RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 144 - Testo della Trasmissione di sabato 24 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

L’urgenza di formare validi missionari per la nuova evangelizzazione richiamata da Giovanni Paolo II, nell’udienza alla Plenaria della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli: con noi, il cardinale Crescenzio Sepe

 

 Una Preghiera Solenne stamani nella chiesa romana dei Santi Vincenzo e Anastasio a Fontana di Trevi, offerta dal Papa per l’uso liturgico alla comunità ortodossa bulgara: ai nostri microfoni, il cardinale Walter Kasper

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il primato del diritto nella soluzione delle contese tra gli Stati, ribadito dall’arcivescovo Jean Louis Tauran al Convegno della Pontificia Università Gregoriana su “Chiesa e ordine internazionale”: intervista con il prof. Roberto Papini

 

Importante test politico in Spagna alle elezioni amministrative di domani: una analisi con il giornalista Javier Fernandez Monelli

 

A Roma oltre 40 sindaci da zone di conflitto, per rafforzare lo sviluppo e la pace, nella seconda Conferenza annuale sulla “Glocalizzazione”: intervista con il portavoce Giuliano Stiglitz

 

 Le relazioni tra Chiese cristiane nel futuro dell’Europa, in un Convegno internazionale a Torino. Con noi l’arcivescovo ortodosso Athanasios Hatzopoulos e il cardinale Achille Silvestrini

 

CHIESA E SOCIETA’:

La Caritas si mobilità per soccorrere le popolazioni dell’Algeria colpite dal terremoto

 

I segretari degli episcopati europei riuniti a Berlino, in vista della prima Giornata Ecumenica delle Chiese Tedesche

 

Ancora scontri nelle Filippine tra esercito e separatisti islamici

 

Per la prima volta il patriarca ecumenico di Costantinopoli parlerà nella Basilica cattolica di Santo Spirito a Istanbul

 

La comunità ecclesiale sostenga e accolga con carità le persone affette dal virus dell’Hiv. Questa l’esortazione del cardinale arcivescovo di Washington

 

A “La meglio gioventù” del regista italiano Marco Tullio Giordana il primo premio nella sezione “Un certain reguard” del Festival di Cannes

24 ORE NEL MONDO:

 Speranze di pace in Medio Oriente dopo il sì di Sharon al piano di pace road map

 

Nominato il nuovo rappresentante Onu in Iraq: è il brasiliano Sergio Vieira de Mello

 

Un maggiore impegno dell’Onu nella lotta al narcotraffico in Colombia: è quanto chiedono i paesi latino americani a Cuzco per il vertice del gruppo di Rio

 

Elezioni domani in Armenia: favorita l’attuale maggioranza repubblicana

 

Sars: nuovi casi in Canada, mentre per il primo giorno dall’inizio dell’epidemia oggi Hong Kong non registra nuovi casi

 

Spagna in attesa di andare alle urne, domani. Esplode un pacco-bomba a Valencia, quattro i feriti.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

24 maggio 2003

 

 

L’URGENZA DI PREPARARE APOSTOLI PER LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE

RICHIAMATA DAL PAPA NELL’UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’ASSEMBLEA PLENARIA

DELLA CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI:

CON NOI IL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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I lavori, iniziatisi giovedì mattina, si sono conclusi con l’incontro col Santo Padre in tarda mattinata nella Sala Clementina. Al centro della riflessione, un aspetto importante della missione della Chiesa: la formazione nei territori di missione, con riferimento ai sacerdoti, ai seminaristi, ai religiosi e alle religiose, ai catechisti e ai laici impegnati nelle attività pastorali.

 

Ricordato che l'urgenza di preparare apostoli per la nuova evangelizzazione è stata ribadita dal Concilio Vaticano II come pure dai Sinodi dei Vescovi tenutisi in questi anni, Giovanni Paolo II ha sottolineato come, dal momento che le comunità ecclesiali di recente fondazione sono in rapida espansione, proprio perché talora sono state evidenziate deficienze e difficoltà nel loro processo di crescita, appare urgente insistere sulla formazione di operatori pastorali qualificati, grazie a programmi sistematici, adeguati alle necessità del momento presente, e attenti a "inculturare" il Vangelo nei diversi ambienti ...

 

“Urge una formazione integrale, in grado di preparare competenti e santi evangelizzatori all'altezza della loro missione. Ciò richiede un processo lungo e paziente, nel quale ogni approfondimento biblico, teologico, filosofico e pastorale trova il suo punto di forza nel rapporto personale con Cristo ‘Via, Verità e Vita’".

 

Il Pontefice ha quindi detto che Gesù è il primo ‘formatore’, e fondamentale sforzo di ogni educatore sarà aiutare i formandi a coltivare una relazione personale con Lui. Soltanto coloro che hanno imparato a "restare con Gesù" sono pronti per essere da Lui inviati a evangelizzare. “La Chiesa, specialmente nei Paesi di missione – ha proseguito il Papa – ha bisogno di persone preparate a servire il Vangelo in modo gratuito e generoso, pronte perciò a promuovere i valori della giustizia e della pace abbattendo ogni barriera culturale, razziale, tribale ed etnica, capaci di scrutare i ‘segni dei tempi’ e di scoprire i ‘semi del Verbo’, senza indulgere a riduzionismi né a relativismi”.

 

Il Santo Padre si è detto infine lieto di profittare di questa occasione per ringraziare quanti si dedicano generosamente al compito educativo nei territori di missione. Ha rivolto il suo pensiero ai non pochi seminaristi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici appartenenti ai territori di missione che completano il loro itinerario formativo qui, a Roma, in Collegi e Centri, molti dei quali dipendono dal dicastero di Propaganda Fide, in particolare i Pontifici  Collegi Urbano, San Pietro e San Paolo per i sacerdoti, il Foyer Paolo VI per le religiose, il Centro Mater Ecclesiae per i catechisti, e il Centro Internazionale di Animazione Missionaria per il rinnovamento spirituale dei missionari. Ha concluso augurando di cuore che l'esperienza romana sia per ciascuno di loro vero arricchimento culturale, pastorale e soprattutto spirituale e, assicurando la sua preghiera, ha impartito a tutti con affetto la sua speciale benedizione apostolica.

