RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 199 - Testo della Trasmissione di venerdì 18 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Nominato dal Papa il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Firenze

 

La sollecitudine della Chiesa per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo, martoriate dalla guerra. Intervista con il cardinale Crescenzio Sepe, reduce da una visita nel Paese africano che ha avviato un processo di pace.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Entra nel vivo alla Pontificia Università Lateranense il Simposio su “Università e Chiesa in Europa”. Intervista con il cardinale Karl Lehmann

 

Cinema e tutela dei minori. L’impegno dell’Associazione italiana genitori per la qualità degli audiovisivi. Con noi, la giornalista Miela  Fagiolo d’Attila e il presidente  dell’Istituto Luce, Andrea Piersanti

 

Armonia e bellezza in scena a Roma con la Compagnia del balletto classico di Liliana Cosi e Marinel Stefanescu. Ai nostri microfoni, la celebre artista della danza.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Allarme dell’Onu in Iraq per ordigni inesplosi che hanno ferito o ucciso un migliaio di bambini

 

L’Azione Cattolica Italiana verso una stagione di rinnovamento. In settembre un’assemblea straordinaria modificherà lo statuto dell’associazione.

 

In Colombia un ex-guerrigliero delle Farc si consegna e si riaccosta ai sacramenti

 

Concluso ad Aosta il corso di formazione Cei degli incaricati diocesani per il sostegno economico alla Chiesa

 

Convegno giovanile dei missionari saveriani. A Salerno dal 27 luglio

 

24 ORE NEL MONDO:

Il presidente americano George Bush e il primo ministro britannico Tony Blair hanno difeso ieri a Washington il loro intervento militare in Iraq

 

Nuovi sforzi per la pace in Medio Oriente: domenica prossima si incontreranno il premier palestinese Abu Mazen e quello israeliano Ariel Sharon

 

La bozza della futura Costituzione europea sarà consegnata oggi pomeriggio a Roma al presidente italiano Ciampi e al premier Berlusconi.

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

18 luglio 2003

 

NOMINA DEL NUNZIO IN HONDURAS.

AUSILIARE A FIRENZE E AMMINISTRATORE AD AKKA

 

 

Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Honduras il prelato italiano mons. Antonio Arcari, attuale consigliere di nunziatura a Lima, elevandolo alla dignità di arcivescovo. Nato 50 anni fa in diocesi di Brescia, il nuovo presule, laureato in Diritto Canonico, è al servizio diplomatico della Santa Sede dal 1982 e ha prestato la propria opera successivamente presso le rappresentanze pontificie nella Repubblica Centrafricana, negli Stati Uniti d’America, quindi in Bolivia, Irlanda, Croazia, Albania e, ultimamente, in Perù.

 

In Italia, il Santo Padre ha nominato ausiliare dell’arcidiocesi di Firenze il prelato mons. Claudio Maniago, finora vicario generale della stessa sede, elevandolo alla dignità vescovile. Fiorentino di 44 anni, mons. Maniago ha studiato a Roma come alunno dell’Almo Collegio Capranica ed ha conseguito la licenza in Sacra Liturgia nella Pontificia Università di Sant’Anselmo. A Firenze, dove ora è chiamato come vescovo ausiliare al fianco dell’arcivescovo Ennio Antonelli, il nuovo presule ha svolto un intenso ministero sacerdotale come rettore del Seminario minore, direttore del Centro diocesano per le vocazioni, nonché membro del Consiglio pastorale e assistente del locale Serra Club, il movimento internazionale nato in America negli anni Trenta e composto oggi da oltre 21 mila membri di 35 nazioni, tutti laici, con lo scopo specifico di promuovere le vocazioni sacerdotali e religiose. Il movimento prende il nome dal francescano spagnolo Junipero Serra, evangelizzatore della California nel Settecento e beatificato da Giovanni Paolo II il 25 settembre 1988.

 

Il Pontefice ha nominato amministratore apostolico sede vacante dell’arcieparchia greco-melkita cattolica di Akka il presule mons. Georges Haddad, della Società dei Missionari di San Paolo, attualmente esarca apostolico per i greco-melkiti cattolici residenti in Argentina. La nomina odierna fa seguito alla rinuncia dell’arcivescovo di Akka, mons. Pierre Mouallem, che ha compiuto 75 anni lo scorso 10 maggio.

