RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 197 - Testo della Trasmissione di mercoledì 16 luglio 2003

 

Sommario

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

 

La ricorrenza della Vergine del Carmelo ricordata dal Papa nella prima udienza generale a Castel Gandolfo.

 

Il significato dello “scapolare”, nell’intervista con il mariologo Stefano De Fiores.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

 

Il colpo di Stato  a Sao Tomé e Prìncipe. All’origine del golpe, più disperazione per la povertà che desiderio di rivoluzione politica. La testimonianza del vescovo Abìlio  Rodas de Sousa Ribas  

 

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si appresta a votare il piano di pace per il Sahara Occidentale. Le valutazioni dell’esperto Luciano Ardesi

 

 L’impegno dell’associazione “Pro India del Sud”, in prima linea al fianco dei missionari salesiani. Con noi, Domenico Catarinella.

 

CHIESA E SOCIETA’:

 

Il recente viaggio del Papa in Croazia e il processo d’integrazione europea. I temi dell’ultimo consiglio permanente dei vescovi croati

 

L’arcivescovo di Guwahati mediatore negli scontri fra gruppi etnici non cattolici in India orientale

 

Inaugurato un nuovo grande centro pastorale a Denver per i cattolici ispanici statunitensi

 

In Germania cattolici e luterani insieme per la realizzazione del primo portale web per l’editoria religiosa.

 

Procreazione umana e tecnologie riproduttive al centro della decima assemblea della Pontificia accademia per la vita

 

 

24 ORE NEL MONDO:        

Liberato da unità israeliane, con la collaborazione dei servizi di intelligence palestinesi, il tassista rapito venerdì a Gerusalemme

 

 Nel giorno anniversario della presa del potere di Saddam Hussein proseguono gli attacchi antiamericani in Iraq

 

Nuove speranze di pace in Gongo: domani si insedierà il governo di transizione. 

 

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

16 luglio 2003

 

 

 

LA FESTA DELLA VERGINE DEL CARMELO RICORDATA DAL PAPA NELLA PRIMA UDIENZA GENERALE A CASTELGANDOLFO: SIA AIUTO E DIFESA NEI PERICOLI, SIGILLO DI PACE E SEGNO DELLA TUTELA DI MARIA. E’ L’AUGURIO DEL PAPA NEL CORSO

DELLA SUA PRIMA UDIENZA GENERALE DA CASTEL GANDOLFO.

CON  NOI PADRE STEFANO DE FIORES 

 

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“La Vergine Maria sia per tutti modello a cui fare costante riferimento, per trovare nei suoi esempi ispirazione e guida sicura”. Con queste parole tra l’affetto e la commozione dei circa 2000 fedeli accorsi nel cortile del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, il Papa ha ricordato la memoria della Beata Vergine del Monte Carmelo che si celebra oggi. “Anche io, – ha confidato Giovanni Paolo II -  fin dalla mia giovinezza, porto al collo lo Scapolare della Vergine e mi rifugio con fiducia sotto il suo mantello”.

 

“Vi esorto ad invocarla sempre: sarà per voi motivo di conforto e di speranza”.

 

Al centro dell’odierna catechesi, “un canto di gioia dominato dalla figura materna di Gerusalemme e dalla sollecitudine amorevole di Dio”: i versetti 10-14 del capitolo 66 del Libro di Isaia. Si tratta di un testo posteriore al resto dell’opera del profeta: siamo infatti nel sesto secolo a.C., epoca della rinascita di Israele dopo la parentesi oscura dell’esilio babilonese. Nel suo fluire gioioso il testo si apre con tre imperativi che invitano alla felicità: “rallegratevi”, “esultate”, “sfavillate di gioia”. E’ il Signore stesso a partecipare della gioia del suo popolo risorto dalle ceneri della rovina.

 

“Il lutto è ormai lasciato alle spalle” e Gerusalemme, figlia di Sion, torna ad essere una città-madre che accoglie, nutre e delizia i suoi figli in una scena di vita e tenerezza. Tenerezza che, ha ricordato Giovanni Paolo II, è attributo di Dio stesso che consola le sue creature come una madre con il proprio figlio. A concludere il testo un’altra immagine di rinascita e vitalità interiore: l’erba fresca metafora del ritrovato vigore del corpo e dell’esistenza. L’immagine materna di Gerusalemme – ha indicato il Pontefice – suggerisce in un allargamento dello sguardo “il profilo della Chiesa, vergine e madre feconda”.

 

“Quale donna sposata ha più figli della santa Chiesa? È vergine per la santità che riceve nei sacramenti ed è madre di popoli”.

