RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 147 - Testo della Trasmissione di martedì 27 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

In risposta all’enciclica “Ut unum sint” di Giovanni Paolo II, il tema del “ministero petrino” esaminato in Vaticano la settimana scorsa da studiosi cattolici e ortodossi, su iniziativa del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani: un bilancio del simposio con mons. Eleuterio Fortino

 

Gli sviluppi verso la piena unità cristiana, con la visita a Roma della delegazione ortodossa bulgara: intervista con il metropolita Dometiàn.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un portale internet sulla Chiesa italiana realizzato dalla Rai in collaborazione con l’Ufficio comunicazioni sociali della Cei: ce ne parla il direttore di RaiNet, Gianluca Nicoletti.

 

Interprete inedito di Sant’Agostino, l’attore francese Gerard Depardieu ieri sera al Teatro Argentina di Roma: la testimonianza dell’artista.

 

La decima edizione  di “Pavarotti & Friends” stasera a Modena, dedicata al rimpatrio dei profughi iracheni sfuggiti al regime di Saddam Hussein: ai nostri microfoni, Laura Boldrini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Passo distensivo tra India e Pakistan: riattivato il collegamento stradale tra New Delhi e Lahore

 

Fotografie aeree storiche, in mostra fino al 6 luglio, presso la sede dell'Istituto centrale per il catalogo e la documentazione di Roma

 

La Commissione Europea chiede misure per contrastare i flussi clandestini.

 

Sars: a Taiwan si registra la più alta velocità di diffusione della malattia

 

Il governo del Camerun chiude ‘Freedom FM’ , nuova emittente radiofonica

 

24 ORE NEL MONDO:

Rinviato l’incontro in Medio Oriente tra il premier israeliano Sharon e quello palestinese Abbas previsto per domani a Gerusalemme

 

Nuovi disordini in Iraq: ucciso un soldato americano a Falloujah

 

Euro al top: il valore della divisa europea raggiunge quota 1,1923 dollari

 

Rwanda alle urne ieri per un referendum sulla nuova Costituzione. Per i risultati bisognerà attendere qualche giorno

 

La terre trema in Indonesia: registrato un sisma di 6.4 gradi Richter

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

27 maggio 2003

 

 

UDIENZE DI OGGI E PROVVISTA DI CHIESA IN UNGHERIA

 

 

Il Papa ha proseguito stamani gli incontri con i presuli della Conferenza Episcopale dell’India in visita “ad Limina”, ricevendo l’arcivescovo di Goa e Damao, mons. Raul Nicolau Gonsalves, con l’ausiliare, ed i vescovi di altre tre diocesi.

 

Sempre questa mattina, il Pontefice ha ricevuto in udienza la dott.ssa Angela Merkel, capogruppo della Cdu-Csu al Parlamento tedesco, con le persone del seguito.

 

In Ungheria, il Santo Padre ha nominato vescovo della diocesi di Vàc il presule mons. Miklòs Beer, finora vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Esztergom-Budapest.

 

 

STUDIOSI, ESPERTI E RAPPRESENTANTI CATTOLICI E ORTODOSSI

HANNO ESAMINATO LA SCORSA SETTIMANA IN VATICANO

IL TEMA DEL MINISTERO PETRINO: CON NOI MONS. ELEUTERIO FORTINO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Il Simposio è stato convocato dal presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Walter Kasper, per rispondere alla richiesta di Giovanni Paolo II, nella sua Lettere Enciclica ‘Ut Unum Sint’, di studiare la questione del Ministero petrino con gli altri cristiani allo scopo di cercare insieme, in questo caso cattolici e ortodossi, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri. Quattro gli argomenti presi in esame: il fondamento biblico del Primato; il Primato nel pensiero dei Padri della Chiesa; il ruolo del Vescovo di Roma nei Concili ecumenici; le discussioni recenti in merito al Primato in relazione al Vaticano I e sul Primato fra i teologi ortodossi. Osservatore attento fra i partecipanti è stato il sottosegretario del dicastero vaticano per l’unità dei cristiani, mons. Eleuterio Fortino:

 

D. – Anzitutto una parola sui partecipanti ...

 

R. – L’invito per il Simposio, a livello strettamente accademico, è avvenuto attraverso le Chiese. Sono stati invitati professori delle Accademie dedite all’insegnamento nelle Chiese ortodosse. Così abbiamo avuto rappresentanti del patriarcato di Costantinopoli, il patriarcato ecumenico, che tra l’altro ha inviato il presidente dell’Accademia di Atene; un rappresentante del patriarcato di Antiochia, del patriarcato serbo, del patriarcato di Romania, della Chiesa ortodossa di Grecia, della Chiesa di Bulgaria. E’ stata una scelta di persone dedite all’insegnamento. Era stato invitato anche il patriarcato di Mosca, ma le due persone designate non sono potute venire.

 

D. – Qual è stato il clima  dei lavori?

 

R. – Il clima, tanto a livello accademico, a livello del dialogo, dello scambio, quanto al livello delle relazioni personali fraterne, è stato veramente trasparente, caloroso. Un segno buono, questo, nella ricerca ecumenica. Il convegno non dovendo arrivare a delle conclusioni era per sé più libero e questo facilitava la discussione sui veri problemi così come si pongono tanto nella Chiesa cattolica,quanto nella Chiesa ortodossa, ma anche in un modo differenziato tra teologi nella Chiesa cattolica e tra correnti e teologi nelle Chiese ortodosse.

