RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 138- Testo della Trasmissione di domenica 18 maggio 2003

 

Sommario

 

                                                    

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

Proclamati dal Papa quattro nuovi santi, testimoni dell’amore di Dio e del prossimo per i cristiani del terzo millennio. Santo Padre, ad multos annos! A Giovanni Paolo II che compie oggi 83 anni, l’affettuoso augurio del cardinale Joseph Ratzinger, a nome di tante persone in tutto il mondo, anche non cristiani

 

Il compleanno del Papa, una vita dedicata a Cristo e al servizio dell’uomo: le testimonianze del cardinale Roberto Tucci, della regista Liliana Cavani e del nostro collega Stefano Leszczynski.

Nota della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”  su una Messa secondo il rito di San Pio V nella Basilica di Santa Maria Maggiore sabato prossimo. 

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Il crimine dell’infanticidio, un terribile delitto purtroppo perpetrato specialmente in India: intervista con il missionario padre Carlo Torriani

 

 Elezioni politiche oggi in Belgio, le prime di un Paese dell’Unione Europea dopo la guerra in Iraq: ai nostri microfoni, Gian Andrea Garancini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Ancora sangue a Gerusalemme in attentati suicidi. Morte nove persone, bloccata la ripresa del dialogo.

 

Il cardinale cileno Francisco Errazuriz nuovo presidente del Consiglio episcopale latinoamericano.

 

Sì della Slovacchia nel referendum sull’adesione all’Unione Europea.

 

Presentato ieri a Cannes il film di Pupi Avati “Il cuore altrove” unico film italiano in concorso

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 maggio 2003

 

 

QUATTRO NUOVI SANTI, TESTIMONI DELL’AMORE DI DIO E DEL PROSSIMO PER GLI UOMINI E LE DONNE DI OGGI, PROCLAMATI DAL PAPA IN PIAZZA SAN PIETRO. A GIOVANNI PAOLO II, GLI AUGURI PER L’83MO COMPLEANNO DAL CARDINALE JOSEPH RATZINGER A NOME DI TANTI CATTOLICI ED ANCHE NON CRISTIANI

 (A cura di Paolo Salvo)

 

Nel giorno del suo 83.mo compleanno, Giovanni Paolo II ha proclamato questa mattina quattro nuovi santi, due provenienti dalla Polonia e due dall’Italia, durante la solenne cerimonia in Piazza San Pietro, illuminata da un tiepido sole e gremita di fedeli. Con il Papa, sul sagrato della Basilica Vaticana, numerosi vescovi e cardinali hanno concelebrato la Messa per la canonizzazione di questi quattro beati: il vescovo Jòzef Sebastian Pelczar, fondatore della Congregazione delle del Sacro Cuore di Gesù, Urszula  Ledòchowska, fondatrice delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, entrambi vissuti fra l’Ottocento e il Novecento, Maria  De Mattias, fondatrice  della Congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, vissuta nell’Ottocento, e Virginia Centurione Bracelli, laica, fondatrice delle Suore di Nostra Signora del Rifugio in Monte Calvario e delle Suore Figlie di Nostra Signora al Monte Calvario nella Genova del Seicento.

 

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Canto.

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Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto”. Le parole di Gesù agli Apostoli, al termine dell’Ultima Cena, costituiscono la “fondamentale verità evangelica” di cui i nuovi santi sono “testimoni”, riproposta dal Papa nell’omelia come un “toccante invito anche per noi, suoi discepoli del terzo millennio”.

 

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Solo chi Gli rimane intimamente unito – innestato a Lui come il tralcio alla vite – riceve la linfa vitale della sua grazia. Solo chi vive in comunione con Dio produce frutti abbondanti di giustizia e di santità.

