RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 121 - Testo della
Trasmissione di giovedì 1 maggio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Terremoto in Turchia. Sinora il bilancio è di 84 morti
Civitas Si è aperta la
mostra-Convegno della solidarietà e dell’economia sociale e civile a Padova.
24 ORE NEL MONDO:
1 maggio 2003
IMMINENTE IL 99° VIAGGIO DEL PAPA
IN SPAGNA
LE
POLITICHE FAMILIARI E LE UNIONI DI FATTO TRA LE QUESTIONI
IN
DISCUSSIONE TRA LA CHIESA CATTOLICA E IL GOVERNO SPAGNOLO
Ormai imminente il viaggio del Papa in Spagna, il 99°
fuori dall’Italia che si svolgerà i prossimi sabato e domenica, 3-4 maggio.
Poco dopo il suo arrivo, sabato pomeriggio, nella Nunziatura apostolica a
Madrid, il Papa incontrerà il Presidente del Governo, Josè Maria Aznar. Quali
le questioni principali oggetto di studio e discussione tra la gerarchia
cattolica e il governo spagnolo? Al microfono di padre Ignacio Arrequi,
risponde Julian Abad, giornalista, analista politico scrittore, direttore della più importante casa editrice della
Spagna, l’Editorial Santillana.
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HAY DOS
TEMAS ...
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“Ci sono in particolare due temi molto attuali. Uno di
questi riguarda la politica riferita alla famiglia e, in concreto, il
riconoscimento legale delle cosiddette ‘unioni di fatto’, e dei matrimoni tra
omosessuali, un campo dove evidentemente le distanze sono più grandi e le
possibilità di arrivare ad una soluzione che soddisfi sono abbastanza ridotte.
L’altro tema attuale è poi la discussione che si sta sviluppando attorno alla
Loce, la legge che riguarda la qualità dell’insegnamento, con particolare
riferimento all’insegnamento della religione con due modalità diverse: una
confessionale e l’altra non confessionale. A molti sembra che questo progetto
racchiuda sostanzialmente tutte le aspirazioni democratiche di quelli che vorrebbero
ci fosse l’insegnamento della religione a scuola e che ci fosse libertà –
stiamo parlando ovviamente della scuola statale, ma anche della scuola privata.
Ci sembra che questa soluzione faccia tacere tutte le istanze e non possa
suscitare grandi critiche. Questo è un tema che credo si risolverà se si
troverà una soluzione saggia, perché la maggioranza, quella con cui io ho
parlato, credo stia sulla strada per trovare una soluzione, che però non esiste
ancora. E poi c’è un altro tema che si sta imponendo all’attenzione
dell’opinione pubblica e sul quale sono già state presentate delle mozioni da
parte di alcuni partiti: il problema dell’eutanasia e tutto ciò che riguarda le
politiche relative al rispetto della vita, dal suo inizio fino alla fine.
Questo credo sia un problema sul quale la Chiesa e la gerarchia tengano gli
occhi e le orecchie ben aperti. Non ci troviamo ancora in un momento critico,
ma bisogna prepararci”.
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Domenica 4 maggio avrà luogo la solenne cerimonia per la
canonizzazione di 5 nuovi santi. Tra questi Genoveffa Torres Morales,
fondatrice delle cosiddette Suore Angeliche, parliamo della Congregazione delle
Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli. Servizio di Giovanni Peduto:
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La nostra nuova Santa nacque nel 1870 in Spagna, ad
Almenara, da umili lavoratori di profonda fede. Rimase orfana di padre ad un
anno e in breve le morirono anche quattro fratelli. Pure la madre le venne meno
prematuramente all’età di solo 8 anni, per cui rimase nella più assoluta
povertà. La convivenza con un fratello sopravvissuto non fu facile a causa
della cognata poco comprensiva. Tuttavia, fu in quegli anni che si formarono il
suo carattere e la sua spiritualità, la pazienza, l’umiltà, la carità ed una
completa fiducia nel Signore. Un gran conforto per lei era la lettura di libri
spirituali, da cui traeva la luce e la forza per affrontare le difficoltà della
vita.
Ma non bastarono le prove sunnominate. Colpita nel luglio
del 1882 da improvvisi dolori al ginocchio sinistro, in seguito alla
manifestazione della cancrena, l’arto le dovette essere amputato. Genoveffa
aveva tredici anni. Questa nuova disgrazia anziché fiaccarla nell’animo, la
rese ancora più sensibile alle sofferenze del prossimo. Nei due anni
successivi, a causa del duro lavoro e la scarsa alimentazione, la sua salute
peggiorò ulteriormente. Nel 1885 fu ricoverata nella Casa della Misericordia di
Valencia, diretta dalle Suore Carmelitane della Carità. Vi rimase per nove anni
i quali, nonostante la sua precaria salute furono anni felici e i più
tranquilli della sua vita. In questo periodo maturò la sua vocazione religiosa
e, sotto la guida di alcuni valenti gesuiti, si modellò la sua spiritualità.
Unitasi a due amiche, Isabel e Desamparados, con lo scopo
di lavorare insieme e di offrire un ricovero ai poveri senzatetto, diede
l’avvio alla congregazione che aveva in animo di fondare a favore delle persone
sole, povere e abbandonate. Ufficialmente l’Istituto nasceva l’11 febbraio 1911
con il nome di Società Angelica del Sacro Cuore. Dopo la prima casa a Valencia
altre case sorsero a Zaragoza, Madrid, Bilbao, Barcellona, Santander, Pamplona,
Vigo, Castellón … L’attività della Beata non conosceva soste poiché si occupava
personalmente di tutti gli affari della Società e dava grande importanza alla
formazione delle nuove ragazze che si univano a lei.
