RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 195 - Testo della Trasmissione di lunedì 14 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il programma di massima del prossimo viaggio di Giovanni Paolo II in Slovacchia, dall’11 al 14 settembre, pubblicato dalla Sala Stampa vaticana.

 

Gioia e commozione per cento fedeli thaitiani, presenti ieri all’Angelus del Papa a Castel Gandolfo in un pellegrinaggio patrocinato dal cardinale Paul Poupard. Il porporato francese ai nostri microfoni.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un Simposio promosso dai vescovi europei a Roma da giovedì prossimo, per rilanciare il dialogo tra Chiesa e Università. Ce ne parla mons. Lorenzo Leuzzi.

 

Violento attacco ad una chiesa frequentata da cristiani vietnamiti nel Sud-Est della Cambogia. Il raid, opera di un gruppo buddista. Con noi, padre Bernardo Cervellera.

 

Gli effetti del surriscaldamento del pianeta riportati in primo piano dall’allarme siccità nel Sud dell’Europa. Intervista con il prof. Giampiero Maracchi.

 

La scomparsa di padre Carlo Cremona, pioniere del giornalismo religioso. Il ricordo del vaticanista del TG Uno Fabio Zavattaro.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Settimo Forum delle Chiese cristiane d’Inghilterra, dal 18 al 20 luglio, con il primate anglicano Rowan Williams e il cardinale Cormac Murphy O’Connor.

 

La Caritas dell’Iraq riprende gradualmente la sua attività umanitaria, con la distribuzione di viveri, la fornitura di acqua e l’accoglienza dei profughi.

 

Rinnovato il portale web della comunità antoniana di Padova.

 

Il nunzio apostolico in Uganda porta la solidarietà del Papa agli abitanti della regione di Gulu, duramente provata dagli attacchi dei guerriglieri.

 

Umorismo e libertà di stampa. I temi del “Festival della caricatura e dello humor” di Yaoundè.

 

24 ORE NEL MONDO:

Continua l’ondata di attentati anti-americani in Iraq: un soldato statunitense è rimasto ucciso, stamani, nella periferia nord occidentale di Baghdad.

 

Proseguono, negli Stati Uniti, le polemiche per il discorso di Bush sull’ipotetico traffico di uranio tra Niger ed Iraq.

 

Il Medio Oriente, la diplomazia e la ‘Road map’: questi gli ingredienti dell’incontro di ieri tra il ministro degli esteri russo, Igor Ivanov, con Arafat ed Abu Mazen.

 

Il Continente africano sempre più “incandescente”: restano gravi le situazioni di Burundi, Congo e Liberia.

 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

14 luglio 2003

 

 

PUBBLICATO STAMANI DALLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE

IL PROGRAMMA DI MASSIMA DEL VIAGGIO DEL PAPA

IN SLOVACCHIA DALL’11 AL 14 SETTEMBRE PROSSIMO

- A cura di Alessandro Gisotti -

 

La Sala Stampa vaticana ha diffuso oggi una nota sul programma di massima del Viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Slovacchia, che si svolgerà dall’11 al 14 settembre prossimo. La partenza dell’aereo papale è prevista, dall’aeroporto di Fiumicino, alle ore 9,00 di giovedì 11 settembre, con arrivo a Bratislava alle ore 10,40. Lo stesso giorno, il Papa si recherà in auto nella città di Trnava. La mattina dopo, il Pontefice raggiungerà, in aereo, Banska Bistrica/Sliac con ritorno a Bratislava per le ore 18,30. Sabato 13 settembre, il Papa volerà alla volta di Kosice, quindi in auto si recherà a Roznava per poi tornare in aereo, in serata, all’aeroporto di Bratislava. Domenica 14 settembre, l’aereo papale lascerà la capitale slovacca alle ore 18,20. L’arrivo allo scalo romano di Ciampino è previsto per le ore 20. Il programma dettagliato del 102.mo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, in terra slovacca, verrà pubblicato in seguito.

 

 

RINUNCIA IN GERMANIA

 

Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wurzburg, nella Repubblica Federale di Germania, presentata dal vescovo mons. Paul Werner Scheele, per raggiunti limiti di età. Il presule tedesco ha infatti compiuto 75 anni lo scorso 6 aprile. Su circa 1 milione e 400 mila abitanti, la diocesi bavarese conta quasi 900 mila cattolici, distribuiti in 619 parrocchie e assistiti da 745 sacerdoti, di cui 556 diocesani e 189 religiosi.

