RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 197 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 16 luglio 2003
IL
PAPA E LA SANTA SEDE:
Il significato dello
“scapolare”, nell’intervista con il mariologo Stefano De Fiores.
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
L’arcivescovo di Guwahati
mediatore negli scontri fra gruppi etnici non cattolici in India orientale
Inaugurato un nuovo grande
centro pastorale a Denver per i cattolici ispanici statunitensi
Liberato da unità israeliane, con la collaborazione dei servizi di intelligence palestinesi, il tassista rapito venerdì a Gerusalemme
Nel giorno anniversario della presa del potere di Saddam Hussein proseguono gli attacchi antiamericani in Iraq
Nuove speranze di pace in Gongo: domani si insedierà il governo di transizione.
16 luglio 2003
LA FESTA DELLA VERGINE DEL CARMELO RICORDATA DAL
PAPA NELLA PRIMA UDIENZA GENERALE A CASTELGANDOLFO: SIA AIUTO E DIFESA NEI
PERICOLI, SIGILLO DI PACE E SEGNO DELLA TUTELA DI MARIA. E’ L’AUGURIO DEL PAPA
NEL CORSO
DELLA SUA PRIMA UDIENZA GENERALE DA CASTEL GANDOLFO.
CON NOI PADRE STEFANO DE
FIORES
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“La
Vergine Maria sia per tutti modello a cui fare costante riferimento, per
trovare nei suoi esempi ispirazione e guida sicura”. Con queste parole tra
l’affetto e la commozione dei circa 2000 fedeli accorsi nel cortile del Palazzo
Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa ha ricordato la memoria della Beata
Vergine del Monte Carmelo che si celebra oggi. “Anche io, – ha confidato
Giovanni Paolo II - fin dalla mia
giovinezza, porto al collo lo Scapolare della Vergine e mi rifugio con fiducia
sotto il suo mantello”.
“Vi
esorto ad invocarla sempre: sarà per voi motivo di conforto e di speranza”.
Al centro dell’odierna
catechesi, “un canto di gioia dominato dalla figura materna di Gerusalemme e
dalla sollecitudine amorevole di Dio”: i versetti 10-14 del capitolo 66 del
Libro di Isaia. Si tratta di un testo posteriore al resto dell’opera del
profeta: siamo infatti nel sesto secolo a.C., epoca della rinascita di Israele
dopo la parentesi oscura dell’esilio babilonese. Nel suo fluire gioioso il testo
si apre con tre imperativi che invitano alla felicità: “rallegratevi”, “esultate”,
“sfavillate di gioia”. E’ il Signore stesso a partecipare della gioia del suo
popolo risorto dalle ceneri della rovina.
“Il lutto è ormai lasciato alle
spalle” e Gerusalemme, figlia di Sion, torna ad essere una città-madre che
accoglie, nutre e delizia i suoi figli in una scena di vita e tenerezza.
Tenerezza che, ha ricordato Giovanni Paolo II, è attributo di Dio stesso che
consola le sue creature come una madre con il proprio figlio. A concludere il
testo un’altra immagine di rinascita e vitalità interiore: l’erba fresca
metafora del ritrovato vigore del corpo e dell’esistenza. L’immagine materna di
Gerusalemme – ha indicato il Pontefice – suggerisce in un allargamento dello
sguardo “il profilo della Chiesa, vergine e madre feconda”.
“Quale donna sposata ha
più figli della santa Chiesa? È vergine per la santità che riceve nei
sacramenti ed è madre di popoli”.
Il Papa ha poi salutato la folla
festosa, rivolgendo una speciale benedizione ai pellegrini carmelitani presenti
e alle Suore Francescane del Cuore di Gesù, riunite in questi giorni nella loro
assemblea generale, perché possano “ripartire da Cristo con fede orante,
speranza ferma, amore operoso”. Infine come già in altre occasioni l’auspicio
che le vacanze estive siano l’occasione di un vero riposo per recuperare forze
fisiche e spirituali.
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Ritorniamo
ora sull’odierna festività della Beata Vergine del Monte Carmelo. Ci soffermiamo
in particolare ad approfondire il significato, tutt’oggi di grande
attualità, dell’antica devozione dello
Scapolare, simbolo dell’abito di cui Maria chiede di rivestirci. Ma lasciamo la
parola, al microfono di Carla Cotignoli,
al mariologo padre Stefano De Fiores.
