RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 127 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 7 maggio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Continuano le
aggressioni contro operatori umanitari in Afghanistan.
Il futuro dell’Iraq allo studio della diplomazia
europea. Oggi a New York primo incontro dopo la guerra tra Kofi Annan e Colin
Powell.
Ripresi i collegamenti aerei e stradali tra India
e Pakistan.
La chiesa colombiana rilancia il dialogo tra
governo di Bogotà e Farc.
Emergenza alluvioni in Africa: 28 morti e migliaia
i senzatetto.
Esplosione a Nablus: muore un attivista
palestinese di Hamas.
Si è concluso il ritiro delle truppe ugandesi dai
territori della Repubblica sudafricana.
7 maggio 2003
L’EUROPA
ASSEDIATA DA SPINTE SECOLARISTE CONSERVA INTATTA
UN’ANIMA CRISTIANA: AI GIOVANI SOPRATTUTTO IL COMPITO DI
CONTRAPPORRE
I
VALORI DUREVOLI DELLO SPIRITO ALLE LUSINGHE DELL’EFFIMERO.
COSI’ IL PAPA NELL’UDIENZA GENERALE AL
RIENTRO DALLA TERRA IBERICA
Al ritorno dal viaggio in
Spagna, “nobile ed amata Nazione”, protagonista nell’evangelizzazione
dell’Europa e del mondo la catechesi del Papa oggi nell’udienza generale è
stata dedicata ai due momenti forti di questa visita: il grande incontro con i
giovani, “che sono il futuro e la speranza della Chiesa e della società” di questo Paese – ha detto Giovanni
Paolo II - e la canonizzazione di cinque beati di quella “terra benedetta da
Dio”, perché anche ai nostri giorni “continui a produrre frutti abbondanti di
perfezione evangelica”. Il servizio di Roberta Gisotti:
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Nell’Anno del Rosario, che
stiamo celebrando, ho invitato i giovani spagnoli “ad essere sempre più uomini
e donne di robusta interiorità” – ha ricordato il Santo Padre – perché questo è
“l’antidoto più efficace ai rischi del consumismo, a cui è esposto l’uomo di
oggi”:
“Alla suggestione dei valori effimeri del mondo visibile, che un certo tipo di comunicazione mediatica propone, è urgente contrapporre i valori durevoli dello spirito, che
possono essere raggiunti solo rientrando nella propria interiorità mediante la
contemplazione e la preghiera.”
Proprio nella preghiera – ha
osservato Giovanni Paolo II – i cinque nuovi Santi spagnoli, i sacerdoti Pedro
Poveda Castroverdee e José María Rubio y Peralta, e le religiose Genoveva
Torres Morales, Angela de la Cruz e María Maravillas de Jesús, hanno attinto
“la forza necessaria” per svolgere i compiti affidati loro da Dio nella vita
contemplativa, nel ministero pastorale, nel campo educativo, nell’apostolato
degli esercizi spirituali, nella carità verso i poveri. “Un esempio per i
cristiani del mondo intero” e in particolare per i cristiani di Spagna perché
sappiano “custodire e rinnovare continuamente l’identità cattolica che è vanto
della Nazione”. Proprio “in virtù dei valori perenni della sua tradizione” – ha
sottolineato Giovani Paolo II – questo nobile Paese “potrà recare un proprio
efficace contributo all’edificazione della nuova Europa”.
Una visita apostolica che ha
confermato nel Papa “una profonda convinzione”, come lui stesso ha confidato
alle migliaia di pellegrini radunati in Piazza San Pietro:
“Le antiche nazioni dell'Europa conservano un'anima cristiana, che
costituisce un tutt'uno col "genio" e la storia dei rispettivi
popoli. Il secolarismo ne minaccia purtroppo i valori fondamentali, ma la
Chiesa intende lavorare per mantenere continuamente desta questa tradizione
spirituale e culturale”.
Se la
Spagna, come ha ringraziato il Papa rivolto alle personalità religiose e
civili di questo Paese, lo ha “accolto
con tanta premura e affetto” così anche i fedeli di tutto il mondo presenti
numerosissimi in questa stagione primaverile a Roma ne hanno festeggiato
stamane il ritorno nella sede di Pietro. E Giovanni Paolo II come è solito fare
li ha salutati nelle loro lingue, in particolare i partecipanti della
maratona-pellegrinaggio Roma-Lourdes, che parte oggi, e poi i polacchi che commemorano in questi giorni i
750 anni della canonizzazione del loro Patrono, San Stanislao e infine gli
ucraini che si apprestano a celebrare la Conferenza nazionale sulla vita
consacrata nella Chiesa
greco-cattolica.
