RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 210 - Testo della Trasmissione di martedì 29 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Appuntamento estivo settimanale con Giovanni Paolo II domani mattina a Castel Gandolfo per l’udienza generale del mercoledì.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Turismo d’estate, un’occasione per ritemprare il corpo e lo spirito. Intervista con mons. Piero Monni, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione Mondiale del Turismo.

 

Il coraggio del dialogo: tra difficoltà e speranze, israeliani e palestinesi proseguono il cammino sul percorso di pace. Il punto, con padre Justo Lacunza.

 

Vita all’aperto, giochi, esplorazioni, ma anche riflessione e preghiera: al via il campo nazionale dell’Agesci, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani. Con noi, il presidente nazionale, Lino Lacagnina.

 

Nel tradizionale incontro con la stampa parlamentare italiana, onorificenze del presidente Carlo Azeglio Ciampi a padre Giulio Albanese, Alfredo Provenzali, Aldo Rizzo e Luigi Contu. Il commento del presidente dell’Agenzia Misna, il comboniano padre Venanzio Milani.

 

Dibattito sugli immigrati in Europa da oggi a Loreto, nel sesto Meeting internazionale promosso dai missionari scalabriniani.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Di fronte al fenomeno dell’individualismo e al diffuso abbandono della Chiesa, i cattolici del Brasile invitati dal cardinale Majella Agnelo a rafforzare la dimensione comunitaria della fede.

 

Tradizionale recita del Santo Rosario questa sera nei giardini vaticani, in occasione della festività di Santa Marta.

 

La Chiesa messicana invita il governo e gli imprenditori a impegnarsi per contrastare la forte disoccupazione.

 

La religiosa francese Marie José Tudic nuova superiora generale delle Suore di Cristo.

 

24 ORE NEL MONDO:

Si aggrava la situazione in Liberia: i ribelli hanno conquistato Buchanan, la seconda città del Paese.

 

Nuova storica tappa nell’itinerario di pace per il Medio Oriente: oggi George Bush incontrerà Ariel Sharon.

 

In Italia si aprirà oggi alle 17 il dibattito al Senato con il voto sulla mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Roberto Castelli.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

29 luglio 2003

 

 

APPUNTAMENTO SETTIMANALE CON IL PAPA DOMANI MATTINA A CASTEL GANDOLFO,

PER L’UDIENZA GENERALE

 

- A cura di Paolo Salvo -

 

Nuovo appuntamento estivo con Giovanni Paolo II domani mattina a Castel Gandolfo per l’udienza generale del mercoledì, la terza da quando il Papa si è trasferito lo scorso 10 luglio dal Vaticano alla residenza pontificia della cittadina laziale sul lago di Albano.

 

Il tradizionale incontro settimanale del Santo Padre con i fedeli ed i pellegrini provenienti da varie parti d’Italia e del mondo, favorito anche dall’estate, avrà inizio come sempre alle ore 10.30 e si svolgerà nel cortile interno dell’antico Palazzo Pontificio, realizzato nella forma attuale da Urbano VIII su un progetto di Carlo Maderno, ma poi ristrutturato e abbellito da altri Papi nel corso dei secoli.

 

Nel cortile del Palazzo, Giovanni Paolo II è a diretto contatto con i fedeli, che si trovano a pochi metri da lui ed hanno quindi la possibilità di vederlo da vicino. Per chi invece è lontano e non è in grado di spostarsi, è sempre possibile ascoltare il Papa e la sua catechesi attraverso la Radio Vaticana in cronaca diretta, sull’onda media di 585 kHz, sull’onda corta di 5.890 kHz e sulla modulazione di frequenza di 105 MHz, con il commento in italiano.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con la situazione in Liberia: si consuma la tragedia delle popolazioni mentre tarda l'intervento di forze di pace.

 

Nelle vaticane, un articolo di p. Gino Concetti su un Documento della Conferenza Episcopale di Abruzzo-Molise sul tema degli esercizi spirituali.

Un articolo sul XXX incontro di studio del gruppo italiano docenti di Diritto Canonico.

 

Nelle pagine estere, riguardo all'Iraq, si sottolinea che gli Usa si stanno confrontando con una guerriglia inattesa: stillicidio di attacchi contro i militari statunitensi.

Medio Oriente: prima dell'incontro con Sharon, Bush accoglie con favore le concessioni di Israele.  

 

Nella pagina culturale, un articolo di Danilo Mazzoleni sulla catacomba di Santa Vittoria a Monteleone Sabino.

Nella "Pagina del libro", un approfondito contributo di Giorgio Picasso sulla monografia di Giovanna Forzatti Golia sul tema "Istituzioni ecclesiastiche pavesi dall'età longobarda alla dominazione visconteo-sforzesca".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della giustizia: avviato a soluzione il caso delle rogatorie.

