RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 196 - Testo della
Trasmissione di martedì 15 luglio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Nominato dal Santo Padre negli Stati Uniti il nuovo arcivescovo di Philadelphia.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Studenti dell’Opus Dei di
Valencia in missione in Nicaragua.
Un convegno a
Roma sul cinema e la tutela dei minori. Lo organizza l’associazione genitori
italiani.
È morto Compay Segundo: un pezzo di storia della musica cubana.
Grave
episodio di violenza a Tel Aviv: questa notte un palestinese delle brigate Al
Aqsa ha ucciso un israeliano.
L’Iraq
procede lentamente verso un futuro democratico: ieri si è insediato a Baghdad
il nuovo Consiglio di governo iracheno.
In
Uganda è riesplosa la guerriglia: 45 persone sono state sequestrate in una
missione cattolica nel Nord del Paese.
15 luglio 2003
SACERDOTE DI “ELETTE QUALITA’ SPIRITUALI E
PASTORALI”.
COSI’ IL PAPA,
IN UN TELEGRAMMA PER LE ESEQUIE DI PADRE CARLO CREMONA,
CELEBRATE IERI NELLA CITTADINA NATALE DI GENAZZANO
- Intervista con Eugenio Marcucci -
Un altare gremito di sacerdoti suoi amici, per una
celebrazione dedicata al ricordo di una lunga vita e ai 50 anni di un impegno
all’insegna della passione comunicativa. Ai funerali di padre Carlo Cremona,
celebrati ieri nel Santuario della Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, la
cittadina romana della quale era originario, non è mancata la parola del Papa.
In un telegramma a suo nome, il cardinale segretario di Stato Angelo Sodano ha fatto pervenire la benedizione di Giovanni
Paolo II ai familiari e agli amici di un sacerdote “dalle elette qualità
spirituali e pastorali”. Il Pontefice ha pure sottolineato il “cinquantennale
impegno nel giornalismo religioso prestato con ammirevole dedizione fino
all’ultimo giorno di vita”.
Anche nelle parole dei due presuli concelebranti –
l’arcivescovo elemosinie-re del Papa, Oscar Rizzato, e l’abate di Montecassino,
Bernardo D’Onofrio – così come nel profilo biografico tracciato dal parroco del
Santuario, padre Amedeo Eramo, i pregi dell’attività di uno dei primi
sacerdoti-giornalisti della radio e della televisione italiana sono affiorati
ora in un commento, ora nel racconto di un aneddoto. Tra i molti colleghi di
lavoro presenti alle esequie, c’era anche il giornalista, ex vicedirettore del
Gr2, Eugenio Marcucci. Alessandro De Carolis gli ha chiesto di descrivere il
clima della celebrazione:
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R. - Si respirava un’atmosfera
di commozione perché lì, a Genazzano, padre Carlo Cremona era ovviamente molto
conosciuto e lì vivono ancora il fratello e la sorella. E’ stata una
concelebrazione con almeno 15 sacerdoti e due vescovi, e voglio sottolineare
anche la partecipazione al rito, molto sentita. Il parroco ha ricordato la vita
di padre Cremona e soprattutto il contributo che egli ha dato alla diffusione
del Vangelo attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, la televisione e poi la
radio. Il vicedirettore della Sala Stampa vaticana, padre Ciro Benedettini, ha
ricordato anche come padre Carlo avesse intenzione di approfondire i rapporti
degli ultimi pontefici con Sant’Agostino, figura che ha rappresentato la
passione iniziale di padre Cremona, essendo lui un padre agostiniano.
D. - A questo proposito, la
vitalità professionale di padre Carlo era risaputa e tu sei testimone di un
progetto che stava coltivando negli ultimi tempi …
R. - Sì, mi aveva parlato anche
recentemente di aver trovato, attraverso il segretario di Paolo VI, un
documento molto interessante, cioè le confessioni di Sant’Agostino annotate a
margine, di suo pugno, da Paolo VI, il quale evidentemente le aveva lette con
estrema attenzione. Su questa scoperta, padre Carlo aveva già cominciato a
scrivere un libro. Sarebbe stata veramente la rivelazione di un aspetto ancora
poco conosciuto di Paolo VI.
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Negli Stati Uniti d’America, il Papa ha accettato la
rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Philadelphia, presentata dal
cardinale Anthony J. Bevilacqua, per raggiunti limiti di età. Il porporato
statunitense, alla guida dell’arcidiocesi di Philadelphia dal 1988, ha compiuto
80 anni lo scorso 17 giugno.
Il Santo Padre ha quindi
nominato arcivescovo metropolita di Philadelphia il presule mons. Justin
Francis Rigali, finora arcivescovo di Saint Louis. Nato 68 anni fa a Los
Angeles, laureato in Diritto Canonico alla Pontificia Università Gregoriana,
mons. Rigali ha collaborato a lungo con la Segreteria di Stato e con vari
dicasteri della Santa Sede. E’ membro di vari comitati della Conferenza
episcopale statunitense e, oltre all’inglese, parla correntemente l’italiano,
lo spagnolo e il francese.
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Apre la prima pagina la
situazione in Medio Oriente: ricomposta la frattura nell'Autorità palestinese.
