RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 199 - Testo della
Trasmissione di venerdì 18 luglio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Nominato dal Papa il vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di
Firenze
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA
E SOCIETA’:
Allarme dell’Onu in Iraq per
ordigni inesplosi che hanno ferito o ucciso un migliaio di bambini
In Colombia un ex-guerrigliero
delle Farc si consegna e si riaccosta ai sacramenti
Convegno giovanile dei missionari saveriani.
A Salerno dal 27 luglio
Il presidente americano George Bush e il primo ministro britannico Tony Blair hanno difeso ieri a Washington il loro intervento militare in Iraq
Nuovi sforzi per la pace in Medio Oriente: domenica prossima si incontreranno il premier palestinese Abu Mazen e quello israeliano Ariel Sharon
La bozza della futura Costituzione europea sarà consegnata oggi pomeriggio a Roma al presidente italiano Ciampi e al premier Berlusconi.
18 luglio 2003
NOMINA
DEL NUNZIO IN HONDURAS.
AUSILIARE
A FIRENZE E AMMINISTRATORE AD AKKA
Il Papa
ha nominato nunzio apostolico in Honduras il prelato italiano mons. Antonio
Arcari, attuale consigliere di nunziatura a Lima, elevandolo alla dignità di
arcivescovo. Nato 50 anni fa in diocesi di Brescia, il nuovo presule, laureato
in Diritto Canonico, è al servizio diplomatico della Santa Sede dal 1982 e ha
prestato la propria opera successivamente presso le rappresentanze pontificie
nella Repubblica Centrafricana, negli Stati Uniti d’America, quindi in Bolivia,
Irlanda, Croazia, Albania e, ultimamente, in Perù.
In Italia, il Santo Padre ha nominato ausiliare
dell’arcidiocesi di Firenze il prelato mons. Claudio Maniago, finora vicario
generale della stessa sede, elevandolo alla dignità vescovile. Fiorentino di 44
anni, mons. Maniago ha studiato a Roma come alunno dell’Almo Collegio Capranica
ed ha conseguito la licenza in Sacra Liturgia nella Pontificia Università di
Sant’Anselmo. A Firenze, dove ora è chiamato come vescovo ausiliare al fianco
dell’arcivescovo Ennio Antonelli, il nuovo presule ha svolto un intenso
ministero sacerdotale come rettore del Seminario minore, direttore del Centro
diocesano per le vocazioni, nonché membro del Consiglio pastorale e assistente
del locale Serra Club, il movimento internazionale nato in America negli anni
Trenta e composto oggi da oltre 21 mila membri di 35 nazioni, tutti laici, con
lo scopo specifico di promuovere le vocazioni sacerdotali e religiose. Il
movimento prende il nome dal francescano spagnolo Junipero Serra,
evangelizzatore della California nel Settecento e beatificato da Giovanni Paolo
II il 25 settembre 1988.
Il Pontefice ha nominato amministratore apostolico sede vacante dell’arcieparchia
greco-melkita cattolica di Akka il presule mons. Georges Haddad, della Società
dei Missionari di San Paolo, attualmente esarca apostolico per i greco-melkiti
cattolici residenti in Argentina. La nomina odierna fa seguito alla rinuncia
dell’arcivescovo di Akka, mons. Pierre Mouallem, che ha compiuto 75 anni lo
scorso 10 maggio.
LA VISITA PASTORALE NEL CONGO
KINSHASA DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
LATORE
DELLA SOLLECITUDINE DELLA CHIESA PER QUELLE POPOLAZIONI MARTORIATE
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Servizio di Giovanni Peduto -
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L’Africa, il continente dei conflitti dimenticati e la
Repubblica Democratica del Congo, in particolare, quasi allo stremo: la Chiesa
non può restare indifferente. Il prefetto della Congregazione per
l’Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe, è appena tornato
da Kinshasa …
D. – Gli abbiamo chiesto di riferirci della situazione in
quel Paese dilaniato da conflitti e povertà estrema ...
R. – Tutta l’Africa alcuni dicono che è un Continente un
pò alla deriva, perché aumentano i problemi di ordine sociale, problemi
umanitari e di conseguenza anche i problemi religiosi. E’ un Continente che va
tenuto in considerazione da parte di tutti, se vogliamo evitare che tante
guerre continuino ad insanguinare questa terra. Conflitti, miseria, povertà: è
per questo che la Congregazione per la evangelizzazione dei popoli è impegnata
con tutte le sue forze, perché non sia dimenticato, perché abbia la giusta
considerazione sul piano umanitario e perché la Chiesa possa svolgere, con
libertà, quel lavoro di evangelizzazione che è fondamentale, attese anche le
grandi sfide che vengono da altri settori religiosi come le sette. E allora la
mia visita si inquadra in questo contesto. E soprattutto, ho voluto dare una
maggiore attenzione alla Repubblica Democratica del Congo in primo luogo per
rispondere ad un invito pressante, ripetuto tante volte, da tutti i vescovi di
questa nobile Nazione
D. – In questo contesto, eminenza, cosa può fare la
Chiesa?
