RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 129 - Testo della
Trasmissione di venerdì 9 maggio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Oggi Usa e Gran Bretagna presentano all’Onu una
risoluzione finalizzata a revocare le sanzioni economiche all’Iraq.
Arrestati a Londra i familiari dell’uomo
responsabile dell’attentato dello scorso 30 aprile a Tel Aviv.
L’ottimismo degli Stati Uniti per il processo di
pacificazione tra India e Pakistan.
Condannati in Cina due uomini responsabili di aver
organizzato manifestazioni in favore dei disoccupati.
Violenza in Cecenia in occasione di una cerimonia
di commemorazione della vittoria sul nazismo.
9 maggio 2003
LA CHIESA AIUTI L’UOMO A
PERCEPIRE LA NOSTALGIA DI DIO.
COSI’ GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI AL CONGRESSO
INTERNAZIONALE
PER I 25 ANNI DEL PONTIFICATO, PROMOSSO
DALL’UNIVERSITA’ DEL LATERANO
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
**********
La Chiesa non abbandoni mai l’uomo: continui a servirlo,
continui a rendere servizio alla “verità dell’uomo”, attraverso il Vangelo, in
qualunque posto sulla terra. Giovanni Paolo II è tornato questa mattina a
parlare di uno dei capisaldi dottrinali e magisteriali del suo pontificato. E
lo ha fatto davanti ad una selezionata platea di 800 persone - tra cardinali
della Curia, giornalisti, docenti e studenti della Pontificia Università
Lateranense - che oggi ha lasciato la sede dell’Ateneo per spostarsi nell’Aula
Paolo VI, dove sono proseguiti, prima dell’udienza, gli interventi di
prestigiosi relatori incentrati sulla dimensione apostolica del pontificato.
Dalle stanze dell’Università di Lublino alla Cattedra di
Pietro, l’“attenzione alla persona”, ha
ribadito il Pontefice nel suo discorso, è stata sempre “uno dei punti
essenziali di riferimento” del suo ministero: posta al centro di ogni indagine
filosofica, come pure della sua prima Enciclica, la Redemptor hominis, della
quale il Papa ha ricordato uno dei passaggi centrali:
“La Chiesa non può abbandonare l'uomo, la cui
‘sorte’, cioè la scelta, la chiamata, la nascita e la morte, la salvezza o la
perdizione, sono in modo così stretto ed indissolubile unite al Cristo...
Quest'uomo è la prima strada che la Chiesa deve percorrere nel compimento della
sua missione: egli è la prima e fondamentale via della Chiesa, via tracciata da
Cristo stesso, via che immutabilmente passa attraverso il mistero
dell'Incarnazione e della Redenzione”.
Dagli anni precedenti all’elezione pontificia che, ha
ricordato Giovanni Paolo II, furono ricchi di studi e ricerche, “animati dal
desiderio di individuare e percorrere nuove piste per un'evangelizzazione
attenta alle sfide dell'epoca moderna”, sino all’impegno pastorale odierno, la
convinzione del Papa pellegrino e annunciatore di pace è rimasta saldamente
ancorata a quei convincimenti. “Il messaggio del Vangelo - ha osservato il
Pontefice - è per l'uomo di ogni razza e cultura, perché gli sia faro di luce e
di salvezza nelle diverse situazioni in cui si trova a vivere”:
“Questo perenne servizio alla "verità"
dell'uomo appassiona quanti hanno a cuore che egli conosca sempre di più se
stesso e percepisca, con crescente consapevolezza, l'anelito di incontrare
Cristo, piena realizzazione dell'uomo. Ecco un vasto campo di azione anche per
voi, che intendete contribuire con dinamismo missionario a individuare nuove strade per l'evangelizzazione
delle culture”.
Una indicazione ampliata a
conclusione dell’udienza quando, pensando all’Università Lateranense come
“palestra” di diverse generazioni di apostoli, il Papa ha auspicato che le ricerche teologiche, filosofiche e
scientifiche possano “aiutare l'uomo contemporaneo a meglio percepire la
nostalgia di Dio nascosta nell'intimo di ogni animo”.
**********
ALTRE
UDIENZE
Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto altri
quattro presuli indiani di rito siro-malabarese, in questi giorni in visita “ad
Limina Apostolorum”; Giovanni Paolo II ha anche concesso udienza al cardinale
Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e
Inviato speciale per la celebrazione di Santo Stanislao a Cracovia, con mons.
Angelo Amato, arcivescovo titolare di Sila, segretario della medesima
Congregazione.
MANCA LA PACE NEI CUORI: L’APPELLO
DEL VESCOVO AUSILIARE DI SARAJEVO
IN
ATTESA DELLA VISITA DEL PAPA
NELLA
REPUBBLICA DI BOSNIA-ERZEGOVINA, IL 22 GIUGNO
- A cura di
Roberta Gisotti -
Per la seconda volta, Giovanni Paolo II, tornerà in
Bosnia-Erzegovina, dopo la prima visita nella città di Sarajevo nell’aprile del
’97: ieri l’annuncio ufficiale, che il Papa si recherà il 22 giungo a Banja
Luka per la beatificazione del Servo di Dio, Ivan Merz. Una terra, quella della
Bosnia-Erzegovina, ferita da 4 anni di sanguinosa guerra civile, scoppiata -
dopo la dichiarazione d’indipendenza dalla Jugoslavia, nel ’92 - tra le diverse
nazionalità croata, bosniaco-musulmana e serba. Un conflitto davvero aspro, che
ha causato più di 300 mila morti, caratterizzato da campagne di cosiddetta
‘pulizia etnica’, che hanno costretto alla fuga 1 milione e 900 mila persone -
tra questi 450 mila cattolici - di cui solo in minima parte, circa 20 mila,
sarebbero rientrati, mentre 18 mila persone risulterebbero ancora ‘scomparse’.