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“Nessuno stato o nessuna età sono ostacolo ad una vita perfetta. Dio infatti non considera le cose esterne, ma l’anima, ed esige soltanto quanto possiamo dare”. L’83enne Giovanni Paolo II ha menzionato queste parole con cui il vescovo Pelczar esprimeva “la propria fede nella chiamata universale alla santità”. Del nuovo santo, “esperto teologo”, il Papa ha pure ricordato la caratteristica di “affidare a Cristo per mezzo di Maria se stesso, la propria vita, il proprio ministero”. Elevandolo alla gloria degli altari, il Papa ha auspicato che lo splendore della sua santità sia “per tutti i credenti in Polonia e nel mondo un incoraggiamento a questo amore verso Cristo e verso la sua Madre”.

 

“La Buona Novella dell’amore di Dio”, ha poi detto Giovanni Paolo II di Urszula  Ledòchowska, “la portava prima di tutto ai bambini e ai giovani, ma anche a tutti coloro che si trovavano nel bisogno, ai poveri, agli abbandonati, ai soli”. E “con il messaggio dell’amore di Dio attraversò  la Russia, i Paesi scandinavi, la Francia e l’Italia”. “Tutti – ha aggiunto – possiamo imparare da lei come edificare con Cristo un mondo più umano, un mondo in cui verranno realizzati sempre più pienamente valori come la giustizia, la libertà, la solidarietà, la pace”.

 

Sull’amore sconfinato di Dio per l’intera umanità mediante il sangue di Cristo, Giovanni Paolo II ha richiamato la testimonianza di Maria De Mattias, conquistata interiormente dal mistero della Croce.

 

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L’amore per Gesù crocifisso si tradusse in lei in passione per le anime e in un’umile dedizione ai fratelli, al “caro prossimo”, come amava ripetere.

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Testimonianza di una santità semplice e feconda anche quella di Virginia Centurione Bracelli, che volle amare non soltanto “a parole” o “con la lingua”, ma “coi fatti e nella verità”.

 

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Mettendo da parte le sue nobili origini, si dedicò all’assistenza degli ultimi con straordinario zelo apostolico. L’efficacia del suo apostolato scaturiva da una adesione incondizionata alla volontà divina, che si alimentava di incessante contemplazione e di ascolto obbediente  della parola del Signore.

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Il Papa ha quindi riproposto l’invito di Gesù, “rimanete in me”, accolto dai nuovi santi “con totale fiducia e disponibilità”, come “un invito pressante e amorevole  rivolto a tutti i credenti”.

 

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Canto

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Prima del Regina Coeli, Giovanni Paolo II ha ringraziato tutti i partecipanti, compresi i suo connazionali polacchi con il presidente Aleksander Kwasniewski, e quanti hanno voluto augurargli buon compleanno.

 

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Desidero esprimere viva gratitudine a ciascuno di voi anche per i sentimenti  di affetto che avete voluto manifestarmi in questo giorno del mio genetliaco. A tutti e a ciascuno chiedo di continuare a pregare perché Iddio mi aiuti a compiere fedelmente la missione che Egli mi ha affidato.  

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         Il Papa ha ringraziato in modo speciale il cardinale Joseph Ratzinger, che all’inizio della Santa Messa, facendosi interprete dei comuni sentimenti, gli ha presentato gli auguri da parte di tutti. Il porporato, in qualità di decano del Collegio cardinalizio, aveva rivolto gli auguri a Giovanni Paolo II rendendosi “portavoce non solo di tutti i presenti, ma di innumerevoli persone sparse in tutto il mondo, ben oltre i confini della Chiesa cattolica, persino oltre i confini del mondo cristiano”.

 

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Credere e amare: questo è il programma del suo pontificato. Instancabilmente Lei ci mostra il volto di Cristo, il volto del Dio misericordioso. Instancabilmente Lei ci porta, partendo da Cristo, a superare le forze dell’odio, i pregiudizi che separano, ad abbattere i muri che intendono separarci. Nel ripartire da Cristo, Lei ci aiuta a trovare la via  che porta alla salvezza. Per questo La vorremmo ringraziare di cuore. Possa il Signore ripagarLa come ripaga per i suoi servi fedeli. Beatissime Pater, ad multos annos!

