RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 201 - Testo della
Trasmissione di domenica 20 luglio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Ancora vittime tra le forze
statunitensi in Iraq e in Afghanistan.
In Afghanistan registrati oggi nuovi sanguinosi scontri.
La Chiesa colombiana ha assunto un ruolo centrale nello
storico accordo tra governo e paramilitari.
20
luglio 2003
LA CHIESA D’EUROPA AIUTI IL CONTINENTE A COSTRUIRE
IL FUTURO,
RIVITALIZZANDO LE RADICI CRISTIANE CHE SONO “UN
TUTT’UNO CON LA SUA STORIA”.
COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS DA CASTEL GANDOLFO,
DURANTE IL QUALE HA RICORDATO LA FIGURA DI LEONE
XIII
- Servizio di Alessandro De Carolis -
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Il
contributo della Chiesa alla stesura della nuova Costituzione europea oggetto,
negli ultimi mesi, di un lavoro condotto “intensamente” e che ora mira al
traguardo dell’approvazione, previsto a Roma in ottobre. Un contributo che la
Chiesa “sente di dover offrire”, in modo particolare per aiutare l’Europa “a
costruire se stessa, rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata”
e che formano una sola cosa con la sua storia.
All’Angelus
di oggi, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, circondato
dall’affetto di alcune migliaia di fedeli, il Papa ha mostrato una volta di più
e ancora l’importanza attribuita dal suo cuore di pastore al cammino
dell’Europa: al suo attuale, lento percorso verso uno storico traguardo
istituzionale, e alla sua nuova architettura comunitaria, i cui artefici
vengono incessantemente sollecitati dal Pontefice a dare la giusta importanza
alle fondamenta cristiane sulle quali il continente ha sempre poggiato. “L’Europa
è stata ampiamente e profondamente penetrata dal cristianesimo”, ha riaffermato
stamattina Giovanni Paolo II, citando l’esortazione apostolica Ecclesia in
Europa. Cristianesimo, ha soggiunto, come “elemento centrale e
qualificante, che è andato consolidandosi sul fondamento dell’eredità classica”
e sugli altri contributi etnico-culturali:
“Si può allora ben dire
che la fede cristiana ha plasmato la cultura dell’Europa facendo un tutt’uno
con la sua storia e, nonostante la dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente,
il cristianesimo è diventato la religione degli Europei stessi. Il suo influsso
è rimasto notevole anche nell’epoca moderna e contemporanea, malgrado il forte
e diffuso fenomeno della secolarizzazione”.
La Chiesa, ha proseguito il Pontefice, “sa che il suo interesse per
l’Europa scaturisce dalla sua stessa missione. In quanto depositaria del
Vangelo, ha promosso quei valori che hanno reso universalmente apprezzata la
cultura europea”. Questo patrimonio, ha ribadito con forza il Papa, “non può
essere disperso”:
“Anzi, la nuova Europa va aiutata a costruire se stessa rivitalizzando le
radici cristiane che l’hanno originata.
Affidando poi alla protezione
della Madonna la Chiesa europea, perché diventi “trasparente al Vangelo” e
cresca come “luogo di comunione e unità”, Giovanni Paolo II, prima dei saluti
nelle varie lingue, ha ricordato il centenario della morte di Leone XIII. Un
Pontefice, ha detto, che con la sua enciclica Rerum Novarum “segnò
l’inizio della moderna dottrina sociale della Chiesa” e che inoltre promosse
“l’incremento della vita spirituale del popolo cristiano”, in particolare con
il Rosario al quale dedicò dieci encicliche. Da notare, al momento dei saluti
in italiano, la benedizione impartita dal Papa alla statua mariana di “Nostra
Signora del cammino”, che la città lucana di Montescaglioso porrà in cima al
Monte Vetere.
