RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 140 - Testo della Trasmissione di martedì 20 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

La trasmissione della fede alle nuove generazioni, la pace in Terra Santa, la famiglia e la scuola, nell’udienza di Giovanni Paolo II ai vescovi italiani, riuniti in Vaticano per l’Assemblea generale. Ieri pomeriggio, la prolusione del cardinale Camillo Ruini, sulle urgenze ecclesiali, ma anche l’attualità italiana e internazionale.

 

Un Simposio accademico internazionale sulla questione del “ministero petrino”, convocato dal cardinale Walter Kasper, in Vaticano da domani a sabato.

 

Il 28 giugno in San Pietro la promulgazione dell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Europa”.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Difficoltà e speranze nel cammino ecumenico. I lavori del gruppo misto tra la Chiesa cattolica e il Consiglio mondiale delle Chiese: con noi, l’arcivescovo di Glasgow, mons. Marco Conti.

 

Terrorismo suicida. Impotenti vittime innocenti pagano un prezzo disumano alla follia dell’odio estremista. Nota del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo.

 

Pericolo di nuove epidemie, oltre alla polmonite atipica, lotta al tabacco, farmaci ai Paesi poveri: temi in primo piano all’Assemblea Mondiale della Sanità.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il valore della preghiera e della contemplazione in un mondo tecnologico, al Capitolo generale dei Carmelitani Scalzi, conclusosi ad Avila domenica scorsa.

 

Festival di Cannes: la Palma d’Oro ha trovato il suo pretendente più credibile: “Dogville”, il film di Lars von Trier, con Nicole Kidman protagonista.

 

In programma ad Orosei dal 16 al 19 giugno prossimo il 29.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane italiane.

 

Presentata dal presidente del Messico, Vicente Fox, la nuova Commissione nazionale per lo sviluppo dei popoli autoctoni.

 

Il governo del Buthan in questi giorni ha preso l’impegno di rimpatriare in Nepal orientale 8500 rifugiati.

 

Cuba ritirerà l’adesione all’accordo di Cotonou, che regola le relazioni tra l’Ue ed i Paesi di Africa, Caraibi e Pacifico.

 

Il Centro culturale Saint Louis ha in programma per giovedì prossimo, nel proprio Auditorium, una tavola rotonda sulle condizioni dei Paesi dell’Africa Subsahariana.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Il terrorismo sconvolge il Medio Oriente; attentato suicida stamani anche in Turchia.

 

Timor Est celebra oggi il primo anniversario dell’indipendenza ottenuta dopo un lungo conflitto dall’Indonesia.

 

Negoziati difficili avviati tra le due Coree.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 maggio 2003

 

 

RINNOVARE LA PASTORALE FORMATIVA NEI RIGUARDI DEI BAMBINI E DEI GIOVANI,

PER SUPERARE L’INCOMUNICABILITA’ DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA.

QUESTO L’INVITO DEL PAPA AI VESCOVI ITALIANI RIUNITI PER LA LORO 51.MA ASSEMBLEA GENERALE.

IERI, LA PROLUSIONE DEL CARDINALE RUINI,

CHE SI E’ SOFFERMATO ANCHE SULL’ATTUALITA’ SOCIALE E POLITICA

ITALIANA E INTERNAZIONALE

- Servizi di Alessandro De Carolis e Ignazio Ingrao -

 

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La velocità dei cambiamenti sociali, che aumenta la distanza tra le generazioni, porta con sé un rischio importante: quello dell’incomunicabilità. Per questo motivo l’annuncio della fede e la formazione cristiana dei bambini e dei giovani soprattutto “hanno un’importanza decisiva”. Ai vescovi italiani, impegnati da ieri nei lavori della 51.ma Assemblea generale, Giovanni Paolo II ha offerto questa mattina numerose indicazioni di tipo pastorale, ricevendoli in Aula Paolo VI.

 

Il Papa ha definito giusta la scelta della Conferenza episcopale italiana di “configurare la pastorale secondo il modello dell’iniziazione cristiana”. A partire, ha sottolineato, dalla “formazione cristiana dei bambini”, da iniziare “assai presto” e in modi assimilabili alla loro verde età. In questo caso, ha osservato il Pontefice, le “famiglie vanno rese consapevoli di questa nobilissima missione e aiutate ad adempierla”. Sacerdoti, catechisti e formatori, poi, “sono chiamati a coltivare il colloquio personale con ragazzi, adolescenti e giovani”, non nascondendo loro “la grandezza della chiamata di Dio e l’esigente impegno della risposta”.

 

Dalle giovani generazioni all’Italia, Giovanni Paolo II si è soffermato su vari aspetti sociali che hanno costituito ieri il fondamento della prolusione del cardinale Ruini:

 

“Conosco e condivido la grande sollecitudine con la quale seguite il cammino della società italiana, preoccupati soprattutto di favorire la coesione interna della nazione. Giustamente voi sottolineate l’importanza che, per la salute morale e sociale della nazione, ha la famiglia”.

 

Il Papa ha definito “di buon auspicio” i segnali di “rinnovata attenzione” nei riguardi della famiglia, in arrivo dal mondo culturale e istituzionale. Poi, rivolgendosi ad un argomento molte volte affrontato, quello della parità scolastica e della “riforma del sistema scolastico italiano”, Giovanni Paolo II ha espresso una speranza:

 

“Alla funzione educativa e formativa della scuola possano partecipare a pieno titolo sia gli insegnanti di religione sia la scuola cattolica, che ancora attende di vedere adeguatamente riconosciuto il proprio ruolo e contributo educativo, in un quadro di effettiva parità”.

