RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 126 - Testo della Trasmissione di martedì 6 maggio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il grazie di Giovanni Paolo II alle Guardie svizzere per il servizio svolto sempre con lealtà e generosità. Oggi pomeriggio il giuramento delle nuove reclute.

 

La Chiesa spagnola in festa dopo la visita del Papa. Soddisfazione particolare per la risposta dei giovani: ce ne parlano il vescovo Eugenio Romero Pose e Joaquin Navarro-Valls.

 

Nel pomeriggio in Vaticano la presentazione del Progetto Stoq, per avvicinare la scienza e la fede.  

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Le prospettive di un’Europa allargata all’Est, le sfide della pace, le radici cristiane del Vecchio Continente: intervista con il presidente della Commissione Europea, Romano Prodi.

 

Solidarietà, economia sociale e civile: il punto nella mostra-convegno “Civitas”, a Padova. Ai nostri microfoni Renato Frisanco e Jean Marie Fardo.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Si è spento ieri a Johannesburg, dopo una lunga malattia, Walter Sisulu, una delle figure di primo piano della lotta contro l’apartheid in Sudafrica.

 

Eletto il nuovo presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, il cardinale Geraldo Majella Agnelo.

 

Continuano le alluvioni in Kenya: 28 i morti e 15 mila i feriti; ingenti i danni materiali.

 

A Buenos Aires, in Argentina, sono stati rinvenuti in una fossa comune 94 cadaveri. Per gli esperti si tratta di una esecuzione risalente alla prima metà del 1976.

 

Questa sera a Roma il Colosseo verrà illuminato in onore dell’ex-governatore dell’Illinois, George Ryan, promotore nello scorso gennaio di una moratoria contro la pena capitale nel proprio Stato.

 

Oggi è un anno dalla liberazione della leader del dissenso, nel Myanmar, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace nel 1991.

 

24 ORE NEL MONDO:

Telegramma di Giovanni Paolo II per le uccisioni in Colombia del governatore del dipartimento di Antiochia, dell’ex ministro della difesa e di altri otto ostaggi militari da parte delle Farc.

 

La Casa Bianca studia l’eventualità di togliere le sanzioni contro l’Iraq.

 

Epidemia Sars in espansione in Asia: oggi riuniti a Bruxelles i ministri europei della Sanità.

 

Catturato a Hebron in Cisgiordania  un responsabile della Jihad islamica

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

6 maggio 2003

 

 

NELLA ODIERNA RICORRENZA DELL’EROICA DIFESA DEL PONTEFICE,

 DURANTE IL SACCO DI ROMA, IL PAPA ESPRIME RICONOSCENZA ALLE GUARDIE SVIZZERE

PER IL SERVIZIO SVOLTO SEMPRE CON LEALTA’ E GENEROSITA’.

OGGI POMERIGGIO, IL GIURAMENTO DELLE NUOVE RECLUTE

 

- Servizio di Alessandro Gisotti e Gloria Fontana -

 

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(Musica)

 

Una ricorrenza che, nonostante il trascorrere dei secoli, celebra puntualmente eroismo e lealtà: il 6 maggio del 1527, 147 valorosi soldati elvetici caddero in difesa del Sommo Pontefice, durante il Sacco di Roma. Un sacrificio, quello delle Guardie Svizzere, che viene commemorato oggi attraverso una serie di eventi culminanti nel giuramento di 32 nuove guardie, alle 17,00 nel cortile di San Damaso del Palazzo Apostolico. Dal canto suo, Giovanni Paolo II non ha mancato di rivolgere parole di apprezzamento per il lavoro svolto dallo storico Corpo, fondato nel 1506 da Papa Giulio II. Ricevendo stamani in udienza, nella Sala Clementina, le reclute e i familiari, ha lodato la “fedeltà e generosità” dei giovani chiamati ad assicurare la sicurezza del Pontefice e della sua residenza, ma anche la “gentilezza” mostrata verso pellegrini che - numerosi e da diverse parti del mondo - si recano a pregare sulle tombe degli Apostoli. Un servizio, ha proseguito, che dimostra “l’attaccamento dei cattolici” della Svizzera alla Chiesa e alla Santa Sede”.

 

 Quindi, ha invitato le giovani reclute a meditare sull’esempio dei predecessori, alcuni dei quali hanno sacrificato la propria vita per compiere la missione di difendere il Successore di Pietro. “Aprite i vostri cuori all’incontro con gli altri”, ha esortato ancora, poiché “questo ‘incontrarsi’ ci aiuta a crescere in umanità ed a comprenderci sempre meglio come fratelli”. Stamani - prima dell’udienza - le reclute hanno preso parte alla Messa celebrata dal cardinale Joseph Ratzinger nella Basilica di San Pietro. Quindi, hanno partecipato alla commemorazione dei caduti nel Cortile d’onore della caserma pontificia. Tra le nuove guardie che giureranno nel pomeriggio anche un ragazzo originario dell'India ma adottato da genitori svizzeri.