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I 100 ANNI DALLA MORTE DI LEONE XIII, PAPA E
INTERPRETE DEI TEMPI MODERNI
- Intervista con padre Giovanni
Sale -
Venne incoronato Papa il 3 marzo
1878, in una delicata fase storica della Chiesa e della società, avviate
entrambe verso l’ingresso in quella “modernità” che evocava dubbi e incognite
difficili da svelare. Ma Leone XIII, al secolo il cardinale Vincenzo Gioacchino
Pecci, passerà alla storia come uno dei personaggi più lungimiranti: capaci di
interpretare, attraverso un magistero ispirato, le istanze di quel progresso
spesso osteggiato dai suoi predecessori e di porre le basi della moderna
dottrina sociale della Chiesa. Il frutto più celebre di questo suo impegno
resta senz’altro l’enciclica “Rerum Novarum” del 1891. Ma in cosa consiste
l’eredità lasciataci da questo Pontefice, scomparso esattamente 100 anni fa, il
20 luglio 1903? Della sua figura e della sua opera, ne parla lo storico di
“Civiltà Cattolica”, il gesuita padre Giovanni Sale, intervistato da Alessandro
De Carolis:
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R. – Leone XIII è senza dubbio
il primo Papa che si pose il problema della modernità come campo e spazio di
azione pastorale. Riuscì a leggere in modo nuovo le diverse istanze di
cambiamento sociale, politico e religioso che venivano dalla società, in un
momento in cui lo scontro sociale, soprattutto tra capitale e lavoro, era molto
forte. E’ l’epoca, insomma, in cui in Europa nasce la cosiddetta “questione
sociale” e per la Chiesa è la prima volta che questo problema viene ad
interpellarla. Leone sa trarre motivi di riflessione e di intervento nuovi,
anche se all’interno di una linea: quella fissata, per molti versi, dai suoi
predecessori.
D. –
Il programma ecclesiale di Papa Pecci fu, in buona sostanza, quello di
ricristianizzare il mondo moderno, e in questo ambito si colloca la sua
celeberrima enciclica ‘Rerum Novarum’. Quali furono le intuizioni magisteriali
che la resero tanto importante?
R. – A
mio parere, sono soprattutto quattro. Il primo riguarda la riconferma della
dottrina tradizionale sul diritto naturale alla proprietà privata, ma allo
stesso tempo nella enciclica è fortemente sottolineata anche la sua funzione
sociale. Nella enciclica, ancora, è sottolineata l’importanza dello Stato così
come noi oggi lo concepiamo: lo Stato ha il dovere di farsi carico dei problemi
sociali – dice Leone XIII – e anche di rimuovere le cause del conflitto tra
capitale e lavoro. Nell’enciclica, terzo punto, agli operai sono ricordati i
loro doveri nei confronti dei ‘padroni’, ma soprattutto a questi ultimi sono
ricordati i doveri-diritti nei confronti della manodopera. In particolare, il
diritto ad un salario sufficiente ad assicurare un tenore di vita “umano” sia
per l’operaio sia per la sua famiglia. In questo modo, l’enciclica riscopre il
valore personale del lavoro, oltre che quello puramente economico. Allo stesso
tempo - ultimo punto – nell’enciclica è condannata la lotta di classe, ma è
riconosciuto agli operai il diritto di difendere i loro diritti anche
attraverso associazioni formate di soli operai: questa posizione apre alla
formazione di sindacati liberi.
D. – Guardando con l’occhio del
cristiano di oggi, in che modo, a suo giudizio, quegli insegnamenti possono
informare la dottrina sociale della Chiesa del terzo millennio?
R. – Innanzitutto, va ricordato
che alcuni di questi principi hanno indirizzato la dottrina sociale della
Chiesa e anche il Magistero successivo dei pontefici. E non solo: alcuni di
questi principi, ad esempio, sono entrati anche nella nostra Costituzione, come
ad esempio il principio della funzione sociale della proprietà privata, e poi
anche quello del salario sufficiente... Tutti principi, questi, ancora
attualissimi che andrebbero ricordati e riproposti in modo rinnovato, e
nell’attenzione alle contingenze del momento, anche all’attuale classe
politica.