 

Al termine dell’udienza con il Santo Padre, abbiamo avvicinato il prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei Popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, per chiedergli di farci il punto sui lavori di questi giorni ...

 

“Più che di conclusioni, si è trattato di una serie di suggerimenti che tutti i membri della Congregazione hanno potuto esprimere, ognuno secondo il proprio punto di vista, quindi i vescovi quelli che sono i doveri anche dei vescovi riguardo alla formazione nelle rispettive diocesi e direi anche nei rispettivi continenti; e così pure i sacerdoti, il coinvolgimento dei sacerdoti nella formazione sia iniziale nei seminari che permanente dopo; e, quindi, anche le varie strutture da dover creare all’interno, poi, delle singole diocesi o dei singoli Paesi per questa formazione permanente. E lo stesso anche il richiamo alla formazione iniziale e continua dei religiosi e delle religiose. Un punto particolarmente esaminato è stato la formazione dei laici, particolarmente dei catechisti, perché è una forza dirompente all’interno della Chiesa soprattutto per quanto riguarda la prima evangelizzazione. E poi, c’è bisogno di offrire a questi nostri bravi catechisti quelle strutture pratiche che possono aiutarli a svolgere il loro ministero nelle zone, nelle aree di prima evangelizzazione”.

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IN UDIENZA DAL PAPA IL PREMIER SIMEONE DI BULGARIA

E IL VICE PREMIER DI POLONIA KOLODKO.

NOMINE DI CURIA E PROVVISTE DI CHIESE IN MALAYSIA, MYANMAR E PARAGUAY

 

Il Papa ha ricevuto stamani in udienza il primo ministro  della Repubblica di Bulgaria, Simeone di Sassonia Coburgo-Gotha, con nove persone del seguito.

 

Il Santo Padre ha inoltre ricevuto in successive udienze il vice primo ministro e ministro delle Finanze della Repubblica di Polonia, Grzegorz W. Kolodko; l’ambasciatore di Corea, Hyun-seop Seo, con la consorte, in visita di congedo, e in fine mattinata il cardinale Giovanni battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi.

 

Il Pontefice ha nominato  membri della Congregazione per l’Evangelizza-zione dei Popoli tre direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie, ossia i sacerdoti Joseph Gyetin, dell’arcidiocesi di Koupéla, per il Burkina Faso e il Niger; Jan Piotrowski, della diocesi di Tarnòw, per la Polonia; e Ignace Siluvai, della diocesi di Tuticorin, per l’India.

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur, in Malaysia, presentata dall’arcivescovo mons. Antony Soter Fernandez, in conformità alla norma canonica relativa a “infermità o altra grave causa”. Come nuovo arcivescovo di Kuala Lumpur, il Santo Padre ha quindi nominato il presule mons. Murphy Nicholas Xavier Pakiam, finora ausiliare della stessa arcidiocesi.

 

In Myanmar, il Pontefice ha nominato arcivescovo di Mandalay mons. Paul Grawng, attualmente vescovo di Myiykyina; arcivescovo di Yangon mons. Charles Bo, salesiano, finora vescovo di Pathein; e vescovo di Pathein  mons. John Hsane Hgyi, finora ausiliare della stessa diocesi.

 

Infine, il Papa ha nominato ordinario militare per il Paraguay il vescovo mons. Ricardo Valenzuela Rìos, finora ausiliare di Asunciòn.

 

 

SOLENNE RITO INAUGURALE NELLA CHIESA ROMANA DEI SANTI VINCENZO E ANASTASIO, OFFERTA DAL PAPA PER L’USO LITURGICO ALLA COMUNITA’ ORTODOSSA BULGARA:CON NOI IL CARDINALE WALTER KASPER

                           

E’ nel segno dell’unità e nel contesto europeo che assume particolare significato la “Grande preghiera di ringraziamento”, celebrata questa mattina nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Roma. Una celebrazione solenne che ha inaugurato l’uso liturgico di questa antica chiesa, per la comunità ortodossa bulgara di Roma. E’ questo un dono promesso da Papa Giovanni Paolo II esattamente un anno fa, durante un memorabile incontro a Sofia, con sua Beatitudine Maxim. Per l’occasione è giunta dalla Bulgaria una folta delegazione composta, tra gli altri, da sei metropoliti del Patriarcato ortodosso. Presente questa mattina alla cerimonia anche il primo ministro di Bulgaria, Simeone. Servizio di Carla Cotignoli:

 

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(canto)

 

Per la prima volta questa mattina nell’antica chiesa dei martiri Vincenzo e Anastasio, nel cuore di Roma a Fontana di Trevi, sono risuonati i canti della sacra liturgia ortodossa. Questa che da oggi ospiterà la comunità ortodossa bulgara, proprio perché dono del Santo Padre, diventa un segno visibile del desiderio di ortodossi e cattolici di giungere ad attuare in pienezza la preghiera di Gesù: “che tutti siano uno”. E’ quanto ha espresso  il metropolita dell’Europa centrale e occidentale del Patriarcato di Bulgaria, Simeon. Un avvenimento questo che apre “un grande spiraglio di speranza”, come ha evidenziato il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani.

 

Dalle parole del metropolita ortodosso sono emerse le profonde radici cristiane della nazione bulgara. Proprio oggi – ha ricordato – noi festeggiamo e celebriamo la memoria dei Santi Cirillo e Metodio. Due apostoli che non solo hanno segnato  il rinascimento nazionale bulgaro, ma sono  “ponte tra l’Oriente e l’Occidente cristiano”, “i primi fautori dell’unità nella diversità”, ed “anche via che ci porta verso la nostra casa comune, l’Europa”. Anche il cardinale Kasper non ha mancato di riferirsi all’Europa:

 

“Ritengo che ciascuno di noi ne sia consapevole, la nostra epoca ci induce a non vivere da solitari, da isolati, o nell’ignoranza dell’altro. Gli sviluppi sociali, politici, culturali di questa nostra ora, soprattutto nel contesto del Continente Europeo, ci incoraggiano all’apertura reciproca”.

