RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 121 - Testo della Trasmissione di giovedì 1 maggio 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Santo Padre sabato e domenica prossimi sarà in Spagna, dove proclamerà 5 nuovi santi. Oggi ricordiamo la figura di Genoveffa Torres Morales. Sulle questioni sul tavolo tra la Chiesa e il governo spagnolo ci parla  Julian Abbad.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano, presente ieri alla conclusione, a Castelgandolfo,  del Congresso mariano promosso dal Movimento dei Focolari: ai nostri microfoni il porporato che affronta anche Medio Oriente, Iraq e Cuba

 

 Appello dei patriarchi e vescovi cristiani dell’Iraq perché siano garantiti i diritti civili e la liberta religiosa. Questa sera l’atteso discorso del presidente Bush sulla fine della guerra

 

Diciassette anni fa la catastrofe nucleare di Chernobyl, in Ucraina, di cui ancora si pagano le conseguenze. Intervista con il professor Salvatore Festa. 

 

CHIESA E SOCIETA’:

Terremoto in Turchia. Sinora il bilancio è di 84 morti

 

Il piano di pace per il Medio Oriente degli Stati Uniti presentato alle parti interessate, mentre continuano le violenze

 

Civitas Si è aperta la mostra-Convegno della solidarietà e dell’economia sociale e civile a Padova.

 

Decretato lo stato d’emergenza nella provincia argentina di Santa Fe’ a causa dell’inondazione provocata dal Rio Salado

 

Giovani come Maria” è il titolo della XVII edizione del Meeting dei giovani di Pompei, che si svolge oggi

24 ORE NEL MONDO:

- Una panoramica sul 1° maggio nel mondo.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

1 maggio 2003

 

 

IMMINENTE IL 99° VIAGGIO DEL PAPA IN SPAGNA

LE POLITICHE FAMILIARI E LE UNIONI DI FATTO TRA LE QUESTIONI

IN DISCUSSIONE TRA LA CHIESA CATTOLICA E IL GOVERNO SPAGNOLO

                           

Ormai imminente il viaggio del Papa in Spagna, il 99° fuori dall’Italia che si svolgerà i prossimi sabato e domenica, 3-4 maggio. Poco dopo il suo arrivo, sabato pomeriggio, nella Nunziatura apostolica a Madrid, il Papa incontrerà il Presidente del Governo, Josè Maria Aznar. Quali le questioni principali oggetto di studio e discussione tra la gerarchia cattolica e il governo spagnolo? Al microfono di padre Ignacio Arrequi, risponde Julian Abad, giornalista, analista politico  scrittore, direttore della più importante casa editrice della Spagna, l’Editorial Santillana.

 

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HAY DOS TEMAS ...

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“Ci sono in particolare due temi molto attuali. Uno di questi riguarda la politica riferita alla famiglia e, in concreto, il riconoscimento legale delle cosiddette ‘unioni di fatto’, e dei matrimoni tra omosessuali, un campo dove evidentemente le distanze sono più grandi e le possibilità di arrivare ad una soluzione che soddisfi sono abbastanza ridotte. L’altro tema attuale è poi la discussione che si sta sviluppando attorno alla Loce, la legge che riguarda la qualità dell’insegnamento, con particolare riferimento all’insegnamento della religione con due modalità diverse: una confessionale e l’altra non confessionale. A molti sembra che questo progetto racchiuda sostanzialmente tutte le aspirazioni democratiche di quelli che vorrebbero ci fosse l’insegnamento della religione a scuola e che ci fosse libertà – stiamo parlando ovviamente della scuola statale, ma anche della scuola privata. Ci sembra che questa soluzione faccia tacere tutte le istanze e non possa suscitare grandi critiche. Questo è un tema che credo si risolverà se si troverà una soluzione saggia, perché la maggioranza, quella con cui io ho parlato, credo stia sulla strada per trovare una soluzione, che però non esiste ancora. E poi c’è un altro tema che si sta imponendo all’attenzione dell’opinione pubblica e sul quale sono già state presentate delle mozioni da parte di alcuni partiti: il problema dell’eutanasia e tutto ciò che riguarda le politiche relative al rispetto della vita, dal suo inizio fino alla fine. Questo credo sia un problema sul quale la Chiesa e la gerarchia tengano gli occhi e le orecchie ben aperti. Non ci troviamo ancora in un momento critico, ma bisogna prepararci”.

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Domenica 4 maggio avrà luogo la solenne cerimonia per la canonizzazione di 5 nuovi santi. Tra questi Genoveffa Torres Morales, fondatrice delle cosiddette Suore Angeliche, parliamo della Congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli. Servizio di Giovanni Peduto:

 

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La nostra nuova Santa nacque nel 1870 in Spagna, ad Almenara, da umili lavoratori di profonda fede. Rimase orfana di padre ad un anno e in breve le morirono anche quattro fratelli. Pure la madre le venne meno prematuramente all’età di solo 8 anni, per cui rimase nella più assoluta povertà. La convivenza con un fratello sopravvissuto non fu facile a causa della cognata poco comprensiva. Tuttavia, fu in quegli anni che si formarono il suo carattere e la sua spiritualità, la pazienza, l’umiltà, la carità ed una completa fiducia nel Signore. Un gran conforto per lei era la lettura di libri spirituali, da cui traeva la luce e la forza per affrontare le difficoltà della vita.

