RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 201 - Testo della Trasmissione di domenica 20 luglio 2003

 

Sommario

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

L’Europa e le radici cristiane da riportare a nuova vita, in vista del traguardo della Costituzione europea. L’invito del Papa all’Angelus di oggi a Castel Gandolfo

 

 Ricordati dal Giovanni Paolo II i 100 anni dalla morte di Leone XIII, il Pontefice che inaugurò la dottrina sociale della Chiesa con la sua celeberrima enciclica Rerum novarum. Il gesuita padre Giovanni Sale ne rievoca la figura.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Il ruolo centrale degli atenei nella costruzione dell’Europa comunitaria: chiuso, a Roma, il Simposio “Università e Chiesa” della Lateranense. Intervista con mons. Cesare Nosiglia

 

 E’ lo Spirito che sana le ferite della violenza e della povertà che colpiscono il mondo. Su questa riflessione si snoderà da domani la 10.ma Assemblea della Federazione luterana mondiale, in programma in Canada. Con noi, il rev.do Matthias Türk

 

 Gli adolescenti e la loro età difficile protagonisti della 33.ma edizione del Giffoni Film Festival: ai nostri microfoni Claudio Gubitosi

 

 In ferie, accanto ai monaci del monastero di Camaldoli: un modo nuovo di vivere la pausa estiva pensando allo spirito. Ce ne parla don Giordano, monaco camaldolese.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Non ha intenzione di dimettersi il premier britannico, Tony Blair, nell’occhio del ciclone dopo la morte dello scienziato David Kelly

 

 Il futuro dei Territori occupati nello storico incontro di oggi tra il premier palestinese, Abu Mazen, e quello israeliano, Ariel Sharon

 

 Ancora vittime tra le forze statunitensi in Iraq e in Afghanistan.

 

In Afghanistan registrati oggi nuovi sanguinosi scontri.

 

La Chiesa colombiana ha assunto un ruolo centrale nello storico accordo tra governo e paramilitari.

 

La diocesi di Faenza in pellegrinaggio in Terra Santa dove da tre anni non erano stati programmati viaggi per motivi di sicurezza. 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

20 luglio 2003

 

LA CHIESA D’EUROPA AIUTI IL CONTINENTE A COSTRUIRE IL FUTURO,

RIVITALIZZANDO LE RADICI CRISTIANE CHE SONO “UN TUTT’UNO CON LA SUA STORIA”.

COSI’ IL PAPA ALL’ANGELUS DA CASTEL GANDOLFO,

DURANTE IL QUALE HA RICORDATO LA FIGURA DI LEONE XIII

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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         Il contributo della Chiesa alla stesura della nuova Costituzione europea oggetto, negli ultimi mesi, di un lavoro condotto “intensamente” e che ora mira al traguardo dell’approvazione, previsto a Roma in ottobre. Un contributo che la Chiesa “sente di dover offrire”, in modo particolare per aiutare l’Europa “a costruire se stessa, rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata” e che formano una sola cosa con la sua storia.

 

All’Angelus di oggi, nel cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, circondato dall’affetto di alcune migliaia di fedeli, il Papa ha mostrato una volta di più e ancora l’importanza attribuita dal suo cuore di pastore al cammino dell’Europa: al suo attuale, lento percorso verso uno storico traguardo istituzionale, e alla sua nuova architettura comunitaria, i cui artefici vengono incessantemente sollecitati dal Pontefice a dare la giusta importanza alle fondamenta cristiane sulle quali il continente ha sempre poggiato. “L’Europa è stata ampiamente e profondamente penetrata dal cristianesimo”, ha riaffermato stamattina Giovanni Paolo II, citando l’esortazione apostolica Ecclesia in Europa. Cristianesimo, ha soggiunto, come “elemento centrale e qualificante, che è andato consolidandosi sul fondamento dell’eredità classica” e sugli altri contributi etnico-culturali:

 

“Si può allora ben dire che la fede cristiana ha plasmato la cultura dell’Europa facendo un tutt’uno con la sua storia e, nonostante la dolorosa divisione tra Oriente ed Occidente, il cristianesimo è diventato la religione degli Europei stessi. Il suo influsso è rimasto notevole anche nell’epoca moderna e contemporanea, malgrado il forte e diffuso fenomeno della secolarizzazione”.

