo” - ha
avvertito Rumsfeld – e non sarà agevole”. Tra i punti elencati, la necessità
che la coalizione anglo-americana mantenga in Iraq una presenza militare per il
tempo necessario. Intanto, il dipartimento del Tesoro americano ha annullato la
quasi totalità delle sanzioni economiche contro l'Iraq, in applicazione della
nuova risoluzione approvata la scorsa settimana dal Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite. Il segretario al Tesoro, John Snow, ha sollecitato altri
Paesi a fare lo stesso. Rimangono ancora illecite la vendita di armi e di beni
archeologici rubati, così come transazioni condotte con funzionari del Baath,
il partito di Saddam Hussein.
Da oggi la bozza della futura Costituzione europea è
diventata pubblica nel suo testo completo. Sono stati, infatti, resi noti i
capitoli concernenti la Carta dei diritti fondamentali, le politiche e la messa
in opera delle azioni dell’Unione e quelli sulle disposizioni generali e
finali. Tra le novità, in politica estera si conferma la creazione di un
ministro degli esteri che erediterà le funzioni dell'attuale alto
rappresentante per la politica estera e di difesa comune e del commissario alle
relazioni estere e l’istituzione di un'agenzia per gli armamenti.
Continua a tremare la terra in Algeria. Dopo quelle
di ieri, anche stamani una nuova violenta scossa di terremoto si è prodotta
alle ore 09.00. Nella capitale Algeri ci sono state scene di panico per le
strade. Il movimento tellurico, secondo quanto riferito, potrebbe essere della
stessa intensità di quello che ha colpito ieri sera il Paese nordafricano. Alle
ore 18.00 circa, a sei giorni esatti dal primo devastante terremoto, infatti la
terra ha tremato nuovamente in tutta la fascia costiera, con una scossa di
magnitudo pari a 6,3 gradi sulla scala Richter, causando oltre 300 feriti e
ancora gravi danni. Diversi edifici, già danneggiati dal sisma di mercoledì
scorso, sono crollati a Zemmuri, Bumerdes e Reghaia, nella fascia costiera a
est della capitale.
Stato
d’emergenza dalla notte scorsa in Perù. Lo ha deciso il presidente Toledo, per
far fronte all’ondata di scioperi nel settore agricolo ed in quello scolastico.
In un messaggio alla Nazione, il capo dello Stato ha comunicato di avere
affidato il controllo del Paese alle Forze armate, coadiuvate dalla polizia
nazionale. Sentiamo Maurizio Salvi:
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Il capo dello Stato ha sostenuto che la misura di
emergenza permetterà di riaprire le scuole e ristabilire il transito degli
autoveicoli, interrotto a causa di molteplici blocchi stradali. Dodici delle
ventiquattro province peruviane saranno direttamente sotto il controllo delle
forze armate. Il capo dello Stato ha poi spiegato di essere stato costretto ad
agire in questo modo per non compromettere gli investimenti stranieri ed i
risultati economici raggiunti negli ultimi anni, dicendosi, inoltre, certo che
gli scioperi dei maestri scolastici, dei lavoratori della previdenza sociale,
di quelli del settore giudiziario e degli agricoltori, rispondono ad una
sincronizzata azione mirante a destabilizzare il governo. Nella protesta c’è la
mano della guerriglia di “Sendero Luminoso”, che cerca di capitalizzare la
violenza nelle strade ed, in questo modo, dominare i vertici sindacali,
compresi quelli delle organizzazioni degli insegnanti.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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L’ennesimo
attentato in Colombia è costato la vita ieri ad un bambino di 8 anni. Una
carica di almeno 10 chili di dinamite è esplosa nei pressi del municipio di San
Vicente del Caguan, sede lo scorso anno dei colloqui di pace tra il governo e
la guerriglia delle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. Intanto,
secondo quanto ha reso noto l’agenzia Ansa, un commando di paramilitari di
destra avrebbe sequestrato nella località di Narino il 44.enne sacerdote
colombiano Jesús Iván Martínez.
Mossa a
sorpresa nelle Filippine dei ribelli del Fronte Islamico Moro, che ieri hanno
annunciato una tregua di dieci giorni. La decisione, che potrebbe rappresentare
uno spiraglio per la fine degli scontri tra militari e guerriglia,
particolarmente violenti negli ultimi giorni, ha accolto una specifica
richiesta dei vescovi cattolici locali, anche se ha suscitato lo scetticismo
del governo di Manila. I ribelli infatti fanno richieste molto onerose
all’esecutivo, come quella di liberare esponenti del Fronte detenuti in
carcere.
Altissima
affluenza alle urne e risultato quasi plebiscitario per il referendum
costituzionale in Ruanda. Con più del 93 per cento di consensi, dei votanti sui
4 milioni di elettori, è stata approvata la modifica della Costituzione. Il
nuovo testo apre la strada al pluralismo e alla democrazia, ma soprattutto
volta pagina sulla sanguinosa guerra civile del 1994. Il servizio di Giulio
Albanese:
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Le modifiche apportate alla Carta costituzionale
introducono per la prima volta una forma di multipartitismo, che, comunque,
esclude ogni forma di aggregazione politica su base etnica o religiosa, e
aprono la strada al suffragio universale, seppur limitato ad un solo ramo del
Parlamento. La Carta fondamentale, approvata a larga maggioranza dalla popolazione,
in vigore dal prossimo luglio, prevede anche un governo presidenziale della
durata di sette anni, rinnovabile soltanto una volta. Ma non tutti gli
osservatori sono convinti che la transizione in corso possa davvero favorire il
clima di riconciliazione, in un Paese dove le ferite del genocidio di nove anni
fa non sono ancora del tutto ricucite. La verità, dicono autorevoli esponenti
della società civile, è che il potere del governo centrale è rafforzato dal
referendum, al punto tale da offrire pochi spazi al dibattito democratico con
l’opposizione.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Un
elicottero si è schiantato oggi sul campo base dell'Everest, la montagna più
alta del mondo. Nell’incidente sarebbero morte tre persone. Al campo, da
giorni, stanno arrivando centinaia di alpinisti e giornalisti per le
celebrazioni dei 50 anni, che cadono domani, della prima scalata agli 8.848
metri dell’Everest compiuta dal neozelandese Hillary e dello sherpa Tenzing.
Dopo
l’impennata di ieri, l'euro frena la sua corsa sul dollaro. La moneta unica
viene scambiata a 1,1743 dollari, mentre ieri aveva superato la valutazione di
1.19. Si tratta sempre di livelli elevati che hanno effetti positivi per
l’economia europea, con il calo del prezzo della benzina e delle importazioni,
ma produce anche effetti negativi per il rallentamento delle esportazioni.
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