Divorzio: maggioranza contraria alla riduzione dei tempi; no all'ipotesi del ministro Prestigiacomo.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

29 luglio 2003

 

 

TURISMO D’ ESTATE:

UN’ OCCASIONE PER RITEMPRARE IL CORPO E LO SPIRITO

- Intervista a mons. Piero Monni -

 

L’estate rappresenta per molti un momento particolarmente atteso e desiderato per potersi finalmente riposare dalle fatiche dell’anno trascorso, e per rigenerare il corpo e la mente in vista dei nuovi impegni lavorativi a venire. Potrebbe, però, anche essere un tempo utile, come ricorda spesso Giovanni Paolo II, per ricaricare lo spirito e approfondire la propria cultura, attraverso viaggi istruttivi in località di interesse storico, artistico o archeologico. Su questo argomento Luca Collodi ha raccolto il parere di mons. Piero Monni, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del turismo: 

 

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R. – La preparazione alle vacanze è qualcosa che oggi si sta facendo strada nell’opinione di quanti intendono essere turisti; specialmente i genitori che si portano i figli appresso e che affrontano un viaggio interessante, vogliono che questo viaggio costituisca per i ragazzi ed anche per loro un esame, una prova culturale notevole. Io dico sempre che un viaggio all’estero, un viaggio ben preparato, ben classificato è un esame universitario.

 

D. – Perché, secondo lei, mons. Monni, è importante preparare le vacanze: forse ci sono anche elementi spirituali che giocano in un viaggio?

 

R. – Le vacanze devono rappresentare non solo un momento di riposo per il corpo, ma anche per lo spirito e anche per la nostra mente. É l’igiene mentale che richiede, dopo tanti mesi trascorsi in un ufficio oppure in un’officina, l’esigenza del riposo. Ma è necessaria anche una parentesi spirituale per poter riordinare durante le vacanze certe opinioni sulla vita sociale, sulla vita politica, culturale; poter, durante le vacanze, sintetizzare quello che durante l’anno è stato oggetto di spettacoli televisivi, di servizi televisivi, di letture di giornali, di riviste, di libri: è molto importante raccogliere, sintetizzare e poi affacciarsi nel nuovo anno di lavoro con le idee più chiare.

 

D. – Sembrano in aumento le persone che scelgono di viaggiare all’ultimo minuto e per questo si rivolgono proprio alle agenzie specializzate in questi tipo di viaggi. Lei trova corretta questa tendenza?

 

R. – Io penso che uno che si prepara a spendere un piccolo capitale come quello che necessita per le vacanze, debba essere anche oculato, debba affrontare questa spesa attraverso un ragionamento, attraverso un’analisi intellettuale; non può mettersi in viaggio soltanto per scegliere una meta qualsiasi! Mi pare che il sacrificio dell’affrontare una spesa debba essere bilanciato dalla gioia di poter andare in un posto che corrisponda al sacrificio finanziario affrontato.

 

D. – Mons. Monni, utilizzare i villaggi turistici: credo che la Chiesa abbia preso posizione in passato ...

 

R. – La Chiesa ha preso posizione sugli eccessi non ‘etici’ di certi villaggi turistici che hanno monopolizzato l’attenzione ed hanno estraniato i loro ospiti dall’ambiente circostante. Perché molte volte un villaggio turistico rappresenta un’isola in un’isola, per cui tanta è l’attività che si realizza in questo villaggio turistico, tante le occasioni di incontri e di svaghi, che magari si è vicini ad un sito di grande interesse archeologico, artistico, culturale e i turisti vanno lì ma non hanno neppure la possibilità di visitare l’entroterra dove questo villaggio è situato.

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IL CORAGGIO DEL DIALOGO:

TRA  DIFFICOLTA’ E SPERANZE, ISRAELIANI E PALESTINESI

PROSEGUONO IL CAMMINO SUL PERCORSO DELLA PACE

- Servizio di Alessandro Gisotti -

 

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(musica)

 

Una strada difficile, intrapresa con coraggio. Una via irta d’ostacoli, certo. Tuttavia necessaria per raggiungere la pace. Per dare vita ad una speranza troppe volte uccisa dalla follia di una violenza cieca. La storia del Medio Oriente, una storia dalle tante pagine buie, segnata da momenti di sconforto e dall’odio non può indurre al facile ottimismo. Ora, però, sembrano rafforzarsi, pur tra mille difficoltà, le speranze, le aspirazioni più profonde dei popoli israeliano e palestinese, aggrappate alla buona volontà di chi ha deciso di percorrere  la “road map”. Un itinerario verso la pace, dunque, che rispetto ai tentativi del passato offre degli elementi di novità, di concretezza. Ne è convinto padre Justo Lacunza, preside del Pontificio istituto di studi arabi e d’islamistica:

 

R. – Prima di tutto, ambedue i popoli, ambedue le comunità sono stanche, hanno la faretra piena delle violenze, dei morti, dei feriti, della paura e quindi vogliono assolutamente uscire da questa trappola. Tutti e due i popoli cercano la pace, pure se questa è difficilissima. Una seconda differenza in questa road-map - rispetto ai processi di pace del passato - è che contiene dei punti molto concreti che vanno dalla liberazione dei detenuti all’abbattimento del muro di sicurezza, dal blocco dei nuovi insediamenti israeliani fino al ritiro dell’esercito israeliano dai Territori occupati.

 

D. – In questa fase delicata del processo di pace, quanto può essere utile il dialogo interreligioso per sanare le ferite profonde presenti sul corpo dei popoli israeliano e palestinese?