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NOMINA PER ACCADEMIA PONTIFICIA E PROVVISTA DI
CHIESA IN ECUADOR
- A cura di Paolo Salvo -
Il Papa ha nominato presidente della Pontificia
Accademia Romana di Archeologia la professoressa Letizia Pani Ermini, ordinario
di Archeologia Medievale nell’Università di Roma “La Sapienza”. La
professoressa Pani Ermini, che subentra nella carica di presidente al prelato
mons. Victor Saxer, è stata finora segretario di questa istituzione culturale
pontificia, fondata nel 1810 col titolo di Accademia Romana di Archeologia. Si richiama,
come precedenti, alla Accademia delle Romane Antichità, istituita nel 1740 da
Benedetto XIV, e alla Accademia Romana creata dal celebre umanista Pomponio
Leto nel Quattrocento.
L’Accademia ha il fine di
promuovere lo studio dell’archeologia e della storia dell’arte antica e
medievale. Cura in maniera particolare la illustrazione dei monumenti
archeologici ed artistici di spettanza della Santa Sede. Svolge la sua azione,
per il progresso del sapere e lo sviluppo della cultura, attraverso comunicazioni
scientifiche, conferenze, pubblicazioni, concorsi e ogni altra forma di indagine
e di studio. L’Accademia ha come protettore il cardinale segretario di Stato ed
è costituita da 140 soci, di cui 20 onorari, 40 effettivi e 80 corrispondenti.
Il presidente fa parte del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie.
In Ecuador, il Santo Padre ha
accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Guayaquil,
presentata dall’arcivescovo mons. Juan Ignacio Larrea Holguìn, per raggiunti
limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato arcivescovo metropolita di
Guayaquil il presule spagnolo mons. Antonio Arregui Yarza, della prelatura
dell’Opus Dei, finora vescovo di Ibarra.
UN’ EMOZIONE CHE SI
RINNOVA NEL TEMPO: IERI, IN VATICANO,
LA SUGGESTIVA CERIMONIA DI GIURAMENTO DELLE NUOVE
RECLUTE
DELLA GUARDIA SVIZZERA PONTIFICIA
- Servizio di Alessandro Gisotti
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(Rullo di tamburi)
Un evento che, nonostante il
passare degli anni, mantiene intatto il suo fascino nel celebrare valori immutabili
nel tempo quali il coraggio e la lealtà. Nella straordinaria cornice del
cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico, si è svolta ieri sera la
cerimonia di giuramento di 32 nuove reclute della Guardia Svizzera Pontificia.
Un rito celebrato nel giorno in cui lo storico corpo fondato nel 1506 da Giulio
II ricorda il sacrificio di 147 valorosi soldati, che il 6 maggio del 1527 - durante
il Sacco di Roma, perpetrato dai Lanzichenecchi - morirono eroicamente per
difendere Papa Clemente VII. Il giuramento delle nuove guardie, di fronte ad
autorità elvetiche e vaticane, è stato preceduto dall’esecuzione dell’inno
pontificio e di quello svizzero.
(Inno pontificio)
Una cerimonia suggestiva per
questo Corpo che ha nella “custodia della sacra
persona del Pontefice Romano e della sua residenza” il suo compito primario.
Impegno di grande responsabilità assolto, nelle parole di Giovanni Paolo II,
con “fedeltà e generosità” da un organico di 110 effettivi, di cui 79
alabardieri. Ieri, dunque, 32 giovani svizzeri hanno vissuto l’emozionante
momento che da secoli si rinnova con i gesti e le parole della tradizione:
(Giuramento)
Ammirate nei secoli da
pellegrini e turisti per la caratteristica foggia rinascimentale della loro
divisa, il cui disegno viene attribuito all’estro di Michelangelo, le Guardie
Svizzere sono parte integrante della vita di Città del Vaticano. Un simbolo che
suscita ammirazione, rispetto, curiosità e che sembra non conoscere gli effetti
del tempo.
(Marcia)
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SOTTO
LA PRESIDENZA DEL CARDINALE PAUL POUPARD SI RIUNISCONO
DA DOMANI A DOMENICA PROSSIMA, A BARCELLONA, I
RESPONSABILI
DEI CENTRI CULTURALI CATTOLICI DEI PAESI CHE SI
AFFACCIANO SUL MEDITERRANEO
- Servizio di Giovanni Peduto -
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Si tratta di istituzioni
collegate ad un ente ecclesiale -parrocchia, diocesi, conferenza episcopale,
ordine religioso, ecc. – o di iniziative private di cattolici, ma sempre in
comunione con la Chiesa. Nella loro ricca diversità questi centri hanno in
comune il fatto di proporre delle attività culturali con la costante preoccupazione
del rapporto tra la fede e le culture, sviluppato tramite il dialogo, la ricerca
scientifica, la formazione, la promozione di una cultura ispirata, fecondata,
vivificata e resa dinamica dalla fede.