 

Ma non bastarono le prove sunnominate. Colpita nel luglio del 1882 da improvvisi dolori al ginocchio sinistro, in seguito alla manifestazione della cancrena, l’arto le dovette essere amputato. Genoveffa aveva tredici anni. Questa nuova disgrazia anziché fiaccarla nell’animo, la rese ancora più sensibile alle sofferenze del prossimo. Nei due anni successivi, a causa del duro lavoro e la scarsa alimentazione, la sua salute peggiorò ulteriormente. Nel 1885 fu ricoverata nella Casa della Misericordia di Valencia, diretta dalle Suore Carmelitane della Carità. Vi rimase per nove anni i quali, nonostante la sua precaria salute furono anni felici e i più tranquilli della sua vita. In questo periodo maturò la sua vocazione religiosa e, sotto la guida di alcuni valenti gesuiti, si modellò la sua spiritualità.

 

Unitasi a due amiche, Isabel e Desamparados, con lo scopo di lavorare insieme e di offrire un ricovero ai poveri senzatetto, diede l’avvio alla congregazione che aveva in animo di fondare a favore delle persone sole, povere e abbandonate. Ufficialmente l’Istituto nasceva l’11 febbraio 1911 con il nome di Società Angelica del Sacro Cuore. Dopo la prima casa a Valencia altre case sorsero a Zaragoza, Madrid, Bilbao, Barcellona, Santander, Pamplona, Vigo, Castellón … L’attività della Beata non conosceva soste poiché si occupava personalmente di tutti gli affari della Società e dava grande importanza alla formazione delle nuove ragazze che si univano a lei.

 

Il 25 marzo 1953 l’Istituto veniva riconosciuto di diritto pontificio, con il nome definitivo di Congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli. Dopo un’esistenza spesa totalmente al servizio di Dio e del prossimo sofferente, Genoveffa Torres Morales si spense a Zaragoza, città nella quale aveva stabilito la Casa Madre, il 5 gennaio del 1956: aveva appena compiuto 86 anni. Fin dalla prima gioventù la nostra Santa aveva percepito con chiarezza che vivere per Dio significa procurare la sua gloria e, cioè, obbedire, lavorare, soffrire per Lui e accettare con gioia la sua volontà. Una delle prove più convincenti del suo spirito di fede è il valore che ella dava alla preghiera.

 

Dalla preghiera e dall’unione con Dio traeva la forza per sperare contro ogni speranza. Fu distaccata dalle cose della terra e conservò sempre la mente e il cuore fissi nell’attesa della Provvidenza e dei beni futuri. La sua fiducia nel Signore era assoluta e, malgrado avesse tutte le circostanze contingenti a sfavore, riuscì a superare ogni ostacolo senza lasciarsi mai andare allo scoraggiamento. Seppe vedere in tutto, anche e soprattutto nelle sue malattie e sofferenze, l’amore infinito e la misericordia di Dio. Nel suo amore per Dio innestò pure l’amore per il prossimo. Ebbe stima e considerazione per tutti gli uomini, grandi e piccoli, ricchi e poveri, perché – diceva – tutti sono figli dello stesso Padre e redenti dallo stesso Sangue di Cristo.

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OGGI IN PRIMO PIANO

1 maggio 2003

 

 

MESSAGGIO DI SPERANZA DAL CONGRESSO MARIANO INTERNAZIONALE PROMOSSO

DAI FOCOLARI NELL’ANNO DEL ROSARIO CONCLUSO IERI A CASTELGANDOLFO, PRESENTE IL CARDINALE ANGELO SODANO. UN EVENTO A DIMENSIONE MEDIATICA

- Con noi il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano -

 

Oggi 1° maggio inizia il mese tradizionalmente dedicato alla Vergine Maria. Ed è una riscoperta di Maria e della preghiera mariana del rosario il frutto del Congresso internazionale promosso dal Movimento dei Focolari in questo Anno del Rosario indetto dal Papa. Si è concluso ieri pomeriggio a Castelgandolfo, con l’apertura alla dimensione interreligiosa. Presente anche il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano.  Un evento che è stato anche una singolare esperienza mediatica: ha raggiunto tutti i continenti grazie ai collegamenti gratuiti con 10 satelliti tramite Telepace e Ewtn, l’Esa e CRC canadese che hanno permesso a TV e internet di trasmettere l’intero convegno. Servizio di Carla Cotignoli.

 

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“In questo mondo colpito da terrorismo, guerre, vendette e dal flagello della Sars, il congresso  mariano ci annuncia l’alba di un mondo di speranza, pace, amore e santità.” Scrivono via e-mail da Taiwan. Dall’Argentina: “Oggi ho scoperto Maria come donna di pace, donna forte, donna modello per l’umanità”. E dall’Uganda: “E’ meraviglioso comprendere Maria in modo nuovo. Ci dà la spinta a portare Maria a casa e vivere con lei nella nostra società in cambiamento”. Dalle Filippine: “Ho capito un po’ di più che il rosario è veramente una preghiera di pace. E’ un antidoto alla guerra! E si potrebbe non finire più. Innumerevoli sono i messaggi che continuano a giungere tramite posta elettronica da tutto il mondo.

 

E’ stato con un pensiero di gratitudine al Papa che si è concluso questo evento mariano: Rivolgendo al cardinale Sodano che ha impartito la benedizione finale, Chiara Lubich, ringraziandolo per la sua presenza ha aggiunto: “Ci ha portato il cuore del Papa”. Questa iniziativa era nata proprio per rispondere alla particolare consegna di Giovanni Paolo II fatta al Movimento di promuovere l’Anno del rosario. “Maria è stata la protagonista vera di questi giorni – ha detto concludendo, il prof. Giuseppe Zanghì, del Centro studi dei Focolari. “Tipicamente sua la leggerezza, la luce, che in questi giorni ci hanno accompagnato”. “L’amore che ha acceso nei nostri cuori è come la cifra culturale fondamentale del terzo millennio.