R. – Devo dire che la Chiesa nella Repubblica Democratica
del Congo ha fatto molto. Direi che è stata l’unica realtà che ha potuto
salvare il salvabile in una situazione tragica che ha portato ad una miseria
estrema e direi anche una specie di abbandono da parte delle organizzazioni
internazionali. E’ stata l’unica, perché con le sue opere, con la sua attività,
con il suo sapersi anche incarnare nelle situazioni sociali ed umanitarie,
difatti, è l’unico baluardo che ha potuto salvare il salvabile in questa
realtà. Ma la Chiesa, come mi hanno detto i vescovi, è ancor più impegnata in
questo momento di transizione che è stato definito storico dai vescovi e dal
presidente della Repubblica, perché è iniziato un processo di pace, un processo
di riconciliazione ed io ho voluto aggiungere, anche un processo di perdono.
Nei due discorsi che ho tenuto a Kisangani, che è un po’ il simbolo di questa
distruzione del Paese, e poi alla Messa finale con tutti i vescovi nel
santuario di Nostra Signora della Pace, a Kinshasa, ho voluto fare un appello,
assieme a tutti i vescovi, ad una pace che sia duratura, effettiva, reale, ad
una pace che comporti anche giustizia e, soprattutto, un appello ad una
riconciliazione basata sul perdono.
D. – Eminenza, questo suo viaggio nel Congo-Kinshasa si
inquadra in una più ampia strategia che impronta la sua missione. Vuole
accennare a qualche programma futuro?
R. – Si inquadra nella strategia della presenza del Papa,
della Santa Sede, della nostra Congregazione, per dire a questi nostri
fratelli, che la Chiesa non li dimentica. Loro, esplicitamente, hanno chiesto
di non essere dimenticati. E s’inquadra anche in una strategia di supporto, di
aiuto, di considerazione e anche di toccare con mano, di vedere con i propri
occhi questa realtà per rendersi conto, effettivamente, delle urgenze, delle
necessità, dei bisogni di queste popolazioni. Questo l’ho potuto constatare,
appunto, nella Repubblica Democratica del Congo, come l’ho constatato nei mesi
scorsi in Uganda e Rwanda, come lo constaterò in Senegal, a Dakar, quando nel
prossimo ottobre ci sarà la riunione di tutte le Conferenze episcopali
dell’Africa. Spero che da questi contatti diretti si possa avere una maggiore
considerazione, una maggiore comprensione della realtà in cui questi eroici
vescovi e sacerdoti, religiosi e religiose e anche laici, soprattutto catechisti,
vivono. Le condizioni, nelle quali questi nostri fratelli svolgono il loro
lavoro pastorale, sono, alle volte, di vero e proprio eroismo e spesso anche di
martirio.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
La prima pagina si apre
ricordando il bombardamento di Roma (quartiere di San Lorenzo) avvenuto 60 anni
fa. Il titolo è “Con la veste talare bagnata dal sangue delle vittime, Pio XII
abbraccia il suo popolo ferocemente colpito”.
La terza pagina -
con foto particolarmente significative - è interamente dedicata al
ricordo di quel drammatico avvenimento attraverso un approfondito e commosso
contributo di un testimone, il cardinale Fiorenzo Angelini.
Nelle vaticane, un articolo di
Paolo Risso sulla figura del sacerdote domenicano padre Tomas Tyn, a
tredici anni dalla morte.
Nelle pagine estere, riguardo
all’Iraq si sottolinea che la barbarie fa scempio dell’uomo e della sua
dignità: una fossa comune a Mosul con i resti di 400 persone.
Medio Oriente: gruppi radicali
palestinesi chiedono lo scioglimento del Governo di Abu Mazen.
Repubblica Democratica del
Congo: varato il Governo di riconciliazione, ma non si placa la violenza nell’Ituri.
Nelle pagine italiane, in rilievo
gli esami truccati nell’Università “La Sapienza”: un’inchiesta estesa per una
vicenda “avvilente”.
Ddl Gasparri: approvati nuovi
criteri per il cda Rai e le modalità di privatizzazione della Tv pubblica.
