RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 203 - Testo della Trasmissione di martedì 22 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Chiesa e zingari, un rapporto fecondo per il riconoscimento dei giusti diritti e doveri per i milioni di Rom sparsi nel mondo. Intervista con l’arcivescovo Agostino Marchetto.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Sì alla grazia o all’amnistia, in Italia, per chiudere i conti con la tormentata pagina del terrorismo. Ne parliamo con il cardinale Achille Silvestrini.

 

Seicento civili uccisi in Liberia, mentre Monrovia  attende le forze Usa per uscire dalla crisi. Ai nostri microfoni, padre Carmine Curci.

 

La situazione irachena all’esame dell’Onu. Con noi, Fabio Alberti di “Un ponte per…”.

 

Vacanze estive, tempo da spendere per servire il prossimo: intervista con suor Katia Roncalli.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Sei morti e duecento feriti per il sisma che ha colpito la Cina meridionale. Migliaia le abitazioni danneggiate.

 

Ucciso in Brasile un missionario italiano. Da quarant’anni operava nel Paese latinoamericano.

 

Siccità, incendi e temperature elevate in tutta Europa. Danni per svariati milioni di euro.

 

Fervono i preparativi a Calcutta per la beatificazione di Madre Teresa, il prossimo 19 ottobre.

 

Successo in Germania per la mostra itinerante dedicata alla Bibbia.

 

24 ORE NEL MONDO:

Ennesimo episodio di violenza in Iraq: un soldato americano è morto in un agguato a Nord-Ovest di Baghdad.

 

Dalla Corea del Sud arrivano nuove speranze per una svolta della crisi nucleare nord coreana.

 

Rimane drammatica la situazione in Congo: 20 civili sono stati uccisi nella martoriata regione dell’Ituri.

                                                                                    

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

22 luglio 2003

 

 

LA SOLLECITUDINE PASTORALE DELLA CHIESA VERSO GLI ZINGARI

IN UN APPELLO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI

E GLI ITINERANTI. CON NOI, L’ARCIVESCOVO AGOSTINO MARCHETTO

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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Agli inizi del mese si è tenuto a Budapest, in Ungheria, il quinto Congresso mondiale della pastorale per gli zingari sul tema “Chiesa e zingari per una spiritualità di comunione”, promosso dal Dicastero vaticano per i migranti e gli itineranti. In questa importante assise, dedicata ai circa 18 milioni di zingari sparsi nel mondo - la maggior parte dei quali vive in Europa, mentre altrettanti si presume vivano in India, terra originaria di quel popolo - è stata sottolineta la necessità di coniugare gli sforzi a favore degli zingari all’interno di una sana, giusta e rispettosa collaborazione fra Chiesa e Stato. I congressisti, preso atto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, hanno formulato un Appello in cui si chiede una pronta realizzazione di quanto previsto nella Convenzione stessa, sottolineando con forza che la tutela giudiziaria di tali diritti concerne ogni zingaro residente nei Paesi europei. Ma diamo la parola all’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti:

 

R. – Ad ogni rom - leggiamo nell’appello - deve essere riconosciuto il diritto alla nazionalità, all’alloggio, al riconoscimento del nomadismo come stile di vita volontario, alla libertà di circolazione all’interno e all’esterno del proprio Paese, e all’accesso ai sistemi di protezione sociale e in particolare alla sanità.

 

D. – Con quali modalità, eccellenza, sarà diffuso l’appello?

 

R. – Sarà premura di questo Pontificio Consiglio inviare il testo dell’appello a tutte le Conferenze episcopali, affinché lo sottopongano all’attenzione delle istanze competenti ed interessate. Il nostro Pontificio Consiglio auspica che l’appello sia accolto positivamente dai governanti degli Stati e dalle organizzazioni internazionali, in modo che si crei il terreno adatto per la crescita di una vera, autentica comunione nella solidarietà, nel rispetto e nella tolleranza in armonia di diritti e doveri di ciascuno. Diritti e doveri vanno insieme. Perciò oso anche sperare che gli zingari, non sentendosi più discriminati ed emarginati, ma cittadini a pieno diritto, saranno più disposti ad adempiere pure i loro doveri nei confronti di tutti.

 

Il Congresso di Budapest ha riunito oltre 200 persone in rappresentanza di 26 nazioni di Europa, Asia e Americhe. Le delegazioni più numerose sono state quelle dei Paesi dell’Europa occidentale - Francia, Italia, Spagna, Germania e Portogallo - in cui la Chiesa è presente ed agisce nel mondo zingaro ormai da molti anni. Vi era poi un gruppo consistente di operatori pastorali proveniente dai Paesi del centro e dell’est europeo: Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Romania, Slovacchia e Ungheria. Questo è stato il primo Congresso a cui hanno partecipato anche gli incaricati dell’Ucraina, della Bosnia Erzegovina, di Serbia e Montenegro. Tredici delegazioni erano accompagnate dai vescovi promotori e ciò indica un vero interesse dei pastori della Chiesa verso il popolo rom. I congressisti hanno ritenuto necessario e fondamentale garantire agli zingari pari opportunità di accesso all’istruzione, alla formazione professionale, alla conoscenza delle lingue e all’esercizio della professione. Ancora mons. Marchetto:

 

R. – Considerando che solo in Europa vi sono due milioni di ragazzi zingari in età scolastica, ma non ancora scolarizzati – due milioni invece sono scolarizzati – risulta evidente che investire nell’educazione e nella formazione professionale dei Rom è una delle priorità per il vecchio continente. Il Congresso ha espresso l’augurio che anche fra gli stessi zingari vengano scelti operatori per la pastorale. Credo infatti che il segno più tangibile di una vera ed autentica comunione tra la Chiesa e gli zingari siano proprio i Rom che hanno consacrato totalmente la loro vita a Dio e ve ne sono più di 30 nel mondo.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la drammatica situazione in Liberia: la durissima battaglia a Monrovia provoca centinaia di morti tra i civili.

Sempre in prima, la notizia dell'assassinio, in Brasile, del missionario padre Taddeo Gabrieli, appartenente all'Ordine dei Frati Minori cappuccini.

 

Nelle vaticane, l'omelia del patriarca di Venezia, Angelo Scola, nella festa del Santissimo Redentore.

Un articolo di Gianfranco Grieco sul volume del vescovo Fisichella dal titolo: "La via della Verità".

Un articolo di padre Gino Concetti dal titolo "La vocazione e la missione della famiglia al centro della sollecitudine pastorale della diocesi di Roma per il Terzo Millennio": in un Vademecum le conclusioni del Convegno diocesano del giugno scorso.

Un articolo sulla conclusione delle celebrazioni - nel centenario della morte - in onore di mons. Giuseppe Masnini de Cornati, fondatore delle Ancelle del Santuario.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: missione di Abu Mazen in Egitto e in Giordania.

In Iraq: nuovi attacchi contro militari Usa. I Quindici dell'Unione Europea elogiano l'istituzione del Consiglio del Governo provvisorio.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula sui ricordi di un viaggio in Finlandia.

Nell' "Osservatore Libri", un contributo di Giulio Colombi su un numero di "Humanitas" dedicato al "Brenner Kreis" ed alla sua influenza sulla cultura del primo Novecento.

 

Nelle pagina italiane, in rilievo la vicenda della neonata abbandonata a Palermo; il titolo è "Occorre tornare a sorridere alla vita".

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

22 luglio 2003

 

 

GRAZIA E AMNISTIA, DUE CONCETTI DISTINTI MA APPLICABILI

PER CHIUDERE PAGINE DRAMMATICHE DELLA STORIA ITALIANA

- Intervista con il cardinale Achille Silvestrini -

 

La vicenda di Adriano Sofri, ex leader di “lotta continua”, condannato a 22 anni di reclusione per l’omicidio del commissario Calabresi è attualmente al centro del dibattito politico italiano, in un momento in cui nel Paese è acceso il confronto sul sovraffollamento delle carceri. Su quest’ultima questione si è già espresso Giovanni Paolo II durante il Giubileo del 2000 e nel corso della sua storica visita al Parlamento italiano. Sentiamo l’opinione del cardinale Achille Silvestrini, prefetto emerito della Congregazione per le Chiese Orientali, intervistato da Fabio Colagrande:

 

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R. – La condizione di sovraffollamento delle carceri preoccupa. Mi sono permesso di far notare che nel Vangelo Gesù dice: “Ero carcerato e mi avete visitato”. Oggi chi può visitare un carcerato? Oggi la situazione è tale che soltanto assistenti sociali o personale specializzate possono andare in visita a un detenuto. E ciò è dovuto non alla cattiva volontà, ma proprio al fatto che le carceri sono talmente  sovraffollate che non facilitano questi contatti.

 

D. – Tornando al caso Sofri e alla proposta del ministro della Giustizia Roberto Castelli, lei - anche come conoscitore delle vicende degli Anni di Piombo - sarebbe in questo caso favorevole alla grazia, ma anche favorevole alla proposta di un’amnistia, per esempio fatta dal Guardasigilli?

 

R. – Penso di sì. Mantenendo distinti i concetti. Che non si dica: “O la grazia o l’amnistia”. La grazia si può concedere a Sofri come ad altri condannati, per i quali si verifichino le condizioni e le motivazioni. L’amnistia si ispira ad un altro principio. Suggerisce: “Va bene, chiudiamo questo periodo del terrorismo e diamo un segnale di pacificazione, che sia anche di buon esempio”.

 

D. – All’interno del Parlamento italiano, però, si nota che la proposta di un condono di due anni di pena da applicare ad alcuni condannati, quelli che hanno commesso reati non gravi - il cosiddetto “indultino” - sta incontrando delle difficoltà …

 

R. -  E’ curioso come alcuni che adesso chiedono la clemenza, prima l’abbiano negata, al momento del Giubileo e dopo la visita del Papa al Parlamento. Ci può essere anche una rivoluzione in tutto questo. Io me l’augurerei.