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IL COMPLEANNO DI GIOVANNI PAOLO II, GIOVANE DI 83 ANNI:

CON NOI IL CARDINALE ROBERTO TUCCI,

 LILIANA CAVANI E STEFANO LESZCZYNSKI

 

 

“Vi posso assicurare che vale la pena di dedicarsi alla causa di Cristo e per amore di lui consacrarsi al servizio dell’uomo”. In questa confidenza fatta  all’ultimo incontro con i giovani, in Spagna, è racchiusa tutta la vita di Giovanni Paolo II, gli  intensissimi  83 anni che il Papa compie oggi, 18 maggio.  “Conservo il gusto della vita e ne ringrazio il Signore, così aveva scritto nella lettera agli anziani. Una vita spesa senza riserva che lo fa sentire giovane, nonostante i limiti fisici. Per lui non sono una limitazione, ma primo strumento di straordinaria fecondità nella sua missione. Il servizio di Carla Cotignoli.

 

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“UN JOVEN DE 83 AÑOS ...”

 

Queste parole: “Sono un giovane di 83 anni”, avevano suscitato l’entusiasmo della marea di giovani in Spagna che sentono il Papa veramente così: giovane. Ma ascoltiamo, al microfono di Rosario Tronnolone, il cardinale  Roberto Tucci, che ha  seguito il Papa nei suoi viaggi sin dall’inizio del suo pontificato:

 

R. – Mi hanno colpito alcune espressioni molto personali. Per esempio, il fatto che a Madrid, quando si è rivolto ai giovani, ha parlato – riferendosi alla sua vita personale: ‘Vi do la mia testimonianza: sono stato ordinato sacerdote quando avevo 26 anni. Da allora, ne sono trascorsi 56. Allora, quanti anni ha il Papa? Quasi 83: un giovane di 83 anni. Guardando indietro, e ricordando quegli anni della mia vita, vi posso assicurare che vale la pena di dedicarsi alla causa di Cristo e per amore di Lui consacrarsi al servizio dell’uomo’. Questo che ho sempre ammirato, anche nei viaggi: i viaggi mi permettevano di stare vicino al Papa e praticamente vederlo pregare di primo mattino, a lungo, da solo; vederlo sgranare la corona del Rosario durante i trasferimenti e durante i viaggi, anche, in elicottero, più che interessarsi a guardare il panorama, sempre il volto raccolto in preghiera. In un certo senso, sapendo poi di dover affrontare un pubblico, avrei pensato piuttosto a quello che devo dire al pubblico: lui si immerge in preghiera. Come ha detto lo scomparso giornalista Domenico Del Rio, il Papa si mette in Dio.

 

D. – In Dio dunque la sorgente della sua perenne giovinezza … che dà all’anzia-nità tutt’altro significato …

 

R. – Certamente, se vissuta come la vive il Papa, è una grande cosa, perché in un certo senso l’aspetto di unione con il Signore, lo chiamerei quasi “l’aspetto mistico”, può prendere presa in un’anima preparata di più ancora, e soprattutto credo che ci sia una maggiore libertà di spirito perché ormai si sa di dover rendere conto – più che agli uomini – soltanto a Dio.

 

(musica)

 

Un piccolo flash su un fatto singolare: il ricordo della prima comunione del primo bambino di origine polacca, che ha ricevuto la prima Comunione dalle mani del Papa. Qui a Roma, nella chiesa di Santo Stanislao, il 13 maggio 1979. Quel bambino di allora è da alcuni anni redattore alla Radio Vaticanae si chiama  Stefano Leszcynski:

 