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ALTRE UDIENZE E NOMINE

 

Nel corso della mattinata il Papa ha ricevuto cinque presuli indiani di rito siro-malabarese, in visita “ad Limina Apostolorum”.

 

Il Santo Padre ha inoltre nominato stamani arcivescovo metropolita di Conakry, nella Guinea, Vincent Coulibaly, finora vescovo di Kankan.

 

 

IL PAPA IN SPAGNA, FESTA DI GIOVENTU’

E IMPEGNO CRISTIANO PER LA NUOVA EUROPA

- Interviste con mons. Eugenio Romero Pose e Joaquin Navarro-Valls -

 

A due giorni dalla conclusione del viaggio papale, la Spagna ha ancora negli occhi l’immensa, festosa mobilitazione dei pellegrini prodotta non solo dalla presenza di Giovanni Paolo II sul suo territorio, ma soprattutto dalle sue parole: dall’invito ai cristiani, perché abbiano cura della propria fede, all’appello perché essa informi di sé sia la vita interna della nazione, sia l’impegno a trasmetterla nelle istituzioni europee. La Chiesa spagnola è la prima ad interrogarsi sugli esiti della quinta visita del Pontefice in Spagna. Ed è grande la soddisfazione per quanto constatato durante il soggiorno del Papa e per quanto esso possa produrre in futuro, in modo particolare tra i giovani del Paese iberico. Ascoltiamo il parere di mons. Eugenio Romero Pose, vescovo ausiliare di Madrid, intervistato da Fabio Colagrande:

 

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R. - Il bilancio del viaggio è straordinariamente positivo. Noi consideriamo questa visita come un vero dono di Dio. Non è stata soltanto una grande festa per noi, ma una riscoperta di una società che ha delle profonde radici cristiane e millenarie. Sabato scorso, l’incontro con i giovani ricordava le Giornate mondiali della gioventù. Noi ci aspettavamo 250-300 mila giovani, ma ne sono arrivati da tutta la Spagna oltre 800 mila. Qualcuno parla di un milione di giovani. Questi giovani avevano il desiderio di trovare un vero testimone di Gesù Cristo. Vibravano quando sentivano il Papa pronunciare: “Cristo dà senso alla tua esistenza”. Un annuncio chiaro ed esplicito di cui abbiamo bisogno in un momento di grande confusione. Senza dubbio è stata una forte esperienza per molti giovani. Un vescovo, ad esempio, mi diceva con immensa gioia che, dopo la celebrazione, dei giovani sono andati a dirgli che avevano scelto di andare in seminario il prossimo anno.

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Alla vigilia dell’arrivo di Giovanni Paolo II, alcune analisi sociologiche, amplificate dai media, avevano fornito dati poco incoraggianti sullo stato di salute della cattolicità in Spagna. Mentre i commenti di alcuni osservatori si sforzavano di inquadrare la visita del Papa in una cornice di tipo politico prima ancora che religioso. Concluso il viaggio, cosa resta di quelle interpretazioni? Fabio Colagrande lo ha domandato ad uno spagnolo per eccellenza, tanto per la conoscenza del Pontificato quanto per quella del suo Paese: il direttore della Sala stampa vaticana, Joaquin Navarro-Valls, che si sofferma anzitutto su quale immagine della Spagna si sia offerta agli occhi di Giovanni Paolo II:               

 

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R. - Una Spagna che rimane cattolica nella maggioranza dei suoi cittadini e che ha di fronte la stessa grande sfida di tutti i Paesi dell’Occidente: il secolarismo, fenomeno che si riflette anche statisticamente sul numero delle persone che vanno a Messa la domenica o su altri aspetti della vita pubblica spagnola. Io penso sia questa la realtà che il Papa ha trovato e quella alla quale ha voluto dire delle cose molto precise.

 

D. - Così come per il Papa, anche secondo i vescovi spagnoli è proprio ripartendo dalla famiglia che si può contrastare questa laicizzazione, anche nella società spagnola ...

 

R. - E’ ovvio, questa è una realtà accertata da chiunque. Per questo, naturalmente, tutta la dimensione della pastorale familiare - della non dismissione dell’obbligo dei genitori di essere formatori dei figli - è un punto centrale: anche il Papa ha detto qualcosa su questo durante il viaggio.

 

D. - Così come era accaduto per la Giornata mondiale della gioventù del ’97 a Parigi, anche in questo caso ci si aspettava un’accoglienza non proprio calorosissima per il Papa. Invece, anche in questo caso è arrivata la smentita...

 

R. - Questo è un fenomeno che si ripete sempre. C’è una scuola di pensiero che ritiene che la maggioranza dei ragazzi non si interessi al fatto religioso, che consideri Dio non rilevante per la sua vita. Ma ogni volta che il Papa si trova con i giovani, questo assunto viene smentito.