 

D. – Quale arricchimento ha portato questo simposio alla questione del ministero petrino?

 

R. – Forse l’apporto maggiore è stato quello della definizione, della precisazione dei problemi. Il tema del Ministero petrino è carico di una storia fatta anche di polemiche, di incomprensioni, di esagerazioni. L’apporto vero è stato, mi pare, nella identificazione dei problemi veri, tanto sul fondamento evangelico del Ministero petrino, quanto nella evoluzione, nella crescita, nella realizzazione di questo Ministero nella Chiesa, nella considerazione dei Padri, nelle definizioni e nell’azione nei Concili ecumenici e anche soprattutto mi è sembrato in una spiegazione, confronto, chiarificazione sul significato vero della definizione del Vaticano I. 

 

D. – Vi saranno in futuro simposi analoghi con le altre confessioni cristiane?

 

R. – Questo sicuramente è stato un primo simposio. Lo studio è aperto e deve continuare non solo con le Chiese ortodosse, ma anche con le Antiche Chiese d’Oriente, per le quali si pone lo stesso problema, ma penso soprattutto con le Chiese provenienti dalla Riforma. Il discorso con loro è molto più difficile perché la materia in questione è molto più ampia: così, per esempio, un tema che rimane alla base della considerazione è quello della Successione apostolica e della Collegialità episcopale.

 

D. – Saranno pubblicati gli atti di questo Simposio?

 

R. – Nell’ultima sessione si è parlato anche della possibilità di fare una pubblicazione insieme per dare l’occasione di una ulteriore riflessione ed anche per una divulgazione più ampia della problematica.

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IL CAMMINO DI COMUNIONE TRA CATTOLICI E ORTODOSSI

UN’ESIGENZA IMPOSTA DAL NOSTRO TEMPO:

COSI’ IL  METROPOLITA DI VIDIN, DOMETIAN,

DELLA DELEGAZIONE UFFICIALE DEL SANTO SINODO

DEL PATRIARCATO ORTODOSSO BULGARO

 

Si sono abbreviate le distanze, si conosce meglio il fratello, cresce la fiducia reciproca, condizione verso l’intesa e la comunione. Così il Papa ieri, ricevendo in udienza la delegazione del Patriarcato Ortodosso di Bulgaria, aveva ricordato con gioia l’incontro avvenuto per la prima volta lo scorso anno a Sofia nel Palazzo patriarcale, con sua Beatitudine Maxim. La delegazione del Patriarcato ortodosso bulgaro era giunta a Roma proprio per ricordare quella visita del Papa e per inaugurare l’uso liturgico per la comunità ortodossa di Roma della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Fontana di Trevi, offerto dal Papa. Sugli attuali rapporti tra cattolici e ortodossi e sul cammino verso l’unico gregge sotto l’unico pastore, ascoltiamo, al microfono di Dimitri Gancev, un membro della delegazione ufficiale bulgara, il Metropolita di Vidin, Dometian.

 

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R. – (Parole in bulgaro)

La questione è ormai matura, perché le esigenze del tempo ci stanno anticipando. Dobbiamo lavorare per la realizzazione dell’unità di tutta l’umanità che è opera di Dio. Ma come credenti nel nome del Signore è anche nostro compito, perché abbiamo una base comune che è la Sacra Scrittura. Dalla sua istituzione il Consiglio Mondiale delle Chiese ha fatto tanto per l’unità dei cristiani, ma penso che la Chiesa Ortodossa, per  sua natura, fede e spirito è molto vicina ai nostri fratelli della Chiesa Cattolica. Senza dubbio i cattolici, dovunque siano, sono sempre stati disponibili a questa unione. Ora tocca a noi, secondo la nostra coscienza e il nostro dovere, di rispondere a questa mano tesa per poter camminare in avanti, perché il mondo di oggi ha bisogno della testimonianza che l’Amore può vincere tutto, e dove c’è l’amore c’è anche serenità e pace.

 

D. – Quali sono gli ostacoli da superare tra le due Chiese?

 

R. – (Parole in bulgaro)

In generale sono di carattere dogmatico che pone l’esigenza di chiarezza. Proprio in questi giorni ho partecipato al Simposio sul Primato del Papa, organizzato dal Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani. Le relazioni dei rappresentanti cattolici ed ortodossi hanno fatto luce sulle questioni sinora poco conosciute ai fedeli cristiani, ma hanno dimostrato anche che quando si tocca la loro natura storica ci sentiamo più vicini. E’ questo il motivo per continuare ad andare avanti e cercare quello che ci unisce, e  non ciò che ci divide. E’ questo il futuro.

 

D. – Il primo anniversario della visita del Papa in Bulgaria coincide con i festeggiamenti  del suo 25.mo Pontificato. Che cosa la colpisce nella personalità del Papa?

 

R. – (Parole in bulgaro)

Innanzitutto che è il primo Successore di Pietro di origine slava. E’ un uomo eccezionale sia per la sua personalità che per la dimensione spirituale con cui ha dimostrato la grandezza del suo cuore slavo e l’amore verso tutti coloro che ha incontrato. Non c’è nessun altro come lui che abbia visitato tante comunità cristiane in tutto il mondo, dimostrando nei fatti come dovrebbe essere un vero leader religioso.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con la situazione in Medio Oriente: alle prospettive di dialogo si oppone un’ondata di violenze.

