RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 139 - Testo della Trasmissione di lunedì 19 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Le radici cristiane d’Europa, la Divina Misericordia, il precetto evangelico dell’amore: i grandi temi riproposti dal Papa ai pellegrini convenuti a Roma per le canonizzazioni di ieri.

 

Il diritto sia sempre al servizio della dignità della persona umana: così Giovanni Paolo II, in un messaggio per i 700 anni della morte di Sant’Ivo Hélory di Tréguier, noto come “avvocato dei poveri”.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le elezioni in Belgio premiano liberali e socialisti ma non i verdi dell’alleanza governativa: intervista con Gian Andrea Garancini.

 

Chiude a Torino la 16.ma Fiera internazionale del libro, per rilanciare il valore della lettura: con noi, il giornalista Gianni Riotta.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il calvario dei seminaristi rapiti dai ribelli in Uganda: libero un altro giovane, quattro erano stati uccisi durante una marcia forzata.

 

Si è concluso ieri in Polonia il Congresso del Consiglio delle Conferenze episcopali europee su sviluppo e formazione al rispetto della natura.

 

A Strasburgo arrivano con un anno di anticipo 162 deputati dei nuovi 10 Paesi del Sud Est europeo, membri dell’Ue a partire dal 2004.

 

La Sierra Leone sta facendo grandi progressi: lo ha rilevato l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati, Ruud Lubbers, al termine della sua visita in diversi Paesi dell’Africa Occidentale.

 

Da oggi pomeriggio in Vaticano l’assemblea generale dei vescovi italiani.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Medio Oriente, Hamas rivendica gli ultimi attentati. Sanzioni israeliane contro i palestinesi, ma il dialogo prosegue.

 

A Bruxelles, prima riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione europea a 25. In primo piano, l’Iraq e la lotta al terrorismo.

 

Nuove violenze in Cecenia, ucciso un capo della polizia. Basayev annuncia: “Gli attacchi continueranno”.

 

Falliti i negoziati, è guerra aperta nella provincia di Aceh: duro attacco dell’esercito indonesiano, introdotta la legge marziale.

 

L’Organizzazione mondiale della Sanità al lavoro per fermare la polmonite atipica. Ancora vittime in Cina ed a Hong Kong.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

19 maggio 2003

 

 

LE FONDAMENTA DELL’EUROPA SONO COSTRUITE SUL CRISTIANESIMO,

L’UNIONE EUROPEA E LA POLONIA HANNO BISOGNO L’UNA DELL’ALTRA.

LO HA DETTO IL PAPA ACCOGLIENDO I PELLEGRINI DELLE CANONIZZAZIONI DI IERI,

CON L’INVITO AD AFFIDARE LA PROPRIA VITA ALLA MISERICORDIA DIVINA

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

(Parole polacche)

 

“Sempre di più mi rendo conto che si avvicina il momento di quando dovrò presentarmi al cospetto di Dio con tutta la mia vita”. Con queste parole toccanti - pronunciate spontaneamente al termine di un appassionato discorso sul nuovo orizzonte della Polonia, giunta a un passo dall’integrazione europea, e sulle radici cristiane del Vecchio continente - Giovanni Paolo II ha concluso questa mattina la tradizionale udienza del lunedì ai pellegrini giunti a Roma per le canonizzazioni, nel giorno successivo al suo 83.mo compleanno.

 

Il Papa ha alternato i suoi saluti spostandosi tra l’Aula Paolo VI, dove si erano raccolte le migliaia di devoti italiani di Maria De Mattias e Virginia Centurione Bracelli, e Piazza San Pietro, luogo di raccolta e di incontro con il Pontefice per i fedeli polacchi, legati alle figure di San Józef Sebastian Pelczar e di Santa Ursula Ledóchowska. Ma il saluto ai pellegrini della Polonia è stato per il Pontefice soprattutto l’occasione di rivisitare con la memoria i viaggi compiuti in patria, a partire dal primo e storico evento del 1979, per dimostrare il profondo vincolo che il suo Paese e l’Europa hanno mantenuto e custodito nei secoli. “Le fondamenta dell’identità dell’Europa sono costruite sul cristianesimo”, affermò il Papa durante il suo soggiorno a Varsavia del 1997. “Oggi - ha soggiunto - mentre la Polonia e gli altri Paesi dell'ex ‘Blocco dell’Est’ stanno entrando nelle strutture dell’Unione Europea, ripeto queste parole, che non pronuncio al fine di scoraggiare, ma, al contrario, per indicare che questi Paesi hanno una grande missione da compiere nel Vecchio Continente”. Giovanni Paolo II – che poco prima delle due udienze pubbliche di stamani aveva ricevuto privatamente il presidente polacco Aleksander Kwasniewski - ha parlato a cuore aperto ai suoi connazionali, affermando di comprendere le ragioni “dei numerosi oppositori”, in patria,  all’integrazione europea della Polonia. “Debbo tuttavia sottolineare - ha idealmente replicato loro il Papa - che la Polonia ha costituito sempre un’importante parte dell’Europa e oggi non può abbandonare questa comunità che, è vero, sta vivendo delle crisi a vari livelli, ma che costituisce una famiglia di nazioni basata sulla comune tradizione cristiana”:

 

“WEJNCIE W STRUKTURY UNII EUROPEJSKIEJ...