Qui i cattolici erano già una minoranza e sono sempre più in calo, secondo i
dati ufficiali il 18 per cento, a fronte di una maggioranza musulmana di oltre
il 40 per cento, e di un 30 per cento circa di ortodossi.
Un Paese che porta i segni di una società lacerata, in
situazione a tutt’oggi di ‘stallo’ politico-economico ? Luca Collodi ne ha
parlato con il vescovo ausiliare di Sarajevo, mons. Pero Sudar.
**********
R. – La pace nei cuori purtroppo ancora non c’è. Non è
stata trovata quella soluzione che dia la fiducia agli imprenditori di
investire e di dare lavoro alla gente. Molta gente non ha lavoro e a causa di
questo tutte le tensioni, rimaste come conseguenze delle ingiustizie nella
guerra, diventano ancora più grandi. Speriamo tanto che proprio questo viaggio
serva ad invitare la gente a perseverare nella speranza di impegnarsi a
costruire questo Paese, ma che serva anche a coloro da cui dipendono le
circostanze sia politiche che economiche, che veramente si impegnino perché la
Bosnia diventi un modello di convivenza tra gli uomini di diverse culture e
soprattutto religioni. E’ possibile …
D. – Qual è la situazione per quanto riguarda il dialogo
interreligioso?
R. – Ci sono due o tre livelli di questa realtà. Prima di
tutto quello del dialogo tra i capi religiosi, che si trova su una buona
strada. Però ci sono dei gruppi, non si sa bene da quale ideologia vengano
nutriti, che da tempo, causano incidenti paurosi. Così che a questa gente
semplice, ricordando tutto ciò che purtroppo in questa guerra, ma non soltanto
in quest’ultima, è successo, fa capire che la Bosnia è ancora lontana da ciò
che poteva essere. In questo senso è un miscuglio di sentimenti …
D. – Qual è la situazione della Chiesa cattolica in
Bosnia-Erzegovina?
R. – La Chiesa cattolica purtroppo durante quest’ultima
guerra, ma per secoli, è andata diminuendo. Più della metà dei cattolici non
sono tornati in Bosnia. Sono rimasti soprattutto gli anziani, la gente incolta
che non ha avuto prospettive altrove. La gente semplice ha bisogno di sentire
che non è sola. Delle volte ci sembra che tutte le parti abbiano un appoggio
forte da qualcuno, ma la nostra gente, essendo una minoranza, delle volte pensa
che il nostro futuro sia altrove e non in Bosnia. Io penso che andar via
sarebbe veramente un peccato, non soltanto per noi, ma una mancanza per la
Chiesa universale e per l’Europa.
**********
DA LUNEDI’ A VENERDI’ DELLA
PROSSIMA SETTIMANA A LIONE, IN FRANCIA
IL IV SEMINARIO
EUROPEO DEI CAPPELLANI CATTOLICI
DELL’AVIAZIONE CIVILE E DEI MEMBRI DELLE CAPPELLANIE
-
Servizio di Giovanni Peduto -
**********
Questo Seminario, che segue quelli di Varsavia, Budapest e
Bruxelles, è organizzato congiuntamente dal Pontificio Consiglio della
pastorale per i migranti e gli itineranti, dal Segretariato europeo dei
Cappellani cattolici d’aeroporto e dalla Cappellania Cattolica dell’aeroporto
di Lyon-Satolas. La relazione di base sarà fatta dall’arcivescovo Agostino
Marchetto, segretario del Dicastero, che parlerà ai partecipanti delle sfide
che si presentano oggi nella pastorale dell’aviazione civile. La scelta del
tema per l’incontro “Unità nella diversità – Sfide per la pastorale
dell’aviazione civile”, è infatti particolarmente significativa. Ascoltiamo il
presule:
R. – Ogni aeroporto è abbastanza ‘diverso’, sia nella
struttura sia nell’assistenza spirituale offerta a quanti vi passano e vi
lavorano. Infatti, per esempio, in molti aeroporti europei esistono, accanto
alla cappella cattolica, centri di spiritualità, luoghi di preghiera e di altro
culto, e si vorrebbe unificare il tutto. Come essere, in questi ‘crocevia di
culture e religioni’, testimoni della comunione e dell’unità, per la quale
Cristo ha pregato il Padre? Quali sono i presupposti per una fruttuosa
collaborazione ecumenica e un autentico dialogo interreligioso negli aeroporti?
Di fronte all’allargamento dell’Unione Europea, quali sono le prospettive per
la Chiesa in Europa e quali saranno le conseguenze per l’apostolato negli
aeroporti? Sono alcuni degli interrogativi che vogliamo porre durante questo IV
Seminario europeo, per averne qualche risposta.
D. – Eccellenza, qual è la natura del lavoro di un
cappellano d’aeroporto?