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STRAGE DI CIVILI IN LIBERIA,

CHE ATTENDE L’ARRIVO DELLE FORZE USA

- Intervista con padre Carmine Curci -

 

Si aggrava con il passare delle ore il bilancio delle vittime degli scontri in Liberia. Le strade della capitale Monrovia sono teatro di una battaglia violentissima tra i ribelli del Lurd (Liberiani uniti per la riconciliazione e la democrazia) e le forze fedeli al presidente Taylor. Il governo parla addirittura di oltre 600 morti negli ultimi giorni, ma la cifra non è confermata da fonti indipendenti. Nonostante l’appello da parte statunitense di cessare gli attacchi, i guerriglieri - che hanno conquistato il porto - continuano a sparare colpi di mortaio verso il quartiere delle ambasciate. Per proteggere la propria, Washington ha inviato i primi 41 marines, mentre è ancora incerto l’arrivo dei 4.500 uomini messi in allerta. Ma come si è giunti a questa situazione, a pochi giorni dall’accordo firmato da Taylor e dai ribelli? Andrea Sarubbi lo ha chiesto a padre Carmine Curci, direttore della rivista missionaria “Nigrizia”:

 

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R. - Sia i movimenti dei ribelli, sia il presidente Charles Taylor non hanno nessuna intenzione di trattare la pace. Per Taylor, l’importante era guadagnare tempo per ristrutturare le sue poche forze, che sono intorno a lui. Per i ribelli, invece, la possibilità ancora più forte di avanzare, soprattutto verso la capitale. In queste ore stanno avanzando verso il Nord di Monrovia.

 

D. – Secondo lei, l’arrivo di un contingente americano potrà risolvere la situazione?

 

R. – C’è un fatto, che negli americani esiste ancora, per quanto riguarda l’Africa: la “sindrome Somalia”. Gli americani hanno ancora oggi molto timore di poter entrare in un conflitto da cui non saprebbero più uscire. Teniamo presente che gli americani entrano sempre con molta forza, ma la realtà - come sta succedendo anche in Iraq - è che non hanno poi la capacità di mantenere il territorio. Quindi, è possibile che si continuerà, ancora una volta, a provocare la morte di soldati statunitensi e ciò è molto pericoloso per gli americani che non hanno grande esperienza, soprattutto in territori africani.

 

D. – Anche la Nigeria ha promesso uomini in diverse centinaia: perché non partono?

 

R. – Il problema nigeriano è molto tecnico e pone alcuni quesiti. Chi è che finanzia anzitutto questo contingente? E, secondo, con quale autorità politica può intervenire il contingente? Anche l’Unione africana si è pronunciata più volte per la fine del conflitto, però non ha ancora fatto dei passi concreti per giungerne alla fine. Charles Taylor è stato chiaro: “Io vado via solo dopo un contingente di pace”, ha detto. Però molti, soprattutto da parte dell’opposizione, vedono questo come un guadagnare terreno.

 

D. – Padre Curci, lei crede che si riesca a porre fine a questo massacro in tempi rapidi?

 

R. – Per il momento no, nel senso che dovremo aspettare ancora qualche settimana, perché la situazione pensiamo che si aggraverà ancora di più. I ribelli entreranno sempre di più verso il palazzo presidenziale, quindi ci aspettiamo drammaticamente ancora tanti morti. E’ la comunità internazionale che deve intervenire con forza, soprattutto mandando un contingente che possa fare da divisione tra le forze di Charles Taylor e i ribelli. Ma questa è una situazione ancora molto fluida e anche molto ambigua, dal punto di vista internazionale.

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IL DRAMMA DELL’IRAQ ALL’ESAME DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU,

ALLA PRESENZA DI UNA DELEGAZIONE DEL GOVERNO TRANSITORIO DI BAGHDAD

- Intervista con Fabio Alberti -

 

Mentre, lo stillicidio quotidiano dei morti e degli attentati contro le truppe statunitensi in Iraq non sembra avere fine, al Palazzo di Vetro di New York, oggi è il giorno della riunione pubblica del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per la presentazione del primo rapporto sull’Iraq, stilato dal rappresentante speciale dell’Onu nel Paese, Sergio Vieira de Mello. Alla seduta sarà presente una delegazione del Consiglio di governo transitorio iracheno, i cui membri non interverranno davanti al Consiglio di Sicurezza in veste ufficiale, ma solo a titolo personale. Ma qual è la situazione nel Paese, dove si intensificano le rappresaglie contro le truppe statunitensi? Roberto Piermarini lo ha chiesto a Fabio Alberti, presidente dell’organizzazione umanitaria “Un ponte per …”

 

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R. – La situazione purtroppo sta degenerando. Sta peggiorando sia sul piano umanitario che sul piano della sicurezza. Continua a mancare elettricità in gran parte del Paese. A tratti, durante le giornate, siamo in estate. La settimana scorsa c’erano 55 gradi per cui risultano comprensibili le conseguenze di questa mancanza di energia. E poi la sicurezza dei cittadini: non esiste tuttora un’amministrazione o una capacità delle potenze occupanti di farsene carico. Il che sta rallentando, oltre ai problemi già esistenti, una ripresa della vita economica e civile.