 

Avevano dato un contributo senza precedenti i molti spazi artistici di alto livello, insieme alle testimonianze e alle riflessioni teologiche sulla lettera del Papa e i misteri della luce. Toccanti sono stati i momenti finali: la voce dell’ebraismo con il canto dell’artista ebrea Miriam Megnagi con la lode al Padre nella lingua di Maria, l’aramaico. E con l’intervento di grande profondità della studiosa musulmana iraniana Sharhaz Hushmand che ha rivelato ricchezze sconosciute racchiuse nel Corano che nomina Maria ben 34 volte.

 

In una lettera a Chiara Lubich il Papa assicurando le sue preghiere, definiva l’iniziativa del convegno “opportuna” e “lodevole”. Ma ascoltiamo il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano intervistato a Castelgandolfo:

 

“Il Papa è convinto della validità di tutti i nuovi movimenti che sono sorti nella Chiesa in questi ultimi tempi. Nel contesto ecclesiale, nel corso dei secoli sono nate famiglie religiose, ordini, congregazioni religiose, iniziative culturali, però sono tipiche dei tempi moderni queste forme nuove, i movimenti ecclesiali che rivelano la freschezza e la ricchezza della Chiesa e anche la sua vitalità. Fra questi è tipica oggi nel mondo l’Opera di Maria a cui il Papa si sente particolarmente vicino. Per questo ha voluto impegnare tutta la famiglia dei focolarini e delle focolarine e delle persone che vivono questo spirito di comunione. So personalmente che anche il Papa ha visto alcune delle vostre trasmissioni di Telepace in questi giorni e gode spiritualmente nel vedere la vivacità della Chiesa nell’ora presente. Questo ci dice anche di essere ottimisti. Accanto al male che c’è nel mondo, che a volte pare trionfare sfacciato, in mezzo a noi c’è tanto bene. Del resto è la parabola evangelica del grano e della zizzania”.

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Il cardinale Sodano ha affrontato anche le questioni di maggiore attualità sul panorama internazionale che toccano terra Santa, Iraq e Cuba. Lo ascoltiamo nel servizio di Francesca Sabatinelli:

 

Si è aspettato troppo. Il cardinale Sodano è chiarissimo, la situazione in Medio Oriente doveva essere affrontata più rapidamente.

 

“Si è tardato troppo a risolvere il problema della Terra Santa. L’ideale tracciato dal Papa mi pareva chiaro: due Stati che possono e debbono coesistere”.

 

Per tante ragioni si è ancora molto indietro nel piano di riconciliazione, ma resta la speranza.

 

“La grande speranza è che sia attuato l’impegno che avevano preso anche con il Papa gli ultimi capi di Stato nelle loro visite di mettere mano finalmente per aiutare questi due popoli a vivere insieme pacificamente. Certo, la costruzione di questo nuovo muro che ha deciso Israele non è di buon auspicio per l’avvenire. Non abbiamo più bisogno di muri nel mondo. E’ bastato il Muro di Berlino, e non è bene che ne nascano altri”.

 

Il destino dell’umanità è vivere insieme mano nella mano - ha continuato poi il porporato - riferendosi al nuovo Iraq che dovrà essere testimonianza di questa convivenza. La preoccupazione della Santa Sede per il dopoguerra è che spunti presto un’era di pace e di riconciliazione. Di qui l’annuncio di una dichiarazione dei Patriarchi e vescovi iracheni.

 

“I capi religiosi chiedono in particolare questo rispetto e impegno di tutti per la libertà religiosa. Lo chiedono agli islamici e anche agli Stati amici che aiutino affinché sia uno Stato in cui ci sia piena libertà religiosa per poter dare al mondo la testimonianza che è possibile vivere insieme”.

 

Il cardinale Sodano ha poi affrontato la questione di Cuba. Il Papa non è pentito di aver dato fiducia a Fidel Castro. “A tutti” – sono le parole del segretario di Stato – “bisogna dare ponti d’oro per uscire dal proprio mondo, in cui uno si è imprigionato”.

 

“La grande speranza che il Papa nutre, e nutro anch’io personalmente, è che lui possa condurre questo popolo verso nuovi traguardi di democrazia, rispettando le conquiste di questi ultimi decenni”.

 

E’ stata certo una delusione per il Papa quest’ultima decisione delle tre fucilazioni e delle condanne severe dei tribunali. Il Santo Padre ha espresso la propria sorpresa e il proprio rammarico e ora ha fatto voto almeno per i carcerati che ci siano dei gesti di clemenza.

 

“Noi continueremo questo dialogo. Mai il dialogo si interromperà!”.

 

Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana.

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DAI PATRIARCHI E DAI VESCOVI CRISTIANI IRACHENI

L’APPELLO AFFINCHÉ SIANO GARANTITI I DIRITTI CIVILI E LA LIBERTA’ RELIGIOSA.

OGGI L’ATTESO DISCORSO DI BUSH SULLA FINE DELLA GUERRA

CHE HA CAMBIATO  LA STORIA DELL’IRAQ

- Servizio di Matteo Ambu -

 

In un clima di tensione tra truppe statunitensi e popolazione irachena, si attende il discorso odierno del presidente Bush che annuncerà la fine della guerra. Si apre per l’Iraq un nuovo futuro e i vescovi e i patriarchi cristiani hanno lanciato un appello affinché sia rispettata la tradizione culturale multietnica  e multireligiosa del Paese.