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20
luglio 2003
LE UNIVERSITA’ PROTAGONISTE DELLA FORMAZIONE
DEI CITTADINI DELLA NUOVA EUROPA. A ROMA, CONCLUSO
STAMANI IL SIMPOSIO ALLA LATERANENSE,
CON L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO CESARE NOSIGLIA
- Intervista con il vicegerente della Diocesi di Roma
-
“Le università, che sono il
frutto dell'anima europea, sono chiamate a svolgere un ruolo positivo nella
costruzione della nuova Europa, ancorata alla sua matrice umanistica,
solidaristica e cristiana”. In piena sintonia con il Pontefice, che nuovamente
oggi ha rivolto la propria attenzione al Vecchio continente, si è concluso
questa mattina - con una Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano - il
Simposio “Università e Chiesa”, apertosi giovedì scorso all’Università
Lateranense di Roma. Molti i temi discussi dai rettori di cinquantasei atenei e
i vescovi di tutte le città universitarie del continente. Temi riconducibili
alle questioni fondamentali per l’uomo, oggi e con un impegno per il futuro. Lo
sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, mons. Cesare Nosiglia,
vicegerente della Diocesi di Roma:
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R. – L’obiettivo che ci poniamo
è quello di costruire dei laboratori della fede e di cultura dentro le
università, per umanizzare sempre di più anche la ricerca, propria
dell’università, e attraverso ciò l’intera società.
D. – Quali sarebbero i motivi
per cui anche gli ambienti accademici laici, in questa fase storica, cercano un
dialogo con la Chiesa cattolica?
R. – Io vedo davvero un grande
interesse: è un rapporto che cercano, che desiderano. Tutto sommato, ci sembra
quasi sorprendente, perché i settori laici danno molto credito alla presenza
della Chiesa. Credo che l’università percepisca che nella Chiesa può trovare un
suo naturale alleato per non soccombere oggi di fronte alle spinte del mercato,
che tendono a trasformarla in un segmento funzionale ai suoi fini, facendole
perdere quella autonomia di riflessione, di ricerca, di criticità propria del
pensiero forte che va oltre l’immediatezza dei risultati. Ed ecco che, invece,
il pensiero cristiano ha al centro l’uomo, la ricerca del senso dell’uomo e
quindi anche l’impegno etico, l’impegno morale della crescita di questo nuovo
umanesimo. D’altra parte, la Chiesa può trovare nell’università un suo naturale
alleato per incarnare il Vangelo nel tessuto della cultura. Qui, però, è
necessario che siano veramente le Chiese locali in quanto tali ad agire, poiché
considerano l’università un luogo missionario, fondamentale per la crescita
umana, cristiana, spirituale e quindi per intessere un dialogo che sia organico
e sistematico. Credo che ignorare ciò sarebbe sul serio ignorare che
l’intercambio di doni tra Chiesa e università sia decisivo anche per il futuro
dell’unità europea. Significherebbe impoverire fortissimamente propria la
crescita verso l’unità, la comunione, la solidarietà nel nostro continente.
Soprattutto, tenendo conto che qui sono i giovani il centro e quindi abbiamo
tra le mani il domani delle società, il domani della società europea stessa.
Questi giovani diventano protagonisti e fondamentali.
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LE FERITE DEL MONDO E L’AZIONE DELLO SPIRITO
RISANATORE:
A WINNIPEG, IN CANADA, SI APRE DOMANI
LA DECIMA ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE LUTERANA
MONDIALE,
IN PROGRAMMA FINO ALLA FINE DI LUGLIO
- Servizio di Giovanni Peduto -
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All’incontro, che ha per tema “Per guarire il
mondo”, prendono parte oltre 450 delegati delle Chiese associate, osservatori
di comunità riconosciute dalla Federazione Luterana Mondiale, personalità
invitate. Il tema si spira alla visione del fiume e dell’albero della vita,
descritta in Apocalisse 22,2, e costituisce il punto di partenza di una
riflessione focalizzata sulle “ferite” del nostro mondo - povertà, divisioni,
malattia, violenza, ingiustizia - e sull’azione risanatrice dello Spirito, apportatore
di vita nuova agli esseri umani e all’intera creazione. E’ lo Spirito - recita
il documento di preparazione all’assemblea - che abilita l’uomo ad agire in
modo diverso in rapporto agli altri, a superare situazioni di ostilità e
contrapposizione a beneficio di una vita comunitaria fondata sulla condivisione
e sulla corresponsabilità. Obiettivi successivi di attenzione riguarderanno la
ricerca di modi concreti atti a favorire la “guarigione” e la riconciliazione
nella Chiesa e nella società, a rilanciare l’impegno ecumenico, a discernere le
sfide poste alle Chiese luterane negli odierni contesti multiculturali e
multireligiosi.