R. – I cappellani d’aeroporto operano in un ambiente
difficile e molto complesso, dove si incontrano tutte le razze, culture e
religioni. Essi si preoccupano in particolare della cura pastorale del
personale di volo, compresi coloro che seguono corsi di formazione, del
personale di terra, dei meccanici e tecnici, impiegati e dirigenti, personale
aeroportuale e operatori di servizi, di ‘catering’ per i passeggeri. La loro
attenzione è rivolta anche ai passeggeri e a particolari categorie di persone
quali i rifugiati nei centri di detenzione degli aeroporti, per persone in
difficoltà, ecc. In questa complessa situazione, i cappellani devono essere un
riferimento di ‘unità nella diversità’ per ogni persona. Essi sentono la
necessità di avere un’associazione, “per essere maggiormente efficaci nel
predicare la Buona Novella a tutte le Nazioni in quei crocevia del mondo che
sono i nostri aeroporti”, come afferma lo Statuto dell’Associazione. Ricordiamo
che ogni anno i viaggi delle persone che usano l’aereo superano il miliardo e
mezzo.
I partecipanti all’incontro di Lione saranno 25, su un
totale di 39 cappellani d’aeroporti in Europa, per complessive 35 cappelle
aeroportuali, che si avvalgono di 27 collaboratori tra diaconi, suore e laici
impegnati.
**********
=======ooo=======
Un
perenne servizio alla "verità" dell'uomo è il titolo che apre la
prima pagina, in riferimento al discorso del Papa ai partecipanti al
Congresso internazionale, promosso dalla Pontificia Università Lateranense, sul
tema "Giovanni Paolo II: 25 anni di Pontificato. La Chiesa a servizio
dell'uomo".
Nelle vaticane, una pagina con
il testo del cardinale Joseph Ratzinger dal titolo " Il rapporto fra
Magistero della Chiesa ed esegesi": a 100 anni dalla costituzione della
Pontificia Commissione Biblica.
Nel cammino della Chiesa in
Asia, un articolo di Irene Iarocci sull'attualità della testimonianza del
vescovo Lorenzo Bianchi, "una vita spesa per la Cina".
Nelle pagine estere, Iraq: un
contingente multinazionale garantirà la sicurezza.
Medio Oriente: le violenze
ostacolano la missione di Colin Powell; uccisi cinque palestinesi.
Serbia: traslate in Kosovo
cinquanta salme riesumate da fosse comuni.
Nella pagina culturale, un
contributo di Angelo Mundula dal titolo "Autobiografia" di un libro:
in margine ad un recente saggio.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
=======ooo=======
9 maggio 2003
OGGI FESTA DELL’EUROPA SUL TEMA:
“L’ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA, UN PASSO
STORICO”
IL PRESIDENTE PRODI INVITA A GUARDARE ALLA STORIA
PASSATA
PER PROIETTARE IL VECCHIO CONTINENTE NEL FUTURO
- Servizio di Carla Cotignoli -
**********
Oggi Festa dell’Europa. Si
celebra quest’anno in un momento storico: l’Unione Europea da 15 Paesi, con la
firma dell’aprile scorso ad Atene, ha posto le premesse per l’allargamento ad
altri 10 Paesi, tutti dell’Est europeo, tranne Cipro. Ed è proprio su questo
nuovo passo storico che la festa odierna propone una riflessione. La Festa
dell’Europa è stata istituita 18 anni fa, nel 1985 dal Consiglio Europeo,
proprio per sensibilizzare i cittadini
alla partecipazione politica, al dibattito sul
futuro. Anche i cittadini infatti possono far arrivare la loro voce alla
Convenzione europea che sta elaborando la Costituzione per l’Europa del futuro.
Tra le iniziative odierne, molte
coinvolgono i giovani. Ed è proprio rivolto ai giovani delle scuole superiori
dell’Emilia Romagna, coinvolti in un Concorso su “Comunicare l’Europa”, che il
Presidente della Commissione Europea parla del cammino verso l’unità politica
del Continente. “La nuova Costituzione – scrive – deve fondare l’Unione
sull’equilibrio, sulla comprensione reciproca”. “Deve dar vita a un sistema
nuovo che sia capace di adattarsi ai nuovi fatti politici e alle nuove sfide”.
Un cammino – riconosce – “difficile”. Ed invita a guardare alla storia passata
dell’Europa che indica “la strada verso il futuro”.
Significativo è il fatto che la
Festa dell’Europa ricorra proprio oggi 9 maggio, giorno in cui Robert Schuman
pronunciava un celebre discorso che gettava le fondamenta per la nascita
dell’odierna Unione Europea. Ne parliamo con Paolo Giusta della Segretaria
generale della Commissione europea
R. – Il problema, nel 1950,– all’uscita dalla seconda
guerra mondiale – era quello di porre le basi per un’Europa finalmente
pacificata; il contenuto della Dichiarazione Schuman era quello di considerare
la Germania – cioè la Nazione che era stata sconfitta – come un partner. Era un
atto inaudito nelle relazioni internazionali: cominciare a costruire un’Europa
nuova, partendo dalla collaborazione tra Stati che erano stati nemici. Come?
Mettendo in comune la produzione del carbone e dell’acciaio che erano gli
elementi fondamentali dell’economia all’epoca. Quindi, era veramente una
visione di pace, per costruire un futuro nuovo per il continente. Ma non solo
per il continente, perché già nella Dichiarazione Schuman e poi nel Trattato
sulla Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio che ne è nato, si prevedeva
già il ruolo dell’Europa nel mondo, in particolare, il contributo che l’Europa
avrebbe potuto dare allo sviluppo del Continente africano.