“Mi ricordo la paura di questa cerimonia che mi vedeva protagonista di fronte ad un personaggio così importante, soprattutto per i polacchi, in un giorno estremamente sentito dai polacchi, che era quello del martirio di Santo Stanislao. Il Papa era Papa da pochissimi mesi, stava già preparando il primo viaggio in Polonia, una Polonia che era ancora sotto il regime comunista, e quindi l’intensità con cui si era vissuto a casa questo evento era molto alta. Poi, mi ricordo invece che una volta arrivati in chiesa, sono stato completamente catturato dall’importanza di questa prima comunione e l’ho vissuta con intensità. Dopo, l’incontro personale con il Papa in sacrestia: un incontro molto intenso. Ricorderò sempre l’abbraccio del Papa che mi cingeva con il suo braccio intorno alle spalle … è questa l’immagine che ho del giorno della prima comunione”.

 

Concludiamo con  uno squarcio sulla storia del nostro tempo e sull’impronta impressa dal Papa. Liliana Cavani, regista, al microfono di Debora Donnini:

 

“Era il gennaio del 1990. Un pomeriggio il Papa ha visto il mio film su San Francesco d’Assisi insieme a me. Ha pianto ed io ho creduto molto nel suo carisma. Penso che gli dobbiamo moltissimo, perché è stata la guida morale forte e senza equivoci che ha molto contribuito a chiudere il secolo delle più terrificanti dittature. Io penso che il suo contributo spirituale sia stato di una forza unica. Pensiamo alla situazione dell’Europa nel secolo degli orrori. Non era chiaro nulla, non era chiaro come fosse potuto accadere, cosa era accaduto del cristiano, dove era finito. Le infinite polemiche, gli infiniti discorsi che c’erano, quando c’erano gli orrori c’erano i cristiani, ma erano diventati sordi, ciechi, cosa era successo? Ecco, tutto questo è stato in  qualche modo spazzato via e ridato il primato al problema di coscienza, al problema che tutto quello che accade ci deve riguardare e ci importa. E lui ne dà l’esempio, straordinaria è la sua testimonianza”.

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SABATO PROSSIMO SI CELEBRERÀ UNA MESSA IN LATINO SECONDO IL RITO DI SAN PIO V NELLA BASILICA DI SANTA MARIA MAGGIORE.

SU QUESTA INIZIATIVA È INTERVENUTA, CON UN COMUNICATO,

LA PONTIFICIA COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

La Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, istituita da Giovanni Paolo II, nel 1988, con il compito di tenere i rapporti con i cattolici tradizionalisti, in particolare con i seguaci del vescovo Marcel Lefèbvre, è intervenuta ieri, con un comunicato, sull’iniziativa di una Messa in latino in programma sabato prossimo nella Basilica di Santa Maria Maggiore. “Numerosi fedeli provenienti da diversi Paesi – si legge nel testo - che si avvalgono dell’indulto ‘Ecclesia Dei’ per la celebrazione della Santa Messa secondo il rito di San Pio V, vogliono onorare il Santo Padre nell’approssimarsi del suo XXV anniversario di elevazione al Sommo Pontificato, nel contesto dell’Anno del Santo Rosario”.

 

Questi fedeli – prosegue la nota - intendono anche ringraziare il Santo Padre per il documento in forma di Motu Proprio ‘Ecclesia Dei’ del 1988 nel quale il Papa affermava che “dovrà essere ovunque rispettato l’animo di tutti coloro che si sentono legati  alla tradizione liturgica latina, mediante un’ampia e generosa applicazione delle direttive, già da tempo emanate dalla Sede Apostolica, per l’uso del messale romano secondo l’edizione tipica del 1962”. Il programma del 24 maggio – conclude il comunicato – prevede che alla recita del Santo Rosario, alle ore 15.30, seguirà la Santa Messa celebrata, nel suddetto rito, dal cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia commissione “Ecclesia Dei” oltre che Prefetto della congregazione per il Clero.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 maggio 2003

 

 

 

 

IL CRIMINE DELL’INFANTICIDIO DENUNCIATO IN INDIA DA FONTI MISSIONARIE: INTERVISTA CON PADRE CARLO TORRIANI

- Servizio di Stefano Cavallo -

 