D. – Con noi ora il rev.do
Matthias Türk che, in seno al Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani,
si occupa dei rapporti fra Roma e la Federazione Luterana Mondiale: vuole
spiegare cosa è questa Federazione, chi abbraccia e dove si estende?
R. – La Federazione Luterana
Mondiale è un insieme di 134 Chiese Luterane a livello mondiale: diciamo dal
Madagascar fino alla Danimarca, dall’est all’ovest del pianeta. Il loro centro
si trova a Ginevra, dove c’è il quartiere generale con un segretario generale.
Vi è anche un presidente che sarà eletto di nuovo proprio durante l’incontro a
Winnipeg. La cifra esatta dei luterani a livello mondiale si aggira sui cento
milioni di fedeli.
D. – Una parola sullo stato
attuale dei rapporti fra cattolici e luterani...
R. – Il successo più grande è
stata la firma solenne della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della
giustificazione del 1999 ad Augsburg, in Germania, che ha chiarito che la
questione fondamentale della divisione del tempo della riforma - la questione
della giustificazione - non è più un fatto che divide le Chiese. Dopo questo
successo, adesso dialoghiamo sul tema della apostolicità della Chiesa e,
soprattutto, del concetto di Chiesa e di come concepire il ministero
ecclesiale.
D. – Vuole dirci sinteticamente
quali sono le principali differenze che dividono ancora oggi cattolici e
luterani?
R. – Anzitutto l’insieme della
vita sacramentale, poi il ministero della Chiesa e il concetto di Chiesa, la
nozione di Chiesa stessa, cosa è la Chiesa, insieme naturalmente al problema
del primato del Papa e anche alla questione molto difficile dell’ordinazione
delle donne.
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ALLA 33.MA EDIZIONE DEL GIFFONI FILM FESTIVAL,
IN SCENA
LE LUCI E LE OMBRE DELL’ADOLESCENZA
-
Intervista con Claudio Gubitosi -
Un festival che ruota intorno al
mondo adolescenziale: ai suoi sogni, ai suoi silenzi, alle sue paure e alle sue
gioie. Il Giffoni Film Festival, partito ieri sera, è diventato con il tempo un
evento culturale di livello internazionale. Da trentatre anni, accorrono nel
paese di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, le personalità più in
vista del cinema italiano e non solo, per questa settimana in cui protagonisti
sono anche la musica e teatro. Il servizio di Benedetta Capelli.
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“La scoperta sarà il filo conduttore di un’edizione
che è meglio scoprire dal di dentro. Al di là delle luci, dei grandi ospiti,
della grande musica, Giffoni offre degli approfondimenti. Scoprire ad esempio
il rapporto tra televisione e bambini, scoprire il dramma degli abusi sui
minori, scoprire l’amicizia come elemento fondamentale, riscoprire i valori che
sono alla base dell’essere umano, In una parola, guardarsi nello specchio, che
è un altro elemento del Festival. Forse più che la scoperta, l’invito è
“mettiamoci di nuovo in discussione”.
Tra i film in concorso, da segnalare Togheter
di Cen Kaigè, regista del film oscar “Addio mia concubina”, e l’italiano
AAAAchille, di Giovanni Albanese. Prima mondiale per I ragazzi della
via Pal, di Maurizio Zaccaro.
