RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 208 - Testo della
Trasmissione di domenica 27 luglio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Ancora violenza nella Liberia, scossa dalla guerra civile.
Braccio di ferro tra militari filippini ribelli e il presidente Arroyo
L’Istituto salesiano per
giovani di Damra in India celebra i suoi primi cinquant’anni
I ragazzi preferiscono una buon
libro alla tv
27 luglio 2003
L’EUROPA
DI OGGI HA BISOGNO DI CATTOLICI ADULTI NELLA FEDE PER CONTRASTARE ATEISMO E
AGNOSTICISMO. COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS DA CASTEL GANDOLFO,
DURANTE IL QUALE HA RIVOLTO UN ACCORATO
APPELLO PER LA PACE IN LIBERIA
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Servizio di Alessandro Gisotti -
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L’Europa e il continente africano nel cuore di Giovanni
Paolo II. All’Angelus, nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo
circondato dall’affetto dei fedeli, il Papa ha manifestato la propria solidarietà
ai fratelli e sorelle dell’Africa, dove, ha detto, “accanto a progressi ed
iniziative positive di pace perdurano focolai di violenza micidiale”. Quindi,
si è soffermato sulla tragica situazione della Liberia, martoriata dalla guerra
civile ed ha rivolto un accorato appello per la pace nel Paese africano:
“Di fronte alle prove di quelle
care popolazioni, non possiamo che chiedere a tutti quelli che hanno un’arma
nelle mani di deporla per ridare spazio al dialogo e all'azione concertata
della Comunità internazionale”.
Accanto all’Africa, dunque, il Papa è tornato
stamani a rivolgere il suo pensiero all’Europa. Un continente, ha rimarcato, in
cui i credenti devono saper “ritrovare l’entusiasmo evangelico dell’annuncio e
della testimonianza”. Ricordando che la Chiesa ha ricevuto da Cristo risorto il
“mandato di proclamare il Vangelo sino agli estremi confini della terra”, il
Santo Padre ha indicato questo come un compito a cui sono “chiamate in modo
singolare le comunità ecclesiali d’Europa”. Se, infatti, ci sono regioni che
ancora attendono un primo annuncio del Vangelo, c’è tuttavia bisogno che
ovunque esso sia rinnovato. Spesso, ha proseguito, la “conoscenza del
cristianesimo è data per scontata, mentre in realtà la Bibbia è poco letta e
studiata, la catechesi non è sempre approfondita” e i Sacramenti poco
frequentati. Per tale ragione, ha avvertito, “al posto dell’autentica fede si
diffonde un sentimento religioso vago e poco impegnativo”, che può divenire
“agnosticismo e ateismo pratico”. Un richiamo, che il Papa ha corredato con una
profonda riflessione per tutti i fedeli del Vecchio Continente:
“L’Europa di oggi esige la presenza di cattolici adulti
nella fede e di comunità cristiane missionarie che testimonino l’amore di Dio a
tutti gli uomini. Questo rinnovato annuncio di Cristo domanda di essere accompagnato da una profonda unità e
comunione all’interno della Chiesa, come pure da un sincero impegno in campo
ecumenico e nel dialogo con i seguaci delle altre religion”i.
Il Vangelo, ha aggiunto il
Pontefice, “è luce che investe tutto il vasto campo della vita sociale”,
giacché Cristo va “incontro all’uomo dovunque vive e opera” offrendo “senso
pieno alla sua esistenza”. Riecheggiando poi l’appello scaturito dall’Assemblea
sinodale del 1999 - “Chiesa in Europa,
entra nel nuovo millennio con il Libro del Vangelo” - il Papa ha auspicato che
ogni comunità ecclesiale possa accoglierlo con gioia, diventando “segno
credibile del messaggio della salvezza”.
Prima di accomiatarsi, Giovanni Paolo II ha espresso un
cordiale ringraziamento a tutta la comunità cittadina di Castel Gandolfo per il
tradizionale omaggio offerto in occasione dell’odierna “Sagra delle Pesche”.
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27 luglio 2003
IRAQ:
LA LUNGA E DIFFICILE STRADA VERSO LA DEMOCRAZIA E LA LIBERTA’
- Con noi Guido Olimpio, mons.