 

 

GIOIA E COMMOZIONE PER 100 PELLEGRINI THAITIANI

PRESENTI IERI ALL’ANGELUS DEL PAPA A CASTEL GANDOLFO

CON IL CARDINALE PAUL POUPARD

- Servizio di Giovanni Peduto -

 

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         All’Angelus di mezzogiorno ieri a Castel Gandolfo fra gli altri fedeli vi era un folto gruppo di pellegrini giunti da Tahiti ai quali il Pontefice ha rivolto un particolare saluto. Il pellegrinaggio è stato patrocinato dal presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, cardinale Paul Poupard, che abbiamo raggiunto per farci ragguagliare su questa iniziativa:

 

R. – E’ stata veramente una grande gioia accogliere a Roma, nella mia sede cardinalizia di Santa Prassede, e di raccomandare al Santo Padre per l’incontro a Castel Gandolfo, questo gruppo veramente singolare di 100 tahitiani, che da anni stava preparando, anche finanziariamente, questo pellegrinaggio, un pellegrinaggio di fede, incentrato sul tema dell’unità, dell’Eucaristia, e del Santo Padre al quale hanno offerto un rosario particolare, fatto con le perle delle loro isole. E’ veramente una gioia ascoltare questa gente, i loro canti e vedere il loro fervore. E’ gente povera, ma che ha una fede veramente commovente. Sono molto lieto che il Santo Padre, con un gesto squisito, abbia voluto accoglierli a Castel Gandolfo.

 

D. – Eminenza, uno sguardo alla situazione della Chiesa, in questa lontana terra dell’Oceania?

 

R. – In questa lontana terra della Polinesia francese, l’arcivescovo di Papeete, mons. Hubert Coppenrath, mio buon amico, si trova a guidare questo popolo credente. Su una popolazione di oltre 200 mila abitanti, i cattolici sono più di 80 mila, con un bel gruppo di sacerdoti e di diaconi. Questa Chiesa è ben radicata nella cultura del popolo, di cui conosce bene i problemi e cioè una economia debole, un turismo non sempre rispettoso dei valori etici, ma quello che colpisce è il dinamismo cristiano di questa Chiesa e la gioia serena di questa gente che vive pacificamente, gioiosamente e che sa comunicare  la sua fede. 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Con forte evidenza, apre la prima pagina il titolo "Servire il Vangelo della speranza di fronte ad un' 'apostasia silenziosa' della cultura europea": Giovanni Paolo II, all'Angelus recitato a Castel Gandolfo, riafferma il fondamentale contributo della Chiesa al Continente europeo in questo particolare momento storico.

 

Nelle vaticane, un articolo di Gianfranco Grieco in ricordo di Padre Carlo Cremona, morto ieri. Un articolo in occasione della pubblicazione degli atti di un Convegno organizzato, a Nagasaki nel 2002, dal Pontificio Consiglio della Cultura.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: duro scambio di accuse tra Sharon ed Arafat. Iraq: insediato il nuovo Consiglio del Governo provvisorio.

 

Nella pagina culturale, un contributo di Armando Rigobello sul libro di Felix Ravaisson "La filosofia di Pascal".

 

Nelle pagine italiane, in rilievo il tema delle pensioni.

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

14 luglio 2003

 

 

                  

DI FRONTE AI RISCHI DI UN’EUROPA BASATA SU UN’ANTROPOLOGIA SENZA DIO

- COME HA DETTO IL PAPA IERI ALL’ANGELUS -

EMERGE LA DOMANDA DI UN NUOVO DIALOGO TRA UNIVERSITA’ E CRISTIANESIMO

- Con noi mons. Lorenzo Leuzzi -

 

“L’Europa non cancelli Dio”, tra i titoli apparsi oggi sulla stampa italiana che grande eco ha dato alle parole forti pronunciate ieri dal Papa all’Angelus. Ancora una  volta il Santo Padre ha richiamato l’attuale momento storico nel quale è in atto il processo di riunificazione dell’Europa con l’allargamento ad Est. Uno sguardo “pieno di amore” che non ha mancato di mettere in guardia contro i pericoli dello “smarrimento della memoria cristiana”, di “un’antropologia senza Dio e senza Cristo” che “si accompagna ad una sorta di paura nell’affrontare il futuro”. E proprio in questi giorni, giovedì prossimo, si aprirà a Roma un Simposio europeo promosso dai vescovi europei, che rilancerà il dialogo tra Chiesa e Università. Un avvenimento senza precedenti che ha suscitato un interesse ben superiore alle aspettative. Sulle parole del Papa e il Simposio lasciamo la parola, al microfono di Carla Cotignoli, a mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria della diocesi di Roma.

