RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 139 - Testo della
Trasmissione di lunedì 19 maggio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Da oggi pomeriggio in Vaticano l’assemblea generale dei vescovi italiani.
Medio
Oriente, Hamas rivendica gli ultimi attentati. Sanzioni israeliane contro i
palestinesi, ma il dialogo prosegue.
A Bruxelles, prima riunione dei ministri degli
Esteri dell’Unione europea a 25. In primo piano, l’Iraq e la lotta al
terrorismo.
Nuove violenze in Cecenia, ucciso un capo della
polizia. Basayev annuncia: “Gli attacchi continueranno”.
Falliti i negoziati, è guerra aperta nella
provincia di Aceh: duro attacco dell’esercito indonesiano, introdotta la legge
marziale.
L’Organizzazione mondiale della Sanità al lavoro
per fermare la polmonite atipica. Ancora vittime in Cina ed a Hong Kong.
19 maggio 2003
LE FONDAMENTA DELL’EUROPA SONO COSTRUITE SUL
CRISTIANESIMO,
L’UNIONE
EUROPEA E LA POLONIA HANNO BISOGNO L’UNA DELL’ALTRA.
LO HA
DETTO IL PAPA ACCOGLIENDO I PELLEGRINI DELLE CANONIZZAZIONI DI IERI,
CON
L’INVITO AD AFFIDARE LA PROPRIA VITA ALLA MISERICORDIA DIVINA
- A
cura di Alessandro De Carolis -
(Parole polacche)
“Sempre di più mi rendo conto che si avvicina il momento
di quando dovrò presentarmi al cospetto di Dio con tutta la mia vita”. Con
queste parole toccanti - pronunciate spontaneamente al termine di un appassionato
discorso sul nuovo orizzonte della Polonia, giunta a un passo dall’integrazione
europea, e sulle radici cristiane del Vecchio continente - Giovanni Paolo II ha
concluso questa mattina la tradizionale udienza del lunedì ai pellegrini giunti
a Roma per le canonizzazioni, nel giorno successivo al suo 83.mo compleanno.
Il Papa ha alternato i suoi saluti
spostandosi tra l’Aula Paolo VI, dove si erano raccolte le migliaia di devoti
italiani di Maria De Mattias e Virginia Centurione Bracelli, e Piazza San
Pietro, luogo di raccolta e di incontro con il Pontefice per i fedeli polacchi,
legati alle figure di San Józef Sebastian Pelczar e di Santa Ursula
Ledóchowska. Ma il saluto ai pellegrini della Polonia è stato per il Pontefice
soprattutto l’occasione di rivisitare con la memoria i viaggi compiuti in
patria, a partire dal primo e storico evento del 1979, per dimostrare il
profondo vincolo che il suo Paese e l’Europa hanno mantenuto e custodito nei
secoli. “Le fondamenta dell’identità dell’Europa sono costruite sul
cristianesimo”, affermò il Papa durante il suo soggiorno a Varsavia del 1997. “Oggi - ha soggiunto - mentre la Polonia e gli altri
Paesi dell'ex ‘Blocco dell’Est’ stanno entrando nelle strutture dell’Unione
Europea, ripeto queste parole, che non pronuncio al fine di scoraggiare, ma, al
contrario, per indicare che questi Paesi hanno una grande missione da compiere
nel Vecchio Continente”. Giovanni
Paolo II – che poco prima delle due udienze pubbliche di stamani aveva ricevuto
privatamente il presidente polacco Aleksander Kwasniewski - ha parlato a cuore
aperto ai suoi connazionali, affermando di comprendere le ragioni “dei numerosi
oppositori”, in patria, all’integrazione europea della Polonia. “Debbo tuttavia
sottolineare - ha idealmente replicato loro il Papa - che la Polonia ha
costituito sempre un’importante parte dell’Europa e oggi non può abbandonare
questa comunità che, è vero, sta vivendo delle crisi a vari livelli, ma che
costituisce una famiglia di nazioni basata sulla comune tradizione cristiana”:
“WEJNCIE
W STRUKTURY UNII EUROPEJSKIEJ...
L’entrata nelle strutture
dell’Unione Europea, con diritti uguali agli altri Paesi, è per la nostra nazione e per le nazioni
slave affini, espressione di una giustizia storica, e d’altra parte, può
costituire un arricchimento dell’Europa. L’Europa ha bisogno della Polonia. La
Chiesa in Europa ha bisogno della testimonianza di fede dei polacchi. La
Polonia ha bisogno dell’Europa”.
E’ una sfida, ha affermato il Pontefice, “che l’oggi
pone dinanzi a noi e dinanzi a tutte le nazioni le quali, sull’onda delle
trasformazioni politiche nella regione della cosiddetta Europa
centro-orientale, uscirono dal cerchio delle influenze del comunismo ateo:
“TO WYZWANIE STAWIA
JEDNAK...
Tale sfida, tuttavia, pone un compito ai credenti - il
compito di un’attiva costruzione della comunità dello spirito in base ai valori
che hanno permesso di sopravvivere a decenni di sforzi miranti ad introdurre in
modo programmatico l’ateismo”.