Molti gli incontri tra i ragazzi e le star del
cinema: questo è l’anno di Ian Mckellen, il Gandalf de “Il Signore degli
anelli”, e di Juliette Lewis. Da questi contatti, Gubitosi trae motivo e spunto per continuare:
“Meryl Streep, in una intervista
ad una importante rivista, alla giornalista che le chiede qual è stato il
momento di maggior successo da lei avuto nel 2002, l’attrice risponde:
partecipare al Giffoni e stare in mezzo ai ragazzi. Ogni anno il festival
cambia pelle, tenendo però sempre al centro le esigenze e il gusto del
pubblico. Siamo cresciuti come sono cresciuti i ragazzi, cioè abbiamo guardato
i loro occhi, ma anche i loro corpi e come loro si sono modificati: così si è
modificato anche il Festival”.
Nomi noti della musica
internazionale, come Shaggy, e quella italiana con Paola Turci e Niccolò Fabi,
saranno i protagonisti delle otto serate di musica live. Ma, nell’anno del
disabile, anche Giffoni ricorda questa
tematica con uno spettacolo teatrale e una serie di clip realizzate da
portatori di handicap. L’adolescenza che rivela se stessa è quella mostrata dal
cinema di oggi, ma come viene rappresentata? Ancora Gubitosi:
“Il cinema guarda, osserva, è lo specchio della
società. Se noi vediamo film brutti è perché la società è cambiata. Se noi
vediamo dei film che pongono dei quesiti, dei problemi anche molto gravi, è
perché la società presenta queste problematiche. Vorrei dire che Giffoni non è
soltanto un paradiso terrestre. Non diciamo ai ragazzi: “Il mondo è bello, è
fatto così, è pieno di fantasia, la gente è buona”. No, diciamo loro che c’è
tanta gente buona e che c’è pure qualche cattivo. Diciamo loro che cerchiamo di
modificare il mondo, ma che l’impegno compete pure a loro: “Voi non siete il
futuro, voi siete il presente perché i ragazzi sono, fondamentalmente, piccoli
adulti”.
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TURISMO RELIGIOSO:A CAMALDOLI, LA POSSIBILITA’
DI CONDIVIDERE I RITMI DELLA VITA MONASTICA.
CON NOI, DON GIORDANO REMONDI
- Servizio di Paolo Ondarza -
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Perché le
vacanze siano vero riposo, come più volte suggerito da Giovanni Paolo II - un
riposo che tenga conto del corpo, ma anche dello spirito - il monastero di
Camaldoli offre la possibilità di trascorrere alcuni giorni immersi nella
suggestiva cornice della foresta casentinese. L’abbazia si trova a 50 km da
Arezzo, a 818 metri di altitudine e fu fondata nel 1012. Sentiamo don Giordano,
monaco camaldolese, che da anni collabora per i programmi delle Settimane
estive che vanno da metà giugno a metà settembre. Don Giordano che tipo di
persone vengono su da voi? Cosa cercano?
R. – Prima di tutto, mi limito proprio alla domanda
sulle Settimane estive della Foresteria, perché un discorso a parte sarebbe
l’ospitalità all’Eremo, che è tre chilometri più in alto, dove le gente arriva
praticamente in tutti i mesi dell’anno, o anche da noi qui al Monastero, in
altri periodi. La gente che viene qui è in larga parte formata da cristiani
praticanti (preti, religiosi e religiose, laici e famiglie) che non vengono per
una vacanza alternativa. Si fermano quasi sempre una settimana tra quelle
programmate nel calendario. Vengono per condividere i momenti di preghiera
comune che scandiscono i ritmi di una giornata, nella quale una volta al
mattino e una volta al pomeriggio, almeno, viene offerta una riflessione su
qualche aspetto della fede. In sostanza, cercano – all’interno di un clima
fatto anche di riposo e di camminate in foresta - di rinsaldare se stessi e il
loro ministero, la loro testimonianza.
D.
– Ha detto in larga parte cristiani praticanti... Ci sono altri ospiti in
ricerca o non praticanti?