 

D. – Ci si poteva aspettare una resistenza così forte da parte dei gruppi di opposizione in Iraq?

 

R. – Devo dire che, inizialmente, almeno una parte della popolazione irachena era disponibile a dar credito o comunque a vedere cosa sarebbe successo Nessuno pensa che gli Usa siano lì per liberare. Tutti sanno che c’è il petrolio dietro alla vicenda. Però questa mancanza d’intervento, sia sul piano umanitario che della sicurezza, sta rapidamente facendo volgere l’insieme della popolazione in una posizione di forte ostilità. Quindi, evidentemente ci sono poi anche frange che manifestano questa ostilità in maniera armata.

 

D. – Che cosa si dice in Iraq: Saddam Hussein è ancora vivo?

 

R. – Questo non lo sa nessuno. Ma devo dire che non interessa molto a nessuno.

 

D. – Lei ha visto l’intervento da parte della Chiesa a livello umanitario?

 

R. – Sì, la Chiesa è attiva attraverso le Caritas internazionali e la comunità caldea, che comunque conta una certa presenza in Iraq, ma senza – da quello che abbiamo potuto vedere – discriminazioni nei confronti dell’insieme della popolazione.

 

D. – Parlando di questa avversione che c’è contro gli americani in Iraq, lei crede possa diventare anche un odio contro l’Occidente e quindi uno scontro di culture, o ritiene riguardi soltanto le truppe americane?

 

R. – Per ora no. Per ora, nella popolazione, si distingue in modo molto forte tra Europa ed America. Certo che, se aumentasse la potenza militare di altri Paesi - per esempio quella italiana, ormai avviata ad essere consistente a Nassirya; ma si parla anche della Spagna, della Polonia – allora, certamente questa distinzione tra Europa e Stati Uniti potrebbe sfumare e coinvolgere anche noi. Devo dire, fra l’altro, che questa è una delle preoccupazioni che abbiamo per i nostri operatori, per i quali la sicurezza è garantita dal loro essere indipendenti. Nel momento in cui venissero accerchiati da militari italiani, potremmo correre dei rischi.

 

D. – In Iraq è invocato un intervento di truppe delle Nazioni Unite, dei caschi blu…

 

R. – Sì, direi che la maggior parte della gente, anche se non tutti arrivano a questo dettaglio di descrizione, chiede che in questo momento la sicurezza e l’intervento umanitario sia garantito dall’Onu. Anche perché finora le potenze occupanti lo hanno fatto.

 

D. – Il governo provvisorio a Baghdad dà garanzie secondo lei?

                                                                     

R. – Purtroppo non ha poteri e non rappresenta l’insieme delle forze irachene, anche se in tanti vi partecipano. Ma molti altri, in particolare gli ambienti religiosi, sia sciiti che sunniti, ne sono rimasti fuori. Il rischio è che venga scaricato su di loro, cioè su un corpo certamente iracheno, ma senza poteri, la responsabilità della situazione e che questo possa far nascere anche degli scontri all’interno della stessa popolazione, cosa che noi speriamo si possa evitare… Questa gente ha già sofferto abbastanza.

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SERVIRE IL PROSSIMO CON ALLEGRIA ED IMPEGNO. QUESTA LA PROPOSTA

DEI CAMPI DI EVANGELIZZAZIONE ORGANIZZATI DALLE SUORE ALCANTARINE

DI SANTA MARIA DEGLI ANGELI AD ASSISI. CON NOI SUOR KATIA RONCALLI

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

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(musica)

 

Un momento da dedicare al riposo e al relax, ma non solo: le vacanze estive possono essere una delle poche occasioni dell’anno in cui ci è dato il tempo da spendere al servizio del prossimo, magari in un clima di fraternità ed allegria. Con questa finalità le suore francescane alcantarine di “Casa Frate Jacopa” a Santa Maria degli Angeli, in provincia di Perugia, offrono a tutti i giovani la possibilità di partecipare a “campi di evangelizzazione”. Suor Katia Roncalli ci ha spiegato di cosa si tratta:

 

R. - Il campo di evangelizzazione è un’esperienza che organizziamo coinvolgendo alcuni giovani che durante l’anno, da novembre fino a maggio-giugno, hanno fatto delle tappe vocazionali; quindi, dopo un anno di ascolto, questi giovani, che diventano con noi giovani missionari, fanno un’esperienza sul campo. Da ascoltatori diventano a loro volta, insieme a noi, evangelizzatori. Generalmente siamo invitati dai sacerdoti nelle loro parrocchie dove viviamo un’esperienza a contatto con queste realtà, visitando le famiglie, gli ammalati e un po’ tutta la comunità. Nel corso del campo proponiamo incontri divisi per categorie.

 

D. – C’è molta richiesta di partecipazione da parte dei giovani? 

 

R. – Sì, molta, anche perché l’esperienza in sé è abbastanza completa, nel senso che permette loro di condividere uno stile. Venendo ospitati nelle parrocchie, molto spesso dormiamo nelle scuole, per cui i giovani vengono come incorporati dentro la nostra fraternità e messi a contatto con le dinamiche tipiche che si instaurano nella nostra comunità francescana.

