RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 140 - Testo della
Trasmissione di martedì 20 maggio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il 28 giugno in San Pietro la promulgazione
dell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Europa”.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Il terrorismo sconvolge il Medio Oriente; attentato suicida stamani
anche in Turchia.
Timor Est celebra oggi il primo anniversario
dell’indipendenza ottenuta dopo un lungo conflitto dall’Indonesia.
Negoziati difficili avviati tra le due Coree.
20 maggio 2003
RINNOVARE LA PASTORALE FORMATIVA NEI RIGUARDI
DEI BAMBINI E DEI GIOVANI,
PER
SUPERARE L’INCOMUNICABILITA’ DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA.
QUESTO
L’INVITO DEL PAPA AI VESCOVI ITALIANI RIUNITI PER LA LORO 51.MA ASSEMBLEA
GENERALE.
IERI,
LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI,
CHE SI
E’ SOFFERMATO ANCHE SULL’ATTUALITA’ SOCIALE E POLITICA
ITALIANA
E INTERNAZIONALE
-
Servizi di Alessandro De Carolis e Ignazio Ingrao -
**********
La
velocità dei cambiamenti sociali, che aumenta la distanza tra le generazioni,
porta con sé un rischio importante: quello dell’incomunicabilità. Per questo
motivo l’annuncio della fede e la formazione cristiana dei bambini e dei
giovani soprattutto “hanno un’importanza decisiva”. Ai vescovi italiani,
impegnati da ieri nei lavori della 51.ma Assemblea generale, Giovanni Paolo II
ha offerto questa mattina numerose indicazioni di tipo pastorale, ricevendoli
in Aula Paolo VI.
Il Papa
ha definito giusta la scelta della Conferenza episcopale italiana di
“configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana”. A
partire, ha sottolineato, dalla “formazione cristiana dei bambini”, da iniziare
“assai presto” e in modi assimilabili alla loro verde età. In questo caso, ha
osservato il Pontefice, le “famiglie vanno rese consapevoli di questa
nobilissima missione e aiutate ad adempierla”. Sacerdoti, catechisti e
formatori, poi, “sono chiamati a coltivare il colloquio personale con ragazzi,
adolescenti e giovani”, non nascondendo loro “la grandezza della chiamata di
Dio e l’esigente impegno della risposta”.
Dalle
giovani generazioni all’Italia, Giovanni Paolo II si è soffermato su vari
aspetti sociali che hanno costituito ieri il fondamento della prolusione del
cardinale Ruini:
“Conosco e condivido la grande sollecitudine con la quale
seguite il cammino della società italiana, preoccupati soprattutto di favorire
la coesione interna della nazione. Giustamente voi sottolineate l’importanza
che, per la salute morale e sociale della nazione, ha la famiglia”.
Il Papa ha definito “di buon auspicio” i segnali di
“rinnovata attenzione” nei riguardi della famiglia, in arrivo dal mondo
culturale e istituzionale. Poi, rivolgendosi ad un argomento molte volte
affrontato, quello della parità scolastica e della “riforma del sistema scolastico
italiano”, Giovanni Paolo II ha espresso una speranza:
“Alla funzione educativa e formativa della scuola possano
partecipare a pieno titolo sia gli insegnanti di religione sia la scuola
cattolica, che ancora attende di vedere adeguatamente riconosciuto il proprio
ruolo e contributo educativo, in un quadro di effettiva parità”.
Prima
di cambiare nuovamente scenario, il Pontefice ha espresso la propria
solidarietà per i disoccupati, in modo particolare per quelli del sud Italia,
spalancando poi l’orizzonte ai valori universali dei quali, da 40 anni, si fa
portatrice la Pacem in terris: la costruzione di una civiltà mondiale basata su un “ordine di
verità e di giustizia, di amore e di libertà e, quindi, di autentica pace”.
Pace, ha concluso il Papa, che “da troppo tempo” manca in Terra Santa, dove i
vescovi italiani, già da dopo Pasqua, hanno inviato una loro rappresentanza per
portare solidarietà alle comunità cristiane che là vivono e che, ha affermato
Giovanni Paolo II, “versano in condizioni di gravissima difficoltà”.
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La
trasmissione della fede alle nuove generazioni, è “l’impegno fondamentale della
Chiesa”. Lo ha voluto sottolineare con vigore il cardinale Camillo Ruini,
presidente della Cei, aprendo ieri pomeriggio a Roma i lavori dell’Assemblea
generale dei vescovi italiani. Il porporato ha così ribadito la necessità di
impegnarsi per una nuova evangelizzazione, oggi ancor più necessaria in un
contesto di “agnosticismo diffuso, che fa leva sulla riduzione
dell’intelligenza umana a semplice ragione calcolatrice”. Nella prolusione, il
cardinale Ruini ha esortato i politici italiani a moderare i toni del
confronto. Quindi, ha affrontato i temi più scottanti del momento: lotta al
terrorismo, federalismo, costituzione europea e pace in Medio Oriente. Il
servizio di Ignazio Ingrao.
“Una
moderazione delle polemiche e una più precisa attenzione di ciascuno alle
responsabilità che gli competono”. E’ quanto ha raccomandato nel suo
interevento il cardinale Ruini, preoccupato da una conflittualità tra le forze
politiche e tra le istituzioni che si è pericolosamente acuita dopo la sentenza
di primo grado del processo Imi-Sir-Lodo Mondadori. Ma è anche indispensabile,
ha affermato il porporato, “trovare soluzioni che meglio garantiscano la
reciproca autonomia della vita politica e dell’amministrazione della
giustizia”. Timore è stato espresso sia per gli scontri sul versante sindacale,
sia per i “gesti di intimidazione di tipo terroristico” compiuti nei confronti
della Cisl, il secondo sindacato confederato italiano.