 

R. – Penso che il dialogo interreligioso, che sempre è collegato al dialogo interculturale e che viene inserito nella storia in una zona geografica concreta ed ha, dunque, una dimensione locale, ha nel contesto del Medio Oriente due aspetti importantissimi. Innanzitutto, entrambi i popoli sono legati ad una fede monoteista; un secondo aspetto che mi sembra molto importante: ambedue i popoli – palestinese e israeliano – toccano quella che viene chiamata la ‘Terra Santa’, dove sono accaduti i grandi eventi che hanno trasformato, hanno segnato la vita e la storia di tutta l’umanità. Bisogna trovare uno spazio comune dove le pietre e i campanili, dove le moschee e le sinagoghe, le strade e le città e i villaggi possono arrivare all’anima di tutti e due i popoli. Dunque, il dialogo interreligioso passa attraverso le strade della storia, attraverso il cammino storico nel quale sono inseriti gli israeliani e i palestinesi.

 

D. – Pacifisti israeliani e palestinesi hanno annunciato ieri a Gerusalemme la costituzione della prima radio a direzione congiunta: un gesto semplice, ma di grande significato. Da quali valori comuni si deve partire nella costruzione di un futuro di pace e sicurezza in Medio Oriente?

 

R. – Si deve partire da considerazioni di concretezza, nel senso che palestinesi e israeliani condividono la terra, condividono l’aria, condividono le risorse, condividono l’acqua. Non possiamo prendere questi due popoli e mandarli da un’altra parte del pianeta. E’ lì che loro devono vivere. Sono vicini di casa e dunque questa consapevolezza di essere vicini porta - malgrado tutte le violenze, tutte le guerre, il terrorismo - malgrado tutto, la speranza di potere costruire la pace, di poter costruire saldamente questa nuova vita fondata su una condivisione della loro terra, delle loro ricchezze, delle loro risorse. Nell’animo e nel cuore di palestinesi e di israeliani, comincia a nascere una volta di più la primavera della pace nel solco storico e geografico del Medio Oriente.

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AL VIA VENT’ANNI DOPO IL CAMPO NAZIONALE DELL’AGESCI

- Intervista con Lino Lacagnina -

 

Dodici giorni di vita all’aperto, di giochi e di esplorazione ambientalista, ma anche di riflessione e di preghiera. Si tratta del campo nazionale dell’Agesci, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani che 20.000 ragazzi e ragazze vivono da ieri fino al prossimo 7 agosto. L’evento, a 20 anni di distanza dal precedente, si svolge in quattro località: Avellino, Spoleto, Assèmini e Villafré. L’associazione, che è nata nel 1974, coinvolge in Italia ben 180mila giovani e oltre 30 mila educatori volontari. Ma per quali motivi oggi un ragazzo decide di entrare negli scout? Marina Tomarro lo ha chiesto al presidente nazionale Agesci, Lino Lacagnina:

 

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R. – Il motivo principale per cui io penso che un ragazzo decida di essere negli scout, è legato proprio a quel senso di autonomia che il ragazzo riesce a realizzare nello scoutismo, distaccandosi proprio in fase adolescenziale dalla famiglia, ad esempio. Quindi questa voglia di responsabilizzazione, di autonomia, tutti valori che sono un po’ in controtendenza oggi, non sempre si trova il luogo dove poterlo fare e soprattutto non sempre i genitori sono disposti a farle fare queste esperienze se non sanno che sono svolte in un ambito attento all’aspetto educativo, protetto con delle esperienze forti.

 

D. – L’ultimo campo nazionale si è svolto 20 anni fa. Da allora ad oggi come sono cambiate le cose?

 

R. – Per quanto riguarda i valori che noi portiamo avanti ed anche i bisogni degli adolescenti non mi sembra che ci siano grandi cambiamenti. I nostri figli non sono poi così diversi dagli adolescenti di un po’ di anni fa. Certamente, però, sono cambiate molte cose. Per esempio dobbiamo utilizzare strumenti, modalità comunicative, situazioni che un tempo non avevamo. Pensiamo all’era di Internet, agli Sms. Queste cose noi pensiamo siano puramente degli strumenti. Noi facciamo in modo che vengano utilizzati nella migliore maniera possibile. Cerchiamo di trasferire nelle tecniche classiche anche le nuove situazioni che vanno assimilate, ma senza con questo stravolgere quello che è lo specifico del metodo scout. Dati che noi abbiamo ci dicono che i ragazzi che vengono a fare gli scout vengono ancora per questo fascino dell’avventura, del gioco, che sono cose che oggi cominciano a trovare anche altrove, ma che in realtà non trovano altrove con questa valenza educativa.