Nell’affidare alla Divina Misericordia i continenti del
mondo e i loro abitanti, perché si consolidi “l’edificazione della civiltà
dell’amore”, Giovanni Paolo II si è congedato dai suoi connazionali ponendo
ancora una volta l’accento sul significato del suo “lungo incontro” con loro
nell’arco di questi anni: “Nel loro contenuto spirituale
– ha detto - è racchiusa la storia dell’ultimo quarto di secolo della Polonia,
dell’Europa, della Chiesa e dell'attuale pontificato”.
Spostando quindi l’attenzione sui nuovi Santi, il Papa ha
parlato di loro come “testimoni della misericordia”. Misericordia divina che
spinse Santa Maria De Mattias a diffondere il comandamento cristiano
dell'amore, “ricomponendo le lacerazioni e sanando le situazioni
difficili e le contraddizioni della società del suo tempo”. Ma orientò
anche la spinta caritativa di Santa Virginia Centurione Bracelli nella Genova
del Seicento. Misericordia divina che ispirò la dottrina del vescovo e teologo
polacco San Józef Sebastian Pelczar e impresse il proprio marchio soprannaturale
sulla missione verso i bisognosi che divenne la ragione di vita di Santa Urszula
Ledóchowska.
IL DIRITTO SIA SEMPRE AL SERVIZIO DELLA
DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA:
COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL MESSAGGIO PER IL
700.MO ANNIVERSARIO
DELLA
MORTE DI SANT’IVO HÉLORY DI TREGUIER
- Servizio di Alessandro Gisotti -
Una figura straordinaria che ci aiuta a “comprendere il
valore positivo e umanizzante del diritto naturale”: così, Giovanni Paolo II
nel messaggio per il 700.mo anniversario della morte di Sant’Ivo Hélory di
Tréguier. Alle celebrazioni svoltesi in questi giorni in Bretagna, terra
d’origine del santo noto come “avvocato dei poveri”, ha preso parte anche il
cardinale Mario Francesco Pompedda, in veste di inviato speciale del Santo
Padre. Tratteggiando l’eccezionale figura del santo francese, patrono dei
giuristi, il Papa ne ricorda l’instancabile impegno a servizio della Chiesa e
dei poveri, come avvocato, magistrato e sacerdote. Il servizio di Alessandro
Gisotti:
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I valori proposti da Sant’Ivo sono di straordinaria
attualità e invitano gli artefici della nuova costruzione europea a “non
trascurare alcuno sforzo, affinché siano riconosciuti e difesi i diritti di
tutti, specie dei più poveri”. E’ il richiamo del Papa, che sottolinea la
straordinaria opera del grande santo bretone, impegnato tutta la vita a
“difendere i principi di giustizia ed equità”, sempre “attento a garantire i
diritti fondamentali della persona” e il rispetto della sua dignità. Un esempio,
prosegue, che invita, anche oggi, quanti esercitano una professione giuridica a
lavorare “per la riconciliazione e la pace, per intessere delle nuove relazioni
tra gli uomini e le comunità” e costruire una società più giusta. L’Europa dei
diritti umani, scrive ancora, “deve far sì che gli elementi oggettivi della
legge naturale siano la base delle leggi positive”.
Ricordando come Sant’Ivo si spogliò progressivamente di
ogni bene per essere conforme a Cristo e vicino ai poveri, il Pontefice si
sofferma sulla cura del santo per i principi del diritto naturale. In tale
contesto, avverte, ci ricorda che “il diritto è concepito per il bene delle
persone e dei popoli” ed ha come “funzione primaria la protezione della dignità
inalienabile dell’individuo in tutte le fasi della sua esistenza” dalla nascita
alla morte naturale. Non solo, rileva, il santo bretone difese sempre la
famiglia, “mostrando il suo ruolo importante nei legami sociali”, elemento
essenziale per la società e il suo avvenire. Quindi, esorta i giuristi a “ritrovare
le radici del significato antropologico e il contenuto etico del diritto naturale”
seguendo il percorso filosofico tracciato da grandi pensatori come Aristotele e
San Tommaso d’Aquino. Insegnamenti, evidenzia, fondati su “principi morali che
pongono l’uomo al centro dell’elaborazione del diritto”, che in tutte le sue
branche “deve essere al servizio degli uomini e della società”.
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Apre il giornale il seguente
titolo "Una giornata luminosa nella storia del Pontificato": stretto
dall'abbraccio di centinaia di migliaia di fedeli, Giovanni Paolo II, nella
ricorrenza del suo ottantatreesimo genetliaco, ha donato alla Chiesa e al mondo
quattro nuovi santi.
Sempre in prima, un pensiero di
Piero Di Domenico dedicato all'Anno del Rosario, dal titolo "Quel Maestro
con il suo 'Totus tuus'".
Nelle vaticane, nel discorso ai
connazionali convenuti per il rito di Canonizzazione, il Santo Padre ha
evidenziato che negli incontri particolari con i polacchi nella patria terra è
racchiusa la storia dell'ultimo quarto di secolo della Polonia, dell'Europa,
della Chiesa e dell'attuale Pontificato.