I centri culturali cattolici
offrono alla Chiesa singolari possibilità di presenza ed azione nel campo dei
mutamenti culturali. In effetti, essi costituiscono dei forum pubblici
che permettono una larga diffusione, mediante il dialogo creativo, delle
convinzioni cristiane sull’uomo, sulla donna, sulla famiglia, sul lavoro,
sull’economia, sulla società, sulla politica, sulla vita internazionale,
sull’ambiente. Essi sono così luoghi d’ascolto, di rispetto e di tolleranza.
Diversi incontri fruttuosi fra i
centri di varie aree culturali hanno già avuto luogo a Chantilly, in Francia; a
Monaco di Baviera, in Germania; a Barcellona in Spagna; a Bologna, Milano e
Roma in Italia, a Fatqa in Libano, a Sumeleu-Ciuc in Romania; e a Puebla, in
Messico. Così lo scambio di esperienze arricchisce la mutua conoscenza e
suscita una nuova fecondità nell’attività rinnovata dei centri.
L’incontro che si apre domani a
Barcellona intende focalizzare il contributo alla convivenza tra le diverse
culture dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo e soprattutto tra cultura
cristiana e cultura islamica. Ascoltiamo in proposito il cardinale Paul
Poupard:
“Oggetto di questo incontro,
dunque, è il contributo di questi centri culturali delle due sponde del
Mediterraneo alla convivenza pacifica tra le culture. Inutile, penso, insistere
sulla attualità enorme di tale problematica in questo momento di scontri nel
Mediterraneo … la necessità di fare del Mediterraneo un vero luogo pacifico di
incontro di civiltà e di culture … e allora, la problematica che affronteremo è
se e come i nostri centri possono – poiché vi saranno ampi spazi di liberi
interventi e amichevoli scambi – facilitare questa convivenza pacifica con il
mutuo rispetto reciproco”.
I Paesi rappresentati a
Barcellona sono Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Slovenia, Croazia,
Montenegro, Bosnia-Erzegovina, Grecia, Turchia, Marocco, Algeria, Egitto, Siria
e Libano.
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Apre la prima pagina il titolo
“Uomini e donne di robusta interiorità per ravvivare l’anima cristiana
dell’Europa”: Giovanni Paolo II all’udienza generale ripercorre i momenti del
viaggio apostolico in Spagna e rinnova l’esaltante consegna affidata ai giovani
e a tutto il popolo di quella nobile e amata Nazione.
Sempre in prima, un contributo
dell'arcivescovo di Lecce dal titolo “Portare il Rosario nelle famiglie, nelle
case, tra la gente”;
8 maggio:la supplica alla
Madonna di Pompei.
Nelle vaticane, la catechesi e
la cronaca dell’udienza generale.
Un
articolo di Gianluca Biccini in occasione della cerimonia di
giuramento - presieduta dall'arcivescovo Sandri - delle nuove reclute della
Guardia Svizzera Pontificia.
Una pagina dedicata al
Venerabile Monti, fondatore della Congregazione dei Figli dell'Immacolata
Concezione.
Nelle pagine estere, riguardo
all’Iraq, Bush nomina un nuovo Amministratore.
Medio Oriente: Israele chiede
che Arafat sia escluso dai negoziati.
Irlanda del Nord: Londra e
Dublino ribadiscono il sostegno al processo di pace.
Nella pagina culturale, un
contributo di Agnese Pellegrini dal titolo “Platone parla della santità”: una
nuova edizione di “Eutifrone”.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
Il tema delle pensioni.
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7
maggio 2003
UNA NUOVA PAGINA ECUMENICA SI SCRIVE
COL
COMUNE IMPEGNO DELLE CHIESE ORTODOSSA, CATTOLICA E ANGLICANA
AFFINCHE’
VENGANO RICONOSCIUTE LE RADICI CRISTIANE
NELLA COSTRUZIONE DELLA NUOVA EUROPA:
CON NOI IL VESCOVO ORTODOSSO
ATHANASIOS
- A cura di Carla Cotignoli e
Debora Donnini -
“Un momento ecumenico storico”: delle Chiese si uniscono
sul fronte dell’Europa. E’ quanto è avvenuto ad Atene per iniziativa della
Chiesa ortodossa di Grecia, ortodossi, cattolici e anglicani hanno lanciato un
appello perché nella nuova costituzione europea vi sia un chiaro riferimento alle radici cristiane del
continente. Non solo: le Chiese chiedono che sia istituzionalizzato un dialogo
permanente e costruttivo tra le Chiese cristiane e l’Unione Europea e ancora
che sia garantita l’educazione cristiana, come valore importante per la vita e
per la costruzione dell’Europa.