 

Nelle vaticane, due pagine dedicate al Convegno presso la Pontificia Università Gregoriana su “La Chiesa e l’ordine internazionale”.

L’introduzione dell’arcivescovo Martino: quarant’anni fa la “Pacem in terris”. L’intervento dell’arcivescovo Tauran: Etica e ordine mondiale, l’apporto specifico della Santa Sede.

Una pagina dal titolo “La serva di Dio Teresa Manganello e l’Anno del Rosario”.

Un servizio sui funerali del compianto padre Antonio Ferrua.

 

Nelle pagine estere, decretato a Nairobi, in Kenya, lo stato di massima allerta per il crescente timore di attacchi terroristici.

Per la rubrica dell’Atlante geopolitica, un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo “Africa: quarant’anni di impegno per l’unità”.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Clotilde Paternostro su una mostra, a Potenza, dedicata alle opere di Carlo Carrà.

Nell’”Osservatore libri” un approfondito contributo di Angelo Marchesi dal titolo “La saggezza del vivere”: riflessioni su parole essenziali a cura di Alberto Sinigaglia.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano i risultati delle elezioni amministrative.

Il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

27 maggio 2003

 

E’ STATO PRESENTATO QUESTA MATTINA PRESSO LA SEDE DELLA RAI

UN PORTALE INTERNET DEDICATO ALLA FEDE:

CON NOI, GIANLUCA NICOLETTI

- Servizio di Ignazio Ingrao -

 

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www.religionecattolica.rai.it: questo l’indirizzo del portale dedicato alla Chiesa italiana realizzato dalla Rai in collaborazione con l’ufficio comunicazioni sociali della Conferenza episcopale italiana. Il portale darà libero accesso a tutti i prodotti multimediali della Rai dedicati alla fede cattolica come le rubriche religiose, l’Angelus del Papa, i filmati inediti sui santi del nostro tempo, gli approfondimenti e gli speciali su temi di attualità che riguardano la Chiesa cattolica. Ma non sarà solo una “vetrina” di prodotti Rai: collegati ai filmati e alle registrazioni si troveranno i documenti del Papa, la presentazione dei principali appuntamenti della Chiesa e delle iniziative di solidarietà. E soprattutto sarà dato ampio spazio a “forum di discussione” tra i cybernavigatori sui temi che riguardano la ricerca della fede, le questioni più controverse in tema di morale, le testimonianze di vita cristiana. Per la realizzazione di questo portale la Rai si avvale dei contenuti offerti dal sito della Conferenza episcopale italiana, www.chiesacattolica.it. A Gianluca Nicoletti, direttore di RaiNet e responsabile del portale, abbiamo chiesto come è nata la collaborazione con la Conferenza episcopale italiana su questo progetto.

 

R. – E’ il naturale sviluppo di una collaborazione che già esisteva tra i programmi radiofonici e televisivi della Rai e appunto la Cei. Abbiamo pensato che non si può più ignorare, anche perché poi i documenti della Chiesa sono molto espliciti e molto all’avanguardia in questo senso, il fatto che la rete sia una realtà in cui le persone si incontrano, è una realtà percepibile: c’è un’umanità dentro la rete e dunque è giusto che questo accordo prosegua anche per il pubblico della Rai che si muove nella rete.

 

D. – Il portale sarà interattivo. Che spazio darete al dialogo con i navigatori sulla rete?

 

R. – Ci sarà una parte che sarà la parte in cui saranno fruibili in forma multimediale i contenuti della radio, della televisione che già sono – appunto – conosciuti e conoscibili da parte degli utenti, naturalmente con tutte le integrazioni e le derive possibili che la rete permette. Poi ci sarà uno strumento che è assolutamente nuovo, che è l’interazione, che sono dei forum che noi stiamo pensando ed immaginando con degli interlocutori intitolati a rispondere anche sui temi più legati alla spiritualità, alla religione, dove il pubblico potrà relazionarsi, incontrarsi, discutere, dare un contributo concreto anche con coloro che fanno programmi radio e in televisione.

 

D. – E chi saranno, per esempio, gli animatori di questi forum? A chi stavi pensando?

 

R. – Io penso innanzitutto ai volti e alle voci che maggiormente trattano le tematiche religiose di fronte al fronte Rai, e da parte della Cei immagino che ci possano esserci degli interlocutori che abbiano interesse e titolo per scandagliare anche questa area che non sempre è conosciuta, di persone che in fondo si pongono dei problemi e si interfacciano tra di loro anche attraverso una forma molto singolare - attraverso l’anonimato: ci si conosce molto meglio e si va molto più velocemente nel profondo quando non ci si vede in faccia. Questo è un paradosso della contemporaneità, con il quale però dobbiamo fare i conti.

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L’ATTORE FRANCESE GERARD DEPARDIEU

INTERPRETE INEDITO DELLE CONFESSIONI DI SANT’AGOSTINO

IERI SERA AL TEATRO ARGENTINA DI ROMA

- Servizio di A.V. -

 

 

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L’inquietudine e la ricerca, la spiritualità e la carne. Gérard Depardieu legge “Le Confessioni” di Sant’Agostino: un evento teatrale per il pubblico, che poco sa del Vescovo di Ippona vissuto nel IV secolo dopo Cristo; l’intimo approdo esistenziale, per il celebre attore francese.