        

La Chiesa, ha proseguito il Pontefice, “sa che il suo interesse per l’Europa scaturisce dalla sua stessa missione. In quanto depositaria del Vangelo, ha promosso quei valori che hanno reso universalmente apprezzata la cultura europea”. Questo patrimonio, ha ribadito con forza il Papa, “non può essere disperso”:

 

“Anzi, la nuova Europa va aiutata a costruire se stessa rivitalizzando le radici cristiane che l’hanno originata.

 

Affidando poi alla protezione della Madonna la Chiesa europea, perché diventi “trasparente al Vangelo” e cresca come “luogo di comunione e unità”, Giovanni Paolo II, prima dei saluti nelle varie lingue, ha ricordato il centenario della morte di Leone XIII. Un Pontefice, ha detto, che con la sua enciclica Rerum Novarum “segnò l’inizio della moderna dottrina sociale della Chiesa” e che inoltre promosse “l’incremento della vita spirituale del popolo cristiano”, in particolare con il Rosario al quale dedicò dieci encicliche. Da notare, al momento dei saluti in italiano, la benedizione impartita dal Papa alla statua mariana di “Nostra Signora del cammino”, che la città lucana di Montescaglioso porrà in cima al Monte Vetere.

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I 100 ANNI DALLA MORTE DI LEONE XIII, PAPA E INTERPRETE DEI TEMPI MODERNI

 

- Intervista con padre Giovanni Sale -

 

 

Venne incoronato Papa il 3 marzo 1878, in una delicata fase storica della Chiesa e della società, avviate entrambe verso l’ingresso in quella “modernità” che evocava dubbi e incognite difficili da svelare. Ma Leone XIII, al secolo il cardinale Vincenzo Gioacchino Pecci, passerà alla storia come uno dei personaggi più lungimiranti: capaci di interpretare, attraverso un magistero ispirato, le istanze di quel progresso spesso osteggiato dai suoi predecessori e di porre le basi della moderna dottrina sociale della Chiesa. Il frutto più celebre di questo suo impegno resta senz’altro l’enciclica “Rerum Novarum” del 1891. Ma in cosa consiste l’eredità lasciataci da questo Pontefice, scomparso esattamente 100 anni fa, il 20 luglio 1903? Della sua figura e della sua opera, ne parla lo storico di “Civiltà Cattolica”, il gesuita padre Giovanni Sale, intervistato da Alessandro De Carolis:

 

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R. – Leone XIII è senza dubbio il primo Papa che si pose il problema della modernità come campo e spazio di azione pastorale. Riuscì a leggere in modo nuovo le diverse istanze di cambiamento sociale, politico e religioso che venivano dalla società, in un momento in cui lo scontro sociale, soprattutto tra capitale e lavoro, era molto forte. E’ l’epoca, insomma, in cui in Europa nasce la cosiddetta “questione sociale” e per la Chiesa è la prima volta che questo problema viene ad interpellarla. Leone sa trarre motivi di riflessione e di intervento nuovi, anche se all’interno di una linea: quella fissata, per molti versi, dai suoi predecessori.

 

D. – Il programma ecclesiale di Papa Pecci fu, in buona sostanza, quello di ricristianizzare il mondo moderno, e in questo ambito si colloca la sua celeberrima enciclica ‘Rerum Novarum’. Quali furono le intuizioni magisteriali che la resero tanto importante?

 

R. – A mio parere, sono soprattutto quattro. Il primo riguarda la riconferma della dottrina tradizionale sul diritto naturale alla proprietà privata, ma allo stesso tempo nella enciclica è fortemente sottolineata anche la sua funzione sociale. Nella enciclica, ancora, è sottolineata l’importanza dello Stato così come noi oggi lo concepiamo: lo Stato ha il dovere di farsi carico dei problemi sociali – dice Leone XIII – e anche di rimuovere le cause del conflitto tra capitale e lavoro. Nell’enciclica, terzo punto, agli operai sono ricordati i loro doveri nei confronti dei ‘padroni’, ma soprattutto a questi ultimi sono ricordati i doveri-diritti nei confronti della manodopera. In particolare, il diritto ad un salario sufficiente ad assicurare un tenore di vita “umano” sia per l’operaio sia per la sua famiglia. In questo modo, l’enciclica riscopre il valore personale del lavoro, oltre che quello puramente economico. Allo stesso tempo - ultimo punto – nell’enciclica è condannata la lotta di classe, ma è riconosciuto agli operai il diritto di difendere i loro diritti anche attraverso associazioni formate di soli operai: questa posizione apre alla formazione di sindacati liberi.