 

Prima di cambiare nuovamente scenario, il Pontefice ha espresso la propria solidarietà per i disoccupati, in modo particolare per quelli del sud Italia, spalancando poi l’orizzonte ai valori universali dei quali, da 40 anni, si fa portatrice la Pacem in terris: la costruzione di una civiltà  mondiale basata su un “ordine di verità e di giustizia, di amore e di libertà e, quindi, di autentica pace”. Pace, ha concluso il Papa, che “da troppo tempo” manca in Terra Santa, dove i vescovi italiani, già da dopo Pasqua, hanno inviato una loro rappresentanza per portare solidarietà alle comunità cristiane che là vivono e che, ha affermato Giovanni Paolo II, “versano in condizioni di gravissima difficoltà”.

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La trasmissione della fede alle nuove generazioni, è “l’impegno fondamentale della Chiesa”. Lo ha voluto sottolineare con vigore il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, aprendo ieri pomeriggio a Roma i lavori dell’Assemblea generale dei vescovi italiani. Il porporato ha così ribadito la necessità di impegnarsi per una nuova evangelizzazione, oggi ancor più necessaria in un contesto di “agnosticismo diffuso, che fa leva sulla riduzione dell’intelligenza umana a semplice ragione calcolatrice”. Nella prolusione, il cardinale Ruini ha esortato i politici italiani a moderare i toni del confronto. Quindi, ha affrontato i temi più scottanti del momento: lotta al terrorismo, federalismo, costituzione europea e pace in Medio Oriente. Il servizio di Ignazio Ingrao.

 

“Una moderazione delle polemiche e una più precisa attenzione di ciascuno alle responsabilità che gli competono”. E’ quanto ha raccomandato nel suo interevento il cardinale Ruini, preoccupato da una conflittualità tra le forze politiche e tra le istituzioni che si è pericolosamente acuita dopo la sentenza di primo grado del processo Imi-Sir-Lodo Mondadori. Ma è anche indispensabile, ha affermato il porporato, “trovare soluzioni che meglio garantiscano la reciproca autonomia della vita politica e dell’amministrazione della giustizia”. Timore è stato espresso sia per gli scontri sul versante sindacale, sia per i “gesti di intimidazione di tipo terroristico” compiuti nei confronti della Cisl, il secondo sindacato confederato italiano.

 

Per quanto riguarda le riforme istituzionali, secondo il presidente della Cei, federalismo e devolution “possono rappresentare una grande opportunità”, purché non compromettano “l’unità e la solidarietà dell’intera nazione” e purché, ha notato, non venga meno il necessario stanziamento di fondi per lo sviluppo delle regioni meridionali. Quanto alle politiche familiari, Ruini ha giudicato “positivi” gli interventi previsti dalla legge finanziaria ma ha invitato a procedere, sull’esempio della Francia, con “quella politica coerente e organica che nel nostro paese finora è mancata”. Parità scolastica, approvazione definitiva del disegno di legge sullo status degli insegnanti di religione e una riforma del sistema radiotelevisivo che garantisca il pluralismo e le emittenti minori, sono gli altri provvedimenti legislativi auspicati dal presidente dei vescovi italiani.

 

Riflettendo sulla situazione internazionale, il cardinale ha poi osservato che la “sola forza militare” non potrà ottenere la soluzione al gravissimo problema del terrorismo. Ha raccomandato perciò la “ricostituzione di quella vasta solidarietà internazionale che la guerra in Iraq ha fortemente compromesso” e ha auspicato la fine del tragico conflitto in Terra Santa, approfittando delle nuove opportunità che si profilano.

 

Ruini si è infine soffermato sulle guerre dimenticate. In particolare il Sudan, dove i cristiani “da troppi anni sono oggetto di un’azione di vero sterminio” e l’Eritrea sottomessa ad “un regime totalitario e crudelmente oppressivo”. Senza dimenticare Cuba dove, ha detto Ruini, preoccupa la durissima repressione nei confronti di tante persone che rivendicavano la libertà di esprimere le proprie opinioni politiche.

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ALTRE UDIENZE DI OGGI

 

Prima di incontrare i vescovi italiani riuniti per l’Assemblea generale, il Papa ha ricevuto quattro vescovi della Conferenza episcopale dell’India, appartenenti alla regione di Calcutta, in visita “ad Limina”.

 

 

DA DOMANI A SABATO PROSSIMO IN VATICANO UN SIMPOSIO ACCADEMICO

SUL TEMA DEL MINISTERO PETRINO, CONVOCATO DAL CARDINALE WALTER KASPER

- A cura di Giovanni Peduto -

 

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L’iniziativa si ricollega alla Lettera enciclica Ut unum sint e alla richiesta di Giovanni Paolo II di studiare la questione del Ministero Petrino con gli altri cristiani allo scopo di cercare, evidentemente insieme, le forme nelle quali questo Ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri. Negli anni successivi alla promulgazione dell’Enciclica, sono giunti al Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani vari studi e contributi da parte delle altre Chiese e Comunità ecclesiali in merito all’auspicio espresso nella Ut unum sint. Essi sono stati oggetto di una sintesi e di una riflessione presentata alla sessione plenaria del Dicastero nel novembre del 2001.

 

Inoltre, dopo la promulgazione dell’Enciclica nel 1995, il tema del Ministero Petrino, nelle sue implicazioni per il dialogo con le altre Chiese e Comunità ecclesiali, ha suscitato diversi echi negli ambienti ecumenici e varie iniziative di studio, da parte di istituti e centri di ricerca, per l’aspetto teologico e storico del tema. Infine, la questione del Ministero Petrino, riesaminata anche nell’ambito del Pontificio Comitato di scienze storiche (Simposio del 1989) e della Congregazione per la dottrina della fede (1996), è presente nelle relazioni e nei dialoghi ufficiali che la Chiesa cattolica romana intrattiene con la maggior parte delle altre Chiese e Comunità ecclesiali.