Isaac Jacques e Fabio Alberti -
A oltre due mesi da quando il presidente degli Stati
Uniti, George Bush, ha dichiarato la fine della guerra in Iraq la pacificazione
del Paese appare ancora un obiettivo lontano ed i militari Usa continuano a
morire proprio come in tempo di guerra. Escalation che, nelle ultime 24 ore, ha
provocato la morte di 5 militari statunitensi, sotto attacco in tre diverse
zone vicino Baghdad. D’altro canto, gli analisti non sono certi che la notizia
della morte dei due figli di Saddam Hussein, Qusay ed Uday, possa portare allo
scioglimento della residua resistenza armata all’interno dell’Iraq. Intanto, la
popolazione è stremata dalla grave situazione umanitaria e dalla mancanza di
ogni sicurezza. La strada verso la libertà e la democrazia appare quindi ancora
lontana. Il servizio è di Stefano Leszczynski:
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(musica)
“La guerra non è finita”: per
l’intelligence americana la voce, che ripete quasi ossessivamente questa frase
è senza dubbio quella di Saddam Hussein, anche se è difficile stabilire quando
sia stata registrata. La televisione al-Arabiya l’ha trasmessa dopo che si era
diffusa la notizia della morte dei famigerati figli di Saddam, Uday e Qusay,
durante un’incursione americana a Mosul. Ma come influiranno questi ultimi
avvenimenti sulla instabile situazione irachena? Sentiamo il parere di Guido
Olimpio, corrispondente del Corriere della Sera:
“Certamente può essere un colpo al morale di chi si
sta battendo contro gli americani. In secondo luogo, ovviamente, è un colpo
anche al prestigio, ormai ridotto, di Saddam Hussein, anche perché i due figli
hanno rappresentato una buona parte del regime e dell’aspetto peggiore del regime
di Saddam Hussein. Sono stati accusati di violenze e nefandezze di ogni tipo.
Qusay Hussein, in particolare, era l’uomo della sicurezza, quindi è possibile
che avesse ancora dei rapporti con i suoi seguaci”.
Iraqi Freedom, il nome della guerra, che una
variegata alleanza – americani ed inglesi in testa – ha lanciato per liberare
il Paese dalla dittatura e riportare la democrazia si è ufficialmente conclusa
oltre due mesi fa. Il primo obiettivo è stato conseguito, ma quanto manca per
il secondo? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a mons. Isaac Jacques, rettore della
Pontificia università Babel College di Baghdad.
R. - Veramente non so come
rispondere. Le cose non sono così chiare. Non è nero o bianco. Non so come le
cose andranno, ma noi vescovi a Baghdad, in Iraq, ogni settimana abbiamo una
riunione per studiare gli sviluppi della situazione e prendere posizione. Non è
così semplice rispondere.
D. – Che cosa manca allora all’Iraq per arrivare a questa
democrazia?
R. – Manca che gli
iracheni abbiano un loro governo, quando sarà il momento giusto, per guidare se
stessi.
Eppure sono in molti a credere che
dietro la guerra irachena vi siano altri obiettivi e sicuri interessi
economici. Fabio Alberti, dell’ong “Un Ponte Per… Baghdad”:
“Devo dire che inizialmente, almeno parte della
popolazione irachena era disponibile, non dico a dar credito, ma comunque a
stare a vedere che cosa sarebbe successo. Nessuno pensa che gli Usa siano lì
per liberare. Tutti sanno che c’ è il petrolio dietro a tutta la vicenda, però
questa mancanza di intervento sia sul piano umanitario che della sicurezza, sta
rapidamente facendo volgere l’insieme della popolazione in una posizione di
forte ostilità e quindi, evidentemente ci sono anche frange che questa ostilità
la manifestano in maniera armata”.
Oltre 160 i militari americani
uccisi in azione e il numero tende a salire. Ma si può veramente parlare di
movimento di resistenza agli invasori anglo-americani? Ancora mons. Isaac Jacques.
“Mi
sembra una esagerazione questa, perché, se ci sono alcuni casi isolati, non
vuol dire che è una cosa generale. Io ho visto a Baghdad i soldati americani
che giocavano con i bambini nelle strade. Mi sembra che siano tutti convinti
che non è questo il momento perché gli americani lascino il Paese”.