 

D. – Suor Katya, nella tua esperienza in questi campi di evangelizzazione al fianco dei giovani, c’è un episodio che ti ricordi in modo particolare?

 

R. – Ricordo di una giovane, che restò molto meravigliata entrando in una famiglia con noi, perché, non appena varcata la soglia di quella casa, abbiamo incontrato una ragazza sulla sedia a rotelle che con la sua vita ci ha comunicato la fede. Siamo partiti noi, per annunciare il Vangelo, e ci siamo trovati di fronte ad una testimone di fede.

 

D. – Ma il “progetto giovani” delle suore alcantarine non si esaurisce con il campo di evangelizzazione. Ci sono anche altre proposte, non è vero?

 

R. – La nostra fraternità da un po’ di anni ha elaborato il “progetto giovani”, cioè un itinerario attraverso il quale tentiamo di accompagnare i giovani verso la crescita nella fede, nella formazione umana ed anche nel discernimento vocazionale. Ci sono i corsi “Zero” e i corsi “Alef”, che di fatto sono esperienze per chi è all’inizio di un cammino di fede; poi ci sono i corsi “Seguimi” che sono invece esperienze di approfondimento, di discernimento vocazionale. Un’altra esperienza che consigliamo e che abbiamo inserito quest’anno è il corso “Tu sei, sentirsi amati”, ritrovarsi davanti a Dio come un prodigio, come una realtà bella, unica, importante. Inoltre, il progetto propone anche esperienze di eremo: l’occasione di sostare con la parola di Dio, con l’esperienza di preghiera di Francesco d’Assisi. Infine, vogliamo accompagnare le coppie di fidanzati, di giovani sposi nel loro difficile cammino, soprattutto attraverso il corso ‘Cana di Galilea’. In poche parole il nostro è un tentativo di venire incontro ad ogni giovane, lì dove si trova, e accompagnandolo nella crescita.

 

(musica)

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CHIESA E SOCIETA’

22 luglio 2003

 

 

NELLA CINA MERIDIONALE, UN TERREMOTO PROVOCA SEI MORTI

E DUECENTO FERITI. MIGLIAIA LE ABITAZIONI DANNEGGIATE DAL SISMA

 

PECHINO. = Un terremoto di magnitudo 6.2 della scala Richter ha colpito - alle 23,16 ora locale - la provincia dello Yunnan, nella Cina meridionale, provocando la morte di 11 persone. E’ quanto riferito oggi da funzionari locali, citati dall’agenzia Nuova Cina. Il sisma - che ha causato duecento feriti, di cui 23 in modo grave - si è verificato nel distretto di Dayao, abitata dall’etnia minoritaria degli Yi. Le vittime, hanno aggiunto i funzionari, sono morte sotto le macerie delle case crollate a causa del terremoto. La televisione di Stato riferisce che il sisma ha distrutto o seriamente danneggiato 5 mila abitazioni, 18 edifici scolastici e 68 palazzi governativi. L’area è stata già colpita in passato da devastanti terremoti. Nel febbraio del 1996, a Lijiang, sempre nella provincia dello Yunnan, un sisma provocò la morte di oltre 300 persone. (A.G.)

 

 

ASSASSINATO IN BRASILE MISSIONARIO ITALIANO.

AVEVA DEDICATO TUTTA LA VITA AI POVERI DEL PAESE SUDAMERICANO.

FERMATO DALLA POLIZIA UN GIOVANE TOSSICODIPENDENTE,

PIÚ VOLTE AIUTATO DAI CAPPUCCINI DEL CONVENTO DI IMPERATRIZ

 

IMPERATRIZ. = Preferiva vestirsi con abiti da lavoro, piuttosto che con il saio francescano, e anche per questo era conosciuto come “il frate con la tuta”. Una vita dedicata alle missioni, in particolare accanto ai “senza terra” brasiliani, quella di padre Taddeo Gabrieli, cappuccino di 73 anni, assassinato a Imperatriz con due coltellate. Nativo di Bergamo e ordinato sacerdote nel 1954, aveva svolto la sua prima missione in Eritrea nel 1955, per poi passare, nel 1961, nella poverissima città nello Stato di Maranhao, dove è morto. Padre Taddeo era quindi impegnato da più di quarant’anni a favore dei contadini “sem terra”, tanto da avere già annunciato ai familiari la volontà di essere sepolto in Brasile. L’omicida, racconta “L’eco di Bergamo”, un cinquantenne del posto, si trova in carcere. La polizia sostiene che agisse sotto l’effetto di alcol e droga, ma comunque su commissione di un secondo indiziato, anch’egli in carcere. Quest’ultimo, un giovane di 27 anni, è ben conosciuto dai cappuccini di Imperatriz, poiché era stato da loro aiutato a curarsi dalla droga. Circa un mese fa, però, era stato proprio padre Taddeo a sorprenderlo all’interno del convento, mentre cercava di rubare qualcosa. Lo aveva trattato con durezza, ma non lo aveva denunciato alla polizia. Il giovane si sarebbe, però, sentito offeso e aveva minacciato di morte il religioso. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’omicidio ha fatto seguito proprio a quella macabra promessa. (M.D.)