 

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R. - Siamo di fronte ad una grande, ma apparente contraddizione tra le capacità offerte dalla tecnologia, ma anche dal cammino sociale e culturale dell’uomo e, d’altra parte, la difficoltà di coniugarle ed inserirle in una progettualità dove queste nuove potenzialità siano veramente al servizio dell’uomo e non contro l’uomo. Credo che il Papa abbia a cuore che queste potenzialità non vadano perdute, ma che siano veramente al servizio dell’uomo. E’ evidente che questo comporta, in questo travaglio, in questa nuova situazione storica contemporanea, la necessità di riscoprire la presenza di Dio. Una presenza di Dio che non sia soltanto spettatore, non sia soltanto marginale o riservata soltanto ad alcuni momenti privati dell’esperienza umana. Dio stesso può essere colui che dà nuova luce, nuove capacità di orientamento, perché queste potenzialità che l’uomo ha siano veramente a servizio dell’uomo a livello personale e comunitario.

 

D. – E questa domanda di Dio c’è, se proprio in questi giorni si svolgerà un Simposio europeo senza precedenti, per riaprire il dialogo tra Università  e cristianesimo….

 

R. – Io credo che il mondo universitario europeo attende nuove linfe, attende nuova vitalità. Penso che sia provvidenziale perché come nel Medioevo l’Università ha avuto in Europa un ruolo insostituibile, animato e sotto la spinta dell’ispirazione cristiana - le Università in Europa sono nate dal cuore della Chiesa - anche oggi è necessario che l’Università ritrovi la strada per un nuovo dialogo con il cristianesimo. Questo mi sembra un aspetto fondamentale per il futuro dell’Europa, perché la proposta cristiana, il servizio della Chiesa, ma soprattutto l’incontro con Cristo credo costituiscano il punto fondamentale per potere ripensare quella nuova sintesi culturale che oggi diventa insostituibile e necessaria soprattutto in un momento in cui l’Europa non solo guarda avanti sul piano dell’integrazione, ma addirittura guarda avanti a un nuovo assetto istituzionale che evidentemente da solo non può reggere, perché una prospettiva anche di carattere istituzionale ha bisogno di un retroterra di carattere culturale che diventi anima e che soprattutto sostenga il cammino dei popoli europei.

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NEL SUDEST DELLA CAMBOGIA, VIOLENTO ATTACCO AD UNA CHIESA:

LA DIFFICILE VITA DEI CRISTIANI VENUTI DAL VIETNAM

- Intervista con padre Bernardo Cervellera -

 

Dalla Cambogia giunge una preoccupante notizia di violenze ai danni dei cristiani. Alcune persone sono rimaste ferite ieri a Kok Pring, nel sudest del Paese, in seguito ad un raid di un gruppo di buddisti all’interno di una parrocchia locale, durante la Messa. La chiesa è stata saccheggiata: distrutto il crocifisso sull’altare, frantumate le vetrate, rubate alcune bibbie, poi gettate in un vicino stagno. Sulle ragioni di questo odio, Andrea Sarubbi ha intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News:

 

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R. – Se si guarda alla presenza dei cristiani in Cambogia, è importante ricordare che la maggior parte di loro viene dal Vietnam, e tra cambogiani e vietnamiti c’è un certo astio. Tale frizione sta portando ad alcuni scoppi di violenza qua e là. Esiste, dunque, un afflusso di commercianti vietnamiti o di profughi che arrivano in Cambogia per lavorare e poi rientrano in Vietnam. Tra loro ci sono anche alcuni Montagnard – cristiani vietnamiti perseguitati nel loro Paese – che cercano rifugio al confine con la Cambogia. Tutto questo afflusso crea dei problemi nella popolazione e fa esplodere un certo orgoglio nazionale cambogiano che cerca di difendersi.

 

D. – Ma questo astio tra cambogiani buddisti e vietnamiti cristiani avrà delle ragioni concrete …

 

R. - Certo, i vietnamiti sono molto capaci, molto brillanti nel commercio e nel lavoro, come capacità di artigianato e così via. Queste doti li rendono più famosi, più importanti ed anche più ricchi del resto della popolazione. Quindi, forse, anche oggetto di gelosia e di invidia.