(musica)
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I
PROBLEMI COMPLESSI E MOLTE VOLTE DRAMMATICI DELLE MIGRAZIONI IN EUROPA
AL VI
MEETING INTERNAZIONALE DI LORETO,
PROMOSSO
DAI MISSIONARI SCALABRINIANI. CON NOI, PADRE BENIAMINO ROSSI.
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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Ci sono stati tanti emigranti italiani che sono partiti e
non hanno dato più notizie di sé. Si raccontano storie di madri o mogli rimaste
ad aspettare anni e anni. E quando qualcuno rimpatriava dal Venezuela o
dall’Argentina vi era un mesto viavai per sapere se aveva visto Tizio o Caio.
Di solito i commenti erano sconsolati e si pensava che coloro i quali non erano
tornati si erano formati un’altra famiglia e per questo motivo non avevano dato
più notizie. Spesso era vero; altre volte forse erano semplicemente morti, come
oggi gli asiatici, gli africani. Quanti sono gli immigrati desaparecidos? Il
Mediterraneo è pieno di morti. Nessuno conosce il numero, ma sono tanti. Un
quotidiano ha parlato di oltre 20 mila annegati prima di giungere sulle coste
europee negli ultimi dieci anni. E secondo alcuni è una cifra per difetto. E’
sufficiente ascoltare i racconti dei clandestini per rendersi conto che su
cento che sbarcano ci sono sette, otto, dieci... che scompaiono. E molte
famiglie non vengono mai a sapere quale sorte è toccata ai loro familiari...
Di questo e di altro si parlerà a Loreto al VI Meeting
internazionale sulle migrazioni, da domani a domenica prossima, per iniziativa
dei Missionari Scalabriniani. Con noi padre Beniamino Rossi, responsabile per
l’Europa e l’Africa:
D. – Le finalità di questi
raduni?
R. – In Europa il fenomeno
migratorio è strutturale nella nostra società. Quindi, il dibattito sulle
politiche migratorie ha bisogno di uno spazio adeguato: la nostra società,
sempre più multiculturale, deve trovare la complessa e difficile strada della
democrazia culturale, cioè del dialogo e del rapporto tra le diversità che
compongono la società e che devono tutte contribuire positivamente al suo futuro.
Da sei anni, il Meeting di Loreto, che si articola lungo un’intera settimana,
ha voluto porsi come luogo e spazio per dibattere, riflettere, approfondire le
problematiche migratorie a livello europeo. L’iniziativa offre ad un pubblico
sempre più vasto, un’occasione di superare l’approccio migratorio spesso occasionale
e polemico. Quest’anno, verrà offerto anche al pubblico giovanile uno spazio specifico,
attraverso laboratori tematici.
D. - Qual è la situazione
migratoria in Europa?
R. – Le statistiche ufficiali
parlano di una presenza di 23-25 milioni di migranti regolari in Europa. Di
essi circa 17 milioni provengono da Paesi extra comunitari e circa 12 milioni
sono di religione musulmana. La percentuale degli immigrati rispetto alla
popolazione autoctona è diversa a secondo delle nazioni: 37 per cento in Lussemburgo,
19 per cento in Svizzera, 9 per cento in Germania, 6 per cento in Francia, 4
per cento in Inghilterra ed Italia. Più del 70 per cento vivono in quattro
Paesi: Germania, Francia, Italia, Inghilterra. La situazione demografica ed
economica dell’Europa richiede una presenza sempre più consistente di immigrati:
le migrazioni non sono fenomeno provvisorio o congiunturale, ma
strutturale.
D. – La presenza degli
Scalabriniani fra i migranti in Europa...
R. – La Congregazione dei Padri
Scalabriniani è nata nel 1887 nel momento dell’esodo migratorio degli italiani
verso le Americhe. Scalabrini, il Padre dei migranti, ha fondato anche la
Società di Patronato San Raffaele, organizzazione laica, che si occupava dei problemi
assistenziali e dei diritti dei migranti. Dopo il grande esodo degli italiani,
con il rinnovarsi dei flussi migratori nell’immediato dopoguerra, la
congregazione si consolida in Europa, Australia ed altre nazioni americane. A
partire dagli anni ’60 si apre all’assistenza di tutte le migrazioni, viste le
dimensioni planetarie del fenomeno migratorio. Con i suoi sette centri studi
sulle migrazioni (Roma, Parigi, Basilea, New York, San Paolo, Buenos Aires e Manila)
ed un istituto universitario sulla mobilità umana (SIMI di Roma), la Congregazione
del beato Scalabrini opera in 28 Paesi con i migranti di varie nazionalità.