L’entrata nelle strutture dell’Unione Europea, con diritti uguali agli altri Paesi,  è per la nostra nazione e per le nazioni slave affini, espressione di una giustizia storica, e d’altra parte, può costituire un arricchimento dell’Europa. L’Europa ha bisogno della Polonia. La Chiesa in Europa ha bisogno della testimonianza di fede dei polacchi. La Polonia ha bisogno dell’Europa”.

        

E’ una sfida, ha affermato il Pontefice, “che l’oggi pone dinanzi a noi e dinanzi a tutte le nazioni le quali, sull’onda delle trasformazioni politiche nella regione della cosiddetta Europa centro-orientale, uscirono dal cerchio delle influenze del comunismo ateo:

 

“TO WYZWANIE STAWIA JEDNAK...

Tale sfida, tuttavia, pone un compito ai credenti - il compito di un’attiva costruzione della comunità dello spirito in base ai valori che hanno permesso di sopravvivere a decenni di sforzi miranti ad introdurre in modo programmatico l’ateismo”.

 

Nell’affidare alla Divina Misericordia i continenti del mondo e i loro abitanti, perché si consolidi “l’edificazione della civiltà dell’amore”, Giovanni Paolo II si è congedato dai suoi connazionali ponendo ancora una volta l’accento sul significato del suo “lungo incontro” con loro nell’arco di questi anni: “Nel loro contenuto spirituale – ha detto - è racchiusa la storia dell’ultimo quarto di secolo della Polonia, dell’Europa, della Chiesa e dell'attuale pontificato”.

 

Spostando quindi l’attenzione sui nuovi Santi, il Papa ha parlato di loro come “testimoni della misericordia”. Misericordia divina che spinse Santa Maria De Mattias a diffondere il comandamento cristiano dell'amore, ricomponendo le lacerazioni e sanando le situazioni difficili e le contraddizioni della società del suo tempo. Ma orientò anche la spinta caritativa di Santa Virginia Centurione Bracelli nella Genova del Seicento. Misericordia divina che ispirò la dottrina del vescovo e teologo polacco San Józef Sebastian Pelczar e impresse il proprio marchio soprannaturale sulla missione verso i bisognosi che divenne la ragione di vita di Santa Urszula Ledóchowska.

 

 

IL DIRITTO SIA SEMPRE AL SERVIZIO DELLA DIGNITA’ DELLA PERSONA UMANA:

 COSI’, GIOVANNI PAOLO II NEL MESSAGGIO PER IL 700.MO ANNIVERSARIO

DELLA MORTE DI SANT’IVO HÉLORY DI TREGUIER

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

Una figura straordinaria che ci aiuta a “comprendere il valore positivo e umanizzante del diritto naturale”: così, Giovanni Paolo II nel messaggio per il 700.mo anniversario della morte di Sant’Ivo Hélory di Tréguier. Alle celebrazioni svoltesi in questi giorni in Bretagna, terra d’origine del santo noto come “avvocato dei poveri”, ha preso parte anche il cardinale Mario Francesco Pompedda, in veste di inviato speciale del Santo Padre. Tratteggiando l’eccezionale figura del santo francese, patrono dei giuristi, il Papa ne ricorda l’instancabile impegno a servizio della Chiesa e dei poveri, come avvocato, magistrato e sacerdote. Il servizio di Alessandro Gisotti:

 

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I valori proposti da Sant’Ivo sono di straordinaria attualità e invitano gli artefici della nuova costruzione europea a “non trascurare alcuno sforzo, affinché siano riconosciuti e difesi i diritti di tutti, specie dei più poveri”. E’ il richiamo del Papa, che sottolinea la straordinaria opera del grande santo bretone, impegnato tutta la vita a “difendere i principi di giustizia ed equità”, sempre “attento a garantire i diritti fondamentali della persona” e il rispetto della sua dignità. Un esempio, prosegue, che invita, anche oggi, quanti esercitano una professione giuridica a lavorare “per la riconciliazione e la pace, per intessere delle nuove relazioni tra gli uomini e le comunità” e costruire una società più giusta. L’Europa dei diritti umani, scrive ancora, “deve far sì che gli elementi oggettivi della legge naturale siano la base delle leggi positive”.

 

Ricordando come Sant’Ivo si spogliò progressivamente di ogni bene per essere conforme a Cristo e vicino ai poveri, il Pontefice si sofferma sulla cura del santo per i principi del diritto naturale. In tale contesto, avverte, ci ricorda che “il diritto è concepito per il bene delle persone e dei popoli” ed ha come “funzione primaria la protezione della dignità inalienabile dell’individuo in tutte le fasi della sua esistenza” dalla nascita alla morte naturale. Non solo, rileva, il santo bretone difese sempre la famiglia, “mostrando il suo ruolo importante nei legami sociali”, elemento essenziale per la società e il suo avvenire. Quindi, esorta i giuristi a “ritrovare le radici del significato antropologico e il contenuto etico del diritto naturale” seguendo il percorso filosofico tracciato da grandi pensatori come Aristotele e San Tommaso d’Aquino. Insegnamenti, evidenzia, fondati su “principi morali che pongono l’uomo al centro dell’elaborazione del diritto”, che in tutte le sue branche “deve essere al servizio degli uomini e della società”.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre il giornale il seguente titolo "Una giornata luminosa nella storia del Pontificato": stretto dall'abbraccio di centinaia di migliaia di fedeli, Giovanni Paolo II, nella ricorrenza del suo ottantatreesimo genetliaco, ha donato alla Chiesa e al mondo quattro nuovi santi.