 

D. – Secondo te, insomma, non c’è un elemento strettamente religioso alla base di queste violenze …

 

R. – Onestamente questo è un elemento che non riesco a trovare, perché i cristiani – almeno i cattolici –, ovunque siano in Cambogia, lavorano sia per i cristiani stessi che per i buddisti. Penso alle boarding schools, i collegi di ospitalità per i giovani, ma anche ai laboratori di lavoro ed ai luoghi per curare le malattie, ai dispensari, che distribuiscono medicine a chiunque… Quindi, non credo che tra buddisti cambogiani e cristiani venuti dal Vietnam si possa parlare di una divisione dovuta a motivi strettamente confessionali.

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L’ALLARME SICCITA’ NEL SUD DELL’EUROPA RIPORTA IN PRIMO PIANO

 GLI EFFETTI DEL SURRISCALDAMENTO DEL GLOBO

- Con noi, il prof. Giampiero Maracchi -

 

Il caldo non dà tregua all’Europa meridionale. Particolarmente preoccupan-te la situazione in Italia, dove la siccità sta provocando danni ingenti all’agricoltura. Il fiume Po soffre la secca più drammatica degli ultimi cento anni, mentre la situazione non è migliore per gli altri grandi fiumi della pianura Padana, ridotti ormai a rigagnoli. Ma quali sono le cause che hanno determinato quest’estate tropicale nel Mediterraneo? Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Giampiero Maracchi, direttore dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr:

 

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R. – L’estate è partita in modo molto anticipato. E’ una tendenza degli ultimi anni. Abbiamo avuto un flusso di aria caldissima che veniva dal nord Africa legato all’alta pressione che generalmente staziona sul Sahara e che si è espansa trasferendosi su buona parte del Mediterraneo. Questo poi si è anche sommato ad una mancanza di precipitazioni fin quasi dalla fine di aprile.

 

D. – E’ una situazione che riguarda solo l’Italia o anche altri Paesi dell’Europa, in particolare dell’area mediterranea?

 

R. – Riguarda tutti i Paesi del sud del Mediterraneo. Si parte dal Portogallo e si arriva fino alla Turchia, quindi non soltanto l’Italia. Riguarda prevalente-mente il mezzogiorno d’Europa, però con una novità, che in genere questo tipo di fenomeno normalmente avveniva alla fine di luglio ed interessava le parti meridionali d’Europa. Non riguardava in nord dell’Italia, il nord della Spagna. Oggi, invece, c’è una espansione verso nord.

 

D. – Quali sono gli effetti di questo clima inedito sulla fauna e la flora?

 

R. – Vorrei citare due esempi. Nelle regioni centrali, dove l’ulivocultura è un fatto importante, le temperature elevatissime dei mesi di giugno e della fine di maggio - periodo in cui l’ulivo è in fioritura - hanno determinato un largo ‘aborto’ dei fiori dell’ulivo. Altro esempio: lungo le coste del nostro Tirreno si pesca un pesce che si chiama ‘pesce serra’, che fino a uno-due anni fa non era assolutamente presente nella nostra acque e che viene dal Mar Rosso. Tale fenomeno ha un significato abbastanza importante perché siccome è un pesce predatore molto vorace, molto attivo, probabilmente si sostituirà a delle specie, come ad esempio il muggine, tipici delle nostre acque.

 

D. – Con la stagione calda si torna puntualmente a parlare di desertificazione. Quanto è reale questo pericolo e quali aree sono maggiormente a rischio?

 

R. – Di fatto credo che si debba parlare di due fenomeni: da una parte spesso i fenomeni di desertificazione sono all’uomo. Tuttavia, laddove ci sono delle condizioni climatiche avverse, se l’uomo non mette in atto delle tecniche particolarmente avanzate si può avere un degrado del territorio. Nel sud dell’Europa – in Italia, in Spagna, in Grecia, eccetera – questo fenomeno c’è da molto tempo, da 30 anni ed è dovuto in buona parte all’abbandono complessivo di alcune attività come l’agricoltura. Su questo, però, sono positivo nel senso che laddove si vuole, si fanno dei piani e dei programmi, capaci di contrastare questi fenomeni.

 

D. – Se l’Italia soffre per una siccità che non si riscontrava da decenni, le cose non vanno meglio dall’altra parte del mondo, in Australia. Che cosa sta succedendo al pianeta?