 

D. – Guardando con l’occhio del cristiano di oggi, in che modo, a suo giudizio, quegli insegnamenti possono informare la dottrina sociale della Chiesa del terzo millennio?

 

R. – Innanzitutto, va ricordato che alcuni di questi principi hanno indirizzato la dottrina sociale della Chiesa e anche il Magistero successivo dei pontefici. E non solo: alcuni di questi principi, ad esempio, sono entrati anche nella nostra Costituzione, come ad esempio il principio della funzione sociale della proprietà privata, e poi anche quello del salario sufficiente... Tutti principi, questi, ancora attualissimi che andrebbero ricordati e riproposti in modo rinnovato, e nell’attenzione alle contingenze del momento, anche all’attuale classe politica.

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OGGI IN PRIMO PIANO

20 luglio 2003

 

 

LE UNIVERSITA’ PROTAGONISTE DELLA FORMAZIONE 

DEI CITTADINI DELLA NUOVA EUROPA. A ROMA, CONCLUSO

STAMANI IL SIMPOSIO ALLA LATERANENSE,

CON L’INTERVENTO DELL’ARCIVESCOVO CESARE NOSIGLIA

 

- Intervista con il vicegerente della Diocesi di Roma -

 

 

“Le università, che sono il frutto dell'anima europea, sono chiamate a svolgere un ruolo positivo nella costruzione della nuova Europa, ancorata alla sua matrice umanistica, solidaristica e cristiana”. In piena sintonia con il Pontefice, che nuovamente oggi ha rivolto la propria attenzione al Vecchio continente, si è concluso questa mattina - con una Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano - il Simposio “Università e Chiesa”, apertosi giovedì scorso all’Università Lateranense di Roma. Molti i temi discussi dai rettori di cinquantasei atenei e i vescovi di tutte le città universitarie del continente. Temi riconducibili alle questioni fondamentali per l’uomo, oggi e con un impegno per il futuro. Lo sottolinea, al microfono di Fabio Colagrande, mons. Cesare Nosiglia, vicegerente della Diocesi di Roma:

 

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R. – L’obiettivo che ci poniamo è quello di costruire dei laboratori della fede e di cultura dentro le università, per umanizzare sempre di più anche la ricerca, propria dell’università, e attraverso ciò l’intera società.

 

D. – Quali sarebbero i motivi per cui anche gli ambienti accademici laici, in questa fase storica, cercano un dialogo con la Chiesa cattolica?

 

R. – Io vedo davvero un grande interesse: è un rapporto che cercano, che desiderano. Tutto sommato, ci sembra quasi sorprendente, perché i settori laici danno molto credito alla presenza della Chiesa. Credo che l’università percepisca che nella Chiesa può trovare un suo naturale alleato per non soccombere oggi di fronte alle spinte del mercato, che tendono a trasformarla in un segmento funzionale ai suoi fini, facendole perdere quella autonomia di riflessione, di ricerca, di criticità propria del pensiero forte che va oltre l’immediatezza dei risultati. Ed ecco che, invece, il pensiero cristiano ha al centro l’uomo, la ricerca del senso dell’uomo e quindi anche l’impegno etico, l’impegno morale della crescita di questo nuovo umanesimo. D’altra parte, la Chiesa può trovare nell’università un suo naturale alleato per incarnare il Vangelo nel tessuto della cultura. Qui, però, è necessario che siano veramente le Chiese locali in quanto tali ad agire, poiché considerano l’università un luogo missionario, fondamentale per la crescita umana, cristiana, spirituale e quindi per intessere un dialogo che sia organico e sistematico. Credo che ignorare ciò sarebbe sul serio ignorare che l’intercambio di doni tra Chiesa e università sia decisivo anche per il futuro dell’unità europea. Significherebbe impoverire fortissimamente propria la crescita verso l’unità, la comunione, la solidarietà nel nostro continente. Soprattutto, tenendo conto che qui sono i giovani il centro e quindi abbiamo tra le mani il domani delle società, il domani della società europea stessa. Questi giovani diventano protagonisti e fondamentali.