Il 25 marzo 1953 l’Istituto
veniva riconosciuto di diritto pontificio, con il nome definitivo di
Congregazione delle Suore del Sacro Cuore di Gesù e dei Santi Angeli. Dopo
un’esistenza spesa totalmente al servizio di Dio e del prossimo sofferente,
Genoveffa Torres Morales si spense a Zaragoza, città nella quale aveva
stabilito la Casa Madre, il 5 gennaio del 1956: aveva appena compiuto 86 anni.
Fin dalla prima gioventù la nostra Santa aveva percepito con chiarezza che
vivere per Dio significa procurare la sua gloria e, cioè, obbedire, lavorare,
soffrire per Lui e accettare con gioia la sua volontà. Una delle prove più
convincenti del suo spirito di fede è il valore che ella dava alla preghiera.
Dalla preghiera e dall’unione con Dio traeva la forza per
sperare contro ogni speranza. Fu distaccata dalle cose della terra e conservò
sempre la mente e il cuore fissi nell’attesa della Provvidenza e dei beni
futuri. La sua fiducia nel Signore era assoluta e, malgrado avesse tutte le
circostanze contingenti a sfavore, riuscì a superare ogni ostacolo senza
lasciarsi mai andare allo scoraggiamento. Seppe vedere in tutto, anche e
soprattutto nelle sue malattie e sofferenze, l’amore infinito e la misericordia
di Dio. Nel suo amore per Dio innestò pure l’amore per il prossimo. Ebbe stima
e considerazione per tutti gli uomini, grandi e piccoli, ricchi e poveri,
perché – diceva – tutti sono figli dello stesso Padre e redenti dallo stesso
Sangue di Cristo.
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1 maggio 2003
MESSAGGIO
DI SPERANZA DAL CONGRESSO MARIANO INTERNAZIONALE PROMOSSO
DAI
FOCOLARI NELL’ANNO DEL ROSARIO CONCLUSO IERI A CASTELGANDOLFO, PRESENTE IL
CARDINALE ANGELO SODANO. UN EVENTO A DIMENSIONE MEDIATICA
- Con
noi il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano -
Oggi 1° maggio inizia il mese tradizionalmente dedicato alla Vergine
Maria. Ed è una riscoperta di Maria e della preghiera mariana del rosario il
frutto del Congresso internazionale promosso dal Movimento dei Focolari in
questo Anno del Rosario indetto dal Papa. Si è concluso ieri pomeriggio a
Castelgandolfo, con l’apertura alla dimensione interreligiosa. Presente anche
il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato Vaticano. Un evento che è stato anche una singolare
esperienza mediatica: ha raggiunto tutti i continenti grazie ai collegamenti
gratuiti con 10 satelliti tramite Telepace e Ewtn, l’Esa e CRC canadese che
hanno permesso a TV e internet di trasmettere l’intero convegno. Servizio di
Carla Cotignoli.
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“In questo mondo colpito da terrorismo, guerre, vendette e
dal flagello della Sars, il congresso
mariano ci annuncia l’alba di un mondo di speranza, pace, amore e
santità.” Scrivono via e-mail da Taiwan. Dall’Argentina: “Oggi ho scoperto
Maria come donna di pace, donna forte, donna modello per l’umanità”. E
dall’Uganda: “E’ meraviglioso comprendere Maria in modo nuovo. Ci dà la spinta
a portare Maria a casa e vivere con lei nella nostra società in cambiamento”.
Dalle Filippine: “Ho capito un po’ di più che il rosario è veramente una
preghiera di pace. E’ un antidoto alla guerra! E si potrebbe non finire più.
Innumerevoli sono i messaggi che continuano a giungere tramite posta elettronica
da tutto il mondo.
E’ stato con un pensiero di gratitudine al Papa che si è
concluso questo evento mariano: Rivolgendo al cardinale Sodano che ha impartito
la benedizione finale, Chiara Lubich, ringraziandolo per la sua presenza ha
aggiunto: “Ci ha portato il cuore del Papa”. Questa iniziativa era nata proprio
per rispondere alla particolare consegna di Giovanni Paolo II fatta al
Movimento di promuovere l’Anno del rosario. “Maria è stata la protagonista vera
di questi giorni – ha detto concludendo, il prof. Giuseppe Zanghì, del Centro
studi dei Focolari. “Tipicamente sua la leggerezza, la luce, che in questi
giorni ci hanno accompagnato”. “L’amore che ha acceso nei nostri cuori è come
la cifra culturale fondamentale del terzo millennio.
Avevano dato un contributo senza precedenti i molti spazi
artistici di alto livello, insieme alle testimonianze e alle riflessioni
teologiche sulla lettera del Papa e i misteri della luce. Toccanti sono stati i
momenti finali: la voce dell’ebraismo con il canto dell’artista ebrea Miriam
Megnagi con la lode al Padre nella lingua di Maria, l’aramaico. E con
l’intervento di grande profondità della studiosa musulmana iraniana Sharhaz
Hushmand che ha rivelato ricchezze sconosciute racchiuse nel Corano che nomina
Maria ben 34 volte.