 

 

LA VISITA PASTORALE NEL CONGO KINSHASA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE

LATORE DELLA SOLLECITUDINE DELLA CHIESA PER QUELLE POPOLAZIONI MARTORIATE

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

 

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L’Africa, il continente dei conflitti dimenticati e la Repubblica Democratica del Congo, in particolare, quasi allo stremo: la Chiesa non può restare indifferente. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, è appena tornato da Kinshasa …

 

D. – Gli abbiamo chiesto di riferirci della situazione in quel Paese dilaniato da conflitti e povertà estrema ...

 

R. – Tutta l’Africa alcuni dicono che è un Continente un pò alla deriva, perché aumentano i problemi di ordine sociale, problemi umanitari e di conseguenza anche i problemi religiosi. E’ un Continente che va tenuto in considerazione da parte di tutti, se vogliamo evitare che tante guerre continuino ad insanguinare questa terra. Conflitti, miseria, povertà: è per questo che la Congregazione per la evangelizzazione dei popoli è impegnata con tutte le sue forze, perché non sia dimenticato, perché abbia la giusta considerazione sul piano umanitario e perché la Chiesa possa svolgere, con libertà, quel lavoro di evangelizzazione che è fondamentale, attese anche le grandi sfide che vengono da altri settori religiosi come le sette. E allora la mia visita si inquadra in questo contesto. E soprattutto, ho voluto dare una maggiore attenzione alla Repubblica Democratica del Congo in primo luogo per rispondere ad un invito pressante, ripetuto tante volte, da tutti i vescovi di questa nobile Nazione

 

D. – In questo contesto, eminenza, cosa può fare la Chiesa?

 

R. – Devo dire che la Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo ha fatto molto. Direi che è stata l’unica realtà che ha potuto salvare il salvabile in una situazione tragica che ha portato ad una miseria estrema e direi anche una specie di abbandono da parte delle organizzazioni internazionali. E’ stata l’unica, perché con le sue opere, con la sua attività, con il suo sapersi anche incarnare nelle situazioni sociali ed umanitarie, difatti, è l’unico baluardo che ha potuto salvare il salvabile in questa realtà. Ma la Chiesa, come mi hanno detto i vescovi, è ancor più impegnata in questo momento di transizione che è stato definito storico dai vescovi e dal presidente della Repubblica, perché è iniziato un processo di pace, un processo di riconciliazione ed io ho voluto aggiungere, anche un processo di perdono. Nei due discorsi che ho tenuto a Kisangani, che è un po’ il simbolo di questa distruzione del Paese, e poi alla Messa finale con tutti i vescovi nel santuario di Nostra Signora della Pace, a Kinshasa, ho voluto fare un appello, assieme a tutti i vescovi, ad una pace che sia duratura, effettiva, reale, ad una pace che comporti anche giustizia e, soprattutto, un appello ad una riconciliazione basata sul perdono.

 

D. – Eminenza, questo suo viaggio nel Congo-Kinshasa si inquadra in una più ampia strategia che impronta la sua missione. Vuole accennare a qualche programma futuro?

 

R. – Si inquadra nella strategia della presenza del Papa, della Santa Sede, della nostra Congregazione, per dire a questi nostri fratelli, che la Chiesa non li dimentica. Loro, esplicitamente, hanno chiesto di non essere dimenticati. E s’inquadra anche in una strategia di supporto, di aiuto, di considerazione e anche di toccare con mano, di vedere con i propri occhi questa realtà per rendersi conto, effettivamente, delle urgenze, delle necessità, dei bisogni di queste popolazioni. Questo l’ho potuto constatare, appunto, nella Repubblica Democratica del Congo, come l’ho constatato nei mesi scorsi in Uganda e Rwanda, come lo constaterò in Senegal, a Dakar, quando nel prossimo ottobre ci sarà la riunione di tutte le Conferenze episcopali dell’Africa. Spero che da questi contatti diretti si possa avere una maggiore considerazione, una maggiore comprensione della realtà in cui questi eroici vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose e anche laici, soprattutto catechisti, vivono. Le condizioni, nelle quali questi nostri fratelli svolgono il loro lavoro pastorale, sono, alle volte, di vero e proprio eroismo e spesso anche di martirio.

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

La prima pagina si apre ricordando il bombardamento di Roma (quartiere di San Lorenzo) avvenuto 60 anni fa. Il titolo è “Con la veste talare bagnata dal sangue delle vittime, Pio XII abbraccia il suo popolo ferocemente colpito”.

La terza pagina - con foto particolarmente significative -  è interamente dedicata al ricordo di quel drammatico avvenimento attraverso un approfondito e commosso contributo di un testimone, il cardinale Fiorenzo Angelini.

 

Nelle vaticane, un articolo di Paolo Risso sulla figura del sacerdote domenicano padre Tomas Tyn, a tredici anni dalla morte.

 

Nelle pagine estere, riguardo all’Iraq si sottolinea che la barbarie fa scempio dell’uomo e della sua dignità: una fossa comune a Mosul con i resti di 400 persone.

Medio Oriente: gruppi radicali palestinesi chiedono lo scioglimento del Governo di Abu Mazen.

Repubblica Democratica del Congo: varato il Governo di riconciliazione, ma non si placa la violenza nell’Ituri.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo gli esami truccati nell’Università “La Sapienza”: un’inchiesta estesa per una vicenda “avvilente”.