D. – Quale lezione ora, dopo 53 anni, siamo chiamati a
‘recuperare’ dai Padri fondatori?
R. – Una cosa
che vorrei vedere più recuperata oggi è una grande fiducia. Bisogna rimettersi
un po’ in quell’epoca in cui Adenauer, De Gasperi, Schuman si trovavano nello
studio di uno dei tre e parlavano insieme in modo molto amicale, senza
barriere. Naturalmente, andando avanti, la costruzione è diventata anche molto
più complessa. C’è sempre una grande tensione tra gli interessi nazionali e gli
interessi europei. Si è visto molto bene negli ultimi eventi riguardanti l’Iraq
che c’è stata una frattura molto profonda nelle posizioni dei Paesi europei.
Bisognerebbe ritrovare una maggiore fiducia, il senso dell’impresa comune che
serve a tutti gli Stati che partecipano, e a tutti i cittadini, e non tanto di
un ‘club’ in cui ognuno deve trovare il proprio tornaconto.
D. – Quanto ha inciso su questo inizio dell’Europa il
fatto che queste grandi personalità avessero una radice cristiana molto
profonda nella loro vita?
R. – Ha inciso tantissimo, secondo me. Penso a Schuman:
era ministro degli affari esteri, è arrivato uno dei suoi collaboratori, Jean
Monet, con una proposta totalmente
rivoluzionaria, e lui ha avuto il coraggio storico di capire che i tempi erano
opportuni per far passare questa proposta e ha preso il coraggio di presentarla
al mondo, anche con un grandissimo rischio. Perché ha trovato questo grande
coraggio? Perché – a mio avviso – la visione cristiana che lo animava gli ha
permesso di cogliere anche l’azione di Dio nella storia che poteva esserci
dietro a questa proposta. La stessa cosa, Adenauer: ha combattuto come fante
nella prima guerra mondiale. Davanti alla cattedrale di Reims, in Francia,
nella sua trincea ha pregato Dio che un giorno tutto questo massacro potesse
finire. E quando Jean Monet è venuto a proporgli questa impresa comune, quando
stava per partire lo ha salutato dicendogli: ‘Oggi ho ringraziato Dio perché ha
esaudito questa mia preghiera. Oggi finalmente vedo di nuovo un futuro per
l’Europa’. Quindi, certamente questa loro vita cristiana li ha aiutati a
compiere questi passi che erano anche molto importanti. Era la prima volta che
degli Stati sovrani si mettevano insieme per mettere in comune parte della loro
sovranità. Bisogna pensare anche che era un atto di coraggio storico non
indifferente, e quindi ci voleva anche una visione all’altezza della sfida che
era posta.
**********
UNA PAGINA BUIA DELLA STORIA REPUBBLICANA:
L’ITALIA
RICORDA COMMOSSA LO STATISTA DEMOCRISTIANO, ALDO MORO,
UCCISO
25 ANNI FA DALLE BRIGATE ROSSE
- Con
noi, Giorgio Rumi -
Un
giorno tragico nella storia della Repubblica Italiana: il mondo della politica
e della cultura commemora oggi il 25.mo anniversario del ritrovamento del corpo
di Aldo Moro, il leader democristiano ucciso dalle Brigate Rosse, dopo un
angosciante sequestro durato 56 giorni. Tante le iniziative per ricordare lo
statista: stamani, il presidente della Repubblica, Ciampi, ha deposto una
corona in via Caetani, dove i brigatisti abbandonarono il corpo di Moro in una
Renault 4 rossa, diventata tristemente nota. Durante la commemorazione
ufficiale, a Montecitorio, il presidente della Camera, Casini, ha sottolineato
la “straordinaria capacità” che l’esponente della Dc mostrava nel dialogare con
l’avversario. “Una caratteristica - ha detto - che non lo ha mai abbandonato e
che ha esercitato fino alla fase finale della sua vita”. Ma cosa rimane oggi
nella coscienza del popolo italiano di quella terribile vicenda? Alessandro
Gisotti ha raccolto l’opinione del prof. Giorgio Rumi, docente di storia
contemporanea all'Università statale di Milano:
**********
R. – Purtroppo
la storia contemporanea, o troppo contemporanea, così vicina a noi non è
insegnata, non è spiegata bene. Quindi, soprattutto i giovani ne hanno un’idea
molto vaga. E’ difficile trasmettere consapevolezza di fatti così recenti.
Grazie al cielo, il Paese è anche cambiato. Queste cose non succedono più e
quindi si allontanano da noi. Tuttavia è bene averne consapevolezza, non solo
memoria erudita o libresca. Bisognerebbe che entrasse nella coscienza con una
specie di “mai più”.
D. – Le
ambiguità della politica, gli esiti processuali incerti hanno fatto sì che a 25
anni di distanza il caso Moro sia ancora percepito come una ferita non rimarginata.
Quanto ha influito questa vicenda sul modo di relazionarsi, in Italia, tra
Stato e società civile?
R. – Innanzitutto
si sono rafforzate le istituzioni che allora erano in una fase calante. Lo
stesso Stato era pressoché disarmato. C’è stata molta confusione. Forse non
tutti gli organi dello Stato hanno funzionato come avrebbero dovuto funzionare.
Quanto avvenuto è stato figlio di un abbandono, della crisi del ’68 e così via.