Il titolo al "Regina
Caeli" è "Iddio mi aiuti a compiere fedelmente la missione che Egli
mi ha affidato".
Nel Messaggio in occasione del
VII centenario della nascita di Sant’Ivo, Patrono dei giuristi, il Papa esorta
i costruttori dell'Europa dei diritti umani a fondare le leggi positive sul
diritto naturale.
Nelle pagine estere, in
riferimento al Medio Oriente si sottolinea che "il marchio della violenza
sbarra le strade di pace": numerose vittime in attentati suicidi e in
interventi militari - Sharon annulla la missione a Washington e ordina la
chiusura totale dei Territori.
Uganda: libero uno dei
seminaristi rapiti nel centro di formazione di Lachor.
Riguardo alla strage in
Marocco, nel mirino degli inquirenti due gruppi fondamentalisti islamici.
Nello Sri Lanka violente
inondazioni hanno provocato non meno di duecento morti.
Nella pagina culturale, un
contributo di Franco Lanza dal titolo "Montale e il melodramma",
riguardo ad una raccolta di saggi di Gilberto Lonardi intitolata "Il fiore
dell'addio".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della giustizia.
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19 maggio 2003
IL PREMIER VERHOFSTADT PERDE I VERDI, MA NON IL
GOVERNO:
GLI
ELETTORI BELGI PREMIANO L’ALLEANZA LIBERAL-SOCIALISTA
- Con
noi, Gian Andrea Garancini -
Il Belgio premia il governo uscente: dalle
elezioni legislative di ieri escono vincitori liberali e socialisti, che
insieme conquistano oltre 90 seggi sui 150 del Parlamento federale. Si profila
dunque una conferma per il premier Guy Verhofstadt, ma non per tutta la
maggioranza dell’ultima legislatura: dalla “coalizione arcobaleno” escono infatti
i Verdi, che hanno perso quasi la metà dei consensi. Dei risultati del voto,
Andrea Sarubbi ha parlato con Gian Andrea Garancini, corrispondente a Bruxelles
dell’agenzia Sir:
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R. - L’elettorato ha premiato
il pacifismo e la coraggiosa contrapposizione agli Stati Uniti nel corso della
campagna in Iraq – non dimentichiamo che in Belgio c’è la sede della Nato – ma
anche i buoni risultati economici del governo: il Belgio probabilmente sarà,
con la Finlandia, l’unico tra i Paesi dell’Unione Europea che presenterà una
parità di bilancio nel 2003. Per motivi opposti, è da notare il crollo assoluto
dei Verdi, che pagano invece una politica di scarso realismo: sia in economia,
sia per quanto riguarda le opere pubbliche.
D. - In queste elezioni è
suonato anche un campanello di allarme: nelle Fiandre è cresciuto molto un
partito xenofobo, Vlaams Blok …
R. - Non è un fatto nuovo.
Dalla nascita – avvenuta tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90
– il Vlaams Blok si è confermato in crescita ad ogni
elezione. Certo, in Belgio è molto forte il problema della xenofobia, ed
inoltre questo partito – fortemente radicato nelle Fiandre – cavalca anche il
malcontento di molti fiamminghi nei confronti dei loro fratelli valloni.
L’avanzata dell’estrema destra, però, non è soltanto un problema del nord del
Paese, ma anche del sud. Nella zona francofona c’è il Fronte Nazionale, che
sfrutta l’omonimia con la formazione francese di Le Pen: pur non essendo un
partito organizzato, riesce comunque a raggiungere livelli tali da poter essere
rappresentato al Senato e nei Parlamenti regionali.
D. – Come è stato, in queste
elezioni, il bilancio per i partiti di ispirazione dichiaratamente cristiana?
R. – È un bilancio a due
colori. Da un lato, le formazioni di ispirazione cristiana – i
Cristiano-democratici ed i Cristiano-sociali fiamminghi, più il Centro
democratico umanistico francofono – rimangono la terza famiglia del Paese;
dall’altro, pagano lo scotto, soprattutto per quanto riguarda la formazione
francofona, di avere tolto dalla sigla la parola “cristiano” e di aver dato
forse eccessivo spazio ad alcuni esponenti politici che si rifanno un po’
troppo all’ideologia più di destra.
D. – Cambiano gli equilibri
interni alla maggioranza, ma rimane Verhofstadt alla guida
del governo. Quali saranno le priorità di questo suo nuovo mandato?
R. – Le priorità non cambiano
rispetto al passato, anche perché in economia ed in politica internazionale è
ormai l’Unione europea a dettarle. C’è da dire – come ho già anticipato – che
il Belgio ha delle ottime performance in materia economica, e senz’altro
continuerà su quella strada. Senz’altro, per i belgi resta un problema
l’integrazione, per la presenza molto forte di extracomunitari. Un altro nodo
annoso è la questione della lingua: la dicotomia tra fiamminghi e francofoni è
molto forte, e viene a volte sfruttata anche in campagna elettorale. Sono
queste le priorità per il futuro del governo, che però non dovrebbe cambiare
troppe persone e quindi non dovrebbe neppure modificare di molto il proprio
indirizzo.