Nelle vaticane, un articolo di
Pietro Zovatto sulla figura di don Luigi Orione.
Un articolo sul simposio - dal
17 al 20 luglio - sul tema dell'Università e la Chiesa nel Vecchio Continente,
promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa.
Un articolo di Domenico Pantano
sulla profonda venerazione di don Mottola per il Papa.
Nelle pagine estere, in Iraq,
lanciati ordigni contro il comando delle Forze alleate a Baghdad.
Corea del Nord: la Cina propone
un compromesso sul nucleare.
Nella pagina culturale, un
articolo di Giuseppe Degli Agosti sui capolavori conservati nella Galleria
Ricci Oddi di Piacenza.
Per l'"Osservatore
Libri", un contributo di Felice Accrocca sui primi tre tomi
dell'"opera omnia" di Pier Damiani, edita da Città Nuova.
Nelle pagine italiane, in primo
piano la situazione politica.
Ddl Gasparri: il nodo della
durata del Cda della Rai.
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15 luglio 2003
RACCONTATI
NEL LIBRO DI UN MEDICO CHE COLLABORO’ CON LORO
-
Intervista con l’autore, dott. Francesco Di Raimondo -
Padre
Pio da Pietrelcina, Madre Teresa di Calcutta: due testimoni nei nostri tempi
del Vangelo, portato con dedizione a chi più soffre nel fisico e nello spirito.
La Casa Sollievo della Sofferenza, voluta dal frate cappuccino, e l’ordine
delle Suore Missionarie della Carità, fondato dalla religiosa per alleviare il
dolore dei malati di lebbra in India, rappresentano il concreto esempio di come
l’amore per il prossimo possa divenire tangibile realtà. Il santo e la beata
sono idealmente riuniti nel libro “Padre Pio, Madre Teresa: l’esperienza di un
collaboratore medico”, scritto da Francesco Di Raimondo, primario all’ospedale
Spallanzani di Roma, pubblicato dalla Borla editore e ora tradotto in lingua
spagnola. Quali i motivi di questa pubblicazione? Ci risponde l’autore che ebbe
modo di conoscerli e di frequentarli entrambi. L’intervista è di Giancarlo La
Vella:
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R. – Questo libro, in realtà, è una testimonianza che ad
un certo punto della mia vita ho ritenuto doveroso dare avendo avuto la fortuna
– direi meglio: la grazia – di avere conosciuto in profondità sia l’una che
l’altra personalità così santa nel mondo attuale, collaborando come medico. Con
padre Pio si è sviluppata una profonda devozione spirituale che ha generato poi
una richiesta da parte del Padre di collaborare con la struttura della Casa
Sollievo e soprattutto nella organizzazione di questa grande opera di medicina
avanzata. Per quanto riguarda Madre Teresa, c’è stato un incontro che ha
generato una disponibilità da parte mia su sua richiesta di dare una mano a
favore dei più poveri.
D. – Professor Di Raimondo, qual è l’eredità che questi
due personaggi – padre Pio e Madre Teresa – lasciano al mondo di oggi,
un’eredità che lei ha voluto evidenziare nel suo libro?
R. – A me pare che ci sia una doppia eredità che dobbiamo
raccogliere, come battezzati e – nel caso specifico – come medici. Dobbiamo
renderci conto che questi due santi hanno lasciato a noi un’indicazione molto
forte di esercitare ogni attività non come un’attività soltanto di carattere
tecnico-professionale, ma come una realtà di conversione. Per quanto riguarda
l’eredità che tocca la medicina, dobbiamo ridare consistenza ad un modello
radicalmente rinnovato della relazione medico-malato, cioè la medicina non è un
servizio reso soltanto all’individuo, ma è un servizio reso direttamente a
Cristo presente in ogni malato. E’ difficile realizzare questa ‘medicina del
cuore’ che va oltre le apparenze e giunge ad una sostanza misteriosa di cui
abbiamo testimonianza certa nel Vangelo di San Matteo.
D. – Quindi, è possibile – professore – coniugare il
progresso medico-scientifico con la dedizione al prossimo?
R. –Sì, certamente. Questo è quello che io chiamo la
‘medicina innovata’, che da spazio a quello che finora è stato molto
trascurato, cioè la cosiddetta ‘medicina soggettiva’: se è importante curare la
malattia, è altrettanto importante che il medico si faccia ascolto amoroso,
paziente, solidale del malato e lo aiuti ad esprimere con la sua voce di
sofferenza il suo vissuto di malattia. Perché la malattia grave è sconcerto
esistenziale per ognuno di noi e naturalmente nella misura in cui c’è spazio,
perché il sofferente realizzi con lui un rapporto non soltanto di cliente e
professionista, ma di amicizia vera, nella misura in cui questo avviene
certamente c’è un salto di qualità formidabile per la medicina, anche
esercitata da medici non-credenti.
D. – L’incontro con padre Pio e Madre Teresa che cosa ha
cambiato nella sua vita di cristiano e
di medico?