 

La nuova stagione nei rapporti tra le Chiese ortodossa bulgara e cattolica era stata inaugurata dalla prima visita di un Papa, lo scorso anno, in Bulgaria. Il metropolita Simeon ha ricordato con gioia il primo anniversario di quella visita. “Ci ha lasciato – ha detto – un ricordo indimenticabile per la storia della nostra Patria. “Questa visita – ha aggiunto - ha risvegliato i fedeli, sia della Chiesa d’Oriente che di Occidente, portandoli a ripensare non soltanto a quello che ci divide, ma soprattutto a quello che ci unisce”. Ed ha richiamato il desiderio che Giovanni Paolo II aveva espresso “già all’inizio del suo pontificato”: che “ritornasse il tempo in cui la Chiesa di Cristo respirava con due polmoni.” 

 

Davvero – come ha detto il cardinale Kasper - “è iniziata una collaborazione più stretta” che “potrà dilatarsi e rendere più vasto lo spazio di comunione al quale dobbiamo tendere”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con la situazione in Medio Oriente: Sharon accetta il piano di pace ma ordina un’incursione militare nei Territori.

In Algeria continuano le ricerche di superstiti tra le macerie del sisma.

Sempre in prima, con forte evidenza, quanto il Papa ha sottolineato in occasione dell’udienza all’Assemblea Plenaria della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli: urge una formazione integrale in grado di preparare competenti e santi evangelizzatori all’altezza della loro missione.

All’interno, l’indirizzo d’omaggio rivolto al Santo Padre dal cardinale Crecsenzio Sepe.

 

Nelle vaticane, una pagina sull’attualità della testimonianza di San Filippo Neri.

La preghiera dei poveri di Firenze “con il Papa e per il Papa”: l’augurio per l’83° genetliaco di Giovanni Paolo II maturato alla “scuola eucaristica” di La Pira.

Una pagina dedicata alla celebrazione del giubileo presbiterale di mons. Girolamo Grillo, vescovo di Civitavecchia-Tarquinia: i contributi del cardinale Giovanni Battista Re, del cardinale Saraiva Martins e dell’arcivescovo Giovanni Marra.

 

Nelle pagine estere, riguardo al terrorismo, in Marocco sono minacciati obiettivi statunitensi.

Bush per “la linea dura” contro la Corea del Nord se non abbandona il programma nucleare.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Francesco Valiante sul libro di Giampaolo Mattei dedicato al sacerdote Giosy Cento, che da più di 30 anni compone canzoni che si propongono come strumento di riflessione e di preghiera.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la vigilia delle elezioni amministrative.

In rilievo il tema  della sanità.

        

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

24 maggio 2003

 

 

 

IL PRIMATO DEL DIRITTO NELLA SOLUZIONE DELLE CONTESE TRA GLI STATI,

 RIBADITO DALL’ARCIVESCOVO JEAN-LOUIS TAURAN NELL’INTERVENTO CONCLUSIVO

 DEL CONVEGNO ALLA GREGORIANA SU “CHIESA E ORDINE INTERNAZIONALE”

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Solo una “rigorosa applicazione del dritto da parte di tutti e in ogni circostanza può impedire che il più debole sia reso vittima” del più forte. Così, l’arcivescovo Jean-Louis Tauran, segretario per i Rapporti con gli Stati, nell’intervento pronunciato stamani alla Pontificia Università Gregoriana in Roma, al termine del convegno su “Chiesa e Ordine Internazionale”. Mons. Tauran ha ribadito che l’impegno della Santa Sede nella comunità internazionale è fondato sulla “centralità della persona umana” e i suoi diritti. Per tale ragione, ha detto, l’impegno primario della diplomazia pontificia è convincere i responsabili delle società che la violenza e la paura “non possono avere l’ultima parola”. Quindi, soffermandosi sul grande tema della pace, non ha mancato di offrire alcune profonde riflessioni sulla recente crisi irachena. Il Servizio di Alessandro Gisotti:

 

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Al di fuori della legittima difesa, “sono sempre da preferire, per risolvere le contese, gli strumenti del dialogo e della mediazione”. E’ il richiamo di mons. Tauran, che riandando con la memoria alla recente crisi irachena, ha ricordato come la Santa Sede abbia “sempre incoraggiato gli sforzi condotti per raggiungere un effettivo disarmo che vada oltre la dissuasione, fondata sull’equilibrio del terrore”. Nella consapevolezza che “la violenza genera violenza”, il presule ha affrontato la drammatica questione delle armi di distruzione di massa. “E’ convinzione della Santa Sede – ha detto – che la potenza distruttrice e le sofferenze causate da tali armi” arreca danni “che sono di gran lunga superiori al male che intendono” cancellare. La corsa agli armamenti, ha proseguito, “lungi dall’eminare le cause di guerra, rischia di aggravarle”. Non solo, l’impiego di immense ricchezze per produrre armamenti “impedisce di soccorrere le popolazioni indigenti ed ostacola lo sviluppo dei popoli”. L’armarsi ad oltranza, ha avvertito ancora, “moltiplica le cause dei conflitti ed aumenta il rischio del loro propagarsi”.

 

Mons. Tauran ha, così, rivolto l’attenzione all’efficacia del sistema giuridico internazionale. La pace, ha rilevato, “è molto più che l’assenza di conflitti”. Deve, infatti, poggiare “su un ordine sociale ed internazionale, fondato sul diritto e sulla giustizia”. Di qui, il dovere per ogni Paese di rispettare il diritto internazionale. “Senza diritto non c’è solamente ordine, ma nemmeno libertà e pace”. In tale contesto, ha rammentato - durante la crisi in Iraq - la Santa Sede ha detto di “non condividere il principio della guerra preventiva, concetto inventato all’uopo, ed ha sollecitato il rispetto della Carta” dell’Onu. Se la comunità internazionale avesse applicato in questi ultimi anni il corpus giuridico internazionale di cui si è dotata, ha commentato con amarezza, “avrebbe risparmiato tanti spargimenti di sangue”, evitando molte crisi internazionali. D’altro canto, l’arcivescovo ha indicato come in un mondo globalizzato “nessuno si meraviglierà che la Chiesa Cattolica nutra apprezzamento per la democrazia”. La pace e la convivenza civile, infatti, sono “sempre gravemente minacciate dalle diverse espressioni di un potere totalitario”. L’apporto etico della Chiesa all’ordine mondiale, ha aggiunto, è anche “un messaggio profetico”. Il Papa, ha spiegato, è “profondamente convinto che i mali che affliggono la società internazionale di oggi non sono una fatalità” perché ognuno di noi “può sviluppare in se stesso il proprio potenziale di fede” per porre “rimedio a situazioni di ingiustizia e conflitto”. 