 

D. – Che cosa si augura per il futuro dell’Agesci?

 

R. – Mi auguro che continui quello che abbiamo finora realizzato e cioè questa coniugazione tra quelli che sono gli elementi fondamentali del metodo scout - i concetti appunto di autoeducazione, di protagonismo dei giovani, che sono gli elementi fondanti del metodo scout - ed i cambiamenti che via via la società ci impone. In questi anni credo che l’abbiamo saputo fare. Per esempio la nostra penetrazione nel territorio, il nostro essere dentro il territorio come una realtà viva, attiva che sa interagire con la Chiesa e con il mondo civile è un segno di questo. Mi auguro che in questo percorso, che ci vede interpretare il metodo  nella esigenze della modernità, continui questo trend, perché mi sembra che in qualche modo ci siamo riusciti. Certo, la sfida diventa più difficile, la proposta, così come credo la proposta cristiana, è certamente sempre più in controtendenza e quindi le difficoltà non mancano, però i risultati positivi li vediamo sempre negli occhi dei ragazzi che vengono da noi.

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UN OMAGGIO AI MISSIONARI ITALIANI NEL MONDO:

RICONOSCIMENTO DEL PRESIDENTE CIAMPI A PADRE GIULIO ALBANESE,

DIRETTORE DELL’AGENZIA MISNA

- Intervista con padre Venanzio Milani -

 

Il presidente della Repubblica italiana, Ciampi ha ricevuto questa mattina al Quirinale, Enzo Iacopino, presidente dell’Associazione della Stampa Parlamentare, con i componenti del consiglio direttivo ed altri esponenti dell'associazione per la tradizionale Cerimonia del Ventaglio. Ciampi ha insignito tra gli altri dell’onorificenza di Grand’Ufficiale il direttore dell’agenzia missionaria internazionale Misna, padre Giulio Albanese, per aver dato voce, tramite l’agenzia, ai problemi spesso dimenticati del Terzo Mondo. Nell’occasione il capo dello Stato ha anche elogiato la difficile opera umanitaria e di evangelizzazione che i 14 mila missionari italiani compiono nelle aree più depresse dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Stefano Leszczynski ha chiesto al padre comboniano, Venanzio Milani, presidente dell’agenzia Misna, un commento alle parole del capo dello Stato italiano:

 

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R. – Innanzitutto mi ha colpito il grande accenno che il presidente Ciampi a fatto all’Africa, per la quale l’Europa – ha detto – deve impegnarsi ampiamente attuando delle politiche coordinate di sostegno economico e sanitario. Poi l’elogio alla Misna, grazie alla quale – ha detto Ciampi – disponiamo di informazioni preziose sulle vicende tragiche dei popoli dell’Africa e di altri continenti, che altrimenti non avremmo la possibilità di conoscere. Queste informazioni – ha aggiunto – le riceviamo soprattutto attraverso i nostri missionari che danno, con ciò, una straordinaria testimonianza di carità e di valore civile. Il presidente ha detto che l’Italia è orgogliosa dei suoi missionari, dei 14 mila missionari italiani, che operano in Africa, America Latina ed Asia e in particolare dei cinque che insieme ad un giornalista sono ancora in Monrovia, capitale della Liberia, in questo momento di  grave ed angosciosa crisi.

 

D. – Che effetto le fa sentire parlare dei missionari non soltanto come esponenti e rappresentanti della Chiesa nel mondo, ma anche come rappresentanti dell’Italia nel mondo?

 

R. – Di grande soddisfazione perché di solito quando noi missionari ci troviamo nei Paesi di missione siamo un po’ sconosciuti, o non riconosciuti, come italiani. Sentire il presidente della Repubblica che, invece, ci elogia come italiani e come missionari fa piacere perché vuol dire che stiamo facendo un lavoro che è utile  a diversi livelli, non solo come evangelizzazione ma anche come manifestazione di solidarietà e di promozione umana. E’ una grande soddisfazione sentire il presidente parlare in questo modo.

 

D. – Come sta cambiando l’attività missionaria all’estero, soprattutto nelle aree difficili, e come si svilupperà in futuro?

 

R.- Il lavoro del missionario non è che cambi nella sostanza. Quello che è diverso è l’approccio con la popolazione e anche con la gerarchia locale. Il missionario non è più il protagonista, non è più quello che dirige tutto, ma è quello che si mette al servizio della gente e della gerarchia. In altre parole, come diceva il nostro fondatore, Daniele Comboni, diventa capace di “fare causa comune con la gente”, soprattutto con i più poveri ed abbandonati.

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INIZIATO QUESTA MATTINA A LORETO

IL DIBATTITO SUL PROBLEMA DEGLI IMMIGRATI IN EUROPA

AL VI MEETING INTERNAZIONALE PROMOSSO DAI MISSIONARI SCALABRINIANI

- Servizio di Giovanni Peduto –

 

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Dopo gli arrivi, i saluti e l’inaugurazione ufficiale ieri sera, e lo spettacolo di musica etnica dei Tamil, questa prima mattinata del convegno, che durerà fino a domenica, ha subito preso in esame il tema “Globalizzazione e migrazione in Europa”. Ha fatto da moderatore il vescovo di Coira, in Svizzera, mons. Amédée Grab, presidente della Commissione delle conferenze episcopali europee. Sono intervenuti esponenti politici e studiosi di ambito europeo.