 

L’appello dei patriarchi e vescovi cristiani iracheni è rivolto al popolo, alle forze politiche e religiose ed alla comunità internazionale affinché la nuova Costituzione sancisca il diritto di libertà religiosa e garantisca ai cittadini la partecipazione alla vita sociale e politica senza distinzione di razza o religione. “Rivendichiamo per noi e per tutti quelli che oggi abitano in Iraq – si legge nel messaggio reso noto ieri dalla Sala stampa della Santa Sede - di vivere a pieno titolo in uno Stato di diritto nella pace, nella libertà, nella giustizia, nell’uguaglianza secondo la Carta dei diritti dell’uomo”. Caldei, assiri, siriani, armeni, greci e latini, uniti in una sola comunità cristiana, chiedono che il nuovo Stato riconosca i diritti religiosi, culturali, sociali e politici dei cristiani e preveda uno statuto legale in cui ogni persona, considerata secondo le sue capacità senza discriminazioni, abbia il diritto di prendere parte attivamente al governo e al servizio del Paese. Vescovi e patriarchi esprimono la speranza che ai cristiani iracheni sia garantito il diritto di professare la fede secondo le loro tradizioni e norme religiose, il diritto di educare i figli secondo i principi cristiani, il diritto di organizzarsi liberamente, di costruire luoghi di culto e, secondo necessità, altri spazi per attività culturali e sociali.

 

Sull’atteso intervento del presidente Bush, ascoltiamo ora il servizio di Paolo Mastrolilli.

 

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Questa sera il presidente Bush annuncerà in diretta televisiva alla nazione, che la fase militare della campagna in Iraq è finita, ma proprio alla vigilia è avvenuto un nuovo scontro con diverse vittime. Ieri, infatti, i soldati americani sono tornati a sparare contro la folla che manifestava nella città di Faluja, per protestare contro gli incidenti che lunedì erano costati la vita ad almeno 13 persone. Anche in questo caso i militari hanno detto che qualcuno ha preso di mira le loro postazioni e quindi hanno risposto al fuoco. I partecipanti al corteo però hanno dichiarato che non avevano armi, ma chiedevano il ritiro dei soldati americani. Secondo il sindaco della città, molto vicina al regime di Saddam nel passato, almeno due persone sono morte in questo nuovo scontro e 18 sono rimaste ferite. Stasera, comunque, il presidente Bush annuncerà che i combattimenti in Iraq sono terminati, dopo la conferma ricevuta anche dal generale Franks, comandante delle forze nella regione. Il capo della Casa Bianca parlerà a bordo della portaerei Lincoln, che sta tornando dal Golfo Persico in California, ma secondo il suo portavoce non annuncerà la vittoria perché restano sacche di resistenza e il lavoro di stabilizzazione del Paese deve ancora essere completato. Un giornale arabo di Londra, infatti, ha pubblicato un messaggio scritto attribuito a Saddam, in cui si incitano gli iracheni alla resistenza. Ieri, comunque, a Baghdad è arrivato il capo del pentagono Rumsfeld che ha parlato alle truppe e alla popolazione. Il ministro della Difesa ha detto che il Paese appartiene agli iracheni e le forze della coalizione non hanno intenzione di governarlo.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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DICIASSETTE ANNI FA LA CATASTROFE DI CHERNOBYL SCONVOLSE L’EUROPA.

ANCORA OGGI RESTA DA CHIARIRE L’ENTITA’ DEI DANNI CAUSATI DALLA NUBE RADIOATTIVA FUORIUSCITA DALLA CENTRALE NUCLEARE IN UCRAINA

- Intervista con il prof. Mario Salvatore Festa -

 

All’una e 24 del 26 aprile 1986, l’incendio nel reattore n. 4 della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, provocò  una vera catastrofe. La nube radioattiva fuoriuscita contaminò immediatamente la zona circostante la centrale e arrivò nel giro di pochi giorni in Europa. Il governo ucraino passò sotto silenzio quest’incidente e ancora oggi è difficile stimare con certezza l’entità di quel disastro. Gravi le conseguenze sulla salute, in questi 17 anni si è registrato un notevole incremento dei tumori alla tiroide e della leucemia, soprattutto tra i bambini. Benedetta Capelli ha intervistato il prof. Mario Salvatore Festa, fisico sanitario della II Università di Napoli, che corso sul posto vide un inquietante scenario:

 

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R. - Uno scenario di morte e di assenza di vita. Il viaggio era stato programmato per fare delle verifiche nel luogo del disastro, però poi andammo a visitare anche le città più colpite come Pripriat e lì trovammo la città dei morti. Non esisteva un’ombra di vita.

 

D. – Nelle misurazioni che lei fece, il livello di radioattività era più alto rispetto a quello ufficiale …

 

R. – Io ho avuto anche uno scontro con la comunità scientifica. Le autorità finirono sotto accusa, perché nel punto più prossimo alla centrale, dove io potei arrivare, feci delle misurazioni e convenimmo che la dose era cento volte, duecento volte il fondo naturale. Misurai valori elevatissimi di radioattività ambientale. Anche sull’incidente si è nascosta la verità, perché lì l’incidente è stato provocato dall’errore umano e non da connettere ad una reazione non controllata. In effetti i valori dimostrati erano ben più elevati di quelli ufficiali.

 

D. – Nel 2000 il reattore è stato chiuso, ma vi lavorano molte persone. C’è ancora un pericolo reale?

 

R. – Lo spegnimento del reattore non significa che le maestranze dei tecnici e degli ingegneri non stiano lì, comunque il reattore presenta del materiale radioattivo. Il problema più reale è lo sprofondamento del sarcofago con probabile fuoriuscita di gas radioattivi.

 

D. – A 17 anni dall’incidente le persone sono ancora esposte alla contaminazione, i pericoli derivano principalmente dal cibo e dall’acqua?