Ddl Gasparri: approvati nuovi criteri per il cda Rai e le modalità di privatizzazione della Tv pubblica.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

18 luglio 2003

 

L’IMPEGNO CULTURALE IN UNIVERSITA’:

LA PERSONA UMANA, AMBIENTE, ECONOMIA, SCOPERTE SCIENTIFICHE, ARTE

LE TEMATICHE AL CENTRO DEI SEMINARI SVOLTI QUESTA MATTINA,

SECONDA GIORNATA DEL SIMPOSIO “UNIVERSITA’ E CHIESA IN EUROPA”

IN CORSO A ROMA: CON NOI IL CARDINALE KARL LEHMAN

- Servizio di Fausta Speranza -

 

 

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Si tratta di chiedere alla cultura che faccia sempre e comunque riferimento alle questioni fondamentali dell’uomo. Prospettive e risultati delle più varie discipline, dunque, devono essere al servizio del vissuto dell’uomo di oggi. E nel seminario, uno dei tanti di questa mattina, dedicato proprio alla persona, è emersa chiara la via che la Chiesa offre all’uomo di oggi: la famiglia, fulcro e simbolo di ogni comunità umana. Lo ha sottolineato il prof. Arturo Cattaneo, della Pontificia Università della Santa Croce. Altri dibattiti sono stati dedicati a società, ambiente ed economia sempre dal punto di vista delle scienze e dal punto di vista delle arti. E’ stato ricordato che un punto di vista miope sarebbe non guardarsi indietro dimenticando il patrimonio culturale che proprio Università e Chiesa hanno costruito nei secoli.

 

Dagli incontri di questa mattina sembra chiaro che è proprio questo il termine migliore: “patrimonio culturale”, perché è un bacino dal quale attingere e perché è quasi “un di più” della cultura. E’ quando la cultura si fa armonizzazione in una visione unitaria di componenti storiche, religiose, sociali; quando la cultura esprime valori fondamentali come la centralità della persona, il suo bisogno di dignità e di solidarietà. Depositaria di questi valori è da sempre la Chiesa e  lo è stata l’Università. Hanno sempre trovato percorsi da fare insieme – è stato detto. Ma – come ha sottolineato il rettore della Cattolica di Milano, il prof. Lorenzo Ornaghi – l’epoca in cui viviamo conosce una fase di grandi trasformazioni, analoga a quella in cui nacquero le Università. Allora si trattava di guidare il passaggio dall’ordine medievale alle moderne forme politico-statali. Oggi, si tratta di fronteggiare da una parte la globalizzazione e l’universalismo; dall’altra sempre nuove forme di ripiegamento e di particolarismo. In questa sede il dialogo per trovare  risposte è avviato proprio tra Università e Chiesa, cioè in definitiva tra scienza e fede.

 

Delle potenzialità di questo dialogo ha parlato il cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca, nell’intervista rilasciata a Dorotea Gambardella.

 

R. – E’ una storia di conflitti, ma credo che oggi ci sia, da una parte il pericolo che tra le due si instauri una sorta di indifferenza, ma d’altra parte ritengo che ci sia anche la possibilità di dialogo. Spero che questo simposio possa essere un’occasione per approfondire questo dialogo. Da una parte la scienza oggi sa che non può risolvere da sola tutto e dall’altra parte la fede non deve avere paura della scienza. San Tommaso ha detto che “mai la fede può essere esaurita dal sapere” e credo che questo sia molto importante per trovare un equilibrio.

 

D. – Nella sua prolusione, lei definisce l’Europa una sfida, ma anche un’opportuni-tà, in che senso?

 

R. – Una sfida, perché oggi abbiamo un clima molto secolarizzato, a volte molto distante dalla fede. Si vede da tutta questa discussione sulla costruzione con un atteggiamento di tanti che, per esempio, non vogliono porre un riferimento a Dio o al patrimonio cristiano nell’Europa, e per questo dobbiamo essere pronti, dobbiamo sforzarci di poter far udire la voce di Dio anche in questo contesto. Mi pare anche che abbiamo già raggiunto tanto in questa costruzione, così non è tutto vano e per questo credo che anche questo Congresso possa raggiungere alcuni obiettivi.

 

D. -  Qual è il ruolo delle Università nell’Europa?

 

R. – L’Università ha avuto un grande ruolo nella storia. Tra l’altro quest’anno ricorre il settimo centenario della fondazione dell’Università romana La Sapienza. Credo che gli Atenei, nelle diverse forme attuali, compresi quelli cattolici, possano, da una parte impegnarsi in una ricerca che sia indipendente, per esempio dalle industrie, dove tutto è subordinato al successo, e d’altra parte questa ricerca, veramente scientifica, può offrire la grande possibilità di formazione dei giovani.