 

Il Papa ha poi salutato la folla festosa, rivolgendo una speciale benedizione ai pellegrini carmelitani presenti e alle Suore Francescane del Cuore di Gesù, riunite in questi giorni nella loro assemblea generale, perché possano “ripartire da Cristo con fede orante, speranza ferma, amore operoso”. Infine come già in altre occasioni l’auspicio che le vacanze estive siano l’occasione di un vero riposo per recuperare forze fisiche e spirituali.

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Ritorniamo ora sull’odierna festività della Beata Vergine del Monte Carmelo. Ci soffermiamo in particolare ad approfondire il significato, tutt’oggi di grande attualità,  dell’antica devozione dello Scapolare, simbolo dell’abito di cui Maria chiede di rivestirci. Ma lasciamo la parola, al microfono di Carla Cotignoli,  al mariologo padre Stefano De Fiores.

 

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Il vestito assume moltissima importanza nell’Oriente. Il vestito è segno di un cambiamento di stato, di condizione sociale e religiosa. Allora si capisce come Maria – secondo la tradizione carmelitana – abbia dato questo scapolare a San Simone Stock promettendo che chi si riveste di questo scapolare avrà una particolare assistenza di lei in vita e in morte. Però rivestirsi dello scapolare – ricordiamo l’espressione biblica ‘rivestirsi di Cristo’, dice Paolo, vuol dire entrare nel dinamismo della vita di Cristo – significa entrare nello stile mariano di spiritualità e sappiamo che questa spiritualità è caratterizzata da un cuore che contempla il mistero di Cristo.

 

Oggi, pensando alla Madonna del Carmelo, pensiamo innanzitutto alla contemplazione così necessaria per l’uomo di oggi, che è troppo preso dall’attività e sottomesso a tanti stress ed ansie. Nello stesso tempo noi vediamo anche in Maria, “la bellezza”. E’ infatti invocata  come “decoro del Carmelo”, “bellezza del Carmelo”. Quindi questa via della bellezza oggi è particolarmente adatta per attirare il cuore degli uomini. Secondo Dostojewski è la bellezza che salverà il mondo. Ma non una bellezza qualsiasi, una bellezza redenta, come dice Evdokimov. Per cui Maria appare a noi come splendore della Chiesa, che indica a noi ciò che noi dovremmo essere e purtroppo non siamo. E’ lei la Chiesa del dono totale di sé; è lei la Chiesa sposa del Nuovo Testamento che deve ogni giorno dire di sì a Dio.

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PROVVISTA DI CHIESE IN REPUBBLICA DOMINICANA,

BRASILE, VIETNAM E AUSTRALIA

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Santiago de los Caballeros, nella Repubblica Dominicana, presentata dall’arcivescovo mons. Juan Antonio Flores Santana, per raggiunti limiti di età. Come nuovo arcivescovo metropolita di Santiago de los Caballeros, il Pontefice ha nominato il presule mons. Ramòn Benito  De La Rosa y Carpio, finora vescovo di Nuestra Señora de la Altagracia  en Higüey.

 

In Brasile, il Santo Padre ha nominato vescovo di Ponta Grossa il presule mons. Sérgio Arthur Braschi, finora ausiliare di Curitiba.

 

In Vietnam, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kontum, presentata dal vescovo mons. Pierre Tran Thanh Chung, per limiti di età. Nuovo vescovo di Kontum, è stato nominato dal Pontefice il sacerdote Michel Hoang Duc Oanh, di 64 anni, finora vicario generale della stessa diocesi, situata nel centro del Vietnam, con un milione e 350 mila abitanti, di cui 193 mila cattolici, assistiti da 33 sacerdoti, di cui 29 diocesani e 4 religiosi. Oltre a 18 seminaristi e 171 religiose, vi sono ben 3.200 catechisti volontari.

 

         Giovanni Paolo II ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’ordinariato militare per l’Australia, presentata da mons. Geoffrey Mayne, per limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato ordinario militare per l’Australia il prelato 57enne mons. Max Davis, già vicario generale dello stesso ordinariato.

 

Sempre in Australia, il Papa ha nominato ausiliari dell’arcidiocesi di Sydney due sacerdoti: il diocesano Julian Charles Porteous, 54enne, rettore del seminario maggiore, e il domenicano Anthony Colin Fisher, fondatore e direttore dell’Istituto Giovanni Paolo II per il Matrimonio e la Famiglia in Melbourne, elevandoli entrambi alla dignità vescovile.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il titolo "Sotto lo sguardo della Vergine del Carmelo l'incontro del Santo Padre con i pellegrini": migliaia i fedeli che hanno raggiunto Castel Gandolfo per partecipare all'udienza generale.

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Un articolo sull'ultima consegna spirituale di Padre Carlo Cremona: la castità è contro il disfacimento dell'uomo; la lussuria è imposta ai giovani d'oggi.