Per
quanto riguarda le riforme istituzionali, secondo il presidente della Cei,
federalismo e devolution “possono rappresentare una grande opportunità”,
purché non compromettano “l’unità e la solidarietà dell’intera nazione” e
purché, ha notato, non venga meno il necessario stanziamento di fondi per lo
sviluppo delle regioni meridionali. Quanto alle politiche familiari, Ruini ha
giudicato “positivi” gli interventi previsti dalla legge finanziaria ma ha
invitato a procedere, sull’esempio della Francia, con “quella politica coerente
e organica che nel nostro paese finora è mancata”. Parità scolastica,
approvazione definitiva del disegno di legge sullo status degli insegnanti di
religione e una riforma del sistema radiotelevisivo che garantisca il
pluralismo e le emittenti minori, sono gli altri provvedimenti legislativi
auspicati dal presidente dei vescovi italiani.
Riflettendo
sulla situazione internazionale, il cardinale ha poi osservato che la “sola
forza militare” non potrà ottenere la soluzione al gravissimo problema del
terrorismo. Ha raccomandato perciò la “ricostituzione di quella vasta
solidarietà internazionale che la guerra in Iraq ha fortemente compromesso” e
ha auspicato la fine del tragico conflitto in Terra Santa, approfittando delle
nuove opportunità che si profilano.
Ruini si è infine soffermato sulle guerre dimenticate. In
particolare il Sudan, dove i cristiani “da troppi anni sono oggetto di
un’azione di vero sterminio” e l’Eritrea sottomessa ad “un regime totalitario e
crudelmente oppressivo”. Senza dimenticare Cuba dove, ha detto Ruini, preoccupa
la durissima repressione nei confronti di tante persone che rivendicavano la
libertà di esprimere le proprie opinioni politiche.
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Prima
di incontrare i vescovi italiani riuniti per l’Assemblea generale, il Papa ha
ricevuto quattro vescovi della Conferenza episcopale dell’India, appartenenti
alla regione di Calcutta, in visita “ad Limina”.
DA DOMANI A SABATO PROSSIMO IN VATICANO UN SIMPOSIO
ACCADEMICO
SUL
TEMA DEL MINISTERO PETRINO, CONVOCATO DAL CARDINALE WALTER KASPER
- A
cura di Giovanni Peduto -
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L’iniziativa si ricollega alla Lettera enciclica Ut
unum sint e alla richiesta di Giovanni Paolo II di studiare la questione
del Ministero Petrino con gli altri cristiani allo scopo di cercare,
evidentemente insieme, le forme nelle quali questo Ministero possa realizzare
un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri. Negli anni
successivi alla promulgazione dell’Enciclica, sono giunti al Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani vari studi e contributi da
parte delle altre Chiese e Comunità ecclesiali in merito all’auspicio espresso
nella Ut unum sint. Essi sono stati oggetto di una sintesi e di una
riflessione presentata alla sessione plenaria del Dicastero nel novembre del
2001.
Inoltre, dopo la promulgazione dell’Enciclica nel 1995, il
tema del Ministero Petrino, nelle sue implicazioni per il dialogo con le altre
Chiese e Comunità ecclesiali, ha suscitato diversi echi negli ambienti
ecumenici e varie iniziative di studio, da parte di istituti e centri di
ricerca, per l’aspetto teologico e storico del tema. Infine, la questione del
Ministero Petrino, riesaminata anche nell’ambito del Pontificio Comitato di
scienze storiche (Simposio del 1989) e della Congregazione per la dottrina
della fede (1996), è presente nelle relazioni e nei dialoghi ufficiali che la
Chiesa cattolica romana intrattiene con la maggior parte delle altre Chiese e
Comunità ecclesiali.
Il Simposio, che si svolgerà nella sede del Dicastero
vaticano per l’unità dei cristiani, intende continuare lo studio del tema
nell’intento di contribuire ad una riflessione in prospettiva ecumenica. La sua
natura sarà strettamente accademica, e non pubblica, e prevede la
partecipazione di otto relatori (quattro cattolici e quattro ortodossi), sette
specialisti cattolici e nove delegati in rappresentanza di alcune Chiese
ortodosse.
Nei quattro giorni vi saranno in ciascun giorno due
relazioni sullo stesso argomento, una tenuta da un cattolico e una da un
ortodosso: il primo giorno si affronterà il tema del fondamento biblico del
Primato; il secondo giorno il Primato nel pensiero dei Padri della Chiesa;
seguirà l’analisi del ruolo del Vescovo di Roma nei Concili ecumenici; e,
l’ultimo giorno, l’esame delle discussioni recenti in merito al Primato in
relazione al Vaticano I e sul Primato tra i teologi ortodossi.
Le Chiese ortodosse che invieranno i loro delegati al
Simposio sono: il Patriarcato ecumenico, il Patriarcato greco-ortodosso di
Antiochia, il Patriarcato serbo, il Patriarcato di Romania, la Chiesa ortodossa
di Grecia e la Chiesa ortodossa di Bulgaria.