 

Il Simposio, che si svolgerà nella sede del Dicastero vaticano per l’unità dei cristiani, intende continuare lo studio del tema nell’intento di contribuire ad una riflessione in prospettiva ecumenica. La sua natura sarà strettamente accademica, e non pubblica, e prevede la partecipazione di otto relatori (quattro cattolici e quattro ortodossi), sette specialisti cattolici e nove delegati in rappresentanza di alcune Chiese ortodosse.

 

Nei quattro giorni vi saranno in ciascun giorno due relazioni sullo stesso argomento, una tenuta da un cattolico e una da un ortodosso: il primo giorno si affronterà il tema del fondamento biblico del Primato; il secondo giorno il Primato nel pensiero dei Padri della Chiesa; seguirà l’analisi del ruolo del Vescovo di Roma nei Concili ecumenici; e, l’ultimo giorno, l’esame delle discussioni recenti in merito al Primato in relazione al Vaticano I e sul Primato tra i teologi ortodossi.

 

Le Chiese ortodosse che invieranno i loro delegati al Simposio sono: il Patriarcato ecumenico, il Patriarcato greco-ortodosso di Antiochia, il Patriarcato serbo, il Patriarcato di Romania, la Chiesa ortodossa di Grecia e la Chiesa ortodossa di Bulgaria.

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L’ATTIVITA’ DEL PAPA NEL MESE DI GIUGNO

- A cura di Paolo Salvo -

 

Il prossimo 28 giugno, vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Papa effettuerà la promulgazione e la consegna dell’Esortazione post-sinodale “Ecclesia in Europa”. Lo ha annunciato stamani in un comunicato il vescovo Piero Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, con il programma mensile delle principali attività del Santo Padre. Il documento scaturito dal Sinodo sull’Europa, svoltosi in Vaticano dal 1° al 23 ottobre 1999, sarà presentato durante una cappella papale che avrà luogo il pomeriggio di sabato 28 giugno nella Basilica Vaticana.

 

Nel pomeriggio di domenica 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, il Pontefice presiederà poi sul sagrato della Basilica Vaticana la Santa Messa con l’imposizione del Pallio. Altro evento tradizionale, giovedì 19 giugno, solennità del Corpus Domini, il Papa celebrerà alle ore 18 la Santa Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, con la processione e la benedizione eucaristica alla Basilica di Santa Maria Maggiore.

 

Nel programma reso noto questa mattina, infine, sono confermati i due viaggi apostolici, in Croazia dal 5 al 9 giugno, e in Bosnia Erzegovina, domenica 22 giugno.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

"L'Italia ha bisogno di una crescita di fiducia e di iniziativa" è il titolo che apre la prima pagina, in riferimento al discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi partecipanti alla 51.ma Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana.

Sempre in prima, riguardo al Medio Oriente si sottolinea la "feroce strategia contro il dialogo": in 72 ore i terroristi sono entrati in azione cinque volte.

 

Nelle vaticane, una nota dettagliata sulla visita del cardinale Angelo Sodano in Kazakhstan.

Un articolo di padre Renzo Marcon in ricordo del cardinale Aurelio Sabattani nel trigesimo della morte.

Un articolo per le celebrazioni in occasione del 28.mo anniversario della morte del cardinale Mindszenty.

 

Nelle pagine estere, Repubblica Democratica del Congo: due osservatori delle Nazioni Unite uccisi nei combattimenti a Bunia.

Iraq: gli Usa presentano al Consiglio di Sicurezza una terza risoluzione per revocare le sanzioni.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Giuseppe Costa sulla sedicesima Fiera internazionale del Libro di Torino.

Nell' "Osservatore libri" un approfondito contributo di Danilo Veneruso sul volume di Aurelio Lepre "Storia degli italiani del Novecento. Chi siamo, da dove veniamo".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano lo stato di allerta dettato dalla minaccia del terrorismo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 maggio 2003

 

 

TERRORISMO SUICIDA: IMPOTENTI VITTIME INNOCENTI

PAGANO UN PREZZO DISUMANO ALLA FOLLIA DELL’ODIO ESTREMO

- Intervista con padre Pasquale Borgomeo -

 

Settimane di sangue, di attentati terroristici, di orrendo flagello di vittime innocenti per mano di assassini suicidi: dalla Cecenia a Riad, a Casablanca, a Hebron, a Gerusalemme, a Gaza ed ultimo stamane ad Ankara. Un gioco al massacro intollerabile, disumano, che si espande nel mondo e che lascia attoniti al di là delle valutazioni politiche. Ascoltiamo in proposito una riflessione del nostro direttore generale, padre Pasquale Borgomeo, al microfono di Fabio Colagrande,”, nel programma “One-o-five live”.

 

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R. – Su questa accelerazione del terrorismo e sul suo espandersi geografico, si sono date varie spiegazioni. Per alcuni sarebbero provocati dall’attacco all’Iraq conclusosi vittoriosamente; per altri, invece, sarebbero la conseguenza di una guerra andata male. Non pochi, anche negli Stati Uniti, prescindendo dall’esito della guerra, pensano che aver fatto dell’attacco all’Iraq una priorità, abbia portato la Casa Bianca a concentrarvi tutte le sue energie allentando l’impegno sui veri fronti della lotta al terrorismo. Quali che siano le interpretazioni, non sempre serene, che si vogliono dare alle tremende stragi di questa settimana, alcuni dati appaiono evidenti. Il terrorismo è tutt’altro che indebolito e dimostra di poter attaccare, distruggere e uccidere scegliendo i suoi obiettivi per trasmettere attraverso di loro i suoi messaggi, senza curarsi minimamente degli effetti collaterali.

