RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 212 - Testo della Trasmissione di giovedì 31 luglio 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il popolo del Belgio segua l’esempio di re Baldovino per l’edificazione di una società più giusta e fraterna: è l’invito del Papa in un messaggio per i dieci anni dalla morte del compianto sovrano

 

I parlamentari cattolici devono opporsi al riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, in quanto tali relazioni sono contrarie alla legge morale naturale e intrinsecamente disordinate: così il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede, reso noto oggi. Con noi, il segretario del dicastero, mons. Angelo Amato.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Nella festa di Sant’Ignazio di Loyola, uno sguardo al ruolo della Compagnia di Gesù nella Chiesa sotto l’egida del Papa: intervista con il preposito generale, padre Peter Hans Kolvenbach

 

Profonda commozione in Italia per la morte di don Stefano Garzegno, l’eroico sacerdote che si è sacrificato salvando dal mare alcuni parrocchiani: ai nostri microfoni, l’arcivescovo di Campobasso, mons. Armando Dini

 

Largo anche ai giovani al Meeting internazionale di Loreto sulle migrazioni, promosso dai missionari scalabriniani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Oscurata “Telepace”, nella zona di Roma

 

Le Chiese d’Oriente celebrano da domani la “Quindicina dell’Assunta”

 

Si intervenga subito in Liberia, per soccorrere la popolazione stremata dalla guerra civile. E’ l’appello della Caritas a Nazioni Unite ed Unione Europea.

 

La Chiesa cattolica del Venezuela appoggia il referendum per la revoca del mandato presidenziale a Hugo Chavez

 

Segni di pace nelle Isole Salomone, sconvolte dalla guerra civile

 

Il cardinale Agré leva la sua voce in favore della riconciliazione nazionale in Costa d’Avorio.

 

24 ORE NEL MONDO:

Il dramma del popolo liberiano. Più di 50 mila profughi aspettano soccorsi nello stadio di Monrovia Gli Usa danno via libera al dispiegamento della forza internazionale di pace

 

Nominato il primo presidente del governo transitorio iracheno, mentre continuano gli attacchi antiamericani nel Paese

 

Road map”: si è concluso senza risultati concreti l’incontro fra il ministro della difesa israeliano e il ministro palestinese per la sicurezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

31 luglio 2003

 

IL POPOLO DEL BELGIO SEGUA L’ESEMPIO DI RE BALDOVINO PER L’EDIFICAZIONE

DI UNA SOCIETA’ PIU’ GIUSTA E FRATERNA: COSI’, IL PAPA NEL MESSAGGIO

IN OCCASIONE DEL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL SOVRANO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

 

Un’alta figura “umana, morale e spirituale”: così, Giovanni Paolo II ricorda la straordinaria personalità del re dei Belgi, Baldovino, nel decimo anniversario della morte. In un messaggio, letto stamani dal cardinale Godfried Danneels, arcivescovo di Malines-Bruxelles, durante la Messa commemorativa nella cattedrale della capitale belga, il Papa assicura la propria preghiera per il sovrano scomparso dieci anni fa e la sua vicinanza a tutta la famiglia reale, alle autorità e al popolo del Belgio.

 

Nel messaggio, il Pontefice sottolinea l’esempio che re Baldovino ha dato al suo Paese a al mondo. “La sua vita di servizio, radicata in una profonda relazione con Dio e fondata sui valori essenziali”, si legge, possa incoraggiare il popolo belga a “seguire le sue tracce per edificare una società sempre più giusta e fraterna, nel rispetto della dignità delle persone”. Il Papa impartisce infine la benedizione apostolica a tutti i fedeli, che si sono raccolti per la messa solenne in memoria di re Baldovino.

 

 

NOMINATO  NUNZIO IN COSTA RICA, RINUNCIA IN ANGOLA, PROVVISTA IN CIAD

 

Il Papa nominato nunzio apostolico in Costa Rica l’arcivescovo filippino mons. Osvaldo Padilla, finora nunzio apostolico in Nigeria.

 

Sempre in Costa Rica, il Pontefice ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di San Isidro de El General, presentata dal vescovo mons. Ignacio Nazareno Trejos Picado, per raggiunti limiti di età. Come nuovo vescovo di San Isidro de El General, il Santo Padre ha nominato il sacerdote 65.enne Guillermo Lorìa Garita, del clero diocesano di San José de Costa Rica, finora parroco di San Vicente Ferrer in Moravia.

 

In Angola, Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Huambo, presentata dall’arcivescovo mons. Francisco Viti, 70.enne, in conformità alla norma canonica relativi ad “infermità o altra grave causa”.

 

In Ciad, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidio-cesi di N’Djamena, presentata dal presule gesuita mons. Charles Vandame, per limiti di età, avendo compiuto 75 anni lo scorso 4 giugno. Il Santo Padre ha quindi nominato arcivescovo metropolita di N’Djamena il presule mons. Mathias N’Gartéri Mayadi, finora vescovo di Moundou.

 

 

I PARLAMENTARI CATTOLICI DEVONO OPPORSI IN OGNI MODO

AL RICONOSCIMENTO LEGALE DELLE UNIONI TRA PERSONE OMOSESSUALI.

COSI’ AFFERMA IL NUOVO DOCUMENTO, OGGI RESO NOTO,

DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE.