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LE FERITE DEL MONDO E L’AZIONE DELLO SPIRITO RISANATORE:

A WINNIPEG, IN CANADA, SI APRE DOMANI

LA DECIMA ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE LUTERANA MONDIALE,

IN PROGRAMMA FINO ALLA FINE DI LUGLIO

 

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

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All’incontro, che ha per tema “Per guarire il mondo”, prendono parte oltre 450 delegati delle Chiese associate, osservatori di comunità riconosciute dalla Federazione Luterana Mondiale, personalità invitate. Il tema si spira alla visione del fiume e dell’albero della vita, descritta in Apocalisse 22,2, e costituisce il punto di partenza di una riflessione focalizzata sulle “ferite” del nostro mondo - povertà, divisioni, malattia, violenza, ingiustizia - e sull’azione risanatrice dello Spirito, apportatore di vita nuova agli esseri umani e all’intera creazione. E’ lo Spirito - recita il documento di preparazione all’assemblea - che abilita l’uomo ad agire in modo diverso in rapporto agli altri, a superare situazioni di ostilità e contrapposizione a beneficio di una vita comunitaria fondata sulla condivisione e sulla corresponsabilità. Obiettivi successivi di attenzione riguarderanno la ricerca di modi concreti atti a favorire la “guarigione” e la riconciliazione nella Chiesa e nella società, a rilanciare l’impegno ecumenico, a discernere le sfide poste alle Chiese luterane negli odierni contesti multiculturali e multireligiosi.

 

D. – Con noi ora il rev.do Matthias Türk che, in seno al Pontificio Consiglio per l’Unità dei cristiani, si occupa dei rapporti fra Roma e la Federazione Luterana Mondiale: vuole spiegare cosa è questa Federazione, chi abbraccia e dove si estende?

 

R. – La Federazione Luterana Mondiale è un insieme di 134 Chiese Luterane a livello mondiale: diciamo dal Madagascar fino alla Danimarca, dall’est all’ovest del pianeta. Il loro centro si trova a Ginevra, dove c’è il quartiere generale con un segretario generale. Vi è anche un presidente che sarà eletto di nuovo proprio durante l’incontro a Winnipeg. La cifra esatta dei luterani a livello mondiale si aggira sui cento milioni di fedeli.

 

D. – Una parola sullo stato attuale dei rapporti fra cattolici e luterani...

 

R. – Il successo più grande è stata la firma solenne della Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999 ad Augsburg, in Germania, che ha chiarito che la questione fondamentale della divisione del tempo della riforma - la questione della giustificazione - non è più un fatto che divide le Chiese. Dopo questo successo, adesso dialoghiamo sul tema della apostolicità della Chiesa e, soprattutto, del concetto di Chiesa e di come concepire il ministero ecclesiale.

 

D. – Vuole dirci sinteticamente quali sono le principali differenze che dividono ancora oggi cattolici e luterani?

 

R. – Anzitutto l’insieme della vita sacramentale, poi il ministero della Chiesa e il concetto di Chiesa, la nozione di Chiesa stessa, cosa è la Chiesa, insieme naturalmente al problema del primato del Papa e anche alla questione molto difficile dell’ordinazione delle donne.

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ALLA 33.MA EDIZIONE DEL GIFFONI FILM FESTIVAL,

IN SCENA LE LUCI E LE OMBRE DELL’ADOLESCENZA

 

- Intervista con Claudio Gubitosi -

 

 

Un festival che ruota intorno al mondo adolescenziale: ai suoi sogni, ai suoi silenzi, alle sue paure e alle sue gioie. Il Giffoni Film Festival, partito ieri sera, è diventato con il tempo un evento culturale di livello internazionale. Da trentatre anni, accorrono nel paese di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno, le personalità più in vista del cinema italiano e non solo, per questa settimana in cui protagonisti sono anche la musica e teatro. Il servizio di Benedetta Capelli.

 

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Trentatre edizioni del Giffoni Film Festival stanno a significare la continuità di un progetto, il desiderio di scoprire il mondo dei ragazzi sotto ogni punto di vista, il guardare alla loro realtà come ad un pozzo inesauribile di idee. I numeri dicono più di molte altre cose, e in questa edizione si contano 69 film in concorso, otto spettacoli internazionali di teatro per ragazzi, mille giurati da ogni parte del mondo, 25 star del grande schermo e 23 della musica.