R. – Ha indotto una sensazione del profondo e ha reso più
evidenti certi obiettivi che nascono dall’appartenenza al popolo di Dio, ma
naturalmente nel concreto mi ha aiutato a prendere consapevolezza dei rischi di
una medicina che troppo spesso si fa mercato, troppo spesso si fa lotta per le
carriere, troppo spesso si nega a quell’intimità tra persona del medico e
persona del malato che è di per se stesso già un modo per andare oltre
all’angoscia di una malattia che apparentemente non ha vie d’uscita.
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“LE VACANZE ESTIVE SIANO
UN’OCCASIONE PER RIDARE RESPIRO ALLA VITA INTERIORE”.
UN’UTILE GUIDA, “ITINERARI”, SEGNALA I LUOGHI DOVE REALIZZARE
QUESTO SUGGERIMENTO DEL PAPA.
CON NOI L’EDITORE GIORDANO TREVERI
- Servizio di Paolo Ondarza -
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Vacanze: tempo di riposo per l’anima e per il corpo.
Sempre più italiani scelgono di trascorrere le ferie in luoghi alternativi,
poco pubblicizzati da agenzie di viaggi e spot televisivi, per ritrovare se
stessi e abbinare in un'unica opzione spiritualità, cultura e socialità. Sono
moltissime le iniziative messe a disposizione da conventi, monasteri e case
religiose: da percorsi di riscoperta di santi del passato all’organizzazione di
esercizi spirituali rivolti a tutte le fasce di età; dall’offerta di
condividere più giornate con una comunità monastica all’organizzazione di campi
di lavoro missionari a servizio dei più poveri. Ma come reperire informazioni
su queste proposte? Un aiuto lo offre “Itinerari”, la guida dell’accoglienza
cattolica in Italia, un utile strumento di facile consultazione giunto ormai
alla sua quarta edizione. Diamo la parola a
Giordano Treveri, direttore della Editoriale Italiana che ha pubblicato
il libro.
R. – Itinerari nasce da una costola – chiamiamola così –
dell’Annuario cattolico d’Italia che presenta tutte le istituzioni
ecclesiastiche, religiose esistenti nel nostro paese. Abbiamo ritenuto opportuno
estrapolare questo capitolo per rendere un servizio a quanti intendono fare
turismo in modo diverso.
D. – Chi sceglie questo tipo di vacanza alternativa?
R. – Devo dire che mi meraviglio ogni giorno. Ricevo
telefonate da tutte le parti d’Italia e le persone appartengono alle categorie
più impensate: da insegnanti, ad industriali, da giovani ad anziani. Non è solo
un fatto economico perché in questi posti si spende di meno, ma una scelta ben
meditata e finalizzata a vivere un determinato momento di riflessione, di
spiritualità, di ricerca, d’incontro. E’ un dato di fatto che ormai da 8 anni
riscontriamo.
D. – Perché c’è questa spinta alla ricerca spirituale
proprio d’estate quando le alternative sono così tante…
R. – Ma credo che la gente sia anche stanca di chiasso, di
noia, di rumori di cose futili, poco significative, come possono essere le
discoteche. La gente ricerca luoghi ameni, sereni dove sia possibile
riflettere, pensare all’oggi ed anche al domani.
D. – Torniamo a parlare della guida…Quanti sono gli
alloggi menzionati?
R. – Ne abbiamo menzionati – tra piccoli, medi e grandi –
oltre 3.500. Devo rivelare anche un segreto: stiamo predisponendo un portale a
livello internazionale soprattutto per Stati Uniti, Canada, Africa e Australia in
modo particolare perché l’iniziativa parte dai gesuiti del Paese.
D. – Il turismo religioso, i cui suggerimenti sono
contenuti nella vostra guida, riguarda solo alcuni luoghi specifici, oppure
comprende una più vasta proposta di itinerari: dal mare alla montagna …?
R. – Assolutamente sì. Dove ci sono strutture, vecchie
abbazie, vecchi conventi, eremi sorgono luoghi di accoglienza. E sappiamo che
dette strutture sorgono nei luoghi più disparati, a stretto contatto con la
natura. In alcuni, addirittura, si può fare esperienza monastica, o esercizi,
giornate di riflessione su determinati argomenti di carattere spirituale.