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RILANCIARE IL VALORE DELLA
LETTURA IN ITALIA. E’ QUESTA LA SFIDA EMERSA
NELLA 16.MA EDIZIONE DELLA
FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO
CHE SI CONCLUDE OGGI A TORINO
- Con noi, Gianni Riotta -
Si conclude oggi la 16.ma edizione della Fiera
Internazionale del Libro di Torino, in corso al Lingotto da giovedì 15 maggio.
L’evento, che con la presenza record di 1.190 piccoli editori, circa 100 in più
rispetto allo scorso anno, presenta molte novità. Tra le più importanti: i
saloni tematici, con l’area riservata all’editoria dell’Europa dell’Est e del
Canada, il Paese ospite di questa edizione; il seminario sui problemi della
globalizzazione che vede, tra le tante, anche la presenza del premio Nobel
Mikhail Gorbaciov e del leader degli U2 Bono Vox; l’iniziativa benefica “Un
libro per San Giuliano”, per ricostruire la biblioteca della scuola Francesco
Jovine di San Giuliano di Puglia e degli altri centri del Molise, colpiti dal
sisma del 27 ottobre 2002. Ma ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella,
il giornalista e scrittore Gianni Riotta, da anni assiduo frequentatore della
Fiera.
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R. – La cosa più commovente della Fiera è vedere il
ragazzo che nello stand della piccola Casa editrice - di cui non sapeva
nemmeno l’esistenza - si accorge che essa ha a che fare con un suo interesse,
come lo sport, il collezionismo, i media e compra un libro.
D. – Perché le piccole case editrici sono importanti?
R. – Perché le piccole case editrici sono attente alla
cultura. La grande casa editrice deve fare fatturato vendendo almeno 40-50 mila
copie del libro. Non fa il libro interessante, per cui ci vogliono 3-4 anni per
tradurlo, non ristampa i classici del pensiero. La cultura passa attraverso le
piccole case editrici. La grande Casa editrice, opera come MacDonald nel
mercato di massa, mentre le piccole case editrici sono le antiche trattorie
dove ancora il gusto del cibo viene coltivato e curato a mano.
D. – Secondo l’Istat soltanto il 38 per cento degli
italiani legge. Che cosa si dovrebbe fare per stimolare soprattutto i giovani
alla lettura?
R. – Di solito in Italia viene sempre criminalizzato il
lettore. E se fosse colpa nostra? I giornali italiani sono troppo legati alle
lobby politiche, alle lobby economiche e quindi la gente ne diffida. Gli
scrittori italiani spesso sono – siamo – molto noiosi. Allora, se la
responsabilità è in parte del pubblico ed in parte del mercato, non si capisce
come mai gli edicolanti abbiano dovuto mantenere in esclusiva la vendita dei giornali
per tanti anni. Non si capisce perché i libri sono stati venduti per anni solo
nelle librerie, quando invece i libri e i giornali vengono venduti ovunque. La
domenica la metà delle edicole sono chiuse e bisogna lottare per trovare un
giornale e quindi molta gente alla fine finisce per non comprarlo. E’
necessario quindi scrivere giornali e libri migliori e più onesti.
D. – Perché è importante leggere un libro?
R. – Perché è importante mangiare? Perché è importante
respirare? Perché è importante chiacchierare con le persone? Leggere un libro è
per la mente come fare ginnastica per il corpo: è indispensabile. Chi legge un
libro non è mai solo. Leggere un libro permette, per esempio, di capire meglio
il proprio prossimo. Non mi augurerei mai per un bambino una vita in cui non ci
sia mai una corsa in un prato o una vita in cui non mette le mani su un libro.
D. – Il tema di questa edizione è il colore, al quale sono
dedicati diversi incontri e convegni, tra questi uno dal titolo “Colori dei
simboli e della liturgia cristiana” con mons. Gianfranco Ravasi. Ma che
rapporto c’è tra libri e religione?
R. – Tutte le grandi religioni, dal cristianesimo
all’islam, al mondo ebraico, al mondo orientale, basano la loro fede su un
libro. Le fedi religiose – quanto poi di meglio, in fondo, la cultura mondiale
abbia prodotto nella sua storia - nascono attorno ad un libro.
D. – Qual è invece l’importanza della stampa cattolica?
R. – La stampa cattolica in Italia ha una tradizione
antichissima. Oggi è molto vivace la stampa cattolica. Avvenire è un
quotidiano di una grande vivacità e di un grande impegno. A me piace sempre di
più quando si scosta dagli altri giornali, quando evita le polemiche, quando
evita di essere “alla moda”. Quando Avvenire fa i suoi pezzi sulla povertà
nel mondo, quello è il grande Avvenire che io invidio. Famiglia Cristiana
è un altro giornale di grandissima vivacità e di grandissima bellezza. Sono
giornali integrati nell’Italia di oggi, cioè spesso le pecche dell’Italia di
oggi si vedono riflesse anche nella stampa cattolica. Poi c’è una stampa
cattolica che io trovo importantissima, che è la stampa cattolica di Nigrizia,
delle Missioni Consolata, dei piccoli bollettini parrocchiali. Mio padre per
esempio ne dirige uno a Palermo, Comunità in cammino, della parrocchia
di Sant’Eugenio Papa. Ecco, queste piccole realtà, che magari sfuggono al radar
dei grandi media hanno un enorme importanza, perché impattano sulla comunità
locale e svolgono un enorme ruolo di dibattito importante da non perdere a nessun
costo.