 

Anche il presidente Ciampi, nel messaggio augurale del Giffoni, non manca di sottolinearlo: “Il Festival continua ad essere un laboratorio di idee, progetti, campagne sociali e - ribadisce - un modello capace di formare nuove figure professionali in una sintesi felice fra innovazione e continuità culturale.” Quest’anno, alle tre tradizionali sezioni se n’è aggiunta una quarta, “Kidz”, aperta ai ragazzini  tra i  6 e i 9 anni, che dopo la visione dei film dovranno calarsi nei panni dei critici. Tema di questa edizione è “La scoperta”. Come si svilupperà questa scelta? Claudio Gubitosi, direttore artistico del Giffoni:

 

“La scoperta sarà il filo conduttore di un’edizione che è meglio scoprire dal di dentro. Al di là delle luci, dei grandi ospiti, della grande musica, Giffoni offre degli approfondimenti. Scoprire ad esempio il rapporto tra televisione e bambini, scoprire il dramma degli abusi sui minori, scoprire l’amicizia come elemento fondamentale, riscoprire i valori che sono alla base dell’essere umano, In una parola, guardarsi nello specchio, che è un altro elemento del Festival. Forse più che la scoperta, l’invito è “mettiamoci di nuovo in discussione”.

 

Tra i film in concorso, da segnalare Togheter di Cen Kaigè, regista del film oscar “Addio mia concubina”, e l’italiano AAAAchille, di Giovanni Albanese. Prima mondiale per I ragazzi della via Pal, di Maurizio Zaccaro.

 

Molti gli incontri tra i ragazzi e le star del cinema: questo è l’anno di Ian Mckellen, il Gandalf de “Il Signore degli anelli”, e di Juliette Lewis. Da questi contatti, Gubitosi trae motivo  e spunto per continuare:

 

“Meryl Streep, in una intervista ad una importante rivista, alla giornalista che le chiede qual è stato il momento di maggior successo da lei avuto nel 2002, l’attrice risponde: partecipare al Giffoni e stare in mezzo ai ragazzi. Ogni anno il festival cambia pelle, tenendo però sempre al centro le esigenze e il gusto del pubblico. Siamo cresciuti come sono cresciuti i ragazzi, cioè abbiamo guardato i loro occhi, ma anche i loro corpi e come loro si sono modificati: così si è modificato anche il Festival”.

 

Nomi noti della musica internazionale, come Shaggy, e quella italiana con Paola Turci e Niccolò Fabi, saranno i protagonisti delle otto serate di musica live. Ma, nell’anno del disabile, anche Giffoni  ricorda questa tematica con uno spettacolo teatrale e una serie di clip realizzate da portatori di handicap. L’adolescenza che rivela se stessa è quella mostrata dal cinema di oggi, ma come viene rappresentata? Ancora Gubitosi:

 

“Il cinema guarda, osserva, è lo specchio della società. Se noi vediamo film brutti è perché la società è cambiata. Se noi vediamo dei film che pongono dei quesiti, dei problemi anche molto gravi, è perché la società presenta queste problematiche. Vorrei dire che Giffoni non è soltanto un paradiso terrestre. Non diciamo ai ragazzi: “Il mondo è bello, è fatto così, è pieno di fantasia, la gente è buona”. No, diciamo loro che c’è tanta gente buona e che c’è pure qualche cattivo. Diciamo loro che cerchiamo di modificare il mondo, ma che l’impegno compete pure a loro: “Voi non siete il futuro, voi siete il presente perché i ragazzi sono, fondamentalmente, piccoli adulti”.

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TURISMO RELIGIOSO:A CAMALDOLI, LA POSSIBILITA’

DI CONDIVIDERE I RITMI DELLA VITA MONASTICA.

CON NOI, DON GIORDANO REMONDI

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

 

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 Perché le vacanze siano vero riposo, come più volte suggerito da Giovanni Paolo II - un riposo che tenga conto del corpo, ma anche dello spirito - il monastero di Camaldoli offre la possibilità di trascorrere alcuni giorni immersi nella suggestiva cornice della foresta casentinese. L’abbazia si trova a 50 km da Arezzo, a 818 metri di altitudine e fu fondata nel 1012. Sentiamo don Giordano, monaco camaldolese, che da anni collabora per i programmi delle Settimane estive che vanno da metà giugno a metà settembre. Don Giordano che tipo di persone vengono su da voi? Cosa cercano?