 

“Sant’Agostino va oltre le possibilità  della recitazione, ti porta dentro a quello che tu vuoi sentire, la fede nella vita, la fede di sentire qual-cun’altro”.

 

E il filosofo che riflette sul tempo, questo secolo in cui Dio entra nella storia dell’uomo, e sull’eternità, appartiene senza tregua anche al tempo, alla vita di Depardieu.

 

JE ME SUIS RENDU COMPTE ...

“Mi sono reso conto che con Sant’Agostino vivevo finalmente senza ansia, perché Sant’Agostino ama la vita e crede nella vita. C’è Dio che fa la vita”.

 

Come è avvenuto l’incontro con questo illustre Padre della Chiesa?

 

AVEC LA FOI ...

“Attraverso la Fede, il cardinale Poupard e anche il Papa”, spiega il maestro. “Ho lavorato con un latinista che si chiama André Mondouze e lui mi ha indicato la strada”.

 

Prima del Teatro Argentina a Roma, la lettura pubblica è avvenuta nella patria di Depardieu, a Parigi, nella gotica cattedrale di Notre Dame, ma anche nel tempio protestante del Louvre.

 

AU TEMPLE, LE GRAND TEMPLE PROTESTANT DE PARIS, ET J’ESPERE ...

“Nel grande tempio protestante di  Parigi e spero di farlo in una moschea, in una sinagoga perché Sant’Agostino parla a tutti senza integralismi, senza niente”.

 

La lettura del X capitolo delle Confessioni è stata introdotta dall’intervento del cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, che ha spiegato l’attualità del grande filosofo cristiano, Padre della Chiesa, “Dottore della Grazia”:

 

“Sant’Agostino è un classico straordinario e la sua modernità è stupenda. Ha inventato il genio letterario delle Confessioni, ma delle confessioni del credente che rende grazie al Signore per tutta la sua vita, anche per le traversie. Perché questa lettura in un teatro? Perché abbiamo un attore stupendo, Gérard  Depardieu, con il quale ho potuto condividere, due anni fa, questa ansia di poter portare Sant’Agostino in tutti i luoghi possibili. Lo ha fatto a Notre Dame di Parigi, ha riempito la Cattedrale, oggi la fa in un teatro, perché la cultura cattolica non si rinchiude mai in se stessa ma è aperta al pubblico, anche il più grande”.

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La serata al Teatro Argentina coronava la pubblicazione per i tipi di ART’E’ di una edizione pregiata delle “Confessioni” agostiniane, nella traduzione di Carlo Carena, con un saggio introduttivo del professor Vincenzo Cappelletti e tavole e illustrazioni originali del maestro Alessandro Romano.

 

Prosegue intanto ancora oggi e domani il Convegno sul tema “Il Tempo” in Sant’Agostino d’Ippona presso l’Istituto Italo-Latinoamericano in Palazzo Santaroce a Roma.

 

 

 

LA MUSICA AL SERVIZIO DEI DIRITTI DELL’UOMO:

STASERA, A MODENA, LA DECIMA EDIZIONE DEL “PAVAROTTI & FRIENDS”,

DEDICATA QUEST’ANNO AL RIMPATRIO DEI PROFUGHI IRACHENI,

SFUGGITI AL REGIME DI SADDAM HUSSEIN

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

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(Miserere)

 

Un’armonia di speranze ed emozioni: è quanto offre da dieci anni il “Pavarotti & Friends”, evento che sa coniugare in modo straordinario musica e solidarietà. Quest’anno il concerto, che si terrà stasera al parco Novi Sad di Modena e verrà trasmesso da Rai Uno alle 20,50, sarà dedicato al popolo iracheno della diaspora. I fondi raccolti serviranno a finanziare la campagna “S.O.S. Iraq”, promossa dalle Nazioni Unite. Come è tradizione, sul palco si alterneranno al microfono numerose star del panorama musicale mondiale come Bono, Andrea Bocelli, Eric Clapton, i Queen, Ricky Martin, Zucchero e Laura Pausini. Voci straordinarie al servizio di una causa nobile, a cui è dedicato l’impegno quotidiano dell’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati. In prima linea anche in Iraq. Ora che la guerra è finita, migliaia di donne e uomini, migliaia di profughi iracheni sperano di tornare alle proprie case, dopo gli anni bui del regime di Saddam Hussein. Proprio a questo serviranno i fondi del “Pavarotti & Friends”: a rendere possibile un ritorno in patria, che per molti sembrava relegato nei sogni, lontani dalla realtà. Laura Boldrini, portavoce dell’organismo umanitario dell’Onu è da poco rientrata dall’Iran, Paese che ospita il maggior numero di profughi iracheni. A Fabio Colagrande ha raccontato difficoltà, speranze ed emozioni di questo giorno nuovo, lungamente atteso:

 

R. – Da decenni ci sono centinaia di migliaia di rifugiati che vivono all’estero a causa del regime di Saddam Hussein. Sono 400 mila i rifugiati riconosciuti e più di 400 mila sono quelli che non hanno neanche fatto la domanda di asilo per timore di vedersela respingere e quindi per la paura di essere riportati indietro in Iraq. Si conta che più o meno ci sia 1 milione di persone fuggite a causa del regime, e 200 mila di queste persone vivono in Iran. Sono appena tornata da un viaggio in Iran e abbiamo anche constatato che circa 50 mila persone vivono ancora in campi profughi e stanno lì da 20-30 anni. Finalmente oggi c’è la speranza di un futuro diverso, migliore, di poter ritornare  a casa e di poter anche vivere dignitosamente nel loro Paese che sanno bene essere ricco.