Un articolo sugli Atti di un Convegno dei Superiori Maggiori svoltosi presso il Santuario del Divino Amore.

 

Nelle pagine estere, riguardo all'Iraq si sottolinea l'atroce scoperta di due fosse comuni contenenti un centinaio di corpi.

Medio Oriente: la Jihad islamica minaccia di rompere la tregua.

Russia: missione in Cecenia del Ministro della difesa.

 

Nella pagina culturale, un articolo di Marco Testi sui saggi letterari di Giuseppe Petronio.

Un contributo di Andrea Fagioli sui restauri degli affreschi rinascimentali della Tribuna del David a Firenze.

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema della giustizia e l'emergenza-siccità.

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OGGI IN PRIMO PIANO

16 luglio 2003

 

                                                                                                              

 

 

PIÙ DISPERAZIONE PER LA POVERTÀ CHE DESIDERIO DI RIVOLUZIONE POLITICA,

ALLE RADICI DEL GOLPE A SÃO TOMÉ E PRÍNCIPE

- Intervista con il vescovo, mons. Abílio Rodas de Sousa Ribas -

 

C’è una situazione sociale piuttosto difficile, alla base del colpo di Stato in corso a São Tomé e Príncipe. Il più piccolo Stato dell’Africa, indipendente dal Portogallo dal 1975, attraversa da alcuni anni una crisi economica profonda, legata anche al crollo del mercato del cacao. Le difficoltà non mancano neppure sul fronte politico, per i rapporti tesi tra il presidente de Menezes ed il Parlamento. Ma non sarebbero queste ultime – a detta del vescovo dell’arcipelago, mons. Abílio Rodas de Sousa Ribas – le ragioni profonde del golpe. Andrea Sarubbi lo ha raggiunto telefonicamente e gli ha chiesto di descriverci che cosa sta accadendo nel piccolo Paese africano:

 

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R. – A SITUAÇÃO PÚBLICA NESTE MOMENTO É CALMA …

La situazione in questo momento è di calma. Sembra che il movimento nella città sia normale, i mercati sono aperti… l’unica traccia del colpo di stato è il fatto che la radio e la televisione nazionale sono controllate dai militari, così come qualche altro luogo. Li ha incontrati in macchina, questa mattina, il mio segretario, mentre andava a celebrare Messa nell’ospedale. Ma lo hanno fatto passare, senza problemi. Nelle prossime ore, cercherò di incontrare il leader della ribellione, il maggiore Fernando Pereira, per fare un appello ai militari. So che si stanno già mettendo in contatto con i ministri che non hanno arrestato, per avviare un dialogo con loro. E’ fondamentale che, per far cessare questa sollevazione, si giochi la carta della comprensione reciproca. Credo che tutto si risolverà attraverso il dialogo.

 

D. - Secondo lei, quali sono le ragioni di questo colpo di stato?

 

R. – EU CREIO QUE OS MILITARES…

Credo che i militari, già da parecchio tempo, reclamassero aumenti di stipendio. In effetti, guadagnano davvero poco, come tutti i funzionari pubblici qui a São Tomé. Il Paese non può permettersi di pagare molto, vista la situazione attuale di povertà e di elevati debiti. Credo che questo gesto della ribellione armata sia stato compiuto semplicemente per attirare l’attenzione sul problema, e non con l’intenzione chiara di rovesciare il governo e sostituirlo con un altro. Credo sia soltanto un tentativo di mostrare il malcontento generale.

 

D. - Che cosa potrà fare il presidente quando tornerà a São Tomé?

 

R. – EU CREIO NUM DIÁLOGO COM O PRESIDENTE….

Io credo nella possibilità di un dialogo con il presidente, che è un uomo davvero buono, un uomo di dialogo, dal cuore aperto. Confido che riuscirà ad accogliere le richieste dei militari, ad aumentare i loro salari, ma soprattutto che non perderà il suo atteggiamento costruttivo nel risolvere i problemi. Proprio questo atteggiamento, secondo me, sarà sufficiente a calmare le proteste. Per quanto riguarda il futuro, speriamo nei ricavi del petrolio: tra qualche mese, il Paese dovrebbe cominciare a beneficiare delle esportazioni di greggio.

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AL VOTO ALL’ONU IL PIANO DI PACE PER IL SAHARA OCCIDENTALE.