 

R. – Prima di tutto, mi limito proprio alla domanda sulle Settimane estive della Foresteria, perché un discorso a parte sarebbe l’ospitalità all’Eremo, che è tre chilometri più in alto, dove le gente arriva praticamente in tutti i mesi dell’anno, o anche da noi qui al Monastero, in altri periodi. La gente che viene qui è in larga parte formata da cristiani praticanti (preti, religiosi e religiose, laici e famiglie) che non vengono per una vacanza alternativa. Si fermano quasi sempre una settimana tra quelle programmate nel calendario. Vengono per condividere i momenti di preghiera comune che scandiscono i ritmi di una giornata, nella quale una volta al mattino e una volta al pomeriggio, almeno, viene offerta una riflessione su qualche aspetto della fede. In sostanza, cercano – all’interno di un clima fatto anche di riposo e di camminate in foresta - di rinsaldare se stessi e il loro ministero, la loro testimonianza.

 

D. – Ha detto in larga parte cristiani praticanti... Ci sono altri ospiti in ricerca o non praticanti?

 

R. – Sì, un decimo delle circa mille presenze fisse tra metà giugno e metà settembre possiamo individuarle tra le persone in ricerca o non praticanti.

 

D. – Dunque, immagino che ci siano programmi diversificati?

 

R. – Sì, è così: è un calendario in pratica nato nel post-concilio e ha subito finora pochi ritocchi. Ci sono settimane di meditazioni spirituali e di lectio divina a partire da un tema biblico. Poi ci sono programmi in cui lo studio è più intenso: un libro biblico o aspetti della mai conclusa riforma liturgica. C’è ancora un aspetto di confine: elementi di mistica dove appunto il mistero del Signore crocifisso e risorto non è afferrabile solo da un linguaggio catechistico. Proprio come dice la Gaudium et spes al n. 22, non sappiamo come questo nostro Dio si apre un varco nel cuore dell’uomo: “Lo Spirito Santo dà a tutti la possibilità di venire associati, nel modo che Dio conosce, al mistero pa­squa­le”.

 

D. – Posso chiederle, se siete contenti delle persone che vi frequentano?

 

R. – La ringrazio per questa domanda. Stiamo riflettendo sui programmi che offriamo, in fondo, a persone che per larga parte ci conoscono da anni per cui il ricam­bio è basso, specie - ahimé - tra i giovani adulti. In modo secco, potrei dire che siamo contenti. Ma siamo obbligati a stare con le orecchie aperte e a non sederci sugli allori, come si dice, per tanti motivi, tra cui il pungolo della ricerca e la sfida che proviene da questa nostra società occidentale dentro i travagli che tutte le chiese stanno vivendo.

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CHIESA E SOCIETA’

20 luglio 2003

 

 

 

“NON HO NESSUNA INTENZIONE DI DIMETTERMI PER LA MORTE DELLO SCIENZIATO DAVID KELLY”. E’ LA POSIZIONE ESPRESSA DA TONY BLAIR, GIUNTO OGGI IN COREA DEL SUD. IL PREMIER BRITANNICO RESPINGE LA RICHIESTA DELL’OPPOSIZIONE

DI DISCUTERE IN PARLAMENTO IL CASO DELLO STUDIOSO

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

LONDRA. = E’ una vicenda dalla doppia cornice quella che tinge di giallo la morte del 59.enne scienziato britannico, David Kelly. Il mistero sul decesso del microbiologo ha avuto come scenario principale l’Oxfordshire, regione dove la polizia inglese ha ritrovato venerdì scorso il corpo senza vita dello studioso. Il curriculum dell’uomo, esperto di armi di distruzione di massa, ex ispettore delle Nazioni Unite in Iraq, consulente del governo Blair e probabile fonte dei recenti scoop della Bbc sui servizi segreti britannici, accusati di aver ingigantito la minaccia Iraq alla vigila della seconda guerra del Golfo, sembra aprire lo sfondo della contea inglese verso piste complesse. Ma secondo le indagini finora condotte, David Kelly si sarebbe suicidato e, come spiega un portavoce della polizia, “l'autopsia ha rivelato che la causa della morte è un’emorragia da una ferita al suo polso sinistro”. Anche i familiari dello scienziato sembrano confermare l’ipotesi del suicidio: “Gli eventi delle ultime settimane - hanno dichiarato - avevano reso la vita di David intollerabile”. Restano comunque i dubbi e gli interrogativi su questo decesso e nuove risposte, in questo caso politiche, arrivano dall’Asia, seconda importante cornice della vicenda Kelly. Il primo ministro britannico, Tony Blair, giunto oggi a Seul, in  Corea del Sud, dopo aver visitato il Giappone, ha respinto la richiesta dell’opposizione di riconvocare il Parlamento per discutere il caso. Dopo le polemiche scatenate in America, dove il direttore della Cia, George Tenet, ha ammesso le responsabilità dei Servizi di intelligence statunitensi, le notizie sul presunto traffico di uranio tra Iraq e Niger, rivelatesi non corrette, sembrano dunque provocare scossoni anche in Inghilterra. Ma il premier britannico passa al contrattacco e afferma di non avere nessuna intenzione di dimettersi per il caso Kelly.