CON NOI IL SEGRETARIO DEL DICASTERO, L’ARCIVESCOVO ANGELO AMATO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

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Il testo reca la data del 3 giugno, memoria dei Santi Carlo Lwanga e Compagni, Martiri dell’Uganda: erano i paggi del re, i quali convertitisi al cristianesimo non vollero più soggiacere alle sue brame e preferirono affrontare la morte fra aspri tormenti. Ma veniamo al contenuto …

 

Si tratta di un insieme di considerazioni circa le leggi e i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali già in atto o in via di elaborazione in alcuni Paesi soprattutto occidentali. C’è una duplice finalità: proteggere e promuovere la dignità del matrimonio, fondamento della famiglia e istituzione costitutiva della società; indicare ai politici cattolici le linee di condotta coerenti con la coscienza cristiana quando essi sono posti di fronte a progetti di legge concernenti questo problema.

 

I destinatari del documento sono anzitutto i vescovi che, come maestri della fede, hanno il compito di illuminare i fedeli su questo fenomeno morale e sociale inquietante. Trattandosi di considerazioni relative alla legge morale naturale, esse sono proposte non solo ai credenti ma anche a coloro che sono impegnati nella promozione e nella difesa della famiglia e del bene comune della società.

 

Quali sono i punti essenziali del documento? Ce lo dice l’arcivescovo Angelo Amato, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha sottoscritto il testo assieme al prefetto, il cardinale Joseph Ratzinger, dopo che il Papa lo ha approvato nell’udienza concessa il 28 marzo scorso:

 

R. – Sono tre. Anzitutto vengono riaffermate le caratteristiche essenziali del matrimonio, che si fonda sulla complementarità dei sessi. Si tratta di una verità naturale, confermata dalla rivelazione, per cui l’uomo e la donna realizzano quella comunione di persone, mediante la quale essi partecipano in modo speciale all’opera creatrice di Dio accogliendo ed educando nuove vite. Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia. Il matrimonio è santo, mentre le relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale e sono intrinsecamente disordinate.

 

D. – Non c’è il rischio di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali?

 

R. – La Chiesa rispetta gli uomini e le donne con tendenze omosessuali e le invita a vivere secondo la legge del Signore in castità. Si deve ricordare che in sé l’inclinazione omosessuale è oggettivamente disordinata e le pratiche omosessuali sono peccati gravemente contrari alla castità.

 

D. – Quali sono gli altri due punti?

 

R. – Il secondo punto riguarda gli atteggiamenti da assumere nei confronti di queste unioni omosessuali. Nei loro confronti le autorità civili adottano un triplice atteggiamento: o di tolleranza o di riconoscimento legale o di vera e propria equivalenza al matrimonio propriamente detto, anche con la possibilità dell’adozione. Di fronte ad una politica di tolleranza il fedele cattolico è chiamato ad affermare il carattere immorale di questo fenomeno, richiamando lo Stato a contenerlo entro limiti che non mettano in pericolo il tessuto della società e non espongano i giovani a una concezione erronea della sessualità e del matrimonio. Di fronte invece al riconoscimento legale o alla vera e propria equiparazione col matrimonio eterosessuale è doveroso opporsi in modo chiaro e motivato, rivendicando anche il diritto all’obiezione di coscienza.

 

D. – Come motivare questo atteggiamento di deciso rifiuto?

 

R. – E’ questo il terzo punto del documento, che tratta proprio delle argomentazioni di vario tipo – di retta ragione e di ordine bio-antropologico, sociale e giuridico – che giustificano il rifiuto dei cattolici. La retta ragione non può giustificare una legge non conforme alla legge morale naturale: in tal modo lo Stato verrebbe meno al dovere di tutela di una istituzione essenziale per il bene comune, qual è il matrimonio. Altro è, infatti, l’unione omosessuale come fenomeno privato, altro è invece il suo riconoscimento legale, come modello di vita sociale, che svaluterebbe l’istituzione matrimoniale e farebbe perdere la percezione di alcuni valori morali fondamentali. Nelle unioni omosessuali, inoltre, mancano le condizioni biologiche ed antropologiche del matrimonio e della famiglia. Nell’ipotesi dell’inserimento di bambini in esse, questa adozione farebbe violenza a questi bambini perché mancherebbe loro un ambiente adeguato per il loro pieno sviluppo umano. Da un punto di vista sociale cambierebbe il concetto di matrimonio, col suo compito procreativo ed educativo, e sarebbe di grave detrimento al bene comune, soprattutto se aumentasse la loro incidenza sul tessuto sociale. Giuridicamente parlando, infine, le coppie matrimoniali garantiscono l’ordine delle generazioni e quindi sono di eminente interesse pubblico. Non così le coppie omosessuali.

 

D. – Quale dovrebbe essere in concreto l’atteggiamento dei politici cattolici al riguardo? 

 

R. – Se si trova davanti a un primo progetto di legge favorevole a tale riconoscimento, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo, votando contro. Il voto favorevole sarebbe un atto gravemente immorale. Se invece si trova in presenza di una legge già in vigore, deve rendere nota la sua opposizione. Se non fosse possibile l’abrogazione della legge, potrebbe adoperarsi a sostenere proposte mirate a limitare i danni di una tale legge e a diminuirne gli effetti negativi sul piano della cultura e della moralità pubblica, a patto che sia nota a tutti la sua personale opposizione a leggi siffatte e sia evitato il pericolo di scandalo. Si tratta di un principio espresso dall’Enciclica Evangelium vitae (1995). Le grandi culture del mondo hanno dato sempre un grande riconoscimento istituzionale non tanto all’amicizia tra le persone, ma al matrimonio e alla famiglia, in quanto condizione di vita stabile in favore di un bene comune come la generazione, la sopravvivenza della società, l’educazione e la socializzazione dei figli.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre con il titolo del Documento della Congregazione per la Dottrina della Fede: “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali”. All’interno il testo in lingua italiana del Documento, ed un articolo di Angel Rodriguez Luno, della Pontificia Università della Santa Croce.