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“Nel corso del mio servizio come Successore di Pietro ho sentito il dovere di insistere con forza su alcuni di quei diritti che, affermati teoricamente, risultano spesso disattesi. La vita umana è sacra […] dal suo concepimento al suo naturale tramonto [...]. Una vera cultura della vita […] garantisce il diritto di venire al mondo a chi non è ancora nato, protegge i neonati, particolarmente le bambine, dal crimine dell'infanticidio.” Queste le parole del Papa ieri nel suo discorso per il conferimento della laurea honoris causa in Giurisprudenza.

 

L’India è un Paese particolarmente colpito dall’infanticidio: 43 femmine su 1818 neonate vengono soppresse alla nascita ogni anno, secondo notizie dell’agenzia Misna e da altre fonti sia missionarie che governative locali. Alla base di questo fenomeno sta in primis il costume della dote, usanza che pesa molto sull’economia della famiglia indiana. Un bracciante, che in media guadagna l’equivalente di mezzo euro al giorno, per il matrimonio della propria figlia dovrà pagare una dote di almeno 970 euro.

 

Le neonate - secondo le stesse fonti -  vengono a volte seppellite vive o uccise con altri metodi, come il soffocamento o l’uso di un ventilatore messo in funzione accanto a loro ad alta velocità: un sistema, quest’ultimo, che non lascia segni rilevabili al momento dell’autopsia. Al microfono con noi padre Carlo Torriani, missionario a Bombay, al quale abbiamo chiesto di illustrare la situazione attuale.

 

R. – L’esperienza dell’infanticidio in città non è molto evidente perché le persone hanno accesso agli ospedali e quindi è facile ottenere degli aborti. L’infanticidio è più presente nelle zone rurali. Però, l’accessibilità ad avere degli aborti porta agli aborti selettivi, perché in India è apprezzato molto il figlio maschio per due ragioni: prima di tutto, perché secondo la religione indù deve essere il figlio maschio primogenito a compiere i riti funebri, e secondo perché per sposare le figlie c’è il costume di dover dare loro una dote e questo, molte volte, diventa un grande peso per le famiglie, per cui è molto comune l’aborto del feto femminile. Questo è facilitato recentemente con l’individuazione del feto nel periodo prenatale.

 

D. –Come sta cercando di rispondere a questo fenomeno il governo?

 

R. – Innanzitutto, ha richiesto che coloro che producono o che vendono macchine per l’ecografia abbiano a denunciare dove le vendono e dove sono in uso. I risultati non sono ancora rilevati, anzi, soprattutto nella zona di Delhi si è visto che la percentuale tra maschi e femmine sta sempre diminuendo. C’è tutta un’educazione, anche a livello scolastico, e anche propaganda alla televisione, che fa vedere che le bambine sono utili, che le donne sono necessarie alla società, e tutto questo per educare le persone a rispettare la nascita delle bambine.

 

D. – Qual è l’intervento possibile da parte della Chiesa?

 

R. – Per quanto i cattolici in India siano il 2 per cento, hanno – da parte loro – contribuito all’opinione pubblica. C’è da ricordare che l’unico Stato in India in cui l’equivalenza tra maschi e femmine è quasi uguale, è appunto il Kerala, in cui c’è una presenza molto alta della minoranza cattolica e cristiana.

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IN BELGIO SI SONO APERTE, QUESTA MATTINA, LE URNE PER LE ELEZIONI POLITICHE.