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L’ATTIVITA’ DEL PAPA NEL MESE DI GIUGNO
- A cura di Paolo Salvo -
Il
prossimo 28 giugno, vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa
effettuerà la promulgazione e la consegna dell’Esortazione post-sinodale
“Ecclesia in Europa”. Lo ha annunciato stamani in un comunicato il vescovo
Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, con il
programma mensile delle principali attività del Santo Padre. Il documento
scaturito dal Sinodo sull’Europa, svoltosi in Vaticano dal 1° al 23 ottobre
1999, sarà presentato durante una cappella papale che avrà luogo il pomeriggio
di sabato 28 giugno nella Basilica Vaticana.
Nel pomeriggio di domenica 29 giugno, solennità dei Santi
Pietro e Paolo, il Pontefice presiederà poi sul sagrato della Basilica Vaticana
la Santa Messa con l’imposizione del Pallio. Altro evento tradizionale, giovedì
19 giugno, solennità del Corpus Domini, il Papa celebrerà alle ore 18 la Santa
Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, con la processione e la
benedizione eucaristica alla Basilica di Santa Maria Maggiore.
Nel programma reso noto questa mattina, infine, sono
confermati i due viaggi apostolici, in Croazia dal 5 al 9 giugno, e in Bosnia
Erzegovina, domenica 22 giugno.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
"L'Italia
ha bisogno di una crescita di fiducia e di iniziativa" è il titolo che
apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II ai
vescovi partecipanti alla 51.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale
Italiana.
Sempre in prima, riguardo al
Medio Oriente si sottolinea la "feroce strategia contro il dialogo":
in 72 ore i terroristi sono entrati in azione cinque volte.
Nelle vaticane, una nota
dettagliata sulla visita del cardinale Angelo Sodano in Kazakhstan.
Un articolo di padre Renzo
Marcon in ricordo del cardinale Aurelio Sabattani nel trigesimo della morte.
Un articolo per le celebrazioni
in occasione del 28.mo anniversario della morte del cardinale Mindszenty.
Nelle pagine estere, Repubblica
Democratica del Congo: due osservatori delle Nazioni Unite uccisi nei
combattimenti a Bunia.
Iraq: gli Usa presentano al
Consiglio di Sicurezza una terza risoluzione per revocare le sanzioni.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Costa sulla sedicesima Fiera internazionale del Libro di
Torino.
Nell' "Osservatore
libri" un approfondito contributo di Danilo Veneruso sul volume di Aurelio
Lepre "Storia degli italiani del Novecento. Chi siamo, da dove
veniamo".
Nelle pagine italiane, in primo
piano lo stato di allerta dettato dalla minaccia del terrorismo.
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20 maggio 2003
TERRORISMO SUICIDA: IMPOTENTI VITTIME INNOCENTI
PAGANO UN PREZZO DISUMANO ALLA FOLLIA DELL’ODIO ESTREMO
- Intervista con padre Pasquale Borgomeo -
Settimane di sangue, di attentati terroristici, di orrendo
flagello di vittime innocenti per mano di assassini suicidi: dalla Cecenia a
Riad, a Casablanca, a Hebron, a Gerusalemme, a Gaza ed ultimo stamane ad
Ankara. Un gioco al massacro intollerabile, disumano, che si espande nel mondo
e che lascia attoniti al di là delle valutazioni politiche. Ascoltiamo in
proposito una riflessione del nostro direttore generale, padre Pasquale
Borgomeo, al microfono di Fabio Colagrande,”, nel programma “One-o-five live”.
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R. – Su questa
accelerazione del terrorismo e sul suo espandersi geografico, si sono date
varie spiegazioni. Per alcuni sarebbero provocati dall’attacco all’Iraq
conclusosi vittoriosamente; per altri, invece, sarebbero la conseguenza di una
guerra andata male. Non pochi, anche negli Stati Uniti, prescindendo dall’esito
della guerra, pensano che aver fatto dell’attacco all’Iraq una priorità, abbia
portato la Casa Bianca a concentrarvi tutte le sue energie allentando l’impegno
sui veri fronti della lotta al terrorismo. Quali che siano le interpretazioni,
non sempre serene, che si vogliono dare alle tremende stragi di questa
settimana, alcuni dati appaiono evidenti. Il terrorismo è tutt’altro che
indebolito e dimostra di poter attaccare, distruggere e uccidere scegliendo i
suoi obiettivi per trasmettere attraverso di loro i suoi messaggi, senza
curarsi minimamente degli effetti collaterali.
D. – Padre,
quali provvedimenti prendere per arginare questa spirale del terrore?
R. - Prima di
tutto – e non è certo una questione nominalistica – smettere di parlare di
guerra e parlare piuttosto di lotta al terrorismo, per ribadire che a questa
sfida epocale la risposta deve essere multiforme e che quindi l’intervento
militare contro Stati non è la sola e nemmeno la più efficace delle misure. Da
quando non ha più una base territoriale in Afghanistan, Al Qaeda è diventata
una organizzazione dispersa, con cellule locali che sono andate accrescendo il
loro grado di autonomia. L’azione di contrasto diventa così più complicata: il
legame tra le varie cellule può essere più o meno stretto sul piano operativo e
diventa perciò sempre più difficile colpire centri nevralgici nell’intento di
disarticolare l’organizzazione. Il vero legame che tiene unite le cellule di Al
Qaeda e che consente di reclutare sempre nuovi Kamikaze, è un fanatismo
politico-religioso, nato in seno all’Islam arabo, che sfrutta l’antimericanismo
e l’odio per Israele per mobilitare le masse arabe e mussulmane. Occorre, nella
lotta al terrorismo, freddezza e onestà d’analisi. Non esiste un solo
terrorismo, ve ne sono diversi, tutti condannabili per i loro metodi, ma non
tutti ispirati e mossi dalle stesse motivazioni. Esiste oltre al terrorismo
islamico un terrorismo basco, un terrorismo colombiano, un terrorismo tamil, un
terrorismo ceceno, e l’elenco potrebbe continuare. Dichiarare quindi una lotta
al terrorismo, mettendo, per interessi politici, tutto in un unico calderone,
significa rinunciare a individuarne le cause specifiche e quindi combatterlo in
maniera inadeguata. Se ci si riferisce al terrorismo islamico, esso è
strutturato sempre più come una rete globale, alla quale si deve opporre un
fronte globale, ma isolandolo, come obiettivo, da altri terrorismi più
circoscritti.