Questo appello è stato lanciato al termine della Conferenza internazionale che si è conclusa
ieri, dal titolo “I principi morali e i valori su cui strutturare
l’Europa”. Vi avevano partecipato oltre
700 persone: da parte ortodossa era presente il Patriarca ecumenico di
Costantinopoli Bartolomeo I, oltre 50 vescovi, tra cui i rappresentanti di
tutte le Chiese ortodosse autocefale d’Europa, compresa quella Russa; da parte
cattolica, a nome del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, vi era il
cardinale Roger Etchegaray. Gli anglicani erano rappresentati dal vescovo di
Londra, Richard Chartres. Numerose le personalità tra cui un consigliere del
presidente della commissione europea Romano Prodi, il prof. Andrea Riccardi,
fondatore della comunità di Sant’Egidio, Michel Camdessus, già direttore generale
del Fondo monetario internazionale.
Quale rischio correrebbe l’Europa senza un esplicito
riconoscimento delle sue radici cristiane? Risponde, al microfono di Debora
Donnini, il vescovo Athanasios, rappresentante della Chiesa ortodossa greca
all’Unione Europea:
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R. – Il rischio sarebbe di creare una Unione Europea senza
anima. Che cosa significa avere una Costituzione che riguardi solo il potere
secolare? Questo è il rischio. Penso che il cristianesimo dà la profondità
storica che fa parte della vita di oggi. Non siamo venuti dal niente ...
D. – Voi avete detto che il Vangelo non ha mai ‘livellato’
la diversità culturale dell’Europa, ma anzi l’ha arricchita ...
R. – Bisogna sempre sottolineare il fatto che gli elementi
che hanno contribuito positivamente alla costruzione dell’Europa non possono
mai essere marginalizzati. Questo sarebbe un impoverimento. Dobbiamo lavorare
insieme per arricchire questa costruzione magnifica, non cercare di fare uscire
i punti che hanno contribuito alla costruzione dell’Europa.
D. – Quanto è stato importante che a questa conferenza vi
fosse la presenza di diverse Chiese cristiane?
R. – Questo è stato un momento ecumenico, direi storico.
Tante personalità che hanno veramente dato un’impressione di unità di tutta
l’Europa, uomini e donne che venivano da tante culture, ma hanno tutti espresso
questa unità europea, lo spirito europeo. Tutta la preparazione del Congresso
era stata fatta insieme a tutti i rappresentanti delle diverse Chiese, delle
diverse culture europee e poi ci siamo messi d’accordo che ci sono tante cose
da fare insieme. C’è già un gruppo di persone qui, in Grecia, ed anche in altri
Paesi che collaborano su parecchi punti. L’Europa ci unisce ...
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MARATONA ROMA – LOURDES: UNA CORSA PER
LA PACE
- Ai
nostri microfoni, mons. Angelo Frigerio e Edio Costantini -
“I nostri sogni corrono con noi”.Questo è lo slogan che
accompagna la maratona – pellegrinaggio Roma – Lourdes, promossa dal Centro
Sportivo Italiano (Csi), partita oggi da San Pietro dopo la benedizione del
Papa e l’accensione simbolica della fiaccola della pace. Un pellegrinaggio di 1.604
km che vedrà protagonisti un gruppo base di 12 atleti a cui successivamente
durante le 12 tappe previste, andranno ad aggiungersi nuovi partecipanti fino
all’arrivo nella cittadina francese previsto per il 18 maggio. Ad accogliere
gli atleti al loro arrivo, ci sarà il contingente italiano del 45°
Pellegrinaggio Militare Internazionale. Ma come nasce l’idea di questa
maratona? Marina Tomarro lo ha chiesto a mons.
Angelo Frigerio e a Edio Costantini, rispettivamente ispettore per
l’ordinariato militare dell’Italia e presidente nazionale del Centro sportivo
italiano:
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R. – Questa iniziativa nasce su proposta del Csi
all’ordinariato militare, e il Csi si è rivolto a noi sapendo di questo
pellegrinaggio militare internazionale con desiderio di aggiungersi con questa
maratona che parte dall’Italia con una fiaccola benedetta dal Papa e consegnata
simbolicamente alla Madonna a Lourdes nell’ambito del pellegrinaggio militare
internazionale, quindi con l’arcivescovo che con tutti i militari italiani è lì
presente a Lourdes.
D. – Cosa succederà quando i maratoneti arriveranno a
Lourdes?
R. – Io credo che succederanno tante cose. Anzitutto, una
grande accoglienza perché in un attimo si spargerà la voce e soprattutto
succederà una grande accoglienza perché questa fiaccola verrà accompagnata dai
Bersaglieri dall’inizio della città di Lourdes fino alla chiesa di Santa
Bernadette, dove io credo ci saranno in quel momento 6-7 mila italiani e chissà
quanti altri curiosi ad attendere.
D. – Dottor Costantini, come nasce questo connubio tra
sport e religione?