 

D. – Padre, quali provvedimenti prendere per arginare questa spirale del terrore?

 

R. - Prima di tutto – e non è certo una questione nominalistica – smettere di parlare di guerra e parlare piuttosto di lotta al terrorismo, per ribadire che a questa sfida epocale la risposta deve essere multiforme e che quindi l’intervento militare contro Stati non è la sola e nemmeno la più efficace delle misure. Da quando non ha più una base territoriale in Afghanistan, Al Qaeda è diventata una organizzazione dispersa, con cellule locali che sono andate accrescendo il loro grado di autonomia. L’azione di contrasto diventa così più complicata: il legame tra le varie cellule può essere più o meno stretto sul piano operativo e diventa perciò sempre più difficile colpire centri nevralgici nell’intento di disarticolare l’organizzazione. Il vero legame che tiene unite le cellule di Al Qaeda e che consente di reclutare sempre nuovi Kamikaze, è un fanatismo politico-religioso, nato in seno all’Islam arabo, che sfrutta l’antimericanismo e l’odio per Israele per mobilitare le masse arabe e mussulmane. Occorre, nella lotta al terrorismo, freddezza e onestà d’analisi. Non esiste un solo terrorismo, ve ne sono diversi, tutti condannabili per i loro metodi, ma non tutti ispirati e mossi dalle stesse motivazioni. Esiste oltre al terrorismo islamico un terrorismo basco, un terrorismo colombiano, un terrorismo tamil, un terrorismo ceceno, e l’elenco potrebbe continuare. Dichiarare quindi una lotta al terrorismo, mettendo, per interessi politici, tutto in un unico calderone, significa rinunciare a individuarne le cause specifiche e quindi combatterlo in maniera inadeguata. Se ci si riferisce al terrorismo islamico, esso è strutturato sempre più come una rete globale, alla quale si deve opporre un fronte globale, ma isolandolo, come obiettivo, da altri terrorismi più circoscritti.

 

Di fronte a tali scenari appare sempre più decisivo il ruolo dell’intelligence: bisogna potenziare l’efficienza dei metodi d’indagine che devono contare su una accresciuta unità non solo di intenti, ma anche di azione. Bisogna inoltre ridare il suo ruolo alla politica, una politica di grande collaborazione tra tutti i Paesi civili, senza unilateralismi, nel rispetto della legalità internazionale, nel nome di un interesse comune. Una politica che miri a isolare i gruppi estremisti e terroristici dal grosso delle popolazioni di quei Paesi che con troppa precipitazione ci si è affrettati a definire “canaglia”, regalandoli in blocco all’avversario e privandosi in partenza della possibilità di tentare una azione diplomatica. Ancor più necessaria una politica di isolamento del terrorismo nei confronti di Paesi arabi tradizionalmente alleati, come Giordania, Arabia Saudita, Egitto, Marocco, come gli ultimi attentati hanno purtroppo confermato. Sempre sul piano della politica, appare necessario un rafforzamento delle Nazioni Unite, per salvaguardare la legalità internazionale, per evitare che la superpotenza diventi di fatto garante di un nuovo ordine internazionale fondato sulla forza, per evitare una ulteriore divisione tra i Paesi europei che vanno schierandosi pro o contro gli Stati Uniti sulla base non dell’obiettivo da raggiungere – che è la sconfitta del terrorismo – ma delle priorità da perseguire e dei metodi da adottare, indebolendo così la propria forza di contrasto. Indispensabile, decisiva per combattere il terrorismo è, infine, la lotta contro le ingiustizie, le inique disparità delle condizioni di vita che affliggono il pianeta, le discriminazioni, il razzismo, la violazione dei diritti umani: terreno di coltura ideale, tutto questo, di ogni terrorismo presente e futuro.

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PERICOLI DI NUOVE EPIDEMIE, LOTTA AL TABACCO, FARMACI AI PAESI POVERI:

TEMI IN PRIMO PIANO ALL’ASSEMBLEA MONDIALE DELLA SANITA’

- Servizio di Mario Martelli -

 

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E’ il problema della lotta contro la polmonite atipica o Sars ad essere in primo piano alla 56.ma Assemblea mondiale della sanità. Ed anche i delegati di oltre 190 Paesi riuniti a Ginevra fino al 28 maggio hanno dovuto sottoporsi a formalità sanitarie per evitare pericoli di contagio, in quanto molti provengono da zone colpite dal morbo o per la loro professione possono essere  stati in contatto con persone malate.

 

Il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la dott.ssa norvegese Gro Harlem Brundtland, che durante questa Assemblea cederà la sua carica al sud coreano Jong Wook Lee, ha sottolineato che i dibattiti si occuperanno tra l’altro anche di altre piaghe dell’umanità: l’Aids che colpisce in particolare i Paesi in via di sviluppo dell’Africa e la lotta al tabagismo per la quale si vuole approvare una convenzione internazionale. La dott.ssa Brundtland all’apertura dei lavori ha voluto rendere omaggio al dottor Carlo Urbani, il medico italiano ucciso dalla polmonite atipica, che – ha detto – con i suoi sforzi eroici ha contribuito, prendendosi cura delle vittime all’identificazione del nuovo morbo ed a bloccare la sua diffusione internazionale.