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18 luglio 2003
L’IMPEGNO
CULTURALE IN UNIVERSITA’:
LA
PERSONA UMANA, AMBIENTE, ECONOMIA, SCOPERTE SCIENTIFICHE, ARTE
LE
TEMATICHE AL CENTRO DEI SEMINARI SVOLTI QUESTA MATTINA,
SECONDA
GIORNATA DEL SIMPOSIO “UNIVERSITA’ E CHIESA IN EUROPA”
IN
CORSO A ROMA: CON NOI IL CARDINALE KARL LEHMAN
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Servizio di Fausta Speranza -
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Si
tratta di chiedere alla cultura che faccia sempre e comunque riferimento alle
questioni fondamentali dell’uomo. Prospettive e risultati delle più varie discipline,
dunque, devono essere al servizio del vissuto dell’uomo di oggi. E nel seminario,
uno dei tanti di questa mattina, dedicato proprio alla persona, è emersa chiara
la via che la Chiesa offre all’uomo di oggi: la famiglia, fulcro e simbolo di
ogni comunità umana. Lo ha sottolineato il prof. Arturo Cattaneo, della
Pontificia Università della Santa Croce. Altri dibattiti sono stati dedicati a
società, ambiente ed economia sempre dal punto di vista delle scienze e dal
punto di vista delle arti. E’ stato ricordato che un punto di vista miope
sarebbe non guardarsi indietro dimenticando il patrimonio culturale che proprio
Università e Chiesa hanno costruito nei secoli.
Dagli incontri di questa mattina sembra chiaro che è
proprio questo il termine migliore: “patrimonio culturale”, perché è un bacino
dal quale attingere e perché è quasi “un di più” della cultura. E’ quando la
cultura si fa armonizzazione in una visione unitaria di componenti storiche,
religiose, sociali; quando la cultura esprime valori fondamentali come la
centralità della persona, il suo bisogno di dignità e di solidarietà.
Depositaria di questi valori è da sempre la Chiesa e lo è stata l’Università. Hanno sempre trovato percorsi da fare
insieme – è stato detto. Ma – come ha sottolineato il rettore della Cattolica
di Milano, il prof. Lorenzo Ornaghi – l’epoca in cui viviamo conosce una fase
di grandi trasformazioni, analoga a quella in cui nacquero le Università.
Allora si trattava di guidare il passaggio dall’ordine medievale alle moderne
forme politico-statali. Oggi, si tratta di fronteggiare da una parte la
globalizzazione e l’universalismo; dall’altra sempre nuove forme di
ripiegamento e di particolarismo. In questa sede il dialogo per trovare risposte è avviato proprio tra Università e
Chiesa, cioè in definitiva tra scienza e fede.
Delle potenzialità di questo dialogo ha parlato il
cardinale Karl Lehmann, presidente della Conferenza episcopale tedesca,
nell’intervista rilasciata a Dorotea Gambardella.
R. – E’ una storia di conflitti, ma credo che oggi ci sia,
da una parte il pericolo che tra le due si instauri una sorta di indifferenza,
ma d’altra parte ritengo che ci sia anche la possibilità di dialogo. Spero che
questo simposio possa essere un’occasione per approfondire questo dialogo. Da
una parte la scienza oggi sa che non può risolvere da sola tutto e dall’altra
parte la fede non deve avere paura della scienza. San Tommaso ha detto che “mai
la fede può essere esaurita dal sapere” e credo che questo sia molto importante
per trovare un equilibrio.
D. – Nella sua prolusione, lei definisce l’Europa una
sfida, ma anche un’opportuni-tà, in che senso?
R. – Una sfida, perché oggi abbiamo un clima molto secolarizzato, a volte
molto distante dalla fede. Si vede da tutta questa discussione sulla
costruzione con un atteggiamento di tanti che, per esempio, non vogliono porre
un riferimento a Dio o al patrimonio cristiano nell’Europa, e per questo
dobbiamo essere pronti, dobbiamo sforzarci di poter far udire la voce di Dio
anche in questo contesto. Mi pare anche che abbiamo già raggiunto tanto in
questa costruzione, così non è tutto vano e per questo credo che anche questo
Congresso possa raggiungere alcuni obiettivi.
D. - Qual è il
ruolo delle Università nell’Europa?
R. – L’Università ha avuto un grande ruolo nella storia.
Tra l’altro quest’anno ricorre il settimo centenario della fondazione
dell’Università romana La Sapienza. Credo che gli Atenei, nelle diverse forme
attuali, compresi quelli cattolici, possano, da una parte impegnarsi in una
ricerca che sia indipendente, per esempio dalle industrie, dove tutto è
subordinato al successo, e d’altra parte questa ricerca, veramente scientifica,
può offrire la grande possibilità di formazione dei giovani.
Resta da dire che sono 200 i partecipanti dall’Ucraina, 50
dalla Lituania. Sono due cifre che dicono quanto sia alta la presenza dell’Est
europeo. E’ la conferma che questo incontro è stato possibile per una rete
eccezionale di collegamenti che ha però ulteriori enormi potenzialità in termini
di diramazione. E l’apertura non si ferma qui. Di valore anche simbolico,
l’incontro in video conferenza, in collegamento con l’Università di Pechino,
che si è svolto questa mattina all’interno di uno dei seminari. A confronto il
diritto di famiglia in Italia e in Cina, uno dei tanti orizzonti di confronto
possibili.
Dall’Università Lateranense, Fausta Speranza, Radio
Vaticana.