R. – Non esiste uno sport cristiano ed uno sport non
cristiano; esiste un modello di sport praticato da cristiani, cioè da persone
che magari si vogliono impegnare più di altri davvero a rispettare il proprio
corpo, a rispettare i valori della vita. In questo momento, dove lo sport viene
visto come strumento di marginalità, di violenza, vogliamo rilanciare uno sport
pulito. Allora, non uno sport cristiano ma uno sport dove i valori cristiani
diventano un po’ i fondamenti, i principi attorno ai quali costruire
l’esperienza sportiva.
D. – Quali saranno i risultati che verranno fuori da una
manifestazione così particolare?
R. – Il risultato è quello dell’esperienza umana. Prima
della gara, della vittoria c’è questo allenare il proprio corpo ad essere
davvero più forte, sempre più impegnato a percorrere le tappe della vita, per
cui è uno sport che sostanzialmente ti aiuta a diventare campione nella vita,
come molte volte diciamo come slogan.
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7 maggio 2003
CON IL CONGRESSO INTERNAZIONALE
“LA CHIESA A SERVIZIO DELL’UOMO”
SI
APRIRANNO DOMANI A ROMA, NELLA PONTIFICIA UNIVERSITA’ LATERNANESE,
LE
CELEBRAZIONI PER I 25 ANNI DI PONTIFICATO DI GIOVANNI PAOLO II
-
Servizio di Amedeo Lomonaco -
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ROMA.
= Il 16 ottobre 1978 il cardinale arcivescovo di Cracovia, Karol Wojtyla,
veniva eletto Pastore Universale della Chiesa e assumeva il nome di Giovanni
Paolo II. Con l’obiettivo di ripercorrere l’intenso cammino che il Santo Padre
ha offerto alla Chiesa, il Congresso internazionale “La Chiesa a servizio
dell’uomo”, promosso dalla Pontificia Università Lateranense, aprirà domani a
Roma le celebrazioni per il 25.mo anno del pontificato di Giovanni Paolo II.
L’attenzione e l’impegno del Papa verso l’uomo, la cultura, la missione dei
laici nella Chiesa ed il dialogo interreligioso costituiranno un importante
spunto di riflessione per tracciare un profilo del Santo Padre. All’incontro interverranno,
tra gli altri, i cardinali Angelo Sodano, segretario di Stato, Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Camillo Ruini, vicario
di Roma, Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio consiglio
giustizia e pace e altri 9 porporati responsabili dei dicasteri della Curia
Romana. I partecipanti al Congresso, insieme ad una folta rappresentanza della
Pontificia Università Lateranense, incontreranno il Papa nell’udienza di
venerdì mattina in Vaticano. La giornata conclusiva dell’incontro, sabato
prossimo, sarà dedicata alle sfide del pensiero sociale ed al ruolo che la
Chiesa è chiamata a svolgere nel terzo millennio.
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E’ MORTO IERI POMERIGGIO ALL’ETÀ
DI 87 ANNI IL MISSIONARIO SAVERIANO
PADRE
CAMILLO OLIVANI, UNO DEI FONDATORI, IN SIERRA LEONE,
DELLA
DIOCESI DI MAKENI
PARMA. = Ha suscitato cordoglio
e commozione in Sierra Leone la notizia della scomparsa di padre Camillo
Olivani, missionario saveriano, considerato uno dei fondatori della diocesi di
Makeni. Nato a Cicognara di Viadana, in provincia di Mantova, padre Olivani si
è spento ieri pomeriggio a Parma all’età di ottantasette anni, dopo averne
trascorsi quasi 40 in Sierra Leone. I funerali saranno celebrati domani nel
Santuario del beato Guido Maria Conforti a Parma. Il vescovo di Makeni, mons.
Giorgio Biguzzi, ricordando che il suo confratello era giunto in Sierra Leone
nel 1950, ha ringraziato il Signore “per la straordinaria testimonianza che
padre Olivani ha offerto”. “Nel ministero missionario – ha aggiunto il presule
- ha costantemente manifestato un grande amore per l'Africa e i suoi popoli”.
(A.L.)
IN MESSICO I GESUITI HANNO DATO
VITA AD UN CENTRO DI RIFLESSIONE
E
AZIONE PER DIFENDERE I LAVORATORI
DEL
SETTORE ELETTRONICO CHE RISCHIANO IL LICENZIAMENTO
CITTA’ DEL MESSICO. = In Messico un futuro incerto
attende, purtroppo, oltre un milione di lavoratori. I posti di lavoro più a
rischio sono quelli delle “maquiladoras”, gli impianti industriali di
proprietà straniera che assemblano parti prodotte all'estero. La precarietà del
lavoro non è stata contrastata, nel Paese, neanche dalla rimozione delle
barriere commerciali e finanziarie tra Stati Uniti, Canada e Messico attraverso
l’Accordo nordamericano di libero scambio (Nafta). Nello Stato di Jalisco, oltre 100 mila persone, impiegate in più
di 100 “maquiladoras’”del settore elettronico, rischiano ogni giorno di
essere licenziate. Per difendere i loro diritti, i gesuiti di Città del Messico
e Guadalajara hanno dato vita al Centro di riflessione e azione per il lavoro
(Cereal), un’équipe che offre consulenze legali, formazione e aiuta gli
operai a denunciare i casi di violazione dei diritti umani. “Quest'azione
sociale ha entusiasmato altri giovani gesuiti - scrive il coordinatore del
Centro, padre Carlos Rodríguez – che ora condividono con noi questa missione e
la ricerca di una spiritualità operaia". Nel 1994 a Guadalajara furono i
giovani gesuiti a d offrire agli operai programmi di alfabetizzazione. (A.L.)