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TERAPIE ANTI AIDS ANCHE NEI PAESI IN VIA DI
SVILUPPO:
A
PARIGI CINQUEMILA ESPERTI RIUNITI
PER
UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE SUL VIRUS
- Con
noi, Giuseppe Liotta -
Come salvare i Paesi in via di sviluppo dall’Aids,
un virus che dalla sua scoperta, nel 1983, ad oggi ha contagiato 60 milioni di
persone e ne ha già uccise più di un terzo, ben 22 milioni. È l’incognita alla
quale lavorano gli oltre 5mila esperti di 120 Paesi riuniti fino a domani a
Parigi per la II Conferenza internazionale sull'Aids, promossa dall’International
Aids Society. In primo piano, le costose terapie anti-virus
già disponibili - i cosiddetti “cocktail antiretrovirali” - con cui si tenta di
salvare milioni di poveri nei Paesi in via di sviluppo, dove si concentra circa
l’85% dei sieropositivi. Intervenendo ai lavori, l’ex presidente sudafricano ha
invocato un maggior impegno dell’Unione europea nella lotta al male e ha
chiesto un accesso ai farmaci anti-Aids anche per i meno fortunati. La mancanza
di terapie - ha detto Mandela – è una ''palese violazione dei diritti umani su
scala mondiale''. Ma a che punto è oggi la lotta all’Aids nel mondo? Giada Aquilino
lo ha chiesto al dott. Giuseppe Liotta, responsabile di “Dream”, il progetto
anti-Aids per il Mozambico della Comunità di Sant’Egidio, presente al Congresso
di Parigi:
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R. – Bisogna distinguere chiaramente tra quello che
succede nei Paesi occidentali e negli Stati Uniti e ciò che accade nei Paesi in
via di sviluppo. In Occidente la lotta all’Aids è a buon punto, perché i
farmaci consentono di controllare la malattia per lungo tempo. Gli stessi
farmaci, purtroppo, sono disponibili solo in maniera molto limitata nei Paesi
in via di sviluppo, dove invece la mortalità della malattia è ancora
elevatissima. Oltre il 90 per cento delle morti per Aids avvengono ormai nei
Paesi meno sviluppati, dove sono concentrati i ¾ dei pazienti. Ci sono delle
zone, come in Africa australe, dove nelle popolazioni adulte la percentuale di
infezione raggiunge il 30 per cento; in qualche caso, come in Botswana,
addirittura il 35 per cento.
D. - Perché questa disparità tra Paesi ricchi e Paesi in
via di sviluppo?
R. - C’è un ritardo ad implementare le cure per il
trattamento altamente efficace nei Paesi in via di sviluppo. Questo è dovuto
sia ad un ritardo nella realizzazione delle strutture necessarie per mettere in
piedi il trattamento, sia al costo dei farmaci che in tali Stati tuttora rimane
troppo alto.
D. - C’è pure una contrapposizione tra una cura
distribuita gratuitamente in Brasile e le ricerche delle grandi case
farmaceutiche. Quanto incide il fattore economico nella lotta all’Aids?
R. – Direi semplicemente che il Brasile ha trovato la via
per offrire gratuitamente il trattamento alle persone malate di Aids, che è
quello che si fa normalmente nei Paesi occidentali. Il punto è che bisogna
trovare una maniera per rendere questa cura disponibile, in maniera
diversificata, anche per altri Paesi, ancora più in difficoltà. Si tratta
inoltre di realizzare degli accordi di tipo commerciale diversi, che consentano
di pagare i farmaci non più del 5 per cento del costo, come succede nei Paesi
occidentali.
D. – Ci sono le condizioni?
R. – Le condizioni esistono. Il programma “Dream” della
Comunità di Sant’Egidio distribuisce gratuitamente in Mozambico, da circa un
anno e mezzo, una terapia antivirale, supportata da sistemi di laboratorio che
consentono di monitorare la terapia stessa. Sono in cura circa 1.000 persone e
i risultati sono i medesimi che si ottengono in Occidente. Tutto questo è a un
costo sostenibile.
D. – Il futuro della lotta all’Aids verso quale direzione
va?
R. – Come già stiamo sperimentando all’interno del
programma “Dream”, è possibile trovare anche con le grandi case farmaceutiche
una serie di accordi che consentano per il futuro di ridurre il prezzo dei
farmaci e di renderli accessibili a tutte le persone infettate dall’Hiv nel
mondo. Si tratta di trovare il modo perché questi accordi si moltiplichino e
consentano un accesso quali-quantitativo alle cure uguale in tutti i Paesi del
mondo.
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PER I
DIRITTI CIVILI DEI PRIGIONIERI DI GUANTANAMO
-
Intervista con Marco Bertotto -
I decreti istitutivi dei tribunali speciali militari hanno
fissato norme che comprimono il diritto alla difesa come mai era accaduto nella
legislazione americana”: è l’opinione, a proposito del tribunale speciale di
Guantanamo, di Grant Lattin, uno dei dieci avvocati americani che ha chiesto al
Pentagono di essere inserito nell’elenco degli avvocati ‘civili’ ammessi al
patrocinio dei detenuti che dovessero ottenere un processo. Nell’intervista
rilasciata a Repubblica, Lattin aggiunge che si tratta della “più profonda
frattura del diritto alla difesa mai concepita negli Usa. Nella base di
Guantanamo ci sono 680 detenuti cosiddetti “combattenti nemici fuorilegge”. Per
loro varranno i regolamenti eccezionali decisi nell’ambito della guerra al
terrorismo lanciata dal presidente Bush. Sottolinea i punti di maggiore
perplessità il presidente di Amnesty International Italia, Marco Bertotto.
L’intervista è di Fausta Speranza:
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R. – La difesa non avrà accesso alle prove dell’accusa,
non vi sarà la possibilità per il condannato di ricorrere ad appello, sono
previste prove segrete ed è prevista una procedura di dibattimento che può
anche svolgersi a porte chiuse. Per cui, di fatto, non c’è alcun diritto
riconosciuto agli imputati. Da parte nostra, noi in più occasioni abbiamo
chiesto di entrare a Guantanamo.
D. – In questo momento qual è il dialogo con gli Stati
Uniti su questo tema?