 

Circa 20 anni fa, si parlava di villaggio globale per significare il destino comune e solidale degli abitanti del nostro pianeta, nella dinamica composizione delle diversità cultuali, sociali, politiche ed economiche. Ma il volto umano della solidarietà globale, già a partire dagli anni Sessanta, e durante lo stesso processo di de-colonizzazione, svaniva, mentre si metteva in evidenza l’imporsi di una economia globale: un’economia di mercato unica ed uniforme che, superando i confini nazionali e continentali, determinava i destini del pianeta, sotto molti aspetti, la fine del bi-polarismo politico, con la caduta del Muro di Berlino e la situazione di un’unica potenza a livello mondiale (la globalizzazione politica), sono la conseguenza logica di questo processo, anche se le cause di tale cambiamento risultano alquanto più complesse.

 

L’entrata di tutti i Paesi in un unico sistema avrebbe potuto significare un salto qualitativo con la possibilità per tutti di essere cittadini del villaggio globale. Di fatto, l’economia ha avuto la possibilità di espandersi e di egemonizzare, mentre le altre dimensioni sono diventate sempre più rachitiche ed inesistenti. La liberalizzazione dei mercati, lo spostamento senza controlli politici e sociali dei capitali e degli investimenti hanno creato un vortice economico, che ha creato un abisso tra i poli economicamente sviluppati e quelli sottosviluppati o in via di sviluppo.

 

Le migrazioni sono un fenomeno complesso, nel quale entrano tanti fattori. Ma è indubbio che lo squilibrio economico e sociale costituisca uno dei fattori principali. La globalizzazione economica, di fatto, accentua e produce le zone mondiali di sottosviluppo, anche perché non intende affrontare i problemi strutturali economici e politici che sono alla base del sottosviluppo di intere aree della terra e di interi continenti. Per questo, nei prossimi anni, le migrazioni, invece che diminuire, conosceranno una crescita costante.

 

Si proseguirà questo pomeriggio approfondendo l’argomento “Colonizza-zione ed immigrazione: il complesso dell’impero”, in una tavola rotonda con studiosi di Italia, Inghilterra, Belgio e Francia. E domani, al centro dell’attenzione sarà l’Africa e i suoi flussi migratori in Europa.

 

Da Loreto, Giovanni Peduto, Radio Vaticana.

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CHIESA E SOCIETA’

29 luglio 2003

 

 

“COME I PRIMI CRISTIANI SIAMO UN PICCOLO GREGGE CHIAMATO A SEGUIRE

LE ORME DI GESÙ”. QUESTA L’ESORTAZIONE DEL CARDINALE MAJELLA AGNELO

AI FEDELI BRASILIANI, INVITATI A TESTIMONIARE

LE RAGIONI DELLA LORO SPERANZA IN CRISTO

 

CITTA’ DEL VATICANO. = La Chiesa cattolica brasiliana è chiamata a rispondere con fedeltà evangelica alle sfide lanciate dalla scristianizzazione in atto nel Paese. Questa l’indicazione fornita dal presidente dell’episcopato brasiliano, il cardinale Geraldo Majella Agnelo, in un’intervista pubblicata oggi dall’agenzia Fides. Il porporato, a Roma per informare la Santa Sede sui lavori dell’assemblea plenaria dei vescovi svoltasi a maggio, ricorda con entusiasmo l’Anno giubilare e l’impulso che da esso è nato per l’evangelizzazione. “Intendiamo – dice il cardinale Majella Agnelo - rendere consapevoli i credenti di cosa significa essere cristiano, essere battezzato, essere figlio di Dio, e cosa significa essere discepoli di Cristo”. Per questo è fondamentale  essere fedeli alla dottrina del Concilio Vaticano II che ha rinnovato le modalità di proposta della fede attraverso l’invito a cogliere il segno dei tempi. Perciò in un contesto di forte individualismo, secondo il porporato, è necessario invitare le persone ad aprirsi al prossimo. “La tendenza all’individua-lismo – rileva - tende ad impedire che le persone comprendano cosa significa essere Chiesa e cosa rappresenta la sua dimensione comunitaria. Da questo deriva la necessità di rafforzare la dimensione comunitaria della fede. Vogliamo attirare tutta la società per attualizzare il comandamento di Cristo: “andate in tutto il mondo e fate discepoli tutte le genti”. Noi che siamo chiamati ad essere discepoli di Cristo dobbiamo testimoniare questo di fronte al mondo per fare altri discepoli”. La sollecitudine per l’evangelizzazione è centrale nella pastorale della Chiesa brasiliana nei prossimi anni. Molte persone (circa il 10 per cento dei battezzati) hanno abbandonato la Chiesa cattolica negli ultimi 10 anni. E’ necessario perciò far conoscere alle nuove generazioni le ragioni della speranza dei cristiani. “Il vero cattolico – afferma deciso il cardinale - è quello che accetta la fede nella sua totalità e non solo parte di essa. La tendenza individualista dell’uomo contemporaneo a volte lo spinge ad agire in materia di fede scegliendo, come in un supermercato, quelle ‘verità’ che non si scontrano con il suo stile di vita accettando quello che gli conviene e rifiutando quello che richiederebbe una conversione. Tutto ciò provoca un indebolimento graduale della fede fino alla perdita totale”. Per questo un compito prezioso e delicato è affidato ai fedeli. “Come i primi cristiani – dice il porporato - siamo un piccolo gregge chiamato a seguire le orme di Gesù così da essere un gran segnale. Siamo quindi molto impegnati nella corretta formazione di questo piccolo gregge in modo che sia in grado di offrire al mondo un’autentica testimonianza di vita cristiana”. Le ultime battute sono dedicate all’incontro avuto con Giovanni Paolo II. Il Papa ha chiesto informazioni sulla teologia della liberazione, che proprio in Brasile ebbe inizio. “Gli ho risposto  - ha riferito il cardinale – che la teologia della liberazione ha fatto il suo tempo, ha lasciato il suo contributo e si è esaurita laddove doveva esaurirsi”. (M.A.)