L’esperienza più che centenaria nel mondo della migrazioni ci porta a
promuovere la sfida della “comunione delle diversità” come progetto per il
futuro.
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IL COMITATO PER LA TUTELA DEI
MINORI IN TV, ISTITUITO PRESSO
IL MINISTERO DELLE COMUNICAZIONI,
HA PRESENTATO
IL RAPPORTO SUI PRIMI QUATTRO MESI
DI ATTIVITA’
- Servizio di Ignazio Ingrao –
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“Il Grande
Fratello” su Canale 5, il “Papirazzo” su Italia 1, quattro film e tv movie
trasmessi da Rai Due, due rubriche di attualità e dibattito su tv locali.
Questi alcuni dei 12 programmi sanzionati nei mesi scorsi dal Comitato per la tutela
dei minori in Tv. E per la prima volta Canale 5 e Rai Due hanno mandato in onda
un messaggio di scuse ai telespettatori. Sono i primi risultati dell’attività
del Comitato chiamato a far rispettare il codice di autoregolamentazione per la
tutela dei minori in tv entrato in vigore a fine 2002. Composto da 15 membri, il
Comitato finora ha preso in esame oltre 180 segnalazioni da parte di enti,
associazioni, telespettatori. Abbiamo chiesto al presidente, Emilio Rossi, se
l’impegno del Comitato sta producendo un maggiore rispetto delle regole a
tutela dei minori da parte delle emittenti televisive:
R.- Mi auguro di sì, anche se gli
elementi sono a volte contraddittori. In qualche caso pare che la presenza del
Comitato si faccia sentire, in altri casi pare che così non sia. Credo che sia
troppo presto per dare delle valutazioni. Naturalmente mi auguro che la
principale funzione del Comitato sia proprio questa, cioè di abituare a
considerare l’attenzione ai minori come una delle regole da seguire, anzi addirittura
la primaria. Ricordo in proposito che un anno fa, di questi tempi, una lettera
di Giovanni Paolo II, indirizzata all’Unione cattolica stampa italiana, diceva
che l’attenzione rivolta ai minori è uno dei parametri di civiltà di un Paese.
Mi pare sia una osservazione che pochi possono contestare. Forse è la chiave giusta.
D. – Possiamo riassumere le luci e le ombre di questi
primi mesi di attività?
R.– Le luci sono che
effettivamente attorno ad un tavolo si riuniscono, con rapporti cordiali e
costruttivi, rappresentanti delle istituzioni, rappresentanti del “grande
popolo” dei telespettatori e delle televisioni. Il fatto che alcune delle delibere
incisive siano addirittura state approvate all’unanimità e alcune, comunque,
con una maggioranza superiore agli otto voti su 15, perché altrimenti il codice
non ne prevede la validità, significa pur qualcosa. Per esempio il fatto che
Reality Show, come il Grande Fratello, o film come quelli del sabato di Rai Due
siano stati oggetto di una considerazione particolare e di accertamenti di
violazioni, a nostro giudizio, credo che siano alcuni segni forti. Certo,
abbiamo dovuto organizzarci, prendere un certo passo. Siamo ancora troppo lenti
e una delle esigenze che, unanimemente, abbiamo riconosciuto insieme è quella,
alla ripresa dell’attività, di trovare i modi per sveltire i nostri interventi.
D. – La nuova legge di riforma
del sistema radiotelevisivo avrà effetti sulla vostra attività?
R. - Aspettiamo di vedere quando e quale testo sarà
approvato definitivamente. C’è un titolo nel disegno di legge in esame che riguarda
in particolare la tutela dei minori e questo per sé è un segnale di attenzione
apprezzabile. C’è anche un riferimento al nostro Comitato, il che,
indubbiamente, avvalora la nostra funzione. Vedremo il testo definitivo e
l’operatività che ne seguirà.