Per l’Anno del Rosario, un contributo del vescovo di Sessa Aurunca dal titolo “Sant’Alfonso M. de’ Liguori, il Missionario del Rosario”.

 

Nelle vaticane, un articolo di Francesco M. Valiante dal titolo “Un Re esemplare, un cristiano fervente”: il 31 luglio 1993, moriva Baldovino I, per quarant'anni sovrano integerrimo e illuminato dei Belgi.

 

Nelle pagine estere, terrorismo: Bush paventa un nuovo 11 settembre.

Medio Oriente: gli organi donati da un bimbo palestinese permettono di vivere a tre piccoli israeliani.

Un articolo di Gabriele Nicolò sulle nuove iniziative della Fao per aiutare i Paesi in via di sviluppo.

 

Nella pagina culturale, per la rubrica “incontri”, l’editore Rienzo Colla intervistato da Giuseppe Costa.

 

Nelle pagine italiane, riguardo al terrorismo, il ministro Pisanu afferma: “Minacce dall’eversione interna”.

Termoli: il sacrificio di don Stefano stroncato da un malore dopo aver salvato dall’annegamento i “suoi” ragazzi.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

31 luglio 2003

 

NELLA FESTA DI SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, UNO SGUARDO ALL’OPERA

DELLA COMPAGNIA DI GESU’ CON IL PAPA PER LA CHIESA E PER IL MONDO

- Intervista con il Preposito generale, padre Peter Hans Kolvenbach -

 

 

Quando Sant’Ignazio di Loyola morì, il 31 luglio del 1556, 16 anni dopo la fondazione della Compagnia di Gesù, si contavano già mille gesuiti in tutti i Continenti: in India e in Giappone in Asia, in Etiopia in Africa, e Brasile in America Latina. Oggi i gesuiti sono circa 21 mila. Lavorano in 122 Paesi. La Compagnia è in crescita in Asia, Africa e America Latina e conta 950 novizi che rappresentano il futuro della missione del Signore che la Compagnia ha come compito. Anche se in diminuzione, in Europa operano 7 mila gesuiti. Luca Collodi ha chiesto al preposito generale, padre Peter Hans Kolvenbach, come sta cambiando la proposta religiosa della Compagnia di Gesù.

 

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In passato la cultura dominante nella Compagnia era piuttosto ‘occidentale’ ed ‘uniforme’; oggi, grazie alla ‘inculturazione’, portare cioè il messaggio di Cristo in un’altra cultura, consideriamo questa varietà di lingue, di culture come un vero dono di Dio e la diversità, spesso sconcertante, una grande ricchezza. Senza dubbio, ci spinge anche a lavorare con impegno per mantenere l’unità di menti e di cuori nella Chiesa del Signore. Comunque, ancora oggi un gesuita – un gesuita italiano, ma anche un gesuita indiano – deve vivere una disponibilità apostolica, cioè deve essere pronto a lasciare la sua cultura, il suo Paese per annunciare altrove il Vangelo del Signore. E credo che in 463 anni di esistenza della Compagnia di Gesù, i gesuiti abbiano risposto alle aspettative del Fondatore con generosità ed impegno.

 

D. – Padre Kolvenbach, nella storia della Chiesa si è spesso parlato del rapporto tra la Compagnia di Gesù e il Papa. Oggi, cosa possiamo aggiungere su questo servizio?

 

R. – Quando i primi gesuiti sono stati a Roma, hanno sentito il grande desiderio di annunciare il Vangelo come servitori della missione di Cristo. Il problema era sapere dove nel mondo il loro impegno apostolico fosse più necessario ed urgente. L’unico che poteva sapere, era il Pastore universale, il Papa, il quale – avendo responsabilità universale – è il testimone privilegiato delle necessità apostoliche della Chiesa nel mondo. In questo spirito, la Compagnia non intende fare opera propria, non vuole operare in proprio; i gesuiti sono della Chiesa, nella Chiesa e per la Chiesa attraverso la mediazione del Santo Padre. E questa è ancora una realtà oggi: lavoriamo con tanti altri in Siberia, perché il Papa ha mandato i gesuiti in Siberia; lavoriamo in Albania, nel seminario di Scutari, perché il Papa ha voluto così. Ma abbiamo ricevuto anche Batanbang, in Cambogia, e il Kirghizistan: sempre per volontà del Santo Padre. E basti dire che tante opere della Compagnia nella città di Roma sono pontificie perché c’è stato un Papa che ha voluto la Radio Vaticana, l’Orientale, il Biblico, la Gregoriana. E anche i collegi come il Germanicum, il Russicum, il Pio Latino, il Brasilianum: tutte queste sono opere volute da un Pontefice.