 

R. – Non soltanto la siccità, citerei anche l’evento opposto, ad esempio le alluvioni. Tre o quattro giorni fa, in una larga parte della Cina sono piovuti 400 millimetri in un giorno. Per dare un ordine di grandezza, la piovosità totale annua di Firenze sono 700 millimetri. Quindi, in un giorno, è piovuta più della metà di quanto piove a Firenze, dando luogo ovviamente a inondazioni e allagamenti. Questo è tipicamente il clima monsonico, però rinforzato. Da questo si può trarre una conclusione: i fenomeni che oggi vediamo sono come se li vedessimo attraverso una lente di ingrandimento. La tendenza di questi fenomeni è che diventano più estremi e ciò è dovuto al fatto che c’è una maggiore quantità di energia complessiva nel pianeta, c’è una sorta di aumento della fascia tropicale. Questo lo vediamo anche nel nostro Paese, dove oggi soffre più il nord dell’Italia che il sud.

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A 86 ANNI, E’ MORTO IERI MATTINA PADRE CARLO CREMONA,

PER 50 ANNI COMMENTATORE RADIOFONICO E TELEVISIVO

DEL VANGELO E DELLA CHIESA

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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L’ultima testimonianza di sacerdote, prima di accasciarsi esanime a terra, l’aveva data pochi minuti prima nello studio di una trasmissione della Rai: un po’ la sua seconda “parrocchia”, soprattutto la radio, da dove, seduto dietro un microfono, per 50 anni aveva comunicato agli italiani le cose dello spirito, ritagliando tra il flusso dell’informazione e di uno spot pubblicitario la sua piccola oasi quotidiana, fatta di meditazioni brevi e profonde, qua e là disseminate da frequenti lampi di arguzia. Come nel caso delle biografie dei Santi, dei quali amava presentare con simpatia il lato umano più che agiografico, quasi invitando con bonaria indulgenza l’ascoltatore e il cristiano a considerare la santità una meta non lontana da sé. E’ scomparso così, tra gli ambienti che amava, padre Carlo Cremona, un presente da sacerdote diocesano, dopo un lontano passato da monaco agostiniano. Ottantasei anni consacrati quasi per intero al suo ministero di sacerdote e di comunicatore. Sentendosi mancare, ha chiesto dell’acqua a uno dei popolari personaggi televisivi che avevano partecipato con lui al programma, ma è spirato poco dopo senza che i soccorsi prestatigli potessero nulla.

 

Padre Cremona - parroco per 19 anni in una chiesa romana e poi figura di riferimento, negli anni Settanta, nella chiesa di Santa Maria del Popolo - è stato tra i primi a sfruttare le potenzialità della comunicazione di massa, mettendole al servizio dell’annuncio di Cristo. Alla radio, ha lavorato fino all’ultimo, con il suo commento al sabato del Vangelo del giorno dopo. Vangelo col quale, sempre di sabato, per anni aveva dato appuntamento agli spettatori Rai, inaugurando la versione televisiva della sua usuale rubrica radiofonica. I primi a rimanere increduli e addolorati per la scomparsa del piccolo sacerdote originario di Genazzano - cittadina a nord di Roma - sono stati i suoi tanti amici prima ancora che colleghi. Ma com’era, a microfono spento, il padre Carlo che tanta simpatia suscitava nei suoi ascoltatori? Ecco il ricordo di uno dei suoi compagni di lavoro del passato, il vaticanista del Tg1 Fabio Zavattaro:

 

R. – Era una persona squisita, simpatica. Potrei ricordare tantissimi aneddoti che lo riguardavano. Proprio recentemente, sono stato da lui per chiedergli un articolo in ricordo di Papa Paolo VI e lui ha cominciato, oserei dire quasi come un fiume in piena, a tirar fuori ricordi su ricordi. E in questo ricordare, ha cominciato a portare piccoli esempi di quanto fosse lunga questa sua amicizia con mons. Macchi, il segretario di Papa Montini, e poi, naturalmente, anche con Paolo VI. Tra questi ricordi, la cosa più simpatica era il gatto del Pontefice: padre Carlo ha ricordato che lo scultore Fazzini – quello del Cristo dell’Aula delle udienze – andandolo a trovare a casa con mons. Macchi aveva con sé un gatto e questo gatto è stato poi donato a Paolo VI. Padre Carlo - con quel suo sorriso, con quella sua aria quasi da “adesso ti racconto una cosa, ma te ne dico soltanto una parte” - mi ha guardato e mi ha detto: “Ho anche una fotografia, ma naturalmente questa fotografia non te la do”.