SE PASSA L’ACCORDO, L’EX COLONIA SPAGNOLA SARA’ UNA REGIONE AUTONOMA

DEL MAROCCO  FINO AL REFERENDUM SULL’AUTODETERMINAZIONE

- Intervista con Luciano Ardesi -

 

Verrà votato questa settimana al Consiglio di Sicurezza dell’Onu il nuovo piano di pace per il Sahara Occidentale che prevede, per la ex colonia spagnola, uno status transitorio di regione autonoma sotto sovranità marocchina per un periodo di 5 anni, al termine dei quali si celebrerà un referendum di autodeterminazione in cui gli elettori dovranno scegliere fra l’indipendenza o la piena integrazione al Marocco. Il piano elaborato dall’ex segretario di Stato americano James Baker, inviato speciale del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, è stato accolto dagli indipendentisti del Fronte Polisario e della Spagna, ma non piace al Marocco. Perché? Roberto Piermarini lo ha chiesto all’esperto di problemi del Maghreb, Luciano Ardesi.

 

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R. - Perché il piano di pace era da diversi anni sul tavolo del Consiglio di sicurezza senza fare progressi, perché il Marocco si rifiuta di giungere ad un referendum di autodeterminazione. Il piano Baker prevede una fase di transizione che il precedente piano non aveva invece individuato e questo consente quanto meno di andare avanti, quanto meno immaginare 5 anni in cui ci sarà una sovranità condivisa tra Marocco e gl’indipendentisti del Fronte Polisario.

 

D. – Perché il Marocco non vuole una regione autonoma sul suo territorio, come prevede il piano Baker?

 

R. – Il Marocco è uno stato centralizzato, una Monarchia Assoluta, al di là dell’immagine di un re giovane e dinamico, ma la struttura di potere è fortemente centralizzata e dipendente dalla Monarchia. Una rottura dell’equilibrio, diciamo, dei poteri locali, potrebbe destabilizzare l’intero Paese.

 

D. – Come mai la Spagna appoggia questo piano di pace per il Sahara Occidentale, che è una sua ex colonia? 

 

R. – Proprio perché il governo di Madrid sa di avere una responsabilità, diciamo, nella situazione della regione. Vuole peraltro mantenere i rapporti sia con la sua ex colonia sia con il Maghreb, quindi con il Marocco, l’Algeria e non vuole che questa soluzione negoziata possa in futuro escluderla, quindi c’è un interesse sia politico, ma anche economico nel potere in qualche modo pilotare questo piano.

 

D. – La disputa del Sahara Occidentale si trascina da quasi 30 anni. Cosa nasconde questo deserto conteso a livello di risorse naturali?

 

R. – Innanzitutto la miniera di fosfati di Bukrà è una delle maggiori delle mondo. Infatti attualmente è sfruttata dal Marocco che con le proprie risorse interne è diventato il primo esportatore di fosfati nel mondo. Poi le Coste Atlantiche del Sahara Occidentale sono tra le più pescose dell’Africa e quindi anche del mondo ed in particolare il suo patrimonio ittico è quasi intatto ed infatti ci sono pescherecci da tutto il mondo che vanno a pescare in quelle acque. Inoltre negli ultimi tempi le prime prospezioni petrolifere hanno dato dei risultati positivi, quindi, quasi sicuramente c’è del petrolio. Bisogna vedere se il suo sfruttamento economico è conveniente o meno, ma c’è petrolio.

 

D. – Gli Stati Uniti hanno avuto un ruolo importante in questo piano di pace, che si chiama appunto piano Baker. Esistono degli interessi statunitensi in questo territorio del Sahara Occidentale?

 

R. – Gli Stati Uniti sono sempre stati interessati alla facciata atlantica dell’Africa. In questo momento in cui la regione del Maghreb è stata toccata dal terrorismo di matrice islamica, certamente, una maggiore presenza americana in quella regione tutelerebbe meglio la strategia geopolitica statunitense in tutta quest’area, Nord Africa e anche mediterranea. E poi proprio il fatto della ricchezza petrolifera o di altre ricchezze che potrebbero in un secondo momento emergere, beh, anche questo è per gli Stati Uniti una ragione in più per occuparsi più da vicino del Sahara Occidentale.

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A SOSTEGNO DEI PIU’ DEBOLI NEL SEGNO DELLA SOLIDARIETA’:

E’ L’IMPEGNO DELL’ASSOCIAZIONE “PRO INDIA DEL SUD” IN PRIMA

 LINEA AL FIANCO DEI MISSIONARI SALESIANI

 

- Con noi, Domenico Catarinella -

 