Sempre in prima, un pensiero di Piero Di Domenico dedicato all'Anno del Rosario, dal titolo "Quel Maestro con il suo 'Totus tuus'".

 

Nelle vaticane, nel discorso ai connazionali convenuti per il rito di Canonizzazione, il Santo Padre ha evidenziato che negli incontri particolari con i polacchi nella patria terra è racchiusa la storia dell'ultimo quarto di secolo della Polonia, dell'Europa, della Chiesa e dell'attuale Pontificato.

Il titolo al "Regina Caeli" è "Iddio mi aiuti a compiere fedelmente la missione che Egli mi ha affidato".

Nel Messaggio in occasione del VII centenario della nascita di Sant’Ivo, Patrono dei giuristi, il Papa esorta i costruttori dell'Europa dei diritti umani a fondare le leggi positive sul diritto naturale.

 

Nelle pagine estere, in riferimento al Medio Oriente si sottolinea che "il marchio della violenza sbarra le strade di pace": numerose vittime in attentati suicidi e in interventi militari - Sharon annulla la missione a Washington e ordina la chiusura totale dei Territori. 

Uganda: libero uno dei seminaristi rapiti nel centro di formazione di Lachor.

Riguardo alla strage in Marocco, nel mirino degli inquirenti due gruppi fondamentalisti islamici.

Nello Sri Lanka violente inondazioni hanno provocato non meno di duecento morti.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Franco Lanza dal titolo "Montale e il melodramma", riguardo ad una raccolta di saggi di Gilberto Lonardi intitolata "Il fiore dell'addio".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.  

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

19 maggio 2003

 

 

IL PREMIER VERHOFSTADT PERDE I VERDI, MA NON IL GOVERNO:

GLI ELETTORI BELGI PREMIANO L’ALLEANZA LIBERAL-SOCIALISTA

- Con noi, Gian Andrea Garancini -

 

Il Belgio premia il governo uscente: dalle elezioni legislative di ieri escono vincitori liberali e socialisti, che insieme conquistano oltre 90 seggi sui 150 del Parlamento federale. Si profila dunque una conferma per il premier Guy Verhofstadt, ma non per tutta la maggioranza dell’ultima legislatura: dalla “coalizione arcobaleno” escono infatti i Verdi, che hanno perso quasi la metà dei consensi. Dei risultati del voto, Andrea Sarubbi ha parlato con Gian Andrea Garancini, corrispondente a Bruxelles dell’agenzia Sir:

 

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R. - L’elettorato ha premiato il pacifismo e la coraggiosa contrapposizione agli Stati Uniti nel corso della campagna in Iraq – non dimentichiamo che in Belgio c’è la sede della Nato – ma anche i buoni risultati economici del governo: il Belgio probabilmente sarà, con la Finlandia, l’unico tra i Paesi dell’Unione Europea che presenterà una parità di bilancio nel 2003. Per motivi opposti, è da notare il crollo assoluto dei Verdi, che pagano invece una politica di scarso realismo: sia in economia, sia per quanto riguarda le opere pubbliche.

 

D. - In queste elezioni è suonato anche un campanello di allarme: nelle Fiandre è cresciuto molto un partito xenofobo, Vlaams Blok

 

R. - Non è un fatto nuovo. Dalla nascita – avvenuta tra la fine degli anni ’80 e gli inizi degli anni ’90 – il Vlaams Blok si è confermato in crescita ad ogni elezione. Certo, in Belgio è molto forte il problema della xenofobia, ed inoltre questo partito – fortemente radicato nelle Fiandre – cavalca anche il malcontento di molti fiamminghi nei confronti dei loro fratelli valloni. L’avanzata dell’estrema destra, però, non è soltanto un problema del nord del Paese, ma anche del sud. Nella zona francofona c’è il Fronte Nazionale, che sfrutta l’omonimia con la formazione francese di Le Pen: pur non essendo un partito organizzato, riesce comunque a raggiungere livelli tali da poter essere rappresentato al Senato e nei Parlamenti regionali.

 

D. – Come è stato, in queste elezioni, il bilancio per i partiti di ispirazione dichiaratamente cristiana?

 

R. – È un bilancio a due colori. Da un lato, le formazioni di ispirazione cristiana – i Cristiano-democratici ed i Cristiano-sociali fiamminghi, più il Centro democratico umanistico francofono – rimangono la terza famiglia del Paese; dall’altro, pagano lo scotto, soprattutto per quanto riguarda la formazione francofona, di avere tolto dalla sigla la parola “cristiano” e di aver dato forse eccessivo spazio ad alcuni esponenti politici che si rifanno un po’ troppo all’ideologia più di destra.