CON LO SCOPO DI RICORDARE IL DRAMMATICO
PROBLEMA DELLE MINE ANTI-UOMO
SI È
SVOLTO RECENTEMENTE IN THAILANDIA UN TOUR CICLISTICO
PROMOSSO
DAL JESUIT REFUGEE SERVICE E
DALLA
COMMISSIONE CATTOLICA GIUSTIZIA E PACE
BANGKOK. = In bicicletta per
ricordare il drammatico problema delle mine anti-uomo in Thailandia. E’ stata
questa la motivazione di una manifestazione svoltasi recentemente nel Paese
asiatico. All’iniziativa, promossa dalla sezione “Asia del Pacifico” del Jesuit
Refugee Service (Jrs) e dalla Commissione cattolica di giustizia e pace,
hanno preso parte 34 sopravvissuti alle mine provenienti da 6 diverse province
thailandesi e cambogiane. Il gruppo è partito dal “Thailand Mine Action
Centre” di Bangkok e ha concluso il suo tour, due giorni dopo, al “Military
Artillery Centre”, nella provincia di Lopburi, a Nord della capitale del
Paese. Lungo i 140 chilometri del percorso, i partecipanti hanno distribuito
materiale informativo su un importante appuntamento che si svolgerà a
settembre, proprio in Thailandia, sulle mine anti-uomo. Si tratta del quinto
incontro annuale dei Paesi che hanno aderito al Trattato per la messa al bando
delle mine. Al loro arrivo i ciclisti sono stati accolti dal segretario
generale del Dipartimento per le organizzazioni internazionali del ministero
degli esteri thailandese, Atchara Suyanan, e da rappresentanti di ambasciate e
organismi internazionali. L’evento, organizzato in collaborazione con
organizzazioni non governative che operano in Thailandia, è stato reso
possibile soprattutto grazie al sostegno finanziario del governo norvegese.
(A.L.)
IN AFGHANISTAN GLI OPERATORI UMANITARI CONTINUANO
AD ESSERE
VITTIME
DI GRAVI EPISODI DI VIOLENZA. LUNEDì SCORSO DUE ADDETTI DI UNA ONG AFGHANA
SONO
STATI FERITI NELLA REGIONE SUDORIENTALE DEL PAESE
KABUL. = Continuano le
aggressioni contro operatori umanitari in Afghanistan. Due addetti di una
organizzazione non governativa afgana specializzata in attività di sminamento
sono stati feriti in un’imboscata nella provincia di Zabul, nella regione
sudorientale del Paese. Lo hanno riferito ieri fonti locali, aggiungendo che
l’agguato è avvenuto lunedì scorso, quando alcuni sconosciuti hanno aperto il
fuoco contro due veicoli della ong. Gli automezzi viaggiavano lungo la strada
che collega Kandahar, nel sud, alla capitale Kabul, nell’est del Paese. Sempre
ieri sono scattati otto arresti per il recente attacco contro il personale
dell’Agenzia di sviluppo afgana (Ada) nella provincia di Wardak. L’incidente è
avvenuto sabato scorso, sempre sulla strada Kandahar-Kabul, quando un gruppo di
armati ha fatto fuoco contro il veicolo dell’Agenzia. Il conducente è morto sul
colpo, mentre un altro passeggero è rimasto gravemente ferito. Secondo la
polizia di Wardak, gli arrestati fanno parte di un’organizzazione guidata da
Guldbuddin Hekmatyar, signore della guerra che ha lanciato la “jihad” (guerra
santa) contro le forze statunitensi in Afghanistan. Nel marzo scorso è stato
ucciso Ricardo Munguia, uno svizzero di origine salvadoregna che lavorava per
il Comitato internazionale della Croce Rossa (Cicr). L’uomo è stato aggredito
da armati non identificati mentre si trovava a bordo di un automezzo ed è stato
poi assassinato a sangue freddo nella provincia di Oruzga, nell’area centrale
del Paese. (A.L.)
IN UGANDA SONO QUASI TRE MILIONI I BAMBINI
LAVORATORI.