In una lettera a Chiara Lubich il Papa assicurando le sue
preghiere, definiva l’iniziativa del convegno “opportuna” e “lodevole”. Ma
ascoltiamo il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano intervistato a
Castelgandolfo:
“Il Papa è convinto della validità di tutti i nuovi
movimenti che sono sorti nella Chiesa in questi ultimi tempi. Nel contesto
ecclesiale, nel corso dei secoli sono nate famiglie religiose, ordini,
congregazioni religiose, iniziative culturali, però sono tipiche dei tempi
moderni queste forme nuove, i movimenti ecclesiali che rivelano la freschezza e
la ricchezza della Chiesa e anche la sua vitalità. Fra questi è tipica oggi nel
mondo l’Opera di Maria a cui il Papa si sente particolarmente vicino. Per
questo ha voluto impegnare tutta la famiglia dei focolarini e delle focolarine
e delle persone che vivono questo spirito di comunione. So personalmente che
anche il Papa ha visto alcune delle vostre trasmissioni di Telepace in questi
giorni e gode spiritualmente nel vedere la vivacità della Chiesa nell’ora
presente. Questo ci dice anche di essere ottimisti. Accanto al male che c’è nel
mondo, che a volte pare trionfare sfacciato, in mezzo a noi c’è tanto bene. Del
resto è la parabola evangelica del grano e della zizzania”.
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Il cardinale Sodano ha affrontato anche le questioni di
maggiore attualità sul panorama internazionale che toccano terra Santa, Iraq e
Cuba. Lo ascoltiamo nel servizio di Francesca Sabatinelli:
Si è aspettato troppo. Il cardinale Sodano è chiarissimo,
la situazione in Medio Oriente doveva essere affrontata più rapidamente.
“Si è tardato troppo a risolvere il problema della Terra
Santa. L’ideale tracciato dal Papa mi pareva chiaro: due Stati che possono e
debbono coesistere”.
Per tante ragioni si è ancora molto indietro nel piano di
riconciliazione, ma resta la speranza.
“La grande speranza è che sia attuato l’impegno che
avevano preso anche con il Papa gli ultimi capi di Stato nelle loro visite di
mettere mano finalmente per aiutare questi due popoli a vivere insieme
pacificamente. Certo, la costruzione di questo nuovo muro che ha deciso Israele
non è di buon auspicio per l’avvenire. Non abbiamo più bisogno di muri nel
mondo. E’ bastato il Muro di Berlino, e non è bene che ne nascano altri”.
Il destino
dell’umanità è vivere insieme mano nella mano - ha continuato poi il porporato
- riferendosi al nuovo Iraq che dovrà essere testimonianza di questa
convivenza. La preoccupazione della Santa Sede per il dopoguerra è che spunti
presto un’era di pace e di riconciliazione. Di qui l’annuncio di una
dichiarazione dei Patriarchi e vescovi iracheni.
“I capi
religiosi chiedono in particolare questo rispetto e impegno di tutti per la
libertà religiosa. Lo chiedono agli islamici e anche agli Stati amici che
aiutino affinché sia uno Stato in cui ci sia piena libertà religiosa per poter
dare al mondo la testimonianza che è possibile vivere insieme”.
Il cardinale
Sodano ha poi affrontato la questione di Cuba. Il Papa non è pentito di aver
dato fiducia a Fidel Castro. “A tutti” – sono le parole del segretario di Stato
– “bisogna dare ponti d’oro per uscire dal proprio mondo, in cui uno si è
imprigionato”.
“La grande
speranza che il Papa nutre, e nutro anch’io personalmente, è che lui possa
condurre questo popolo verso nuovi traguardi di democrazia, rispettando le
conquiste di questi ultimi decenni”.
E’ stata certo
una delusione per il Papa quest’ultima decisione delle tre fucilazioni e delle
condanne severe dei tribunali. Il Santo Padre ha espresso la propria sorpresa e
il proprio rammarico e ora ha fatto voto almeno per i carcerati che ci siano
dei gesti di clemenza.
“Noi
continueremo questo dialogo. Mai il dialogo si interromperà!”.
Francesca
Sabatinelli, Radio Vaticana.
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DAI
PATRIARCHI E DAI VESCOVI CRISTIANI IRACHENI
L’APPELLO AFFINCHÉ SIANO
GARANTITI I DIRITTI CIVILI E LA LIBERTA’ RELIGIOSA.
OGGI L’ATTESO DISCORSO DI BUSH
SULLA FINE DELLA GUERRA
CHE HA CAMBIATO LA STORIA DELL’IRAQ
-
Servizio di Matteo Ambu -
In un clima di tensione tra truppe statunitensi e
popolazione irachena, si attende il discorso odierno del presidente Bush che
annuncerà la fine della guerra. Si apre per l’Iraq un nuovo futuro e i vescovi
e i patriarchi cristiani hanno lanciato un appello affinché sia rispettata la
tradizione culturale multietnica e
multireligiosa del Paese.
L’appello dei patriarchi e vescovi cristiani iracheni è
rivolto al popolo, alle forze politiche e religiose ed alla comunità
internazionale affinché la nuova Costituzione sancisca il diritto di libertà religiosa
e garantisca ai cittadini la partecipazione alla vita sociale e politica senza
distinzione di razza o religione. “Rivendichiamo per noi e per tutti quelli che
oggi abitano in Iraq – si legge nel messaggio reso noto ieri dalla Sala stampa
della Santa Sede - di vivere a pieno
titolo in uno Stato di diritto nella pace, nella libertà, nella giustizia,
nell’uguaglianza secondo la Carta dei diritti dell’uomo”. Caldei, assiri,
siriani, armeni, greci e latini, uniti in una sola comunità cristiana, chiedono
che il nuovo Stato riconosca i
diritti religiosi, culturali, sociali e politici dei cristiani e preveda uno
statuto legale in cui ogni persona, considerata secondo le sue capacità senza
discriminazioni, abbia il diritto di prendere parte attivamente al governo e al
servizio del Paese. Vescovi e patriarchi esprimono la speranza che ai cristiani
iracheni sia garantito il diritto di professare la fede secondo le loro
tradizioni e norme religiose, il diritto di educare i figli secondo i principi
cristiani, il diritto di organizzarsi liberamente, di costruire luoghi di culto
e, secondo necessità, altri spazi per attività culturali e sociali.