 

Resta da dire che sono 200 i partecipanti dall’Ucraina, 50 dalla Lituania. Sono due cifre che dicono quanto sia alta la presenza dell’Est europeo. E’ la conferma che questo incontro è stato possibile per una rete eccezionale di collegamenti che ha però ulteriori enormi potenzialità in termini di diramazione. E l’apertura non si ferma qui. Di valore anche simbolico, l’incontro in video conferenza, in collegamento con l’Università di Pechino, che si è svolto questa mattina all’interno di uno dei seminari. A confronto il diritto di famiglia in Italia e in Cina, uno dei tanti orizzonti di confronto possibili.

 

Dall’Università Lateranense, Fausta Speranza, Radio Vaticana.

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CINEMA E TUTELA DEI MINORI. L’IMPEGNO DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA

GENITORI PER LA QUALITÁ DEGLI AUDIOVISIVI

- Servizio di Massimo Donaddio -

 

 

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Come valutare la qualità delle opere audiovisive, e cinematografiche in particolare, che ogni giorno vedono molto spesso i minori come principali fruitori? Come tutelare gli stessi bambini  e ragazzi di fronte a contenuti e immagini ritenuti non adatti ad uno sviluppo sereno ed armonico della loro personalità in formazione? Sono solo alcune delle domande che l’Associazione Italiana Genitori (A.Ge) si è posta nel suo impegno per cercare di incidere positivamente sull’ampio dibattito che coinvolge il sistema dei media in generale in ordine a possibili, e probabilmente prossimi, riassetti normativi.

 

Ritenendo che dal confronto con culture e approcci diversi potessero emergere stimoli nuovi sulla tutela dei minori nei media e sulla partecipazione delle famiglie al funzionamento delle istituzioni preposte a questo compito, l’Associazione Genitori ha condotto uno studio specifico sulle modalità di classificazione cinematografica in numerosi Paesi europei e negli Stati Uniti, presentandone i risultati nell’ambito di un convegno dal significativo titolo “Cinema e tutela dei minori”. La curatrice della ricerca, la giornalista Miela Fagiolo d’Attilia, rappresentante dei genitori nella commissione di revisione cinematografica del Dipartimento spettacolo del ministero dei Beni culturali, ci ha spiegato il quadro attorno a cui si è mosso il suo lavoro:

 

“I dati salienti che emergono dalla ricerca sono moltissimi. Intanto, la diversità tra le realtà europee. Il mondo europeo è un mondo che ha una cultura che dà allo Stato un ruolo comunque forte. Una presenza che si sente all’interno delle normative. Lo Stato dà al minore un ruolo specifico, un’attenzione particolare esprimendo proprio un concetto, un’attenzione verso la tutela dei minori. Mi ha colpito molto il fatto che, invece, in America tutto sia molto più libero. Quello che in Europa, con le varie diversità delle normative europee, viene considerato soggetto di diritti, cioè il minore, in America, invece, viene solo considerato un piccolo consumatore che deve crescere con la fiducia nell’azienda”.

 

Nell’ambito della tutela dei minori si sta progressivamente sostituendo all’antico concetto di censura quello della classificazione degli audiovisivi. Per l’Associazione Genitori sembra essenziale, allora, individuare criteri condivisi per una corretta valutazione dei prodotti cinematografici, affinché sia esercitabile un controllo che vada a garanzia dei minori, lungi dall’interferire con le libertà di espressione costituzionalmente garantite. Certamente, per raggiungere gli obiettivi che i genitori si sono prefissati sarà fondamentale anche l’atteggiamento e l’opinione degli stessi produttori  di audiovisivi. Andrea Piersanti, presidente dell’Istituto Luce e intervenuto al convegno, ci offre la prospettiva di chi lavora nel mondo del cinema:

 

“Ha senso regolamentare la produzione di prodotti audio visuali per il grande pubblico, perché la tutela dei minori è un obbligo politico prioritario. L’unico strumento possibile è, ovviamente, quello della responsabilizzazione delle parti in causa, dei player della filiera produttiva, per cui sicuramente devono essere responsabilizzati in modo diretto i produttori. Devono essere responsabilizzati in modo diretto le Associazioni dei genitori e pedagogisti, così come deve avere un ruolo di responsabilità l’istituzione, che non può sottrarsi, od eludere i propri impegni. Ma soltanto nella piena responsabilizzazione dei 3 player della filiera, di questo tipo di norma a tutela dei minori, si possono ottenere dei risultati”.

 

Solamente sulla collaborazione fra Stato, produttori e famiglie, secondo l’Associazione Genitori, potrà essere fondato un autentico rispetto dei minori, che incoraggi la crescita positiva dei ragazzi, sulla base dei valori fondanti della persona umana.