 

R. – Questa popolazione sta pagando e pagherà un altro tributo di morti ed è dovuto appunto al fatto che questi radionuclidi, che sono piovuti dal cielo con la nube radioattiva, hanno contaminato le acque e i terreni. La contaminazione attraverso il grano, attraverso la frutta, attraverso la verdura è passata nella catena alimentare e quindi, attraverso gli animali. Gli scienziati della Bielorussia hanno scelto una scorciatoia, cioè hanno trovato dei prodotti chimici e farmaceutici che eliminano rapidamente la radioattività ingerita attraverso gli alimenti, però il problema non è lì. Bisognerebbe fare un’opera di bonifica vasta. Potrebbero farla le Nazioni Unite, potrebbero farla gli organismi preposti a queste cose. Non mi sembra logico che milioni di bambini ci debbano rimettere la vita.

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CHIESA E SOCIETA’

1 maggio 2003

 

SCOSSA SISMICA DURANTE LA NOTTE IN TURCHIA, NELLA PROVINCIA SUD ORIENTALE

DI BINGOL. IL BILANCIO DELLE VITTIME PER ORA E’ DI 84 PERSONE.

SQUADRE DI SOCCORSO PARTICOLARMENTE IMPEGNATE NELLA CITTADINA

DI CELTIKSUYU DOVE È CROLLATO UN CONVITTO CHE OSPITAVA CIRCA 200 BAMBINI

 

BINGOL. = Una scossa di terremoto di intensità pari a 6,4 gradi della scala Richter ha colpito durante la notte la provincia turca di Bingol, nella parte sud orientale del Paese. Il ministro dell’industria e commercio turco Ali Coskun - riporta l’agenzia di stampa Anadolu - ha dichiarato che sono purtroppo morte 84 persone, mentre altre 390 sono rimaste ferite. La situazione più critica si registra nella cittadina di Celtiksuyu, nei pressi della stessa città di Bingol. Un convitto nel quale dormivano circa 200 bambini è crollato. Già ne sono stati tratti in salvo circa 25, mentre altri 35 erano riusciti a scappare prima che l’edificio cedesse. Le operazioni di soccorso sono in questo momento in pieno svolgimento per rimuovere le macerie e salvare altre vite. L’ospedale di Bingol inoltre non possiede il necessario equipaggiamento per compiere operazioni chirurgiche. I feriti gravi sono inviati a centri sanitari delle province vicine. (M.A.)

 

 

PRESENTATO ALLE PARTI INTERESSATE IL  PIANO DI PACE “ROAD MAP” PER IL MEDIO ORIENTE. CONTINUA INTANTO LA VIOLENZA DOPO L’ATTENTATO DI MARTEDÌ. È IN CORSO NELLA STRISCIA DI GAZA UN’INCURSIONE DELL’ESERCITO ISRAELIANO.

NOVE I MORTI PALESTINESI,  PIÙ DI 20 I FERITI DA ENTRAMBE LE PARTI

- A cura di Graziano Motta e Matteo Ambu -

 

GERUSALEMME. = La “Road map”, il ruolino di marcia, come viene chiamato il piano di pace degli Stati Uniti, condiviso anche da Unione Europea, Russia e Nazioni Unite, è stato consegnato         ieri pomeriggio in forma ufficiale alle parti interessate. Il piano, definito dai giornalisti “mappa della pace” prevede un percorso a tappe per la definizione di un accordo che sancisca la nascita nel 2005 di uno Stato palestinese, che viva a fianco, in pace, con quello di Israele. Da notare che l’impegno dei mediatori e della Casa Bianca di pubblicare il piano non è venuto meno neanche in seguito all’attentato suicida della scorsa notte, rivendicato congiuntamente dalle Brigate dei martiri di El Aqsa, emanazione del partito di Arafat e di Mahmud Abbas, e dal braccio armato del movimento fondamentalista islamico Hamas, gruppi che intendono proseguire la lotta armata contro Israele e si oppongono a quel negoziato che Abbas vuole riprendere sulla base appunto di questa “mappa della pace”. Mappa, che ha detto il leader di Hamas, lo sceicco Acme Diassin, assicura soltanto sicurezza ad Israele a spese della sicurezza del popolo palestinese. Un progetto, ha aggiunto, che tende a liquidare la nostra causa per l’indipendenza. Dopo l’attentato suicida di martedì scorso a Tel Aviv nel quale sono morte quattro persone (compreso l’attentatore, un cittadino britannico arabo, Asif Mohammed Hanif, di 21 anni), l’esercito israeliano ha iniziato durante la notte un’incursione nella Striscia di Gaza, tutt’ora in corso. L’azione è costata la vita a nove palestinesi, tra i quali un bambino di due mesi e un ragazzo di 13 anni. Numerosi i feriti: circa 15 tra i palestinesi, sette tra i soldati israeliani. Secondo quanto hanno riferito fonti locali, le truppe assieme ad alcune decine di blindati sono arrivate nel cuore della notte a Gaza con l’intento di catturare ricercati palestinesi. I militari hanno incontrato resistenza. Palestinesi armati si sono barricati in alcuni stabili abitati ed è iniziato un violento scambio di fuoco. Nel corso degli scontri il numero delle vittime è progressivamente salito e adesso è stimato in nove. Il quartiere nel quale gli scontri stanno avvenendo è tuttora isolato. Il ministro palestinese per i negoziati con Israele, Saeb Erekat ha chiesto l’intervento della comunità internazionale per porre fine a quello che lui ha definito un “massacro”. Inoltre altri due palestinesi sono stati uccisi a Yatta, vicino a  Hebron, in uno scontro a fuoco con una pattuglia di soldati e dodici ricercati palestinesi sono stati arrestati sempre durante la notte passata dall’esercito a Hebron, Betlemmme, Nablus e Qalqiliya. Intanto nel resto di Israele proseguono le ricerche di un cittadino britannico di origine araba, Omar Khan Sharif, di 27 anni, presunto kamikaze, che è stato visto fuggire martedì scorso dal luogo dell’attentato a Tel Aviv, dopo essersi liberato di un ordigno esplosivo.