Sull’atteso intervento del presidente Bush, ascoltiamo ora
il servizio di Paolo Mastrolilli.
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Questa sera il presidente Bush annuncerà in diretta
televisiva alla nazione, che la fase militare della campagna in Iraq è finita,
ma proprio alla vigilia è avvenuto un nuovo scontro con diverse vittime. Ieri,
infatti, i soldati americani sono tornati a sparare contro la folla che
manifestava nella città di Faluja, per protestare contro gli incidenti che
lunedì erano costati la vita ad almeno 13 persone. Anche in questo caso i
militari hanno detto che qualcuno ha preso di mira le loro postazioni e quindi
hanno risposto al fuoco. I partecipanti al corteo però hanno dichiarato che non
avevano armi, ma chiedevano il ritiro dei soldati americani. Secondo il sindaco
della città, molto vicina al regime di Saddam nel passato, almeno due persone
sono morte in questo nuovo scontro e 18 sono rimaste ferite. Stasera, comunque,
il presidente Bush annuncerà che i combattimenti in Iraq sono terminati, dopo
la conferma ricevuta anche dal generale Franks, comandante delle forze nella
regione. Il capo della Casa Bianca parlerà a bordo della portaerei Lincoln, che
sta tornando dal Golfo Persico in California, ma secondo il suo portavoce non
annuncerà la vittoria perché restano sacche di resistenza e il lavoro di
stabilizzazione del Paese deve ancora essere completato. Un giornale arabo di
Londra, infatti, ha pubblicato un messaggio scritto attribuito a Saddam, in cui
si incitano gli iracheni alla resistenza. Ieri, comunque, a Baghdad è arrivato
il capo del pentagono Rumsfeld che ha parlato alle truppe e alla popolazione.
Il ministro della Difesa ha detto che il Paese appartiene agli iracheni e le
forze della coalizione non hanno intenzione di governarlo.
Da
New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.
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DICIASSETTE ANNI FA LA CATASTROFE DI CHERNOBYL
SCONVOLSE L’EUROPA.
ANCORA OGGI RESTA DA CHIARIRE L’ENTITA’ DEI DANNI CAUSATI DALLA NUBE
RADIOATTIVA FUORIUSCITA DALLA CENTRALE NUCLEARE IN UCRAINA
- Intervista con il prof. Mario
Salvatore Festa -
All’una e 24 del 26 aprile 1986, l’incendio nel reattore n. 4 della
centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina, provocò una vera catastrofe. La nube radioattiva fuoriuscita contaminò
immediatamente la zona circostante la centrale e arrivò nel giro di pochi
giorni in Europa. Il governo ucraino passò sotto silenzio quest’incidente e
ancora oggi è difficile stimare con certezza l’entità di quel disastro. Gravi
le conseguenze sulla salute, in questi 17 anni si è registrato un notevole
incremento dei tumori alla tiroide e della leucemia, soprattutto tra i bambini.
Benedetta Capelli ha intervistato il prof. Mario Salvatore Festa, fisico
sanitario della II Università di Napoli, che corso sul posto vide un
inquietante scenario:
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R. - Uno scenario di morte e di assenza di vita. Il
viaggio era stato programmato per fare delle verifiche nel luogo del disastro,
però poi andammo a visitare anche le città più colpite come Pripriat e lì
trovammo la città dei morti. Non esisteva un’ombra di vita.
D. – Nelle misurazioni che lei fece, il livello di
radioattività era più alto rispetto a quello ufficiale …
R. – Io ho avuto anche uno scontro con la comunità
scientifica. Le autorità finirono sotto accusa, perché nel punto più prossimo
alla centrale, dove io potei arrivare, feci delle misurazioni e convenimmo che
la dose era cento volte, duecento volte il fondo naturale. Misurai valori
elevatissimi di radioattività ambientale. Anche sull’incidente si è nascosta la
verità, perché lì l’incidente è stato provocato dall’errore umano e non da
connettere ad una reazione non controllata. In effetti i valori dimostrati
erano ben più elevati di quelli ufficiali.
D. – Nel 2000 il reattore è stato chiuso, ma vi lavorano
molte persone. C’è ancora un pericolo reale?
R. – Lo spegnimento del reattore non significa che le
maestranze dei tecnici e degli ingegneri non stiano lì, comunque il reattore
presenta del materiale radioattivo. Il problema più reale è lo sprofondamento
del sarcofago con probabile fuoriuscita di gas radioattivi.
D. – A 17 anni dall’incidente le persone sono ancora
esposte alla contaminazione, i pericoli derivano principalmente dal cibo e
dall’acqua?
R. – Questa popolazione sta pagando e pagherà un altro
tributo di morti ed è dovuto appunto al fatto che questi radionuclidi, che sono
piovuti dal cielo con la nube radioattiva, hanno contaminato le acque e i
terreni. La contaminazione attraverso il grano, attraverso la frutta,
attraverso la verdura è passata nella catena alimentare e quindi, attraverso
gli animali. Gli scienziati della Bielorussia hanno scelto una scorciatoia,
cioè hanno trovato dei prodotti chimici e farmaceutici che eliminano
rapidamente la radioattività ingerita attraverso gli alimenti, però il problema
non è lì. Bisognerebbe fare un’opera di bonifica vasta. Potrebbero farla le
Nazioni Unite, potrebbero farla gli organismi preposti a queste cose. Non mi
sembra logico che milioni di bambini ci debbano rimettere la vita.