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L’AZIONE
CATTOLICA ITALIANA GUARDA AL FUTURO
CON IL
PROSSIMO RINNOVO DEGLI STATUTI
-
Intervista con Paola Bignardi –
Fedele al proprio passato, ma
pronta a raccogliere le sfide del futuro. Con questo spirito, l’Azione
Cattolica Italiana si prepara alla sua prima Assemblea straordinaria, prevista
dal 12 al 14 settembre prossimi. Nel corso dell’appuntamento, illustrato nei
giorni scorsi a Roma, sarà approvata la bozza del nuovo statuto, che sostituirà
quello del 1969. In questo spirito di rinnovamento, quindi, l’Azione Cattolica
decide di non operare solo nelle parrocchie, ma di muoversi anche negli
ambienti di vita e di lavoro, per assumere uno spirito più missionario. Ma
quali sono gli aspetti essenziali ai quali l’organismo laicale è voluto
rimanere fedele? Barbara Castelli lo ha chiesto a Paola Bignardi, presidente
nazionale dell’Azione Cattolica:
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R. – L’elemento di continuità
nello statuto, come anche nell’esperienza dell’Azione Cattolica, è il
riferimento allo spirito conciliare, quindi allo spirito della scelta religiosa
proprio dell’Azione Cattolica, che crede nel valore della vocazione laicale,
che si radica nella Chiesa diocesana, al servizio della vita pastorale della
comunità locale. Simbolo di ciò è la non modifica, in questo statuto fortemente
rimaneggiato, dei primi dieci articoli, ovvero di quelli che tratteggiano
l’aspetto ideale. Gli elementi di novità riguardano invece un più esplicito
orientamento alla missione da parte dell’Azione Cattolica e un’accentuazione
dell’aspetto del radicamento diocesano, che porta ad una maggiore adattabilità
delle strutture.
D. – Accennava
prima alla bozza dello statuto, che è stata più volte ripresa in mano. Quali
sono stati gli ambiti in cui ci si è confrontati con maggiore intensità?
R. – Credo quelli
organizzativi, relativi al rapporto tra unitarietà e i settori interni
dell’Associazione. Ma anche l’aspetto, che riguarda i movimenti come espressione
missionaria dell’Azione Cattolica e l’altro, più spirituale, che si interroga
sull’Azione Cattolica come vocazione o meno nella Chiesa. Questa è la domanda
sulla quale si sono confrontati i consigli diocesani, soprattutto a livello
locale.
D. – Al cristiano
di oggi, che vuole rispondere alla propria chiamata di santità, cosa propone
l’Azione Cattolica?
R. – Propone un
percorso formativo che intende accompagnarlo nel vivere l’essenziale della vita
cristiana, senza commenti, senza nulla di costruito o di parziale: un’esistenza
vissuta nell’essenzialità della dimensione battesimale, nel quotidiano. Questo
aspetto di semplicità non è emblematico di un vissuto banale, ma è piuttosto
vivere il cuore della vita cristiana.
D. – Quali sono i
nuovi ambiti entro i quali l’Azione Cattolica si muove e quali sono i progetti
che sta portando avanti?
R. – Anzitutto, l’ambito della
missione, in particolare l’ambito che stiamo studiando, che fa parte della
progettazione di questa fase, di un nuovo annuncio del Vangelo. Poi, l’ambito
del dialogo con chi non crede o con chi crede a modo proprio. Quindi, la testimonianza
cristiana negli ambienti di vita. Infine, gli ambiti tradizionali dell’Azione
Cattolica, in particolare alcuni temi, che sono quello dell’educazione, quello
della pace, quello della solidarietà. Credo che siano temi molto forti nella
tradizione dell’Azione Cattolica e continuano ad essere forti anche oggi.
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PREGHIERA E RIPOSO PER RITROVARE SE STESSI:
E’ LA PROPOSTA PER L’ESTATE
DELLE DOMENICANE
DEL MONASTERO ARETINO DI
PRATOVECCHIO
- Servizio di Paolo Ondarza -
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(musica)
Prosegue
il nostro viaggio per quei luoghi dello Spirito – abbazie, monasteri, certose e
conventi – che d’estate offrono a chi lo desidera la possibilità di trascorrere
vacanze diverse dal solito alla ricerca di sollievo per il corpo, ma anche per
lo spirito. Oggi vi invitiamo al monastero domenicano di Pratovecchio in
provincia di Arezzo, dove le religiose animano corsi e incontri di
introduzione alla Bibbia o semplicemente sono a disposizione per colloqui
personali o di gruppo. La frase scelta per le iniziative di quest’estate è
tratta dalle parole di sant’Alberto Magno: “Il nostro cuore ha bisogno di due
cose: della vita e del riposo. E queste cose si trovano in Dio solo”. Abbiamo
incontrato suor Maria Pia Fragni, madre priora del monastero di Pratovecchio.