 

 

APERTA IERI A PADOVA “CIVITAS”, MOSTRA-CONVEGNO DELLA SOLIDARIETÀ E DELL’ECONOMIA SOCIALE E CIVILE. UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE A LIVELLO

EUROPEO PER LE PERSONE IMPEGNATE NEL TERZO SETTORE

- A cura di Silvio Scacco -

 

PADOVA. = Da oggi fino al 4 maggio, con un prologo ieri pomeriggio, 30 aprile, oltre 114 appuntamenti tra convegni, seminari, dibattiti, più di 350 espositori, 25.000 metri quadri in 5 padiglioni della Fiera di Padova. Questi i numeri che sintetizzano l'edizione 2003 di “Civitas”, mostra-convegno della solidarietà e dell’economia sociale e civile. Civitas è un appuntamento unico a livello europeo: è insieme salone espositivo e forte momento d'incontro e confronto tra tutti i protagonisti del terzo settore, enti e istituzioni. Una manifestazione che si è sviluppata di pari passo con il terzo settore italiano e che ha assunto nel corso degli ultimi anni una propria valenza sociale, politica e culturale. Tra le centinaia di iniziative di questi giorni, segnaliamo quella di Amnesty International , sezione italiana, che ha promosso in questa settimana, in tutta Padova, convegni, manifestazioni musicali ed artistiche, incontri con le scuole, dibattiti, workshop formativi nel quadro della campagna “Io non discrimino”, a favore dell'uguaglianza e della dignità di tutti gli esseri umani.

 

 

 

DECRETATO LO STATO D’EMERGENZA NELLA PROVINCIA ARGENTINA DI SANTA FE’ A

CAUSA DELL’INONDAZIONE PROVOCATA DAL RIO SALADO. SETTE PERSONE SONO MORTE E CIRCA 50 MILA HANNO DOVUTO ABBANDONARE LE LORO CASE. IL GOVERNO HA STANZIATO CIRCA 2,5 MILIONI DI EURO PER I SOCCORSI

 

SANTA FE. = Il presidente della Repubblica argentina, Eduardo Duhalde, ha decretato ieri sera lo stato di emergenza per la provincia di Santa Fé nella quale due giorni fa il disastroso straripamento del Rio Salado ha causato una grande inondazione. Purtroppo sette persone sono morte (ma contrariamente a quanto si era appreso in precedenza non si tratta di bambini). Circa 50 mila persone hanno invece dovuto abbandonare le loro case, invase dall’acqua. Il Governo ha varato un piano d’intervento di sette milioni di pesos (circa 2,5 milioni di euro), ma il lavoro dei soccorsi è ostacolato. Molti villaggi sono completamente isolati dalle acque, ci sono difficoltà per la distribuzione dell’energia elettrica e i servizi sanitari sono in allerta massima per il timore di epidemie. Elicotteri che sorvolano le zone disastrate continuano a trovare nelle località dell’interno numerose persone sui tetti delle case che attendono di essere portati al sicuro. Gravi le perdite economiche: colpite soprattutto le piantagioni di soia e gli allevamenti bovini. La Caritas argentina ha predisposto un piano di intervento. L’organismo sta ricevendo cibo, vestiti, scarpe da donare alla persone sfollate e ha annunciato che presterà aiuto materiale e spirituale alle persone colpite. (M.A)

 

 

“GIOVANI COME MARIA” È IL TITOLO DELLA XVII EDIZIONE DEL MEETING DEI GIOVANI DI POMPEI, CHE SI SVOLGE OGGI. ALL’INIZIO DEL MESE DI MAGGIO, NELL’ANNO DEL

ROSARIO, UN’OCCASIONE PER CONOSCERE LA MATERNA FIGURA DELLA MADRE DI GESÙ

 

POMPEI. = In coincidenza con l’inizio del mese che la tradizione cristiana dedica alla Madonna, la XVII edizione del “Meeting dei giovani” di  Pompei, quest’anno sul tema “Giovani come Maria”. La scelta dell’argomento di riflessione intende sollecitare le nuove generazioni a conoscere più profondamente la figura, la fede e la disponibilità della giovane di Nazareth, imitandone l’esempio e invocandone la protezione attraverso la recita del Santo Rosario. Il Meeting diviene anche significativa tappa di avvicinamento a “Colonia 2005”, la prossima Giornata mondiale della Gioventù nel contesto di quella preghiera costante in preparazione all’evento, che dovrà elevarsi, secondo il desiderio del Papa, da quattro luoghi significativi: il Santuario di Loreto, Sant’Agnese in Agone e al Centro giovanile San Lorenzo a Roma e appunto, il Santuario di Pompei. Ospiti dell’edizione 2003 sono, tra gli altri, padre Alex Zanotelli, missionario in Kenya; i cantautori don Mimmo Iervolino e don Giosy Cento; i “City Angels”, giovani volontari di strada. (M.A)

 

 

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1° MAGGIO NEL MONDO

1 maggio 2003

 

- A cura di Paolo Ondarza -

                                                                                                                        

● Un momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche o sociali, per affermare i propri diritti e migliorare la propria condizione. Nasce con questa connotazione la giornata del 1 Maggio nel 1986 a Chcago. Ma quella odierna è anche una festa vissuta anche dalla Chiesa di tutto il mondo che ricorda san Giuseppe lavoratore, nella festa istituita da Pio XII nel 1955. Ieri Giovanni Paolo II nel corso dell’udienza generale ha additato ai lavoratori di tutto il mondo nel falegname di Nazareth, un esempio e un sostegno a quanti con la loro attività provvedono alle necessita' della famiglia e dell'intera comunità umana”. Ecco come viene festeggiata quest’anno nei vari Paesi del mondo.