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19 maggio 2003
LIBERO DA IERI SERA IN UGANDA UN ALTRO DEI 41
SEMINARISTI
RAPITI
L'11 MAGGIO SCORSO, A LACOR NEL NORD DEL PAESE,
PER
MANO DEI RIBELLI DEL SEDICENTE ESERCITO
DI LIBERAZIONE DEL SIGNORE.
ALTRI
TRE GIOVANI ERANO SCAPPATI NEI GIORNI SCORSI,
MENTRE
ALTRI QUATTRO SONO STATI UCCISI DURANTE UNA MARCIA FORZATA
KAMPALA. = In Uganda, libero da ieri sera, un altro dei 41 seminaristi rapiti
nella notte tra il 10 e l’11 maggio scorso a Lacor, nel nord del Paese, per
mano dei ribelli del sedicente Esercito di Liberazione del Signore (LRA). Lo ha
confermato all'Agenzia Fides mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu.
"Il ragazzo si trova ora presso un'unità militare, e non sappiamo ancora
se è stato liberato dai suoi rapitori oppure è riuscito a scappare da
solo", ha dichiarato il presule. È il quarto ragazzo libero dopo i tre
fuggiti nei giorni scorsi, mentre altri 4 sono stati uccisi dai ribelli,
venerdì 16 maggio. "I ragazzi erano spossati per la marcia forzata cui
sono stati costretti dai loro rapitori" - ha raccontato mons. Odama -
"non ce la facevano più a camminare, e per questo i ribelli hanno
preferito ucciderli invece che lasciarli liberi. È un'atrocità che serve a
terrorizzare gli altri compagni e ad evitare ribellioni tra gli ostaggi".
Un'altra piccola vittima, un bambino di otto anni, che aveva cercato rifugio in
Seminario era stato invece ucciso dai guerriglieri durante l’attacco al
Seminario. La guerriglia da anni rapisce minori nel nord dell'Uganda per poi
addestrarli come combattenti. "Il dramma del rapimento dei ragazzi dura da
tanto, troppo tempo" ha denunciato all'Agenzia Fides padre Tarcisio
Pazzaglia, missionario comboniano, che opera da anni nel nord Uganda al confine
con il Sudan. "Nell'ultimo anno solo nella parrocchia di Omianlyima, vicino
a Kitgum, sono stati rapiti 284 ragazzi; di questi ben 81 sono stati uccisi, e
i restanti sono ancora in mano alla guerriglia, che li sta addestrando per
farne dei combattenti. A Kitgum sono stati rapiti 400 ragazzi, dei quali 30
sono poi stati uccisi. Dietro cifre come queste - ha affermato padre Tarcisio -
c'è la disperazione delle famiglie che hanno perduto i loro figli. È uno
spettacolo che strazia il cuore vedere le madri venire da noi a chiedere di far
passare la notte nella nostra missione all'unico figlio rimasto, per timore che
venga rapito anche lui". Ai primi di marzo l'LRA aveva dichiarato una
tregua che però non è mai entrata in vigore. Formato soprattutto da membri
dell'etnia Acholi, l'LRA combatte dal 1989 contro l'attuale presidente Yoweri
Museveni, che ha preso il potere nel 1986 rovesciando una Giunta militare
formata in gran parte da ufficiali Acholi. Gli ex militari di questa etnia
rifugiatisi in Sudan hanno dato vita a diversi movimenti di guerriglia tra cui
l'LRA. Oltre alla componente etnica, l'LRA è caratterizzato da una ideologia
basata sul sincretismo religioso, mischiando elementi del Cristianesimo e dell'Islamismo
con quelli delle religioni tradizionali africane. (R.G.)
CONFRONTO TRA I VESCOVI
EUROPEI SUI TEMI AMBIENTALI.
SI E’
CONCLUSO IERI IN POLONIA IL CONGRESSO
DEL
CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE
SU SVILUPPO
SOSTENIBILE E FORMAZIONE AL RISPETTO DELLA NATURA
WROCLAW.