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1 maggio 2003
SCOSSA
SISMICA DURANTE LA NOTTE IN TURCHIA, NELLA PROVINCIA SUD ORIENTALE
DI
BINGOL. IL BILANCIO DELLE VITTIME PER ORA E’ DI 84 PERSONE.
SQUADRE
DI SOCCORSO PARTICOLARMENTE IMPEGNATE NELLA CITTADINA
DI
CELTIKSUYU DOVE È CROLLATO UN CONVITTO CHE OSPITAVA CIRCA 200 BAMBINI
BINGOL.
= Una scossa di terremoto di intensità pari a 6,4 gradi della scala Richter ha
colpito durante la notte la provincia turca di Bingol, nella parte sud orientale
del Paese. Il ministro dell’industria e commercio turco Ali Coskun - riporta
l’agenzia di stampa Anadolu - ha dichiarato che sono purtroppo morte 84 persone,
mentre altre 390 sono rimaste ferite. La situazione più critica si registra
nella cittadina di Celtiksuyu, nei pressi della stessa città di Bingol. Un convitto
nel quale dormivano circa 200 bambini è crollato. Già ne sono stati tratti in
salvo circa 25, mentre altri 35 erano riusciti a scappare prima che l’edificio
cedesse. Le operazioni di soccorso sono in questo momento in pieno svolgimento
per rimuovere le macerie e salvare altre vite. L’ospedale di Bingol inoltre non
possiede il necessario equipaggiamento per compiere operazioni chirurgiche. I
feriti gravi sono inviati a centri sanitari delle province vicine. (M.A.)
PRESENTATO
ALLE PARTI INTERESSATE IL PIANO DI PACE
“ROAD MAP” PER IL MEDIO ORIENTE. CONTINUA INTANTO LA VIOLENZA DOPO L’ATTENTATO
DI MARTEDÌ. È IN CORSO NELLA STRISCIA DI GAZA UN’INCURSIONE DELL’ESERCITO
ISRAELIANO.
NOVE I
MORTI PALESTINESI, PIÙ DI 20 I FERITI
DA ENTRAMBE LE PARTI
- A cura
di Graziano Motta e Matteo Ambu -
GERUSALEMME.
= La “Road map”, il ruolino di marcia, come viene chiamato il piano di pace
degli Stati Uniti, condiviso anche da Unione Europea, Russia e Nazioni Unite, è
stato consegnato ieri pomeriggio
in forma ufficiale alle parti interessate. Il piano, definito dai giornalisti
“mappa della pace” prevede un percorso a tappe per la definizione di un accordo
che sancisca la nascita nel 2005 di uno Stato palestinese, che viva a fianco,
in pace, con quello di Israele. Da notare che l’impegno dei mediatori e della
Casa Bianca di pubblicare il piano non è venuto meno neanche in seguito
all’attentato suicida della scorsa notte, rivendicato congiuntamente dalle
Brigate dei martiri di El Aqsa, emanazione del partito di Arafat e di Mahmud
Abbas, e dal braccio armato del movimento fondamentalista islamico Hamas,
gruppi che intendono proseguire la lotta armata contro Israele e si oppongono a
quel negoziato che Abbas vuole riprendere sulla base appunto di questa “mappa
della pace”. Mappa, che ha detto il leader di Hamas, lo sceicco Acme Diassin,
assicura soltanto sicurezza ad Israele a spese della sicurezza del popolo
palestinese. Un progetto, ha aggiunto, che tende a liquidare la nostra causa
per l’indipendenza. Dopo l’attentato suicida di martedì scorso a Tel Aviv nel
quale sono morte quattro persone (compreso l’attentatore, un cittadino britannico
arabo, Asif Mohammed Hanif, di 21 anni), l’esercito israeliano ha iniziato durante
la notte un’incursione nella Striscia di Gaza, tutt’ora in corso. L’azione è costata
la vita a nove palestinesi, tra i quali un bambino di due mesi e un ragazzo di
13 anni. Numerosi i feriti: circa 15 tra i palestinesi, sette tra i soldati
israeliani. Secondo quanto hanno riferito fonti locali, le truppe assieme ad
alcune decine di blindati sono arrivate nel cuore della notte a Gaza con
l’intento di catturare ricercati palestinesi. I militari hanno incontrato
resistenza. Palestinesi armati si sono barricati in alcuni stabili abitati ed è
iniziato un violento scambio di fuoco. Nel corso degli scontri il numero delle
vittime è progressivamente salito e adesso è stimato in nove. Il quartiere nel
quale gli scontri stanno avvenendo è tuttora isolato. Il ministro palestinese
per i negoziati con Israele, Saeb Erekat ha chiesto l’intervento della comunità
internazionale per porre fine a quello che lui ha definito un “massacro”.
Inoltre altri due palestinesi sono stati uccisi a Yatta, vicino a Hebron, in uno scontro a fuoco con una
pattuglia di soldati e dodici ricercati palestinesi sono stati arrestati sempre
durante la notte passata dall’esercito a Hebron, Betlemmme, Nablus e Qalqiliya.
Intanto nel resto di Israele proseguono le ricerche di un cittadino britannico
di origine araba, Omar Khan Sharif, di 27 anni, presunto kamikaze, che è stato
visto fuggire martedì scorso dal luogo dell’attentato a Tel Aviv, dopo essersi
liberato di un ordigno esplosivo.