LO HA
DETTO ALLA STAMPA LOCALE L’ALTO FUNZIONARIO DEL MINISTERO DEL LAVORO, DAVID
OGARAM
KAMPALA. = Sono quasi tre milioni i bambini
lavoratori in Uganda. Lo ha rivelato alla stampa locale l’alto funzionario del
ministero del lavoro, David Ogaram, spiegando che, su circa 25 milioni di
abitanti, quasi 3 milioni di minori “lavorano in situazioni di sfruttamento, in
ambienti privi di garanzie igieniche o sono impegnati in attività che mettono a
rischio la loro vita”. David Ogaram ha ricordato che, in base ad un decreto
emanato nel 1975, i bambini sotto i 12 anni non possono lavorare, mentre a
quelli dai 12 ai 18 è proibito svolgere attività lavorative nelle ore notturne.
Il funzionario ha aggiunto che, grazie alla collaborazione di organizzazioni
non governative, negli ultimi due anni 3.500 bambini lavoratori sono stati
sottratti ai loro sfruttatori ed hanno fatto ritorno a scuola. (A.L.)
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7 maggio 2003
- A
cura di Paolo Ondarza e Stefano Cavallo -
La
diplomazia statunitense studia il futuro dell’Iraq. Il presidente George W.
Bush ha nominato l’ex diplomatico Paul Bremer a capo dell'amministrazione
civile americana dell'Iraq. Bremer prenderà il posto occupato provvisoriamente
dall’ex generale Jay Garner. A Tikrit inoltre il contingente americano ha
annunciato di aver nominato un governatore per la provincia settentrionale di
Salaheddine, Hussein Al-Jabouri. E oggi di ricostruzione parleranno a New York,
per la prima volta dalla fine della guerra, il segretario di Stato americano
Powell e il segretario generale dell’Onu Annan. Intanto anche l'ex capo del
partito Baath per la regione di Al Kout, a sud di Baghdad, è finito nelle mani
delle forze angloamericane. Si tratta di Ghazi al-Adib, numero 32 della lista
di 55 ricercati iracheni. Ma ascoltiamo da New York il servizio di Paolo
Mastrolilli.
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Durante la Conferenza che si apre domani a Londra, l’Iraq
verrà suddiviso in tre o forse quattro settori di competenza, gestiti da Stati
Uniti, Gran Bretagna e Polonia. I soldati italiani, dunque, assumeranno la
responsabilità di un sottosettore nei pressi di Bassora. La missione durerà un
minimo di sei mesi, costerà circa 350 milioni di euro e partirà dopo un voto
del Parlamento per autorizzarla e finanziarla. Durante gli incontri si è
discusso anche il futuro segretario della Nato, che l’anno prossimo dovrà
prendere il posto dell’inglese Robertson, e Martino ha ammesso che il suo nome
è in considerazione. Fonti americane intanto hanno rivelato che alla vigilia
della guerra i familiari di Saddam avrebbero preso almeno un miliardo di
dollari dalle riserve della banca centrale irachena, che sono ancora nelle loro
mani.
Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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Tornano le preoccupazioni per il riarmo nucleare della
Corea del Nord. Nei colloqui dell’aprile scorso in Cina con Washington e
Pechino, Pyongyang avrebbe minacciato di esportare armi nucleari o di
aggiungerle al suo arsenale. Lo rivela oggi il Washington Times, citando fonti
americane.
Compie progressi il processo di riavvicinamento tra India
e Pakistan. Il premier di Islamabad, Jamali, ha annunciato ieri la ripresa dei
collegamenti aerei e stradali con l’India, che erano stati interrotti al
culmine della crisi tra i due Paesi giunti l’anno scorso a un passo da un nuovo
conflitto. Sentiamo Maria Grazia Coggiola.
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Tra i due Paesi rivali asiatici, che per 17 mesi hanno
agitato lo spettro di una guerra nucleare, sembra di nuovo aprirsi uno
spiraglio. La questione cruciale rimane sempre il Kashmir, ma ora almeno ci
sono le premesse per avviare un dialogo. Presto saranno nominati di nuovo gli
ambasciatori nelle rispettive capitali. E’ ancora troppo presto per dire se ci
sarà un summit. Il pakistano Jamali sabato aveva invitato ufficialmente
Vajpayee a Islamabad, ma l’India non intende accelerare i tempi. New Delhi
intende prima verificare se veramente il Pakistan riesce a mantenere la
promessa di bloccare l’infiltrazione di gruppi integralisti islamici in
Kashmir. I segnali di distensione coincidono con l’arrivo nella regione di una
delegazione americana, guidata dal vice segretario di Stato Richard Armitage.
Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia
Coggiola.
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Almeno 24 persone sono state uccise e nove ferite nello
stato di Tripura, in India, da sospetti militanti tribali. Al momento è stata
bloccata la frontiera con il confinante
Bangladesh, da dove secondo fonti ufficiali provenivano i ribelli autori della
strage.