 

Tra i temi da discutere all’Assemblea figura poi quello importante dell’accesso ai farmaci: la possibilità di fornire ai Paesi più poveri e più colpiti dalle malattie del XX sec., come Aids, tubercolosi e malaria, i mezzi di lotta che ora non possono permettersi, per salvare tante vite prive di speranza. E da Ginevra è stato rivolto un nuovo appello della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezza Luna Rossa e di Organizzazioni umanitarie non governative, perché i Paesi più ricchi, in particolare in occasione del prossimo G8 di inizio giugno ad Evian, si impegnino a dare sostanziosi contributi a quel fondo globale di lotta contro le malattie che causano ogni anno la morte di oltre 6 milioni di persone nei Paesi più poveri.

 

Da Ginevra, Mario Martelli, per la Radio Vaticana.

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UN CAMMINO PIENO DI SPERANZA

LA RIUNIONE DEL GRUPPO MISTO DI LAVORO TRA LA CHIESA CATTOLICA

E IL CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE

- Con noi l’arcivescovo di Glasgow, Mario Conti -

 

“Ci sono difficoltà nel cammino ecumenico, ma è un cammino pieno di speranza”. Così il co-moderatore del gruppo misto di lavoro tra la Chiesa cattolica e il Consiglio Ecumenico delle Chiese, l’arcivescovo cattolico di Glasgow, Mario Conti. E’ quanto afferma dopo la settimana di lavoro svoltasi a Bari dal 5 all’11 maggio. Condivisa da tutte le Chiese l’esigenza di una spiritualità ecumenica per imprimere nuovo slancio all’ecumenismo. Come ha annunciato l’arcivescovo scozzese, sarà questo il tema centrale della prossima Plenaria del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani che si riunirà a novembre. Tra i membri da parte cattolica: i segretari dei Pontifici Consigli per l’unità dei cristiani e per il dialogo interreligioso, il vescovo mons. Brian Farrel e mons. Felix Machado.  Il servizio di Carla Cotignoli.

 

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E’ stato improntato da un clima di grande cordialità e collaborazione l’incontro del gruppo misto di lavoro tra la Chiesa Cattolica e il consiglio Ecumenico delle chiese.  Era questa la IV volta  che si incontravano da quando è stato creato nel 1988.  Ma ascoltiamo l’arcivescovo cattolico di Glasgow Mario Conti:

 

“E’ stata una impressione molto positiva. La decisione della Santa Sede di tenere il convegno a Bari è stata molto apprezzata perché Bari ha un ruolo importante nell’incontro tra Oriente e Occidente”.

 

L’incontro è stata occasione per condividere alcuni sviluppi significativi delle attività ecumeniche della Chiesa cattolica e del  Consiglio ecumenico delle Chiese che – lo ricordiamo è una  “comunità di Chiese con 341 membri di quasi tutte le tradizioni cristiane di 120 Paesi”.  Pur tra le difficoltà l’ecumenismo sta facendo passi avanti?

 

“Ci sono difficoltà, ma la mia impressione è molto positiva, piena di speranza. Ci sono alcuni che vogliono procedere troppo in fretta, mentre importante è avanzare in modo sicuro. Se la Chiesa vuole riconoscere una vera comunione con le altre comunità ecclesiali anche se è un’unione imperfetta, dobbiamo porci la domanda su quale fondamento va costruita questa comunione”.

 

E’ perciò che gran parte dell’incontro è stato dedicato alla discussione e all’esame dettagliato delle bozze dei testi riguardanti tre principali aree di studio: La prima riguardava il Battesimo, sacramento di fondamentale importanza per l’ecumenismo. Il Concilio Vaticano II riconosceva infatti: “coloro che credono in Cristo ed hanno ricevuto validamente il battesimo, sono costituiti in una certa comunione, sebbene imperfetta, con la Chiesa Cattolica” (RU,3).

 

“Queste questioni sono importanti per noi, in questo momento del nostro dialogo, perché questa è la terraferma sulla quale dobbiamo muoverci”.

 

A Bari si è trattato anche della “natura e scopo” del dialogo ecumenico e della partecipazione della Chiesa cattolica ai Consigli nazionali e regionali di Chiese. E’ stata sottolineata l’importanza di questi organismi, ma anche il “come” attuare il dialogo:

 

“Parlare con amore e ascoltare con amore gli altri. L’importante è avere gli strumenti, ma anche questo clima, questo modo di fare il nostro dialogo”.

 

In una parola, è emersa l’importanza dell’ecumenismo spirituale, già evidenziato dal Concilio Vaticano II:

 

“Sì, questo in termini più profondi in assoluto: sì. L’aspetto spirituale. E’ interessante sapere che la Plenaria del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani del prossimo autunno sarà incentrata proprio sulla spiritualità ecumenica”.

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CHIESA E SOCIETA’

20 maggio 2003

 

 

DOMENICA SCORSA AD AVILA, IN SPAGNA, LA CONCLUSIONE DELL’89.MO

CAPITOLO GENERALE DEI CARMELITANI SCALZI.

PER LA PRIMA VOLTA PRESENTI ANCHE MEMBRI LAICI DELL’ORDINE

 

AVILA. = Basto sul desiderio di ripartire dall’essenziale del Vangelo, della vita religiosa e del carisma carmelitano, l’89mo Capitolo generale dell’ordine dei Carmelitani scalzi, conclusosi domenica scorsa in Spagna, ospitava anche -per la prima volta- alcuni membri laici dell’Ordine, oltre che dieci presidenti delle federazioni delle Carmelitane scalze ed alcuni membri del Carmelo secolare. Come ebbe a dire il Santo padre, il tema del capitolo “sottolinea la ferma volontà dell’Ordine di rimanere fedele al carisma che […] sviluppatosi lungo i secoli ed è destinato a produrre ancora oggi  frutti di santità nella Chiesa”. In un mondo dove le possibilità della scienza e della tecnologia non sempre favoriscono la solidarietà ed il rispetto dei diritti e delle culture, l’Ordine dei Carmelitani si definisce “chiamato a testimoniare il valore della preghiera e della contemplazione come dialogo di amicizia con un Dio che ci ama” e che vuole che tutti gli uomini siano salvi. (S.C.)