 

NUOVO APPUNTAMENTO PER LA ROAD MAP: PREVISTO OGGI L’INCONTRO TRA IL PREMIER PALESTINESE, ABU MAZEN, ED IL PREMIER ISRAELIANO, ARIEL SHARON

 

GERUSALEMME. = Il primo ministro israeliano, Ariel Sharon, ed quello palestinese, Abu Mazen, si vedranno oggi “dopo la consueta riunione settimanale del Consiglio dei ministri israeliano previsto in mattinata”. Lo ha confermato oggi un responsabile israeliano. Ieri, la radio pubblica israeliana ed una fonte ufficiale palestinese avevano anticipato la notizia dell’incontro tra i due premier. Il disarmo e lo scioglimento dei gruppi militanti palestinesi, che lo Stato ebraico considera terroristici, dovrebbe essere il tema principale del colloquio. I due leader politici discuteranno  anche del possibile rilascio di un maggior numero di detenuti palestinesi, tra i quali anche i membri di Hamas e Jihad islamica incarcerati per attività ritenute “politiche”. Il premier palestinese dovrebbe inoltre sollecitare la fine dell’isolamento a Ramallah del presidente Yasser Arafat e chiedere migliori condizioni di vita per gli abitanti dei Territori. L’incontro di oggi precede i prossimi colloqui che Abu Mazen e Sharon avranno con il capo di Stato americano, George Bush, il 25 ed il 29 luglio. (A.L.)

 

LA MORTE DI DUE SOLDATI E IL FERIMENTO DI TRE IMPIEGATI DELL’OMS E DELL’ORGANISMO ONU PER LE MIGRAZIONI. E’ QUESTO IL DRAMMATICO BILANCIO DI UNA NUOVA ONDATA DI VIOLENZA IN IRAQ

 

MOSUL. = Un ennesimo, sanguinoso agguato è stato perpetrato oggi, in Iraq, contro le forze americane nel Nord del Paese, vicino a Mosul. Due soldati della 101.ma Divisione aereotrasportata sono rimasti uccisi ed un altro ferito in un’imboscata lanciata contro di loro da un commando armato di fucili e lanciagranate. Salgono così a 151 gli americani morti dal 20 marzo, giorno dell’inizio del conflitto in Iraq. Un bilancio pesante, che supera le 147 vittime registrate dalle forze statunitensi nella prima guerra del Golfo del 1991. Per fermare la guerriglia dei Fedayn e mantenere l’ordine pubblico, le autorità militari statunitensi hanno intenzione di addestrare e armare una forza di difesa civile irachena. Lo ha affermato il generale americano, Abizaid, in una intervista al quotidiano “Washington Post”. Ma gli episodi di violenza, che hanno come teatro il martoriato Paese arabo, non sembrano purtroppo arrestarsi. Tre impiegati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) sono stati feriti oggi in seguito ad un attacco avvenuto nei pressi di Hillah, città a 100 chilometri a Sud di Baghdad. Ma non sono solo questi i segnali che caratterizzano la caotica situazione del dopoguerra in Iraq. Più di un migliaio di manifestanti si sono radunati stamani a Najaf, nel sud del Paese, per marciare verso la base americana e protestare contro i soldati americani che hanno circondato l’abitazione del dignitario sciita, Sayyed Moktada Al-Sadr. (A.L.)