 

 

PER LA FESTIVITA’ DI SANTA MARTA AVRÀ LUOGO QUESTA SERA,

NEI GIARDINI VATICANI, LA TRADIZIONALE RECITA DEL SANTO ROSARIO DEDICATO QUEST’ANNO AL PAPA

NELLA RICORRENZA DEL SUO 25.MO ANNO DI PONTIFICATO

 

CITTA’ DEL VATICANO. = Questa sera, in occasione dell’odierna festività di Santa Marta si svolgerà, come ogni anno, la tradizionale recita del Santo Rosario nella suggestiva cornice dei giardini Vaticani. L’iniziativa, dedicata a Giovanni Paolo II nella ricorrenza del suo XXV anno di pontificato, è stata organizzata dal vicariato della Città del Vaticano con la collaborazione dell’Associazione Santi Pietro e Paolo, espressione laica istituita nel 1971 ed impegnata nel volontariato. Come di consueto, si svolgerà anche la processione “aux flambeaux” dinanzi all’immagine della Madonna del Divino Amore, presso la Torre di San Giovanni. La recita del Rosario, in lingua latina, si concluderà con il canto “Salve Regina” dinanzi all’effige della Madonna della Misericordia. Tramite la Radio Vaticana ci sarà un collegamento con le suore carmelitane di clausura, volute dal Papa come fiaccole oranti nella Città del Vaticano, che parteciperanno ad una comune preghiera finale. La manifestazione si concluderà con il canto di mottetti mariani eseguiti dalla Schola Cantorum della parrocchia di Sant’Anna in Vaticano. Il canto dei testi sacri verrà intramezzato dalla lettura del XXXIII Canto del Paradiso, interpretata da Claudio Capone. (A.L.)

 

 

LA CHIESA CATTOLICA MESSICANA PREOCCUPATA PER L’ALTA DISOCCUPAZIONE

NEL PAESE, HA INVITATO IL GOVERNO E GLI IMPRENDITORI AD UN RINNOVATO IMPEGNO

PER CREARE POSTI DI LAVORO SICURI CON UNA RETRIBUZIONE RISPETTOSA DELLA DIGNITÀ UMANA

 

CITTÀ DEL MESSICO. = Dopo la diffusione la scorsa settimana di dati scoraggianti per l’occupazione messicana, la Chiesa cattolica locale ha rivolto un appello ai vertici politici ed economici del Paese affinché al più presto si appronti un piano di sviluppo che permetta di combattere la disoccupazione. Secondo l’Istituto di statistica nazionale, il 35 per cento della popolazione attiva (circa 14 milioni di persone) non ha lavoro. “Il presidente della repubblica - ha detto il vicepresidente della Conferenza episcopale, il vescovo Josè Guadalupe Martin Rabago - ha una grande responsabilità come dirigente del sistema economico nazionale, ma anche gli imprenditori generano lavoro e si spera che abbiano creatività e immaginazione per poter creare impieghi ben remunerati”. La preoccupazione del presule per un lavoro sicuro con una giusta e dignitosa retribuzione è particolarmente viva. La povertà e la precarietà infatti sono le cause principali della crescita della delinquenza nel Messico. Un invito al governo affinché trovi un modello economico in grado di rilanciare l’occupazione e combattere la povertà è stato rivolto dal presidente dalla stessa Conferenza episcopale, l’arcivescovo Luis Morales Rios. Domenica scorsa anche il cardinale arcivescovo di Città del Messico, Norberto Rivera Carrera, ha commentato i dati, affermando che il problema della disoccupazione non riguarda solo chi non ha lavoro, ma l’intera nazione. “E’ un momento opportuno – ha dichiarato il porporato – affinché la società e il governo si uniscano per dare ai nostri fratelli non solamente il pane, ma una dignità”. La disoccupazione infatti crea insicurezza sociale, violenza ed emigrazione. Proprio per questo il cardinale ha precisato che la povertà ha due facce: materiale e spirituale. “Il patto sociale -  ha spiegato - non può dissociarsi da un impegno spirituale, altrimenti la religione si svilisce e diventa alienante. Cristo non è lo statista rivoluzionario che la moltitudine sogna, ma nemmeno è il mistico separato dal mondo. Chi ha la possibilità di accedere all’Eucaristia, la moltiplicazione dei pani, deve dividere con i fratelli la forza e l’allegria ricevuta”. Intanto, dopo aver rivolto un appello a tutti i settori della società perché si impegnino per contrastare la disoccupazione, il presidente della repubblica Vicente Fox ha dato ordine al suo gabinetto di revisionare i programmi attuali in favore del lavoro, per elaborare nuove modalità di azione. (M.A.)