 

D. – Cosa significa tecnicamente finanziare un rimpatrio?

 

R. – Significa occuparsi di molti aspetti. Non solo del trasporto, ma anche di dare alle persone una quantità di denaro per le prime spese. Significa fare in modo che le persone possano rimanere nei villaggi d’origine, quindi che abbiano un’abitazione, dare i materiali per ristrutturare le case. Vuol dire ripristinare le condutture dell’acqua, riattivare i centri medici, fare in modo che la scuola possa riprendere. Mettere assieme tutto quello che serve per consentire la vita. Noi abbiamo in programma di rimpatriare 500 mila rifugiati iracheni che si trovano sia nei Paesi confinanti ma anche fuori della regione del Golfo e di dare loro la possibilità di rimanere in Iraq. ‘Pavarotti and Friends’ si inserisce in questo grande sforzo ed ha come obiettivo quello di riportare a casa 20 mila persone.

 

D. – Una volta trovati i soldi, per mettere in pratica questo rimpatrio ci sono anche delle difficoltà dal punto di vista politico e diplomatico ...

 

R. – Quando si tratta di rimpatrio assistito in maniera organizzata, alla base di tutto c’è un accordo tripartito tra Paese di origine, Paese di asilo e Alto Commissariato Onu per i rifugiati. C’è bisogno di una controparte del Paese di origine, che in questo momento ancora non c’è. Nel momento in cui ci saranno condizioni di sicurezza sufficienti e una controparte che potrà appunto negoziare gli accordi del rimpatrio, l’Alto Commissariato avvierà questo grosso programma.

 

D. – L’attività di solidarietà di Pavarotti spesso è bersaglio di critiche e a volte anche di satira da parte dei comici. Nonostante questo, il maestro va avanti. Perché, secondo te che lo hai conosciuto, è così testardo in queste sue iniziative? 

 

R. – Credo che il maestro abbia assimilato la tradizione anglosassone di fare beneficenza, buona musica e glamour. Fare di tutto questo un pacchetto unico, che dà degli ottimi risultati. Lui ha lo spessore, la capacità e l’impatto di attirare a sé i più grandi cantanti degli ultimi 30-40 anni. Per quanto riguarda gli introiti del concerto, vanno direttamente sui conti dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati. Noi siamo quelli che gestiscono la biglietteria e i nostri conti correnti appaiono durante la serata del concerto in televisione. Quindi, anche lì entrano i fondi direttamente nelle nostre casse. Tutto il resto, gli sponsor ed i diritti televisivi, servono per coprire i costi, quindi direi che in questa operazione c’è la massima trasparenza.

 

(Miserere)

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CHIESA E SOCIETA’

27 maggio 2003

 

 

PROVE DI DISTENSIONE TRA INDIA E PAKISTAN: RIPRESI I COLLEGAMENTI STRADALI

TRA NEW DELHI E LAHORE, NELLA PROVINCIA PAKISTANA DEL PUNJAB

 

 

NEW DELHI.= Un gesto semplice, eppure di significato profondo nel difficile percorso del dialogo tra India e Pakistan. Dopo oltre un anno e mezzo di interruzione, il governo di New Delhi ha deciso di riattivare il collegamento bisettimanale di pullman che collega la capitale indiana a Lahore, nella provincia pakistana del Punjab. Il collegamento era stato sospeso in seguito agli attentati del dicembre 2001 contro il Parlamento indiano, di cui vennero accusati i guerriglieri filo-pakistani. A questo annuncio del ministero degli esteri indiano, giunto ieri per bocca di un portavoce, fa seguito un’altra notizia che contribuisce ulteriormente a stemperare le tensioni tra i due Paesi asiatici dotati di armi nucleari. Nei mesi scorsi, Islamabad e New Delhi avevano agitato entrambi lo spettro dell’atomica nella crisi per la contesa regione del Kashmir. Ora il governo indiano libererà 130 civili pakistani per dimostrare la buona volontà nei confronti delle autorità del Pakistan. Settanta pescatori pakistani e una sessantina di prigionieri attualmente detenuti in India potranno essere trasferiti oltre frontiera non appena il governo di Islamabad dichiarerà di essere pronto ad accoglierli. Il gesto di distensione è una risposta alla disponibilità dimostrata dall’esecutivo del generale Musharraf, che lo scorso 18 maggio aveva rilasciato venti indiani dopo quasi due anni di detenzione nelle carceri pakistane. La ‘distensione’ non ferma, purtroppo, la violenza in Kashmir, dove in questi giorni almeno nove persone sono morte in due diversi attacchi. Ma intanto il primo ministro indiano Atal Bihari Vajpayee si è detto fiducioso in un miglioramento delle relazioni con il Pakistan, affermando che “alcuni passi sono già stati compiuti e altri saranno fatti”. Il premier si è detto convinto che possa nascere il clima adatto per l’inizio dei colloqui di pace tra India e Pakistan. E, quale ulteriore passo sulla strada di un miglioramento delle relazioni, il Pakistan ha nominato un nuovo alto commissario (in pratica un ambasciatore) in India: si chiama Aziz Ahmad Khan e il suo nominativo dovrà ricevere l’approvazione formale del governo indiano, che comunque viene data per scontata. Lo scorso 13 maggio era stata l’India a designare il proprio ambasciatore in Pakistan, uno dei molti segnali della volontà di riprendere i rapporti rimasti bloccati per circa 18 mesi e riattivati il 28 aprile scorso, grazie a una telefonata tra il presidente pakistano Pervez Musharraf e il premier Vajpayee. (A.G.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA PARTE DELL’IMMENSO PATRIMONIO DI FOTOGRAFIE AEREE