 

D. – Un rapporto, qualche volta, non facile padre Kolvenbach …

 

R. – Certamente. Quando si lavora, in particolare in un campo nuovo e difficile, sono sempre possibili malintesi; sbagli e tensioni sono praticamente inevitabili. Per esempio. Il Santo Padre ha chiesto aiuto nel campo del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo: è un campo molto delicato e stiamo facendo del nostro meglio con tanti altri nella Chiesa in questi campi difficili. Anche al di là ad alcuni nostri fallimenti del passato e del presente, il legame speciale con il Santo Padre resta forte, al servizio della Chiesa del Signore.

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SACERDOTE SOLLECITO, GENEROSO E VICINO ALLA GIOVENTÙ.

ERA COSÌ DON STEFANO GORZEGNO, MORTO IERI A CAUSA DI UN MALORE

DOPO AVER SALVATO DAL MARE I SUOI PARROCCHIANI

- Intervista con mons. Armando Dini -

 

 

Ha suscitato profonda commozione in Italia la morte di don Stefano Gorzegno, stroncato ieri da un infarto su una spiaggia vicino a Termoli, a sud della penisola, dopo aver salvato sette suoi parrocchiani che rischiavano di affogare. Nato a Verona 44 anni fa, dopo la laurea in giurisprudenza e la licenza all’Università Gregoriana era stato ordinato sacerdote nell’arcidiocesi di Campobasso-Boiano. Don Stefano, parroco della chiesa dei Santi Erasmo e Martino nel paese molisano di Boiano da circa due anni, aveva organizzato una gita al mare con 50 suoi parrocchiani. Mentre si trovavano in acqua, sette di loro, tra cui cinque ragazzi, a causa della corrente e delle buche presenti sul fondale, si sono trovati improvvisamente in pericolo di vita. Don Stefano non ha esitato a lanciarsi in acqua per salvarli, ma lo sforzo gli è stato fatale. I funerali si svolgeranno domani, alle 16, nell’antica cattedrale di Boiano. Ma ascoltiamo ora il sentito ricordo dell’arcive-scovo di Campobasso, mons. Armando Dini, al microfono di Matteo Ambu.

 

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R. - Un sacerdote molto generoso, molto delicato con tutti, particolarmente socievole e capace di stare con i giovani, di attirarli al Signore, di aiutarli a pregare, un sacerdote sempre disponibile, veramente un buon sacerdote.

 

D. – Quali sono le sensazioni della Comunità diocesana?

 

R. – All’inizio addirittura di incredulità, poi tutti quanti abbiamo domandato più volte “ma siete sicuri? E’ proprio così?” ecc, e poi di grande costernazione. Credo che molti si siano rifugiati nel Signore proprio per chiedere forza al Signore di fronte ad una notizia così incredibile, inattesa, del tutto lontana da ogni capacità di previsionalità.

 

D. – E’ anche un esempio di pastore che si immola per le proprie pecore?

 

R. – Così è andata, perché lui, per salvare i ragazzi, si è dato da fare in maniera sovrumana. Ha fatto tutto quello che era possibile per salvare i ragazzi, insieme con altri che poi sono accorsi e grazie a Dio i ragazzi sono tutti salvi. E poi, dopo aver salvato i ragazzi, stremato di forze, e probabilmente anche psicologicamente provato per la paura che i ragazzi morissero, è arrivato sulla battigia, è uscito fuori dal mare, si è sdraiato sulla spiaggia, ha domandato se i ragazzi erano salvi, gli è stato risposto di sì e a questo punto è spirato.

 

D. – Cosa insegna ad ogni cristiano un sacrificio del genere?

 

R. – Insegna che la vita degli altri è preziosa e che è bello far di tutto per salvarla anche a costo di mettere in pericolo la nostra. D’altra parte noi abbiamo messo sul manifesto la frase di Gesù “nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici”. E poi questo rientrava nel suo stile, non è che è una situazione di quelle eroiche tra virgolette, che possono meravigliare, perché una persona in circostanze eccezionali mette fuori un coraggio ed una generosità che normalmente non gli si riconosceva, no, ecco, per quel che riguarda don Stefano, diciamo che lo ritroviamo nel suo gesto, cioè questo suo gesto è perfettamente consono a tutto il resto della sua vita di prete.

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EUROPA E AFRICA SI INTERPELLANO AL VI MEETING INTERNAZIONALE DI LORETO

SULLE MIGRAZIONI CHE FA PURE LARGO SPAZIO AI GIOVANI

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

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Questo Meeting è diventato ormai un appuntamento fondamentale per chi vuole riflettere su una delle questioni più rilevanti della nostra epoca: l’immigrazione. Evento politico, sociale, culturale e naturalmente religioso, l’appuntamento di Loreto si pone come punto di riferimento obbligato per rappresentanti del mondo religioso, per politici, amministratori, soggetti del volontariato, semplici cittadini.

 

“Tutti parlano di globalizzazione – ha affermato padre Beniamino Rossi, rappresentante per l’Europa dei Padri Scalabriniani, ideatori di questo appuntamento – ma noi vorremmo collegarla all’immigrazione – ha detto – perché questa globalizzazione costringe tanta gente ad emigrare verso i Paesi ricchi. Un flusso spesso alla mercé delle mafie che lucrano su questa tratta delle persone”.

 

Assieme alla globalizzazione, è l’Africa l’altra grande protagonista dell’ap-puntamento internazionale di Loreto. E’ dal continente africano che provengono la gran parte dei migranti, è lì che si concretizzano i grandi drammi della nostra epoca, anche come conseguenza del tipo di globalizzazione che si sta imponendo. Guerre, carestie, il flagello dell’Aids, mietono milioni di morti, spesso tra l’indif-ferenza e l’impotenza di chi dovrebbe agire e non lo fa, o interviene con misure inadeguate.