 

D. – Cambiano gli equilibri interni alla maggioranza, ma rimane Verhofstadt alla guida del governo. Quali saranno le priorità di questo suo nuovo mandato?

 

R. – Le priorità non cambiano rispetto al passato, anche perché in economia ed in politica internazionale è ormai l’Unione europea a dettarle. C’è da dire – come ho già anticipato – che il Belgio ha delle ottime performance in materia economica, e senz’altro continuerà su quella strada. Senz’altro, per i belgi resta un problema l’integrazione, per la presenza molto forte di extracomunitari. Un altro nodo annoso è la questione della lingua: la dicotomia tra fiamminghi e francofoni è molto forte, e viene a volte sfruttata anche in campagna elettorale. Sono queste le priorità per il futuro del governo, che però non dovrebbe cambiare troppe persone e quindi non dovrebbe neppure modificare di molto il proprio indirizzo.

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RILANCIARE IL VALORE DELLA LETTURA IN ITALIA. E’ QUESTA LA SFIDA EMERSA

 NELLA 16.MA EDIZIONE DELLA FIERA INTERNAZIONALE DEL LIBRO

CHE SI CONCLUDE OGGI A TORINO

- Con noi, Gianni Riotta -

 

Si conclude oggi la 16.ma edizione della Fiera Internazionale del Libro di Torino, in corso al Lingotto da giovedì 15 maggio. L’evento, che con la presenza record di 1.190 piccoli editori, circa 100 in più rispetto allo scorso anno, presenta molte novità. Tra le più importanti: i saloni tematici, con l’area riservata all’editoria dell’Europa dell’Est e del Canada, il Paese ospite di questa edizione; il seminario sui problemi della globalizzazione che vede, tra le tante, anche la presenza del premio Nobel Mikhail Gorbaciov e del leader degli U2 Bono Vox; l’iniziativa benefica “Un libro per San Giuliano”, per ricostruire la biblioteca della scuola Francesco Jovine di San Giuliano di Puglia e degli altri centri del Molise, colpiti dal sisma del 27 ottobre 2002. Ma ascoltiamo, al microfono di Dorotea Gambardella, il giornalista e scrittore Gianni Riotta, da anni assiduo frequentatore della Fiera.

 

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R. – La cosa più commovente della Fiera è vedere il ragazzo che nello stand della piccola Casa editrice - di cui non sapeva nemmeno l’esistenza - si accorge che essa ha a che fare con un suo interesse, come lo sport, il collezionismo, i media e compra un libro.

 

D. – Perché le piccole case editrici sono importanti?

 

R. – Perché le piccole case editrici sono attente alla cultura. La grande casa editrice deve fare fatturato vendendo almeno 40-50 mila copie del libro. Non fa il libro interessante, per cui ci vogliono 3-4 anni per tradurlo, non ristampa i classici del pensiero. La cultura passa attraverso le piccole case editrici. La grande Casa editrice, opera come MacDonald nel mercato di massa, mentre le piccole case editrici sono le antiche trattorie dove ancora il gusto del cibo viene coltivato e curato a mano.

 

D. – Secondo l’Istat soltanto il 38 per cento degli italiani legge. Che cosa si dovrebbe fare per stimolare soprattutto i giovani alla lettura?

 

R. – Di solito in Italia viene sempre criminalizzato il lettore. E se fosse colpa nostra? I giornali italiani sono troppo legati alle lobby politiche, alle lobby economiche e quindi la gente ne diffida. Gli scrittori italiani spesso sono – siamo – molto noiosi. Allora, se la responsabilità è in parte del pubblico ed in parte del mercato, non si capisce come mai gli edicolanti abbiano dovuto mantenere in esclusiva la vendita dei giornali per tanti anni. Non si capisce perché i libri sono stati venduti per anni solo nelle librerie, quando invece i libri e i giornali vengono venduti ovunque. La domenica la metà delle edicole sono chiuse e bisogna lottare per trovare un giornale e quindi molta gente alla fine finisce per non comprarlo. E’ necessario quindi scrivere giornali e libri migliori e più onesti.

 

D. – Perché è importante leggere un libro?

 

R. – Perché è importante mangiare? Perché è importante respirare? Perché è importante chiacchierare con le persone? Leggere un libro è per la mente come fare ginnastica per il corpo: è indispensabile. Chi legge un libro non è mai solo. Leggere un libro permette, per esempio, di capire meglio il proprio prossimo. Non mi augurerei mai per un bambino una vita in cui non ci sia mai una corsa in un prato o una vita in cui non mette le mani su un libro.

 

D. – Il tema di questa edizione è il colore, al quale sono dedicati diversi incontri e convegni, tra questi uno dal titolo “Colori dei simboli e della liturgia cristiana” con mons. Gianfranco Ravasi. Ma che rapporto c’è tra libri e religione?

 

R. – Tutte le grandi religioni, dal cristianesimo all’islam, al mondo ebraico, al mondo orientale, basano la loro fede su un libro. Le fedi religiose – quanto poi di meglio, in fondo, la cultura mondiale abbia prodotto nella sua storia - nascono attorno ad un libro.