 

 

SANGUINOSI SCONTRI IN AFGHANISTAN: DUE SOLDATI AMERICANI ED UNO AFGHANO FERITI OGGI IN UN’IMBOSCATA TESA DA UOMINI ARMATI NEL SUD-EST DEL PAESE

 

PAKTIKA. = Non sembrano purtroppo arrestarsi in Afghanistan, i sanguinosi scontri tra le truppe della forza multinazionale e i guerriglieri fedeli ai Taleban. Oggi, due soldati americani ed uno afghano sono rimasti feriti in un’imboscata organizzata da uomini armati nella provincia sud orientale di Paktika, nel sud-est del Paese. Gli assalitori avevano kalashnikov e lanciarazzi. La scorsa notte aerei americani hanno bombardato una postazione di Taleban vicino a Spin Boldak, città a pochi chilometri dal Pakistan, come risposta ad un attacco della guerriglia ad un check point delle truppe governative. Le forze afghane hanno a loro volta risposto e i combattimenti sono andati avanti cinque ore, con una ventina di soldati governativi uccisi, secondo fonti talebane. La Germania intanto ritirerà dall'Afghanistan, entro la fine di settembre, circa 800 soldati, riducendo così il numero dei suoi uomini dislocati nel Paese da circa 2.300 a 1.500. E’ quanto ha indicato un portavoce della difesa tedesca, confermando una notizia pubblicata dal quotidiano “Bild”. (A.L.)

 

 

LA CHIESA COLOMBIANA HA ASSUNTO UN RUOLO CENTRALE NELLO STORICO ACCORDO TRA IL GOVERNO DI BOGOTA’ E I PARALIMITARI DELL’AUTODEFENSAS UNIDAS DE COLOMBIA (AUC). L’INTESA PREVEDE LA FINE DELLE OSTILITA’

ED IL DISARMO DI DIECIMILA GUERRIGLIERI

 

BOGOTA’. = Nello storico accordo tra il governo colombiano e i paramilitari dell’Autodefensas unidas de Colombia (Auc), la Chiesa avrà un ruolo di primo piano. Le stessi parti che hanno siglato la tregua hanno chiesto una “presenza costante nel processo di pace come garanzia di pace”. La storica intesa è stata fissata martedì scorso e prevede la fine delle ostilità, il disarmo di diecimila guerriglieri entro il 2005 e il pieno sostegno al processo di democratizzazione del Paese grazie al ripristino del monopolio statale delle forze di pubblica sicurezza. “I firmatari si impegnano a rispettare i patti al fine di raggiungere quella pace tanto auspicata dal popolo colombiano”, recita il documento. Le Auc verranno smobilitate a cominciare da quest’anno e, da parte sua, l’esecutivo provvederà al reinserimento nel tessuto sociale degli ex combattenti. (D.D.)

 

 

ORGANIZZATO DALLA DIOCESI DI FAENZA, IL PRIMO PELLEGRINAGGIO IN TERRA SANTA TRE ANNI DOPO LA SOSPENSIONE DEI VIAGGI PER MOTIVI DI SICUREZZA

 

FAENZA. = Accogliendo l’invito dei vescovi italiani lanciato nel 2003 in occasione della 51.ma Assemblea generale, le diocesi italiane si stanno muovendo per tornare nei Terra Santa. Dal 19 al 26 settembre prossimi, si svolgerà infatti il pellegrinaggio della diocesi di Faenza-Modigliana nei Luoghi Santi. Si tratta del primo pellegrinaggio, tre anni dopo il blocco dei viaggi per motivi di sicurezza. “Abbiamo voluto raccogliere - spiegano dalla diocesi faentina - l'invito dei vescovi a ritornare nella terra di Gesù non solo per andare alle radici della nostra fede, ma anche per esprimere solidarietà alle comunità cristiane che vivono lì”. L’iniziativa sfrutta il momento storico favorevole: la situazione è infatti migliorata grazie alla tregua fra israeliani e palestinesi che lascia sperare in un futuro di pace. Nazareth, il lago di Galilea, Gerico, il deserto di Giuda, Betlemme e Gerusalemme saranno le tappe più significative del viaggio che prevede anche momenti di “solidarietà”.  Il pellegrinaggio, promosso nel ricordo della figura di don Gino Montanari, per anni impegnato negli aiuti in Terra Santa, sarà guidato da don Giordano Mondini, direttore del Centro missionario diocesano. All’organizzazione partecipa anche il settimanale della Diocesi di Faenza-Modigliana “Il Piccolo”. (A.L.)

 

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