 

D. - Dove crede che il Papa abbia trovato il modo per sapere comprendere e rispondere alle domande dei più giovani?

 

R. - Direi che è connaturato in lui, risultato - probabilmente - di un’ininterrotta attività pastorale con i giovani sin dai primissimi tempi del suo sacerdozio. In questi due incontri di Madrid, il Papa ha trovato nella cerimonia della Messa la Spagna di oggi, e nell’incontro di sabato pomeriggio la Spagna di domani. Se ricordiamo, uno dei punti focali dell’incontro con i giovani era il tema della vocazione: ebbene, parlare oggi ad una folla di più di 700 mila ragazzi della chiamata di Dio ad un impegno personale, certamente è un atto di grande audacia...

 

D. - A fronte di ciò, molti avevano voluto dare, prima del viaggio, un significato politico all’evento, anche in riferimento alla recente posizione della Spagna nella guerra in Iraq...

 

R. - Io penso che l’offerta di valori cristiani che il Papa ha fatto durante questa visita abbia creato un ambito specifico nel quale queste opinioni trovano il loro posto adeguato e dove le divisioni non si assolutizzano. E questo il Paese lo ha capito. Il Papa, che naturalmente durante tutto il periodo precedente alla guerra in Iraq aveva espresso il suo pensiero in maniera molto chiara, ha parlato molto di pace in questi due giorni. E non possiamo dimenticare che in Spagna purtroppo esiste un problema serio: per cui il parlare di pace proprio in Spagna da parte del Papa è stato un riferirsi concretamente anche al terrorismo.

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AVVICINARE SEMPRE PIU’ LE POSIZIONI TRA SCIENZA E FEDE,

OBIETTIVO DI GIOVANNI PAOLO II CHE SI CONCRETIZZA IN UNA INIZIATIVA

GUIDATA DAL CARDINALE PAUL POUPARD, IL PROGETTO STOQ

- A cura di Giovanni Peduto -

 

Il cardinale Paul Poupard, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, presenta oggi alle 15.30 il Progetto Stoq (Science, Theology and the Ontological Quest) in una conferenza stampa nella Casina Pio IV, sede della Pontificia Accademia delle Scienze, in Vaticano.

 

Il progetto Stoq è frutto dell’impegno personale di Giovanni Paolo II nel tentativo di superare i malintesi sorti tra la Chiesa e la scienza. E’ anche il risultato del nuovo clima di dialogo tra scienza e religione, in atto in tutto il mondo. Più concretamente, la celebrazione del Giubileo degli Scienziati, il 25 maggio 2000, può essere ritenuta il punto di partenza del Progetto Stoq.

 

Lo scopo del Progetto è quello di avvicinare aree di interesse e di studio che, nell’epoca moderna, sono venute separandosi. In particolare, sta a cuore degli organizzatori del Progetto la possibilità di istituire legami stabili e fruttuosi tra scienza, filosofia e teologia, mediante la creazione di appositi programmi di studio e di ricerca, tesi al conseguimento di un diploma specializzato. Il Progetto intende formare personale specializzato nel campo del dialogo tra scienza e religione. Dato l’elevato numero di alunni stranieri, provenienti da tutti i Paesi, che frequentano le università romane, il Progetto Stoq non mancherà di avere un vasto effetto all’interno della Chiesa.

 

Attualmente il Progetto, guidato dal cardinale Paul Poupard, coinvolge tre università pontificie romane, la Pontificia Università Lateranense (Pul), la Pontificia Università Gregoriana (Pug), il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum (Upra) e, nella sua fase iniziale, è supportato economicamente dalla Templeton Foundation.

 

Ciascuna delle tre università svilupperà in particolare un’area di ricerca: mentre l’Università Gregoriana si incentrerà sui problemi di una fondazione della filosofia, della scienza e della natura, l’Università Lateranense si dedicherà piuttosto ai risvolti antropologici di questo progetto e l’ateneo Regina Apostolorum ai risvolti etici (in particolare di bioetica).

 

E’ convinzione del cardinale Poupard che si possa inaugurare un nuovo corso non soltanto nei rapporti tra scienza, filosofia e teologia, ma anche tra la Chiesa e la scienza. Molti segnali nel passato recente hanno contributo a creare il terreno per questo tipo di orientamento. In particolare, ricordiamo il lavoro della Pontificia Commissione di Studio del Caso Galilei, presieduta dallo stesso cardinale Poupard, e l’importante discorso pronunciato da Giovanni Paolo II alla chiusura dei lavori della Commissione, il 31 ottobre 1992.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre il giornale un articolo di Giampaolo Mattei dal titolo "Giovanni Paolo II ci hai cambiato il mondo"; il viaggio del Papa in Spagna: un intreccio di contemplazione, di testimonianza, di missionarietà.

All'interno, l'inserto tabloid con i discorsi in lingua originale pronunciati dal Papa durante il pellegrinaggio.

La rassegna della stampa internazionale dedicata all'evento.

 

Nelle vaticane, nel discorso alla Guardia Svizzera Pontificia, il Papa ha sottolineato: "Sono ogni anno testimone riconoscente del vostro impegno, della vostra fedeltà e della vostra generosità".