Quindi, il livello di democrazia partecipata è cresciuto. E’ cresciuto anche
l’apprezzamento per il senso del dovere della scorta di Moro, che
fortunatamente non è stata dimenticata. E’ cambiato il mondo. E fortunatamente
da un certo punto di vista quel mondo non esiste più. Peraltro, è bene che la
memoria sia efficace, proprio come antidoto, come un vaccino. E’ bene che sia
passato, ma sarebbe ancora meglio se fosse accompagnato non dalla rimozione,
non dall’oblio, ma da una memoria consapevole.
D. – Gli anni
del rapimento Moro sono anni di profonde divisioni nella società italiana, dal
mondo della politica a quello della cultura; tuttavia, nonostante un percorso
difficile e accidentato, l’Italia ha superato l’epoca buia del terrorismo. C’è
una lezione che la classe politica – anche oggi così divisa – può imparare da
quella pagina della storia italiana?
R. –
Certamente. Proprio i limiti stessi della politica che se diventa scontro ideologico,
se diventa una guerra civile strisciante porta poi a conseguenze incontrollate
e incontrollabili. C’è un senso della responsabilità e del limite, che sarebbe
la seconda lezione da apprendere: cioè, la politica non è tutto, esiste anche
l’umanità, esiste la democrazia intesa come partecipazione del Paese… insomma,
bisogna arrivare ad un’etica compiuta della responsabilità che non significa
sopore per le differenze e le divisioni, ma limite alle divisioni stesse.
Stabilire proprio dei limiti alle lacerazioni che la politica impone.
D. – Lei ha
scritto che Moro era forse l’esponente “più alto e significativo di una
generazione di laici cattolici impegnati in politica”. Cosa resta oggi del suo
messaggio, della sua testimonianza?
R. – Il
discorso è difficile, perché apparentemente il partito di ispirazione cristiana
addirittura egemone non c’è più; c’è la speranza che quei valori siano stati
seminati anche in altre formazioni; il dubbio è se – divisi – l’ispirazione di
questi cristiani attivi in politica riesca ancora ad incidere sulla vita del
Paese o meno.
**********
=======ooo=======
9 maggio 2003
LA
COMECE, LA COMMISSIONE DEGLI EPISCOPATI DELLA COMUNITÀ EUROPEA,
HA ANNUNCIATO A BRUXELLES L’ORGANIZZAZIONE DI UN
PELLEGRINAGGIO
CHE PARTIRA’, IL PROSSIMO ANNO, DAL MONASTERO
BENEDETTINO DI SANTO DOMINGO DEL SILOS
ALLA VOLTA DI SANTIAGO DE COMPOSTELA
- A cura di Laura Forzinetti -
**********
BRUXELLES. = Oggi, 9 maggio, è
la festa dell’Europa, l’anniversario di quel giorno storico in cui Robert
Schuman lanciò l’idea di creare la Comunità del carbone e dell’acciaio,
embrione che ha dato vita all’attuale Unione Europea. In occasione di questa
ricorrenza dal grande valore storico, la Comece, la Commissione degli
episcopati della Comunità europea, guardando alla futura Europa a 25 ha annunciato
a Bruxelles l’organizzazione di un pellegrinaggio che porterà il prossimo anno
a Santiago de Compostela, simbolo da secoli dell’unità europea. Nella primavera
del 2004, alla vigilia dello storico allargamento dell’Unione, dal 17 al 24 aprile
300 pellegrini marceranno dal Monastero benedettino di Santo Domingo del Silos
alla volta del famoso Santuario spagnolo. Sarà una testimonianza della nuova
unità europea, un ringraziamento al Signore per la comunione di intenti
raggiunti, un atto di speranza di fronte all’ignoto che ci prepara il futuro.
Al pellegrinaggio, organizzato in concomitanza con l’Anno santo della
cattedrale di Santiago de Compostela, potrebbero partecipare anche le massime
cariche dell’Unione europea: il presidente della Commissione, Romano Prodi,
quello del Parlamento, Pat Cox, ed il premier irlandese Bertie Ahern,
presidente di turno al Consiglio. Queste personalità hanno comunque già
espresso il loro sostegno per il pellegrinaggio che ci si augura possa
raccogliere in un unico abbraccio mistico i fedeli anche di altre confessioni
cristiane. La Commissione degli episcopati è conscia del fatto che
l’unificazione politica dell’Europa chiami ad una comunione sempre più stretta
delle sue forze religiose e spirituali e vuole che si percorra questa via di
fratellanza. Al termine del pellegrinaggio, Santiago darà spazio in un
Congresso ad un dibattito sui rapporti tra costruzione europea e fede cristiana,
e sancirà l’ingresso dei nuovi fratelli dell’Europa centrale e meridionale
nell’Ue a 25, accogliendo i loro rappresentanti a pieno diritto nell’Assemblea
plenaria della Commissione degli episcopati.
**********
GRAVI
INONDAZIONI IN AFRICA E IN ARGENTINA.
IN KENYA, ETIOPIA E SOMALIA 80 PERSONE SONO MORTE ED
OLTRE 1 MILIONE SONO I FERITI.
NEL PAESE LATINO-AMERICANO SONO 24 LE VITTIME E 100
MILA I SENZA TETTO.