R. - Facciamo corsi, scuola di preghiera molto spesso,
‘lectio divina’ e anche incontri dedicati ai giovani di orientamento
vocazionale.
D. – Suor Maria Pia, chi si unisce
a voi condivide un po’ la vita del monastero?
R. – Se si tratta di adulti, sì.
Partecipano, per esempio, ai nostri incontri che noi proponiamo e poi partecipano
alle Liturgie con la Comunità delle monache. Anche i giovani, ma soprattutto le
ragazze che vogliono fare questo corso, ma al tempo stesso conoscere più da
vicino la nostra vita. Quindi, eventualmente una giovane può essere ammessa
qualche giorno anche all’interno della comunità.
D. – Gli incontri di quest’anno
sono basati sulla frase di Sant’Alberto Magno, che indicano in ‘vita’ e
‘riposo’ le due qualità a cui ambisce il nostro cuore per trovare Dio …
R. – La preghiera non è solamente
pregare, ma, soprattutto, è ‘riposo’ in Dio, quindi ‘riposo’ è al tempo stesso
ritrovare la propria vita. E’ chiaro perché chi riposa in Dio ritrova se
stesso. E’ tutto un percorso dal ritrovare se stesso, ritrovarsi in Dio,
ritrovarsi nei fratelli.
D. – Come mai, a suo parere, tanta
gente viene in un monastero per trascorrere le vacanze estive?
R. – La gente corre, ma alla fine
è stanca, e allora si va proprio all’estremo, dal caos al silenzio, alla
preghiera. Non c’è una via di mezzo.
D. – Ha qualche episodio significativo da raccontarci?
R. – Per esempio,
noi abbiamo una coppia di sposi che si stavano per lasciare e, venendo da noi,
non solo per imparare la preghiera, si è riunita. Ora sono una famiglia felice.
Altre esperienze, ci hanno dato anche delle vocazioni. Abbiamo 3 giovani, due
novizi, ed una professa semplice in noviziato. Persone che sono tornate a
riscoprire la parrocchia e i Sacramenti.
D. – Suor Maria Pia,
per concludere, un augurio a tutti coloro che non potranno, per vari motivi,
unirsi a queste vostre iniziative o a quelle di altri monasteri, o luoghi
religiosi. Un augurio per quest’estate …
R. – Dio è
dappertutto. Basterà riscoprire la sua impronta nel vaso di fiori che abbiamo
sul terrazzo, anche quei fiori sono un dono di Dio, e poi, naturalmente,
affidarsi alla preghiera, questo senz’altro. Comunque, noi siamo disponibili
anche per chi vuole scrivere, chi vuole telefonare. Noi siamo pronte ad aiutare
tutti.
(musica)
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27 luglio 2003
ANCORA
VIOLENZA NELLA LIBERIA SCOSSA DALLA GUERRA CIVILE:
PER IL PRESIDENTE TAYLOR, I RIBELLI HANNO
GIA’ UCCISO MILLE PERSONE
MONROVIA. = “Incertezza”: sembra questa l’unica
parola adatta per descrivere l’aria che si respira nelle ultime ore in Liberia.
Incertezza diplomatica: non si conosce ancora se e quando una missione
diplomatica arriverà nel Paese. Incertezza politica: il presidente Charles
Taylor continua a ripetere che lascerà il suo ruolo per la salvezza del popolo
liberiano martoriato dagli attacchi continui dei guerriglieri del Lurd, i
Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia. Nella giornata di ieri
sono proseguiti i bombardamenti nella città di Monrovia. Tra i bersagli colpiti
una chiesa protestante nella quale da diversi giorni erano stipate più di
duemila persone: sette i morti, imprecisato il numero delle vittime. Secondo il
reverendo K.A. Paul, hindu convertito al cristianesimo e consigliere spirituale
di Taylor, il presidente se andrà subito dopo l’arrivo di una forza di pace
internazionale, passando le consegne al vice presidente Moses Blah o al presidente
dell’assemblea nazionale Nyundueh Markonma. Intanto, la prossima settimana
dovrebbe giungere presso le coste del Paese il gruppo navale inviato dal
governo di Washington. (P.O.)