R. – Un dialogo, da parte nostra serrato. Noi in più
occasioni abbiamo chiesto di entrare a Guantanamo. Ci siamo rivolti alle
autorità degli Stati Uniti perché garantissero il ripristino delle condizioni
di base di legalità, senza le quali ogni processo rischia di essere una farsa e
tutta l’impalcatura morale sulla quale si è costruita l’idea di lotta al
terrorismo crolla di fronte proprio alla non disponibilità a riconoscere
fondamentali diritti umani.
D. – Chi si è mosso oltre ad Amnesty?
R. – Si sono mosse altre organizzazioni per i diritti
umani, si sono mossi i movimenti per i diritti civili, gruppi di avvocati negli
Stati Uniti, si è mossa anche parte dell’opinione pubblica americana che sempre
più stenta a riconoscere in questi processi ed in altre norme liberticide
elementi di idealità, di giustizia e di diritto che lo stesso governo americano
sostiene essere alla base della lotta al terrorismo. Purtroppo viviamo un clima
in cui si tende molto di più a giustificare questi elementi sulla base proprio
della sicurezza nazionale. Dall’11 settembre 2001 è sempre più difficile
condurre questa battaglia in nome dei diritti umani.
D. – Quali sono in definitiva i rischi che preoccupano di
più?
R. – I rischi che preoccupano di più è che la vera vittima
di questa situazione sia la giustizia e che delle conquiste che avevano
richiesto decine di anni di mobilitazione, conquiste sui diritti civili,
conquiste legate al più ampio tema dei diritti umani, rischiano oggi di essere
messe al bando, rischiano un uso strumentale dell’idea di sicurezza.
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15 luglio 2003
UNA RASSEGNA CINEMATOGRAFICA DI TUTTE LE
PRINCIPALI PRODUZIONI DEDICATE
A
MADRE TERESA. COSÍ CALCUTTA DARÁ L’AVVIO AI FESTEGGIAMENTI
PER LA
BEATIFICAZIONE DELLA SUORA NOTA IN TUTTO IL MONDO
PER LA
SUA OPERA DI CARITÁ
CALCUTTA. = Madre Teresa verrà beatificata il prossimo 19
ottobre a Roma e, per l’occasione, la città di Calcutta ospiterà, il 1°
novembre, una rassegna cinematografica di tutte le principali produzioni a lei
dedicate nel mondo. L’iniziativa, che precederà i festeggiamenti per la sua
beatificazione previsti nella città indiana dall’8 al 9 novembre, sarà promossa
dall’arcidiocesi di Calcutta in collaborazione con la sezione indiana di
“Signis”, l’organizzazione mondiale cattolica per il cinema e la
radiotelevisione. Le pellicole in rassegna comprenderanno varie produzioni
sulla vita della fondatrice delle Missionarie della Carità: a cominciare dalla
prima, intitolata “Something Beautiful for God” e trasmessa dalla Bbc
nel 1969. Tra gli altri titoli
figurano: “Mother Teresa-Her Legacy” di Anne Petrie, due volte vincitrice degli
Emmy Awards, “Mother Teresa’s First Love” del 1998, una produzione della
Eternal World TV, “Madre Teresa e il suo mondo” del regista
giapponese Shigeki Chiba e il film biografico di Dominique Lapierre “Nel nome
dei poveri di Dio”. (M.D.)
I RELIGIOSI COREANI LANCIANO UN SITO
INTERNET SULLA SPIRITUALITÁ CATTOLICA. CANTI, PREGHIERE, LETTURE DAL VANGELO
E VITE
DEI SANTI: LE CONGREGAZIONI PRESENTI NELLA PENISOLA ANIMERANNO I PROGRAMMI
ATTINGENDO
ALLA GRANDE TRADIZIONE SPIRITUALE DELLA CHIESA
SEOUL. = Un sito internet con trasmissioni di
approfondimento sulla spiritualità cattolica. La Conferenza dei superiori
maggiori della Corea ha lanciato il servizio, intitolato “Catholic
Spirituality Broadcast”, all’indirizzo www.brothers.or.kr.
L’obiettivo, ha spiegato il responsabile, il sacerdote paolino Ambrosio Baek
Kee-tae, è quello di aiutare i cattolici coreani ad approfondire la dimensione
spirituale della loro fede attingendo, attraverso i nuovi mezzi multimediali,
al ricco patrimonio spirituale delle congregazioni religiose. Il servizio
offrirà programmi audio e video su sette canali, non tutti ancora
operativi, gestiti da soprattutto da congregazioni religiose, ma anche da
laici. I canali saranno gestiti a rotazione da tutte le congregazioni religiose
presenti in Corea del Sud. Il canale 2 è attualmente affidato ai Gesuiti, e ha
prodotto alcuni video di contenuto religioso, nei quali si parla di Dio, del
suo rapporto con l’uomo e di Gesù Cristo. Il primo canale, affidato alla
Società di San Paolo propone un programma audio di trenta minuti in cui si
offrono riflessioni su vari temi intercalate da inni religiosi. “Seguendo i
passi di San Francesco”, un programma del terzo canale, illustra la
storia dei siti religiosi francescani nel mondo. “Il luogo del riposo dello
spirito”, programma del Canale 6 delle Figlie di San Paolo propone
biografie e aneddoti sulle figure dei grandi santi del cristianesimo. Canti
gregoriani e letture dal Vangelo vengono invece proposti dal Canale 4, gestito
dai Benedettini. Dati i costi non
irrilevanti di produzione, secondo quanto riferisce padre Baek, il progetto
richiederà ulteriori finanziamenti per arrivare a pieno regime. (M.D.)