= La natura che circonda l’uomo, opera di Dio, manifesta la potenza creatrice
della sua Parola. Il cristiano consapevole di questo è chiamato a rispettare il
Creato, atto d’amore di Dio nei confronti dell’uomo. Perciò il Consiglio delle
Conferenze episcopali d’Europa (CCeE) organizza periodicamente una consultazione,
giunta ormai alla sua quinta edizione. L’incontro di quest’anno, che si è
concluso ieri dopo tre giorni di lavori, è stato ospitato dalla città polacca
di Wroclaw ed ha affrontato il tema “Formazione e sviluppo sostenibile”. Circa
60 delegati provenienti da 22 Paesi d’Europa hanno avuto l’opportunità di
riflettere sui fondamenti biblici del rapporto tra uomo e natura e sulle
esperienze di formazione già esistenti nelle Conferenze episcopali. La Chiesa
infatti può dare un utile orientamento nell’affrontare i temi della
salvaguardia ambientale e offrire il suo contributo anche riguardo lo sviluppo
sostenibile delle politiche agricole moderne. E’ interessante notare che molti
dei progetti delle Chiese locali partono dal concreto: piantare alberi,
ripulire dai rifiuti un’area verde, denunciare situazione di degrado
ambientale. Quest’approccio è rivolto soprattutto ai bambini, di solito amanti
degli animali e della natura in generale, che già dall’infanzia possono essere
educati ad un corretto ed equilibrato rapporto con l’ambiente. I partecipanti
all’incontro hanno così messo in comune le diverse iniziative delle Chiese
europee. In Germania, per esempio, ogni diocesi ha un delegato per l’ambiente e
si svolgono corsi biennali per la formazione di consulenti in tematiche
ambientali. In Austria la Chiesa promuove campagne su tasse ecologiche e
agricoltura biologica mentre in Belgio c’è una struttura polivalente che
accoglie ospiti e promuove gite scolastiche e progetti multimediali.
Nell’istruzione i temi ambientali fanno parte dell’insegnamento della religione
nelle scuole irlandesi, mentre in Portogallo l’Università cattolica ha
istituito un corso di laurea in ingegneria ambientale. (M.A.)
EUROPARLAMENTO A 25, ARRIVANO A
STRABURGO CON UN ANNO DI ANTICIPO
162
DEPUTATI DEI NUOVI 10 PAESI MEMBRI DEL SUD EST EUROPEO: SEGUIRANNO
I
LAVORI COME OSSERVATORI FINO ALL’AMMISSIONE UFFICIALE,
IL
PRIMO MAGGIO 2004
STRASBURGO. = Si parla anche lituano, ungherese, polacco o
sloveno all'Europarlamento di Strasburgo. Con un anno di anticipo sull’allargamento
dell'Unione a 10 Paesi del Sud Est europeo - fissato al primo maggio 2004 - 162
deputati dei nuovi Stati membri dell'Ue sono stati ammessi con lo status di
osservatori ai lavori dell'Europarlamento: possono assistere alle plenarie,
intervenire nelle commissioni parlamentari e dei gruppi politici, ma senza
diritto di voto. Accogliendoli nell'emiciclo di Strasburgo il presidente
dell'Europarlamento, Pat Cox ha sottolineato che questo anno di 'praticantato' sarà un’occasione di
''pre-integrazione politica'': ''potrete sperimentare – ha detto - e apprendere
lavorando''. La presenza di osservatori non è nuova per l'Europarlamento: un
sistema analogo era stato deciso dall'Assemblea comunitaria dopo la
riunificazione tedesca, fino all'elezione diretta dei rappresentanti europei
dell'ex Germania orientale. Cosi gli attuali 'osservatori' di Cipro, Malta,
Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e
Slovacchia rimarranno in carica fino alle europee del giugno 2004, quando anche
i 10 nuovi membri per la prima volta parteciperanno all'elezione diretta
dell'Europarlamento. Fra i nuovi osservatori i più numerosi 54 sono i polacchi;
24 gli ungheresi ed i cechi; 14 gli slovacchi, 13 i lituani, 9 i lettoni, 7 gli
sloveni, 6 i ciprioti e gli estoni, 5 i maltesi, non ancora però nominati dal
Parlamento de La Valetta, rinnovato il mese scorso. (R.G.)
LA SIERRA LEONE STA FACENDO GRANDI PROGRESSI:
LO HA RILEVATO
L’ALTO
COMMISSARIATO PER I RIFUGIATI, RUUD LUBBERS,
AL
TERMINE DELLA SUA VISITA IN DIVERSI PAESI DELL’AFRICA OCCIDENTALE
FREETOWN.
= “Un’isola di stabilità nel mezzo di una regione caotica”. Così l’Alto
commissario per i rifugiati (Acnur), Ruud Lubbers, ha definito la Sierra Leone
al termine della sua visita in diversi Stati dell’Africa occidentale. Dopo tre
giorni trascorsi nel Paese devastato da un decennio di guerra civile, l’Alto commissario
dell’Onu per i rifugiati ha sottolineato i grandi progressi recentemente
compiuti dal Paese africano. Ma per superare il dramma del sanguinoso conflitto
che, tra il 1991 e il 2001, ha devastato la Sierra Leone, provocando 50 mila
morti e centinaia di migliaia di profughi, occorre ancora tempo e impegno. Ruud
Lubbers ha esortato il capo di Stato di Freetown, Ahmad Tejan Kabbah, a
proseguire gli sforzi per il rientro dei profughi. L’Alto commissario Onu non
ha nascosto le proprie preoccupazioni per l’elevato numero di rifugiati
arrivati dalla confinante Liberia, Paese ancora martoriato da un conflitto
interno che non trova soluzione. Secondo l’Acnur ci sono 70 mila attualmente
liberiani in Sierra Leone, un numero che secondo le Nazioni Unite non deve
crescere ulteriormente. (A.L.)