NELLE FILIPPINE, I MILITARI RIBELLI, CHE DA IERI
OCCUPANO UN CENTRO COMMERCIALE DI MANILA, RIFIUTANO LA RESA E RESPINGONO
L’ULTIMATUM IMPOSTO
MANILA.= Un ultimatum annunciato, revocato di due
ore e poi definitivamente rinviato a scadenza ancora da definirsi quello
imposto dal presidente filippino Gloria Arroyo, previsto originariamente per le
11 di stamani ora italiana. Nel frattempo si sono arresi almeno cinquanta dei
circa duecento militari ammutinati, che da ieri sono asserragliati nel centro
commerciale Ayala, nel quartiere finanziario e diplomatico di Makati, nel cuore
di Manila. Ma le trattative sono ancora in corso. Gli uomini avevano depositato
cariche di esplosivo davanti alle vetrine di numerosi negozi ed alberghi del
complesso. Tra gli ostaggi anche l’ambasciatrice australiana Ruth Pearce,
rilasciata nelle ultime ore, quattro funzionari al suo seguito e due cittadini
americani. Più volte ieri la Arroyo aveva chiesto la fine della ribellione,
arrivando nelle ultime ore a dichiarare lo “stato di rivolta”, in ragione del
quale i militari possono arrestare i ribelli senza alcuna indicazione da parte
della magistratura. Ieri, lo stesso presidente aveva informato, in una
dichiarazione radiofonica, del tentativo da parte di una decina di
sottoufficiali dell’esercito e della marina, di organizzare un golpe contro la
sua persona, confermando così quelle voci, mai prese seriamente in
considerazione dalle autorità filippine e che già da una settimana circolavano
sulla trama di un complotto. Solo mercoledì scorso durante una cena con alcuni
ufficiali al palazzo presidenziale, Gloria Arroyo avrebbe però riconosciuto
“l'esistenza di motivi legittimanti il malcontento tra gli ufficiali subalterni
delle forze armate”: la corruzione dei politici, le paghe troppo basse e la
pessima qualità dei loro alloggi. A
capo della dimostrazione di queste ultime ore ci sarebbe, secondo il ministro
dell’Interno Josè Lima, il senatore dell’opposizione Gregorio Honasan, 54 anni,
meglio noto come El Gringo. Ex colonnello
dell'esercito è stato già autore di due attentati rispettivamente contro i
presidenti Marcos e Corazon Aquino. (P.O.)
COMMEMORATO QUESTA MATTINA IL CINQUANTENARIO
DELL’ARMISTIZIO TRA LE DUE COREE
- A cura di Chiaretta Zucconi -
SEUL.= Millecinquecento veterani
e oltre duecento personalità politiche straniere hanno partecipato questa
mattina, sotto una pioggia scrosciante nel villaggio di Panmunjon, alle
celebrazioni organizzate dal Comando delle Nazioni Unite per ricordare
l’anniversario dell’armistizio della guerra di Corea, siglato 50 anni fa,
proprio in questo luogo dal generale americano William Harrison e dalla controparte
nordcoreana Nam II. La cerimonia si è svolta ad appena 5 metri di distanza
dalla linea di demarcazione militare che separa le due Coree, definita nel suo
intervento dal Comandante delle Forze Armate americane in Corea, generale Leon
La Porte, come la linea della libertà e della prosperità che ha sbarrato la
strada all’aggressione comunista. Particolarmente commoventi le parole di
Horace Underwood, il missionario, oggi 85.enne, che partecipò mezzo secolo fa
in veste di interprete agli storici negoziati per l’armistizio. Quell’accordo
ha messo fine alla guerra, ma non ha portato alla pace, ha detto il
missionario, sollecitando alla preghiera affinché possa essere presto raggiunto
un vero e proprio trattato di pace. Grande esclusa la Corea del Nord non
invitata a partecipare alla cerimonia commemorativa di oggi e che celebra,
invece, il 27 luglio come la giornata della vittoria contro gli imperialisti.