STORICHE DELL’ITALIA VISTA DALL’ALTO VIENE PRESENTATO IN UNA MOSTRA,

“LO SGUARDO DI ICARO”, OSPITATA FINO AL 6 LUGLIO DALL’ISTITUTO CENTRALE

PER IL CATALOGO E LA DOCUMENTAZIONE DI ROMA

 

ROMA. = Una parte dell'immenso patrimonio di fotografie aeree storiche, per la  prima volta, in mostra, fino al 6 luglio, presso la sede  dell'Istituto Centrale per il Catalogo e la documentazione di Roma. Il prezioso materiale proviene dall’Aerofototeca nazionale - che conserva circa 2 milioni di immagini) - istituzione nata nel 1959 per contribuire allo studio ed alla tutela dei beni archeologici e paesaggistici attraverso le immagini aeree. L'esposizione, intitolata ''Lo sguardo di Icaro'' è costituita  da documentazioni fotografiche riguardanti tracce dell'insediamento umano antico e medievale; insediamenti moderni; fotografie delle  trasformazioni del paesaggio; eventi storici; immagini aeree per la  valorizzazione dei beni culturali e molto altro ancora. “Tutte queste fotografie, come spiega Maria Rita Sanzi Di Mino, direttrice dell'Istituto centrale per il Catalogo - fino a qualche tempo fa erano atti riservati dell'aeronautica  militare proprio per il loro eccezionale valore storico e  documentale”. Le foto ritraggono, infatti, le trasformazioni del territorio italiano per interventi umani e naturali, sia da un punto di vista agricolo che da un punto di vista urbanistico. Enorme l’importanza di queste foto anche per scopi di ricerca archeologica. “Il secolo appena  trascorso ha cancellato parecchi segni della civiltà passata che noi possiamo ritrovare soltanto attraverso la lettura di queste fotografie''. La mostra offre infine eccezionali reperti provenienti dalle riprese aeree del territorio italiano eseguite, durante il secondo conflitto mondiale, dalla RAF britannica, dall'USAF statunitense e dalla Luftwaffe tedesca. Dopo la chiusura della Mostra gli Istituti dell'Aerofototeca resteranno aperti per tutti coloro i quali vorranno  visionare queste documentazioni per finalità: scolastiche, legali, storiche. (R.G.)        

 

 

SI DISCUTE OGGI A BRUXELLES DI IMMIGRAZIONE: PER CONTRASTARE

I FLUSSI CLANDESTINI LA COMMISSIONE CHIEDE AGLI STATI MAGGIORI RISORSE

UMANE E FINANZIARIE E MISURE RESTRITTIVE ALLE FRONTIERE

 

BRUXELLES. = Un corpo multinazionale europeo di guardie di frontiera con compiti di sorveglianza dei confini  dell'Ue - in particolar modo quelli marittimi - e con competenze  anche per il rimpatrio degli immigrati clandestini che cercano  di entrare in Europa: è la proposta contenuta nel  rapporto della Commissione europea al Consiglio per la giustizia e gli affari interni, in vista del prossimo Vertice di Salonicco. Il documento, all’esame oggi dell'esecutivo Ue, fa il punto della  situazione sulla lotta all'immigrazione illegale, sul traffico di esseri umani e sul rimpatrio dei residenti illegali, chiedendo agli Stati membri e all'Ue un consistente aumento  delle risorse finanziare ed umane dedicate alla prevenzione e  alla lotta contro i flussi clandestini di persone. Bruxelles propone un giro di vite anche sui visti che vengono  concessi ai cittadini di Paesi terzi che entrano nell'Ue per turismo (i cosiddetti visti Schengen) invitando i Quindici ad  inserirvi dati biometrici che permettano di identificare con  precisione il titolare allo scopo di evitare frodi e scambi di  persone. (R.G.)    

 

 

SARS: SI REGISTRA A TAIWAN LA PIÙ ALTA VELOCITÀ DI DIFFUSIONE DELLA MALATTIA. NOVE PERSONE SONO MORTE IN CINA, E DUE AD HONG KONG,

MENTRE CI SI PREPARA A TESTARE UN VACCINO SUGLI ANIMALI

 

PECHINO – HONG KONG – TAIPEI. = Altre 4 persone sono morte in Cina nelle ultime 24  a causa della Sars, mentre sono 9 i nuovi casi di infezione nel Paese. Le unità sanitarie di Hong Kong hanno oggi comunicato che 2 persone sono morte, tra cui una donna di 47 anni, che lavorava in ospedale e che ha contratto la malattia prestando servizio ai malati di Sars, e che altrettanti sono stati i casi di infezione. Intanto  procedono gli studi per la realizzazione di un vaccino, mentre scienziati di Hong Kong e di Pechino, secondo quanto dichiarato da fonti ufficiali, hanno dichiarato di “essere pronti” a sperimentare il vaccino su animali. Ancora troppo prematuro un verdetto sulla reale utilizzabilità del vaccino sull’uomo. Entro 6 mesi i risultati degli esperimenti. Intanto a Taiwan si registra la più veloce diffusione dell'epidemia, mentre le autorità dichiarano di avere la situazione “sotto controllo”. In un rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità si conferma la velocità di diffusione del virus nel Pese asiatico, mentre il capo del dipartimento di malattie infettive ha ammesso che ''la polmonite atipica e' ormai su tutta l'isola, da nord a sud”. Oggi sono stati riscontrati 11 nuovi casi probabili di Sars, e 4 sono le persone morte a causa della malattia.