 

D. – Qual è invece l’importanza della stampa cattolica?

 

R. – La stampa cattolica in Italia ha una tradizione antichissima. Oggi è molto vivace la stampa cattolica. Avvenire è un quotidiano di una grande vivacità e di un grande impegno. A me piace sempre di più quando si scosta dagli altri giornali, quando evita le polemiche, quando evita di essere “alla moda”. Quando Avvenire fa i suoi pezzi sulla povertà nel mondo, quello è il grande Avvenire che io invidio. Famiglia Cristiana è un altro giornale di grandissima vivacità e di grandissima bellezza. Sono giornali integrati nell’Italia di oggi, cioè spesso le pecche dell’Italia di oggi si vedono riflesse anche nella stampa cattolica. Poi c’è una stampa cattolica che io trovo importantissima, che è la stampa cattolica di Nigrizia, delle Missioni Consolata, dei piccoli bollettini parrocchiali. Mio padre per esempio ne dirige uno a Palermo, Comunità in cammino, della parrocchia di Sant’Eugenio Papa. Ecco, queste piccole realtà, che magari sfuggono al radar dei grandi media hanno un enorme importanza, perché impattano sulla comunità locale e svolgono un enorme ruolo di dibattito importante da non perdere a nessun costo.

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CHIESA E SOCIETA’

19 maggio 2003

 

 

LIBERO DA IERI SERA IN UGANDA UN ALTRO DEI 41 SEMINARISTI

RAPITI L'11 MAGGIO SCORSO, A LACOR NEL NORD DEL PAESE,

PER MANO DEI RIBELLI DEL SEDICENTE ESERCITO  DI LIBERAZIONE DEL SIGNORE. 

ALTRI TRE GIOVANI ERANO SCAPPATI NEI GIORNI SCORSI,

MENTRE ALTRI QUATTRO SONO STATI UCCISI DURANTE UNA MARCIA FORZATA


KAMPALA. = In Uganda, libero da ieri sera, un altro dei 41 seminaristi rapiti nella notte tra il 10 e l’11 maggio scorso a Lacor, nel nord del Paese, per mano dei ribelli del sedicente Esercito di Liberazione del Signore (LRA). Lo ha confermato all'Agenzia Fides mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu. "Il ragazzo si trova ora presso un'unità militare, e non sappiamo ancora se è stato liberato dai suoi rapitori oppure è riuscito a scappare da solo", ha dichiarato il presule. È il quarto ragazzo libero dopo i tre fuggiti nei giorni scorsi, mentre altri 4 sono stati uccisi dai ribelli, venerdì 16 maggio. "I ragazzi erano spossati per la marcia forzata cui sono stati costretti dai loro rapitori" - ha raccontato mons. Odama - "non ce la facevano più a camminare, e per questo i ribelli hanno preferito ucciderli invece che lasciarli liberi. È un'atrocità che serve a terrorizzare gli altri compagni e ad evitare ribellioni tra gli ostaggi". Un'altra piccola vittima, un bambino di otto anni, che aveva cercato rifugio in Seminario era stato invece ucciso dai guerriglieri durante l’attacco al Seminario. La guerriglia da anni rapisce minori nel nord dell'Uganda per poi addestrarli come combattenti. "Il dramma del rapimento dei ragazzi dura da tanto, troppo tempo" ha denunciato all'Agenzia Fides padre Tarcisio Pazzaglia, missionario comboniano, che opera da anni nel nord Uganda al confine con il Sudan. "Nell'ultimo anno solo nella parrocchia di Omianlyima, vicino a Kitgum, sono stati rapiti 284 ragazzi; di questi ben 81 sono stati uccisi, e i restanti sono ancora in mano alla guerriglia, che li sta addestrando per farne dei combattenti. A Kitgum sono stati rapiti 400 ragazzi, dei quali 30 sono poi stati uccisi. Dietro cifre come queste - ha affermato padre Tarcisio - c'è la disperazione delle famiglie che hanno perduto i loro figli. È uno spettacolo che strazia il cuore vedere le madri venire da noi a chiedere di far passare la notte nella nostra missione all'unico figlio rimasto, per timore che venga rapito anche lui". Ai primi di marzo l'LRA aveva dichiarato una tregua che però non è mai entrata in vigore. Formato soprattutto da membri dell'etnia Acholi, l'LRA combatte dal 1989 contro l'attuale presidente Yoweri Museveni, che ha preso il potere nel 1986 rovesciando una Giunta militare formata in gran parte da ufficiali Acholi. Gli ex militari di questa etnia rifugiatisi in Sudan hanno dato vita a diversi movimenti di guerriglia tra cui l'LRA. Oltre alla componente etnica, l'LRA è caratterizzato da una ideologia basata sul sincretismo religioso, mischiando elementi del Cristianesimo e dell'Islamismo con quelli delle religioni tradizionali africane. (R.G.)

 

 

CONFRONTO TRA I VESCOVI EUROPEI SUI TEMI AMBIENTALI.