DA OGGI POMERIGGIO, NELL’AULA NUOVA DEL
SINODO IN VATICANO,
L’ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI: I
LAVORI SARANNO APERTI
DALLA PROLUSIONE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI,
PRESIDENTE DELLA CEI
ROMA. = Con la prolusione del cardinale Camillo Ruini,
presidente della Cei, si aprirà oggi pomeriggio in Vaticano, nell’Aula nuova
del Sinodo, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Nel
corso dei lavori i vescovi rifletteranno su "L'iniziazione cristiana: nodi
problematici e prospettive di orientamento", a partire dalla relazione di
mons. Adriano Caprioli, presidente della Commissione episcopale per la liturgia";
a seguire la comunicazione di mons. Francesco Lambiasi, presidente della
Commissione episcopale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi,
sarà dedicata alla "Promozione della presenza dei disabili nella comunità
ecclesiale: considerazioni e prospettive nell'Anno europeo dei disabili".
L’agenda dell'Assemblea include vari argomenti di attualità: la preparazione
alla 44ª Settimana sociale dei cattolici italiani; il servizio pastorale di sacerdoti
stranieri nelle diocesi italiane; la riforma della scuola; la scelta del tema
del Convegno ecclesiale nazionale, previsto a Verona nel 2006. Il 25º anniversario
del documento “Mutuae relationes” offrirà inoltre l’occasione per un
esame del dialogo tra Istituti di vita consacrata e Chiese particolari.
L’Assemblea celebrerà infine il quarantennale della Pacem in terris con
una solenne Liturgia eucaristica, presieduta mercoledì 21 maggio nella Basilica
Vaticana dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i
vescovi. (R.G.)
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19 maggio 2003
- A
cura di Andrea Sarubbi e Stefano Cavallo -
Ci sono gli estremisti di Hamas dietro la nuova ondata di
sanguinosi attentati in Medio Oriente. Stamani la rivendicazione fatta dal movimento
islamico per le azioni kamikaze avvenute a Gerusalemme, Ramallah, Hebron e
Striscia di Gaza. Oltre ad avviare una sorta di boicottaggio politico nei
confronti di Arafat – gli inviati stranieri che lo visiteranno non saranno
ricevuti dalle autorità israeliane – il governo di Sharon ha ordinato nuove
sanzioni contro i palestinesi. Ce ne parla Graziano Motta:
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Il blocco dei territori palestinesi è il principale dei
provvedimenti adottati dal governo israeliano, riunito d’urgenza in risposta
alle ultime imprese terroristiche a Hebron ed a Gerusalemme, che hanno causato
complessivamente la morte di tre attentatori suicidi e di nove civili ed il ferimento
di un’altra ventina. Nelle prime ore di oggi, un altro kamikaze palestinese è
morto nella Striscia di Gaza, causando il ferimento di tre soldati. Il governo
ha comunque stabilito di non interrompere i contatti tra i due premier, Sharon
e Mahmud Abbas, avviati sabato sera, e non ha accolto la richiesta di alcuni
ministri di espellere Arafat da Ramallah, pur addossandogli ancora una volta la
responsabilità delle azioni terroristiche. Il presidente dell’Anp ha, a sua
volta, respinto le accuse: in un’intervista ha dichiarato di essere impegnato
ad attuare la road map per il piano di pace ed a sostenere con tutte le
forze il governo di Mahmud Abbas, negando di volerlo destabilizzare.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Reazioni agli attentati in Medio Oriente sono giunte anche
dall’Onu e da Washington. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi
Annan, ha auspicato che le nuove violenze non mettano in crisi la ricerca di
una vera pace. E condanne sono giunte pure dalla Casa Bianca, come ci riferisce
Paolo Mastrolilli:
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La Casa Bianca ed il segretario di Stato, Powell, hanno
condannato gli attentati avvenuti in Israele, sollecitando la leadership
palestinese a prendere subito misure decisive per sradicare l’infrastruttura
del terrorismo e della violenza. Washington ha detto anche che resta impegnato
a far procedere la nuova mappa per il processo di pace e sta valutando a quando
rimandare l’incontro tra il presidente Bush e il premier israeliano Sharon, previsto
per domani ma cancellato dopo gli ultimi attacchi. Il terrorismo è tornato a
colpire in Israele proprio dopo gli attacchi in Arabia Saudita e Marocco, che
secondo Washington sono stati orchestrati dalla nuova leadership di Al Qaeda,
legata al figlio di Osama Bin Laden. Gli americani hanno anche il problema di
riportare l’ordine in Iraq. E ieri l’amministratore provvisorio, Paul Bremer,
ha smentito di aver deciso di ritardare la costruzione del futuro governo
locale.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Il dopo Iraq e la difficile situazione in Medio Oriente,
alla luce dei recenti attentati, sono anche al centro del Consiglio dei
ministri degli Esteri dell’Unione Europea – il primo a 25, dopo l’allargamento
– in programma oggi a Bruxelles. La riunione sarà anche l’occasione per fare il
punto sulla politica di sicurezza e difesa comune e per definire la posizione
dell’Unione in vista del vertice Ue-Russia, che si terrà a fine mese a San
Pietroburgo.