Di fronte a
tali scenari appare sempre più decisivo il ruolo dell’intelligence: bisogna
potenziare l’efficienza dei metodi d’indagine che devono contare su una
accresciuta unità non solo di intenti, ma anche di azione. Bisogna inoltre
ridare il suo ruolo alla politica, una politica di grande collaborazione tra
tutti i Paesi civili, senza unilateralismi, nel rispetto della legalità
internazionale, nel nome di un interesse comune. Una politica che miri a
isolare i gruppi estremisti e terroristici dal grosso delle popolazioni di quei
Paesi che con troppa precipitazione ci si è affrettati a definire “canaglia”,
regalandoli in blocco all’avversario e privandosi in partenza della possibilità
di tentare una azione diplomatica. Ancor più necessaria una politica di
isolamento del terrorismo nei confronti di Paesi arabi tradizionalmente
alleati, come Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Marocco, come gli ultimi
attentati hanno purtroppo confermato. Sempre sul piano della politica, appare
necessario un rafforzamento delle Nazioni Unite, per salvaguardare la legalità
internazionale, per evitare che la superpotenza diventi di fatto garante di un
nuovo ordine internazionale fondato sulla forza, per evitare una ulteriore
divisione tra i Paesi europei che vanno schierandosi pro o contro gli Stati
Uniti sulla base non dell’obiettivo da raggiungere – che è la sconfitta del
terrorismo – ma delle priorità da perseguire e dei metodi da adottare,
indebolendo così la propria forza di contrasto. Indispensabile, decisiva per
combattere il terrorismo è, infine, la lotta contro le ingiustizie, le inique
disparità delle condizioni di vita che affliggono il pianeta, le
discriminazioni, il razzismo, la violazione dei diritti umani: terreno di
coltura ideale, tutto questo, di ogni terrorismo presente e futuro.
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PERICOLI
DI NUOVE EPIDEMIE, LOTTA AL TABACCO, FARMACI AI PAESI POVERI:
TEMI
IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITA’
- Servizio di Mario Martelli -
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E’ il problema della lotta contro la polmonite atipica o
Sars ad essere in primo piano alla 56.ma Assemblea mondiale della sanità. Ed
anche i delegati di oltre 190 Paesi riuniti a Ginevra fino al 28 maggio hanno
dovuto sottoporsi a formalità sanitarie per evitare pericoli di contagio, in
quanto molti provengono da zone colpite dal morbo o per la loro professione
possono essere stati in contatto con
persone malate.
Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la
dott.ssa norvegese Gro Harlem Brundtland, che durante questa Assemblea cederà
la sua carica al sud coreano Jong Wook Lee, ha sottolineato che i dibattiti si
occuperanno tra l’altro anche di altre piaghe dell’umanità: l’Aids che colpisce
in particolare i Paesi in via di sviluppo dell’Africa e la lotta al tabagismo
per la quale si vuole approvare una convenzione internazionale. La dott.ssa
Brundtland all’apertura dei lavori ha voluto rendere omaggio al dottor Carlo
Urbani, il medico italiano ucciso dalla polmonite atipica, che – ha detto – con
i suoi sforzi eroici ha contribuito, prendendosi cura delle vittime
all’identificazione del nuovo morbo ed a bloccare la sua diffusione
internazionale.
Tra i temi da discutere all’Assemblea figura poi quello
importante dell’accesso ai farmaci: la possibilità di fornire ai Paesi più
poveri e più colpiti dalle malattie del XX sec., come Aids, tubercolosi e
malaria, i mezzi di lotta che ora non possono permettersi, per salvare tante
vite prive di speranza. E da Ginevra è stato rivolto un nuovo appello della
Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa e di
Organizzazioni umanitarie non governative, perché i Paesi più ricchi, in particolare
in occasione del prossimo G8 di inizio giugno ad Evian, si impegnino a dare
sostanziosi contributi a quel fondo globale di lotta contro le malattie che
causano ogni anno la morte di oltre 6 milioni di persone nei Paesi più poveri.
Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.
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LA RIUNIONE DEL GRUPPO MISTO DI
LAVORO TRA LA CHIESA CATTOLICA
E IL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE
CHIESE
- Con noi l’arcivescovo di Glasgow, Mario Conti -
“Ci sono difficoltà nel cammino
ecumenico, ma è un cammino pieno di speranza”. Così il co-moderatore del gruppo
misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese,
l’arcivescovo cattolico di Glasgow, Mario Conti. E’ quanto afferma dopo la
settimana di lavoro svoltasi a Bari dal 5 all’11 maggio. Condivisa da tutte le
Chiese l’esigenza di una spiritualità ecumenica per imprimere nuovo slancio
all’ecumenismo. Come ha annunciato l’arcivescovo scozzese, sarà questo il tema
centrale della prossima Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei
cristiani che si riunirà a novembre. Tra i membri da parte cattolica: i
segretari dei Pontifici Consigli per l’unità dei cristiani e per il dialogo
interreligioso, il vescovo mons. Brian Farrel e mons. Felix Machado. Il servizio di Carla Cotignoli.