SI E’ CONCLUSO IERI IN POLONIA IL CONGRESSO

DEL CONSIGLIO DELLE CONFERENZE EPISCOPALI EUROPEE

SU SVILUPPO SOSTENIBILE E FORMAZIONE AL RISPETTO DELLA NATURA

 

WROCLAW. = La natura che circonda l’uomo, opera di Dio, manifesta la potenza creatrice della sua Parola. Il cristiano consapevole di questo è chiamato a rispettare il Creato, atto d’amore di Dio nei confronti dell’uomo. Perciò il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCeE) organizza periodicamente una consultazione, giunta ormai alla sua quinta edizione. L’incontro di quest’anno, che si è concluso ieri dopo tre giorni di lavori, è stato ospitato dalla città polacca di Wroclaw ed ha affrontato il tema “Formazione e sviluppo sostenibile”. Circa 60 delegati provenienti da 22 Paesi d’Europa hanno avuto l’opportunità di riflettere sui fondamenti biblici del rapporto tra uomo e natura e sulle esperienze di formazione già esistenti nelle Conferenze episcopali. La Chiesa infatti può dare un utile orientamento nell’affrontare i temi della salvaguardia ambientale e offrire il suo contributo anche riguardo lo sviluppo sostenibile delle politiche agricole moderne. E’ interessante notare che molti dei progetti delle Chiese locali partono dal concreto: piantare alberi, ripulire dai rifiuti un’area verde, denunciare situazione di degrado ambientale. Quest’approccio è rivolto soprattutto ai bambini, di solito amanti degli animali e della natura in generale, che già dall’infanzia possono essere educati ad un corretto ed equilibrato rapporto con l’ambiente. I partecipanti all’incontro hanno così messo in comune le diverse iniziative delle Chiese europee. In Germania, per esempio, ogni diocesi ha un delegato per l’ambiente e si svolgono corsi biennali per la formazione di consulenti in tematiche ambientali. In Austria la Chiesa promuove campagne su tasse ecologiche e agricoltura biologica mentre in Belgio c’è una struttura polivalente che accoglie ospiti e promuove gite scolastiche e progetti multimediali. Nell’istruzione i temi ambientali fanno parte dell’insegnamento della religione nelle scuole irlandesi, mentre in Portogallo l’Università cattolica ha istituito un corso di laurea in ingegneria ambientale. (M.A.)

 

 

EUROPARLAMENTO A 25, ARRIVANO A STRABURGO CON UN ANNO DI ANTICIPO

162 DEPUTATI DEI NUOVI 10 PAESI MEMBRI DEL SUD EST EUROPEO: SEGUIRANNO

I LAVORI COME OSSERVATORI FINO ALL’AMMISSIONE UFFICIALE,

IL PRIMO MAGGIO 2004 

 

STRASBURGO. = Si parla anche lituano, ungherese, polacco o sloveno all'Europarlamento di Strasburgo. Con un anno di anticipo sull’allargamento dell'Unione a 10 Paesi del Sud Est europeo - fissato al primo maggio 2004 - 162 deputati dei nuovi Stati membri dell'Ue sono stati ammessi con lo status di osservatori ai lavori dell'Europarlamento: possono assistere alle plenarie, intervenire nelle commissioni parlamentari e dei gruppi politici, ma senza diritto di voto. Accogliendoli nell'emiciclo di Strasburgo il presidente dell'Europarlamento, Pat Cox ha sottolineato che questo anno di  'praticantato' sarà un’occasione di ''pre-integrazione politica'': ''potrete sperimentare – ha detto - e apprendere lavorando''. La presenza di osservatori non è nuova per l'Europarlamento: un sistema analogo era stato deciso dall'Assemblea comunitaria dopo la riunificazione tedesca, fino all'elezione diretta dei rappresentanti europei dell'ex Germania orientale. Cosi gli attuali 'osservatori' di Cipro, Malta, Polonia, Repubblica ceca, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia e Slovacchia rimarranno in carica fino alle europee del giugno 2004, quando anche i 10 nuovi membri per la prima volta parteciperanno all'elezione diretta dell'Europarlamento. Fra i nuovi osservatori i più numerosi 54 sono i polacchi; 24 gli ungheresi ed i cechi; 14 gli slovacchi, 13 i lituani, 9 i lettoni, 7 gli sloveni, 6 i ciprioti e gli estoni, 5 i maltesi, non ancora però nominati dal Parlamento de La Valetta, rinnovato il mese scorso. (R.G.)

 

 

LA SIERRA LEONE STA FACENDO GRANDI PROGRESSI: LO HA RILEVATO

L’ALTO COMMISSARIATO PER I RIFUGIATI, RUUD LUBBERS,

AL TERMINE DELLA SUA VISITA IN DIVERSI PAESI DELL’AFRICA OCCIDENTALE

 

FREETOWN. = “Un’isola di stabilità nel mezzo di una regione caotica”. Così l’Alto commissario per i rifugiati (Acnur), Ruud Lubbers, ha definito la Sierra Leone al termine della sua visita in diversi Stati dell’Africa occidentale. Dopo tre giorni trascorsi nel Paese devastato da un decennio di guerra civile, l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati ha sottolineato i grandi progressi recentemente compiuti dal Paese africano. Ma per superare il dramma del sanguinoso conflitto che, tra il 1991 e il 2001, ha devastato la Sierra Leone, provocando 50 mila morti e centinaia di migliaia di profughi, occorre ancora tempo e impegno. Ruud Lubbers ha esortato il capo di Stato di Freetown, Ahmad Tejan Kabbah, a proseguire gli sforzi per il rientro dei profughi. L’Alto commissario Onu non ha nascosto le proprie preoccupazioni per l’elevato numero di rifugiati arrivati dalla confinante Liberia, Paese ancora martoriato da un conflitto interno che non trova soluzione. Secondo l’Acnur ci sono 70 mila attualmente liberiani in Sierra Leone, un numero che secondo le Nazioni Unite non deve crescere ulteriormente. (A.L.)