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Il
vestito assume moltissima importanza nell’Oriente. Il vestito è segno di un
cambiamento di stato, di condizione sociale e religiosa. Allora si capisce come
Maria – secondo la tradizione carmelitana – abbia dato questo scapolare a San Simone
Stock promettendo che chi si riveste di questo scapolare avrà una particolare
assistenza di lei in vita e in morte. Però rivestirsi dello scapolare –
ricordiamo l’espressione biblica ‘rivestirsi di Cristo’, dice Paolo, vuol dire
entrare nel dinamismo della vita di Cristo – significa entrare nello stile
mariano di spiritualità e sappiamo che questa spiritualità è caratterizzata da
un cuore che contempla il mistero di Cristo.
Oggi, pensando alla Madonna del
Carmelo, pensiamo innanzitutto alla contemplazione così necessaria per l’uomo
di oggi, che è troppo preso dall’attività e sottomesso a tanti stress ed ansie.
Nello stesso tempo noi vediamo anche in Maria, “la bellezza”. E’ infatti
invocata come “decoro del Carmelo”,
“bellezza del Carmelo”. Quindi questa via della bellezza oggi è particolarmente
adatta per attirare il cuore degli uomini. Secondo Dostojewski è la bellezza
che salverà il mondo. Ma non una bellezza qualsiasi, una bellezza redenta, come
dice Evdokimov. Per cui Maria appare a noi come splendore della Chiesa, che
indica a noi ciò che noi dovremmo essere e purtroppo non siamo. E’ lei la
Chiesa del dono totale di sé; è lei la Chiesa sposa del Nuovo Testamento che
deve ogni giorno dire di sì a Dio.
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PROVVISTA DI CHIESE IN REPUBBLICA DOMINICANA,
BRASILE, VIETNAM E AUSTRALIA
Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale
dell’arcidiocesi di Santiago de los Caballeros, nella Repubblica Dominicana,
presentata dall’arcivescovo mons. Juan Antonio Flores Santana, per raggiunti
limiti di età. Come nuovo arcivescovo metropolita di Santiago de los
Caballeros, il Pontefice ha nominato il presule mons. Ramòn Benito De La Rosa y Carpio, finora vescovo di
Nuestra Señora de la Altagracia en
Higüey.
In Brasile, il Santo Padre ha
nominato vescovo di Ponta Grossa il presule mons. Sérgio Arthur Braschi, finora
ausiliare di Curitiba.
In Vietnam, il Papa ha accettato
la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kontum, presentata dal
vescovo mons. Pierre Tran Thanh Chung, per limiti di età. Nuovo vescovo di
Kontum, è stato nominato dal Pontefice il sacerdote Michel Hoang Duc Oanh, di
64 anni, finora vicario generale della stessa diocesi, situata nel centro del
Vietnam, con un milione e 350 mila abitanti, di cui 193 mila cattolici,
assistiti da 33 sacerdoti, di cui 29 diocesani e 4 religiosi. Oltre a 18 seminaristi
e 171 religiose, vi sono ben 3.200 catechisti volontari.
Giovanni Paolo II ha
accettato la rinuncia al governo pastorale dell’ordinariato militare per
l’Australia, presentata da mons. Geoffrey Mayne, per limiti di età. Il
Pontefice ha quindi nominato ordinario militare per l’Australia il prelato
57enne mons. Max Davis, già vicario generale dello stesso ordinariato.
Sempre in Australia, il Papa ha
nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Sydney due sacerdoti: il diocesano
Julian Charles Porteous, 54enne, rettore del seminario maggiore, e il
domenicano Anthony Colin Fisher, fondatore e direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia in Melbourne, elevandoli
entrambi alla dignità vescovile.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il titolo "Sotto lo
sguardo della Vergine del Carmelo l'incontro del Santo Padre con i
pellegrini": migliaia i fedeli che hanno raggiunto Castel Gandolfo per
partecipare all'udienza generale.
Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza
generale.
Un articolo sull'ultima consegna spirituale di
Padre Carlo Cremona: la castità è contro il disfacimento dell'uomo; la lussuria
è imposta ai giovani d'oggi.
Un articolo sugli Atti di un Convegno dei Superiori
Maggiori svoltosi presso il Santuario del Divino Amore.
Nelle pagine estere, riguardo all'Iraq si
sottolinea l'atroce scoperta di due fosse comuni contenenti un centinaio di
corpi.
Medio Oriente: la Jihad islamica minaccia di
rompere la tregua.
Russia: missione in Cecenia del Ministro della
difesa.
Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi
sui saggi letterari di Giuseppe Petronio.
Un contributo di Andrea Fagioli sui restauri degli
affreschi rinascimentali della Tribuna del David a Firenze.
Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della
giustizia e l'emergenza-siccità.