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E’ stato improntato da un clima
di grande cordialità e collaborazione l’incontro del gruppo misto di lavoro tra
la Chiesa Cattolica e il consiglio Ecumenico delle chiese. Era questa la IV volta che si incontravano da quando è stato creato
nel 1988. Ma ascoltiamo l’arcivescovo
cattolico di Glasgow Mario Conti:
“E’ stata una impressione molto
positiva. La decisione della Santa Sede di tenere il convegno a Bari è stata
molto apprezzata perché Bari ha un ruolo importante nell’incontro tra Oriente e
Occidente”.
L’incontro è stata occasione per
condividere alcuni sviluppi significativi delle attività ecumeniche della
Chiesa cattolica e del Consiglio
ecumenico delle Chiese che – lo ricordiamo è una “comunità di Chiese con 341 membri di quasi tutte le tradizioni
cristiane di 120 Paesi”. Pur tra le
difficoltà l’ecumenismo sta facendo passi avanti?
“Ci sono difficoltà, ma la mia
impressione è molto positiva, piena di speranza. Ci sono alcuni che vogliono
procedere troppo in fretta, mentre importante è avanzare in modo sicuro. Se la
Chiesa vuole riconoscere una vera comunione con le altre comunità ecclesiali
anche se è un’unione imperfetta, dobbiamo porci la domanda su quale fondamento
va costruita questa comunione”.
E’ perciò che gran parte
dell’incontro è stato dedicato alla discussione e all’esame dettagliato delle
bozze dei testi riguardanti tre principali aree di studio: La prima riguardava
il Battesimo, sacramento di fondamentale importanza per l’ecumenismo. Il
Concilio Vaticano II riconosceva infatti: “coloro che credono in Cristo ed
hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa
comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica” (RU,3).
“Queste questioni sono
importanti per noi, in questo momento del nostro dialogo, perché questa è la
terraferma sulla quale dobbiamo muoverci”.
A Bari si è trattato anche della
“natura e scopo” del dialogo ecumenico e della partecipazione della Chiesa
cattolica ai Consigli nazionali e regionali di Chiese. E’ stata sottolineata
l’importanza di questi organismi, ma anche il “come” attuare il dialogo:
“Parlare con amore e ascoltare
con amore gli altri. L’importante è avere gli strumenti, ma anche questo clima,
questo modo di fare il nostro dialogo”.
In una parola, è emersa
l’importanza dell’ecumenismo spirituale, già evidenziato dal Concilio Vaticano
II:
“Sì, questo in termini più
profondi in assoluto: sì. L’aspetto spirituale. E’ interessante sapere che la
Plenaria del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani del prossimo
autunno sarà incentrata proprio sulla spiritualità ecumenica”.
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20 maggio 2003
DOMENICA SCORSA AD AVILA, IN
SPAGNA, LA CONCLUSIONE DELL’89.MO
CAPITOLO
GENERALE DEI CARMELITANI SCALZI.
PER LA
PRIMA VOLTA PRESENTI ANCHE MEMBRI LAICI DELL’ORDINE
AVILA. = Basto sul desiderio di ripartire dall’essenziale
del Vangelo, della vita religiosa e del carisma carmelitano, l’89mo Capitolo
generale dell’ordine dei Carmelitani scalzi, conclusosi domenica scorsa in
Spagna, ospitava anche -per la prima volta- alcuni membri laici dell’Ordine,
oltre che dieci presidenti delle federazioni delle Carmelitane scalze ed alcuni
membri del Carmelo secolare. Come ebbe a dire il Santo padre, il tema del
capitolo “sottolinea la ferma volontà dell’Ordine di rimanere fedele al carisma
che […] sviluppatosi lungo i secoli ed è destinato a produrre ancora oggi frutti di santità nella Chiesa”. In un mondo
dove le possibilità della scienza e della tecnologia non sempre favoriscono la
solidarietà ed il rispetto dei diritti e delle culture, l’Ordine dei
Carmelitani si definisce “chiamato a testimoniare il valore della preghiera e
della contemplazione come dialogo di amicizia con un Dio che ci ama” e che
vuole che tutti gli uomini siano salvi. (S.C.)
FESTIVAL DI CANNES: IMPRESSIONA MOLTO BENE ‘DOGVILLE’, DI LARS
VON TRIER
CON
NICOLE KIDMAN. ACCOGLIENZA CALOROSA PER ‘LA MEGLIO GIOVENTÙ’
DI
MARCO TULLIO GIORDANA. STASERA LA PROIEZIONE DI “OTTO E MEZZO”
IN
ONORE DI FELLINI
- A
cura di Nicola Falcinella -
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CANNES. = La Palma d’Oro ha trovato il suo pretendente più
credibile: è “Dogville”, il film di Lars von Trier, con Nicole Kidman
protagonista. Il visionario regista danese, cineasta innovatore che non ammette
mezze misure – o lo si ama o lo si detesta – ha realizzato la sua opera più completa
e matura. Il festival ha accolto le tre ore di film in maniera entusiastica,
confermando la Kidman alla sua interpretazione migliore come la più importante
star del cinema di oggi. Bando ad ogni elemento che possa apparire provocatore,
van Trier inventa dentro uno studio cinematografico un paesino della provincia
americana: case senza pareti, delimitate sono da linee per terra per dare più
concretezza e spessore agli abitanti, che altro non sono che esempi della
debolezza umana. Una giovane donna – la Kidman – si trova catapultata
all’improvviso in questa condizione. La sua bontà la trasforma in una vittima
della violenza – fisica e verbale – di una società gretta. Il personaggio di
Grace – Grazia: tutto un programma fin dal nome – perdona, perdona tutto. Il
finale ribalta il senso: emerge il pessimismo di von Trier sulla condizione
umana. L’uomo è peccatore e non basta perdonare, bisogna condannare gli errori.