STUDENTI DI VALENCIA IN MISSIONE IN NICARAGUA PER RICOSTRUIRE
UNA SCUOLA
E
ASSISTERE I SUOI ALUNNI. L’IMPEGNO DEGLI UNIVERSITARI DELL’OPUS DEI
PER
COMBATTERE LE POVERTÁ MATERIALI E INTELLETTUALI
MADRID.
= Quindici studenti di Valencia appartenenti all’associazione universitaria
“Carel” e al “Colegio Mayor Albalat” (istituti direttamente legati all’Opus
Dei), partiranno alla volta del Nicaragua per ricostruire una scuola fatiscente
e per assistere i suoi alunni. Il plesso conta su tre sale, frequentate da 150
ragazzi poveri, e si trova precisamente nel comune di Diriamba, a sud di
Managua. I volontari si preoccuperanno di ripristinare gli esterni, le mura
portanti, il pavimento e il tetto. Molti genitori potranno così garantire ai
propri figli almeno l’istruzione primaria. Formazione, attività culturali ma
anche sostegno umanitario sono i principali obiettivi dell’iniziativa degli
universitari spagnoli, che lavorano sul posto già da tre anni, in virtù del
sollecito delle stesse autorità nicaraguesi. L’organismo valenciano ha promosso
progetti similari in Romania e in Polonia, mentre in Spagna si occupa
soprattutto dell’assistenza agli infermi. (M.D.)
GIOVANI
MONACI BENEDETTINI IN CONGRESSO A ROMA DAL 16 AL 26 LUGLIO.
RELIGIOSI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO PER VIVERE
UN’ESPERIENZA DI COMUNIONE,
DI CONFRONTO E DI APPROFONDIMENTO DELLA PROPRIA
VOCAZIONE NEL CUORE DELLA CHIESA CATTOLICA
ROMA. = Dieci giorni per
confrontarsi, scambiarsi esperienze, visitare la Città del Vaticano, nonché i
principali luoghi monastici di Roma e dintorni. Dal 16 al 26 luglio, infatti,
il Collegio S. Anselmo ospita il Congresso dei giovani monaci benedettini, con
la partecipazione di diverse decine di religiosi provenienti da tutto il mondo.
I temi centrali dell’incontro saranno la vocazione monastica e l’attualità dei
voti nel mondo contemporaneo, con particolare riferimento ai temi della
stabilità e della fedeltà, che costituiscono altrettante sfide che il
monachesimo pone alla società. I partecipanti si divideranno in diversi gruppi
di lavoro, per affinità linguistica, per consentire un più profondo scambio di
esperienze e nei momenti assembleari verrà presentato il resoconto dei
dibattiti svolti. La preghiera non cesserà di scandire il tempo dei lavori del
congresso.Ogni giorno, infatti, verrà celebrata l’Eucaristia e la liturgia
delle ore a livello assembleare, mentre i gruppi linguistici si ritroveranno
per i vespri e le letture. (M.D.)
CINEMA E TUTELA DEI MINORI. UN CONVEGNO A ROMA
PROMOSSO
DALLA
ASSOCIAZIONE GENITORI ITALIANI
PER
VALUTARE LA QUALITÁ DEI PRODOTTI MEDIATICI
E LA
LORO INFLUENZA SUI RAGAZZI
ROMA.
= Un incontro a più voci sulla qualità delle opere audiovisive, del cinema,
della televisione e dei media in generale. Con questo obiettivo L’Associazione
genitori italiani (A.Ge) ha organizzato un convegno sul tema “Cinema e tutela
dei minori – Esperienze in Italia, nell’Unione Europea e negli Stati Uniti”. Al
Convegno, che si svolgerà giovedì 17 luglio presso l’Istituto dell’Enciclopedia
Italiana a Roma, interverranno Cesare Mirabelli (presidente del Consiglio
nazionale degli utenti), Emilio Rossi (presidente del Comitato di attuazione
del “codice tv e minori”), Maria Buraci Procaccini (presidente della
Commissione parlamentare per l’infanzia), Elisa Manna (responsabile per le politiche
culturali del Censis), Maurizio Gasparri (ministro delle Comunicazioni) e
Andrea Piersanti (presidente dell’Istituto Luce). Durante il Convegno sarà
presentato uno studio curato per l’associazione genitori dalla giornalista
Miela Fagiolo D’Attilia, che approfondisce le modalità di classificazione
cinematografica in Francia, Germania, Inghilterra, Austria, Grecia e Spagna,
nelle direttive Ue e negli Usa, esaminando il problema della tutela dei minori
in questo contesto di transizione mediatica e di globalizzazione della
circolazione delle opere audiovisive. (M.D.)
SI È SPENTO ALL’AVANA COMPAY SEGUNDO, ANZIANA STELLA
DELLA MUSICA CUBANA.