La prefazione del cardinale Lopez Trujillo al volume - curato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia - dal titolo "Lexicon. Termini ambigui e discussi su famiglia, vita e questioni etiche".

Un articolo sulla Lettera scritta dal vescovo di Ischia ad un anno dalla visita pastorale di Giovanni Paolo II.

 

Nelle pagine estere, Colombia: uccisi due ostaggi delle Farc durante un attacco dell'esercito; il telegramma di cordoglio del Santo Padre.

Iraq: allarme per i saccheggi di materiale radioattivo che potrebbe essere utilizzato dai terroristi.

Medio Oriente: incontro a Ramallah tra l'inviato Usa ed il nuovo premier palestinese.

Stati Uniti-Russia: Powell al Cremlino il 14 maggio per preparare il vertice Bush-Putin

 

Nella pagina culturale, un elzeviro di Luigi M. Personè dal titolo "L'invadenza della burocrazia".

Nell' "Osservatore libri", un approfondito contributo di Marco Testi riguardo all'opera di Mario Luzi "Vero e verso. Scritti sui poeti e sulla letteratura".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica con particolare riferimento al tema delle riforme.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

6 maggio 2003

 

 

L’ALLARGAMENTO AD EST, L’UNIONE PER LA PACE, L’EREDITA’ DEL CRISTIANESIMO:

LE NUOVE SFIDE PER L’EUROPA

- Intervista con Romano Prodi, presidente della Commissione Europea -

 

Le prospettive di un’Europa a 25, le sfide in tema di pace, le radici cristiane del Vecchio continente. Sono alcuni dei temi affrontati questa mattina da Romano Prodi nell’intervista alla nostra emittente. Ascoltiamo innanzitutto la riflessione del presidente della Commissione Europea, Romano prodi, a proposito dell’allargamento dell’Unione. L’intervista è di Fausta Speranza.

 

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R. – Ritengo che l’Europa non sia completa se non comprende i Paesi che entrano adesso, più gli altri Paesi che stanno negoziando, e in un futuro i Paesi Balcani. Quindi, io vedo questo come necessario per la pace, ma lo vedo anche necessario per la prosperità futura di tutto il continente. Diventiamo un mercato unico, grande, solidale, il più grande mercato interno del mondo. Quindi, noi possiamo veramente avere una parola nella politica di domani, una parola di saggezza che mi sembra necessaria.

 

D. – In tutto questo, che peso hanno e potranno avere le divisioni emerse di recente all’interno dell’Unione, in particolare in tema di pace?

 

R. – Sono delle divisioni dei governi, ma sono una grande unità dei popoli. In tutta Europa i popoli hanno, in modo del tutto straordinario, del tutto imprevisto, dato il loro consenso ad una politica di pace. Non è una divisione profonda che abbiamo su questi temi, è una divisione tattica, una divisione politica, che quindi in un futuro può essere componibile. Bisogna tenere in Europa, non solo il futuro della nostra ricchezza, il futuro della nostra economia, ma anche il futuro della nostra sicurezza.

 

D. – Quale può essere e quale deve essere l’impegno dell’Italia nel prossimo semestre di Presidenza?

 

R. – Io credo che il compito fondamentale sia quello di coadiuviare alla messa in atto, alla conclusione della Convenzione, in modo da poter firmare il nuovo trattato nel semestre italiano. Spingere la nuova politica per il Mediterraneo e per i Balcani. Io credo che si siano fatti dei passi enormi, come abbiamo visto, verso i Paesi al di là della cortina di ferro. Adesso dobbiamo svolgere uno sguardo al Mediterraneo, che è sempre più povero, che è sempre in tensione crescente, e che si allontana da noi.

 

D. – Presidente Prodi, il Papa dalla Spagna ha lanciato di nuovo un appello, perché non siano abbandonate le radici cristiane dell’Europa. Da presidente della Commissione Europea che cosa risponde?

 

R. – Io ritengo che queste radici cristiane d’Europa siano fondamentali non solo per il nostro passato, ma siano fondamentali anche per il nostro futuro. Non vi può essere un’Europa che non tenga conto di che cosa il Cristianesimo rappresenti per il nostro continente. Ma la Commissione Europea, che è un organo politico, ha interpretato ancor prima della riforma dei Trattati questa necessità, impostando un dialogo permanente con le Chiese – dialogo che era stato richiesto dalle Chiese stesse - e che vede la Chiesa cattolica protagonista attiva, attraverso la Comece. E poi abbiamo deciso una consultazione preliminare con le Chiese, ogni volta che si debba prendere una decisione che riguardi l’ambito di interesse dell’attività delle Chiese. Quindi il dialogo strutturato con le Chiese da molti anni noi lo abbiamo già fatto. Inoltre lavoriamo per inserire il nuovo Trattato anche rispetto agli accordi delle Chiese con gli Stati nazionali, in modo da rispettare non solo le esigenze della riunione, delle libertà di riunione, delle libertà di associazione, ma anche le scelte delle singole Chiese nazionali nei diversi Stati membri. Noi riteniamo – io ritengo personalmente – che i valori a cui ha fatto appello il Papa siano veramente fondamentali per costruire e conservare l’unità del nostro continente.