 

 

FESTIVAL DI CANNES: IMPRESSIONA MOLTO BENE ‘DOGVILLE’, DI LARS VON TRIER

CON NICOLE KIDMAN. ACCOGLIENZA CALOROSA PER ‘LA MEGLIO GIOVENTÙ’

DI MARCO TULLIO GIORDANA. STASERA LA PROIEZIONE DI “OTTO E MEZZO”

IN ONORE DI FELLINI

- A cura di Nicola Falcinella -

 

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CANNES. = La Palma d’Oro ha trovato il suo pretendente più credibile: è “Dogville”, il film di Lars von Trier, con Nicole Kidman protagonista. Il visionario regista danese, cineasta innovatore che non ammette mezze misure – o lo si ama o lo si detesta – ha realizzato la sua opera più completa e matura. Il festival ha accolto le tre ore di film in maniera entusiastica, confermando la Kidman alla sua interpretazione migliore come la più importante star del cinema di oggi. Bando ad ogni elemento che possa apparire provocatore, van Trier inventa dentro uno studio cinematografico un paesino della provincia americana: case senza pareti, delimitate sono da linee per terra per dare più concretezza e spessore agli abitanti, che altro non sono che esempi della debolezza umana. Una giovane donna – la Kidman – si trova catapultata all’improvviso in questa condizione. La sua bontà la trasforma in una vittima della violenza – fisica e verbale – di una società gretta. Il personaggio di Grace – Grazia: tutto un programma fin dal nome – perdona, perdona tutto. Il finale ribalta il senso: emerge il pessimismo di von Trier sulla condizione umana. L’uomo è peccatore e non basta perdonare, bisogna condannare gli errori. C’è un memorabile dialogo tra la Kidman e suo padre, interpretato da James Caan in versione gangster, sul problema se sia più arrogante perdonare o condannare. Accoglienza calorosa alla proiezione per la stampa per “La meglio gioventù” di Marco Tullio Giordana, oggi nella sezione “Un certain regard”: sei ore per raccontare la storia italiana dagli anni Sessanta ad oggi, attraverso le vicende di due fratelli. La giornata presenta in gara oggi il giapponese “Futuro luminoso”, oscuro nonostante il titolo, e tanta Italia: Nicola Piovani che nella lezione di musica spiega come nascono le sue colonne sonore; serata dedicata a Fellini, con “Otto e mezzo” restaurato nel suo splendore.

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IN PROGRAMMA AD OROSEI DAL 16 AL 19 GIUGNO IL 29.MO CONVEGNO

NAZIONALE DELLE CARITAS DIOCESANE ITALIANE. DUE GLI OBIETTIVI:

CREARE PERCORSI DI PACE, E INDIVIDUARE PROCEDURE

PER COLLEGARE EMERGENZE E QUOTIDIANITÀ

 

NUORO. = “Pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”: questo il tema del 29.mo Convegno nazionale delle Caritas diocesane d’Italia, in programma ad Orosei, in provincia di Nuoro, dal 16 al 19 giugno prossimi. Due gli obiettivi principali dell’incontro: constatare come le Caritas riescono a costruire cammini di pace e azioni in grado di promuovere scelte di giustizia; e l’individuazione di procedure ottimali per collegare emergenze e quotidianità nella sfida educativa per la pace e la salvaguardia del creato. (S.C.)

 

 

PRESENTATA IERI DAL PRESIDENTE DEL MESSICO FOX LA NUOVA COMMISSIONE

NAZIONALE PER LO SVILUPPO DEI POPOLI AUTOCTONI. MA IL RAPPORTO

DEL SOTTOSEGRETARIO PER LE QUESTIONI GLOBALI DICHIARA

CHE LE DISCRIMINAZIONI SONO TUTTORA IN AUMENTO

 

CITTÀ DEL MESSICO. = “Mai più un Messico senza indigeni, mai più un Messico che li discrimini”: così oggi il presidente messicano Vicente Fox, durante la presentazione della nuova Commissione nazionale per lo sviluppo dei popoli autoctoni’. Il nuovo organismo sostituisce ufficialmente l’Istituto nazionale indigenista. L’obiettivo di Fox appare più che mai ambizioso, alla luce dell’ultimo rapporto del Sottosegretariato per le questioni globali, nel quale si afferma che la discriminazione di cui soffrono le comunità indigene nel Messico è in costante aumento, soprattutto negli Stati di Puebla, Veracruz, Michoacán, Guerrero, Oaxaca e Chiapas. Il rilancio della politica indigena si inserisce inoltre in un contesto di tensioni mai sopite, generate nell’aprile del 2001 dall’approvazione della discussa ‘legge sui diritti e la cultura indigeni’. Una normativa bocciata da gran parte delle organizzazioni autoctone messicane che spinse due anni fa l’Esercito zapatista di liberazione nazionale a sospendere i contatti con l’esecutivo. (S.C.)

 

 

IL GOVERNO DEL BUTHAN RIMPATRIERÀ 8500 RIFUGIATI IN NEPAL.