Un viaggio in India di una coppia di pensionati ha portato a scoprire delle realtà umane sconvolgenti: bambini orfani abbandonati, malati di lebbra e ancora donne sfruttate. Tornati a Roma, i due coniugi hanno suscitato l’interesse di un gruppo di volontari che hanno creato l’Apis, l’Associazione pro India del Sud. E’ la storia semplice e straordinaria, al tempo stesso, di un sodalizio, che, da quasi un decennio, collabora attivamente con l’Istituto salesiano indiano per lo sviluppo sociale (“Surabi”). Un’azione in prima linea a sostegno di vari progetti che si concretizzano nella fornitura di strutture sanitarie, jeep-ambulanze e impianti per l’acqua potabile. Domenica prossima, nel portico dell’Abbazia di San Nilo di Grottaferrata, i volontari dell’associazione daranno vita ad una raccolta fondi per finanziare nuovi progetti. Ma ascoltiamo come è nata l’Apis attraverso le parole di uno dei due fondatori, Domenico Catarinella, al microfono di Alessandro Gisotti:

 

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R. – E’ nata da un incontro con il padre salesiano, attuale direttore di una delle missioni alla periferia di Madras. Cominciammo a collaborare con lui per l’adozione morale a distanza di bambini figli di lebbrosi. Il nostro primo viaggio risale al 1990. Successivamente, il padre è venuto qui ed ha chiesto di costituire questa associazione. Così, radunammo un certo numero di amici, desiderosi di fare qualche cosa per le missioni, e  nel maggio del 1997 fu costituita ufficialmente l’associazione.

 

D. – Quali sono le iniziative messe in campo oggi dall’associazione in favore dei salesiani attivi nell’India del Sud?

 

R. – Sono di due tipi. Innanzitutto, la campagna di adozioni morali a distanza. La seconda è invece quella di esaminare, volta per volta, i progetti che i padri ci inviano. Aiutiamo le varie missioni che hanno espresso il desiderio, ad esempio, di migliorare le loro attrezzature. Facciamo anche i laboratori per le donne, perché nel Tamil Nadu c’è la maggior parte dei bambini lavoratori che sono impiegati dai cosiddetti caporali per lavori anche pericolosi. Per evitare questa situazione, abbiamo cercato di organizzare dei laboratori per le mamme in modo da evitare che questi bambini vadano a lavorare.

 

D. – Qual è l’esperienza più forte vissuta in India dall’Associazione?

 

R.- In un villaggio abbiamo trovato una povera donna. Abbiamo fatto avere a questa donna una somma di denaro per comprarsi un nuovo sari, ma lei ha chiesto di poterla utilizzare per far visitare un suo bambino che era malato di cuore. Tuttavia, questo bambino non ha poi avuto più bisogno né di interventi, né di altro e la signora ha restituito tutta la somma al padre salesiano al quale noi l’avevamo affidata, affermando che ci sono persone più povere di lei e poiché il Signore l’aveva aiutata ha voluto in questa maniera far capire che non aveva più bisogno di queste somme anche se era molto povera.

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CHIESA E SOCIETA’

16 luglio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA RECENTE VISITA DI GIOVANNI PAOLO II IN CROAZIA E IL PROCESSO

DI INTEGRAZIONE EUROPEA. QUESTI I TEMI AL CENTRO DEL CONSIGLIO PERMANENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE CROATA, TENUTASI A ZAGABRIA

 

ZAGABRIA.  = Il messaggio lasciato da Giovanni Paolo II alla Chiesa e al popolo croato, in occasione della recente visita papale nel Paese, è stato al centro della riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale croata, svoltosi a Zagabria il 12 luglio e presieduto da mons. Josip Bozanic. Questo sarà il principale tema in discussione alla prossima assemblea plenaria, prevista dal 26 al 30 ottobre a Hvar. Mons. Josip Bozanic ha inoltre illustrato ai vescovi il contenuto del suo colloquio, avvenuto il 10 luglio a Zagabria, con il presidente della Commissione europea Romano Prodi sul processo di allargamento dell’Unione. (M.D.)

 

 

L’ARCIVESCOVO DI GUWAHATI, IN INDIA ORIENTALE, RICOMPONE GLI SCONTRI

FRA GRUPPI ETNICI NON CATTOLICI. IL PRESULE-MEDIATORE PUNTA

SUL DIALOGO E SULLA RICONCILIAZIONE PER SANARE LE FERITE DI TRIBÚ

CHE SI COMBATTONO PER MOTIVI TERRITORIALI ED ECONOMICI

 