- A cura di Stefano Cavallo -
**********
NAIROBI; SANTA FE. = Kenya, Etiopia e Somalia sono
le regioni maggiormente colpite dalle intense precipitazioni che da diverse settimane
si abbattono sull’Africa orientale. In Kenya è stato dichiarato lo stato di
calamità nazionale, e si è fatto intervenire l’Esercito, mentre in Etiopia il
governo si è dichiarato impotente ad affrontare l’emergenza. Nei tre Paesi 80
persone sono morte, e solo in Kenya sono un milione i senza tetto. Le acque in
piena hanno trascinato fin dentro alcuni villaggi i coccodrilli, che hanno
ucciso almeno 4 persone. Sono andati persi anche i raccolti, che dopo due anni
di siccità stavano accennando ad una ripresa. Secondo la stima del Programma alimentare
mondiale oltre 10 milioni di persone rischiamo la fame. Ma anche in Argentina
la situazione è difficile a causa dello straripamento ieri del Rio Salado, dopo
le piogge di aprile che in 48 ore hanno raddoppiato la media annuale: a farne
le spese gli abitanti di Santa Fe, dove almeno 24 persone sono morte e in 100
mila hanno perso la casa. Le buone condizioni meteorologiche attuali consentono
ora all’acqua di refluire, tuttavia si sta diffondendo tra la popolazione la
paura del saccheggio delle case e delle epidemie. Sono andati persi circa mezzo
milione di capi di bestiame ed il 60 per cento dei raccolti di soia e grano.
Ieri il Ministero degli affari esteri della Germania ha stanziato 60 mila euro
in aiuto del Paese sudamericano. (S.C.)
**********
“LA
GIUSTIZIA, LO SVILUPPO E LA SOLIDARIETA’ SONO I NUOVI NOMI DELLA PACE”.
LO HA AFFERMATO IL PRESIDENTE DEL PONTIFICIO
CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA
E DELLA PACE, L’ARCIVESCOVO RENATO MARTINO, NEL
DISCORSO RIVOLTO IERI ALL’ARCIDIOCESI COLOMBIANA DI MEDELLIN
MEDELLIN. = “L’educazione alla pace non è un
elemento estrinseco o accidentale, ma intimamente connesso alla missione
evangelizzatrice della Chiesa, come maestra di popoli ed esperta in umanità”.
Lo ha sottolineato, ieri, il presidente del Pontificio consiglio della giustizia
e della pace, l’arcivescovo Renato Martino, nel suo discorso rivolto al clero
dell’arcidiocesi di Medellin. Per il presule questo incontro costituisce un’ulteriore
tappa del suo viaggio pastorale in Colombia, dopo l’inaugurazione a Bogotà,
lunedì scorso, del II Congresso di riconciliazione nazionale promosso
dall’episcopato del Paese. Affrontando il tema “La pastorale sociale e la
riconciliazione in tempi di conflitto”, l’arcivescovo ha affermato che “i nuovi
nomi della pace sono la giustizia, lo sviluppo e la solidarietà”. Il ‘no’ alla
guerra deve essere accompagnato dall’impegno per la giustizia sociale e per la
difesa della dignità e per la libertà umana. Secondo mons. Martino l’educazione
alla pace presuppone il riconoscimento dell’unità della famiglia umana e del
bene comune planetario. “Compito dell’educazione alla pace – ha aggiunto il
presule – è anche quello di ridare un’anima etica alla politica e all’economia
evitando gli effetti perversi di un agire economico separato dalla morale e
guidato esclusivamente dal profitto e dal lucro”. L’apertura alla giustizia e
alla solidarietà possono conferire un nuovo volto all’economia, trasformandola
in grande fattore di pace. “E’ necessario – ha concluso mons. Martino – che
ciascuno si mobiliti per dare il proprio contributo alla pace, poiché la guerra
può essere decisa da pochi, ma la pace presuppone l’impegno solidale di tutti”.
(A.L.)
NELLA
SUGGESTIVA CORNICE DEL SANTUARIO DI POMPEI SI È INNALZATA IERI
LA SUPPLICA ALLA MADONNA DEL ROSARIO. LA SOLENNE
CERIMONIA
E’ STATA PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO LEONARDO SANDRI
POMPEI. = Una vibrante preghiera
si è innalzata ieri dal Santuario di Pompei in occasione della Supplica alla
Madonna del Rosario. Diverse migliaia di fedeli hanno partecipato alla solenne
liturgia e alla Santa Messa presiedute dal sostituto della Segreteria di Stato,
l’arcivescovo Leonardo Sandri. “La preghiera del Rosario – ha detto mons.
Sandri durante l’omelia – è semplice e straordinariamente ricca, facile e
profondamente evangelica, tradizionale e pienamente moderna, densa e
accessibile a tutti”. Il programma delle attività previste a Pompei in questo
mese dedicato alla Madonna è ricco di iniziative. Dal 23 al 25 maggio si terrà
il Convegno degli ex alunni del Seminario e sabato 24 maggio migliaia di
ragazzi delle scuole della Campania parteciperanno all’’VIII Marcia della pace
dei bambini e dei ragazzi. Il Convegno nazionale “Giuseppe Toniolo e Bartolo
Longo: storia e futuro della carità pompeiana” sarà, inoltre, l’occasione per
ricordare, il 28 maggio, l’incontro tra questi due protagonisti del recente
passato. Il prossimo 31 maggio avrà inizio il pellegrinaggio dei Seminari
maggiori e nei primi giorni di giugno si terrà il VI Convegno nazionale degli
sposi cristiani sul tema “La famiglia e il Rosario”. Ma l’attesa di tutti i
fedeli della Vergine del Rosario è già proiettata al prossimo 7 ottobre, quando
Giovanni Paolo II tornerà a Pompei per venerare nuovamente quell’icona che ha
voluto accanto a sé lo scorso 16 ottobre, in occasione dell’inizio del suo
25.mo anno di pontificato, per la firma della Rosarium Virginis Mariae e per la proclamazione dell’Anno del
Rosario. (A.L.)