C’è un memorabile dialogo tra la Kidman e suo padre, interpretato da James Caan
in versione gangster, sul problema se sia più arrogante perdonare o condannare.
Accoglienza calorosa alla proiezione per la stampa per “La meglio gioventù” di
Marco Tullio Giordana, oggi nella sezione “Un certain regard”: sei ore per
raccontare la storia italiana dagli anni Sessanta ad oggi, attraverso le
vicende di due fratelli. La giornata presenta in gara oggi il giapponese
“Futuro luminoso”, oscuro nonostante il titolo, e tanta Italia: Nicola Piovani
che nella lezione di musica spiega come nascono le sue colonne sonore; serata
dedicata a Fellini, con “Otto e mezzo” restaurato nel suo splendore.
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IN PROGRAMMA AD OROSEI DAL 16 AL
19 GIUGNO IL 29.MO CONVEGNO
NAZIONALE
DELLE CARITAS DIOCESANE ITALIANE. DUE GLI OBIETTIVI:
CREARE
PERCORSI DI PACE, E INDIVIDUARE PROCEDURE
PER
COLLEGARE EMERGENZE E QUOTIDIANITÀ
NUORO. = “Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi
ragione della speranza che è in voi”: questo il tema del 29.mo Convegno nazionale
delle Caritas diocesane d’Italia, in programma ad Orosei, in provincia di
Nuoro, dal 16 al 19 giugno prossimi. Due gli obiettivi principali
dell’incontro: constatare come le Caritas riescono a costruire cammini di pace
e azioni in grado di promuovere scelte di giustizia; e l’individuazione di
procedure ottimali per collegare emergenze e quotidianità nella sfida educativa
per la pace e la salvaguardia del creato. (S.C.)
PRESENTATA IERI DAL
PRESIDENTE DEL MESSICO FOX LA NUOVA COMMISSIONE
NAZIONALE
PER LO SVILUPPO DEI POPOLI AUTOCTONI. MA IL RAPPORTO
DEL
SOTTOSEGRETARIO PER LE QUESTIONI GLOBALI DICHIARA
CHE LE
DISCRIMINAZIONI SONO TUTTORA IN AUMENTO
CITTÀ DEL MESSICO. = “Mai più
un Messico senza indigeni, mai più un Messico che li discrimini”: così oggi il
presidente messicano Vicente Fox, durante la presentazione della nuova
Commissione nazionale per lo sviluppo dei popoli autoctoni’. Il nuovo organismo
sostituisce ufficialmente l’Istituto nazionale indigenista. L’obiettivo di Fox
appare più che mai ambizioso, alla luce dell’ultimo rapporto del
Sottosegretariato per le questioni globali, nel quale si afferma che la
discriminazione di cui soffrono le comunità indigene nel Messico è in costante
aumento, soprattutto negli Stati di Puebla, Veracruz, Michoacán, Guerrero,
Oaxaca e Chiapas. Il rilancio della politica indigena si inserisce inoltre in
un contesto di tensioni mai sopite, generate nell’aprile del 2001
dall’approvazione della discussa ‘legge sui diritti e la cultura indigeni’. Una
normativa bocciata da gran parte delle organizzazioni autoctone messicane che
spinse due anni fa l’Esercito zapatista di liberazione nazionale a sospendere i
contatti con l’esecutivo. (S.C.)
IL GOVERNO DEL BUTHAN RIMPATRIERÀ
8500 RIFUGIATI IN NEPAL.
ALLA
BASE DELL’ESODO LA RICHIESTA NEGATA DA PARTE
DEL
GOVERNO MONARCHICO DI THIMBU DI DOTARSI DI UNA COSTITUZIONE
THIMBU. = Il governo del Buthan
ha preso in questi giorni l’impegno di rimpatriare 8500 dei 12mila rifugiati
che da 13 anni vivono nel campo profughi di Khudunabari a Jhapa, nel Nepal
orientale. Si tratta di persone la cui originaria cittadinanza bhutanese oltre
un anno fa era stata accertata, tramite un programma di identificazione, ma che
il Governo ha lungamente esitato a riconoscere. Secondo quanto affermato dal
piccolo regno himalayano, i profughi dovrebbero rientrare nel prossimo settembre.
Dal 1990 è iniziata la fuga in massa dal Bhutan verso il Nepal, quando decine
di migliaia di indù di origine nepalese cominciarono a battersi contro il
governo del Buthan, chiedendo l’abrogazione della monarchia assoluta ed il
passaggio a quella costituzionale, oltre alla legalizzazione dei partiti politici.
(S.C.)
CUBA RITIRERÀ L’ADESIONE
ALL’ACCORDO DI COTONOU.