 

D. – Padre Carlo Cremona è stato tra i primi ad usare i microfoni della radio pubblica per parlare del Vangelo, dei Santi ecc. Come definiresti, in poche battute il suo stile comunicativo?

 

R. – Efficace, essenziale, chiaro. Direi che forse potremmo davvero dire, per tutti noi che abbiamo fatto radio – io sono stato cinque anni al giornale radio – che padre Carlo è stato davvero un maestro di linguaggio. Scherzosamente, noi giornalisti diciamo sempre che bisogna riuscire a farci capire da tutti. Lui, certamente, era quello che riusciva a farsi capire sia dal dotto che dalla persona più umile. Mi ricordo un episodio, in tal senso. Appena arrivato alla radio, ho iniziato a lavorare un Venerdì Santo e la sera mi sono trovato con lui a fare diretta della Via Crucis. Ovviamente, per me la radio era ancora uno strumento che serviva per ascoltare musica e notiziari, quindi come fosse dall’altra parte mi era abbastanza sconosciuto. Ma padre Carlo mi ha accompagnato, quasi per mano, in quella diretta ed è stata per me un’esperienza che ancora ricordo con grande emozione.

 

D. – Che rapporto aveva con i tanti personaggi del mondo dei media incontrati sia sul luogo di lavoro, sia come pastore…

 

R. – Io devo dire che il rapporto che lui aveva con la gente, con i giornalisti, con gli artisti era sempre un rapporto efficace: improntato all’amicizia, ma anche alla logica del dire le cose con chiarezza. Questa era la sua grande dote. Le persone che lui contattava non avevano mai il problema di dover stare alla pari con una persona che, in fondo, era un personaggio pubblico.

 

D. – Che cosa rimane oggi di padre Carlo Cremona, in Rai…

 

R. – Direi una grande lezione di giornalismo. Credo che sia difficile poter trovare una persona che, quasi stravolgendo l’adagio, sapeva scherzare anche con i Santi. Credo che questa fosse una sua grande abilità, comunque vissuta sempre nella verità. Ritengo che non sarà facile trovare un’altra voce come la sua, in grado di raccontare, come faceva lui, il Santo del giorno e l’informazione religiosa, ecclesiale, che ogni tanto riusciva a dare dai microfoni dal Giornale Radio.    

 

Notissime, per chi lo conosceva, erano le sue due “passioni” ecclesiali: due figure distanti di secoli ma vicine per la loro indiscussa caratura di maestri: Sant’Agostino e Paolo VI. Ad entrambi, padre Carlo Cremona ha dedicato studi, libri, biografie. E uno di essi, il volume “Vita di Cristo”, lo ha dedicato in fondo a se stesso. Riascoltiamolo, in una registrazione del ’94, mentre descrive l’ispirazione della sua ultima fatica di pubblicista, al microfono di Fausta Speranza. E’ quasi un testamento spirituale:

 

“Nasce un racconto quasi passionale nei confronti di Gesù. Io dico, in alcune pagine,  che scrivo questa vita per dare la mia testimonianza a Gesù e lo faccio anche, così, per farmi perdonare di quello che in me può essergli dispiaciuto. E’ la vita che Cristo ha scritto in me come uomo, come cristiano, come sacerdote”.

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CHIESA E SOCIETA’

14 luglio 2003

 

 

 

SETTIMO FORUM DELLE CHIESE INGLESI. DAL 18 AL 20 LUGLIO 300 RAPPRESENTANTI DELLE CONFESSIONI CRISTIANE SI INCONTRERANNO A SWANWICK, NEL DERBYSHIRE. PRESENTI IL CARDINALE CORMAC MURPHY-O’CONNOR

E IL PRIMATE ANGLICANO ROWAN WILLIAMS

 

SWANWICK. = È ormai imminente l’apertura del settimo Forum delle Chiese inglesi riunite (Churches together in England - Cte), la più grande e rappresentativa associazione dei cristiani inglesi. Oltre trecento rappresentanti delle chiese nazionali, degli organismi ecumenici e di gruppi locali si incontreranno dal 18 al 20 luglio a Swanwick nel Derbyshire. A guidare i lavori saranno i presidenti del Cte, tra i quali vi sono l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams e il cardinale arcivescovo di Westminster Cormac Murphy-O'Connor. In preparazione all'evento sono stati diffusi 600 questionari le cui risposte, provenienti dai gruppi locali del Cte, saranno base di lavoro durante i giorni del Forum. Per la prima volta il servizio liturgico sarà presieduto dal ministro pentecostale, reverendo Esme Beswick. Prima volta al Forum anche per l'arcivescovo Rowan Williams che subito dopo il suo ingresso come arcivescovo di Canterbury aveva siglato un patto personale con gli altri leader del Cte. (M.D.)