 

 

LA RELIGIOSA FRANCESE MARIE JOSÉ TUDIC É LA NUOVA SUPERIORA GENERALE

DELLE SUORE DI CRISTO. L’ ELEZIONE È AVVENUTA DURANTE IL CAPITOLO GENERALE DELLA CONGREGAZIONE TENUTOSI A ROMA

 

ROMA. = La Congregazione delle Suore di Cristo – Unione Mysterium Christi ha eletto, nel corso del capitolo generale tenutosi in questi giorni a Roma, la nuova superiora generale. Si tratta di suor Marie José Tudic, di nazionalità francese e da oltre 20 anni missionaria in Cile, la quale succederà nell’importante incarico a suor Ita Conlan. La congregazione delle Suore di Cristo è nata il 6 agosto del 1976 ed è presente in Francia, Italia, Inghilterra, Belgio, Madagascar, Cile, Camerun. La spiritualità dell’istituto attinge particolarmente all’esempio e all’insegnamento dei grandi santi del Seicento, come Sant’Ignazio, San Francesco di Sales, San Vincenzo de’ Paoli, San Giovanni Eudes, promuovendo un carisma di comunione, di riconciliazione e di unità. La missione delle Suore di Cristo consiste, prima di tutto, nella testimonianza di Dio attraverso la consacrazione religiosa, e si concretizza nel servizio alla Chiesa specialmente attraverso la visita agli anziani, alle persone sole, agli ammalati, portando ascolto ed il conforto dell’Eucaristia. (M.D.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

29 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Si aggrava la situazione in Liberia per l’apertura di nuovi fronti. Le forze armate fedeli al presidente liberiano, Charles Taylor, hanno annunciato di aver lanciato una massiccia controffensiva per riprendersi Buchanan, la seconda città del Paese, caduta ieri in mano ai ribelli che controllano quasi tutto il Paese e stringono d’assedio la capitale Monrovia. Poco dopo aver conquistato Buchanan i miliziani del sedicente Movimento per la democrazia in Liberia sono entrati, ieri, nella missione cattolica delle suore della Consolata dove sono presenti due religiose italiane ed una brasiliana. L’episodio è stato confermato all’Agenzia Misna da suor Annella Gianoglio, appartenente allo stesso ordine missionario e raggiunta telefonicamente ad Harbel, città alle porte di Monrovia. “Un gruppo di guerriglieri armati - ha riferito - ha assaltato la missione ieri pomeriggio ma senza compiere violenze nei confronti delle suore, che stavano offrendo ospitalità a centinaia di persone in fuga per l’arrivo dei ribelli”.

 

Con l’obiettivo di far progredire l’itinerario di pace della “Road map”, il presidente americano, George Bush, incontrerà oggi, a Washington, il premier israeliano Ariel Sharon che rimarcherà le concessioni fatte ai palestinesi, come l’imminente scarcerazione di 540 detenuti o lo smantellamento di alcuni insediamenti ebraici nei Territori palestinesi. Sharon dovrebbe anche manifestare l’intenzione di non rinunciare alla costruzione del muro destinato a dividere Israele dalla Cisgiordania. Proprio per evitare di celebrare questo progetto, osteggiato dagli Stati Uniti, è stata intanto annullata, ieri, la cerimonia per l’inaugurazione del primo tratto del muro. Il servizio di Graziano Motta:

 

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Alla vigilia dell’incontro di Sharon alla Casa Bianca nuovi motivi di inquietudine per il ritrovamento presso Cana del cadavere del soldato ventenne di Nazareth, scomparso proprio una settimana fa. La polizia segue la pista del delitto nazionalista, anche se non è ancora riuscita ad identificare gli assassini che potrebbero essere arabo-israeliani – Cana è infatti il centro del fondamentalismo islamico della Galilea – o palestinesi. Infine, presso Jenin, una manifestazione di alcune centinaia di palestinesi e di pacifisti stranieri contro la cosiddetta barriera di sicurezza, eretta per separare il territorio israeliano da quello abitato da palestinesi. La barriera di sicurezza è stato uno degli argomenti di cui Sharon ha discusso a Washington con la signora Condoleeza Rice, consigliera per la sicurezza, e con il segretario di Stato Powell, e ne discuterà domani con il presidente Bush al quale ribadirà le ragioni per cui Israele intende completarla e non demolirla, come gli ha chiesto venerdì scorso il primo ministro palestinese Abu Mazen.

 

Per la Radio Vaticana,  Graziano Motta.

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L’odierna attività diplomatica del presidente americano, George Bush, prevede anche l’importante incontro con il ministro degli esteri saudita, il principe Saud al-Faisal. Durante il colloquio, che avviene su richiesta saudita, al-Faisal presumibilmente chiederà a Bush di rendere pubblici i brani del rapporto della commissione d'inchiesta del Congresso sugli attacchi all’America dell’11 settembre 2001 riguardanti il suo Paese. “Non abbiamo nulla da nascondere e possiamo affrontare gli interrogativi in pubblico”, aveva detto la settimana scorsa, dopo la pubblicazione dei passaggi non riservati del rapporto, l’ambasciatore di Riad a Washington, il principe Bandar bin Sultan.