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SOLIDARIETA’, ECONOMIA SOCIALE E CIVILE: DALLA MOSTRA-CONVEGNO “CIVITAS”,

A PADOVA, UNA PROPOSTA PER UN GOVERNO DELL’ONU CHE SE NE OCCUPI

 

Bilancio di successo per l’ottava edizione di “Civitas”, la Mostra-convegno della solidarietà e dell’economia sociale e civile, che si è chiusa domenica. All’appuntamento, organizzato nei padiglioni della Fiera patavina, hanno risposto più di 350 espositori e circa 40 mila visitatori. La manifestazione ha rappresentato un importante momento di incontro e di confronto tra tutti i protagonisti del terzo settore. La pace, i diritti umani, la disabilità e la comunicazione sociale sono stati i temi maggiormente affrontati nel corso dei dibattiti. Ce ne parla Silvio Sacco.

 

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Il terzo settore ci tiene ad incontrarsi, a farsi conoscere, a promuovere le proprie iniziative, a coltivare il senso di reciproca solidarietà. E questo variegato mondo è stato analizzato in una ricerca presentata a “Civitas” dalla Fondazione italiana per il volontariato. Renato Frisanco è il responsabile settore studi della Fivon.

 

“Il volontariato sostanzialmente è un fenomeno ancora in crescita, anche se le organizzazioni si vanno assottigliando. E’ un volontariato che raccoglie consensi, che ha spesso una base associativa ampia, con una testa piccola, cioè pochi operatori. Questo ovviamente crea un problema al volontariato che è quello di riuscire a coordinarsi, ad essere incisivo rispetto agli enti locali”.

 

E proprio di politica, ma ad altissimo livello si è parlato a “Civitas”, quando i rappresentanti delle più significative organizzazioni si sono ritrovati per interrogarsi su grosse questioni, come la nuova Costituzione europea ed il ruolo che potrà svolgere il Vecchio continente nei riguardi degli Stati Uniti, per un rilancio dell’Onu, come luogo naturale di un governo pacifico del mondo. Ecco che cosa stanno facendo i cattolici di 17 Paesi europei e nord americani che si riconoscono nella Cisde, un organismo che opera attraverso un lavoro di pressione culturale e di lobby presso le principali agenzie internazionali, di comune accordo con la Caritas internazionale. Il presidente del Cisde, Jean Marie Fardo:

 

“Je crois …

Credo che oggi sia necessaria una pressione continua e costante presso le grandi organizzazioni internazionali – ammonisce Fardo – lavorando affinché l’operato della Banca Mondiale e del Fondo monetario internazionale sia regolato dall’Onu, perché cioè nasca un altro Consiglio di sicurezza, quello economico e sociale. Questa nuova sensibilità si sta facendo strada anche tra gli intellettuali americani, perché si è avvertito il rischio di una gestione unilaterale della politica per regolare i problemi del mondo”.

 

Da Padova, per Radio Vaticana, Silvio Scacco.

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CHIESA E SOCIETA’

6 maggio 2003

 

 

SI È SPENTO A JOHANNESBURG E DOPO UNA LUNGA MALATTIA WALTER SISULU:

UNA VITA SPESA PER AFFERMARE I DIRITTI UNIVERSALI IN SUD AFRICA;

ERA STATO RIPETUTAMENTE PROCESSATO E CONDANNATO

DAL REGIME DELL’APARTHEID. NELSON MANDELA, SUO COMPAGNO DI CARCERE,

LO HA RICORDATO CON PAROLE DI FRATERNA AMICIZIA

 

JOHANNESBURG.= 26 anni in carcere a fianco di Nelson Mandela, una delle figure di primo piano della lotta contro l’apartheid in Sudafrica: Walter Sisulu si è spento ieri sera a Johannesburg, dopo una lunga malattia. Queste le parole del Nobel per la pace, Nelson Mandela: “Se n’è andata una parte di me. Lascia un grande vuoto”. Sisulu avrebbe compiuto 91 anni tra qualche giorno, era nato nel 1912, l’anno in cui venne fondato l’African National Congress, il movimento antisegregazionista che avrebbe trionfato nel 1994 contro il governo razzista di Pretoria. Sisulu nel corso della seconda guerra mondiale aveva organizzato una campagna per evitare che i ‘neri’ partecipassero al conflitto. Per il suo incessante impegno contro il potere dei ‘bianchi’ era stato ripetutamente arrestato e processato, insieme, tra gli altri, a Nelson Mandela. Nel 1964 era stato infine condannato all’ergastolo, e dopo aver trascorso 26 anni nel carcere di Robben Island, nella baia di Città del Capo, era stato liberato all’età di 77 anni, nel 1989, anno in cui riprese l’attività politica. “Perché gli volevamo così tanto bene? – ha detto di lui Mandela – Perché era umile e semplice”. (S.C.)