SI TRATTA, SECONDO I SONDAGGI, DELLA CONSULTAZIONE

PIÙ INCERTA DELLA STORIA DEL PAESE

 

Si sono aperti stamani, in Belgio, i seggi per le  elezioni politiche, le prime in un Paese dell'Unione Europea dopo la guerra in Iraq. Le votazioni costituiscono un nuovo, importante test per verificare quali venti soffino nell’Europa che si appresta ad allargarsi e a varare la propria Costituzione. Secondo i sondaggi, si tratta della consultazione più incerta nella storia del  Paese. I 7 milioni e mezzo di cittadini chiamati alle urne potranno scegliere tra i liberali-democratici del premier Guy Verhofstadt, dato per favorito, e la destra dei cristiani-democratici dell'ex ministro della giustizia Stefan De Clerk. L'incognita è rappresentata dal partito xenofobo del ‘Blocco fiammingo’ che potrebbe superare la soglia storica del 15 per cento e diventare l’ago della bilancia nel futuro parlamento. Sullo stato di incertezza, che sembra dominare la consultazione elettorale belga, ascoltiamo al microfono di Andrea Sarubbi il corrispondente a Bruxelles dell’Agenzia Sir, Gian Andrea Garancini.

 

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R. – Gli ultimi sondaggi, anche parlando con dei responsabili politici belgi davano un leggero vantaggio alla cosiddetta famiglia liberale, che racchiude i liberali sia di lingua fiamminga sia i liberali francofoni della Vallonia. Questo non vuol dire che il Partito socialista, che si è ricompattato proprio in vista delle elezioni, non riesca a spuntarla all’ultimo momento, tenuto conto del fatto che se continua l’alleanza di governo, che vedeva appunto i socialisti con i liberali assieme ai verdi, non dovrebbe essere per il Belgio, in quanto tale, un problema chi vince o chi arriva secondo. Più che altro ci saranno equilibri da rigiocare all’interno della coalizione se a vincere dovesse essere la famiglia socialista.

 

D. - Quanto potrà pesare sulla riconferma di Verhòfstadt l’abbandono della coalizione da parte dei verdi?

 

R. – Innanzitutto diciamo che si tratta di un abbandono strategico nel senso che per anni i verdi hanno preso le difese del governo, avevano anche un vice presidente del Consiglio.Su molti punti, ultimamente, per temi legati alla campgana elettorale e ai programmi, hanno deciso di lasciare il governo, si sono dimessi due ministri.Il peso dei verdi in Belgio abbastanza considerevole. I sondaggi li danno comunque in forte calo, si parla di un6-7 per cento al massimo..Come dicevo prima i socialisti e i liberali assieme otterranno una maggioranza ampia per cui la fuoriuscita dei verdi non dovrebbe essere traumatica per il governo.

 

D. – Da più di trent’anni il Belgio elegge un premier di lingua fiamminga. Come mai?

 

R. – E’ una di quelle consuetudini non scritte. Il Belgio dal dopoguerra cominciò con un sud forte, una Vallonia forte e un nord debole,  per poi cambiare completamente faccia. Adesso la grande economia che tira il Paese si trova nel nord, nelle Fiandre, mentre la Vallonia è rimasta  un pochino agricola e quindi arranca. Il fatto che il primo ministri sia espressione del ceppo di lingua fiamminga vuol dire che le Fiandre sono economicamente la regione che ha più forza in Belgio e che quindi è deputata di diritto ad esprimere anche il primo ministro.

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CHIESA E SOCIETA’

18 maggio 2003

 

IL DRAMMA DEGLI ATTENTATI CONTINUA AD INSANGUINARE IL MEDIO ORIENTE. NOVE PERSONE SONO RIMASTE UCCISE, OGGI, IN UN DUPLICE ATTACCO KAMIKAZE A GERUSALEMME

- A cura di Graziano Motta -

 