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Il convegno alla Gregoriana ha registrato gli interventi di numerose personalità del mondo intellettuale ed ecclesiastico, tra cui l’arcivescovo emerito di Canterbury, George Carey. Molteplici i temi affrontati nella due giorni di studi, dalla promozione dei diritti umani all’etica nelle relazioni internazionali. Un incontro, di grande rilievo anche per gli sviluppi dell’attualità internazionale, come spiega – al microfono di Alessandro Gisotti - il prof. Roberto Papini, segretario dell’Istituto internazionale Jacques Maritain, promotore del Convegno assieme all’ateneo pontificio:

 

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R. - Oggi il tema della pace e della guerra, a seguito dell’esplosione del terrorismo, è diventato il tema centrale. Le Chiese cattoliche ed in genere le Chiese cristiane storiche hanno preso posizioni contro la guerra e contro l’uso delle armi e hanno insistito sulla prudenza nel risolvere i problemi che sono sul tappeto. Dall’Asia al Medio Oriente hanno insistito sul tema della giustizia e sul tema del dialogo. Soprattutto affermando che qualsiasi evento possa sorgere, non si trasformi in un conflitto di civiltà. E’ a seguito di quest’appello del Papa e delle Chiese cristiane che è maturata l’idea di una riflessione sul tema fondamentale di quale possa essere il ruolo della Chiesa per la pace.

 

D. – Qual è il contributo che oggi la Chiesa può dare alla costruzione di un ordine internazionale equilibrato che favorisca la pace ed il rispetto dei diritti umani?

 

R. – Diciamo che la Chiesa, la riflessione sull’ordine internazionale l’ha iniziata nel XIX secolo. E’ stato proprio un gesuita, padre D’Azeglio che ha iniziato questa riflessione tra i teologi cattolici sull’importanza di un ordine internazionale. Però, possiamo anche ricorrere già al XVI secolo ai fondatori del diritto internazionale Francisco Vitoria, Francisco Suàrez o padre Bartolomeo de Las Casas, che all’epoca dell’occupazione dell’America Latina difendeva i diritti umani degli indigeni. Oggi la Chiesa può dare un grande contributo perché insieme alle altre Chiese cristiane può proiettare, nel circolo dell’energie storiche che muovono il mondo, una sensibilizzazione delle coscienze che già c’è e far comprendere che le grandi tensioni, i grandi conflitti che purtroppo sono il pane quotidiano di questi giorni e di questa epoca non possono essere risolti con le armi, ma che bisogna lavorare per la pace con armi non belliche, con altri strumenti.

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ELEZIONI AMMINISTRATIVE IN SPAGNA:

IL PREMIER AZNAR CERCA UNA CONFERMA SUI SUOI SETTE ANNI AL POTERE,

I SOCIALISTI SPERANO NEL RECUPERO.

 

Si svolgono domani in tutta la Spagna le elezioni amministrative per il rinnovo degli 8111 comuni, i parlamenti di 13 regioni, di alcune province e di alcuni territori autonomi. Oltre 34 milioni i cittadini chiamati alle urne per un voto che, alla luce delle ultime scelte del premier Aznar a livello interno ed internazionale, riveste importanti significati politici. Al microfono di Giancarlo La Vella lo conferma Javier Fernandez Bonelli, dell’Ansa di Madrid.

 

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R. - Queste elezioni sono un test politico di una certa importanza giacché si tratta del primo voto a livello nazionale prima delle politiche dell’anno prossimo, che saranno anche le prime politiche del dopo Aznar, tenendo conto che il premier spagnolo, dopo due mandati, ha annunciato che non si presenterà alle prossime elezioni. Inoltre, dopo oltre un decennio di predominio dei Popolari, questa maggioranza potrebbe essere minacciata tenendo conto che il partito popolare sta soffrendo un momento di logorio dovuto a tutta una serie di questioni che si sono accumulate sul governo Aznar: prima la guerra con il Marocco, poi il disastro ecologico in Galizia della Prestige e forse più gravemente, dal punto di vista elettorale, l’appoggio esplicito della Spagna alla linea anglo-americana nella crisi irachena in un momento nel quale perfino le statistiche ufficiali rivelavano che oltre il 90 per cento degli spagnoli erano contrari ad una guerra in Iraq, anche con mandato Onu.

 

D. – Queste elezioni si possono considerare una sorta di referendum sul governo e sulla scelta che il governo ha fatto per la guerra in Iraq?

 

R. – Diciamo che la questione sta appunto nel sapere fino a che punto, per esempio, il cittadino madrileno, che dovrà andare a votare per eleggere un nuovo sindaco ed un nuovo presidente della sua comunità, lo farà a partire da considerazioni meramente locali, o invece vorrà dare un messaggio più specificatamente politico. Possiamo dire che in termini generali queste saranno le elezioni in cui si vedrà fino a che punto lo zoccolo duro dell’elettorato popolare,  ha resistito a mesi e mesi di continui incidenti politici contro il partito popolare.