 

 

ELETTO IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CONFERENZA NAZIONALE DEI VESCOVI

 DEL BRASILE: IL CARDINALE GERALDO MAJELLA AGNELO,  ARCIVESCOVO

DI SAN SALVADOR DE BAHIA. IL SUO VICE SARÀ MONS. ANTONIO CELSO DE QUEIROZ

 

BRASILIA. = Il cardinale Geraldo Majella Agnelo è il nuovo presidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, chiamato a sostituire il presidente uscente mons. Jayme Henrique Chemello, vescovo di Pelotas per i prossimi quattro anni. Su un totale di 279 presuli votanti, il primate del Brasile e arcivescovo di San Salvador de Bahia ha ottenuto 207 voti: secondo in graduatoria l’arcivescovo di San Paolo, il cardinale Claudio Hummes, che ha ottenuto  64 voti. Come vice presidente l’Assemblea dei votanti ha eletto mons. Antonio Celso de Queiroz, con 156 voti a favore su 264. (S.C.)

 

 

CONTINUANO LE ALLUVIONI IN KENYA. 28 PERSONE SONO MORTE,

15 MILA SONO I FERITI. DANNEGGIATA LA DIGA DI SASUMUA:

PER ALMENO DUE SETTIMANE DIVERSE CITTÀ RESTERANNO SENZA ACQUA POTABILE.

 

NAIROBI. = Continuano da quasi due settimane le alluvioni in grande parte del territorio kenyano: finora 28 persone sono morte, mentre 15 mila sono state costrette a lasciare le proprie case, e almeno un milione sono gli abitanti di Nairobi che per i prossimi giorni resteranno senza acqua potabile. Fonti dell’agenzia Misna riferiscono che se la situazione non può essere definita preoccupante nella capitale kenyana, nella zona occidentale e meridionale del Paese l'allarme è ancora alto. Le intense piogge e i fiumi gonfiati hanno danneggiato la diga di Sasumua che serve alcuni dei quartieri di Nairobi: come conseguenza, intere città resteranno senz’acqua per almeno un paio di settimane. Secondo quanto affermato dal responsabile del dipartimento idrico di Nairobi, Lawrence Musyoka, a causare il danneggiamento della diga di Sasumua è stata la politica di violenta deforestazione della regione di Aberrare, che si trova a ridosso del bacino artificiale. "Mancando gli alberi la diga si riempie molto più velocemente del previsto" (S.C.)

 

 

RITROVATI IN ARGENTINA IN UNA FOSSA COMUNE 94 CADAVERI,

NEL CIMITERO DI SAN VINCENTE A CORDOBA.

PER GLI ESPERTI SI TRATTA DI UN’ESECUZIONE RISALENTE ALLA PRIMA METÀ DEL 1976.

RIMANE DA STABILIRE L’IDENTITÀ DEI CORPI, E LE CIRCOSTANZE DELLE ESECUZIONI

 

BUENOS AIRES. = Novantaquattro cadaveri sono stati rinvenuti in una fossa comune nel cimitero di San Vincente a Cordoba, in Argentina. Gli esperti incaricati di dirigere gli scavi presumono si tratti di persone assassinate e sepolte nella prima metà del 1976. Resta ora da stabilire le identità dei corpi ritrovati, e come furono assassinate le vittime. Sul campo è presente l’Associazione per la ricostruzione storica, una Ong specializzata nel settore, e incaricata di reperire informazioni utili. (S.C.)

 

 

QUESTA SERA A ROMA IL COLOSSEO VERRÀ ILLUMINATO IN ONORE

DELL’EX-GOVERNATORE DELL’ILLINOIS, NEGLI USA, GEORGE RYAN,

PROMOTORE NELLO SCORSO GENNAIO DI UNA MORATORIA

CONTRO LA PENA CAPITALE NEL PROPRIO STATO

 

ROMA. = Questa sera alle 21,30 il Colosseo verrà illuminato in onore dell’ex-governatore dell’Illinois, negli Usa, George Ryan, autore di una moratoria delle esecuzioni nel suo stato, dopo aver scoperto di esecuzioni capitali imminenti, comminati ad innocenti. L'associazione contro la pena di morte ‘Nessuno tocchi Caino’ riferisce che Ryan, in visita in Italia incontrerà oggi alle 17 il sindaco di Roma Walter Veltroni ed alle 18,30 il vice presidente del Consiglio, Gianfranco Fini. L'ex governatore Ryan si è detto pronto ad unirsi all’associazione Nessuno tocchi Caino e all'Italia - che dal prossimo primo luglio sarà presidente di turno dell'Unione europea - nella presentazione a settembre di una risoluzione all'Assemblea generale dell'Onu per chiedere una moratoria universale delle esecuzioni capitali. (S.C.)