R. – Sì, un decimo delle circa mille presenze fisse
tra metà giugno e metà settembre possiamo individuarle tra le persone in
ricerca o non praticanti.
D.
– Dunque, immagino che ci siano programmi diversificati?
R. – Sì, è così: è un calendario
in pratica nato nel post-concilio e ha subito finora pochi ritocchi. Ci sono
settimane di meditazioni spirituali e di lectio divina a partire da un
tema biblico. Poi ci sono programmi in cui lo studio è più intenso: un libro
biblico o aspetti della mai conclusa riforma liturgica. C’è ancora un aspetto
di confine: elementi di mistica dove appunto il mistero del Signore crocifisso
e risorto non è afferrabile solo da un linguaggio catechistico. Proprio come
dice la Gaudium et spes al n. 22, non sappiamo come questo nostro
Dio si apre un varco nel cuore dell’uomo: “Lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di venire associati, nel
modo che Dio conosce, al mistero pasquale”.
D.
– Posso chiederle, se siete contenti delle persone che vi frequentano?
R. – La ringrazio per questa domanda. Stiamo
riflettendo sui programmi che offriamo, in fondo, a persone che per larga parte
ci conoscono da anni per cui il ricambio è basso, specie - ahimé - tra i
giovani adulti. In modo secco, potrei dire che siamo contenti. Ma siamo obbligati
a stare con le orecchie aperte e a non sederci sugli allori, come si dice, per
tanti motivi, tra cui il pungolo della ricerca e la sfida che proviene da
questa nostra società occidentale dentro i travagli che tutte le chiese stanno
vivendo.
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20
luglio 2003
“NON
HO NESSUNA INTENZIONE DI DIMETTERMI PER LA MORTE DELLO SCIENZIATO DAVID KELLY”.
E’ LA POSIZIONE ESPRESSA DA TONY BLAIR, GIUNTO OGGI IN COREA DEL SUD. IL
PREMIER BRITANNICO RESPINGE LA RICHIESTA DELL’OPPOSIZIONE
DI
DISCUTERE IN PARLAMENTO IL CASO DELLO STUDIOSO
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
LONDRA.
= E’ una vicenda dalla doppia cornice quella che tinge di giallo la morte del
59.enne scienziato britannico, David Kelly. Il mistero sul decesso del
microbiologo ha avuto come scenario principale l’Oxfordshire, regione dove la
polizia inglese ha ritrovato venerdì scorso il corpo senza vita dello studioso.
Il curriculum dell’uomo, esperto di armi di distruzione di massa, ex ispettore
delle Nazioni Unite in Iraq, consulente del governo Blair e probabile fonte dei
recenti scoop della Bbc sui servizi segreti britannici, accusati di aver
ingigantito la minaccia Iraq alla vigila della seconda guerra del Golfo, sembra
aprire lo sfondo della contea inglese verso piste complesse. Ma secondo le
indagini finora condotte, David Kelly si sarebbe suicidato e, come spiega un
portavoce della polizia, “l'autopsia ha rivelato che la causa della morte è
un’emorragia da una ferita al suo polso sinistro”. Anche i familiari dello scienziato sembrano
confermare l’ipotesi del suicidio: “Gli eventi delle ultime
settimane - hanno dichiarato - avevano reso la vita di David intollerabile”.
Restano comunque i dubbi e gli interrogativi su questo decesso e nuove
risposte, in questo caso politiche, arrivano dall’Asia, seconda importante
cornice della vicenda Kelly. Il primo ministro britannico, Tony Blair, giunto
oggi a Seul, in Corea del Sud, dopo
aver visitato il Giappone, ha respinto la richiesta dell’opposizione di
riconvocare il Parlamento per discutere il caso. Dopo le polemiche scatenate in
America, dove il direttore della Cia, George Tenet, ha ammesso le
responsabilità dei Servizi di intelligence statunitensi, le notizie sul
presunto traffico di uranio tra Iraq e Niger, rivelatesi non corrette, sembrano
dunque provocare scossoni anche in Inghilterra. Ma il premier britannico passa
al contrattacco e afferma di non avere nessuna intenzione di dimettersi per il
caso Kelly.