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16 luglio 2003
PIÙ DISPERAZIONE PER LA POVERTÀ CHE DESIDERIO DI
RIVOLUZIONE POLITICA,
ALLE RADICI DEL GOLPE A SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE
- Intervista con il vescovo, mons. Abílio
Rodas de Sousa Ribas -
C’è una situazione sociale piuttosto difficile, alla base
del colpo di Stato in corso a São Tomé e Príncipe. Il più piccolo Stato
dell’Africa, indipendente dal Portogallo dal 1975, attraversa da alcuni anni
una crisi economica profonda, legata anche al crollo del mercato del cacao. Le
difficoltà non mancano neppure sul fronte politico, per i rapporti tesi tra il
presidente de Menezes ed il Parlamento. Ma non sarebbero queste ultime – a
detta del vescovo dell’arcipelago, mons. Abílio Rodas de Sousa Ribas – le
ragioni profonde del golpe. Andrea Sarubbi lo ha raggiunto telefonicamente e
gli ha chiesto di descriverci che cosa sta accadendo nel piccolo Paese
africano:
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R. – A SITUAÇÃO PÚBLICA NESTE MOMENTO É CALMA …
La situazione in questo momento è di calma. Sembra che il
movimento nella città sia normale, i mercati sono aperti… l’unica traccia del
colpo di stato è il fatto che la radio e la televisione nazionale sono
controllate dai militari, così come qualche altro luogo. Li ha incontrati in
macchina, questa mattina, il mio segretario, mentre andava a celebrare Messa
nell’ospedale. Ma lo hanno fatto passare, senza problemi. Nelle prossime ore,
cercherò di incontrare il leader della ribellione, il maggiore Fernando
Pereira, per fare un appello ai militari. So che si stanno già mettendo in
contatto con i ministri che non hanno arrestato, per avviare un dialogo con
loro. E’ fondamentale che, per far cessare questa sollevazione, si giochi la
carta della comprensione reciproca. Credo che tutto si risolverà attraverso il
dialogo.
D. - Secondo lei, quali sono le ragioni di questo colpo di
stato?
R. – EU CREIO QUE OS
MILITARES…
Credo che i militari, già da parecchio tempo, reclamassero
aumenti di stipendio. In effetti, guadagnano davvero poco, come tutti i
funzionari pubblici qui a São Tomé. Il Paese non può permettersi di pagare
molto, vista la situazione attuale di povertà e di elevati debiti. Credo che
questo gesto della ribellione armata sia stato compiuto semplicemente per
attirare l’attenzione sul problema, e non con l’intenzione chiara di rovesciare
il governo e sostituirlo con un altro. Credo sia soltanto un tentativo di
mostrare il malcontento generale.
D. - Che cosa potrà fare il presidente quando tornerà a
São Tomé?
R. – EU CREIO NUM DIÁLOGO COM O PRESIDENTE….
Io credo nella possibilità di un dialogo con il
presidente, che è un uomo davvero buono, un uomo di dialogo, dal cuore aperto.
Confido che riuscirà ad accogliere le richieste dei militari, ad aumentare i
loro salari, ma soprattutto che non perderà il suo atteggiamento costruttivo
nel risolvere i problemi. Proprio questo atteggiamento, secondo me, sarà
sufficiente a calmare le proteste. Per quanto riguarda il futuro, speriamo nei
ricavi del petrolio: tra qualche mese, il Paese dovrebbe cominciare a
beneficiare delle esportazioni di greggio.
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AL VOTO ALL’ONU IL PIANO DI PACE PER IL SAHARA
OCCIDENTALE.
SE
PASSA L’ACCORDO, L’EX COLONIA SPAGNOLA SARA’ UNA REGIONE AUTONOMA
DEL
MAROCCO FINO AL REFERENDUM
SULL’AUTODETERMINAZIONE
-
Intervista con Luciano Ardesi -
Verrà
votato questa settimana al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il nuovo piano di
pace per il Sahara Occidentale che prevede, per la ex colonia spagnola, uno
status transitorio di regione autonoma sotto sovranità marocchina per un
periodo di 5 anni, al termine dei quali si celebrerà un referendum di
autodeterminazione in cui gli elettori dovranno scegliere fra l’indipendenza o
la piena integrazione al Marocco. Il piano elaborato dall’ex segretario di
Stato americano James Baker, inviato speciale del segretario generale dell’Onu
Kofi Annan, è stato accolto dagli indipendentisti del Fronte Polisario e della
Spagna, ma non piace al Marocco. Perché? Roberto Piermarini lo ha chiesto
all’esperto di problemi del Maghreb, Luciano Ardesi.