 

Ma come si pone l’Europa di fronte ai flussi migratori, soprattutto in una fase così delicata, caratterizzata dall’allargamento dell’Unione Europea e dal tentativo di dare al nostro continente una costituzione che possa farlo diventare un soggetto sempre più autorevole nello scenario globale? “Allargamento dell’Europa e migrazioni” e “Il mercato del lavoro di fronte all’allargamento” sono stati i titoli delle due tavole rotonde di questa mattina su questi aspetti rilevanti della questione europea,

 

         Il sesto Meeting cade a un anno circa dall’introduzione della Bossi-Fini. Domattina si cercherà di trarre un primo bilancio, mettendo a confronto operatori del volontariato, imprenditori, rappresentanti del Governo per fare il punto della situazione, per capire come sia possibile conciliare i necessari controlli su chi entra in Italia con le esigenze del mondo dell’impresa e, soprattutto, col rispetto della dignità umana. Rispetto non sempre tenuto in dovuto conto dagli organi di informazione, a volte troppo inclini  alle esigenze dell’audience e propensi a proporre titoli allarmistici, pur di catturare l’attenzione degli utenti. Il delicato tema di come giornali, televisione e radio trattano la questione sarà oggetto domani pomeriggio di una specifica tavola rotonda dal tema: “Mass media e immigrazione: informazione o disinformazione”, con autorevoli rappresentanti del mondo del giornalismo.

 

         Il Meeting internazionale di Loreto non si propone soltanto come una settimana  ricca di conferenze, dibattiti e seminari, ma pure come un prezioso spazio dedicato ai giovani, alla loro fantasia, alla loro capacità di riflettere oltre gli schemi, al di là dei pregiudizi. Grazie a questa iniziativa, i temi affrontati nelle varie giornate vengono approfonditi attraverso laboratori tematici, con uno sguardo nuovo ed originale attraverso metodologie interattive, animate dalla partecipazione e dal coinvolgimento dei giovani presenti.

 

         Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

31 luglio 2003

 

OSCURATA “TELEPACE” NELLA ZONA DI ROMA.

DICHIARAZIONE DEL DIRETTORE, MONS. GUIDO TODESCHINI

 

ROMA. = Da questa mattina le trasmissioni di “Telepace” nella zona di Roma non sono più ricevibili, in seguito alla demolizione del traliccio di trasmissione sito a Monte Mario, Parco Mellini. In una dichiarazione il direttore, mons. Guido Todeschini, fa presente che ciò avviene dopo 13 anni di servizio gratuito da parte della Emittente, poiché il Comune di Roma non ha voluto attendere che la Regione Lazio, il ministero delle Comunicazioni e i sindaci dei Comuni interessati al progetto di delocalizzazione degli impianti dessero il loro assenso al trasferimento degli impianti stessi. Mons. Todeschini fa presente di avere da tempo presentato domanda di trasferimento nel sito di Colle Anfagione, indicato dalla Regione Lazio come adatto, e di aver avuto la risposta negativa del Sindaco competente. Il problema non si è dunque risolto per il mancato coordinamento e le contraddizioni fra le posizioni delle diverse istituzioni. In conseguenza di ciò i telespettatori della zona di Roma vengono privati di un servizio prezioso che permette loro di seguire l’attività del Santo Padre e vari altri programmi di utile formazione e informazione religiosa. Mons. Todeschini ribadisce tuttavia l’impegno a riattivare al più presto il servizio “costi quello che costi”, e si dice fiducioso nell’appoggio trovato nel ministro delle Comunicazioni. Anche la Radio Vaticana – vicina a Telepace per tante forme di vicendevole e preziosa collaborazione – si augura che la benemerita Emittente possa quanto prima riprendere la sua feconda attività.

 

 

INIZIA DOMANI PER LE CHIESE ORIENTALI, SIA CATTOLICA CHE ORTODOSSA,

IL PERIODO DI PREPARAZIONE ALLA SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE

 

ROMA. = Il mese d’agosto in tutte le Chiese d’Oriente – siriaca, copta, etiopica, armena e bizantina – è dedicato con particolare devozione alla solennità dell’Assunzione delle Beata vergine Maria. Per questo da oltre dieci secoli, soprattutto le Chiese di rito bizantino, sia cattolica che ortodossa, nei giorni che precedono l’Assunta, vivono digiunando e pregando come in Quaresima: l’Assunzione di Maria in anima e corpo in cielo è infatti la sua Pasqua di gloria. Nei quindici giorni precedenti la solennità, i fedeli accorrono in chiesa per celebrare la “Paraclisis”, un particolare ufficio liturgico di supplica e consolazione che chiede alla Vergine di intercedere presso suo Figlio. Anche a Roma, nella chiesa di Santa Maria in via Lata, da oltre trent’anni si celebra  - adattata alla sensibilità liturgica occidentale – questa solenne ufficiatura, con canti, salmi, letture, litanie e alternando ogni due sere le strofe di due antichi anni bizantini di supplica alla Madre di Dio. La partecipazione a queste celebrazioni darà modo ai fedeli di respirare, come si augura il Santo Padre, con i due polmoni della Chiesa, l’Oriente e l’Occidente, e di prepararsi con gioia all’Assunzione. (M.A.)