NUOVO
APPUNTAMENTO PER LA ROAD MAP: PREVISTO OGGI L’INCONTRO TRA IL PREMIER
PALESTINESE, ABU MAZEN, ED IL PREMIER ISRAELIANO, ARIEL SHARON
GERUSALEMME. = Il
primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ed quello palestinese, Abu Mazen, si
vedranno oggi “dopo la consueta riunione settimanale del Consiglio dei ministri
israeliano previsto in mattinata”. Lo ha confermato oggi un responsabile
israeliano. Ieri, la radio pubblica israeliana ed una fonte ufficiale
palestinese avevano anticipato la notizia dell’incontro tra i due premier. Il
disarmo e lo scioglimento dei gruppi militanti palestinesi, che lo Stato ebraico
considera terroristici, dovrebbe essere il tema principale del colloquio. I due
leader politici discuteranno anche del
possibile rilascio di un maggior numero di detenuti palestinesi, tra i quali
anche i membri di Hamas e Jihad islamica incarcerati per attività ritenute
“politiche”. Il premier palestinese dovrebbe inoltre sollecitare la fine
dell’isolamento a Ramallah del presidente Yasser Arafat e chiedere migliori
condizioni di vita per gli abitanti dei Territori. L’incontro di oggi precede i
prossimi colloqui che Abu Mazen e Sharon avranno con il capo di Stato
americano, George Bush, il 25 ed il 29 luglio. (A.L.)
LA MORTE DI DUE SOLDATI
E IL FERIMENTO DI TRE IMPIEGATI DELL’OMS E DELL’ORGANISMO ONU PER LE
MIGRAZIONI. E’ QUESTO IL DRAMMATICO BILANCIO DI UNA NUOVA ONDATA DI VIOLENZA IN
IRAQ
MOSUL. = Un ennesimo, sanguinoso
agguato è stato perpetrato oggi, in Iraq, contro le forze americane nel Nord
del Paese, vicino a Mosul. Due soldati della 101.ma Divisione aereotrasportata
sono rimasti uccisi ed un altro ferito in un’imboscata lanciata contro di loro
da un commando armato di fucili e lanciagranate. Salgono così a 151 gli
americani morti dal 20 marzo, giorno dell’inizio del conflitto in Iraq. Un
bilancio pesante, che supera le 147 vittime registrate dalle forze statunitensi
nella prima guerra del Golfo del 1991. Per fermare la guerriglia dei Fedayn e mantenere l’ordine pubblico, le
autorità militari statunitensi hanno intenzione di addestrare e armare una
forza di difesa civile irachena. Lo ha affermato il generale americano,
Abizaid, in una intervista al quotidiano “Washington Post”. Ma gli episodi di violenza, che hanno come teatro il
martoriato Paese arabo, non sembrano purtroppo arrestarsi. Tre impiegati
dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell'Organizzazione
internazionale delle migrazioni (Oim) sono stati feriti oggi in seguito ad un
attacco avvenuto nei pressi di Hillah, città a 100 chilometri a Sud di Baghdad.
Ma non sono solo questi i segnali che caratterizzano la caotica situazione del
dopoguerra in Iraq. Più di un migliaio di manifestanti si sono radunati stamani
a Najaf, nel sud del Paese, per marciare verso la base americana e protestare
contro i soldati americani che hanno circondato l’abitazione del dignitario
sciita, Sayyed Moktada Al-Sadr. (A.L.)
SANGUINOSI
SCONTRI IN AFGHANISTAN: DUE SOLDATI AMERICANI ED UNO AFGHANO FERITI OGGI IN
UN’IMBOSCATA TESA DA UOMINI ARMATI NEL SUD-EST DEL PAESE
PAKTIKA. = Non sembrano
purtroppo arrestarsi in Afghanistan, i sanguinosi scontri tra le truppe della
forza multinazionale e i guerriglieri fedeli ai Taleban. Oggi, due soldati
americani ed uno afghano sono rimasti feriti in un’imboscata organizzata da
uomini armati nella provincia sud orientale di Paktika, nel sud-est del Paese.