PER
L’ISOLA DI MINDANAO, NELLE FILIPPINE, CATTOLICI E MUSULMANI
HANNO INVOCATO CON UN APPELLO CONGIUNTO LA
RIPRESA DEI NEGOZIATI
DI PACE TRA I RIBELLI ED IL GOVERNO DI MANILA
MINDANAO. = La Bishops-Ulama Conference, organizzazione
che riunisce presuli cattolici, esponenti del Consiglio nazionale delle Chiese
delle Filippine e leader religiosi musulmani dell’isola di Mindanao ha rivolto
ieri un appello al governo di Manila e ai ribelli affinché le parti tornino al
più presto al tavolo dei negoziati. “Siamo profondamente addolorati dai
sanguinosi scontri - si legge nel comunicato diffuso dalla commissione
tripartita della Conferenza Vescovi-Ulama - che hanno causato, a Mindanao, la
morte di molti civili innocenti”. I componenti della Commissione hanno
sottolineato che il Cristianesimo e la religione islamica “insegnano ad
impegnarsi per la pace in modo attivo”. Gli scontri a fuoco sono tornati ad
esplodere sull’isola di Mindanao lo scorso febbraio, quando i governativi hanno
avviato una massiccia offensiva contro i ribelli del Fronte di liberazione islamico
Moro (Milf). Presuli cattolici e leader islamici si sono inoltre proposti come
osservatori nel caso in cui dovesse essere deciso un nuovo cessate il fuoco.
Ieri, intanto, l’Esercito ha diffuso un bilancio dei recenti scontri, accusando
il Milf di aver ucciso 192 persone, tra cui 142 civili, in 400 diversi episodi
di violenza avvenuti a partire dallo scorso 11 febbraio.
=======ooo=======
9 maggio 2003
- A cura
di Paolo Ondarza -
L’Iraq
sarà governato per almeno un anno da Stati Uniti e Gran Bretagna, che
decideranno l’impiego delle risorse petrolifere per la ricostruzione, mentre
gli ispettori Onu non torneranno nel Paese. Sono i passaggi chiave della risoluzione
che i rappresentanti di Washington e Londra presenteranno oggi al Consiglio di
Sicurezza dell’Onu, allo scopo di revocare le sanzioni economiche all'Iraq. Intanto nella regione di Bassora, a sud dell’Iraq, sono state
scoperte sette fosse comuni, la più grande contiene circa 40 corpi di civili,
vittime probabilmente della repressione di Saddam Hussein del 1991. Ma torniamo
alla risoluzione angloamericana, ce ne parla da New York Paolo Mastrolilli.
**********
Il testo prevede che la scadenza di un anno venga
automaticamente rinnovata se tra 12 mesi il Palazzo di Vetro non si opporrà. E
siccome Stati Uniti e Gran Bretagna hanno il potere di veto, in sostanza, dà
loro la capacità di bloccare qualunque tentativo di farli ritirare dall’Iraq
sotto la spinta dell’Onu. Dopo i contrasti avvenuti prima della guerra, pochi
hanno voglia di impegnarsi in una nuova battaglia diplomatica alle Nazioni
Unite, ma almeno sulla carta Russia e Francia dovrebbero avere problemi ad
approvare questa risoluzione. Mosca infatti vorrebbe il ritorno degli
ispettori, mentre Parigi chiede di sospendere le sanzioni, eliminare nel tempo
il programma “Petrolio per cibo”, far lavorare insieme i controllori delle armi
americani e del Palazzo di Vetro e cancellare l’embargo in maniera definitiva,
solo quando un nuovo governo legittimo sarà in carica. Sul terreno intanto, a
Baghdad, due soldati americani sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco da
assalitori non identificati.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
**********
Alla vigilia dell’arrivo del segretario di Stato
americano, Powell, il Medio Oriente continua a vivere ore di tensione. Un
palestinese è stato ucciso nei pressi di Tulkarem – località sotto coprifuoco
da tre giorni – mentre una bambina israeliana è rimasta ferita dal lancio di
missili sparati dalla striscia di Gaza sulla cittadina di Sderot. Oggi intanto
a Londra sono stati messi in carcere per “attività terroristiche” la moglie, la
sorella e il fratello del britannico Omar Khan Sharif, l’uomo che dopo aver
innescato la bomba dell’attentato del 30 aprile scorso a Tel Aviv, si era dato
alla fuga.
Gli Stati Uniti sono ottimisti sul processo di
distensione tra India e Pakistan. Il vice segretario di Stato americano
Armitage, che sta compiendo una missione in Asia, ha incontrato ieri il presidente
pachistano Musharraf, prima di volare - oggi - in Afghanistan e successivamente
in India. Sentiamo Maria Grazia Coggiola.