 

● Tra le manifestazioni più significative per il primo maggio nel mondo va sicuramente segnalata quella di Cuba. La Centrale dei lavoratori cubani informa che a  manifestare il proprio sostegno a Fidel Castro in piazza della Rivoluzione all'Avana è presente oggi oltre il 60 per cento della popolazione. I dimostranti sono scesi per le strade – sempre secondo la centrale dei lavoratori – per appoggiare inoltre le misure prese da Cuba nei confronti dei dissidenti e duramente condannate dal Tribunale Penale internazionale il 7 aprile scorso.

 

● Una Londra blindata sta affrontando in queste ore le manifestazioni pacifiste e anticapitaliste convocate per celebrare la giornata del Lavoro. Sono circa quattro mila i poliziotti dispiegati per le strade della capitale inglese con il fine di evitare eventuali disordini. Tra le proteste più massicce c’è quella degli oppositori all'intervento militare in Iraq delle forze anglo americane.

 

● Celebrazioni in tono dimesso hanno salutato oggi il primo maggio in Asia. Centinaia di migliaia di persone hanno sfilato in un’atmosfera di immutato timore e di incertezza economica causata dalla diffusione del virus della Sars. Oggi ancora undici morti in Cina dei quali sette nella capitale Pechino. Sentiamo Maurizio Pascucci.

 

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Molte le manifestazioni annullate, mentre leader politici e capitani di industria hanno fatto ben poco per sollevare gli animi, paventando ulteriori sconvolgimenti economici, ripercussioni della polmonite atipica che ha colpito l’Asia più di ogni altra regione. Mentre continua a salire il numero delle vittime del virus in Cina, i festeggiamenti nel cuore politico e sociale di Pechino, Tienanmen Square, si sono svolti in una calma sinistra. Solitamente il 1° maggio in Cina vuol dire una settimana di ferie. Quest’anno però le vacanze sono state ridotte a cinque giorni, per incoraggiare la gente a starsene a casa piuttosto che visitare parenti e amici in altre città, con il conseguente rischio di diffusione del virus in nuove aree. Le attrazioni turistiche come la celeberrima Città Proibita di Pechino oggi erano vuote. Alcuni dei locali giurano di non aver visto così poca gente nelle strade dai giorni di paura che seguirono il tristemente famoso massacro di Piazza Tienanmen nel 1989. E gli effetti economici non si sono fatti attendere. Esempio indicativo è quello di Singapore dove il primo ministro ha annunciato che la prosperosa città Stato registra ora una disoccupazione del 4,5 per cento, un’enormità in questa mecca economica. La Singapore Airlines, la linea aerea che fa registrare i maggiori profitti tra quelle asiatiche, ha chiesto a 6 mila 600 membri di equipaggio di prendersi periodi di aspettativa non pagata per poter far fronte ad un mercato in drammatica contrazione. Nella vicina Malaysia 2 mila persone, che si erano radunate per una dimostrazione in occasione del 1° maggio a Kuala Lumpur, non hanno ascoltato le consuete frasi retoriche, ma l’avvertimento di prossimi forti riduzioni di personale. Discorsi sullo stesso tono hanno fatto da cornice anche alle celebrazioni del 1° maggio ad Hong Kong, dove la disoccupazione è già al 7 e mezzo per cento. E a Taiwan le autorità hanno proibito la manifestazione per cui si attendevano 10 mila persone, per timore che la concentrazione di gente favorisse la trasmissione del virus.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Ci spostiamo in Indonesia. Cinque mila persone oggi hanno manifestato per il primo maggio a Jakarta, città che non considera festiva la data odierna. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del ministro del lavoro per la sua "incapacità a difendere i diritti dei lavoratori". Altre manifestazioni si sono svolte anche nell'isola di Sumatra e a Bali.

 

● Primo maggio tragico in Sudafrica: circa ottanta persone sono annegate mentre si recavano ad una manifestazione dei lavoratori: il pullman su cui viaggiavano è infatti caduto in un bacino artificiale di acque vicino alla città di Bethlehem, nel Sudafrica centrale. Lo ha reso noto l'agenzia Sapa ripresa dalla BBC online.

 

● Dure condanne al sistema neoliberale e allo sfruttamento dei lavoratori sono state lanciate a Caracas dal presidente Venezuelano Hugo Chavez nel corso di una cerimonia ufficiale per il primo maggio.  "In Venezuela - ha detto Chavez è in vigore un modello alternativo al neoliberalismo dei paesi sviluppati". Il presidente Venezuelano ha indicato i gravi danni causati dal neoliberalismo all'Argentina, “uno dei paesi più forti e ricchi del continente”.

 

Le manifestazioni in Brasile sono tutte dedicate all'allarme lanciato dall'organizzazione Internazionale del lavoro: circa mezzo milione di bambini brasiliani lavorano come impiegati domestici. E' stata avviata una vera e propria campagna in favore dei minori, ingiustamente sfruttati e maltrattati: si susseguono nelle ultime ore appelli via radio e televisione mirati a denunciare l'illegalità dell'impiego di giovani di età inferiore ai sedici anni.