GUWAHATI. = Nello stato di Assam, nell’India orientale un arcivescovo riporta la pace e ricompone una faida fra due gruppi tribali non cattolici. Mons. Thomas Menamparampil di Guwahati, si è offerto per cercare di riconciliare i due gruppi etnici Dimasa e Hmar, dopo il fallimento di tre tentativi condotti dal governo. Negli ultimi tre mesi, violenti scontri fra i gruppi nel distretto montuoso di Cahar, nello stato di Assam, hanno causato oltre cento morti e mille sfollati. L’arcivescovo ha puntato soprattutto sull’interruzione delle violenze e delle dichiarazioni provocatorie, nonché sulla ripresa del dialogo e collaborazione. Le due tribù, dopo gli incontri inaugurati dall’arcivescovo, hanno ricominciato a convivere pacificamente. I Dimasa sono un’antica popolazione di Assam, totalmente non cristiana. Gli Hmar sono perlopiù battisti e presbiteriani, ma le motivazioni del loro conflitto non sono di carattere religioso, bensì territoriale ed economico. Il fatto che fra le due tribù non vi fossero cattolici ha facilitato il lavoro dell’arcivescovo, percepito da entrambe le parti come mediatore neutrale. La sua opera è stata delicata ma pragmatica e di grande efficacia persuasiva. Mons. Menamparampil ha esercitato altre volte il suo particolare carisma di pacificatore. Nel 1996 guidò la ripresa del dialogo fra i gruppi Bodo e Adivasi; nel 1997 ha aiutato a risolvere dispute fra Kuki e Paite a Manipur. Per la sua meritoria opera nella risoluzione dei conflitti, ha ricevuto diversi riconoscimenti. A Guwahati ha fatto costruire un Centro per la pace dove si studiano teoria e pratica della riconciliazione e della non violenza. (M.D)

 

 

STATI UNITI: I CATTOLICI ISPANICI AVRANNO A DENVER UN NUOVO GRANDE CENTRO PASTORALE INTITOLATO A SAN JUAN DIEGO. “IL FUTURO DELLA CHIESA IN COLORADO”– AFFERMA L’ARCIVESCOVO CHAPUT – “DIPENDE MOLTO DA QUESTA COMUNITÁ”

 

DENVER. = I cattolici ispanici che vivono negli Stati Uniti avranno una nuova grande struttura pastorale a loro dedicata. Si tratta del Centro San Juan Diego di Denver, inaugurato lo scorso fine settimana. L’arcivescovo della città, mons. Charles Chaput ha spiegato come la Chiesa del Colorado dipenda molto da questa comunità e ha auspicato che il centro diventi l’espressione viva di una fede che unisce nell’amore e nella missione. “E’ una benedizione, un evento che ci riempie il cuore di gioia” ha confermato il vescovo ausiliare della città, mons. José Gomez. “Sono certo che la partecipazione attiva dei fedeli ispanici porterà copiosi frutti, sia all’arcidiocesi, che alla chiesa tutta”, ha rilevato. Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato oltre quattrocento invitati, tra cui le alte cariche diplomatiche di Spagna e Perù. Una processione guidata dai due presuli e dall’immagine dell’apparizione della Vergine a San Juan Diego ha aperto le celebrazioni. Ha fatto seguito la benedizione dei locali e una serie di danze tipiche messicane. Il Centro è stato realizzato grazie al contributo dei fedeli e della Fondazione cattolica arcidiocesana. (M.D.)

 

 

PRIMO PORTALE WEB PER L’EDITORIA CRISTIANA IN GERMANIA.

AL SITO WWW.BUCHRELIGION.DE POTRANNO ESSERE CONSULTATE E

ORDINATE 50 MILA OPERE.

 

FRANCOFORTE. = 250 librerie e circa 3 mila  case editrici con titoli di contenuto cristiani parteciperanno in Germania al progetto denominato "buchreligion.de", primo portale  per l'editoria cristiana, presentato in questi giorni a Francoforte. Il sito è organizzato dalle   strutture cattoliche e luterane dedicate ai mezzi di comunicazione ed è gestito dall’agenzia evangelica  "i-public".  Circa 50 mila opere di ispirazione cristiana possono essere consultate ed eventualmente ordinate on-line. Il sito è una vetrina per i diversi media di ispirazione cristiana: infatti sono offerti al visitatore non solo libri, ma anche cd-rom, cd musicali e calendari. (M.D.)

 

 

 

“LA DIGNITÁ DELLA PROCREAZIONE UMANA E LE TECNOLOGIE RIPRODUTTIVE.

ASPETTI ANTROPOLOGICI ED ETICI”. QUESTO IL TEMA DELLA DECIMA ASSEMBLEA ANNUALE DELLA PONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITA, PREVISTA PER IL FEBBRAIO 2004

 

CITTÁ DEL VATICANO. = “La dignità della procreazione umana e le tecnologie riproduttive. Aspetti antropologici ed etici”. Sarà questo il tema sul quale discuterà la decima assemblea annuale della Pontificia Accademia per la vita, che si svolgerà fra il 19 e il 22 febbraio 2004, presso l’aula nuova del Sinodo, in Vaticano. Il programma della tre giorni sarà articolato in due parti. La prima sarà costituita da un momento commemorativo per ricordare e riassumere il lavoro svolto nei dieci anni di attività dell’organismo a servizio della cultura della vita. La seconda parte sarà invece dedicata ad uno studio approfondito del tema prescelto. La Pontificia Accademia per la vita è stata istituita da Giovanni Paolo II l’11 febbraio del 1994 con il motu proprio “Vitae Mysterium”. Il suo scopo istituzionale è lo studio, l’informazione e la formazione circa i principali problemi di biomedicina e di diritto relativi alla promozione della vita, in relazione con la morale cattolica e con le direttive del magistero della Chiesa. (M.D.) 