**********
Il vice di Colin Powell ha ricevuto da Islamabad nuove
assicurazioni sull’impegno a smantellare i campi di addestramento della Jihad e
ad impedire l’infiltrazione di gruppi estremisti nel Kashmir indiano. E’ questa
infatti la precondizione dettata dall’India per proseguire sulla strada della
pace. Armitage ha mostrato cauto ottimismo su questa nuova iniziativa di pace,
frutto di pressioni da parte di Washington, ma anche frutto dell’iniziativa
personale del premier moderato indiano, Atal Behari Vajpayee, che una settimana
fa, a sorpresa, ha deciso di ristabilire le complete relazioni diplomatiche con
il Pakistan. In un discorso al Parlamento, ieri, Vajpayee ha però respinto la
proposta di Musharraf di un eventuale disarmo nucleare della regione.
Da New Delhi, per Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
**********
Condannati
in Cina due operai che lo scorso anno guidarono alcune manifestazioni contro la
disoccupazione a cui parteciparono migliaia di operai. Yao Fuxin, di 52 anni, e' stato condannato a sette anni di
reclusione e Xiao Yunliang, di 57, a quattro anni. I due sono stati
riconosciuti colpevoli di
''sovversione''.
E purtroppo anche oggi dobbiamo
segnalare l’espandersi senza sosta della polmonite atipica in Asia. 6 decessi
in Cina dove i nuovi casi sono 118. Hanno presentato i sintomi della Sars anche
18 persone a Taiwan e 6 a Hong Kong. Nella Repubblica mongola il virus sembra
essere sotto controllo. Resta quindi la Cina il paese più segnato: il Giappone
ha fatto sapere che invierà a Pechino quattro esperti, attrezzature e
medicinali. Chiaretta Zucconi.
**********
Pechino trema, e non soltanto per l’epidemia di Sars, ma
anche per le notizie di rivolte che giungono dalle aree rurali, le più
densamente popolate in un Paese grande come l’Europa. Perché al rischio delle
conseguenze economiche della Sars si aggiunge adesso anche quello di perdere il
controllo sulle campagne, da dove continuano ad arrivare le notizie di proteste
contro la decisione di istituire centri di quarantena nei villaggi. Un
malcontento dilagante, che viene da lontano, perché gli agricoltori delle dimenticate
aree centrali del Paese, il cui reddito è la metà di quello di un lavoratore
urbano, non hanno mai perdonato al governo centrale di non aver potuto
beneficiare delle riforme economiche rivolte soprattutto verso le province del
sud, e da anni chiedono occupazione e migliori condizioni di vita. Nel
frattempo, un team di esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità è
arrivato oggi a Baoding, città della provincia settentrionale di Hebei, per
ispezionare gli ospedali destinati ai malati di Sars, ma anche per investigare
sulla efficacia delle misure adottate dalla provincia contro l’epidemia.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
**********
Torna la violenza in Cecenia. Una persona è morta e due
sono rimaste ferite da un’esplosione avvenuta oggi nei pressi dello stadio di
Grozny, dove era in programma una parata per commemorare la vittoria sul
nazismo. Lo scorso anno, nella medesima occasione, un attentato in Daghestan
provocò 45 vittime.
Numerosi passeggeri di un volo Kinshasa – Lumbashi su cui erano a bordo
200 persone, sono stati dati per dispersi dopo che ieri si è rotto il portello
del velivolo.
Ci
spostiamo in Africa. La Repubblica democratica del Congo chiede aiuto all’Onu
per fermare il conflitto in Ituri, nel nordest del Paese. Un approfondimento
nel servizio di Giada Aquilino.
**********
“Un’inchiesta internazionale sulle violenze in corso” ed
una “modifica del ruolo della Monuc”, la missione di pace schierata nell’ex
Zaire dall’inizio del 2000. Di fronte ad una guerra apparentemente tribale, ma
in realtà difficile da comprendere, il governo di Kinshasa ha chiesto al
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un ruolo più attivo nella difesa
della pace: a cominciare dal ruolo dei caschi blu, finora impegnati soltanto
come osservatori. Gli scontri in queste ore sono violentissimi: soprattutto
alle porte di Bunia, dove le milizie Lendu, protagoniste dei saccheggi dei
giorni scorsi, si stanno scontrando con alcuni ribelli. Proprio dal capoluogo
dell’Ituri ieri sera sono stati lanciati due razzi, contro un aereo che
trasportava il ministro dei Diritti umani, Ntumba Luala: nessuna vittima, ma
l’attentato conferma la drammaticità della situazione. La pace sembra dunque
molto lontana, e l’incontro di ieri a Londra tra Kagame e Museveni, presidenti di
Ruanda ed Uganda, non è andato al di là di una dichiarazione di intenti. I due
Paesi sono accusati di alimentare la tensione e gli scontri nel nordest del
Congo per favorire lo sfruttamento delle immense risorse naturali del Paese a
vantaggio di multinazionali e governi ‘amici’.
**********
Incontro ieri a Londra tra il presidente ruandese Paul
Kagame e il suo omologo ugandese Yoweri Museveni. Il tentativo è quello di
facilitare la ‘normalizzazione’ delle relazioni tra i due Paesi africani. In un
comunicato i due capi di Stato hanno dichiarato il reciproco impegno a
risolvere le controversie che ancora contrappongono Kigali e Kampala.
Crescono le polemica in Italia in seguito alle decisione
dei vertici RAI di inviare ispettori nella redazione del TG3 per chiarire la
vicenda dei servizi trasmessi lunedì scorso, in occasione delle dichiarazioni
rese da Silvio Berlusconi al processo Sme. Sotto accusa l’ampio spazio dato
alla dura invettiva di un cittadino contro il primo ministro, all’uscita dal
Tribunale di Milano.
=======ooo=======