ALLA BASE DELL’ESODO LA RICHIESTA NEGATA DA PARTE

DEL GOVERNO MONARCHICO DI THIMBU DI DOTARSI DI UNA COSTITUZIONE

 

THIMBU. = Il governo del Buthan ha preso in questi giorni l’impegno di rimpatriare 8500 dei 12mila rifugiati che da 13 anni vivono nel campo profughi di Khudunabari a Jhapa, nel Nepal orientale. Si tratta di persone la cui originaria cittadinanza bhutanese oltre un anno fa era stata accertata, tramite un programma di identificazione, ma che il Governo ha lungamente esitato a riconoscere. Secondo quanto affermato dal piccolo regno himalayano, i profughi dovrebbero rientrare nel prossimo settembre. Dal 1990 è iniziata la fuga in massa dal Bhutan verso il Nepal, quando decine di migliaia di indù di origine nepalese cominciarono a battersi contro il governo del Buthan, chiedendo l’abrogazione della monarchia assoluta ed il passaggio a quella costituzionale, oltre alla legalizzazione dei partiti politici. (S.C.)

 

 

CUBA RITIRERÀ L’ADESIONE ALL’ACCORDO DI COTONOU.

DOPO LE RECENTI CONDANNE A MORTE DI CITTADINI CUBANI,

L’UNIONE EUROPEA AVEVA CONGELATO LA SUA VALUTAZIONE DELLA RICHIESTA

 

LA HABANA. = Cuba ritirerà la domanda di adesione all'accordo di Cotonou, che regola le relazioni economiche e di cooperazione tra l’Unione Europea e i 79 Paesi dell’Apc (Africa, Caraibi e Pacifico). Questa è stata la riposta del governo di Castro al congelamento ‘sine die’ da parte dell’Ue lo scorso 30 aprile, della valutazione della richiesta cubana di aderire all’intesa. Il contenzioso scaturisce dalle recenti condanne a morte contro tre dirottatori di un traghetto e a lunghe pene detentive comminate da Cuba a carico di ‘dissidenti’. “Ingiusta e inaccettabile” è stata definita dal Ministero degli esteri cubano la posizione di Bruxelles, accusata di “vergognoso allineamento con il fallito tentativo statunitense di ottenere la condanna di Cuba da parte della Commissione dei diritti umani dell’Onu”. (S.C.)

 

 

IL CENTRO CULTURALE SAINT LOUIS HA ORGANIZZATO PRESSO IL PROPRIO L’AUDITORIUM

UNA TAVOLA ROTONDA SULLE CONDIZIONI DEI PAESI

DELL’AFRICA SUBSAHARIANA, IN PROGRAMMA PER IL PROSSIMO GIOVEDÌ

 

ROMA. = Esaminare la situazione dei Paesi dell’Africa subsahariana, che attualmente soffrono situazioni gravose e gravi conflitti che minacciano di diffondersi oltre i confini nazionali: questa la proposta del Centro culturale Saint-Louis, insieme al Pontificio Istituto di studi arabi e d'islamistica. In programma giovedì prossimo, alle ore 17:00 all’Auditorium del Centro culturale Saint-Louis de France una tavola rotonda, con padre Justo Lacunza Balda, rettore del Pisai; don Matteo Zuppi, della Comunità di Sant'Egidio, mediatore in Mozambico; padre Miguel Ayuso, missionario comboniano e professore al Pisai; Bruno Joubert, direttore dipartimento dell'Africa e dell'Oceano Indiano al ministero degli affari esteri francese. Sull’argomento è stato messo a disposizione anche il seguente sito internet: www.saintlouisdefrance.it (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

20 maggio 2003

 

 

- A cura di Giancarlo La Vella -

 

Col passare delle ore l’ipotesi si fa sempre più certezza: dopo Arabia Saudita, Cecenia, Marocco e Israele, il terrorismo ha colpito questa mattina anche la Turchia. Il condizionale è d’obbligo soltanto riguardo le circostanze di quanto avvenuto ad Ankara. Una donna kamikaze, presumibilmente curda, si sarebbe fatta esplodere in un caffè del centro di Ankara. Oltre alla presunta autrice dell’attentato – forse saltata in aria per errore mentre preparava l’ordigno, nella toilette del locale – fortunatamente non si segnalano altri morti, ma solo alcuni feriti. L'Fbi intanto non ha escluso la possibilità di nuovi attentati di Al Qaeda in Arabia Saudita. Come sempre alto è l’allarme negli Stati Uniti. Ne ha parlato ieri il presidente americano, Bush. Sentiamo Paolo Mastrolilli:

 

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Il presidente degli Stati Uniti Bush ha ricordato di aver sempre sottolineato che la guerra al terrorismo sarebbe stata lunga e difficile, però ha aggiunto che poco alla volta gli Stati Uniti ed i loro alleati stanno smantellando la rete operativa di Al Qaida, anche se resta molto lavoro da fare. Il capo della Casa Bianca, poi, ha commentato la situazione in Israele dicendo che il suo governo sta ancora percorrendo la strada della pace: “Sarà un cammino difficile – ha aggiunto – ma io non mi lascerò allontanare da questo obiettivo fino a quando non avremo realizzato il nostro scopo”. All’Onu, intanto, l’ambasciatore americano ha presentato una nuova risoluzione per revocare le sanzioni all’Iraq. Proprio in Iraq ieri cinque marines sono morti quando il loro elicottero è precipitato per cause ancora in corso di accertamento.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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E a causa del terrorismo il processo di pace in Medio Oriente si fa sempre più difficile. Altri due attentati suicidi, nella sola giornata di ieri, sono avvenuti nella Striscia di Gaza e nella cittadina di Afula, nel nord di Israele. Immediata la condanna da parte dell’Autorità palestinese, ma contemporaneamente si sono moltiplicate le accuse ad Arafat, per il quale esponenti della destra israeliana chiedono addirittura gli arresti domiciliari. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Cinque attentati suicidi in 48 ore indicano chiaramente l’obiettivo politico di impedire il dialogo di pace. Il movimento fondamentalista musulmano Hamas ne ha rivendicati quattro; per l’ultimo, la responsabilità è stata assunta dalla Jihad islamica e dalla brigata dei martiri di Al-Aqsa, gruppo armato di Al Fatah, il partito di Yasser Arafat. Ma sia il comitato direttivo dell’Olp, presieduto dallo stesso Arafat, sia il nuovo governo palestinese, li hanno fermamente condannati e il primo ministro, Abu Mazen, ha ribadito che le violenze cesseranno se Israele accetterà la road-map, il piano di pace a tappe formulato da Stati Uniti e sostenuto dalla Comunità internazionale. Tanta certezza non è condivisa, però, da Israele. Il primo degli attentati suicidi di ieri è stato compiuto nella Striscia di Gaza da un giovane palestinese in bicicletta che si è fatto esplodere accostandosi ad una jeep e ferendo tre soldati. Il secondo attentato ha avuto come protagonista una donna di Jenin all’ingresso di un centro commerciale di Afula, città tra la costa e Nazareth. L’attentato ha causato la morte di tre israeliani, tra cui un agente di sicurezza, e il ferimento di una cinquantina di persone.