 

 

 

 

 

 

 

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24 ORE NEL MONDO

16 luglio 2003

 

 

 

 

 

 

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

● Il progetto israeliano di isolare il presidente dell’Autorità palestinese, Yasser Arafat, non sembra trovare consensi in Europa. Il premier dello Stato ebraico, Ariel Sharon, dopo il rifiuto dell’esecutivo britannico a rompere i contatti con Arafat, ha ricevuto oggi, al suo arrivo in Norvegia, una risposta negativa anche dall’esecutivo scandinavo. Si è intanto conclusa felicemente la vicenda del tassista israeliano sequestrato venerdì scorso a Gerusalemme. Una brillante operazione militare condotta, la scorsa notte, da unità d’elite israeliane ha infatti portato a termine la liberazione del tassista. I rapitori esigevano la scarcerazione di 2000 detenuti palestinesi ed un forte riscatto. Sugli ultimi sviluppi di questa operazione, alla quale hanno preso parte anche i servizi di intelligence dell’Autorità palestinese, ci riferisce Graziano Motta:

 

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E’ scattata a mezzanotte l’operazione di salvataggio del tassista di Tel Aviv, Eliahu Gorel, di 61 anni, in un villaggio presso Ramallah, Bitunia. Grazie all’arresto poche ore prima di 2 dei rapitori, l’uomo era stato localizzato in una buca profonda 10 metri, nella quale era detenuto da venerdì scorso. Il rapimento era stato organizzato da Ahmed Hajaj, un ex militante del fronte popolare di liberazione della Palestina del villaggio di Beit Rima. I rapitori chiedevano la liberazione di molti detenuti palestinesi, tra i quali figuravano il leader di Al Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti e gli assassini del ministro israeliano del turismo, Rehavam Zeevi. Il ministro della difesa israeliano, Shaul Mofaz, ha dato la notizia della riuscita operazione ai familiari del tassista, il cui ricongiungimento nella notte è stato festeggiato da decine di persone.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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● In Iraq proseguono con una frequenza impressionante gli attacchi contro i soldati americani. Anche oggi, anniversario della presa del potere, il 16 luglio 1979, da parte di Saddam Hussein, un militare statunitense è rimasto ucciso e quattro suoi commilitoni sono rimasti feriti, in due diversi attacchi compiuti a Baghdad. La presenza straniera nel Paese arabo sembra comunque destinata a durare, almeno fino a quando l’Iraq non si sarà dotato di una Costituzione e non avrà portato il proprio popolo alle elezioni, previste nel 2004.

 

● Si arricchisce intanto di nuovi particolari la vicenda delle false accuse americane sul presunto traffico di uranio tra Niger e Iraq. In Italia ieri è stata aperta un’indagine per verificare se sussista o meno un dossier dei servizi segreti militari italiani sul caso. E proprio la falsa accusa all’Iraq di avere acquistato uranio africano rischia di costare cara alla Casa Bianca. La nota, da Washington, di Empedocle Maffia:

 

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16 parole per dire che Saddam Hussein aveva acquistato uranio dalla Nigeria per dotarsi dell’arma nucleare. Il presidente dice che quando pronunciò quelle 16 parole, nella solennità del discorso sullo stato dell’Unione, l’informazione era vera, ma proprio questo smentisce la Cia. Il problema politico con il quale comincia a confrontarsi Bush è semplice, se abbia mentito per convincere meglio gli americani sull’urgenza di fare la guerra a Saddam Hussein. I suoi ministri cominciano a smentirsi reciprocamente. La parte di democrazia americana, che non tollera zone d’ombra nel potere, sta cercando la verità. Se verrà dimostrato che la guerra all’Iraq è stata giustificata da una bugia, come avvenne per il Vietnam, questo presidente dovrà risponderne ad un Paese improvvisamente sospetto nei suoi confronti. L’appuntamento è già in calendario, le elezioni presidenziali del novembre 2004.

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● In Iran è stato arrestato stamani il sesto giornalista nell’arco di una settimana: si tratta del direttore del periodico iraniano “Cinema-Teatro”, Hussein Farrokhi, accusato di aver pubblicato foto di donne vestite in modo non coerente alla legge islamica.