DOPO
LE RECENTI CONDANNE A MORTE DI CITTADINI CUBANI,
L’UNIONE
EUROPEA AVEVA CONGELATO LA SUA VALUTAZIONE DELLA RICHIESTA
LA HABANA. = Cuba ritirerà la domanda di adesione
all'accordo di Cotonou, che regola le relazioni economiche e di cooperazione
tra l’Unione Europea e i 79 Paesi dell’Apc (Africa, Caraibi e Pacifico). Questa
è stata la riposta del governo di Castro al congelamento ‘sine die’ da parte
dell’Ue lo scorso 30 aprile, della valutazione della richiesta cubana di
aderire all’intesa. Il contenzioso scaturisce dalle recenti condanne a morte
contro tre dirottatori di un traghetto e a lunghe pene detentive comminate da
Cuba a carico di ‘dissidenti’. “Ingiusta e inaccettabile” è stata definita dal
Ministero degli esteri cubano la posizione di Bruxelles, accusata di
“vergognoso allineamento con il fallito tentativo statunitense di ottenere la
condanna di Cuba da parte della Commissione dei diritti umani dell’Onu”. (S.C.)
IL CENTRO CULTURALE SAINT LOUIS HA
ORGANIZZATO PRESSO IL PROPRIO L’AUDITORIUM
UNA
TAVOLA ROTONDA SULLE CONDIZIONI DEI PAESI
DELL’AFRICA
SUBSAHARIANA, IN PROGRAMMA PER IL PROSSIMO GIOVEDÌ
ROMA. = Esaminare la situazione
dei Paesi dell’Africa subsahariana, che attualmente soffrono situazioni gravose
e gravi conflitti che minacciano di diffondersi oltre i confini nazionali:
questa la proposta del Centro culturale Saint-Louis, insieme al Pontificio Istituto
di studi arabi e d'islamistica. In programma giovedì prossimo, alle ore 17:00
all’Auditorium del Centro culturale Saint-Louis de France una tavola rotonda,
con padre Justo Lacunza Balda, rettore del Pisai; don Matteo Zuppi, della
Comunità di Sant'Egidio, mediatore in Mozambico; padre Miguel Ayuso,
missionario comboniano e professore al Pisai; Bruno Joubert, direttore dipartimento
dell'Africa e dell'Oceano Indiano al ministero degli affari esteri francese.
Sull’argomento è stato messo a disposizione anche il seguente sito internet: www.saintlouisdefrance.it (S.C.)
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20 maggio 2003
- A
cura di Giancarlo La Vella -
Col passare delle ore l’ipotesi si fa sempre più certezza:
dopo Arabia Saudita, Cecenia, Marocco e Israele, il terrorismo ha colpito
questa mattina anche la Turchia. Il condizionale è d’obbligo soltanto riguardo
le circostanze di quanto avvenuto ad Ankara. Una donna kamikaze,
presumibilmente curda, si sarebbe fatta esplodere in un caffè del centro di
Ankara. Oltre alla presunta autrice dell’attentato – forse saltata in aria per
errore mentre preparava l’ordigno, nella toilette del locale – fortunatamente
non si segnalano altri morti, ma solo alcuni feriti. L'Fbi
intanto non ha escluso la possibilità di nuovi attentati di Al Qaeda in Arabia
Saudita. Come sempre alto è l’allarme negli Stati Uniti. Ne ha parlato ieri il
presidente americano, Bush. Sentiamo Paolo Mastrolilli:
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Il presidente degli Stati Uniti Bush ha ricordato di aver
sempre sottolineato che la guerra al terrorismo sarebbe stata lunga e
difficile, però ha aggiunto che poco alla volta gli Stati Uniti ed i loro
alleati stanno smantellando la rete operativa di Al Qaida, anche se resta molto
lavoro da fare. Il capo della Casa Bianca, poi, ha commentato la situazione in
Israele dicendo che il suo governo sta ancora percorrendo la strada della pace:
“Sarà un cammino difficile – ha aggiunto – ma io non mi lascerò allontanare da
questo obiettivo fino a quando non avremo realizzato il nostro scopo”. All’Onu,
intanto, l’ambasciatore americano ha presentato una nuova risoluzione per
revocare le sanzioni all’Iraq. Proprio in Iraq ieri cinque marines sono
morti quando il loro elicottero è precipitato per cause ancora in corso di accertamento.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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E a causa del terrorismo il processo di pace in
Medio Oriente si fa sempre più difficile. Altri due attentati suicidi, nella
sola giornata di ieri, sono avvenuti nella Striscia di Gaza e nella cittadina
di Afula, nel nord di Israele. Immediata la condanna da parte dell’Autorità palestinese, ma
contemporaneamente si sono moltiplicate le accuse ad Arafat, per il quale
esponenti della destra israeliana chiedono addirittura gli arresti domiciliari.