 

 

CARITAS IRAQ TORNA GRADUALMENTE ALLA PIENA ATTIVITÁ.  ASSISTENZA MEDICA, DISTRIBUZIONE DI GENERI ALIMENTARI, FORNITURA D’ACQUA

E ACCOGLIENZA PROFUGHI FRA LE EMERGENZE ALLE QUALI FA FRONTE

LA RETE UMANITARIA DELLA CHIESA CATTOLICA

 

BAGHDAD. = Nel dopo guerra in Iraq, segnato da instabilità e problemi sociali, la Caritas sta intensificando la sua attività. I 14 centri di Caritas Iraq stanno tornando alla piena operatività. Sono così ricominciate le attività del Well Baby Programme, che consente di assistere 8.500 bambini neonati e circa 5 mila donne in gravidanza in 12 centri. Anche il programma di potabilizzazione dell’acqua è ripreso a pieno regime e ha consentito di fornire acqua a circa 400mila iracheni. Prevede ora l’installazione di tre nuove unità, in altrettante comunità del sud del Paese, per purificare l’acqua potabile. Completamente riattivate le attività in campo medico, che consentono di fornire assistenza sanitaria e medicinali a circa 6 mila persone, in collaborazione con strutture sanitarie pubbliche e con la Mezzaluna Rossa. La rete Caritas ha donato un lotto di medicinali all’ospedale infantile di Saddam City e ha ricevuto dal ministero della Salute l’invito e l’autorizzazione a ristrutturare sette centri medici di base nella capitale. Il dramma umanitario aperto dalla guerra continua a imporre anche interventi di emergenza. Operando in 17 centri pubblici e privati, la Caritas distribuisce a famiglie e a soggetti vulnerabili (2.300 persone in totale), kit alimentari e di generi di prima necessità. A Kirkuk, nel Nord Iraq, 700 sfollati curdi sono stati accolti nello stadio, ridotti in estrema povertà, mancando di cibo, assistenza medica e istruzione. La Caritas organizza corsi di alfabetizzazione e garantisce, grazie a un team di medici e infermieri, visite e cure alle persone rifugiatesi nello stadio. Sempre nel nord dell’Iraq, altri interventi sono in corso a Biara (ricostruzione di case) e in sette villaggi nell’area di Makhmoor (distribuzione di acqua potabile con autocisterne). Gli interventi della rete Caritas si sviluppano anche fuori dei confini dell’Iraq: ad Hassake e a Damasco, in Siria, sono aperti alcuni uffici ai quali si rivolgono centinaia di profughi iracheni per ricevere aiuti materiali, assistenza medica, sostegno nei rapporti con l’Alto commissariato Onu per i rifugiati e altri organismi internazionali, interventi scolastici e, in alcuni casi, visite domiciliari. (M.D.)

 

 

RINNOVATO IL PORTALE WEB WWW.SANTANTONIO.ORG. IL SITO,

CHE VUOLE DIFFONDERE LA CONOSCENZA DEL SANTO DI PADOVA E DELLE ATTIVITÁ DELLA SUA CELEBRE BASILICA PRESENTA UNA NUOVA GRAFICA

ED UNA PIÚ EFFICACE ORGANIZZAZIONE INTERNA

 