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GERUSALEMME. = Più del numero delle vittime che hanno insanguinato ancora le strade di Gerusalemme, sono le conseguenze degli attentati di questa mattina che preoccupano quanti avevano riposto speranze nella riattivazione del dialogo di pace. Manca ancora la rivendicazione formale ma a Gaza il portavoce di Hamas, il medico Abdel Aziz Rantisi, ha solidarizzato con quanti si sono immolati martiri – ha detto – per la causa islamica. Preoccupa il fatto che questi attentati avvengono sulla scia di altri compiuti da fondamentalisti islamici altrove – anche se alla contemporaneità non si associa al momento un collegamento – il fatto che siano stati perpetrati quando la comunità internazionale è molto impegnata a riportare israeliani e palestinesi al tavolo della trattativa. Tutto è di nuovo saltato in aria: Sharon resta a Gerusalemme, riunisce i suoi ministri per l’emergenza, rinvia il suo viaggio a Washington, che doveva oggi intraprendere, annulla cioè l’incontro con il presidente Bush dal quale dipendeva pure il superamento di alcune grosse riserve di Israele per l’accettazione della road map, cioè del piano di pace e quindi la possibilità di andare avanti nelle tappe previste verso il traguardo dello Stato palestinese entro il 2005. Si rafforza da una parte la posizione di Israele che chiede una lotta ad oltranza al terrorismo prima di intraprendere dei negoziati, si acuisce d’altra parte la delusione di quanti in campo palestinese subiscono il condizionamento del fondamentalismo estremista e vedono allontanarsi i desiderati momenti di una vita più tranquilla.

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IL CONSIGLIO EPISCOPALE LATINOAMERICANO HA UN NUOVO PRESIDENTE. E’ IL CARDINALE ARCIVESCOVO DI SANTIAGO DEL CILE, FRANCISCO JAVIER ERRAZURIZ, ELETTO AL TERMINE DELLA 29. ASSEMBLEA ORDINARIA DELL’ORGANISMO. DALL’INCONTRO È EMERSA LA PREOCCUPAZIONE DELLA CHIESA PER LA GRAVE CRISI SOCIALE DEL CONTINENTE

 

TUPARENDA’. = Il cardinale arcivescovo di Santiago del Cile, Francisco Javier Errazuriz è il nuovo presidente del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam). L’elezione si è svolta nella giornata conclusiva della 29.ma Assemblea ordinaria del Celam, riunita da martedì a venerdì nella città paraguaiana di Tuparendà. Il porporato, che ha 69 anni ed è presidente del Consiglio episcopale cileno, succede al vescovo colombiano Enrique Jimenez Carvajal. Oltre a questa elezione, l’Assemblea (a cui erano presenti otto cardinali tra cui il presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina, Giovanni Battista Re, inviato speciale di Giovanni Paolo II e circa 60 vescovi) ha fornito l’opportunità per un confronto sui problemi del continente e il contributo della Chiesa alla loro soluzione. “L’analisi della realtà che le 22 conferenze episcopali partecipanti hanno messo in comune – ha detto durante la conferenza stampa finale il nuovo segretario generale, il vescovo dominicano Ramòn de la Rosa y Carpio – ci preoccupa e duole. I problemi sociali si sono acuiti in quasi tutti i Paesi della regione”. Cause considerevoli di questa situazione sono, secondo i presuli, il debito estero, la corruzione e l’alto indice di impunità. “I debiti – ha detto il cardinale Errazuriz – gravano su molti Stati e li obbligano a spendere importanti risorse nel loro pagamento e non nel progresso del Paese. Il tema del debito – ha aggiunto –è vincolato a quello degli organismi di controllo, in maniera che le risorse che arrivano in un Paese siano utilizzate per il bene del popolo e non avvengano casi di corruzione”. I vescovi hanno davanti un continente nel quale cresce la povertà, la disoccupazione è altissima, e la sanità e l’istruzione carenti. A questo si aggiunge la situazione dei diritti umani, le cui violazioni rimangono spesso impunite. Perciò i presuli si augurano che la democrazia trovi piena attuazione in tutto il continente. In questo contesto risulta fondamentale la collaborazione tra le Chiese locali, e particolarmente con i cattolici di Stati Uniti e Canada, di cui è stato un esempio il documento congiunto sulle migrazioni elaborato alcuni mesi fa dalle conferenze episcopali di Messico e Usa. Questi spunti sono stati recepiti dal “piano globale” del Celam per il quadriennio 2003-2007. Approvato dall’Assemblea sarà lo strumento per l’azione pastorale in un continente segnato da squilibri sociali, economici, politici e da una profonda crisi morale. (M.A.)