 

● Continua la mediazione della Cina nel tentativo di sbloccare la crisi fra Stati Uniti e Corea del nord. Dopo la visita di ieri a Pyongyang del viceministro degli Esteri cinese, il governo nordcoreano sembra ora più disponibile a colloqui multilaterali. Il servizio di  Chiaretta Zucconi:

 

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Questa mattina il ministro degli esteri cinese, Li Zhao Xing ed il segretario di Stato americano Colin Powell hanno avuto una intensa conversazione telefonica durante la quale è stata riconfermata la volontà dei due Paesi di mantenere i contatti e continuare ad esercitare sforzi a favore dell’ulteriore miglioramento delle loro relazioni. La Cina, principale alleato, insieme alla Russia, della Nord Corea e anche sua grande donatrice economica, ha continuato a sollecitare Pyongyang a proseguire il dialogo, iniziato in aprile in Pechino, al quale gli Stati Uniti vorrebbero l’inclusione della Sud Corea e del Giappone. L’inviato speciale di Pechino si è anche incontrato con il leader King Jol Ill, a cui ha consegnato una lettera del presidente Zhu Jing Tao, segretario generale del Comitato centrale del partito comunista cinese. Pressata da una difficile situazione economica e sull’orlo del baratro, la Nord Corea non tarderà a dare una risposta.

 

Per Radio Vaticana, Chiaretta Zucconi.

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● Nell’arcipelago di Sao Tomè e Principe, nel golfo di Guinea, è in atto un tentativo di colpo di stato ad opera di alcuni militari guidati dal maggiore Fernando Pereira. Le forze golpiste, che hanno approfittato dell'assenza dal Paese del presidente Fradique de Menezes, occupano da questa mattina le sedi della radio, della televisione e della  Banca Centrale. I militari ribelli hanno arrestato il primo ministro, Maria das Neves, il presidente del parlamento, Dionisio Dias, ed altri ministri. Hanno inoltre chiesto agli altri membri del governo e del parlamento di costituirsi avvertendo che non saranno responsabili di quello che potrà accadere alla scadenza dell' ultimatum.

 

● Segnali di pace nella Repubblica Democratica del Congo. E’ previsto per domani a Kinshasa l’insediamento ufficiale del nuovo governo di transizione, che dovrebbe traghettare il Paese verso le prime elezioni democratiche della sua storia. Ieri, è avvenuto il passaggio di consegne fra i ministri del vecchio governo del presidente Joseph Kabila e quelli chiamati a comporre l’esecutivo di transizione. Nella capitale dell’ex Zaire è ora atteso l’arrivo di Azarias  Ruberwa, leader del principale gruppo ribelle Rcd-Goma, mentre ieri è giunto l’altro capo ribelle, Jean-Pierre Bemba, del Movimento di liberazione. Ruberwa e Bemba saranno due dei prossimi quattro vicepresidenti congolesi. Proprio su Bemba e sui suoi uomini gravano pesanti accuse di crimini contro l’umanità commessi nel 2002. Come è stato accolto quindi a Kinshasa Jean-Pierre Bemba? Giada Aquilino lo ha chiesto  al portavoce dei vescovi congolesi, padre Valerio Shango:

 

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R. -La sua venuta è stata accolta con grande speranza perché è un giovane che ha detto che vorrebbe trasformare il suo movimento militare in un partito politico in modo che tra due anni possa candidarsi alla presidenza. Il problema dell’uccisione di civili congolesi è deplorato da tutti. Ho sentito a Kinshasa tanti dire che il presidente Kagame ha commesso un genocidio tremendo in Congo ed interrogarsi sul perché nessuno ne parli. Altrettanto il presidente Museveni.Quindi tanti sospettano che forse c’è qualcuno dall’esterno che vorrebbe bloccare questo processo. Il popolo congolese, poi, si pronuncerà. Quindi i diritti umani sono fondamentali.

 

D. – Lo stesso Bemba che cosa risponde a chi lo accusa di crimini di guerra?

 

R. – Conosce i meccanismi. Ricorrerà ad un avvocato. Penso che se il tribunale viene aperto seguirà il suo corso. Questo è un fatto.Ma nel frattempo egli si trova lì perché vuole dare un suo contributo per porre fine a questa sofferenza del popolo congolese.

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● I principali movimenti ribelli liberiani hanno chiesto ieri agli Stati Uniti un rapido dispiegamento di forze militari nel loro Paese, prima dell’intervento delle truppe della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), previsto entro poche settimane. Bush, che lunedì si era detto aperto all’invio di forze militari, ha chiesto al presidente liberiano, Charles Taylor, di lasciare il Paese.                           

 

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