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CINEMA E TUTELA DEI MINORI. L’IMPEGNO
DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA
GENITORI
PER LA QUALITÁ DEGLI AUDIOVISIVI
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Servizio di Massimo Donaddio -
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Come
valutare la qualità delle opere audiovisive, e cinematografiche in particolare,
che ogni giorno vedono molto spesso i minori come principali fruitori? Come
tutelare gli stessi bambini e ragazzi
di fronte a contenuti e immagini ritenuti non adatti ad uno sviluppo sereno ed
armonico della loro personalità in formazione? Sono solo alcune delle domande
che l’Associazione Italiana Genitori (A.Ge) si è posta nel suo impegno per
cercare di incidere positivamente sull’ampio dibattito che coinvolge il sistema
dei media in generale in ordine a possibili, e probabilmente prossimi,
riassetti normativi.
Ritenendo che dal confronto con culture e approcci diversi
potessero emergere stimoli nuovi sulla tutela dei minori nei media e sulla
partecipazione delle famiglie al funzionamento delle istituzioni preposte a
questo compito, l’Associazione Genitori ha condotto uno studio specifico sulle
modalità di classificazione cinematografica in numerosi Paesi europei e negli
Stati Uniti, presentandone i risultati nell’ambito di un convegno dal
significativo titolo “Cinema e tutela dei minori”. La curatrice della ricerca,
la giornalista Miela Fagiolo d’Attilia, rappresentante dei genitori nella
commissione di revisione cinematografica del Dipartimento spettacolo del
ministero dei Beni culturali, ci ha spiegato il quadro attorno a cui si è mosso
il suo lavoro:
“I dati salienti che emergono dalla ricerca sono
moltissimi. Intanto, la diversità tra le realtà europee. Il mondo europeo è un
mondo che ha una cultura che dà allo Stato un ruolo comunque forte. Una
presenza che si sente all’interno delle normative. Lo Stato dà al minore un
ruolo specifico, un’attenzione particolare esprimendo proprio un concetto,
un’attenzione verso la tutela dei minori. Mi ha colpito molto il fatto che, invece,
in America tutto sia molto più libero. Quello che in Europa, con le varie
diversità delle normative europee, viene considerato soggetto di diritti, cioè
il minore, in America, invece, viene solo considerato un piccolo consumatore
che deve crescere con la fiducia nell’azienda”.
Nell’ambito della tutela dei minori si sta
progressivamente sostituendo all’antico concetto di censura quello della
classificazione degli audiovisivi. Per l’Associazione Genitori sembra
essenziale, allora, individuare criteri condivisi per una corretta valutazione
dei prodotti cinematografici, affinché sia esercitabile un controllo che vada a
garanzia dei minori, lungi dall’interferire con le libertà di espressione
costituzionalmente garantite. Certamente, per raggiungere gli obiettivi che i
genitori si sono prefissati sarà fondamentale anche l’atteggiamento e
l’opinione degli stessi produttori di
audiovisivi. Andrea Piersanti, presidente dell’Istituto Luce e intervenuto al
convegno, ci offre la prospettiva di chi lavora nel mondo del cinema:
“Ha senso regolamentare la produzione di prodotti audio
visuali per il grande pubblico, perché la tutela dei minori è un obbligo
politico prioritario. L’unico strumento possibile è, ovviamente, quello della
responsabilizzazione delle parti in causa, dei player della filiera produttiva,
per cui sicuramente devono essere responsabilizzati in modo diretto i
produttori. Devono essere responsabilizzati in modo diretto le Associazioni dei
genitori e pedagogisti, così come deve avere un ruolo di responsabilità
l’istituzione, che non può sottrarsi, od eludere i propri impegni. Ma soltanto
nella piena responsabilizzazione dei 3 player della filiera, di questo tipo di
norma a tutela dei minori, si possono ottenere dei risultati”.
Solamente
sulla collaborazione fra Stato, produttori e famiglie, secondo l’Associazione
Genitori, potrà essere fondato un autentico rispetto dei minori, che incoraggi
la crescita positiva dei ragazzi, sulla base dei valori fondanti della persona
umana.
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ARMONIA E BELLEZZA IN SCENA A ROMA CON LA
COMPAGNIA BALLETTO CLASSICO
DI LILIANA
COSI E MARINEL STEFANESCU
Diffondere
l’arte del balletto classico, con i suoi intrinsechi valori di armonia e
bellezza. Questo l’obiettivo della Compagnia Balletto Classico fondata da
Liliana Cosi e Marinel Stefanescu, nel 1975, quando erano all’apice della loro
carriera artistica. Ed è il medesimo spirito che l’altra sera ha animato lo
spettacolo intitolato “2003: il classico c’è”, svoltosi al teatro all’aperto
Estagora a Roma. Tra i brani in repertorio: “Romeo e Giulietta” di Ciaikovski,
“In attesa del nuovo tempo” di Brahams, “Ricordo di Madre Teresa di Calcutta”,
dal Requiem di Mozart. Tutte musiche riarrangiate da Stefanescu. Il servizio è
di Dorotea Gambardella.