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R. -
Perché il piano di pace era da diversi anni sul tavolo del Consiglio di
sicurezza senza fare progressi, perché il Marocco si rifiuta di giungere ad un
referendum di autodeterminazione. Il piano Baker prevede una fase di transizione
che il precedente piano non aveva invece individuato e questo consente quanto
meno di andare avanti, quanto meno immaginare 5 anni in cui ci sarà una
sovranità condivisa tra Marocco e gl’indipendentisti del Fronte Polisario.
D. –
Perché il Marocco non vuole una regione autonoma sul suo territorio, come
prevede il piano Baker?
R. – Il
Marocco è uno stato centralizzato, una Monarchia Assoluta, al di là
dell’immagine di un re giovane e dinamico, ma la struttura di potere è
fortemente centralizzata e dipendente dalla Monarchia. Una rottura
dell’equilibrio, diciamo, dei poteri locali, potrebbe destabilizzare l’intero
Paese.
D. –
Come mai la Spagna appoggia questo piano di pace per il Sahara Occidentale, che
è una sua ex colonia?
R. –
Proprio perché il governo di Madrid sa di avere una responsabilità, diciamo,
nella situazione della regione. Vuole peraltro mantenere i rapporti sia con la
sua ex colonia sia con il Maghreb, quindi con il Marocco, l’Algeria e non vuole
che questa soluzione negoziata possa in futuro escluderla, quindi c’è un
interesse sia politico, ma anche economico nel potere in qualche modo pilotare
questo piano.
D. – La
disputa del Sahara Occidentale si trascina da quasi 30 anni. Cosa nasconde
questo deserto conteso a livello di risorse naturali?
R. –
Innanzitutto la miniera di fosfati di Bukrà è una delle maggiori delle mondo.
Infatti attualmente è sfruttata dal Marocco che con le proprie risorse interne
è diventato il primo esportatore di fosfati nel mondo. Poi le Coste Atlantiche
del Sahara Occidentale sono tra le più pescose dell’Africa e quindi anche del
mondo ed in particolare il suo patrimonio ittico è quasi intatto ed infatti ci
sono pescherecci da tutto il mondo che vanno a pescare in quelle acque. Inoltre
negli ultimi tempi le prime prospezioni petrolifere hanno dato dei risultati
positivi, quindi, quasi sicuramente c’è del petrolio. Bisogna vedere se il suo
sfruttamento economico è conveniente o meno, ma c’è petrolio.
D. –
Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo importante in questo piano di pace, che si
chiama appunto piano Baker. Esistono degli interessi statunitensi in questo
territorio del Sahara Occidentale?
R. –
Gli Stati Uniti sono sempre stati interessati alla facciata atlantica
dell’Africa. In questo momento in cui la regione del Maghreb è stata toccata
dal terrorismo di matrice islamica, certamente, una maggiore presenza americana
in quella regione tutelerebbe meglio la strategia geopolitica statunitense in
tutta quest’area, Nord Africa e anche mediterranea. E poi proprio il fatto
della ricchezza petrolifera o di altre ricchezze che potrebbero in un secondo
momento emergere, beh, anche questo è per gli Stati Uniti una ragione in più
per occuparsi più da vicino del Sahara Occidentale.
**********
A
SOSTEGNO DEI PIU’ DEBOLI NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’:
E’
L’IMPEGNO DELL’ASSOCIAZIONE “PRO INDIA DEL SUD” IN PRIMA
LINEA AL FIANCO DEI MISSIONARI SALESIANI
- Con
noi, Domenico Catarinella -
Un viaggio in India di una coppia di pensionati ha portato
a scoprire delle realtà umane sconvolgenti: bambini orfani abbandonati, malati
di lebbra e ancora donne sfruttate. Tornati a Roma, i due coniugi hanno suscitato
l’interesse di un gruppo di volontari che hanno creato l’Apis, l’Associazione
pro India del Sud. E’ la storia semplice e straordinaria, al tempo stesso, di
un sodalizio, che, da quasi un decennio, collabora attivamente con l’Istituto
salesiano indiano per lo sviluppo sociale (“Surabi”). Un’azione in prima linea
a sostegno di vari progetti che si concretizzano nella fornitura di strutture
sanitarie, jeep-ambulanze e impianti per l’acqua potabile. Domenica prossima,
nel portico dell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata, i volontari
dell’associazione daranno vita ad una raccolta fondi per finanziare nuovi
progetti. Ma ascoltiamo come è nata l’Apis attraverso le parole di uno dei due
fondatori, Domenico Catarinella, al microfono di Alessandro Gisotti:
*********
R. – E’ nata da un incontro con il padre salesiano,
attuale direttore di una delle missioni alla periferia di Madras. Cominciammo a
collaborare con lui per l’adozione morale a distanza di bambini figli di
lebbrosi. Il nostro primo viaggio risale al 1990. Successivamente, il padre è venuto
qui ed ha chiesto di costituire questa associazione. Così, radunammo un certo
numero di amici, desiderosi di fare qualche cosa per le missioni, e nel maggio del 1997 fu costituita
ufficialmente l’associazione.