 

 

INTERVENGA SUBITO IN LIBERIA LA COMUNITÀ INTERNAZIONALE.

QUESTO L’APPELLO RIVOLTO OGGI DELLA CARITAS ALL’UNIONE EUROPEA

E ALLE NAZIONI UNITE

 

ROMA. = L’instabilità politica e la guerra stanno causando in Liberia un’emergen-za umanitaria che si aggrava ogni giorno di più. Per questo la Caritas Italia ha rivolto oggi un appello alla Commissione Europea e alle Nazioni Unite nel quale si chiede il loro intervento diplomatico. L’organismo umanitario chiede che al più presto avvenga un intervento di una forza di interposizione tra le parti in conflitto, affinché venga decretato il cessate-il-fuoco immediato e definitivo per permettere il soccorso della popolazione. Inoltre la Caritas rileva la necessità di un ingente intervento umanitario per portare il prima possibile cibo e medicine alla popolazione stremata e l’urgenza della ripresa dei colloqui di pace e della ricerca di una soluzione stabile e duratura della crisi. “La totalità del Paese -  si legge nell’appello - vive uno stato di violenza e di anarchia causato dagli scontri armati tra le truppe governative e i ribelli. Molte le vittime, centinaia di migliaia gli sfollati e i  rifugiati che lasciano le proprie terre per i Paesi vicini”. Il direttore di Caritas Liberia, Stanley Sheriff, attira, invece, l’attenzione sulla mancanza di cibo e acqua potabile che facilita l’insorgere di malattie intestinali soprattutto tra i bambini ed gli anziani. Le strutture sanitarie inoltre, sono inutilizzabili perché danneggiate, prive dei medicinali essenziali e di personale medico. La Caritas, comunque, nonostante il clima di violenza e i saccheggi che non hanno risparmiato i suoi magazzini, continua a distribuire generi di prima necessità alla popolazione sfollata. Ma insicurezza ed instabilità crescenti rendono molto difficile la prosecuzione delle azioni di aiuto. (M.A.)

 

 

LA CHIESA CATTOLICA DEL VENEZUELA HA APPOGGIATO LA REALIZZAZIONE

DI UN REFERENDUM, PREVISTO DALLA COSTITUZIONE,

PER LA REVOCA DEL MANDATO PRESIDENZIALE DI HUGO CHAVEZ

 

CARACAS. = La Chiesa cattolica venezuelana ha deciso di appoggiare la realizzazione di un processo elettorale, previsto dalla costituzione, per revocare il mandato del presidente della repubblica, Hugo Chavez. La decisione è stata comunicato ieri ai giornalisti dal portavoce della Conferenza episcopale, mons. Pedro Freitas. Secondo i vescovi, il referendum attraverso il quale è possibile revocare il mandato presidenziale, è l’unica maniera per uscire dalla crisi politica del Paese. Il sacerdote, a nome della Chiesa venezuelana, ha invitato le istituzioni statali a rispettare la costituzione e lo stato di diritto. “E’ arrivato un momento meraviglioso  - a detto mons. Freitas - affinché il popolo venezuelano cominci a riscattare e recuperare la vita che gli corrisponde”. Il sacerdote ha lanciato, un appello affinché il popolo non ceda alla violenza di fronte all’instabilità politica del Paese. Il referendum revocatorio permette di interrompere alla metà il mandato di qualunque governate eletto dal popolo e la sua convocazione è soggetta ad una serie di requisiti fissati dalla costituzione. Nel caso di Chavez il processo si potrebbe aprire il prossimo 19 agosto, data che coincide con la metà del periodo di governo. (M.A.)

 

 

SEGNI DI PACE NELLE ISOLE SALOMONE:

I RIBELLI HANNO ANNUNCIATO LA CONSEGNA DELLE ARMI

ALLA FORZA MULTINAZIONALE GUIDATA DAGLI AUSTRALIANI.

 

HONIARA. = Passi concreti verso la pace nelle Isole Salomone: il leader delle “Aquile Malaitiane” (Mef), Jimmy Rasta, ha accettato ieri di consegnare le armi alla forza multinazionale guidata dagli australiani. Si tratta del primo successo della missione chiamata dalle autorità delle Isole Salomone a riportare la sicurezza nel Paese, afflitto dalla guerra civile. Rasta ha affermato che le armi verranno consegnate il 15 agosto durante una cerimonia rituale presieduta dalle autorità religiose, come vuole la tradizione dell'isola di Malaita. Secondo il capo delle milizie, riferisce l’agenzia Misna i suoi uomini avranno come contropartita la completa immunità. Al riguardo non ci sono, tuttavia, conferme ufficiali. Mentre Rasta incontrava il coordinatore della missione multinazionale Nick Warner ad Auki, capoluogo di Mailaita, nella capitale Honiara si è provveduto ad un rimpasto di governo. Il premier Allan Kemakeza ha rimosso dal ministero delle finanze Snyder Rini, affidandogli il dicastero dell’educazione. In tale contesto, la riorganizzazione del dipartimento delle Finanze delle Isole Salomone è, assieme alla raccolta delle numerose armi diffuse tra la popolazione, uno dei principali obiettivi della missione multinazionale di cui fanno parte anche esperti e funzionari oltre che forze dell’ordine. Nei giorni scorsi, i religiosi dell’arcipelago - riuniti in un Forum, nella capitale Honiara - hanno ribadito il proprio impegno a collaborare con le forze di pace per creare nelle Isole Salomone una vita basata sul rispetto dell’altro, il dialogo, la tolleranza, la giustizia e la non violenza. Durante l’incontro, si è anche affrontato il problema della difficile situazione sociale del Paese. (A.G.)