APERTA IERI A PADOVA “CIVITAS”, MOSTRA-CONVEGNO DELLA SOLIDARIETÀ E DELL’ECONOMIA SOCIALE E
CIVILE. UN APPUNTAMENTO IMPORTANTE A LIVELLO
EUROPEO PER LE PERSONE IMPEGNATE NEL
TERZO SETTORE
- A cura di Silvio Scacco -
PADOVA. = Da oggi fino al 4 maggio, con un prologo ieri
pomeriggio, 30 aprile, oltre 114 appuntamenti tra convegni, seminari,
dibattiti, più di 350 espositori, 25.000 metri quadri in 5 padiglioni della
Fiera di Padova. Questi i numeri che sintetizzano l'edizione 2003 di “Civitas”,
mostra-convegno della solidarietà e dell’economia sociale e civile. Civitas è
un appuntamento unico a livello europeo: è insieme salone espositivo e forte
momento d'incontro e confronto tra tutti i protagonisti del terzo settore, enti
e istituzioni. Una manifestazione che si è sviluppata di pari passo con il
terzo settore italiano e che ha assunto nel corso degli ultimi anni una propria
valenza sociale, politica e culturale. Tra le centinaia di iniziative di questi
giorni, segnaliamo quella di Amnesty International , sezione italiana, che ha
promosso in questa settimana, in tutta Padova, convegni, manifestazioni
musicali ed artistiche, incontri con le scuole, dibattiti, workshop formativi
nel quadro della campagna “Io non discrimino”, a favore dell'uguaglianza e
della dignità di tutti gli esseri umani.
DECRETATO
LO STATO D’EMERGENZA NELLA PROVINCIA ARGENTINA DI SANTA FE’ A
CAUSA
DELL’INONDAZIONE PROVOCATA DAL RIO SALADO. SETTE PERSONE SONO MORTE E CIRCA 50
MILA HANNO DOVUTO ABBANDONARE LE LORO CASE. IL GOVERNO HA STANZIATO CIRCA 2,5
MILIONI DI EURO PER I SOCCORSI
SANTA
FE. = Il presidente della Repubblica argentina, Eduardo Duhalde, ha decretato
ieri sera lo stato di emergenza per la provincia di Santa Fé nella quale due
giorni fa il disastroso straripamento del Rio Salado ha causato una grande inondazione.
Purtroppo sette persone sono morte (ma contrariamente a quanto si era appreso
in precedenza non si tratta di bambini). Circa 50 mila persone hanno invece
dovuto abbandonare le loro case, invase dall’acqua. Il Governo ha varato un
piano d’intervento di sette milioni di pesos (circa 2,5 milioni di euro), ma il
lavoro dei soccorsi è ostacolato. Molti villaggi sono completamente isolati
dalle acque, ci sono difficoltà per la distribuzione dell’energia elettrica e i
servizi sanitari sono in allerta massima per il timore di epidemie. Elicotteri
che sorvolano le zone disastrate continuano a trovare nelle località
dell’interno numerose persone sui tetti delle case che attendono di essere
portati al sicuro. Gravi le perdite economiche: colpite soprattutto le
piantagioni di soia e gli allevamenti bovini. La Caritas argentina ha predisposto
un piano di intervento. L’organismo sta ricevendo cibo, vestiti, scarpe da
donare alla persone sfollate e ha annunciato che presterà aiuto materiale e
spirituale alle persone colpite. (M.A)
“GIOVANI
COME MARIA” È IL TITOLO DELLA XVII EDIZIONE DEL MEETING DEI GIOVANI DI POMPEI,
CHE SI SVOLGE OGGI. ALL’INIZIO DEL MESE DI MAGGIO, NELL’ANNO DEL
ROSARIO,
UN’OCCASIONE PER CONOSCERE LA MATERNA FIGURA DELLA MADRE DI GESÙ
POMPEI.
= In coincidenza con l’inizio del mese che la tradizione cristiana dedica alla Madonna,
la XVII edizione del “Meeting dei giovani” di
Pompei, quest’anno sul tema “Giovani come Maria”. La scelta
dell’argomento di riflessione intende sollecitare le nuove generazioni a
conoscere più profondamente la figura, la fede e la disponibilità della giovane
di Nazareth, imitandone l’esempio e invocandone la protezione attraverso la
recita del Santo Rosario. Il Meeting diviene anche significativa tappa di
avvicinamento a “Colonia 2005”, la prossima Giornata mondiale della Gioventù
nel contesto di quella preghiera costante in preparazione all’evento, che dovrà
elevarsi, secondo il desiderio del Papa, da quattro luoghi significativi: il
Santuario di Loreto, Sant’Agnese in Agone e al Centro giovanile San Lorenzo a
Roma e appunto, il Santuario di Pompei. Ospiti dell’edizione 2003 sono, tra gli
altri, padre Alex Zanotelli, missionario in Kenya; i cantautori don Mimmo
Iervolino e don Giosy Cento; i “City Angels”, giovani volontari di strada.
(M.A)
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1 maggio 2003
- A
cura di Paolo Ondarza -
● Un momento di lotta internazionale di tutti i
lavoratori, senza barriere geografiche o sociali, per affermare i propri
diritti e migliorare la propria condizione. Nasce con questa connotazione la
giornata del 1 Maggio nel 1986 a Chcago. Ma quella odierna è anche una festa
vissuta anche dalla Chiesa di tutto il mondo che ricorda san Giuseppe
lavoratore, nella festa istituita da Pio XII nel 1955. Ieri Giovanni Paolo II
nel corso dell’udienza generale ha additato ai lavoratori di tutto il mondo nel
falegname di Nazareth, un esempio e un sostegno a quanti con la loro attività
provvedono alle necessita' della famiglia e dell'intera comunità umana”. Ecco
come viene festeggiata quest’anno nei vari Paesi del mondo.