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Un repertorio classico, inteso come linguaggio universale,
a cui il coreografo Marinel Stefanescu ha attinto con fantasia per creare uno
spettacolo in cui la leggiadria dei ballerini sia armonicamente fusa con le
vibranti note di Ciaikovski, Gounod, Mozart
e Brahms. Sentiamo Liliana Cosi:
R. – Abbiamo chiamato lo spettacolo lun omaggio al
classico nel 2003. Classico per noi si intende tensione verso la bellezza,
verso l’armonia, non un periodo storico preciso. Noi crediamo che tutti abbiamo
il diritto di cimentarci nell’inventare bellezza ed armonia.
D. – Secondo lei, il balletto in Italia è valorizzato in
modo appropriato?
R. – Non mi sembra proprio perché facciamo talmente fatica
a trovare lavoro, a trovare spettacoli. Oltretutto la televisione l’ha completamente
dimenticato nei suoi palinsesti.
D. – Perché rispetto alla lirica, per esempio, è
considerato di serie B?
R. – E questione di cultura. In Italia è così. In Francia,
in Germania in Inghilterra non è certo così. Ci sono spettacoli, festival molto,
molto più numerosi che non in Italia, senza contare l’Est europeo dove c’è una
tradizione maggiore. In Italia abbiamo la lirica che fa un pochino la parte del
leone e allora tutti i soldi vanno alla
lirica.
Tra i brani eseguiti anche uno dedicato a Madre Teresa di
Calcutta in occasione della sua morte nel settembre del 1995: il Requiem di
Mozart, arrangiato elettronicamente da Marinel Stefanescu per renderlo più
adatto alla danza. Ascoltiamo ancora Liliana Cosi:
R. – Un piccolo omaggio ad una donna incredibile, una dona
davanti alla quale, durante il suo funerale – lo ricorderemo tutti – è passato
il mondo intero. Si è visto che l’amore quando è vero rompe le barriere,
costruisce rapporti.
D. – Qual è lo spirito, il messaggio di questa serata?
R. – L’amore verso la bellezza. E non è da poco perché la
bellezza è un attributo di Dio e lo abbiamo dimenticato. Come abbiamo
dimenticato che un attributo di Dio è anche la fantasia, la gioia. Allora se
l’arte propone anche questi valori aiuta le persone ad innalzarsi, a scoprire
anche dentro di sé quei valori che sono vicino a Dio perché sono Dio stesso.
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18 luglio 2003
ALLARME
DELL’UNICEF PER LE BOMBE E MISSILI-KILLER, IN IRAQ.
UN
MIGLIAIO DI BAMBINI FERITI O UCCISI
PER
AVER MANEGGIATO ORDIGNI INESPLOSI
ABBANDONATI
DALLE FORZE DI SADDAM IN RITIRATA
BAGHDAD. = Dalla fine della guerra in Iraq, più di
mille bambini sono rimasti feriti o uccisi per avere incautamente manipolato
bombe e proiettili abbandonati. La denuncia viene dall'Unicef, che ieri ha
messo in guardia da un altro pericolo mortale: quello dei missili terra-aria
lasciati un po' ovunque dalle forze irachene durante la loro ritirata. Geoff
Keele, uno dei responsabili del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia a Baghdad,
ha affermato in conferenza stampa che i missili sono quasi tutti danneggiati ma
con la testata ancora operativa. A volte, ha detto, è sufficiente solo toccarli
per farli esplodere. “A Haditha, nei pressi di Baghdad – ha riferito Keele -
recentemente una trentina di bambini sono rimasti uccisi mentre frugavano in un
deposito di munizioni per procurarsi metallo da rivendere”. Il funzionario
dell’Unicef ha aggiunto che ammontano a circa un migliaio i siti missilistici
in Iraq e che nella sola zona di Baghdad se ne contano piu' di cento. A Kirkuk,
la capitale petrolifera del nord, secondo Keele nelle ultime due settimane di
aprile 133 bambini sono rimasti feriti o uccisi in incidenti di questo genere. (A.D.C.)
L’AZIONE
CATTOLICA ITALIANA VERSO UNA STAGIONE DI RINNOVAMENTO.
IN SETTEMBRE
UN’ ASSEMBLEA STRAORDINARIA MODIFICHERÁ LO STATUTO.
PREVISTO
NEL 2004 PELLEGRINAGGIO NAZIONALE A LORETO
ROMA. =
L’Azione Cattolica italiana si avvia verso una stagione di cambiamento e di
modernizzazione che vedrà come tappe determinanti due appuntamenti forti nel
giro di un anno. Dal 12 al 14 settembre si terrà la prima assemblea straordinaria
nella storia dell’associazione, con lo scopo di rinnovare lo statuto, che andrà
a sostituire quello attuale, approvato dalla Conferenza episcopale italiana nel
1969 “ad experimentum” per 3 anni, e sempre riconfermato nel corso degli anni.