 

 

DA OGGI POMERIGGIO, NELL’AULA NUOVA DEL SINODO IN VATICANO,

 L’ASSEMBLEA GENERALE DEI VESCOVI ITALIANI: I LAVORI SARANNO APERTI

 DALLA PROLUSIONE DEL CARDINALE CAMILLO RUINI, PRESIDENTE DELLA CEI

 

ROMA. = Con la prolusione del cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, si aprirà oggi pomeriggio in Vaticano, nell’Aula nuova del Sinodo, l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. Nel corso dei lavori i vescovi rifletteranno su "L'iniziazione cristiana: nodi problematici e prospettive di orientamento", a partire dalla relazione di mons. Adriano Caprioli, presidente della Commissione episcopale per la liturgia"; a seguire la comunicazione di mons. Francesco Lambiasi, presidente della Commissione episcopale per la Dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, sarà dedicata alla "Promozione della presenza dei disabili nella comunità ecclesiale: considerazioni e prospettive nell'Anno europeo dei disabili". L’agenda dell'Assemblea include vari argomenti di attualità: la preparazione alla 44ª Settimana sociale dei cattolici italiani; il servizio pastorale di sacerdoti stranieri nelle diocesi italiane; la riforma della scuola; la scelta del tema del Convegno ecclesiale nazionale, previsto a Verona nel 2006. Il 25º anniversario del documento “Mutuae relationes” offrirà inoltre l’occasione per un esame del dialogo tra Istituti di vita consacrata e Chiese particolari. L’Assemblea celebrerà infine il quarantennale della Pacem in terris con una solenne Liturgia eucaristica, presieduta mercoledì 21 maggio nella Basilica Vaticana dal cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i vescovi. (R.G.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

19 maggio 2003

 

 

- A cura di Andrea Sarubbi e Stefano Cavallo -

 

 

Ci sono gli estremisti di Hamas dietro la nuova ondata di sanguinosi attentati in Medio Oriente. Stamani la rivendicazione fatta dal movimento islamico per le azioni kamikaze avvenute a Gerusalemme, Ramallah, Hebron e Striscia di Gaza. Oltre ad avviare una sorta di boicottaggio politico nei confronti di Arafat – gli inviati stranieri che lo visiteranno non saranno ricevuti dalle autorità israeliane – il governo di Sharon ha ordinato nuove sanzioni contro i palestinesi. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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Il blocco dei territori palestinesi è il principale dei provvedimenti adottati dal governo israeliano, riunito d’urgenza in risposta alle ultime imprese terroristiche a Hebron ed a Gerusalemme, che hanno causato complessivamente la morte di tre attentatori suicidi e di nove civili ed il ferimento di un’altra ventina. Nelle prime ore di oggi, un altro kamikaze palestinese è morto nella Striscia di Gaza, causando il ferimento di tre soldati. Il governo ha comunque stabilito di non interrompere i contatti tra i due premier, Sharon e Mahmud Abbas, avviati sabato sera, e non ha accolto la richiesta di alcuni ministri di espellere Arafat da Ramallah, pur addossandogli ancora una volta la responsabilità delle azioni terroristiche. Il presidente dell’Anp ha, a sua volta, respinto le accuse: in un’intervista ha dichiarato di essere impegnato ad attuare la road map per il piano di pace ed a sostenere con tutte le forze il governo di Mahmud Abbas, negando di volerlo destabilizzare.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Reazioni agli attentati in Medio Oriente sono giunte anche dall’Onu e da Washington. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, ha auspicato che le nuove violenze non mettano in crisi la ricerca di una vera pace. E condanne sono giunte pure dalla Casa Bianca, come ci riferisce Paolo Mastrolilli:

 

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La Casa Bianca ed il segretario di Stato, Powell, hanno condannato gli attentati avvenuti in Israele, sollecitando la leadership palestinese a prendere subito misure decisive per sradicare l’infrastruttura del terrorismo e della violenza. Washington ha detto anche che resta impegnato a far procedere la nuova mappa per il processo di pace e sta valutando a quando rimandare l’incontro tra il presidente Bush e il premier israeliano Sharon, previsto per domani ma cancellato dopo gli ultimi attacchi. Il terrorismo è tornato a colpire in Israele proprio dopo gli attacchi in Arabia Saudita e Marocco, che secondo Washington sono stati orchestrati dalla nuova leadership di Al Qaeda, legata al figlio di Osama Bin Laden. Gli americani hanno anche il problema di riportare l’ordine in Iraq. E ieri l’amministratore provvisorio, Paul Bremer, ha smentito di aver deciso di ritardare la costruzione del futuro governo locale.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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Il dopo Iraq e la difficile situazione in Medio Oriente, alla luce dei recenti attentati, sono anche al centro del Consiglio dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea – il primo a 25, dopo l’allargamento – in programma oggi a Bruxelles. La riunione sarà anche l’occasione per fare il punto sulla politica di sicurezza e difesa comune e per definire la posizione dell’Unione in vista del vertice Ue-Russia, che si terrà a fine mese a San Pietroburgo.