 

È UN ANNO OGGI DALLA LIBERAZIONE DELLA LEADER DEL DISSENSO NEL MYANMAR, AUNG SAN SUU KYI, PREMIO NOBEL PER LA PACE,

RILASCIATA IL 6 GIUGNO DEL 2002, DOPO 18 MESI DI ARRESTI DOMICILIARI;

NON ERA LA PRIMA VOLTA CHE LA DONNA VENIVA CONDANNATA.

 

MYANMAR. = È un anno oggi dalla liberazione dagli arresti domiciliari, durati 18 mesi, di Aung San Suu Kyi, la leader del dissenso nel Myanmar, premio Nobel per la pace nel 1991. Negli ultimi dodici mesi il dialogo tra oppositori e regime militare sembra ancora essere in fase iniziale. Non era la prima volta che la donna, simbolo della lotta per la democrazia in Myanmar, trascorreva tanto tempo costretta nella sua casa. Già dal 1989 al 1995 il regime militare le aveva comminato una simile condanna, tuttavia senza riuscire ad impedire che il suo partito, la Lega nazionale per la democrazia, si aggiudicasse la vittoria nelle elezioni del 1990, peraltro senza andare alla guida del Paese. La liberazione di Suu Kyi un anno fa era stata salutata come il segnale concreto dell’avvio di un processo di riconciliazione e il passaggio verso una compiuta democrazia. Finora però, come ha osservato la stessa Suu Kyi (e come è stato condiviso da diversi governi occidentali), il regime militare che è al potere da oltre 40 anni si è mostrato conciliante – rilasciando, ad esempio, alcune decine dei circa 1400 prigionieri politici – ma non ha ancora avviato un vero e proprio dialogo. (S.C.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

6 maggio 2003

 

 

- A cura di Paolo Ondarza -

 

Giovanni Paolo II ha espresso il proprio cordoglio per l’uccisione ieri ad Urrao, in Colombia del governatore di Antioquia, Guillermo Gaviria, l’ex ministro della difesa Gilberto Echeverry ed altri otto ostaggi militari da parte delle Farc, le forze armate rivoluzionarie della Colombia. In un telegramma, a firma del cardinale segretario di Stato Angelo Sodano e indirizzato all’arcivescovo di Medellin, mons. Alberto Giraldo Jaramillo, il Papa torna a condannare il “gli atti di terrorismo che attentano alla pacifica convivenza e offendono i sentimenti più profondi dell’essere umano”. Proprio ieri a Bogotà si erano aperti i lavori del secondo Congresso di riconciliazione nazionale, a 40 anni dalla Pacem in Terris. “Il credente, amante della pace, – ha detto il presidente di Giustizia e Pace, l’arcivescovo Renato Martino – deve con particolare disponibilità combattere tutto ciò che mette in pericolo la pace stessa”. Ma torniamo alle violenze di Urrao e cediamo la linea a Maurizio Salvi.

 

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La situazione è precipitata quando un’unità speciale dell’esercito è giunta nel municipio di Urrao, a poca distanza dal luogo dove le Farc mantenevano  sequestrati l’ex governatore Gaviria, l’ex ministro della Difesa, Echeverry, e otto ufficiali e sottoufficiali. Vistisi scoperti ed attaccati i guerriglieri hanno deciso senza esitare l’eliminazione degli ostaggi, ritirandosi poi nella selva. L’operazione militare e gli assassini hanno colto di sorpresa la società colombiana, impegnata in un dibattito aperto in mattinata dallo stesso presidente della Repubblica, Alvaro Uribe, che aveva rilanciato l’ipotesi di uno scambio umanitario con la guerriglia. Era lo stesso giorno, inoltre, in cui la Chiesa cattolica aveva deciso di contribuire al dibattito avviando a Bogotá il secondo Congresso nazionale di riconciliazione, con la partecipazione di alti esponenti ecclesiastici colombiani e della Curia Romana. Il nunzio, Beniamino Stella, ha sottolineato l’importanza della realizzazione di un accordo umanitario, chiedendo alle parti soluzioni che permettano la libertà dei sequestrati ed in particolare la guerriglia che ha in mano le chiavi di questo meccanismo. Per parte sua, il presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, mons. Renato Raffaele Martino, ha rivolto in nome del Santo Padre Giovanni Paolo II un appello a tutti i sequestratori affinché restituiscano la libertà agli ostaggi.

 

Maurizio Salvi, per la Radio Vaticana.

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Sono tornati in patria i 59 ufficiali dell’esercito iracheno, prigionieri in Iran da oltre 15 anni. L’avvenimento segna una tappa molto importante nei rapporti tra i due paesi. I detenuti sarebbero dovuti rientrare  lo scorso marzo, ma lo scoppio della guerra glielo aveva impedito. Secondo quanto sostenuto dalle autorità di Teheran attualmente in Iran non ci sarebbero più prigionieri iracheni.

 

Continuano a consegnarsi i dirigenti dell’ex regime di Saddam Hussein nelle mani della coalizione angloamericana. Nel frattempo Washington sta pensando di eliminare l’embargo che – secondo la Casa Bianca – ostacola la vendita del petrolio di cui gli Stati Uniti hanno bisogno per finanziare la ricostruzione. In proposito ascoltiamo Elena Molinari.