 

 

IL GOVERNO DEL CAMERUN CHIUDE L’EMITTENTE ‘FREEDOM FM’.

LA DENUNCIA DIFFUSA OGGI DA “REPORTER SENZA FRONTIERE”,

CHE DEFINISCE L’ACCADUTO UN ATTACCO ALLA LIBERTÀ DI STAMPA

 

YAOUNDÉ. = “Un grave attacco alla libertà di stampa”: così “Reporter senza frontiere” (Rsf) commenta la misura con cui il governo del Camerun ha proibito lo scorso venerdì 23 maggio le trasmissioni di una nuova emittente radiofonica, 'Freedom Fm', il giorno prima che  iniziasse le trasmissioni. La sede è stata circondata dalla Polizia, che ha chiuso l'emittente su ordine del ministro dell'informazione Jacques Fame Ndongo. Ufficialmente le autorità camerunesi contestano alla nascente radio privata la mancanza dei permessi necessari alla trasmissione. "Si tratta di una decisione ingiustificata e che assesta un duro colpo alla pluralità dell'informazione nel Paese africano" ha scritto in una lettera inviata oggi al governo camerunese il segretario di Rsf Robert Menard. Il ministro camerunese Ndongo in un comunicato stampa ha risposto alle critiche sostenendo che la chiusura di radio ‘Freedom Fm’ “risponde alle leggi vigenti e mette fine ad un flagrante e ovvio esempio di trasmissione illegale”. La proprietà dell’emittente, il gruppo Le Messager, ha definito le parole del ministro camerunese “menzogne”, sostenendo di aver presentato e completato tutte le formalità richieste. “Il governo - continua Rsf - sa benissimo quanto siano importanti le radio per milioni di camerunesi che le utilizzano come principale fonte d'informazione. La chiusura di 'Freedom Fm' è soltanto un altro tentativo di impedire alla gente di ascoltare diversi punti di vista in un Paese che si prepara alle presidenziali del prossimo anno”. Rsf già lo scorso febbraio, in occasione della chiusura di due televisioni private (Rta e Canal2), si era detta preoccupata per le condizioni in cui versa il mondo dell'informazione camerunese. (S.C.)

 

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24 ORE NEL MONDO

27 maggio 2003

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Rinviato l’incontro tra il capo del governo israeliano Ariel Sharon e il primo ministro palestinese Mahmoud Abbas, previsto per mercoledì a Gerusalemme. La data deve ancora essere definita. La recente accettazione, da parte dell’esecutivo ebraico, del piano di pace “Road Map” ha indubbiamente sbloccato una situazione che rischiava ancora una volta di arenarsi, anche se la decisione di Sharon rischia di provocare una crisi all’interno della maggioranza di governo come ci riferisce Graziano Motta.

 

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Ha lasciato forti lacerazioni, in seno al partito di maggioranza Likud, la determinazione con cui il suo leader Sharon ha imposto al Consiglio dei ministri domenica l’approvazione della Road map, il piano di pace proposto dagli Stati Uniti. Ieri è stato contestato dal gruppo parlamentare per avere capitolato – questa la principale accusa - davanti al terrorismo palestinese, e per aver parlato la prima volta di occupazione della Giudea e Samaria, che il popolo ebraico considera parte della sua terra promessa. Sharon si è difeso sostenendo di aver prospettato, anche in campagna elettorale, la nascita di uno Stato palestinese e rivendicando a sé “la responsabilità storica di trovare una composizione al conflitto. Non è possibile” ha detto “continuare a dominare 3 milioni e mezzo di palestinesi”, pur ribadendo che non farà alcuna concessione in materia di sicurezza. E la Turchia si è offerta di ospitare i negoziati israelo-palestinesi.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Il presidente americano George W. Bush avrà due summit separati durante la sua visita in Medio oriente la settimana prossima: lo ha annunciato il ministro degli esteri palestinese Nabil Shaath. Bush terrà un incontro con i leader arabi e un vertice tripartito con israeliani e palestinesi.

 

In Iraq intanto si registra un nuovo episodio di violenza. Un soldato americano è stato ucciso e sette altri feriti, questa mattina, nel corso di un attacco alla città di Falloujah, a 50 km ad ovest di Baghdad. Il fatto segue i due agguati anti-americani verificatisi ieri, proprio nel giorno in cui gli Stati Uniti hanno celebrato il “Memorial Day”, in ricordo di tutti i caduti in guerra. Ma diamo la parola a Paolo Mastrolilli.