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ARMONIA E BELLEZZA IN SCENA A ROMA CON LA COMPAGNIA BALLETTO CLASSICO

DI LILIANA COSI E MARINEL STEFANESCU

 

Diffondere l’arte del balletto classico, con i suoi intrinsechi valori di armonia e bellezza. Questo l’obiettivo della Compagnia Balletto Classico fondata da Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, nel 1975, quando erano all’apice della loro carriera artistica. Ed è il medesimo spirito che l’altra sera ha animato lo spettacolo intitolato “2003: il classico c’è”, svoltosi al teatro all’aperto Estagora a Roma. Tra i brani in repertorio: “Romeo e Giulietta” di Ciaikovski, “In attesa del nuovo tempo” di Brahams, “Ricordo di Madre Teresa di Calcutta”, dal Requiem di Mozart. Tutte musiche riarrangiate da Stefanescu. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

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Un repertorio classico, inteso come linguaggio universale, a cui il coreografo Marinel Stefanescu ha attinto con fantasia per creare uno spettacolo in cui la leggiadria dei ballerini sia armonicamente fusa con le vibranti note di Ciaikovski, Gounod, Mozart  e Brahms. Sentiamo Liliana Cosi:

 

R. – Abbiamo chiamato lo spettacolo lun omaggio al classico nel 2003. Classico per noi si intende tensione verso la bellezza, verso l’armonia, non un periodo storico preciso. Noi crediamo che tutti abbiamo il diritto di cimentarci nell’inventare bellezza ed armonia.

 

D. – Secondo lei, il balletto in Italia è valorizzato in modo appropriato?

 

R. – Non mi sembra proprio perché facciamo talmente fatica a trovare lavoro, a trovare spettacoli. Oltretutto la televisione l’ha completamente dimenticato nei suoi palinsesti.

 

D. – Perché rispetto alla lirica, per esempio, è considerato di serie B?

 

R. – E questione di cultura. In Italia è così. In Francia, in Germania in Inghilterra non è certo così. Ci sono spettacoli, festival molto, molto più numerosi che non in Italia, senza contare l’Est europeo dove c’è una tradizione maggiore. In Italia abbiamo la lirica che fa un pochino la parte del leone e allora tutti  i soldi vanno alla lirica.

 

Tra i brani eseguiti anche uno dedicato a Madre Teresa di Calcutta in occasione della sua morte nel settembre del 1995: il Requiem di Mozart, arrangiato elettronicamente da Marinel Stefanescu per renderlo più adatto alla danza. Ascoltiamo ancora Liliana Cosi:

 

R. – Un piccolo omaggio ad una donna incredibile, una dona davanti alla quale, durante il suo funerale – lo ricorderemo tutti – è passato il mondo intero. Si è visto che l’amore quando è vero rompe le barriere, costruisce rapporti.

 

D. – Qual è lo spirito, il messaggio di questa serata?

 

R. – L’amore verso la bellezza. E non è da poco perché la bellezza è un attributo di Dio e lo abbiamo dimenticato. Come abbiamo dimenticato che un attributo di Dio è anche la fantasia, la gioia. Allora se l’arte propone anche questi valori aiuta le persone ad innalzarsi, a scoprire anche dentro di sé quei valori che sono vicino a Dio perché sono Dio stesso.

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CHIESA E SOCIETA’

18 luglio 2003

 

ALLARME DELL’UNICEF PER LE BOMBE E MISSILI-KILLER, IN IRAQ.

UN MIGLIAIO DI BAMBINI FERITI O UCCISI

PER AVER MANEGGIATO ORDIGNI INESPLOSI

ABBANDONATI DALLE FORZE DI SADDAM IN RITIRATA

 

BAGHDAD. = Dalla fine della guerra in Iraq, più di mille bambini sono rimasti feriti o uccisi per avere incautamente manipolato bombe e proiettili abbandonati. La denuncia viene dall'Unicef, che ieri ha messo in guardia da un altro pericolo mortale: quello dei missili terra-aria lasciati un po' ovunque dalle forze irachene durante la loro ritirata. Geoff Keele, uno dei responsabili del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia a Baghdad, ha affermato in conferenza stampa che i missili sono quasi tutti danneggiati ma con la testata ancora operativa. A volte, ha detto, è sufficiente solo toccarli per farli esplodere. “A Haditha, nei pressi di Baghdad – ha riferito Keele - recentemente una trentina di bambini sono rimasti uccisi mentre frugavano in un deposito di munizioni per procurarsi metallo da rivendere”. Il funzionario dell’Unicef ha aggiunto che ammontano a circa un migliaio i siti missilistici in Iraq e che nella sola zona di Baghdad se ne contano piu' di cento. A Kirkuk, la capitale petrolifera del nord, secondo Keele nelle ultime due settimane di aprile 133 bambini sono rimasti feriti o uccisi in incidenti di questo genere. (A.D.C.) 

 

L’AZIONE CATTOLICA ITALIANA VERSO UNA STAGIONE DI RINNOVAMENTO.

IN SETTEMBRE UN’ ASSEMBLEA STRAORDINARIA MODIFICHERÁ LO STATUTO.