 

 

IL CARDINALE AGRÉ LEVA LA SUA VOCE IN FAVORE

DELLA RICONCILIAZIONE NAZIONALE IN COSTA D’AVORIO

 

ABIDJAN. = La situazione in Costa d’Avorio si sta normalizzando. Il cardinale arcivescovo di Abidjan, Bernard Agré, intervenuto ad inizio settimana ad un congresso nella capitale ivoriana, ha espresso alcune considerazioni sulla rinascita del Paese dopo la crisi degli ultimi 10 mesi. “Non solo aperta e solidale – ha detto il porporato in riferimento alla nuova generazione di ivoriani chiamati a ricostruire il Paese - ma anche meno tentennante e più determinata a darsi da fare, a costo di sbagliare”. Un invito particolare è stato rivolto ai cristiani esortati ad essere più lavoratori, perseveranti, solidali nel rispetto scrupoloso dell’etica, per costruire insieme agli altri, sullo stesso terreno, una società più sviluppata ed equilibrata. Proprio per questo, in un’intervista rilasciata al quotidiano “Fraternité Matin” in occasione del suo 50. mo anno di sacerdozio, il porporato africano ha lodato la buone relazioni tra cristiani e musulmani nel Paese. “In Costa d’Avorio – ha detto il cardinale Agré - non ci sono guerre di religione tra musulmani e cristiani. Abbiamo creato un forum di confessioni religiose, ci incontriamo molto spesso, soprattutto se c’è qualcosa di molto importante da discutere”. Secondo il cardinale Agré, il vero problema in Costa d’Avorio sono i politici che hanno manipolato le religioni per creare una guerra nel Paese. Non meno fermo è il giudizio sulla comunità internazionale: “Se i Paesi che vogliono aiutarci giocassero pulito – afferma il porporato – invece di difendere unicamente il loro interesse, non saremmo a questo punto”. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

31 luglio 2003

 

- A cura di Amedeo Lomonaco e Massimo Donaddio -

 

 

In Liberia sono sempre più drammatiche le condizioni di vita della popolazione civile: circa 52 mila profughi, stipati all’inverosimile nello stadio di Monrovia, aspettano da diversi giorni i soccorsi. A causa dei combattimenti in corso infatti, l’ultimo rifornimento di viveri, da parte della Croce Rossa, è arrivato soltanto lo scorso 18 luglio. Ma la tragica situazione del Paese, dove gli scontri tra i ribelli e le forze governative sono proseguiti anche la scorsa notte, sembra aver finalmente trovato una risposta concreta da parte della comunità internazionale. Gli Stati Uniti hanno infatti presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite una bozza di risoluzione che autorizza, in Liberia, il dispiegamento di una forza internazionale di pace. Per i particolari, il servizio di Giulio Albanese:

 

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Una squadra di ufficiali guidata dal generale nigeriano, che comanderà la forza di interposizione, è sbarcata ieri nella capitale liberiana, Monrovia, per effettuare una ricognizione in vista del dispiegamento dei 3 mila peacekeeper africani su cui potrà contare la missione di pace. Anche se in ritardo rispetto alla tabella di marcia, la comunità internazionale sembra così essere finalmente pronta a rispondere ai costanti appelli lanciati nelle ultime settimane dalle migliaia di liberiani disperati che affollano la capitale, teatro della più violenta offensiva mai portata avanti dalla ribellione. Ieri, però, i combattimenti sono proseguiti senza sosta su tutti i fronti. Alla battaglia nel centro di Monrovia si sono aggiunti combattimenti segnalati a Gbarnga, storica roccaforte del presidente Taylor e a Ganta, altro strategico centro abitato. Intanto a Buchanan le forze fedeli a Taylor hanno lanciato ieri la loro controffensiva per cercare di strappare la città al controllo del ‘movimento per la democrazia’ in Liberia che l’aveva conquistata nei giorni scorsi.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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È di almeno 30 morti il bilancio del crollo di una diga in Afghanistan. La tragedia, da poco resa pubblica da fonti locali, è avvenuta martedì scorso nella valle del Panshir, a nordest di Kabul: l’acqua ha spazzato via un villaggio ai piedi della catena montuosa dell’Hindu Kush. Sempre nell’Est del Paese, si segnalano nuovi scontri tra le truppe americane e la guerriglia locale: almeno tre miliziani armati sarebbero stati uccisi dai soldati statunitensi nei pressi della base di Asadabad, vicino al confine con il Pakistan.