 

D. – Temi politici anche più prettamente interni in queste consultazioni?

 

R. – Al di là del test a livello nazionale fra socialisti e popolari esistono altre questioni: quella del duello fra socialisti e nazionalisti catalani per il controllo della poltrona di sindaco di Barcellona e ovviamente quella più sentita dall’opinione pubblica spagnola nel Paese basco. Queste elezioni dopo la messa al bando legale di Batasuna, il partito considerato il braccio politico dell’Eta e l’annullamento delle candidature della piattaforma Aub, che aveva ripreso lo stesso programma, saranno le prime elezioni dalla fine del franchismo, in cui la cosiddetta sinistra “abertzale”, ossia i settori più radicali del separatismo basco, non avranno una espressione politica propria. Il che significa: da una parte una maggiore conflittività sociale, perché questi settori stanno comunque facendo sentire la loro voce e d’altro canto una caccia, soprattutto da parte dei partiti nazionalisti moderati, al voto di questa sinistra “abertzale”, per cercare ovviamente di recuperarlo e così di consolidare la loro maggioranza ancora un pò zoppa nel Paese basco.

 

D. – Secondo te l’Europa si aspetta qualcosa da queste elezioni?

 

R. – A livello europeo il vero significato di queste elezioni sarà vedere forse fino a che punto la figura di José Maria Aznar ne esce intatta. Molto si è detto sulle aspirazioni di Aznar a livello continentale. E’ ovvio che in gran parte, queste aspirazioni potrebbero essere frustrate se, per così dire, l’esito di queste elezioni fosse uno schiaffo al Partito Popolare spagnolo. In tal caso Aznar rimarrebbe poco meno di un anno per cercare di recuperare una reputazione politica che lui si è giocato completamente sull’asse Blair-Berlusconi, dentro l’Europa, e Blair-Bush, a livello internazionale.

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40 SINDACI RIUNITI A ROMA

PER RAFFORZARE LO SVILUPPO E LA PACE

- Servizio di Concita De Simone -

 

Si è aperta questa mattina in Campidoglio la seconda Conferenza annuale sulla “Glocalizzazione”, organizzata dal Comune di Roma con l’obiettivo di rafforzare il ruolo della città nelle attività di sviluppo e nella costruzione della pace. Vi prendono parte oltre 40 sindaci di zone belliche e post-belliche, tra cui Nablus, in Israele; Sarajevo e Belgrado, nei Balcani; Kigali, in Rwanda. Concita De Simone ha intervistato Giuliano Stiglitz, portavoce del Glocal Forum:

 

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R. – Per ‘glocalizzazione’ noi intendiamo una riforma del sistema tradizionale della diplomazia che è riuscito a portare frutti al mondo occidentale, però il mondo dei Paesi in via di sviluppo è ancora in povertà e colpito da terribili malattie. Quindi, c’è un completo fallimento sia del sistema della cooperazione internazionale sia nel sistema della diplomazia, quando si tratta della risoluzione dei conflitti. Pensiamo che con il nostro approccio, attraverso i sindaci, potremmo riuscire a dare un’alternativa alle risoluzioni di questi problemi.

 

D. – “Glocal Forum” organizza anche la più grande conferenza di sindaci del 2003. Chi ci sarà?

 

R. – Ci saranno sindaci da Paesi in conflitto, ci sarà il sindaco di Karachi, il sindaco di New Delhi, ci saranno sindaci da Paesi in via di sviluppo, sarà rappresentata la città di San Paolo, ci sarà Kigali, ci sarà Dar-es-Salaam e poi ci saranno sindaci europei, ci saranno i sindaci asiatici per cercare di coprire tutte le tematiche, dallo sviluppo alla pace: cerCare di lavorare con i sindaci per la risoluzione di questi problemi, insieme alle organizzazioni internazionali.

 

D. – Quali sono, dunque, gli obiettivi di questa tre-giorni?

 

R. – Gli obiettivi di questa tre-giorni sono di formulare delle proposte di riforma della cooperazione, delle proposte di riforma del sistema diplomatico mondiale e anche di stabilire dei legami concreti tra sindaci ed istituzioni internazionali per portare avanti dei progetti.

 

D. – Finora qual è stato un esempio che si è realizzato concretamente, dopo le vostre riunioni?

 

R. – Diversi progetti sono nati e si sono sviluppati; uno dei tanti è il progetto Roma-Kigali, un progetto di cooperazione che vede la città di Roma e la città di Kigali coinvolte in progetti di agricoltura periurbana, per cercare di raggiungere la sufficienza alimentare e anche progetti che prevedono la distribuzione del cibo e progetti informatici. Roma e Kigali sono il nostro primo modello di progetto di cooperazione alternativa, da città a città.

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“LE RELAZIONI TRA CHIESE CRISTIANE NEL FUTURO DELL’EUROPA”,

IN UN CONVEGNO INTERNAZIONALE A TORINO

- Servizio di Fabrizio Accatino -

 

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L’Europa unita passa per i valori prima ancora che per la politica e per la moneta. E’ questo lo spunto forte del Convegno internazionale “Le relazioni tra Chiese cristiane nel futuro dell’Europa”, organizzato dal Centro di studi religiosi comparati “Edoardo Agnelli”. La consistenza culturale dell’Europa del futuro e i rapporti tra le Chiese che ne fanno parte è stato il canovaccio su cui si sono mossi i relatori. C’erano i professori Adriano Roccucci, di Roma III, Thomas Bremer da Münster, Vasilios Makrides da Erfurt; c’era anche l’arcivescovo Athanasios Hatzopoulos, rappresentante della Chiesa ortodossa greca presso l’Unione Europea, che ha riflettuto con i presenti sulla Carta Europea e sul concetto di “territorio canonico”. Hatzopoulos ha sparso parole di ottimismo sul dialogo tra ortodossia e cristianità occidentale:

 

“Abbiamo veramente parecchi segni positivi di rapporti, e dobbiamo lavorare su questo: il dialogo, la continuazione del dialogo teologico ufficiale tra l’Ortodossia e la Chiesa cattolica. Questo dialogo ha avuto alcuni problemi tecnici e speriamo bene che venga ripreso nei mesi prossimi”.