PREVISTO NEL 2004 PELLEGRINAGGIO NAZIONALE A LORETO

 

ROMA. = L’Azione Cattolica italiana si avvia verso una stagione di cambiamento e di modernizzazione che vedrà come tappe determinanti due appuntamenti forti nel giro di un anno. Dal 12 al 14 settembre si terrà la prima assemblea straordinaria nella storia dell’associazione, con lo scopo di rinnovare lo statuto, che andrà a sostituire quello attuale, approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel 1969 “ad experimentum” per 3 anni, e sempre riconfermato nel corso degli anni. La seconda tappa importante sarà invece il pellegrinaggio nazionale a Loreto che si svolgerà nel settembre del 2004, e che dovrà segnare, secondo gli auspici di Paola Bignardi, presidente dell’associazione, un futuro marcatamente missionario per l’organizzazione. Farsi compagni di viaggio di tutti coloro che si pongono in ricerca del senso della vita, in ricerca di Dio, della fede o di una rinnovata fede: questo è il primo obiettivo che la rinnovata Azione cattolica proporrà ai suoi 368.160 soci. “Lo spirito missionario sarà allora la sintesi – afferma Paola Bignardi – della nuova vita dell’associazione, che comporterà un’accentuazione esplicita della testimonianza nella vita quotidiana, accompagnata da un maggiore radicamento diocesano, che è radicamento in una Chiesa concreta, in una cultura, in una storia”. Attualmente l’Azione cattolica sta vivendo una fase di sostegno e di attenzione da parte dei pastori della Chiesa, testimoniata dalla lettera dei vescovi italiani del marzo scorso e dall’incontro con il Papa nel mese successivo. “Quasi ogni vescovo – afferma con soddisfazione l’assistente ecclesiastico generale dell’associazione, mons. Francesco Lambiasi – ha scritto una lettera, un messaggio, all’Ac della sua diocesi”. (M.D.)

 

 

UN EX ESPONENTE DELLE FARC, LE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE COLOMBIANE,

SI CONSEGNA ALLE FORZE DELL’ORDINE E DECIDE DI RIACCOSTARSI ALLA FEDE.

E’ TRA GLI 800 EX COMBATTENTI CHE SINORA HANNO ADERITO AL PIANO GOVERNATIVO CHE FAVORISCE COLORO CHE RINUNCIANO ALLE ARMI

 

BOGOTA’ . = “Ne avevo abbastanza della guerra e volevo riconciliarmi con Dio”. Così un ex esponente delle Farc, (Forze armate rivoluzionarie colombiane)  che, dopo essersi consegnato alle forze dell’ordine colombiane, lo scorso fine settimana ha ricevuto la Prima Comunione. Il suo nome è Erminsul de Jesus Guerra.  La cerimonia si è svolta nella cappella del quartier generale della polizia di Medellin alla presenza degli altri sette ex combattenti e del cappellano della questura. A darne notizia è stato il comandante di Polizia di Antioquia, William Duarte, il quale ha aggiunto che il rivoluzionario ha deciso di aderire al Piano nazionale di reinserimento promosso dal governo e di abbandonare insieme ad altri sette compagni la lotta armata. Si tratta di un piano varato all’inizio dell’anno,  rivolto a tutti coloro che intendono rinunciare alle armi. Ad oggi sono oltre ottocento i combattenti delle Farc che hanno aderito alla proposta governativa. Il programma prevede un sussidio economico, assistenza psicologica, corsi di formazione e protezione. (C.C.)

 

 

I SEDICI NUOVI INCARICATI DIOCESANI PER IL SOSTEGNO ECONOMICO

ALLA CHIESA CATTOLICA CHIUDONO OGGI, IN PROVINCIA DI AOSTA,

L’APPOSITO CORSO DI FORMAZIONE ISTITUITO DALLA CEI

 

AOSTA. = Si conclude oggi a Prè St. Didier, in provincia di Aosta, il terzo Corso di formazione per sedici nuovi incaricati diocesani per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, promosso dalla Cei. Diversi gli ambiti di studio affrontati durante i tre giorni del corso, iniziato il 16 luglio scorso: i temi ha riguardato i valori teologici, ecclesiali e civili del sovvenire, i fondamenti ecclesiali e pastorali di questo particolare servizio e le recenti determinazioni dell'episcopato in materia. Inoltre i nuovi incaricati hanno approfondito anche gli aspetti del lavoro svolto dal servizio Cei per le diocesi, i dati sul sistema economico alla Chiesa, le campagne promozionali per l'8 per mille e le offerte per il sostentamento clero con particolare attenzione all'impegno locale. Altre sessioni hanno fornito sussidi educativi e informativi per il lavoro con le comunità parrocchiali e gettato uno sguardo sugli aspetti socio-religiosi del sovvenire, sullo stato attuale del servizio e sulle prospettive future di impegno. Ai lavori hanno preso parte mons. Germano Zaccheo, vescovo di Casale Monferrato e presidente del Comitato per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, oltre ad esperti della Cei e ad incaricati veterani di altre diocesi. “L'impegno degli incaricati diocesani è complesso - ha spiegato Paolo Mascarino, direttore dell’apposito Servizio della Conferenza episcopale italiana - avendo a che fare con un tema che miscela aspetti pastorali e tecnici, educativi e promozionali, spirituali e operativi”. (A.D.C.)