 

 

TUTTA L’EUROPA PESANTEMENTE CONDIZIONATA DALLE TEMPERATURE ELEVATE:

SICCITA’, INCENDI, NAVIGAZIONI INTERROTTE SUI GRANDI FIUMI

 E RACCOLTI DISTRUTTI PER MILIONI DI DOLLARI

 

EUROPA. = Caldo, fuoco, carenza d’acqua. E ancora: raccolti distrutti e milioni di dollari in fumo, espressione drammaticamente pertinente. L’assenza di pioggia che ha colpito tutta l’Europa sta condizionando in modo pesante la vita del continente. Temperature che quasi mai scendono sotto i 30 gradi, unite a gravi episodi di siccità, di incendi, di calo della portata dei fiumi al punto da non essere più navigabili sono le caratteristiche di questa torrida estate del 2003. Partendo da est, in Spagna 715 ettari sono andati in fumo nella regione di Madrid, con il fuoco che ha devastato circa 200 ettari di foresta vicino a Barcellona, nel nord-est. In Portogallo, più di 500 vigili del fuoco sono all'opera nel centro del paese per fronteggiare numerosi focolai di incendio. A rischio, vi è la più vasta zona di pini marittimi d'Europa, vicino a Serta. Risalendo verso nord, mentre la Svizzera fa i conti con temperature urbane record, la Francia perde duemila ettari di boscaglia e foreste in Corsica e la Germania vede seriamente compromesse alcune delle sue arterie fluviali: sull’Oder, dove la navigazione è interrotta da sabato, sul Reno e sull’Elba, dove si viaggia con pesanti limitazioni. Anche l’Austria ha i battelli per il trasporto delle merci bloccati sul Danubio, tra Vienna e la frontiera slovacca e le autorità temono gravi conseguenze per l'economia. Nel sud Europa, alcuni incendi in Grecia alimentati dal vento stanno rendendo la vita difficile agli abitanti di zone dell’Attica e del Peloponneso. A est, in Croazia, centinaia di ettari di boschi, pini, ulivi e vigneti sono bruciati sulla costa e nel retroterra di Dubrovnik, dove gli incendi continuano. Ma è in Slovacchia, Repubblica ceca e Ungheria che i danni del caldo mostrano il volto peggiore: le rispettive coltivazioni di cereali sono andate distrutte per il 40, e in Slovenia, dove è impossibile irrigare i campi, i raccolti persi ammontano a 80 milioni di dollari. (A.D.C.)

 

 

CALCUTTA SI PREPARA A VIVERE LA BEATIFICAZIONE DI MADRE TERESA.

NUMEROSE INIZIATIVE RELIGIOSE, CULTURALI  E DI SOLIDARIETÁ NELLA CITTÁ INDIANA.

LE CELEBRAZIONI CULMINERANNO A ROMA IL 19 OTTOBRE CON LA SOLENNE LITURGIA PRESIEDUTA DA GIOVANNI PAOLO II

 

CALCUTTA. = La città di Calcutta si prepara a vivere la gioia di un evento straordinario: la beatificazione di Madre Teresa, che avverrà il 19 ottobre nel corso della solenne liturgia eucaristica celebrata da Papa Giovanni Paolo II. Sebbene l’arcivescovo della metropoli indiana, mons. Lucas Sirkar, e numerosi esponenti della Chiesa locale si recheranno a Roma per partecipare alla cerimonia di beatificazione, la maggior parte dei fedeli della città dove visse e operò Madre Teresa resteranno in India e seguiranno l’evento grazie a un collegamento televisivo. A Calcutta fervono i preparativi. Il 19 ottobre la giornata comincerà all’insegna della solidarietà, con la distribuzione di doni e dolci ai malati e ai poveri nelle case di accoglienza delle Missionarie della Carità. Più tardi i bambini di strada, assistiti da oltre 60 organizzazioni non governative che lavorano nella città, si uniranno in corteo per le vie cittadine e raggiungeranno la tomba della Madre, dove si svolgerà un momento di preghiera. La casa che ospita le spoglie di Madre Teresa resterà aperta tutta la giornata, per accogliere il flusso di fedeli e pellegrini, di qualunque religione siano, che verranno a pregare e rendere omaggio alla nuova beata. Nel parco della Suola “Don Bosco”, oltre ad una mostra sulla vita della religiosa, sarà allestito un maxi-schermo per la proiezione della Santa Messa di beatificazione in diretta via satellite dal Vaticano. Anche le radio di Calcutta si stanno organizzando per coprire l’evento e trasmettere la celebrazione. Intanto la Chiesa locale, con una domanda ufficiale alle autorità civili, ha avviato la pratica per intitolare una via di Calcutta a Madre Teresa ed erigere un monumento alla religiosa in una piazza della città. Le Missionarie della Carità hanno anche reso noto il programma delle celebrazioni che si svolgeranno a Roma, centrate sul motto “Vieni, sii la mia luce”. Il 17 ottobre a San Giovanni in Laterano, verranno celebrate tre Messe per i pellegrini in diverse lingue, mentre in serata, fra le 20,30 e le 22, si terrà l’Adorazione eucaristica. Sabato 18 la giornata si aprirà con le Messe per i diversi gruppi linguistici a Santa Maria Maggiore, mentre alle 17, nell’Aula Paolo VI, sarà celebrata una veglia di preghiera in preparazione alla Giornata missionaria mondiale, che cade proprio il giorno della beatificazione della suora della carità. Domenica 19 ottobre alle 10, in piazza San Pietro, Giovani Paolo II proclamerà beata la fondatrice delle Missionarie della Carità. La festa proseguirà nell’aula Paolo VI con la proiezione in anteprima del film “Madre Teresa, l’eredità”. Lunedì 20, sempre in piazza San Pietro, sarà celebrata la Messa di ringraziamento a cui seguirà l’udienza con il Santo Padre. (M.D.)