 

Molti sono i contributi che le Chiese possono fornire all’Europa, sotto diversi punti di vista: culturale, etico, spirituale; e molti paiono i punti di contatto, le comunanze. Il cardinale Achille Silvestrini ha ragionato sulle prospettive del dialogo e sui nodi problematici di questo rapporto:

 

“Si nota una convergenza quasi completa sugli obiettivi. Rispetto all’Europa, la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse dicono le stesse cose: prima di tutto, la richiesta che nella Carta d’Europa ci sia la menzione esplicita alle radici cristiane, della tradizione cristiana da cui nasce la cultura europea; poi, l’altra, che le Chiese siano consultate. Ancora, che ciascuno sia preservato nella sua identità ecclesiale. Punto debole invece è che di fronte a questa comunione di obiettivi, che coincidono praticamente, quasi con le stesse parole, dall’altra parte la difficoltà nel risolvere la questione che abbiamo tra di noi, tra le Chiese. L’Europa dovrebbe facilitare, secondo me, per lo meno incrementare uno spirito ecumenico che a sua volta risolva i problemi che ci sono”.

 

Da Torino, Fabrizio Accatino, per la Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

24 maggio 2003

 

 

LA CARITAS SI MOBILITA PER SOCCORRERE I TERREMOTATI DELL’ALGERIA,

DOVE DA IERI È AL LAVORO PER COORDINARE GLI AIUTI UN INVIATO DELL’ORGANISMO.

STANZIATI 55 MILA EURO PER I PRIMI INTERVENTI

 

ALGERI. = Il ministero dell’interno algerino ha reso noto oggi che il numero delle persone scomparse a causa del terremoto che ha colpito mercoledì scorso il Paese è salito purtroppo a 1759. I feriti sono invece circa 7400. Nonostante le difficoltà d’intervento (sono saltate le linee telefoniche e parecchie strade sono inagibili), la rete della Caritas internazionale si è attivata per portare il proprio contributo ai soccorsi. Ieri è arrivato ad Algeri l’inviato dell’organismo, Philippe Hemar. Il suo compito è, in collaborazione con la Caritas locale, fare una prima valutazione dei bisogni e organizzare gli aiuti. Sollecite nei soccorsi anche le Caritas nazionali di altri Paesi. La Caritas italiana ha aperto un fondo di 25 mila euro per finanziare gli aiuti, mentre altri 15 mila euro sono stati messi a disposizione dalla Caritas spagnola. Identica somma è stata inviata dalla sezione francese. (M.A.)

 

 

ALLA VIGILIA DELLA PRIMA GIORNATA ECUMENICA DELLE CHIESE TEDESCHE,

I SEGRETARI DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE SI RIUNISCONO

A BERLINO PER CONFRONTARSI SUL RUOLO DELLA CHIESA

 NEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEA

 

BERLINO. = L’Europa che prosegue il cammino verso l’integrazione costituisce per le Chiese europee un momento di rinnovamento delle proprie relazioni e di costruzione di nuove modalità di azione. Di questo discutono da ieri fino al 28 maggio a Berlino, i segretari generali di trenta conferenze episcopali del continente. L’incontro prevede inoltre approfondimenti sul rapporto tra conferenze episcopali e mezzi di comunicazione, sull’impegno sociale e politico della Chiesa a livello nazionale ed europeo e sull’organizzazione dei segretariati. All’interno dell’incontro sarà ospitato anche un dibattito sull’imminente “Prima giornata ecumenica delle Chiese tedesche” (in tedesco Okumenischer Kirchentag), per la quale in tutto il Paese c’è grande attesa. La Chiesa cattolica e la comunità evangelica, per la prima volta nella storia, si riuniranno a Berlino dal 28 maggio al primo giugno, per una serie di conferenze, dibattiti e incontri di preghiera miranti alla crescita del loro cammino ecumenico. Interverranno alla manifestazione alti esponenti delle due confessioni religiose e rappresentanti dei movimenti ecclesiali laicali. Nella giornata inaugurale del Kirchentag è prevista la presenza delle massime autorità della Repubblica Federale, il presidente Johannes Rau ed il cancelliere Gerhard Schröder. (M.A.)

 

 

ANCORA SCONTRI NELLE FILIPPINE TRA ESERCITO E SEPARATISTI ISLAMICI.

 NELL’ULTIMA SETTIMANA SONO MORTI 13 MILITARI E 60 RIBELLI.

LA CHIESA CATTOLICA, CON L’ARCIVESCOVO DI DAVAO, MONS. CABALLA,

È TORNATA A CHIEDERE LA CESSAZIONE DELLE OSTILITÀ

 

DAVAO. = Continua la spirale di violenza nelle isole meridionali dell’arcipelago delle Filippine. Nell’ultima settimana durante le operazioni che il governo di Manila ha lanciato contro i separatisti del Fronte di liberazione islamico Moro sono morti 13 militari e 60 ribelli. A renderlo noto è stato ieri il ministero della Difesa. Ed è stata ancora una volta la Chiesa cattolica a lanciare un appello in favore della pace. In un  messaggio che sarà diffuso domani, l’arcivescovo di Davao (una delle principali città della zona, in cui sono avvenuti dei gravi attentati), mons. Fernando Capalla, invita chiunque sia coinvolto nel conflitto ad impegnarsi per fermare i combattimenti tra truppe governative e ribelli islamici. “Tutti - si legge nel messaggio – siamo in un modo o nell’altro implicati in questo sanguinoso conflitto. È per questo che chiedo a tutti, ogni comunità, ogni gruppo o organizzazione non governativa, di rivolgere insieme a me un appello al Fronte ed al governo per la cessazione delle ostilità”. Il presule ricorda che nelle scorse settimane anche i leader religiosi musulmani hanno rivolto analoghe esortazioni alle parti in lotta. Mons. Capalla sottolinea poi i disastrosi effetti della guerra sullo sviluppo economico e sociale dell’arcipelago. Nei centri di raccolta per gli sfollati infatti le precarie condizioni igieniche e sanitarie hanno causato in due mesi la morte di 54 persone. L’arcivescovo inoltre esprime la sua preoccupazione perché il conflitto sta avendo conseguenze devastanti sulla vita spirituale della popolazione. “Stiamo diventando tutti, combattenti e non combattenti, un popolo violento – ammonisce – e sempre meno umano. Siamo sempre meno figli di Dio. Ancora una volta siamo ridiventati Caino e Abele”. (M.A.)