 

 

IL DIALOGO COME FORMA DI MISSIONE, ANNUNCIO E TESTIMONIANZA.

E’ QUESTO IL TEMA DELL CONVEGNO GIOVANILE ORGANIZZATO A SALERNO,

DAL 27 LUGLIO AL 3 AGOSTO, DAI MISSIONARI SAVERIANI

 

SALERNO. = In un mondo che appare spesso come una Babele della comunicazione, dove si parla molto ma si dialoga poco, i missionari saveriani hanno organizzato a Salerno, dal 27 luglio al 3 agosto, un convegno giovanile con l’intento di promuovere il confronto nella vita quotidiana. L’appuntamento intende far riflettere soprattutto sulla centralità del dialogo per la crescita umana e spirituale dei giovani che hanno davvero a cuore la ‘Missione’. “È nostra intenzione riflettere insieme sul tema del dialogo – ha spiegato all’Agenzia missionaria Misna padre Giovanni Gargano. “Ogni partecipante – ha aggiunto il missionario - sarà un vero protagonista lavorando insieme con gli altri attraverso dinamiche di gruppo e laboratori”. Padre Gargano ha infine ricordato che a Salerno non mancheranno momenti di preghiera, animazione e svago. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito: http://www.missionegiovani.it (A.L.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

18 luglio 2003

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Il mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa irachene, l’accusa rivolta all’amministrazione americana di aver manipolato l’intelligence e i ripetuti attacchi contro le forze statunitensi in Iraq, non sembrano provocare, nel capo della Casa Bianca, George Bush, e nel premier britannico, Tony Blair, interrogativi sulla liceità dell’intervento militare nel Golfo Persico. I due leader politici, parlando di fronte al Congresso degli Stati Uniti, hanno ribadito ieri di voler dare al Paese arabo quell’ orientamento democratico che il regime di Saddam Hussein non avrebbe mai perseguito. Ma paradossalmente la risposta dell’ex rais è già arrivata, nel giorno del 35° anniversario della presa del potere del partito Baath, in un nuovo video trasmesso ieri dalle reti arabe Al Jazira e Al-Arabiya. Per approfondire gli aspetti di questo “dibattito”, al quale hanno partecipato direttamente e indirettamente i principali protagonisti politici della seconda guerra del Golfo, ascoltiamo il servizio di Elena Molinari:

 

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Il premier britannico, Tony Blair, per la prima volta a Washington dalla fine del conflitto iracheno, fa quadrato con il presidente americano contro le accuse di aver manipolato informazioni per esagerare il rischio posto da Saddam. Parlando al Congresso americano, il primo ministro dice anche di credere, con ogni fibra del proprio istinto, che la guerra all’Iraq era giusta, ma fa anche un’ammissione: “Se anche avessimo avuto torto sulle ragioni della guerra – dice per la prima volta – abbiamo comunque distrutto una minaccia”. Di lavoro da fare in Iraq ne resta però molto. Poche ore prima che Blair arrivasse in America, era infatti ricomparso lo stesso Saddam Hussein con un messaggio audio trasmesso dalla tivù Al Jazeera. L’ex presidente iracheno ha chiamato alla guerra santa contro le forze di occupazione. “L’unica soluzione – ha detto – è quella di resistere per mezzo della Jihad e sconfiggerli”.

 

Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.

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In Medio Oriente gli sforzi diplomatici sono tutti rivolti alla realizzazione della “Road map”. Proprio nel solco tracciato dall’itinerario di pace architettato da Unione Europea, Stati Uniti, Russia e Nazioni Unite, si colloca l’incontro previsto domenica prossima tra il premier israeliano, Ariel Sharon, ed il primo ministro palestinese, Abu Mazen. Gli appuntamenti per rilanciare il dialogo israelo-palesti-nese, osteggiato da Hamas e Jihad islamica, continueranno a Washington il 25 ed il 29 luglio quando il presidente americano, George Bush, incontrerà separatamente prima Abu Mazen e quindi Sharon. Mentre intanto il presidente palestinese, Yasser Arafat, rimane isolato nella città di Ramallah, nei Territori sembra fortunatamente resistere una situazione di relativa calma.

 

Ed un graduale ritorno alla normalità sembra contraddistinguere anche lo scenario politico di Sao Tomè e Principe, l’arcipelago africano teatro mercoledì scorso di un colpo di stato compiuto dai militari guidati dal generale Pereira. I golpisti hanno promesso elezioni democratiche al più presto ed hanno dichiarato che il loro gesto è una reazione all'instabilità politica ed economica che affligge il Paese.