Il servizio di Graziano Motta:
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Cinque attentati suicidi in 48 ore indicano chiaramente
l’obiettivo politico di impedire il dialogo di pace. Il movimento
fondamentalista musulmano Hamas ne ha rivendicati quattro; per l’ultimo, la
responsabilità è stata assunta dalla Jihad islamica e dalla brigata dei martiri
di Al-Aqsa, gruppo armato di Al Fatah, il partito di Yasser Arafat. Ma sia il
comitato direttivo dell’Olp, presieduto dallo stesso Arafat, sia il nuovo
governo palestinese, li hanno fermamente condannati e il primo ministro, Abu
Mazen, ha ribadito che le violenze cesseranno se Israele accetterà la road-map,
il piano di pace a tappe formulato da Stati Uniti e sostenuto dalla Comunità
internazionale. Tanta certezza non è condivisa, però, da Israele. Il primo
degli attentati suicidi di ieri è stato compiuto nella Striscia di Gaza da un
giovane palestinese in bicicletta che si è fatto esplodere accostandosi ad una
jeep e ferendo tre soldati. Il secondo attentato ha avuto come protagonista una
donna di Jenin all’ingresso di un centro commerciale di Afula, città tra la
costa e Nazareth. L’attentato ha causato la morte di tre israeliani, tra cui un
agente di sicurezza, e il ferimento di una cinquantina di persone.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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E di
Medio Oriente e terrorismo si è parlato ieri in Belgio, nella riunione dei ministri
degli Esteri dell’Unione Europea, per la prima volta allargata a 25 con i rappresentanti
dei nuovi dieci Paesi membri. Ce ne parla, da Bruxelles, Gian Andrea Garancini:
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Sul Medio Oriente, i ministri hanno ribadito l’impegno a
sostenere la road-map proposta dal quartetto, composto da Stati Uniti
Russia, Unione Europea e Onu, per la soluzione del conflitto
israelo-palestinese attraverso la creazione di due Stati, l’immediata
sospensione degli attacchi terroristici da parte dei fondamentalisti islamici e
del ritiro di Israele dai Territori occupati. Sul terrorismo, si è ribadito da
più parti che la lotta al terrorismo internazionale costituisce una preoccupazione
globale. Il Consiglio, nelle conclusioni, ha sottolineato la necessità di agire
sulle cause, favorendo la ripresa del dialogo tra i Paesi del Medio Oriente e
rafforzando al contempo la cooperazione tra i servizi di sicurezza di tutto il
mondo.
Per la Radio Vaticana, da Bruxelles, Gian Andrea
Garancini.
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In Iran cresce la protesta
contro il regime islamico dei conservatori. Una lettera firmata da 116
personalità, tra esponenti religiosi, intellettuali, deputati dell’opposizione,
denuncia il tentativo del governo di strumentalizzare i principi sacri dell’Islam
per conservare il potere, ed invoca profonde riforme, senza le quali – si legge
– il regime degli ayatollah rischierebbe la stessa fine di quello iracheno di
Saddam Hussein.
La Repubblica Democratica di
Timor Est – il più giovane Stato al mondo – celebra oggi il primo anniversario
dell’indipendenza, giunta dopo anni di dominazione portoghese, di occupazione
indonesiana e di amministrazione provvisoria dell’Onu. Proprio ieri le Nazioni
Unite hanno esteso di un altro anno il mandato della forza di pace nel Paese,
che vive ancora una situazione di difficoltà economico-sociale. Ce ne parla
Maurizio Pascucci:
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La disoccupazione galoppante e la scarsa disponibilità di servizi pubblici
di base hanno caratterizzato i primi dodici mesi di vita del nuovo Stato:
secondo le agenzie che controllano il lavoro degli operatori umanitari a Timor
Est, il 60 per cento dei residenti è analfabeta e l’8 per cento dei bambini
muore prima di compiere un anno. Inoltre, persistono forti preoccupazioni che
gruppi armati ed ex-membri della milizia filoindonesiana stiano
progressivamente creandosi una base di potere. Il carismatico presidente di
Timor Est, Shanana Gusmao, non ha però cercato giustificazioni per spiegare le
precarie condizioni:
“WE USED TO BLAME OTHERS, BUT IN THIS PROCESS ...
Prima davamo la colpa ad altri, ma adesso i soldi arrivano
da altri Paesi: siamo tutti corresponsabili degli errori ed è ora di cominciare
a ridefinire le nostre priorità”.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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Sono iniziati oggi a Pyongyang i negoziati sulla
cooperazione tra le due Coree. E Seul, pur dichiarandosi disponibile ad aiutare
i fratelli nordcoreani, ha chiesto in cambio rassicurazioni sul futuro pacifico
della penisola. Ma la proposta sudcoreana non ha destato grande entusiasmo a
Pyongyang: “Se Seul sposerà la posizione americana di duro confronto con il
Nord – ha detto il capo-negoziatore nordcoreano – i rapporti all’interno della
penisola andranno fortemente in crisi”.
Vanno avanti le operazioni
dell’esercito indonesiano contro i separatisti di Aceh, nell’isola di Sumatra. Un
primo bilancio dei combattimenti parla di 5 ribelli uccisi e sette altri
catturati. Nel corso delle violenze sono anche state date alle fiamme 80
scuole. I separatisti del Movimento per la liberazione di Aceh, in lotta col
governo indonesiano da circa 27 anni, vengono accusati da Jakarta di non aver rinunciato
alle loro rivendicazioni secessioniste, facendo così fallire i negoziati di
pace in programma lo scorso fine settimana a Tokyo.
Il maltempo imperversa sullo Sri Lanka. Nel distretto di
Ratnapura, la zona più colpita, circa 240 persone hanno perso la vita e almeno
177 mila sono le famiglie che risultano senza-tetto a causa delle violente
inondazioni, frane e smottamenti di terreno avvenuti in questi giorni. Si
tratta della calamità naturale più disastrosa che ha colpito l’isola negli
ultimi 56 anni. Gli sfollati sono stati accolti in scuole, chiese ed edifici
pubblici.
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