 

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La Casa Bianca infatti sta studiando la possibilità di revocare le sanzioni contro l’Iraq, presentando una risoluzione all’Onu o se necessario semplicemente ignorandole. Le aziende Usa potrebbero infatti, addirittura, cominciare a introdurre in Iraq merci attualmente proibite in base alle sanzioni. Intanto in Iraq il proconsole americano, il generale in pensione J. Garner, ad una settimana dall’arrivo del suo novo capo, Paul Bremer, ha annunciato ieri che l’Iraq avrà un governo provvisorio fatto tutto di iracheni entro la metà di maggio. Ma progressi più concreti nel cammino verso la democrazia arrivano non da Baghdad ma da Mosul, la capitale del nord. Ieri ha eletto un Consiglio municipale provvisorio e un sindaco, un generale radiato dall’esercito di Saddam Hussein nel ’93.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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E’ in viaggio il primo volo di aiuti umanitari dell’Unione Europea all’Iraq. Partito stamani da Bruxelles, arriverà a Baghdad domani, dopo un carico supplementare di materiali ad Atene. Dalla Croce rossa giunge intanto il monito agli angloamericani di rispettare gli obblighi imposti loro dal diritto internazionale: ripristinare la legge e l’ordine in Iraq, assicurare il benessere della popolazione, proteggere le infrastrutture vitali, come gli ospedali.

 

E a proposito di salute, non si arresta il virus delle polmonite atipica in Asia. Secondo le agenzie ci sarebbero altri 4 casi a Taiwan e 138 in Cina, con 8 morti. Ad Hong Kong oggi i decessi sono stati sei, nove i casi individuati. E il Giappone si è detto pronto a venire in soccorso della Cina, mentre i ricercatori proseguono senza sosta gli esami del virus come ci riferisce Chiaretta Zucconi.

 

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E’ capace di sopravvivere fino a quattro giorni su oggetti e superfici esterne del corpo umano, ma è sensibile alla candeggina, all’etanolo, alla formaldeide e alla paraformaldeide. A confermarlo sono i ricercatori dell’Università di Hong Kong, che soltanto l’altro ieri avevano dichiarato che purtroppo dovremo abituarci a convivere con questo virus misterioso e invincibile. In prima linea, nella ricerca contro la polmonite atipica, anche il Giappone, unico Paese asiatico dove finora non è stato segnalato alcun caso di Sars. Esperimenti eseguiti a Tokyo hanno appurato che a zero gradi centigradi il virus sembra potenzialmente mortale, a otto gradi comincia a deteriorarsi, a 36,6 gradi ed oltre muore. Il che significa che il microrganismo può vivere per periodi discreti anche a temperature molto basse, lasciando temere purtroppo che possa resistere anche in inverno. E mentre i ricercatori asiatici e di tutto il mondo cercano di portare nuovi elementi all’identikit del killer misterioso, dalla Cina arrivano notizie di rivolta nelle province del Zhejiang e dell’Henan contro la prospettiva di ospitare centri di quarantena per possibili malati di Sars. A Nanchino è stata annunciata la quarantena per circa 10 mila persone. A Zhengzhou, capitale della provincia di Henan, sono stati chiusi cinema, teatri, discoteche ed internet caffè. E intanto, il Kazakistan, confinante con la provincia cinese dello Xinjiang, ha annunciato che nei prossimi tre giorni chiuderà i confini con la Cina, per evitare la diffusione di Sars anche nel suo Paese.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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E oggi, nel primo pomeriggio a Bruxelles si terrà un vertice straordinario tra i ministri degli esteri europei e l’Organizzazione mondiale della Sanità per fronteggiare l’emergenza Sars. Sul tavolo le questioni aperte dall'epidemia di polmonite atipica, che nell'Unione ha registrato 36 casi e nessuna vittima.

 

Il quotidiano israeliano Maariv informa oggi della creazione di un apparecchio, messo a punto da due studiosi di Israele, capace di scoprire il virus Sars in un'ora,anche in fase d'incubazione e prima che il paziente si renda conto di esserne affetto. I due inventori sono ora in viaggio per Singapore dove illustreranno la scoperta alle autorità sanitarie locali.

 

Un responsabile della Jihad  islamica è stato catturato stamani da soldati israeliani a Hebron, in Cisgiordania. Lo riferiscono fonti militari. L'uomo era l'organizzatore di un attentato  che alcuni mesi fa provocò nella stessa Hebron la morte di 12 israeliani, quasi tutti militari.

 

Proseguono le violenze a Mindanao, isola delle Filippine meridionali. Ieri sera è stato sparato un colpo di mortaio contro la parrocchia dell’Immacolata Concezione a Pikit, che nella sua palestra ospita 150 sfollati. Fortunatamente il proiettile ha urtato i fili dell’elettricità, che ne hanno deviato il corso, ma alcune persone sono rimaste comunque ferite.

 

 

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