 

Sembra davvero non interrompersi l’ormai lunga catena di attacchi antiamericani nell’Iraq del dopo Saddam Hussein. Un militare è morto ed altri due sono stati feriti in un agguato portato ieri sera contro un centro operativo tattico delle forze statunitensi, ad una quarantina di chilometri ad Est di Baaquba, nella provincia di Diyala, al confine con l’Iran. Quattro altri soldati sono stati invece feriti oggi in un attacco sull’autostrada nei pressi dell’aeroporto di Baghdad. Sul versante politico è da registrare la nomina del primo presidente del governo transitorio, creato dall’amministrazione americana. Si tratta di Ibrahim Al-Jaafari, portavoce del partito sciita iracheno Al-Dawa. Per i prossimi giorni, poi, la priorità sarà la formazione di una commissione per la stesura della Costituzione. Il presidente americano, George Bush, dalla Casa Bianca, ha invitato, inoltre, a non abbassare la guardia nei confronti del terrorismo: la minaccia di Al Qaeda potrebbe infatti ripresentarsi con possibili, nuovi attentati. Ce lo conferma Paolo Mastrolilli: 

 

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La minaccia di Al Qaeda è reale, lo ha detto ieri il presidente americano Bush commentando l’allarme dell’intelligence su possibili nuovi dirottamenti e attentati anche in Italia ed ha confermato che il rischio è serio e la guerra al terrorismo continua. Bush ha usato l’occasione per rispondere alle critiche a tutto campo. Il presidente ha detto che la caccia a Saddam Hussein continua ed oggi la sua cattura è più vicina di ieri ed ha aggiunto che in 3 mesi sono già stati compiuti progressi importanti per stabilizzare l’Iraq. Il capo della Casa Bianca si è assunto la responsabilità personale per alcune denunce non confermate, come quella sul tentato acquisto da parte di Baghdad di uranio arricchito, in Africa, per costruire armi atomiche, ma ha difeso la sua consigliera Condoleeza Rice che avrebbe dovuto vagliare le informazioni ed ha ribadito che Saddam era una minaccia da eliminare. Bush ha sottolineato che la sua rimozione facilita la pace in Medio Oriente dicendosi incoraggiato dai progressi nel dialogo tra israeliani e palestinesi e ribadendo l’obiettivo di far nascere il nuovo Stato entro il 2005.

 

Da New York, per la Radio Vaticana, Paolo Mastrolilli.

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“L’obiettivo della creazione di uno Stato palestinese nel 2005, così come previsto dalla ‘Road map’ è assolutamente realistico”. Lo ha dichiarato, ieri, il presidente degli Stati Uniti, George Bush, manifestando anche la propria soddisfazione per gli sforzi finora compiuti dal premier palestinese, Abu Mazen, nella pianificazione di un autentico processo di pace in Medio Oriente. Ma il dialogo israelo-palestinese ha intanto subìto un nuovo rallentamento. Si è infatti concluso senza risultati concreti l’incontro della scorsa notte, avvenuto nei pressi di Gerusalemme, fra il ministro israeliano della difesa, Shaul Mofaz, ed il ministro palestinese per la sicurezza, Mohammed Dahlan. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Mofaz ha detto che la questione del ritiro dei soldati da altre due città della Cisgiordania, apparentemente Kalkiliya e Gerico, anche se Dahlan ha insistito per Ramallah, necessita di un esame più approfondito, perché i palestinesi non hanno risposto ancora alle esigenze israeliane in materia di sicurezza ed in particolare sullo smantellamento delle organizzazioni della rivolta impegnate in attentati terroristici. Dahlan da parte sua ha affermato che i palestinesi rispetteranno alla lettera gli impegni definiti dalla ‘Road Map’ e quelli che scaturiscono dalla tregua fissati con Hamas e la Jihad islamica. In precedenza, in un’intervista a Ramallah, egli aveva detto che l’autorità palestinese non intende arrestare i dirigenti attivisti di queste organizzazioni, né combatterli fin quando rispetteranno il cessate-il-fuoco. Anche il primo ministro Abu Mazen ha sostenuto che tutte le organizzazioni palestinesi debbano giocare al gioco politico come avviene in ogni Paese. Questo in risposta a Sharon che in un’intervista televisiva in America ha escluso che Hamas e la Jihad possano divenire dei partiti politici. Sharon ha inoltre detto che un vero accordo di pace non si realizzerà fino a quando Arafat controllerà le forze di sicurezza e boicotterà gli sforzi di pace del suo primo ministro.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Il governo peruviano ha presentato ufficialmente al Giappone la richiesta di estradizione dell'ex presidente Fujimori, accusato in patria dei reati di strage e violazione dei diritti umani. La richiesta, corredata da una documentazione di oltre 700 pagine, e' stata consegnata stamani dall'ambasciatore peruviano al ministero degli esteri giapponese. Estromesso dal potere e dichiarato decaduto, Fujimori nel 2000 si é rifugiato in Giappone, terra di origine della sua famiglia.

 

Rilascio immediato e incondizionato, da parte del governo birmano, del premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi, e di altri attivisti dell’opposizione arrestati recentemente nel Paese del sud-est asiatico. E’ questa la richiesta fondamentale che proviene dal rapporto che Amnesty International ha tracciato sulla situazione della Birmania, attualmente governata da un regime militare. L’orga-nizzazione manifesta preoccupazione per lo stato di amministrazione della giustizia, per i circa 1.300 detenuti politici nonché per la mancanza di sufficienti diritti di espressione. Da registrare che tutta la comunità internazionale si attende che San Suu Kyi venga al più presto liberata.

 

L’economia della zona euro è destinata a rimanere debole nel 2003, ma nel 2004 potrebbe registrare un’accelerazione, fino a raggiungere un tasso di crescita del 2 per cento. E’ quanto osserva l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), che ha diffuso oggi il rapporto sulla situazione e le prospettive economiche dell’Unione europea. L’Ocse fa anche notare peraltro che la ripresa economica dovrà scontrarsi ancora per qualche tempo con alcuni “venti contrari”.  

 

 

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