 

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Sono episodi che confermano la pericolosità della situazione, proprio mentre le forze armate degli Stati Uniti hanno ordinato il disarmo dei civili iracheni. Entro la fine della settimana poi gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica dovrebbero tornare nel Paese per verificare i materiali radiologici trafugati dalla centrale di Tuwaitha, durante i saccheggi seguiti alla guerra. Al cimitero nazionale di Arlington il presidente Bush ha deposto una corona sulla tomba del milite ignoto, ricordando le recenti perdite in Iraq e Afghanistan. Quindi, mentre l’America resta in stato di allerta arancione per possibili attentati ha sottolineato che la libertà è sempre una conquista del coraggio.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Quattordici persone, appartenenti ad una stessa famiglia, sono state assassinate nella notte tra lunedì e martedì da un gruppo di islamici armati a Tadjina, nella regione di Chlef, 200 km ad ovest di Algeri. Lo fanno sapere i servizi di sicurezza algerini.

 

Record storico dell'euro contro il dollaro nei dati registrati alla borsa di Tokyo. Dopo aver raggiunto la notte scorsa quota 1,1914 dollari, la moneta del Vecchio Continente si è attestata in tarda mattinata  a 1,1923 dollari. La cifra supera anche quella del 4 gennaio 1999, tre giorni dopo l'entrata sul mercato, quando la divisa europea raggiunse 1,1885 dollari.

 

Risultati definitivi per le elezioni parziali svoltesi domenica e lunedì in Italia. La provincia di Roma va all’Ulivo; in Sicilia rivince il centro-destra; nel nord ci saranno molti ballottaggi, l’8 e 9 giugno prossimi, con il ruolo decisivo della Lega. Questo l’esito del primo turno alle amministrative che hanno riguardato 11 milioni e mezzo di elettori chiamati a rinnovare 12 province e quasi 500 comuni. Buona l’affluenza alle urne: ha votato il 66.5 % degli aventi diritto. Il servizio di Giampiero Guadagni:

 

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Il quadro delle elezioni provinciali assegna al primo turno quattro vittorie al centro-destra, si tratta di tutte conferme, la più importante a Palermo; e cinque vittorie al centro-sinistra, con la significativa conquista della provincia di Roma. Ballottaggi a Caltanisetta, Trapani e Siracusa. Quanto alle elezioni comunali, limitatamente ai nove comuni capoluogo, vittoria al primo turno del centro-sinistra a Pisa e a Massa, ballottaggio a Treviso tra centro-sinistra e lega, e a Vicenza e a Brescia tra centro-sinistra e centro-destra, al primo turno senza l’apporto della Lega. Ballottaggi anche a Sondrio, Pescara e Ragusa. I primi commenti: entrambi gli schieramenti cantano vittoria. Ulivo e Rifondazione comunista parlano di inizio della rimonta anche sul piano nazionale. Sull’altro fronte si ribatte che il Polo da oggi governa più province e comuni di quelli governati fino a ieri.

 

Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.

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I quindici paesi membri dell’Agenzia spaziale europea (Esa) hanno deciso all'unanimità di rilanciare finanziariamente il programma Ariane 5. Lo ha annunciato ufficialmente oggi a Parigi Antonio Rodotà., direttore generale dell'Esa.

 

Il Rwanda si è recato ieri alle urne per il referendum sulla nuova Costituzione che, di fatto, volta definitivamente pagina sul genocidio etnico del 1994, quando vennero massacrati in poche settimane almeno 800 mila tra tutsi e hutu moderati. Una volta approvata la nuova Costituzione, entro il prossimo novembre verranno organizzate elezioni democratiche multipartitiche. Il servizio di Giulio Albanese:

 

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Il referendum costituzionale, che si è svolto ieri in Rwanda, dovrebbe in linea di principio segnare la svolta in un Paese dove il processo democratico è stato dal 1994 – anno del terrificante genocidio – a dir poco sofferto e controverso. A parte il risultato, che si saprà solo tra qualche giorno, la vittoria del ‘sì’ appare scontata. La consultazione riguarda l’introduzione di un multipartitismo che impedisca però la creazione di formazioni fondate su base etnica o religiosa. E’ stato anche chiesto ai circa quattro milioni di elettori di esprimere il proprio parere su un governo diretto dal presidente della Repubblica, con ampi poteri esecutivi, eletto con mandato settennale, rinnovabile una sola volta. Le elezioni presidenziali e multipartitiche sono previste, in caso di proclamazione della nuova costituzione, tra ottobre e novembre prossimi.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Non migliora la situazione nella città di Bunia, nella Repubblica Democratica del Congo: ieri nel corso di una sparatoria tra i ribelli dell’unione dei patrioti congolesi e guerrieri dell’etnia Lendu, un uomo è stato ucciso e altri 5 feriti. Lo ha comunicato solo questa mattina l’emittente radiofonica della Missione delle Nazioni Unite in ex-Zaire.

 

“Il prossimo sarà un governo di coalizione”. E’ quanto affermato dal presidente armeno Robert Kocharyan commentato i primi dati relativi alle elezioni svoltesi domenica scorsa in Armenia. I dati definitivi saranno diffusi solo tra quattro giorni, ma dalle prime proiezioni risultano al primo posto i repubblicani con il 25%, seguiti dal blocco d’opposizione Giustizia con il 14%. Bassa l’affluenza alle urne per queste elezioni, su cui gravano sospetti di brogli ed errori: solo il 46% degli aventi diritto si è recato alle urne.

 

Un morto e diversi feriti è il bilancio del terremoto che ha colpito stamani l’isola di Sulawesi, nella zona orientale dell’arcipelago indonesiano. Il sisma, secondo le prime informazioni, avrebbe raggiunto i 6,4 gradi sulla scala Richter. Numerose le abitazioni crollate.

 

 

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