È
ancora emergenza in Colombia per l’uccisione, da parte delle Forze armate
rivoluzionarie, dell'ex governatore di Antioquia Gaviria, dell'ex ministro
della difesa Echeverry e di otto militari, avvenuta lunedì a Urrao, 350
chilometri a nord ovest di Bogotà, quando nella zona era in corso un'operazione
militare. E la chiesa colombiana ha rilanciato il dialogo tra governo e
guerriglia. Sentiamo Maurizio Salvi:
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A margine del secondo Congresso
di riconciliazione nazionale, che si chiude oggi a Bogotà, il presidente della
Conferenza episcopale, mons. Pedro Rubiano Sainz, ha ribadito la necessità di
raggiungere un accordo per uno scambio umanitario di prigionieri ed ha in particolare
chiesto alle Farc di dare una risposta obiettiva, mettendo da parte
l’atteggiamento intollerante e duro di fronte alla sofferenza delle vittime e
specialmente di quanti si trovano nelle condizioni di ostaggio. Per parte sua
mons. Luis Augusto Castro, membro della Commissione facilitatrice nominata dal
governo, è stato ancora più diretto, manifestando l’interesse ad organizzare un
incontro tra le Farc e la Commissione.
Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.
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La Sars
continua a mietere vittime in Asia: in Cina altre cinque persone purtroppo
hanno perso la vita, tre delle quali solo a Pechino. 159 i nuovi casi
registrati nelle ultime 24 ore in tutto il Paese. Non meno preoccupante la
situazione ad Hong Kong che registra undici nuovi decessi. Buone notizie dalla
Malesia dove l’emergenza sarebbe domata. Il ministero della Sanità ha invitato
la popolazione a riprendere le normali attività, benché due nuovi casi di
infezione siano stati segnalati.
Emergenza alluvioni in Kenya, dove in meno
di due settimane la furia delle acque ha ucciso 28 persone e ne ha costrette
migliaia a lasciare le proprie case. Andrea Sarubbi ha contattato a Nairobi il
padre comboniano Giuseppe Caramazza, direttore della rivista New People, e gli
ha chiesto di descriverci la situazione nel Paese:
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R. – Nell’ovest del Paese molte dighe sono scoppiate sotto la pressione
di fiumi ingrossati dalle piogge e circa un milione di persone hanno perso la
casa. Addirittura un campo di profughi ad Harahab è stato evacuato proprio per
l’acqua. Inoltre, migliaia di ettari di terreno coltivati sono andati
sott’acqua e non credo che i contadini riusciranno a raccogliere nulla
quest’anno da quei terreni.
D. – Ma era un
alluvione prevedibile, o ha colto il paese di sorpresa?
R. – Da una parte la
pioggia che vede in questi giorni è stata veramente oltre la normalità, ed è
arrivata anche molto in ritardo, dunque, sicuramente molte persone non erano
preparate. Inoltre, molte strutture del Kenya sono obsolete, non sono mai state
migliorate negli ultimi 20 anni, durante il governo di Moi, e dunque, quando
questi fiumi sono arrivati molto forti contro le dighe, le hanno spaccate. Non
c’è stata la manutenzione e molti non sapevano del pericolo che correvano
abitando subito a valle di queste dighe. Tenga conto che tra la parte della
città che non riceve acqua, c’è il più grande Slam africano, bidonville
africana che è Kybera, dove c’è sicuramente più di un milione di persone che
vive.
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Si è concluso ieri pomeriggio il ritiro dei soldati
ugandesi dalla città di Bunia, capoluogo dell'Ituri, regione nordorientale
della Repubblica democratica del Congo. Secondo quanto riportato da Radio
Okapi, insieme ai militari hanno lasciato la città numerosi civili che,
temendo nuove recrudescenze, si sono recati in Uganda. Al momento i caschi blu
dell’Onu hanno preso il posto delle truppe ugandesi nei punti nevralgici.
Ancora un episodio di violenza oggi in Medio Oriente: un’esplosione in un
villaggio prossimo alla città di Nablus, ha provocato la morte di un attivista
del braccio armato del movimento radicale palestinese Hamas. Amin Menzaloui,
questo il nome dell’uomo, ventottenne, membro delle brigate Ezzedin al Qassam,
si nascondeva in una casa del villaggio di Zawata. L’esercito smentisce l’ipotesi
che sia stato un razzo sparato dai suoi soldati a provocare la deflagrazione.
La Casa delle libertà sta studiando la possibilità di
impedire alle procure il ricorso in Cassazione, in caso di sentenza di
assoluzione dell'imputato in appello. Lo ha dichiarato oggi il capo del Governo
italiano Silvio Berlusconi che ha aggiunto: “Una delle riforme della giustizia
che ci apprestiamo a fare è quella di non consentire alla pubblica accusa di
fare ricorso contro una sentenza di assoluzione definitiva”.
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