D. – Quali sono le iniziative messe in campo oggi
dall’associazione in favore dei salesiani attivi nell’India del Sud?
R. – Sono di due tipi. Innanzitutto, la campagna di
adozioni morali a distanza. La seconda è invece quella di esaminare, volta per
volta, i progetti che i padri ci inviano. Aiutiamo le varie missioni che hanno
espresso il desiderio, ad esempio, di migliorare le loro attrezzature. Facciamo
anche i laboratori per le donne, perché nel Tamil Nadu c’è la maggior parte dei
bambini lavoratori che sono impiegati dai cosiddetti caporali per lavori anche
pericolosi. Per evitare questa situazione, abbiamo cercato di organizzare dei
laboratori per le mamme in modo da evitare che questi bambini vadano a
lavorare.
D. – Qual è l’esperienza più forte vissuta in India
dall’Associazione?
R.- In un villaggio abbiamo trovato una povera donna.
Abbiamo fatto avere a questa donna una somma di denaro per comprarsi un nuovo
sari, ma lei ha chiesto di poterla utilizzare per far visitare un suo bambino
che era malato di cuore. Tuttavia, questo bambino non ha poi avuto più bisogno
né di interventi, né di altro e la signora ha restituito tutta la somma al
padre salesiano al quale noi l’avevamo affidata, affermando che ci sono persone
più povere di lei e poiché il Signore l’aveva aiutata ha voluto in questa
maniera far capire che non aveva più bisogno di queste somme anche se era molto
povera.
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16 luglio 2003
LA RECENTE VISITA DI GIOVANNI PAOLO II IN CROAZIA
E IL PROCESSO
DI
INTEGRAZIONE EUROPEA. QUESTI I TEMI AL CENTRO DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE CROATA, TENUTASI A ZAGABRIA
ZAGABRIA. = Il messaggio lasciato da Giovanni Paolo II
alla Chiesa e al popolo croato, in occasione della recente visita papale nel
Paese, è stato al centro della riunione del Consiglio permanente della
Conferenza episcopale croata, svoltosi a Zagabria il 12 luglio e presieduto da
mons. Josip Bozanic. Questo sarà il principale tema in discussione alla
prossima assemblea plenaria, prevista dal 26 al 30 ottobre a Hvar. Mons. Josip
Bozanic ha inoltre illustrato ai vescovi il contenuto del suo colloquio,
avvenuto il 10 luglio a Zagabria, con il presidente della Commissione europea
Romano Prodi sul processo di allargamento dell’Unione. (M.D.)
L’ARCIVESCOVO DI GUWAHATI, IN INDIA ORIENTALE,
RICOMPONE GLI SCONTRI
FRA
GRUPPI ETNICI NON CATTOLICI. IL PRESULE-MEDIATORE PUNTA
SUL
DIALOGO E SULLA RICONCILIAZIONE PER SANARE LE FERITE DI TRIBÚ
CHE SI
COMBATTONO PER MOTIVI TERRITORIALI ED ECONOMICI
GUWAHATI. = Nello stato di Assam,
nell’India orientale un arcivescovo riporta la pace e ricompone una faida fra
due gruppi tribali non cattolici. Mons. Thomas Menamparampil di Guwahati, si è
offerto per cercare di riconciliare i due gruppi etnici Dimasa e Hmar, dopo il
fallimento di tre tentativi condotti dal governo. Negli ultimi tre mesi,
violenti scontri fra i gruppi nel distretto montuoso di Cahar, nello stato di
Assam, hanno causato oltre cento morti e mille sfollati. L’arcivescovo ha
puntato soprattutto sull’interruzione delle violenze e delle dichiarazioni
provocatorie, nonché sulla ripresa del dialogo e collaborazione. Le due tribù,
dopo gli incontri inaugurati dall’arcivescovo, hanno ricominciato a convivere
pacificamente. I Dimasa sono un’antica popolazione di Assam, totalmente non
cristiana. Gli Hmar sono perlopiù battisti e presbiteriani, ma le motivazioni
del loro conflitto non sono di carattere religioso, bensì territoriale ed
economico. Il fatto che fra le due tribù non vi fossero cattolici ha facilitato
il lavoro dell’arcivescovo, percepito da entrambe le parti come mediatore
neutrale. La sua opera è stata delicata ma pragmatica e di grande efficacia
persuasiva. Mons. Menamparampil ha esercitato altre volte il suo particolare
carisma di pacificatore. Nel 1996 guidò la ripresa del dialogo fra i gruppi
Bodo e Adivasi; nel 1997 ha aiutato a risolvere dispute fra Kuki e Paite a Manipur.