 

 

PER LA PRIMA VOLTA IL PATRIARCA ECUMENICO DI COSTANTINOPOLI PARLERÀ NELLA BASILICA CATTOLICA DI SANTO SPIRTO A ISTANBUL. AVVERRÀ IL 17 GIUGNO DURANTE LA CONFERENZA DAL TITOLO “GIOVANNI PAOLO II E IL SERVIZIO ALLA PACE”. I VESCOVI CATTOLICI DELLA TURCHIA SOTTOLINEANO IL VALORE ECUMENICO DEL GESTO

 

ISTANBUL. = “Giovanni Paolo II e il servizio alla pace” è il tema della conferenza che il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I° terrà il prossimo 17 giugno a Istanbul nella basilica cattolica di Santo Spirito. L’iniziativa è promossa dal nunzio apostolico in Turchia, mons. Edmond Farhat, con la collaborazione della Conferenza episcopale turca per celebrare il 25.mo anniversario di pontificato di Giovanni Paolo II. “Il patriarca ecumenico Bartolomeo I – dichiara il portavoce della Conferenza episcopale turca, mons. Georges Marovitch – ha accettato con cortesia l’invito rivolto dal nunzio e dai vescovi turchi. Si tratta di un gesto ecumenico significativo in questi giorni in cui grande è il bisogno di pace. E’ la prima volta che un patriarca parla in una chiesa cattolica a Istanbul”. All’incontro sono stati invitati tutti i capi delle comunità religiose turche, insieme a politici, uomini di affari, scrittori e giornalisti. (M.A.)

 

LA COMUNITÀ ECCLESIALE SOSTENGA E ACCOLGA CON CARITÀ LE PERSONE

AFFETTE DAL VIRUS DELL’HIV. QUESTA L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE ARCIVESCOVO

 DI WASHINGTON IN UNA LETTERA PASTORALE SULL’AIDS NELLA QUALE INVITA

 GLI STESSI MALATI A CERCARE LA PIENEZZA DELLA VITA IN CRISTO

 

WASHINGTON. = In una nuova lettera pastorale sull’Aids, l’arcivescovo di Washington, il cardinale Theodore McCarrick, ha esortato i fedeli ad assistere con caritatevole solidarietà i loro fratelli e sorelle colpiti dalla grave malattia, sia nelle loro  comunità locali sia in ogni parte del mondo essi si trovino a vivere. Il porporato si rivolge soprattutto alle persone affette dalla malattia o che sono a rischio di contrarla affinché cerchino la pienezza della vita in Gesù Cristo, attraverso un’esistenza vissuta nella castità e nella fedeltà matrimoniale. La lettera pastorale, intitolata “La pienezza della vita”, fa riferimento alle parole del Vangelo di San Giovanni, quando Gesù dice che è venuto affinché l’uomo abbia la vita e l’abbia in abbondanza. “Le persone tra noi che stanno vivendo con il virus dell’Hiv – scrive il cardinale McCarrick – non devono sentirsi come se fossero soli ed abbandonati. Noi – esorta il porporato statunitense - che siamo loro fratelli e loro sorelle nella Chiesa cattolica, dobbiamo percorrere in solidarietà assieme essi il loro cammino. (M.A.)

 

 

A “LA MEGLIO GIOVENTÙ” DEL REGISTA ITALIANO MARCO TULLIO GIORDANA IL PRIMO PREMIO NELLA SEZIONE “UN CERTAIN REGUARD” DEL FESTIVAL DI CANNES. SUCCESSO IERI PER “PADRE E FIGLIO” DEL RUSSO ALEXANDER SOKUROV E “MYSTIC RIVAL” DI CLINT EASTWOOD. DOMANI LA CONSEGNA DELLA PALMA D’ORO. LARS VON TRIER FAVORITO

- A cura di Nicola Falcinella -

 

CANNES. = Il primo premio ufficiale del 56.mo Festival di Cannes è per l’Italia. “La meglio gioventù” ha vinto la sezione ‘Un Certain Reguard’ la più importante dopo il concorso. Un riconoscimento che era nell’aria dopo l’accoglienza trionfale tributata al film di Marco Tullio Giordana con Luigi Lo Cascio. Ma anche una sorpresa per un film di sei ore nato per la televisione e che racconta 40 difficili anni di storia italiana attraverso le vicende di una famiglia. La settimana della critica è stata invece vinta dall’americano “Milwaukee,Minnesota”. Il concorso ha vissuto ieri una delle giornate migliori con due film al maschile di grande spessore. “Padre e figlio” del russo Alexander Sokurov è un prezioso scavo nei rapporti misteriosi tra un padre ed un figlio in una Lisbona irriconoscibile. Una relazione ambigua ma carica di umanità. Un genitore giovane con un figlio adolescente si sentiva inadeguato al ruolo. Si pone come amico poi come fratello maggiore. Infine rivela la propria identità riacquistando più forte lo status di padre. “Mystic Rival” di Clint Eastwood è un filmone di ampio respiro come abituato a fare il regista de “Gli spietati”. Gli attori, Sean Penn, Tim Robbins e Kevin Bacon sono bravi nell’interpretare una vicenda di amicizia tradita, delitti, sospetti e colpa. Il finale è lancinante con i colpevoli impuniti e l’accettazione dell’inevitabilità della violenza. Eastwood racconta in maniera piana, per questo la sua durezza non scandalizza ma fa più effetto. Delude ancora in concorso il francese “Les Côtelettes” di Bertrand Blier con Philippe Noiret, una commediola di origine teatrale che ha ottenuto il record di fischi. Oggi le ultime proiezioni. In gara “The Tulse Luper Suitcases” di Peter Greenaway e “Sharasojyu” di Naomi Kawase. Domani la consegna delle Palme con “Dogville”, del danese Lars Von Trier, grande favorito.