 

Restiamo nel Continente nero e andiamo in Congo dove con il giuramento, ieri a Kinshasa, dei quattro vicepresidenti è ormai una realtà il varo definitivo del governo. Ma sul processo di pace realizzato nel Paese africano pesa come una spada di Damocle la situazione sempre più drammatica dell’Ituri, dove ieri violentissimi scontri interetnici hanno causato la morte di oltre 50 persone. Quali sono dunque le speranze per il futuro dell’ex Zaire? Stefano Leszczynsky lo ha chiesto al portavoce dei vescovi congolesi, padre Valerio Shango:

 

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R. - Il governo che è stato instaurato in Congo in questi giorni è un governo di unità nazionale. I parlamentari sono stati designati per consentire, giustamente, che dal parlamento possa sorgere un discorso molto democratico. Questa riflessione, che dovrà aiutare i membri del governo anzitutto a pensare alla ricostruzione del Congo, quindi alla riconciliazione tra tutte le componenti politiche.

 

D. – Un’operazione tutt’altro che facile, tra l’altro le violenze in Congo non si fermano. Come fermare questa guerra civile?

 

R. – Bisognerebbe quanto prima attivare questo tribunale penale internazionale sulla Repubblica Democratica del Congo, che sicuramente coinvolgerà Tomas Lubanga, questo ribelle che continua, purtroppo, ad uccidere il proprio popolo. Quindi, questo tribunale rimane l’unica via che può scoraggiare non soltanto Tomas Lubanga, ma anche coloro che lo appoggiano dall’esterno. C’è il Rwanda che continua a mandare le armi e poi c’è l’Uganda dall’altro lato.

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Fa discutere una riforma approvata ieri dal governo del Gabon. Il presidente Omar Bongo, al potere dal 1966, potrà ricandidarsi a vita, contrariamente a quanto disposto finora dalla Costituzione. L’opposizione ha invocato un intervento della comunità internazionale, sottolineando come l’introduzione del multipartitismo – avvenuta nel 1990 – non abbia mai mutato il quadro politico del Paese africano.

 

Appaiono sempre più solide le speranze di pace nelle Filippine, Paese dove il governo ha annunciato stamattina la firma di una tregua con il Fronte moro islamico di liberazione, il principale gruppo di ribelli nel Paese. Ai 9 leader del movimento verranno consegnati altrettanti salvacondotti, per consentire loro di partecipare ai colloqui di pace, previsti in Malaysia nei prossimi giorni.

 

Si continua a discutere sui possibili negoziati per la soluzione della crisi nucleare nordcoreana. Giappone e Corea del Sud premono per colloqui multilaterali, ma la Cina ha appoggiato oggi la linea di Pyongyang per una trattativa bilaterale con gli Stati Uniti. Il servizio di Chiaretta Zucconi:

 

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Della questione parleranno oggi, a Washington, il vice-ministro degli esteri cinese, Dai Bingguo, ed il segretario di Stato americano Colin Powell. In una conferenza stampa pochi minuti fa, il portavoce della Casa Bianca, Richard Boucher, ha dichiarato che nel corso della riunione le delegazioni cercheranno di trovare un accordo su un obiettivo comune, raggiungere in tempi brevi i negoziati multilaterali con il regime comunista per superare l’impasse. Ma intanto cresce la tensione nella Penisola coreana dopo lo scambio di colpi di artiglieria, ieri, lungo la zona demilitarizzata, che separa le due Coree da oltre mezzo secolo. Oggi, un nordcoreano di 30 anni è scappato al Sud oltrepassando il confine del 38° parallelo. “Abbiamo fame, il nostro Paese è sull’orlo del baratro” ha detto l’uomo arrendendosi ai militari sudcoreani.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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La fotoreporter Zahra Kazemi, la giornalista di origine canadese deceduta il 12 luglio scorso, sarebbe morta per un’emorragia cerebrale in seguito, secondo quanto ammesso da alcune fonti iraniane, alle percosse ricevute in carcere dopo il suo arresto. Ma il ministro degli esteri, Kharrazi, ha affermato che il decesso  potrebbe essere anche stato provocato “da un incidente o da una caduta”.

 

Il presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing, consegnerà oggi pomeriggio a Roma la bozza della futura Costituzione europea al Presidente della Repubblica Ciampi e al premier Berlusconi. La accompagnerà con un invito a non stravolgere il testo, elaborato dopo quasi 18 mesi di lavoro. Spetta all’Italia, infatti, quale presidente di turno dell’Unione europea, guidare la Conferenza intergovernativa che adotterà il testo finale. Se un accordo sarà raggiunto entro fine anno, Roma ospiterà la cerimonia della firma.

 

 

 

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