UNA
LUNGHISSIMA CARRIERA ARTISTICA CONSACRATA IN TARDA ETÁ
CON IL
PROGETTO “BUENA VISTA SOCIAL CLUB”
L’AVANA.
= Si è spento a 95 anni nella sua casa dell’Avana Maximo Francisco Repilado
Munoz, meglio conosciuto con il nome d’arte di Compay Segundo, sicuramente uno
dei maggiori artefici della storia della musica cubana. Era nato il 18 novembre
1907 nel piccolo villaggio di Siboney, vicino Santiago de Cuba, culla del “son”
genere musicale da lui prediletto. Aveva iniziato la sua longeva carriera a 14
anni, suonando il clarinetto e il “tres”, tipico strumento a corde cubano, che
modificò in seguito trasformandolo nel cosiddetto “melodico” a sette corde,
nato dalla fusione con la chitarra spagnola. Nel 1942 aveva formato il duo ‘Los
Compadres’ con Lorenzo Hierrezuelo iniziando ad esibirsi con lo pseudonimo che
lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: Compay (compare), il padrino del
battesimo ma anche l’amico fedele – e Segundo – dalla voce profonda, vagamente
baritonale, di chi canta abitualmente in seconda. a consacrare la sua fama
mondiale, dopo una lunga carriera in patria, arrivò nel 1997 la convocazione di
Juan de Marcos e Ry Cooder per il progetto artistico Buena Vista Social Club
(che ha fatto riunire su un palco le “vecchie glorie” della musica cubana) e
l’omonimo film-documentario di Wim Wenders. Il suo ultimo spettacolo risale al
febbraio scorso, quando si esibì nell'auditorio nazionale di Città del Messico
con altre stelle dei Buena Vista, tra cui Ibrahim Ferraira, Eliades Ochoa e
Omara Portuondo. Gli ultimi album pubblicati avevano raggiunto vendite molto
elevate in tutto il mondo. (M.D.)
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15 luglio 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Apriamo
la consueta finestra panoramica sul mondo e andiamo in Medio Oriente, dove ieri
sera il primo ministro palestinese, Abu Mazen, ha incontrato a Ramallah il
presidente Yasser Arafat. Il superamento delle divergenze all’interno
dell’Autorità palestinese è stato il tema dominante dell’incontro. Mentre sul
versante politico proseguono le attività diplomatiche per realizzare
l’itinerario di pace della ‘Road map’, la scorsa notte a Tel Aviv un palestinese,
dopo aver tentato di fare irruzione in un locale sul lungomare della città, ha
ucciso un israeliano e ne ha feriti altri due. L’attentatore, anch’egli ferito,
è stato catturato. Ma per i particolari ascoltiamo il servizio di Graziano
Motta:
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Membro delle brigate Al Aqsa il terrorista proveniva dalla
periferia di Gerusalemme, assistito da un complice di Gerico. La notizia
dell’attentato, subito rimbalzata a Londra, è divenuta argomento dell’incontro
tra Sharon e Blair che se ha migliorato il clima delle loro relazioni ha
lasciato comunque irrisolti due contrasti. La Gran Bretagna, seguendo la linea
dell’Unione Europea, non isolerà Arafat ed Israele e non sospenderà la
costruzione della barriera di sicurezza in Cisgiordania. Dopo una settimana di
tensione si è composta la crisi tra Arafat ed il primo ministro Abu Mazen. Dal
loro incontro è scaturito un compromesso sul tema della sicurezza, ripartizione
delle prerogative, ma il rais ne sarà responsabile in generale e non sono state
ampliate le competenze del Consiglio di sicurezza nazionale, e su quello dei
negoziati con Israele, sul quale, però, non sono state date precisazioni.
Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.
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Nella
precaria cornice politica che sta delineando i futuri equilibri del Golfo
Persico, il “quadro” Iraq comincia ad assumere contorni più chiari: il nuovo Consiglio di governo, il primo organismo totalmente
iracheno dotato di potere esecutivo da quando è cominciata l’occupazione
anglo-americana, si è insediato ieri a Baghdad. L’orientamento democratico
preso dal Paese arabo è confermato anche dalle prime elezioni del dopo Saddam.
Il rappresentante speciale delle Nazioni Unite a Baghdad, Sergio Vieira de
Mello, ha annunciato che le operazioni di voto si svolgeranno, probabilmente,
nel 2004. Nello spinoso dibattito sul presunto traffico di uranio tra Niger ed
Iraq si è inserito, intanto, anche il segretario generale delle Nazioni Unite,
Kofi Annan. Ieri, da Washington, ha dichiarato che “da quando il responsabile
dell’Agenzia per l’energia atomica, Mohamed El Baradei, indicò che i documenti
sui quali si basavano le dichiarazioni del presidente americano Bush erano
falsi, il Consiglio di sicurezza non ha più dato importanza alla questione”. Se
questo delicato capitolo appare chiuso, rimangono invece aperte le piste sui
continui attacchi alle forze statunitensi. Un secondo gruppo combattente, il
‘movimento della Jihad irachena’, ha rivendicato gli attentati anti-americani,
dopo che nei giorni scorsi se ne era assunta la responsabilità un gruppo legato
ad Al Qaeda. Ma la
situazione in Iraq rimane difficile soprattutto sul fronte umanitario.