 

Sulla scia degli ultimi attacchi terroristici, proseguono le violenze in Cecenia. La notte scorsa, nella regione meridionale di Vedeno, i ribelli hanno ucciso il capo della polizia locale; nello scontro ha perso la vita anche un separatista. Motivi di preoccupazione giungono anche dalle ultime dichiarazioni del generale Shamil Basayev, leader della guerriglia: “Gli attentati continueranno – ha detto – nella repubblica caucasica ed in tutta la Federazione russa”.

 

È di nuovo guerra aperta tra Indonesia e la guerriglia separatista di Aceh, nell’isola di Sumatra. Jakarta ha proclamato la legge marziale nella provincia ribelle dopo il fallimento dei negoziati di pace in programma lo scorso fine settimana a Tokyo. Da diverse ore le truppe governative hanno anche lanciato un duro attacco contro le basi degli indipendentisti:

 

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I mediatori svizzeri del centro “Henry Dunant” ce l’hanno messa tutta per salvare la fragile pace raggiunta lo scorso 9 dicembre, con un accordo in base al quale il governo di Jakarta concedeva l’autonomia ma non l’indipendenza ai separatisti della provincia di Aceh. Dopo 17 ore di colloqui, però, anche gli elvetici hanno gettato la spugna, e la situazione – come prevedibile – è precipitata. Ieri, la presidente indonesiana, Megawati Sukarnoputri, ha imposto la legge marziale nella provincia, a partire dalla mezzanotte locale. Stamattina è stato deciso l’intervento militare ed è iniziato l’invio di truppe paracadutate. Secondo il governo indonesiano, i colloqui sono falliti perché i ribelli del movimento per la liberazione di Aceh di fatto non hanno accettato di riconoscere la sovranità e l’unità territoriale indonesiana. Ma la situazione si era già deteriorata sabato, quando Jakarta aveva fatto arrestare cinque rappresentanti dei separatisti, poi liberati su pressione degli Stati Uniti.

 

Per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

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Le Filippine si confermano un altro fronte caldo dell’area asiatica. L'esercito di Manila ha annunciato nella serata di ieri di aver ucciso 85 guerriglieri musulmani nel sud del Paese, nel corso di un’operazione contro le postazioni del Fronte Moro per la liberazione islamica a Mindanao, nelle province di Zamboanga, Lanao e Maguindanao. Ad ordinare l’operazione la presidente del Paese Gloria Arroyo, da due giorni in visita alla Casa Bianca.

 

La polmonite atipica continua a minacciare l’Asia. Nove i morti nelle ultime 24 ore: 5 in Cina e 4 ad Hong Kong, dove il rallentamento dell’epidemia ha permesso la riapertura delle scuole elementari, chiuse da più di un mese. Nessun nuovo caso a Taiwan: la situazione appare sotto controllo, ma le autorità si dichiarano ancora prudenti. L’emergenza Sars sarà anche il tema centrale dell’annuale assemblea dell’Organizzazione mondiale della sanità, che si è aperta questa mattina a Ginevra.

 

Anche gli ultimi 15 ostaggi europei nelle mani degli estremisti islamici algerini sarebbero stati liberati. La notizia, anticipata dalla stampa locale, è stata confermata dal governo di Algeri, secondo il quale l’operazione delle forze speciali nel sud del Paese avrebbe provocato un numero imprecisato di morti e feriti. Un’altra versione, fornita da Radio France Internationale, parla invece di un riscatto pagato al Gruppo Salafista per la predicazione ed il combattimento.

 

Nuove pressioni dell’Aja sulle autorità serbe, perché vengano consegnati ai giudici del Tribunale penale internazionale il ricercato Ratko Mladic, ex comandante militare dei serbi di Bosnia, ed alcuni documenti militari necessari al processo in corso contro Slobodan Milosevic. A Belgrado è giunta stamattina la svizzera Carla Del Ponte, procuratore generale del Tpi, che aveva ricevuto dal premier Djindjic - assassinato il 12 marzo scorso - la promessa della consegna di Mladic entro la primavera. Nel mirino dei giudici anche altri ex leader militari, incriminati per il massacro di Srebrenica.

 

L’esercito svizzero subirà una profonda ristrutturazione: con il 76 per cento dei consensi gli elvetici hanno approvato ieri la riforma per procedere ad una drastica riduzione degli effettivi delle forze armate, che  passeranno dagli attuali 350mila a 220mila, portando da 42 a 30 anni l’età massima per il periodo di ripetizione annuale. Chiamati alle urne per pronunciarsi su nove quesiti, gli oltre 4,5 milioni di elettori hanno avallato inoltre una riforma della protezione civile. Respinte invece le due iniziative per chiudere le 5 centrali atomiche presenti sul territorio e per iniziative ambientaliste, tra cui la proposta di 4 domeniche senza auto all’anno.

 

 

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