 

● A Berlino, come ogni anno ormai dopo la caduta del muro, si sono verificati violenti scontri. Già ieri sera un centinaio di persone sono state fermate dopo disordini tra manifestanti e poliziotti:  29 i feriti. Gli incidenti, caratterizzati dallo scoppio di petardi e proiettili, sono scoppiati verso la mezzanotte in margine a una manifestazione pacifista di circa 6.000 persone al Mauerpark (parco del muro). Il primo maggio di Berlino vede 20 mila manifestanti divisi in cinque diverse iniziative di vario orientamento politico. Per mantenere l’ordine sono stati mobilitati 7.500  poliziotti.

 

Sono circa 200 le manifestazioni organizzate in Francia per il primo maggio. Tema delle iniziative è la richiesta al governo di una politica di tutela nei confronti dei pensionati. Una questione calda per il governo conservatore di Jean Pierre Raffarin, ad un anno dalla salita al potere. Le manifestazioni a riguardo non si limiteranno solo ad oggi, ma proseguiranno per tutto il mese di maggio: particolarmente importanti saranno quelle previste per il 13 ed il 25 maggio prossimi a Parigi. 

 

● Nella Repubblica Ceca la festa del primo maggio non è solo dedicata al lavoro, ma è anche giornata degli innamorati, in coincidenza con l'arrivo della buona stagione. Le iniziative di oggi hanno infatti un carattere  ambivalente: per i cittadini d'orientamento di sinistra rimane sempre una festa degli operai e del lavoro. Per gli altri è la giusta occasione per rendere omaggio alla primavera e  alla gioventù.

 

● Meno rosea la situazione in Turchia. Una trentina di persone sono state arrestate dalla polizia nella parte europea di Istanbul dove militanti di estrema sinistra si erano radunati in occasione del primo maggio. La manifestazione, svoltasi nella piazza di Taksim, non era nelle lista delle iniziative approvate dalle forze di sicurezza. Questo il motivo per cui la polizia ha intimato di sciogliere il raduno. Ma la situazione è degenerata: la polizia di stato ha mostrato le immagini di poliziotti che picchiavano i manifestanti con bastoni. L’agenzia di stampa Anadolu parla di numerosi feriti.

 

● Ricordando l’articolo 1 della costituzione italiana oggi al Quirinale il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha invitato tutti alla “consapevolezza di compiere con il lavoro una missione utile per la collettività'', ed ha definito quella odierna “una delle più importanti solennità civili della Repubblica”. In Italia sono due i luoghi delle iniziative più significative: Assisi e Roma. Nella città umbra, simbolo di pace e di convivenza civile tra i popoli, i sindacati Cgil, , Cisl, Uil celebrano la festa con un corteo partito alle 12 dalla Rocca Maggiore. Piazza san Giovanni in Laterano a Roma invece sarà ancora una volta sede del concerto per i giovani, quest’anno sul tema “Ricostruiamo la pace”.

 

● In questa giornata non si può dimenticare il grave problema della disoccupazione. Una delle diocesi italiane maggiormente colpite da questa piaga è sicuramente quella di Cosenza Bisignano. Sentiamo il vescovo, mons. Giuseppe Agostino, autore del testo “Il lavoro, un bene per tutti. Un Vangelo per la disoccupazione a Cosenza”. L’intervista è di Fabio Colagrande.

 

 

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R. - Il discorso non è tanto quello che non si trovi lavoro, ma piuttosto che forse è opportuno creare nuove condizioni di lavoro. E’ un problema che investe tanti aspetti, culturali, etici, di trasparenza, del superamento del clientelismo politico, come ad esempio il controllo della mafia. Vogliamo dimostrare che in quanto Chiesa siamo capaci di condividere questo problema, e soprattutto desideriamo cercare di leggere la situazione eticamente, assumendocene ogni responsabilità. Ci siamo detti anche disposti ad offrire terreni della Chiesa, affinché chi è senza lavoro possa progettarvi qualcosa usando la propria creatività. Non va dimenticato il famoso progetto “Poliporo”, pensato dai vescovi del Meridione per il sud Italia, teso ad incentivare forme cooperativistiche.

 

D. - La Chiesa è anche attiva in maniera concreta nel controbattere questa cultura …

 

R. - Certo. Privilegiamo innanzitutto il discorso dell’evangelizzazione. Poi offriamo ai giovani la possibilità di esperienze lavorative al nord. Per grazia di Dio, la Chiesa è in questo periodo veramente un punto di riferimento: superati il silenzio o l’intimismo, è divenuta finalmente voce profetica, stimolo, e testimonianza di speranza.

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● Ma torniamo alle origini. "Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire": era il motto creato dai lavoratori australiani  e poi adottato da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Furono le organizzazioni statunitensi a promuovere l’imponente movimento di lotta: il 1 maggio 1886 a Chicago venne organizzata una storica manifestazione a cui aderirono diecimila lavoratori: la stampa ne parlò come del più grande corteo mai visto per le strade della città americana.

 

In 12 mila diverse fabbriche circa 400 mila lavoratori incrociarono le braccia: era un sabato, allora giornata lavorativa a tutti gli effetti e la coraggiosa manifestazione di quegli uomini, nei quali si stava destando una viva coscienza dei propri diritti, fu violentemente repressa dalle forze dell’ordine. Tragico il bilancio: circa venti morti e numerosi altri feriti. Ma la fine di quelle esistenze non avvenne invano: diede maggior carica vitale ai lavoratori di ogni parte del globo. Nel 1890 la manifestazione fu simultanea in tutto il mondo e dal 1891 la festa divenne permanente.

 

 

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