 

Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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E di Medio Oriente e terrorismo si è parlato ieri in Belgio, nella riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea, per la prima volta allargata a 25 con i rappresentanti dei nuovi dieci Paesi membri. Ce ne parla, da Bruxelles, Gian Andrea Garancini:

 

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Sul Medio Oriente, i ministri hanno ribadito l’impegno a sostenere la road-map proposta dal quartetto, composto da Stati Uniti Russia, Unione Europea e Onu, per la soluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso la creazione di due Stati, l’immediata sospensione degli attacchi terroristici da parte dei fondamentalisti islamici e del ritiro di Israele dai Territori occupati. Sul terrorismo, si è ribadito da più parti che la lotta al terrorismo internazionale costituisce una preoccupazione globale. Il Consiglio, nelle conclusioni, ha sottolineato la necessità di agire sulle cause, favorendo la ripresa del dialogo tra i Paesi del Medio Oriente e rafforzando al contempo la cooperazione tra i servizi di sicurezza di tutto il mondo.

 

Per la Radio Vaticana, da Bruxelles, Gian Andrea Garancini.

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In Iran cresce la protesta contro il regime islamico dei conservatori. Una lettera firmata da 116 personalità, tra esponenti religiosi, intellettuali, deputati dell’opposizione, denuncia il tentativo del governo di strumentalizzare i principi sacri dell’Islam per conservare il potere, ed invoca profonde riforme, senza le quali – si legge – il regime degli ayatollah rischierebbe la stessa fine di quello iracheno di Saddam Hussein.

 

La Repubblica Democratica di Timor Est – il più giovane Stato al mondo – celebra oggi il primo anniversario dell’indipendenza, giunta dopo anni di dominazione portoghese, di occupazione indonesiana e di amministrazione provvisoria dell’Onu. Proprio ieri le Nazioni Unite hanno esteso di un altro anno il mandato della forza di pace nel Paese, che vive ancora una situazione di difficoltà economico-sociale. Ce ne parla Maurizio Pascucci:

 

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La disoccupazione galoppante e la scarsa disponibilità di servizi pubblici di base hanno caratterizzato i primi dodici mesi di vita del nuovo Stato: secondo le agenzie che controllano il lavoro degli operatori umanitari a Timor Est, il 60 per cento dei residenti è analfabeta e l’8 per cento dei bambini muore prima di compiere un anno. Inoltre, persistono forti preoccupazioni che gruppi armati ed ex-membri della milizia filoindonesiana stiano progressivamente creandosi una base di potere. Il carismatico presidente di Timor Est, Shanana Gusmao, non ha però cercato giustificazioni per spiegare le precarie condizioni:

 

“WE USED TO BLAME OTHERS, BUT IN THIS PROCESS ...

Prima davamo la colpa ad altri, ma adesso i soldi arrivano da altri Paesi: siamo tutti corresponsabili degli errori ed è ora di cominciare a ridefinire le nostre priorità”.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Sono iniziati oggi a Pyongyang i negoziati sulla cooperazione tra le due Coree. E Seul, pur dichiarandosi disponibile ad aiutare i fratelli nordcoreani, ha chiesto in cambio rassicurazioni sul futuro pacifico della penisola. Ma la proposta sudcoreana non ha destato grande entusiasmo a Pyongyang: “Se Seul sposerà la posizione americana di duro confronto con il Nord – ha detto il capo-negoziatore nordcoreano – i rapporti all’interno della penisola andranno fortemente in crisi”.

 

Vanno avanti le operazioni dell’esercito indonesiano contro i separatisti di Aceh, nell’isola di Sumatra. Un primo bilancio dei combattimenti parla di 5 ribelli uccisi e sette altri catturati. Nel corso delle violenze sono anche state date alle fiamme 80 scuole. I separatisti del Movimento per la liberazione di Aceh, in lotta col governo indonesiano da circa 27 anni, vengono accusati da Jakarta di non aver rinunciato alle loro rivendicazioni secessioniste, facendo così fallire i negoziati di pace in programma lo scorso fine settimana a Tokyo.

 

Il maltempo imperversa sullo Sri Lanka. Nel distretto di Ratnapura, la zona più colpita, circa 240 persone hanno perso la vita e almeno 177 mila sono le famiglie che risultano senza-tetto a causa delle violente inondazioni, frane e smottamenti di terreno avvenuti in questi giorni. Si tratta della calamità naturale più disastrosa che ha colpito l’isola negli ultimi 56 anni. Gli sfollati sono stati accolti in scuole, chiese ed edifici pubblici.

 

 

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