● Tra le manifestazioni più significative per il
primo maggio nel mondo va sicuramente segnalata quella di Cuba. La Centrale dei
lavoratori cubani informa che a
manifestare il proprio sostegno a Fidel Castro in piazza della
Rivoluzione all'Avana è presente oggi oltre il 60 per cento della popolazione.
I dimostranti sono scesi per le strade – sempre secondo la centrale dei
lavoratori – per appoggiare inoltre le misure prese da Cuba nei confronti dei
dissidenti e duramente condannate dal Tribunale Penale internazionale il 7
aprile scorso.
● Una
Londra blindata sta affrontando in queste ore le manifestazioni pacifiste e
anticapitaliste convocate per celebrare la giornata del Lavoro. Sono circa
quattro mila i poliziotti dispiegati per le strade della capitale inglese con
il fine di evitare eventuali disordini. Tra le proteste più massicce c’è quella
degli oppositori all'intervento militare in Iraq delle forze anglo americane.
●
Celebrazioni in tono dimesso hanno salutato oggi il primo maggio in Asia.
Centinaia di migliaia di persone hanno sfilato in un’atmosfera di immutato
timore e di incertezza economica causata dalla diffusione del virus della Sars.
Oggi ancora undici morti in Cina dei quali sette nella capitale Pechino.
Sentiamo Maurizio Pascucci.
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Molte le manifestazioni annullate, mentre leader politici
e capitani di industria hanno fatto ben poco per sollevare gli animi,
paventando ulteriori sconvolgimenti economici, ripercussioni della polmonite
atipica che ha colpito l’Asia più di ogni altra regione. Mentre continua a salire
il numero delle vittime del virus in Cina, i festeggiamenti nel cuore politico
e sociale di Pechino, Tienanmen Square, si sono svolti in una calma sinistra.
Solitamente il 1° maggio in Cina vuol dire una settimana di ferie. Quest’anno
però le vacanze sono state ridotte a cinque giorni, per incoraggiare la gente a
starsene a casa piuttosto che visitare parenti e amici in altre città, con il
conseguente rischio di diffusione del virus in nuove aree. Le attrazioni
turistiche come la celeberrima Città Proibita di Pechino oggi erano vuote.
Alcuni dei locali giurano di non aver visto così poca gente nelle strade dai
giorni di paura che seguirono il tristemente famoso massacro di Piazza
Tienanmen nel 1989. E gli effetti economici non si sono fatti attendere. Esempio
indicativo è quello di Singapore dove il primo ministro ha annunciato che la
prosperosa città Stato registra ora una disoccupazione del 4,5 per cento,
un’enormità in questa mecca economica. La Singapore Airlines, la linea aerea
che fa registrare i maggiori profitti tra quelle asiatiche, ha chiesto a 6 mila
600 membri di equipaggio di prendersi periodi di aspettativa non pagata per
poter far fronte ad un mercato in drammatica contrazione. Nella vicina Malaysia
2 mila persone, che si erano radunate per una dimostrazione in occasione del 1°
maggio a Kuala Lumpur, non hanno ascoltato le consuete frasi retoriche, ma
l’avvertimento di prossimi forti riduzioni di personale. Discorsi sullo stesso
tono hanno fatto da cornice anche alle celebrazioni del 1° maggio ad Hong Kong,
dove la disoccupazione è già al 7 e mezzo per cento. E a Taiwan le autorità
hanno proibito la manifestazione per cui si attendevano 10 mila persone, per
timore che la concentrazione di gente favorisse la trasmissione del virus.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
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●
Ci spostiamo in Indonesia. Cinque mila
persone oggi hanno manifestato per il primo maggio a Jakarta, città che non
considera festiva la data odierna. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni
del ministro del lavoro per la sua "incapacità a difendere i diritti dei
lavoratori". Altre manifestazioni si sono svolte anche nell'isola di
Sumatra e a Bali.
● Primo maggio tragico in Sudafrica: circa ottanta
persone sono annegate mentre si recavano ad una manifestazione dei lavoratori:
il pullman su cui viaggiavano è infatti caduto in un bacino artificiale di
acque vicino alla città di Bethlehem, nel Sudafrica centrale. Lo ha reso noto
l'agenzia Sapa ripresa dalla BBC online.
● Dure
condanne al sistema neoliberale e allo sfruttamento dei lavoratori sono state lanciate
a Caracas dal presidente Venezuelano Hugo Chavez nel corso di una cerimonia
ufficiale per il primo maggio. "In
Venezuela - ha detto Chavez è in vigore un modello alternativo al
neoliberalismo dei paesi sviluppati". Il presidente Venezuelano ha indicato
i gravi danni causati dal neoliberalismo all'Argentina, “uno dei paesi più
forti e ricchi del continente”.
●
Le manifestazioni in Brasile sono tutte
dedicate all'allarme lanciato dall'organizzazione Internazionale del lavoro:
circa mezzo milione di bambini brasiliani lavorano come impiegati domestici. E'
stata avviata una vera e propria campagna in favore dei minori, ingiustamente
sfruttati e maltrattati: si susseguono nelle ultime ore appelli via radio e
televisione mirati a denunciare l'illegalità dell'impiego di giovani di età
inferiore ai sedici anni.