 

 

APPREZZAMENTI E SUCCESSO DI PUBBLICO IN GERMANIA PER LA MOSTRA ITINERANTE “BIBELBOX”,

ORGANIZZATA NELL’AMBITO DELL’ANNO DELLA BIBBIA

 

COLONIA. = Sono state più di 100 mila in tre mesi le persone che hanno visitato la mostra itinerante “Bibelbox”, conclusasi domenica 20 luglio, a Colonia. La mostra è stata organizzata dai promotori dell’ Anno della Bibbia, in collaborazione con circa 15 mila comunità cristiane delle diverse città tedesche, nelle cui piazze principali è stata ospitata. Bibelbox è una tenda blu a forma di cubo, alta undici metri, davanti alla quale sono state collocate cinque gigantografie rappresentanti figure della Bibbia. All’interno vengono illustrati diversi passi della Scrittura con l’ausilio di proiezioni, sculture ed altri sussidi, seguendo lo slogan “Cercare. E trovare”, scelto anche come motto per l’Anno della Bibbia. Il percorso viene sviluppato intorno a dieci personaggi del Vecchio e del Nuovo Testamento (Abramo e Sara, Mosé, Ruth e Geremia, Maria, Pietro e Paolo, Maria di Magdala e Gesù) seguendo una sorta di “catechesi attiva”, nella quale i visitatori sono invitati a mettersi loro stessi in ricerca. Un allestimento così insolito non poteva non attirare l’attenzione dei passanti e ha ottenuto un notevole successo soprattutto fra i giovani. (M.D)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

22 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Ancora scontri violenti in Iraq, dove purtroppo un soldato americano è morto ed un altro è rimasto ferito in un agguato a nordovest della capitale. Il convoglio, a bordo del quale viaggiavano due militari del terzo reggimento della Cavalleria è stato attaccato con lanciagranate. Sale così a 39 il numero dei soldati statunitensi uccisi da quando, il primo maggio scorso, il presidente americano, George Bush, ha dichiarato la fine del conflitto nel Golfo Persico. Il presidente della Repubblica egiziana, Hosni Mubarak, ha intanto chiesto oggi in un discorso radio televisivo, pronunciato in occasione del 51.mo anniversario della rivoluzione egiziana, un’autorità eletta in Iraq per impedire che il “caos si estenda a tutta la regione”.

 

Il presidente egiziano, Mubarak, ha inoltre intensificato gli sforzi della diplomazia internazionale per consolidare il processo di pace in Medio Oriente. Incontrando, ieri, il primo ministro palestinese, Abu Mazen, ha espresso la propria soddisfazione per il rispetto della tregua da parte dei gruppi estremisti. Ha anche invitato Israele a liberare tutti i prigionieri. Abu Mazen oggi sarà ad Amman per incontrare il re di Giordania, Abdallah II. Il presidente dell’autorità palestinese, Yasser Arafat, ha intanto chiesto l’aiuto dell’Europa per realizzare la ‘Road map’. “L'Unione Europea - ha spiegato - è stata parte attiva nella stesura del piano di pace. Adesso è venuto il momento di agire: abbiamo bisogno di un intervento rapido di Stati Uniti, Russia, Nazioni Unite ed Europa”.

 

Proprio sulla crisi mediorientale e sul piano di pace è stata incentrata, ieri, la riunione del Consiglio affari generali dell’Unione europea. L’incontro, svoltosi a Bruxelles, è stato suggellato da una storica stretta di mano fra il ministro degli esteri israeliano, Shalom, e quello palestinese, Shaath. Nel summit di ieri si è parlato anche di Iran. L’Unione europea ha espresso “crescente preoccupazione” per il programma nucleare iraniano, indicando che in settembre procederà ad un riesame dei suoi rapporti con Teheran.

 

Dalla Corea del Sud arrivano nuove conferme sulle possibilità, “mai così tangibili come adesso”, di una svolta negoziale nella grave controversia nucleare nordcoreana. “Nel giro di alcune settimane - ha dichiarato oggi il ministro dell'unificazione nazionale sudcoreano Jeong Se Hyun - sono probabili negoziati con la Corea del Nord per la soluzione  della crisi”.