La seconda tappa importante sarà invece il pellegrinaggio nazionale a Loreto
che si svolgerà nel settembre del 2004, e che dovrà segnare, secondo gli
auspici di Paola Bignardi, presidente dell’associazione, un futuro marcatamente
missionario per l’organizzazione. Farsi compagni di viaggio di tutti coloro che
si pongono in ricerca del senso della vita, in ricerca di Dio, della fede o di
una rinnovata fede: questo è il primo obiettivo che la rinnovata Azione cattolica
proporrà ai suoi 368.160 soci. “Lo spirito missionario sarà allora la sintesi –
afferma Paola Bignardi – della nuova vita dell’associazione, che comporterà
un’accentuazione esplicita della testimonianza nella vita quotidiana,
accompagnata da un maggiore radicamento diocesano, che è radicamento in una
Chiesa concreta, in una cultura, in una storia”. Attualmente l’Azione cattolica
sta vivendo una fase di sostegno e di attenzione da parte dei pastori della
Chiesa, testimoniata dalla lettera dei vescovi italiani del marzo scorso e
dall’incontro con il Papa nel mese successivo. “Quasi ogni vescovo – afferma
con soddisfazione l’assistente ecclesiastico generale dell’associazione, mons.
Francesco Lambiasi – ha scritto una lettera, un messaggio, all’Ac della sua
diocesi”. (M.D.)
UN
EX ESPONENTE DELLE FARC, LE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE COLOMBIANE,
SI CONSEGNA ALLE FORZE
DELL’ORDINE E DECIDE DI RIACCOSTARSI ALLA FEDE.
E’ TRA GLI 800 EX
COMBATTENTI CHE SINORA HANNO ADERITO AL PIANO GOVERNATIVO CHE FAVORISCE COLORO
CHE RINUNCIANO ALLE ARMI
BOGOTA’ . = “Ne avevo abbastanza della guerra e
volevo riconciliarmi con Dio”. Così un ex esponente delle Farc, (Forze armate
rivoluzionarie colombiane) che, dopo essersi
consegnato alle forze dell’ordine colombiane, lo scorso fine settimana ha ricevuto
la Prima Comunione. Il suo nome è Erminsul de Jesus Guerra. La cerimonia si è svolta nella cappella del
quartier generale della polizia di Medellin alla presenza degli altri sette ex
combattenti e del cappellano della questura. A darne notizia è stato il
comandante di Polizia di Antioquia, William Duarte, il quale ha aggiunto che il
rivoluzionario ha deciso di aderire al Piano nazionale di reinserimento
promosso dal governo e di abbandonare insieme ad altri sette compagni la lotta
armata. Si tratta di un piano varato all’inizio
dell’anno, rivolto a tutti coloro che
intendono rinunciare alle armi. Ad oggi sono oltre ottocento i combattenti
delle Farc che hanno aderito alla proposta governativa. Il programma prevede un
sussidio economico, assistenza psicologica, corsi di formazione e protezione.
(C.C.)
I
SEDICI NUOVI INCARICATI DIOCESANI PER IL SOSTEGNO ECONOMICO
ALLA
CHIESA CATTOLICA CHIUDONO OGGI, IN PROVINCIA DI AOSTA,
L’APPOSITO
CORSO DI FORMAZIONE ISTITUITO DALLA CEI
AOSTA. = Si conclude oggi a Prè St. Didier, in
provincia di Aosta, il terzo Corso di formazione per sedici nuovi
incaricati diocesani per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, promosso
dalla Cei. Diversi gli ambiti di studio affrontati durante i tre giorni del
corso, iniziato il 16 luglio scorso: i temi ha riguardato i valori teologici,
ecclesiali e civili del sovvenire, i fondamenti ecclesiali e pastorali di
questo particolare servizio e le recenti determinazioni dell'episcopato in
materia. Inoltre i nuovi incaricati hanno approfondito anche gli aspetti del
lavoro svolto dal servizio Cei per le diocesi, i dati sul sistema economico
alla Chiesa, le campagne promozionali per l'8 per mille e le offerte per il
sostentamento clero con particolare attenzione all'impegno locale. Altre
sessioni hanno fornito sussidi educativi e informativi per il lavoro con le
comunità parrocchiali e gettato uno sguardo sugli aspetti socio-religiosi del
sovvenire, sullo stato attuale del servizio e sulle prospettive future di
impegno. Ai lavori hanno preso parte mons. Germano Zaccheo, vescovo di Casale
Monferrato e presidente del Comitato per il sostegno economico alla Chiesa
cattolica, oltre ad esperti della Cei e ad incaricati veterani di altre diocesi.
“L'impegno degli incaricati diocesani è complesso - ha spiegato Paolo Mascarino,
direttore dell’apposito Servizio della Conferenza episcopale italiana - avendo
a che fare con un tema che miscela aspetti pastorali e tecnici, educativi e
promozionali, spirituali e operativi”. (A.D.C.)