 

 

RESI NOTI IN SLOVACCHIA I RISULTATI DEL REFERENDUM SULL’ADESIONE ALL’UNIONE EUROPEA. VINCONO I SI CON PIÙ DEL 92 PER CENTO DELLE PREFERENZE. AL VOTO E’ ANDATO IL 52 PER CENTO DEGLI AVENTI DIRITTO

 

 

BRATISLAVA. = L’adesione della Slovacchia all’Unione europea è stata approvata dal 92,46 per cento dei  votanti nel referendum tenuto venerdì e ieri, mentre  l’affluenza è stata del 52,15 per cento. Lo ha riferito oggi la Commissione del Referendum citando i dati definitivi sulle  votazioni. Fino all'ultimo è stato incerto il superamento del 50 per cento dei votanti necessario a rendere valida la consultazione. I voti contro l’adesione sono stati il 6,20 per cento. La Commissione dell’Unione Europea ha espresso la propria soddisfazione per il risultato e si è felicitata con la Slovacchia. Dopo Ungheria, Slovenia, Malta e Lituania, salgono a cinque i Paesi che hanno votato in favore dell’adesione all’UE. Sono attesi per giugno le consultazioni nella Repubblica Ceca e in Polonia,  mentre per Estonia e Lettonia bisognerà aspettare settembre. (M.A.)

 

 

 

“IL CUORE ALTROVE” DEL REGISTA BOLOGNESE PUPI AVATI, L’UNICO FILM

ITALIANO PRESENTE AL  FESTIVAL DEL CINEMA DI CANNES,

HA RICEVUTO, IERI, OTTO MINUTI DI APPLAUSI

- A cura di Nicola Falcinella -

 

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CANNES. = “Il cuore altrove” ha fatto sorridere Cannes. Il film di Pupi Avati, l’unico italiano in concorso nella 56.ma edizione del Festival è piaciuto moto e ieri è stato a lungo applaudito a tutte le proiezioni. Il regista bolognese, in passato più volte presente sulla Croisette con le sue opere, è stato accolto come uno dei grandi maestri del cinema italiano. Applausi anche per gli attori: la rivelazione Neri Marcoré; Vanessa Incontrada, convincente al debutto sul grande schermo; Sandro Milo, la cui immagine è legata in Francia a Federico Fellini celebrato qui con una retrospettiva; Nino d’Angelo e Giancarlo Giannini che offrono nel film due belle caratterizzazioni che accentuano il tono di commedia di una storia piccola ma profonda. Il film, che a novembre uscirà anche in Francia, racconta di un giovane insegnante che si innamora di una ragazza cieca e si dedica totalmente ad un sentimento per lui nuovo. Pupi Avati ha detto di aver pensato di ritirarsi come regista, dopo l’insuccesso del kolossal storico “I cavalieri che fecero l’impresa” e che questo film ha svolto per lui una funzione terapeutica. “Mi ritrovo in parte- ha aggiunto Avati – in questo personaggio ingenuo che si sente migliore di quanto non appaia esteriormente”. Toccante e attuale pure l’altra pellicola in gara ieri il turco “UzaK” (Lontano). Lontano vuole andare un giovane che è ospitato a Istanbul da un parente fotografo e che è in attesa di emigrare in Europa. Un film di silenzi, di solitudine e attese che scava una volta di più nelle speranze di molti emigranti che cercano un futuro migliore. Oggi in concorso giornata franco-americana con “Swimming pool” di Franςois Ozon e “Elephant” di Gus Van Sant. Paesi di tutto il mondo protagonisti nelle altre sezioni ufficiali, con un grottesco film indiano, un visionario marocchino e un omaggio al cinema algerino.

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