 

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24 ORE NEL MONDO

24 maggio 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza e Stefano Cavallo -

 

Un palestinese armato è stato ucciso da colpi di arma da fuoco israeliana mentre tentava di infiltrarsi nel territorio israeliano dalla Striscia di Gaza. Lo ha annunciato in tarda mattinata la radio militare di Gerusalemme. Intanto si continua a sperare nella pace, soprattutto dopo il sì di Sharon alla mappa per la pace presentata da Onu, Ue, Usa e Russia, meglio nota come road map. Il servizio di Graziano Motta.

 

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Sharon ha ricevuto l’assicurazione – ribadita pubblicamente dalla Casa Bianca – che le sue riserve e obiezioni saranno recepite, solo che non tutti i ministri della coalizione si sentono soddisfatti e garantiti dalle promesse americane. Non perché non intendono darle credito, quanto perché gli altri membri del Parlamento sono contrari ad apportare alcuna modifica alla road-map, e poi i palestinesi – forti di questa spaccatura – non sono disposti ad accettarla. La gravità delle divisioni all’interno del quartetto è emersa pure sul metodo del negoziato, e in particolare sul ruolo di Arafat: è noto che Stati Uniti e Israele lo hanno emarginato, non così Russia, l’Onu e parecchi Paesi europei. Alla riunione dei ministri degli esteri del G8, il francese de Villepin ha detto che lunedì si recherà a Ramallah da Arafat. gli ha replicato seccamente Colin Powell: ‘Gli Stati Uniti preferiscono spendere il loro tempo e le loro energie per trattare con Mahmud Abbas’. In questo scenario di divisioni, il presidente Bush spera ugualmente che il processo di pace possa decollare e si appresta ad invitare per un vertice Abbas e Sharon.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Se Pyongyang proseguirà il suo programma nucleare, l’America prenderà “misure più dure”. Lo ha assicurato ieri il presidente statunitense, George Bush, incontrando in Texas il premier giapponese, Junichiro Koizumi. Bush si è detto comunque fiducioso in una soluzione pacifica della crisi.

 

È il brasiliano Sergio Vieira de Mello il nuovo rappresentante speciale dell’Onu in Iraq. Il segretario generale, Kofi Annan, lo ha nominato per un periodo provvisorio di quattro mesi. Dopo la revoca dell’embargo, per il Paese del Golfo inizia ora una nuova fase. Da New York, Paolo Mastrolilli:

 

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Gli amministratori americani hanno cominciato subito ad agire dopo la risoluzione approvata dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, ordinando lo scioglimento delle forze armate irachene, i servizi di sicurezza e i ministeri della difesa e dell’informazione. Fonti di intelligence, invece, hanno detto al Wall Street Journal che il figlio di Saddam, Udai, sarebbe intenzionato ad arrendersi ma finora non ha potuto farlo perché gli americani non hanno voluto negoziare il suo trattamento giudiziario. Le forze americane, invece, hanno intercettato un camion che cercava di trafugare lingotti d’oro per 500 milioni di dollari verso la Siria. Il segretario di Stato Powell, in visita in Francia, ha negato l’intenzione di punire Parigi ma ha aggiunto che le relazioni bilaterali andranno riviste alla luce dei contrasti sulla guerra in Iraq. Nel frattempo, sono cominciate anche le manovre per la ricostruzione del Paese, la ripresa della vendita del greggio e la conclusione del programma ‘petrolio per cibo’ a cui sono interessate anche aziende italiane. La Becktel, la compagnia americana che ha vinto il contratto per la ricostruzione, ha tenuto una riunione a Londra dicendo che i Paesi membri della coalizione saranno avvantaggiati ma gli altri non verranno esclusi.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E’ stato revocato l’avvertimento dell’Organizzazione mondiale della Sanità a non recarsi ad Hong Kong, dove oggi per la prima volta dall’inizio dell’epidemia non si sono fortunatamente registrati nuovi contagi di Sars. Uno zibetto starebbe inoltre secondo l’università medica di Hong Kong all’origine della diffusione del virus.

 

“L’Onu deve impegnarsi di più nella lotta al narcotraffico ed alla guerriglia in Colombia”. Lo chiedono i presidenti dei Paesi latinoamericani, riuniti nella città peruviana di Cuzco per il vertice del Gruppo di Rio. La dichiarazione finale, che verrà firmata oggi, ripropone la questione del rapporto tra governabilità e povertà. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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Considerato l’unico organismo di consultazione politica di cui dispongono le Nazioni latinoamericane, il Gruppo di Rio ha avuto un vigoroso rilancio sotto l’impulso del Brasile, che ospiterà il vertice del prossimo anno e che crede molto nella cooperazione regionale, e questo tema è ripreso nella dichiarazione finale in cui si afferma che non c’è democrazia senza sviluppo e superamento della povertà. A questo fine i capi di Stato hanno dichiarato un’emergenza e proposto ai Paesi industrializzati la possibilità di utilizzare il 20 per cento dei pagamenti del debito estero per programmi di investimento tesi a migliorare le condizioni delle popolazioni latinoamericane. Inoltre, il documento sostiene la volontà di consolidare la democrazia e il multilateralismo come strumenti per rafforzare la pace e la sicurezza.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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A soli tre mesi dalle contestate elezioni presidenziali, l’Armenia torna domani alle urne. Si vota per rinnovare il Parlamento: 17 i partiti e 4 le coalizioni in lotta. I sondaggi danno per favorita l’attuale maggioranza – in particolare i repubblicani del premier uscente, Margarina – e prevedono una folta presenza di uomini d’affari tra i 131 deputati. Una delegazione del Consiglio d’Europa vigilerà sul regolare svolgimento del voto.

 

Ad un giorno dalle elezioni amministrative in Spagna stamani in un ufficio postale di Valencia un pacco-bomba è esploso ferendo 4 persone, una in modo grave. Da escludere, almeno per ora, l’ipotesi di un attentato da parte dell’Eta.

 

Si andrà alle urne anche in Italia, domani e lunedì, per il rinnovo delle amministrazioni provinciali di 12 comuni e 492 amministrazioni comunali. Le elezioni di domani salutano il decimo anno dall'entrata in vigore della legge con il sistema maggioritario per i comuni.

 

 

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