IL
DIALOGO COME FORMA DI MISSIONE, ANNUNCIO E TESTIMONIANZA.
E’
QUESTO IL TEMA DELL CONVEGNO GIOVANILE ORGANIZZATO A SALERNO,
DAL 27
LUGLIO AL 3 AGOSTO, DAI MISSIONARI SAVERIANI
SALERNO. = In un mondo che
appare spesso come una Babele della comunicazione, dove si parla molto ma si
dialoga poco, i missionari saveriani hanno organizzato a Salerno, dal 27 luglio
al 3 agosto, un convegno giovanile con l’intento di promuovere il confronto
nella vita quotidiana. L’appuntamento intende far riflettere soprattutto sulla
centralità del dialogo per la crescita umana e spirituale dei giovani che hanno
davvero a cuore la ‘Missione’. “È nostra intenzione riflettere insieme sul tema
del dialogo – ha spiegato all’Agenzia missionaria Misna padre Giovanni Gargano.
“Ogni partecipante – ha aggiunto il missionario - sarà un vero protagonista
lavorando insieme con gli altri attraverso dinamiche di gruppo e laboratori”.
Padre Gargano ha infine ricordato che a Salerno non mancheranno momenti di
preghiera, animazione e svago. Per maggiori informazioni è possibile consultare
il sito: http://www.missionegiovani.it
(A.L.)
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18 luglio 2003
- A
cura di Amedeo Lomonaco -
Il mancato ritrovamento delle
armi di distruzione di massa irachene, l’accusa rivolta all’amministrazione
americana di aver manipolato l’intelligence e i ripetuti attacchi contro le
forze statunitensi in Iraq, non sembrano provocare, nel capo della Casa Bianca,
George Bush, e nel premier britannico, Tony Blair, interrogativi sulla liceità
dell’intervento militare nel Golfo Persico. I due leader politici, parlando di
fronte al Congresso degli Stati Uniti, hanno ribadito ieri di voler dare al
Paese arabo quell’ orientamento democratico che il regime di Saddam Hussein non
avrebbe mai perseguito. Ma paradossalmente la
risposta dell’ex rais è già arrivata, nel giorno del 35° anniversario della
presa del potere del partito Baath, in un nuovo video trasmesso ieri dalle reti
arabe Al Jazira e Al-Arabiya. Per approfondire gli aspetti di questo
“dibattito”, al quale hanno partecipato direttamente e indirettamente i
principali protagonisti politici della seconda guerra del Golfo, ascoltiamo il
servizio di Elena Molinari:
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Il premier britannico, Tony Blair, per la prima volta a
Washington dalla fine del conflitto iracheno, fa quadrato con il presidente
americano contro le accuse di aver manipolato informazioni per esagerare il
rischio posto da Saddam. Parlando al Congresso americano, il primo ministro
dice anche di credere, con ogni fibra del proprio istinto, che la guerra
all’Iraq era giusta, ma fa anche un’ammissione: “Se anche avessimo avuto torto
sulle ragioni della guerra – dice per la prima volta – abbiamo comunque distrutto
una minaccia”. Di lavoro da fare in Iraq ne resta però molto. Poche ore prima
che Blair arrivasse in America, era infatti ricomparso lo stesso Saddam Hussein
con un messaggio audio trasmesso dalla tivù Al Jazeera. L’ex presidente iracheno
ha chiamato alla guerra santa contro le forze di occupazione. “L’unica
soluzione – ha detto – è quella di resistere per mezzo della Jihad e
sconfiggerli”.
Da New York, Elena Molinari, per la Radio Vaticana.
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In Medio Oriente gli sforzi diplomatici sono tutti rivolti
alla realizzazione della “Road map”. Proprio nel solco tracciato
dall’itinerario di pace architettato da Unione Europea, Stati Uniti, Russia e
Nazioni Unite, si colloca l’incontro previsto domenica prossima tra il premier
israeliano, Ariel Sharon, ed il primo ministro palestinese, Abu Mazen. Gli
appuntamenti per rilanciare il dialogo israelo-palesti-nese, osteggiato da
Hamas e Jihad islamica, continueranno a Washington il 25 ed il 29 luglio quando
il presidente americano, George Bush, incontrerà separatamente prima Abu Mazen
e quindi Sharon. Mentre intanto il presidente palestinese, Yasser Arafat,
rimane isolato nella città di Ramallah, nei Territori sembra fortunatamente resistere
una situazione di relativa calma.
Ed un graduale ritorno alla
normalità sembra contraddistinguere anche lo scenario politico di Sao Tomè e
Principe, l’arcipelago africano teatro mercoledì scorso di un colpo di stato
compiuto dai militari guidati dal generale Pereira. I golpisti hanno promesso
elezioni democratiche al più presto ed hanno dichiarato che il loro gesto è una
reazione all'instabilità politica ed economica che affligge il Paese.