Per la sua meritoria opera nella risoluzione dei conflitti, ha ricevuto diversi
riconoscimenti. A Guwahati ha fatto costruire un Centro per la pace dove si
studiano teoria e pratica della riconciliazione e della non violenza. (M.D)
STATI UNITI: I CATTOLICI ISPANICI AVRANNO A DENVER
UN NUOVO GRANDE CENTRO PASTORALE INTITOLATO A SAN JUAN DIEGO. “IL FUTURO DELLA
CHIESA IN COLORADO”– AFFERMA L’ARCIVESCOVO CHAPUT – “DIPENDE MOLTO DA QUESTA
COMUNITÁ”
DENVER. = I cattolici ispanici che vivono negli Stati
Uniti avranno una nuova grande struttura pastorale a loro dedicata. Si tratta
del Centro San Juan Diego di Denver, inaugurato lo scorso fine settimana.
L’arcivescovo della città, mons. Charles Chaput ha spiegato come la Chiesa del
Colorado dipenda molto da questa comunità e ha auspicato che il centro diventi
l’espressione viva di una fede che unisce nell’amore e nella missione. “E’ una
benedizione, un evento che ci riempie il cuore di gioia” ha confermato il
vescovo ausiliare della città, mons. José Gomez. “Sono certo che la
partecipazione attiva dei fedeli ispanici porterà copiosi frutti, sia
all’arcidiocesi, che alla chiesa tutta”, ha rilevato. Alla cerimonia di
inaugurazione hanno partecipato oltre quattrocento invitati, tra cui le alte
cariche diplomatiche di Spagna e Perù. Una processione guidata dai due presuli
e dall’immagine dell’apparizione della Vergine a San Juan Diego ha aperto le
celebrazioni. Ha fatto seguito la benedizione dei locali e una serie di danze
tipiche messicane. Il Centro è stato realizzato grazie al contributo dei fedeli
e della Fondazione cattolica arcidiocesana. (M.D.)
PRIMO PORTALE WEB PER L’EDITORIA CRISTIANA IN
GERMANIA.
AL
SITO WWW.BUCHRELIGION.DE
POTRANNO ESSERE CONSULTATE E
ORDINATE
50 MILA OPERE.
FRANCOFORTE. = 250 librerie e circa 3 mila case editrici con titoli di contenuto
cristiani parteciperanno in Germania al progetto denominato
"buchreligion.de", primo portale
per l'editoria cristiana, presentato in questi giorni a Francoforte. Il
sito è organizzato dalle strutture
cattoliche e luterane dedicate ai mezzi di comunicazione ed è gestito
dall’agenzia evangelica
"i-public". Circa 50
mila opere di ispirazione cristiana possono essere consultate ed eventualmente
ordinate on-line. Il sito è una vetrina per i diversi media di ispirazione
cristiana: infatti sono offerti al visitatore non solo libri, ma anche cd-rom,
cd musicali e calendari. (M.D.)
“LA DIGNITÁ DELLA PROCREAZIONE UMANA E LE
TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE.
ASPETTI
ANTROPOLOGICI ED ETICI”. QUESTO IL TEMA DELLA DECIMA ASSEMBLEA ANNUALE DELLA
PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, PREVISTA PER IL FEBBRAIO 2004
CITTÁ DEL VATICANO. = “La dignità della procreazione umana
e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici”. Sarà questo il
tema sul quale discuterà la decima assemblea annuale della Pontificia Accademia
per la vita, che si svolgerà fra il 19 e il 22 febbraio 2004, presso l’aula
nuova del Sinodo, in Vaticano. Il programma della tre giorni sarà articolato in
due parti. La prima sarà costituita da un momento commemorativo per ricordare e
riassumere il lavoro svolto nei dieci anni di attività dell’organismo a
servizio della cultura della vita. La seconda parte sarà invece dedicata ad uno
studio approfondito del tema prescelto. La Pontificia Accademia per la vita è
stata istituita da Giovanni Paolo II l’11 febbraio del 1994 con il motu proprio
“Vitae Mysterium”. Il suo scopo istituzionale è lo studio, l’informazione e la
formazione circa i principali problemi di biomedicina e di diritto relativi
alla promozione della vita, in relazione con la morale cattolica e con le
direttive del magistero della Chiesa. (M.D.)