 

Nella regione del Kashmir, contesa tra India e Pakistan, proseguono gli scontri tra i militanti separatisti islamici e l’esercito indiano. Sette soldati indiani e quattro separatisti sono morti, stamani, in seguito ad un attacco compiuto contro una base militare delle forze di Nuova Delhi.

 

La minaccia terroristica di Siria e Iran, il ruolo dell’Italia in Iraq e i segnali di progresso in Medio Oriente. Sono questi alcuni dei temi affrontati, ieri, nell’incontro fra il capo di Stato americano, George Bush, ed il presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Nel ranch texano di Crawford, i due leader politici hanno ribadito la loro convergenza di vedute. “Siamo grati all’Italia per quello che ha fatto al fianco degli Stati Uniti nella guerra contro il terrorismo e nella lotta per la liberta”, ha dichiarato il capo della Casa Bianca. “Libertà, democrazia, giustizia e sviluppo - ha aggiunto il premier italiano - sono le comuni preoccupazioni dei due Paesi”. La solida intesa tra Italia e Stati Uniti non sembra dunque aver risentito del difficile dopoguerra in Iraq. Ce lo conferma, da Washington, la nota di Empedocle Maffia:

 

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Bush ha ripetuto che a suo parere le Nazioni Unite hanno già conferito a Washington l’unica responsabilità politica in Iraq e Berlusconi non ha avuto nulla da eccepire. Il premier italiano ha parlato solo per dire che ritiene indiscutibile l’esigenza di creare coesione ed unione tra Europa e Stati Uniti. Un’affermazione di principio quasi scontata che però la politica in questi mesi non riesce a realizzare. E mentre Bush - con la nuova sicurezza che si sta imponendo in questi giorni, nei quali pure larga parte del suo Paese, e qualche voce persino dentro il suo governo, gli chiedono di ricostruire un rapporto che tolga gli Usa dall’attuale isolamento a cominciare proprio dall’Iraq - ignorava quell’appello, Berlusconi gli consegnava l’impegno di portare tutta l’Europa su questa posizione. Quando, oggi chi presiede l’Unione Europea, nega l’esistenza e le motivazioni del contrasto che sta separando Europa e Stati Uniti sulla visione strategica complessiva rispetto alla quale la guerra in Iraq è stata, o meglio è, solo un passaggio, fa una scelta di campo. Non si può nel problema di come superare quella rottura. E questo forse non giova agli Stati Uniti, ma certamente condanna l’Europa a restare divisa proprio su quel contrasto.

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Il primo ministro britannico Tony Blair, giunto oggi ad Hong Kong per l’ultima tappa del suo viaggio in Asia, ha decisamente negato di aver autorizzato la diffusione del nome di David Kelly quale fonte degli scoop della Bbc sui servizi segreti inglesi. Il premier ha aggiunto che il governo si è comportato correttamente nella vicenda. Lo riferisce il canale satellitare Sky News.

 

Gli Stati Uniti hanno rimpatriato ieri a Cuba le 15 persone che, la settimana scorsa, avevano raggiunto le coste della Florida dopo aver sequestrato un’imbarcazione nella zona orientale dell’isola. Una decisione che ha colto di sorpresa gli osservatori internazionali in quanto è la prima in questa direzione da molti decenni e giunge dopo i duri avvertimenti degli ultimi mesi al regime di Castro, da parte del presidente americano, Bush. Ce ne parla Maurizio Salvi:

 

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I mezzi d’informazione cubani, in sintonia con la sorprendente mossa statunitense, hanno smorzato i toni ostili di solito usati nei confronti di Washington riconoscendo che il gesto è coerente con la lettera e lo spirito degli accordi migratori bilaterali firmati per ottenere un emigrazione sicura, legale e ordinata. Ed hanno anche ospitato un comunicato del capo della sezione di interessi degli Stati Uniti nell’isola in cui si riafferma la volontà politica di processare o restituire a Cuba futuri nuovi protagonisti di atti di pirateria perché – si afferma letteralmente – il sequestro di imbarcazioni o di aeronavi rappresenta una violazione estremamente grave del diritto internazionale.

 

Maurizio Salvi per la Radio Vaticana.

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Una ventina di civili sono stati uccisi a pochi chilometri da Bunia, capoluogo dell'Ituri la provincia nord orientale della Repubblica democratica del Congo. Lo riferiscono fonti militari della forza internazionale guidata dalla Francia, all'agenzia France Presse. Secondo le testimonianze raccolte, le vittime, in gran parte donne e bambini, sono state letteralmente massacrate durante l'attacco che le milizie Lendu hanno lanciato contro il villaggio di Nizi domenica scorsa. Questo è solo l'ultimo episodio di una serie di attacchi che, da settimane, si stanno consumando nelle zone intorno a Bunia.

 

Il gruppo separatista basco, Eta, è tornato a colpire nelle località turistiche: otto persone sono rimaste ferite oggi in due diversi attentati contro un albergo di Alicante e uno di Benidorm, sulla costa della Spagna sudorientale. Le bombe sono esplose dopo che gli alberghi erano stati fatti evacuare in seguito ad una telefonata al quotidiano “Gara”.

 

 

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