Restiamo nel Continente nero e
andiamo in Congo dove con
il giuramento, ieri a Kinshasa, dei quattro vicepresidenti è
ormai una realtà il varo
definitivo del governo. Ma sul processo di pace realizzato nel Paese africano
pesa come una spada di Damocle la situazione sempre più drammatica dell’Ituri,
dove ieri violentissimi scontri interetnici hanno causato la morte di oltre 50
persone. Quali sono dunque le speranze per il futuro dell’ex Zaire? Stefano
Leszczynsky lo ha chiesto al portavoce dei vescovi congolesi, padre Valerio
Shango:
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R. - Il governo che è stato instaurato in Congo in questi
giorni è un governo di unità nazionale. I parlamentari sono stati designati per
consentire, giustamente, che dal parlamento possa sorgere un discorso molto
democratico. Questa riflessione, che dovrà aiutare i membri del governo
anzitutto a pensare alla ricostruzione del Congo, quindi alla riconciliazione
tra tutte le componenti politiche.
D. – Un’operazione tutt’altro che facile, tra l’altro le
violenze in Congo non si fermano. Come fermare questa guerra civile?
R. – Bisognerebbe quanto prima attivare questo tribunale
penale internazionale sulla Repubblica Democratica del Congo, che sicuramente
coinvolgerà Tomas Lubanga, questo ribelle che continua, purtroppo, ad uccidere
il proprio popolo. Quindi, questo tribunale rimane l’unica via che può
scoraggiare non soltanto Tomas Lubanga, ma anche coloro che lo appoggiano
dall’esterno. C’è il Rwanda che continua a mandare le armi e poi c’è l’Uganda
dall’altro lato.
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Fa discutere una riforma approvata ieri dal governo del
Gabon. Il presidente Omar Bongo, al potere dal 1966, potrà ricandidarsi a vita,
contrariamente a quanto disposto finora dalla Costituzione. L’opposizione ha
invocato un intervento della comunità internazionale, sottolineando come
l’introduzione del multipartitismo – avvenuta nel 1990 – non abbia mai mutato
il quadro politico del Paese africano.
Appaiono sempre più solide le speranze di pace nelle
Filippine, Paese dove il governo ha annunciato stamattina la firma di una
tregua con il Fronte moro islamico di liberazione, il principale gruppo di
ribelli nel Paese. Ai 9 leader del movimento verranno consegnati altrettanti
salvacondotti, per consentire loro di partecipare ai colloqui di pace, previsti
in Malaysia nei prossimi giorni.
Si continua a discutere sui
possibili negoziati per la soluzione della crisi nucleare nordcoreana. Giappone
e Corea del Sud premono per colloqui multilaterali, ma la Cina ha appoggiato
oggi la linea di Pyongyang per una trattativa bilaterale con gli Stati Uniti.
Il servizio di Chiaretta Zucconi:
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Della questione parleranno oggi, a Washington, il
vice-ministro degli esteri cinese, Dai Bingguo, ed il segretario di Stato
americano Colin Powell. In una conferenza stampa pochi minuti fa, il portavoce
della Casa Bianca, Richard Boucher, ha dichiarato che nel corso della
riunione le delegazioni cercheranno di trovare un accordo su un obiettivo
comune, raggiungere in tempi brevi i negoziati multilaterali con il regime
comunista per superare l’impasse. Ma intanto cresce la tensione nella Penisola
coreana dopo lo scambio di colpi di artiglieria, ieri, lungo la zona
demilitarizzata, che separa le due Coree da oltre mezzo secolo. Oggi, un
nordcoreano di 30 anni è scappato al Sud oltrepassando il confine del 38° parallelo.
“Abbiamo fame, il nostro Paese è sull’orlo del baratro” ha detto l’uomo arrendendosi
ai militari sudcoreani.
Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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La fotoreporter Zahra Kazemi,
la giornalista di origine canadese deceduta il 12 luglio scorso, sarebbe morta
per un’emorragia cerebrale in seguito, secondo quanto ammesso da alcune fonti
iraniane, alle percosse ricevute in carcere dopo il suo arresto. Ma il ministro
degli esteri, Kharrazi, ha affermato che il decesso potrebbe essere anche stato provocato “da un incidente o da una
caduta”.
Il presidente della Convenzione, Valéry Giscard d’Estaing,
consegnerà oggi pomeriggio a Roma la bozza della futura Costituzione europea al
Presidente della Repubblica Ciampi e al premier Berlusconi. La accompagnerà con
un invito a non stravolgere il testo, elaborato dopo quasi 18 mesi di lavoro.
Spetta all’Italia, infatti, quale presidente di turno dell’Unione europea, guidare
la Conferenza intergovernativa che adotterà il testo finale. Se un accordo sarà
raggiunto entro fine anno, Roma ospiterà la cerimonia della firma.
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