●
A Berlino, come ogni anno ormai dopo la caduta del muro, si sono verificati
violenti scontri. Già ieri sera un centinaio di persone sono state fermate dopo
disordini tra manifestanti e poliziotti:
29 i feriti. Gli incidenti, caratterizzati dallo scoppio di petardi e proiettili,
sono scoppiati verso la mezzanotte in margine a una manifestazione pacifista di
circa 6.000 persone al Mauerpark (parco del muro). Il primo maggio di
Berlino vede 20 mila manifestanti divisi in cinque diverse iniziative di vario
orientamento politico. Per mantenere l’ordine sono stati mobilitati 7.500 poliziotti.
● Sono circa 200
le manifestazioni organizzate in Francia per il primo maggio. Tema delle
iniziative è la richiesta al governo di una politica di tutela nei confronti
dei pensionati. Una questione calda per il governo conservatore di Jean Pierre
Raffarin, ad un anno dalla salita al potere. Le manifestazioni a riguardo non
si limiteranno solo ad oggi, ma proseguiranno per tutto il mese di maggio:
particolarmente importanti saranno quelle previste per il 13 ed il 25 maggio prossimi
a Parigi.
●
Nella Repubblica Ceca la festa del primo maggio non è solo dedicata al lavoro,
ma è anche giornata degli innamorati, in coincidenza con l'arrivo della buona
stagione. Le iniziative di oggi hanno infatti un carattere ambivalente: per i cittadini d'orientamento
di sinistra rimane sempre una festa degli operai e del lavoro. Per gli altri è
la giusta occasione per rendere omaggio alla primavera e alla gioventù.
●
Meno rosea la situazione in Turchia. Una trentina di persone sono state
arrestate dalla polizia nella parte europea di Istanbul dove militanti di
estrema sinistra si erano radunati in occasione del primo maggio. La
manifestazione, svoltasi nella piazza di Taksim, non era nelle lista delle
iniziative approvate dalle forze di sicurezza. Questo il motivo per cui la
polizia ha intimato di sciogliere il raduno. Ma la situazione è degenerata: la
polizia di stato ha mostrato le immagini di poliziotti che picchiavano i
manifestanti con bastoni. L’agenzia di stampa Anadolu parla di numerosi feriti.
● Ricordando l’articolo 1 della costituzione
italiana oggi al Quirinale il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi
ha invitato tutti alla “consapevolezza di compiere con il lavoro una missione
utile per la collettività'', ed ha definito quella odierna “una delle più
importanti solennità civili della Repubblica”. In Italia sono due i luoghi
delle iniziative più significative: Assisi e Roma. Nella città umbra, simbolo
di pace e di convivenza civile tra i popoli, i sindacati Cgil, , Cisl, Uil
celebrano la festa con un corteo partito alle 12 dalla Rocca Maggiore. Piazza
san Giovanni in Laterano a Roma invece sarà ancora una volta sede del concerto
per i giovani, quest’anno sul tema “Ricostruiamo la pace”.
● In questa giornata non si può dimenticare il grave
problema della disoccupazione. Una delle diocesi italiane maggiormente colpite
da questa piaga è sicuramente quella di Cosenza Bisignano. Sentiamo il vescovo,
mons. Giuseppe Agostino, autore del testo “Il lavoro, un bene per tutti. Un
Vangelo per la disoccupazione a Cosenza”. L’intervista è di Fabio Colagrande.
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R. - Il discorso non è tanto quello che non si trovi
lavoro, ma piuttosto che forse è opportuno creare nuove condizioni di lavoro.
E’ un problema che investe tanti aspetti, culturali, etici, di trasparenza, del
superamento del clientelismo politico, come ad esempio il controllo della
mafia. Vogliamo dimostrare che in quanto Chiesa siamo capaci di condividere
questo problema, e soprattutto desideriamo cercare di leggere la situazione
eticamente, assumendocene ogni responsabilità. Ci siamo detti anche disposti ad
offrire terreni della Chiesa, affinché chi è senza lavoro possa progettarvi
qualcosa usando la propria creatività. Non va dimenticato il famoso progetto
“Poliporo”, pensato dai vescovi del Meridione per il sud Italia, teso ad
incentivare forme cooperativistiche.
D. - La Chiesa è anche attiva in maniera concreta nel
controbattere questa cultura …
R. -
Certo. Privilegiamo innanzitutto il discorso dell’evangelizzazione. Poi
offriamo ai giovani la possibilità di esperienze lavorative al nord. Per grazia
di Dio, la Chiesa è in questo periodo veramente un punto di riferimento:
superati il silenzio o l’intimismo, è divenuta finalmente voce profetica,
stimolo, e testimonianza di speranza.
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● Ma torniamo alle origini. "Otto ore di
lavoro, otto di svago, otto per dormire": era il motto creato dai
lavoratori australiani e poi adottato
da gran parte del movimento sindacale organizzato del primo Novecento. Furono
le organizzazioni statunitensi a promuovere l’imponente movimento di lotta: il
1 maggio 1886 a Chicago venne organizzata una storica manifestazione a cui
aderirono diecimila lavoratori: la stampa ne parlò come del più grande corteo
mai visto per le strade della città americana.
In 12 mila
diverse fabbriche circa 400 mila lavoratori incrociarono le braccia: era un
sabato, allora giornata lavorativa a tutti gli effetti e la coraggiosa
manifestazione di quegli uomini, nei quali si stava destando una viva coscienza
dei propri diritti, fu violentemente repressa dalle forze dell’ordine. Tragico
il bilancio: circa venti morti e numerosi altri feriti. Ma la fine di quelle
esistenze non avvenne invano: diede maggior carica vitale ai lavoratori di ogni
parte del globo. Nel 1890 la manifestazione fu simultanea in tutto il mondo e
dal 1891 la festa divenne permanente.
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