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16 luglio 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
● Il progetto israeliano
di isolare il presidente dell’Autorità palestinese, Yasser Arafat, non sembra
trovare consensi in Europa. Il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, dopo
il rifiuto dell’esecutivo britannico a rompere i contatti con Arafat, ha ricevuto
oggi, al suo arrivo in Norvegia, una risposta negativa anche dall’esecutivo
scandinavo. Si è intanto conclusa felicemente la vicenda del tassista
israeliano sequestrato venerdì scorso a Gerusalemme. Una brillante operazione
militare condotta, la scorsa notte, da unità d’elite israeliane ha infatti portato
a termine la liberazione del tassista. I rapitori esigevano la scarcerazione di
2000 detenuti palestinesi ed un forte riscatto. Sugli ultimi sviluppi di questa
operazione, alla quale hanno preso parte anche i servizi di intelligence
dell’Autorità palestinese, ci riferisce Graziano Motta:
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E’ scattata a mezzanotte l’operazione di salvataggio del
tassista di Tel Aviv, Eliahu Gorel, di 61 anni, in un villaggio presso
Ramallah, Bitunia. Grazie all’arresto poche ore prima di 2 dei rapitori, l’uomo
era stato localizzato in una buca profonda 10 metri, nella quale era detenuto
da venerdì scorso. Il rapimento era stato organizzato da Ahmed Hajaj, un ex militante del fronte popolare di liberazione della
Palestina del villaggio di Beit Rima. I rapitori chiedevano la liberazione di
molti detenuti palestinesi, tra i quali figuravano il leader di Al Fatah in
Cisgiordania, Marwan Barghuti e gli assassini del ministro israeliano del
turismo, Rehavam Zeevi. Il ministro della difesa
israeliano, Shaul Mofaz, ha dato la notizia della riuscita operazione ai
familiari del tassista, il cui ricongiungimento nella notte è stato festeggiato
da decine di persone.
Per Radio Vaticana, Graziano Motta.
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●
In Iraq proseguono con una frequenza impressionante gli attacchi contro i
soldati americani. Anche oggi, anniversario della presa del potere, il 16
luglio 1979, da parte di Saddam Hussein, un militare statunitense è rimasto
ucciso e quattro suoi commilitoni sono rimasti feriti, in due diversi attacchi
compiuti a Baghdad. La presenza straniera nel Paese arabo sembra comunque
destinata a durare, almeno fino a quando l’Iraq non si sarà dotato di una
Costituzione e non avrà portato il proprio popolo alle elezioni, previste nel
2004.
●
Si arricchisce intanto di nuovi particolari la vicenda delle false accuse
americane sul presunto traffico di uranio tra Niger e Iraq. In Italia ieri è
stata aperta un’indagine per verificare se sussista o meno un dossier dei
servizi segreti militari italiani sul caso. E proprio la falsa accusa all’Iraq
di avere acquistato uranio africano rischia di costare cara alla Casa Bianca.
La nota, da Washington, di Empedocle Maffia:
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16 parole per dire che Saddam Hussein aveva acquistato
uranio dalla Nigeria per dotarsi dell’arma nucleare. Il presidente dice che
quando pronunciò quelle 16 parole, nella solennità del discorso sullo stato
dell’Unione, l’informazione era vera, ma proprio questo smentisce la Cia. Il
problema politico con il quale comincia a confrontarsi Bush è semplice, se
abbia mentito per convincere meglio gli americani sull’urgenza di fare la
guerra a Saddam Hussein. I suoi ministri cominciano a smentirsi reciprocamente.
La parte di democrazia americana, che non tollera zone d’ombra nel potere, sta
cercando la verità. Se verrà dimostrato che la guerra all’Iraq è stata
giustificata da una bugia, come avvenne per il Vietnam, questo presidente dovrà
risponderne ad un Paese improvvisamente sospetto nei suoi confronti.
L’appuntamento è già in calendario, le elezioni presidenziali del novembre
2004.
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● In Iran è stato arrestato stamani il sesto giornalista nell’arco di una
settimana: si tratta del direttore del periodico iraniano “Cinema-Teatro”,
Hussein Farrokhi, accusato di aver pubblicato foto di donne vestite in modo non
coerente alla legge islamica.