Gli assalitori avevano kalashnikov e lanciarazzi. La scorsa notte aerei
americani hanno bombardato una postazione di Taleban vicino a Spin Boldak,
città a pochi chilometri dal Pakistan, come risposta ad un attacco della
guerriglia ad un check point delle truppe governative. Le forze afghane
hanno a loro volta risposto e i combattimenti sono andati avanti cinque ore,
con una ventina di soldati governativi uccisi, secondo fonti talebane. La
Germania intanto ritirerà dall'Afghanistan, entro la fine di settembre, circa 800
soldati, riducendo così il numero dei suoi uomini dislocati nel Paese da circa
2.300 a 1.500. E’ quanto ha indicato un portavoce della difesa tedesca,
confermando una notizia pubblicata dal quotidiano “Bild”. (A.L.)
LA CHIESA COLOMBIANA HA ASSUNTO UN RUOLO CENTRALE
NELLO STORICO ACCORDO TRA IL GOVERNO DI BOGOTA’ E I PARALIMITARI DELL’AUTODEFENSAS
UNIDAS DE COLOMBIA (AUC). L’INTESA PREVEDE LA FINE DELLE OSTILITA’
ED IL DISARMO DI DIECIMILA GUERRIGLIERI
BOGOTA’. = Nello storico accordo
tra il governo colombiano e i paramilitari dell’Autodefensas unidas de
Colombia (Auc), la Chiesa avrà un ruolo di primo piano. Le stessi parti che
hanno siglato la tregua hanno chiesto una “presenza costante nel processo di
pace come garanzia di pace”. La storica intesa è stata fissata martedì scorso e
prevede la fine delle ostilità, il disarmo di diecimila guerriglieri entro il
2005 e il pieno sostegno al processo di democratizzazione del Paese grazie al
ripristino del monopolio statale delle forze di pubblica sicurezza. “I
firmatari si impegnano a rispettare i patti al fine di raggiungere quella pace
tanto auspicata dal popolo colombiano”, recita il documento. Le Auc verranno
smobilitate a cominciare da quest’anno e, da parte sua, l’esecutivo provvederà
al reinserimento nel tessuto sociale degli ex combattenti. (D.D.)
ORGANIZZATO DALLA DIOCESI DI FAENZA, IL PRIMO
PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA TRE ANNI DOPO LA SOSPENSIONE DEI VIAGGI PER
MOTIVI DI SICUREZZA
FAENZA. = Accogliendo l’invito dei vescovi italiani
lanciato nel 2003 in occasione della 51.ma Assemblea generale, le diocesi
italiane si stanno muovendo per tornare nei Terra Santa. Dal 19 al 26 settembre
prossimi, si svolgerà infatti il pellegrinaggio della diocesi di
Faenza-Modigliana nei Luoghi Santi. Si tratta del primo pellegrinaggio, tre
anni dopo il blocco dei viaggi per motivi di sicurezza. “Abbiamo voluto
raccogliere - spiegano dalla diocesi faentina - l'invito dei vescovi a
ritornare nella terra di Gesù non solo per andare alle radici della nostra
fede, ma anche per esprimere solidarietà alle comunità cristiane che vivono
lì”. L’iniziativa sfrutta il momento storico favorevole: la situazione è
infatti migliorata grazie alla tregua fra israeliani e palestinesi che lascia
sperare in un futuro di pace. Nazareth, il lago di Galilea, Gerico, il deserto
di Giuda, Betlemme e Gerusalemme saranno le tappe più significative del viaggio
che prevede anche momenti di “solidarietà”.
Il pellegrinaggio, promosso nel ricordo della figura di don Gino
Montanari, per anni impegnato negli aiuti in Terra Santa, sarà guidato da don
Giordano Mondini, direttore del Centro missionario diocesano.
All’organizzazione partecipa anche il settimanale della Diocesi di
Faenza-Modigliana “Il Piccolo”. (A.L.)
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