L’emergenza cibo è momentaneamente fronteggiata grazie agli aiuti del Programma
alimentare mondiale dell’Onu (Pam).
Molti Paesi sarebbero più a loro agio nel contribuire alla
ricostruzione dell’Iraq se l’operazione fosse condotta dalle Nazioni Unite e
non solo dagli Stati Uniti. Lo ha spiegato ieri il segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan, al termine di un incontro a Washington con il presidente
americano Bush. Il capo della Casa Bianca ed il segretario dell’Onu hanno
intanto concordato una partecipazione limitata delle truppe americane in Liberia.
Un segnale che dimostra come forse si stia sciogliendo il gelo che si era
interposto tra Nazioni Unite e Casa Bianca, quando l’America di Bush voltò le
spalle all’Onu per poter avviare le operazioni belliche in Iraq. Ascoltiamo in
proposito la nota da Washington di Empedocle Maffia:
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Proprio nello studio ovale Kofi Annan ha rivendicato le
ragioni delle Nazioni Unite quando ha detto che tutta la comunità
internazionale deve ora aiutare l’Iraq nella sua ricostruzione anche politica.
Bush non ha colto l’implicazione di questo appello del segretario delle Nazioni
Unite ed ha scelto di rassicurare la comunità internazionale sul prossimo
impiego delle truppe Usa in Liberia per il tempo necessario a consentire agli
elmetti blu dell’Onu di garantire il popolo liberiano contro la guerra civile.
L’importanza dell’incontro di ieri è nel messaggio politico che comunica. Gli
Stati Uniti frenano sulla via della delegittimazione dell’Onu, che sembrava un
nuovo tassello nella sciagurata dottrina delle guerre preventive. E’ ancora un
flebile segnale che, tuttavia, sembra porre le premesse per un ritorno di questa
America nell’alveo di quel diritto internazionale che solo le Nazioni Unite
possono garantire in nome dell’intera comunità internazionale.
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Ancora l’amministrazione statunitense al centro della
politica internazionale. Nella crisi tra Stati Uniti e Corea del Nord si
inserisce la mediazione della Cina. Pechino ha chiesto a Pyongyang di riavviare
immediatamente i negoziati con Washington sui programmi nucleari, proponendo
una soluzione di compromesso: un colloquio multilaterale, alla presenza della
stessa Cina, del Giappone e della Corea del Sud e, contemporaneamente, un
dialogo a due tra i rappresentanti nordcoreani e quelli statunitensi.
In un’offensiva russa contro i guerriglieri ceceni,
l’aviazione di Mosca ha bombardato le basi sulle montagne delle regioni di Urus
Martan e Vedeno, uccidendo 5 ribelli. Altri 6 hanno perso la vita nella regione
di Shali, in un combattimento con la polizia cecena filorussa. Sarebbero 11
anche le vittime nell’esercito federale: la guerriglia li avrebbe uccisi in
varie operazioni a Grozny, tra domenica e ieri.
Trasferiamoci in Africa, dove purtroppo, in Sudan e
Uganda, è riesplosa la guerriglia. I ribelli
dell’Esercito di liberazione del Sudan (Slam) hanno lanciato ieri un nuovo
attacco contro Tinah, città a circa 900 chilometri ad ovest della capitale
Khartoum. Lo riferiscono fonti dell’esercito sudanese, precisando che
l’offensiva dei miliziani è avvenuta due giorni dopo l’uccisione di 30
combattenti da parte dei soldati governativi.
In
Uganda, Paese segnato dall’emergenza guerra, i ribelli del sedicente Esercito
di liberazione del Signore (Lra) hanno attaccato, nella notte tra sabato e
domenica, la missione cattolica di Aliwang, 60 chilometri ad Est di Lira,
capoluogo dell’omonimo distretto settentrionale ugandese. Il servizio di Giulio
Albanese:
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I soldati governativi, posti a guardia della struttura
parrocchiale, sono riusciti ad allontanare i ribelli dopo uno scontro a fuoco,
protrattosi per alcune ore, ma sul terreno è rimasto il corpo senza vita di un
civile e almeno 45 persone di etnia lango, in gran parte ragazzi e ragazze,
sono stati rapiti dagli uomini armati che sono arrivati a poche decine di metri
dall’ingresso della missione cattolica. Le persone sequestrate dormivano
all’interno di un cosiddetto protected village, dove l’esercito ugandese
dovrebbe proteggere i civili che vi si rifugiano dopo aver abbandonato i propri
villaggi. Da una decina di giorni i ribelli stanno intensificando le incursioni
armate contro la popolazione nella zona Lano, nel Nord Uganda.
Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.
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Restiamo
nel Continente nero. Quella di oggi è una giornata importante per la pace nella
Repubblica democratica del Congo. Nel pomeriggio prenderà infatti il via il
nuovo governo di transizione, guidato dal presidente Kabila: i 4 vicepresidenti
appartengono al partito del capo di Stato, all’opposizione non armata ed ai due
principali gruppi ribelli.
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