● Continua la mediazione
della Cina nel tentativo di sbloccare la crisi fra Stati Uniti e Corea del
nord. Dopo la visita di ieri a Pyongyang del viceministro degli Esteri cinese,
il governo nordcoreano sembra ora più disponibile a colloqui multilaterali. Il
servizio di Chiaretta Zucconi:
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Questa mattina il ministro degli esteri cinese, Li Zhao
Xing ed il segretario di Stato americano Colin Powell hanno avuto una intensa
conversazione telefonica durante la quale è stata riconfermata la volontà dei
due Paesi di mantenere i contatti e continuare ad esercitare sforzi a favore
dell’ulteriore miglioramento delle loro relazioni. La Cina, principale alleato,
insieme alla Russia, della Nord Corea e anche sua grande donatrice economica,
ha continuato a sollecitare Pyongyang a proseguire il dialogo, iniziato in
aprile in Pechino, al quale gli Stati Uniti vorrebbero l’inclusione della Sud
Corea e del Giappone. L’inviato speciale di Pechino si è anche incontrato con
il leader King Jol Ill, a cui ha consegnato una lettera del presidente Zhu Jing
Tao, segretario generale del Comitato centrale del partito comunista cinese.
Pressata da una difficile situazione economica e sull’orlo del baratro, la Nord
Corea non tarderà a dare una risposta.
Per
Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.
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● Nell’arcipelago di Sao Tomè e Principe, nel golfo
di Guinea, è in atto un tentativo di colpo di stato ad opera di alcuni militari
guidati dal maggiore Fernando Pereira. Le forze golpiste, che hanno
approfittato dell'assenza dal Paese del presidente Fradique de Menezes,
occupano da questa mattina le sedi della radio, della televisione e della Banca Centrale. I militari ribelli hanno
arrestato il primo ministro, Maria das Neves, il presidente del parlamento,
Dionisio Dias, ed altri ministri. Hanno inoltre chiesto agli altri membri del
governo e del parlamento di costituirsi avvertendo che non saranno responsabili
di quello che potrà accadere alla scadenza dell' ultimatum.
● Segnali di pace nella Repubblica Democratica del
Congo. E’ previsto per domani a Kinshasa l’insediamento ufficiale del nuovo
governo di transizione, che dovrebbe traghettare il Paese verso le prime
elezioni democratiche della sua storia. Ieri, è avvenuto il passaggio di
consegne fra i ministri del vecchio governo del presidente Joseph Kabila e
quelli chiamati a comporre l’esecutivo di transizione. Nella capitale dell’ex
Zaire è ora atteso l’arrivo di Azarias
Ruberwa, leader del principale gruppo ribelle Rcd-Goma, mentre ieri è
giunto l’altro capo ribelle, Jean-Pierre Bemba, del Movimento di liberazione.
Ruberwa e Bemba saranno due dei prossimi quattro vicepresidenti congolesi.
Proprio su Bemba e sui suoi uomini gravano pesanti accuse di crimini contro
l’umanità commessi nel 2002. Come è stato accolto quindi a Kinshasa Jean-Pierre
Bemba? Giada Aquilino lo ha chiesto al
portavoce dei vescovi congolesi, padre Valerio Shango:
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R.
-La sua venuta è stata accolta con grande speranza perché è un giovane che ha
detto che vorrebbe trasformare il suo movimento militare in un partito politico
in modo che tra due anni possa candidarsi alla presidenza. Il problema
dell’uccisione di civili congolesi è deplorato da tutti. Ho sentito a Kinshasa
tanti dire che il presidente Kagame ha commesso un genocidio tremendo in Congo
ed interrogarsi sul perché nessuno ne parli. Altrettanto il presidente
Museveni.Quindi tanti sospettano che forse c’è qualcuno dall’esterno che vorrebbe
bloccare questo processo. Il popolo congolese, poi, si pronuncerà. Quindi i
diritti umani sono fondamentali.
D. – Lo stesso Bemba che cosa risponde a chi lo accusa di
crimini di guerra?
R. – Conosce i meccanismi. Ricorrerà ad un avvocato. Penso
che se il tribunale viene aperto seguirà il suo corso. Questo è un fatto.Ma nel
frattempo egli si trova lì perché vuole dare un suo contributo per porre fine a
questa sofferenza del popolo congolese.
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● I principali movimenti
ribelli liberiani hanno chiesto ieri agli Stati Uniti un rapido dispiegamento
di forze militari nel loro Paese, prima dell’intervento delle truppe della
Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), previsto entro
poche settimane. Bush, che lunedì si era detto aperto all’invio di forze militari,
ha chiesto al presidente liberiano, Charles Taylor, di lasciare il Paese.
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