Sull’anniversario grava, come un macigno, la decisione annunciata ieri da
Washington di imporre nuove sanzioni contro il regime di Pyongyang, in
particolare contro l’azienda nord coreana Changgwang Synyong Corporation accusata
per la vendita di componenti e tecnologia missilistica all’Iran.
CHIUSURA SENZA INCIDENTI DI RILIEVO PER I SEGGI
ELETTORALI IN CAMBOGIA:
TRA I
FAVORITI, IL PARTITO POPOLARE DEL PREMIER USCENTE, HUN SEN
PHNOM PENH. = Si sono chiusi nelle ultime ore i
seggi elettorali in Cambogia, dopo una consultazione politica, che
fortunatamente non ha registrato incidenti di rilievo, salvo il rinvenimento di
due granate davanti al palazzo del re Norodum Sihanouk e l’esplosione di una
bomba artigianale davanti alla sede del partito realista Funcinpec. Il Paese, con alle spalle due
decenni di violenze, nutre speranze per un futuro più prospero: dei suoi 14
milioni di abitanti infatti, il 36 per cento vive sotto la soglia della
povertà. L’indigenza è stata quindi al centro di una campagna elettorale
definita meno violenta di quella del 1998, ma dominata ancora da un clima di
paura. Tra le promesse dei partiti candidati, la lotta senza quartiere alla
corruzione. Il risultato finale, che non sarà annunciato prima dell’8 agosto, è
quasi scontato: il Partito popolare cambogiano del primo ministro uscente, Hun
Sen, dovrebbe riconfermarsi al primo posto, ma difficilmente raggiungerà la
soglia dei due terzi dei seggi, necessaria per governare senza coalizzarsi con
altri movimenti. (P.O.)
ESCALATION DI VIOLENZA NELLA REGIONE CONGOLESE
DELL’ITURI: DECINE
DI CIVILI MASSACRATI A SEGUITO DEL SACCHEGGIO DI DUE
VILLAGGI
DRODRO. = Decine di persone sono state uccise ieri
in due villaggi a nord di Bunia, nell'Ituri, la regione nel nord-est della
Repubblica democratica del Congo sconvolta da un conflitto interetnico. Il
nuovo massacro è stato perpetrato nel villaggio di Drodro e Largo, a circa 80
chilometri a nord di Bunia da miliziani dell'etnia Lendu. Le violenze sono
state precedute nelle ultime settimane da altri episodi non meno cruenti: il 3
aprile scorso almeno 150 persone sono state uccise nello stesso luogo. Un'altra
strage è stata compiuta domenica scorsa a Nizi, vicino a Bunia, dove sono morte
22 persone (P.O.).
I RAGAZZI ITALIANI
PREFERISCONO I LIBRI ALLA TV. E’ QUANTO EMERGE DA UN SONDAGGIO DEL
GIORNALE CATTOLICO “MESSAGGERO RAGAZZI”
PADOVA. = Nonostante si parli spesso di loro come di
una generazione noncurante della cultura e attratta solo dagli effetti speciali
di video giochi o play-station, i ragazzi italiani indicano tra le
priorità dei loro interessi la lettura. E’ quanto emerge da un sondaggio
on-line promosso dalla rivista “MeRa”, delle edizioni messaggero di
sant’Antonio, dedicato agli adolescenti dai 10 ai 15 anni. Interrogati su cosa
non è possibile non portare con sé durante le vacanze estive il 27,4 per cento
ha indicato come beni irrinunciabili sotto l’ombrellone i libri. Pari merito al
secondo posto per radio e computer. Sull’ultimo gradino del podio lo sport,
dato non confortante visto il progressivo aumento del numero di obesi tra i
giovanissimi italiani. Seguono per ordine di importanza videogiochi, hobbies
vari e fumetti. Infine, dato che dovrebbe interrogare e allo stesso tempo
confortare chi teme il potere diseducativo del piccolo schermo, è l’ultimo
posto deputato dai lettori del “Messaggero Ragazzi” alla televisione. Il sondaggio
è ancora in corso e si può partecipare con un semplice clic sul sito www.meraweb.it (P.O.)
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