Sulla scia degli ultimi attacchi terroristici, proseguono
le violenze in Cecenia. La notte scorsa, nella regione meridionale di Vedeno, i
ribelli hanno ucciso il capo della polizia locale; nello scontro ha perso la
vita anche un separatista. Motivi di preoccupazione giungono anche dalle ultime
dichiarazioni del generale Shamil Basayev, leader della guerriglia: “Gli attentati
continueranno – ha detto – nella repubblica caucasica ed in tutta la
Federazione russa”.
È di nuovo guerra aperta tra Indonesia e la guerriglia
separatista di Aceh, nell’isola di Sumatra. Jakarta ha proclamato la legge
marziale nella provincia ribelle dopo il fallimento dei negoziati di pace in
programma lo scorso fine settimana a Tokyo. Da diverse ore le truppe
governative hanno anche lanciato un duro attacco contro le basi degli
indipendentisti:
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I mediatori svizzeri del centro “Henry Dunant” ce l’hanno
messa tutta per salvare la fragile pace raggiunta lo scorso 9 dicembre, con un
accordo in base al quale il governo di Jakarta concedeva l’autonomia ma non
l’indipendenza ai separatisti della provincia di Aceh. Dopo 17 ore di colloqui,
però, anche gli elvetici hanno gettato la spugna, e la situazione – come
prevedibile – è precipitata. Ieri, la presidente indonesiana, Megawati
Sukarnoputri, ha imposto la legge marziale nella provincia, a partire dalla
mezzanotte locale. Stamattina è stato deciso l’intervento militare ed è iniziato
l’invio di truppe paracadutate. Secondo il governo indonesiano, i colloqui sono
falliti perché i ribelli del movimento per la liberazione di Aceh di fatto non
hanno accettato di riconoscere la sovranità e l’unità territoriale indonesiana.
Ma la situazione si era già deteriorata sabato, quando Jakarta aveva fatto
arrestare cinque rappresentanti dei separatisti, poi liberati su pressione
degli Stati Uniti.
Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Le Filippine si confermano un altro fronte caldo dell’area
asiatica. L'esercito di Manila ha annunciato nella serata di ieri di aver
ucciso 85 guerriglieri musulmani nel sud del Paese, nel corso di un’operazione
contro le postazioni del Fronte Moro per la liberazione islamica a Mindanao,
nelle province di Zamboanga, Lanao e Maguindanao. Ad ordinare l’operazione la
presidente del Paese Gloria Arroyo, da due giorni in visita alla Casa Bianca.
La polmonite atipica continua a minacciare l’Asia. Nove i
morti nelle ultime 24 ore: 5 in Cina e 4 ad Hong Kong, dove il rallentamento
dell’epidemia ha permesso la riapertura delle scuole elementari, chiuse da più
di un mese. Nessun nuovo caso a Taiwan: la situazione appare sotto controllo,
ma le autorità si dichiarano ancora prudenti. L’emergenza Sars sarà anche il
tema centrale dell’annuale assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità,
che si è aperta questa mattina a Ginevra.
Anche gli ultimi 15 ostaggi europei nelle mani degli estremisti islamici
algerini sarebbero stati liberati. La notizia, anticipata dalla stampa locale,
è stata confermata dal governo di Algeri, secondo il quale l’operazione delle
forze speciali nel sud del Paese avrebbe provocato un numero imprecisato di
morti e feriti. Un’altra versione, fornita da Radio France Internationale,
parla invece di un riscatto pagato al Gruppo Salafista per la predicazione ed
il combattimento.
Nuove pressioni dell’Aja sulle autorità serbe, perché
vengano consegnati ai giudici del Tribunale penale internazionale il ricercato
Ratko Mladic, ex comandante militare dei serbi di Bosnia, ed alcuni documenti
militari necessari al processo in corso contro Slobodan Milosevic. A Belgrado è
giunta stamattina la svizzera Carla Del Ponte, procuratore generale del Tpi,
che aveva ricevuto dal premier Djindjic - assassinato il 12 marzo scorso - la
promessa della consegna di Mladic entro la primavera. Nel mirino dei giudici
anche altri ex leader militari, incriminati per il massacro di Srebrenica.
L’esercito svizzero subirà una profonda ristrutturazione:
con il 76 per cento dei consensi gli elvetici hanno approvato ieri la riforma
per procedere ad una drastica riduzione degli effettivi delle forze armate,
che passeranno dagli attuali 350mila a
220mila, portando da 42 a 30 anni l’età massima per il periodo di ripetizione
annuale. Chiamati alle urne per pronunciarsi su nove quesiti, gli oltre 4,5
milioni di elettori hanno avallato inoltre una riforma della protezione civile.
Respinte invece le due iniziative per chiudere le 5 centrali atomiche presenti
sul territorio e per iniziative ambientaliste, tra cui la proposta di 4
domeniche senza auto all’anno.
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