 

Le notizie che giungono dall’Iraq continuano a sottolineare la possibile, imminente cattura del deposto presidente iracheno, Saddam Hussein, ma nel Paese arabo continua purtroppo la drammatica scia di violenze antiamericani. Secondo quanto riferito dalla televisione araba Al Jazeera, un convoglio è stato attaccato a colpi di bazooka a Bakuba, a Nord di Baghdad ed al momento non si sa se questo grave episodio abbia causato vittime. Intanto, la stessa rete televisiva ha reso noto che a Bassora, nel Sud del Paese, si è sviluppato un grosso incendio nel quartiere di Al Shueiba: le fiamme si sarebbero sviluppate in un impianto petrolifero e ancora non è chiaro se si tratti di un incidente o di un atto di sabotaggio. Il servizio di Elena Molinari:

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Le unità americane, che in Iraq danno la caccia a Saddam Hussein, hanno mancato l’ex rais di poche ore anche ieri, come già domenica. Lo ha detto il vice-segretario di Stato americano, Richard Armitage. “Saddam non è come Osama Bin Laden – ha ribadito il vice segretario – perché non è abituato a vivere alla macchia”. Quanto alla resistenza, che sta colpendo in continuazione le truppe di occupazione americane, Armitage la attribuisce ad una combinazione di elementi del partito del regime di Saddam e di terroristi che vengono da fuori.cita gli hezbollah, ma anche elementi che provengono da Arabia Saudita, Giordania, Siria e Pakistana. Intanto, la nuova settimana in Iraq è iniziata con notizie di altri giovani morti. Ieri sono stati tre i militari uccisi nel Paese. Due soldati hanno perso la vita a causa delle ferite riportate in un’imboscata, mentre erano di pattuglia a Baghdad. Poche ore dopo un altro soldato è morto in un incidente automobilistico a nord di Nasseria,nel sud del Paese.

 

Da New York, Elena Molinari per la Radio Vaticana.

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Sarebbe in buone condizioni la leader dell’opposizione birmana, Aung San Suu Kyi, ancora detenuta dal governo di Rangoon. Ad incontrare il Premio Nobel della Pace sono stati alcuni rappresentanti della Croce Rossa birmana che hanno constatato il buono stato fisico e psichico della donna. Aung San Suu Kyi è stata arrestata lo scorso 30 maggio dalla giunta militare birmana che finora ha respinto tutte le richieste internazionali di liberarla. Intanto secondo alcune agenzie, il presidente americano, George Bush, sarebbe pronto a firmare una legge che prevede severe sanzioni economiche, contro l’esecutivo birmano, fino alla liberazione del premio nobel per la pace.

 

Il presidente delle Filippine, Gloria Arroyo, ha annunciato ieri la creazione di una commissione indipendente per indagare sulle radici e le motivazioni che hanno portato all’ammutinamento, lo scorso fine settimana, di circa 300 soldati che lamentavano l’inadeguatezza delle condizioni di lavoro. Il capo di Stato ha comunicato la sua decisione durante l’annuale discorso alla Nazione tenutosi a meno di 24 ore dalla soluzione pacifica dell’insurrezione dei militari iniziata, sabato scorso, in un centro commerciale di Manila. Dietro la protesta potrebbe esservi il deposto presidente Estrada.

 

L’ex presidente dell’Ecuador, Gustavo Noboa, ha chiesto asilo politico alla Repubblica Dominicana, dopo aver tentato invano di abbandonare il Paese andino, domenica scorsa, alla volta degli Stati Uniti. In una registrazione video, trasmessa ieri dalla televisione nazionale, Noboa ha denunciato l’esistenza di una presunta “persecuzione politica” avviata nei suoi confronti. Salito al potere il 22 gennaio del 2000 – dopo la sollevazione indigena e militare che depose Jamil Mahuad – Noboa procedette alla ristrutturazione del debito estero causando allo Stato, secondo la magistratura, danni per 9 miliardi di dollari.

 

Sembra definitivamente terminata la drammatica epidemia di polmonite atipica. Ieri sono stati dimessi dagli ospedali di Pechino gli ultimi dodici pazienti colpiti dalla sindrome che ha causato 349 morti e circa 5.300 contagi.

 

In Italia si tiene oggi alle 17 il dibattito al Senato con il voto sulla mozione di sfiducia al ministro della Giustizia, Roberto Castelli. Il Guardasigilli non interverrà al dibattito e a chiarire la posizione del governo sarà il vicepremier Gianfranco Fini. E lo stesso Fini dovrebbe farsi portavoce dell’intenzione di Castelli di sbloccare le rogatorie, ossia la richiesta di procedere alla ricerca di prove e documenti giudiziari in Paesi stranieri; nello specifico, in Svizzera e negli Stati Uniti nell’ambito della vicenda Mediaset. Inizialmente Castelli aveva bloccato la richiesta in esecuzione della recente legge che prevede la sospensione dei processi a carico delle cinque più alte cariche dello Stato.

 

 

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