PADOVA. = Nel segno della diffusione della conoscenza della vita di Sant’Antonio da Padova e delle attività legate alla sua celebre basilica è stato rinnovato il portale internet www.santantonio.org. Molte le novità nella grafica e nell’organizzazione dei links e delle varie sezioni del sito, che comprendono: sant’Antonio, la basilica del santo, le riviste antoniane, caro sant’Antonio, la carità antoniana, comunicati stampa, comunità web e cultura e formazione. Vi sono poi un almanacco con le più recenti attività in programma e con un pratico servizio meteo per i pellegrini che vengono a Padova; un prezioso spazio per ascoltare i file MP3 delle trasmissioni radio di “Incontri”, programma radiofonico realizzato dai frati e in onda su Radio Maria e su numerose emittenti diocesane; “Focus” un nuovo forum dedicato all’interattività con i navigatori. In evidenza la sezione intitolata “Caro sant’Antonio” nella quale moltissimi fedeli da ogni parte del mondo possono affidare alla posta elettronica le loro preghiere e le loro richieste per farle pervenire, tramite i frati della Basilica, direttamente all’Arca del Santo. Nuova anche l’organizzazione dei links per accedere alle riviste antoniane: oltre al “Messaggero di sant’Antonio” cui è demandato il compito di trasmettere e diffondere nel mondo la devozione antoniana, attraverso l’home page del nuovo portale è possibile andare a visitare i siti per i più piccoli: il “Messaggero dei Ragazzi”, “Ciao Amici”, e le riviste teologiche “Credere Oggi”, “Rivista Liturgica”, “Parole di Vita”. Oltre ai sommari sono on-line ogni mese vari articoli consultabili per intero. Altra novità la sezione dedicata al “Mondo Antoniano”, un archivio organizzato e interrogabile con un motore di ricerca che desidera raccogliere tutti i siti collegati alla devozione antoniana: chiese, santuari, confraternite, tradizioni antoniane, feste dedicate al santo, mettendo “in rete” attività, iniziative e informazioni dei devoti di sant’Antonio sparsi per tutto il mondo. Non poteva mancare uno spazio dedicato ai libri e agli audiovisivi realizzati dalle Edizioni Messaggero Padova. Cliccando si possono sfogliare le schede novità delle ultime pubblicazioni della casa editrice del Messaggero, che propone un ricco catalogo di volumi di liturgia, teologia e cultura religiosa, attualità, edizioni per ragazzi. (M.D.)

 

 

LA CITTADINA DI KITGUM, IN UGANDA, ACCOGLIE CON GIOIA IL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. CHRISTOPHE PIERRE. IL PRESULE PORTA LA SOLIDARIETÁ DEL PAPA

NEL DISTRETTO DI GULU, DURAMENTE PROVATO DAGLI ATTACCHI DEI RIBELLI

DEL SEDICENTE ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE

 

KITGUM. = Ha suscitato grande gioia e commozione l’arrivo a Kitgum, nella diocesi di Gulu, in Uganda, del nunzio apostolico, l’arcivescovo Christophe Pierre. Il presule, giunto sabato nella cittadina, è stato accolto da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, dalle autorità locali oltre che dai sacerdoti diocesani, religiosi, religiose e laici che operano nel distretto. Tra sabato e domenica ha visitato la parrocchia di ‘Christ the King’, la missione comboniana, l’ospedale governativo, quello missionario, due centri di accoglienza per ex bambini soldato e si è spinto fino a Omya-Anyima (40 chilometri a est di Kitgum), la parrocchia devastata oltre un mese fa dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), dove ha incontrato il personale missionario coraggiosamente impegnato a servizio della stremata popolazione civile. Il nunzio ha portato la solidarietà del Papa e oggi, sempre nella cittadina nordugandese, prenderà parte ad una marcia per la pace, alla quale parteciperanno anche l’arcivescovo Odama e tutto il personale della Chiesa cattolica presente nel distretto. Intanto i padri comboniani confermano la notizia, diffusa ieri da un portavoce militare, della liberazione avvenuta nei giorni scorsi di circa 150 bambini sequestrati dai ribelli nei distretti di Lira e Kitgum. (M.D.)

 

 

UMORISMO E LIBERTÁ DI STAMPA. FRA IL SERIO E IL FACETO,

IL “FESTIVAL DELLA CARICATURA E DELLO HUMOR” DI YAOUNDÉ FA IL PUNTO

SUL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI IN AFRICA

 

YAOUNDÉ. = "La caricatura, l'umorismo e la libertà di stampa": sarà questo il tema dominante del “Festival della caricatura e dello humor” che si è tenuto a Yaoundé, in Camerun, dal 4-12 luglio. La grande voglia che esiste in Africa di raccontare il desiderio di essere liberi, di esprimere il proprio pensiero, ha attratto al festival numerosi artisti locali e di molti altri Paesi africani. Numerose sono state le attività proposte: esposizioni di vignette e fumetti; tavole rotonde quotidiane, con rappresentanti delle istituzioni, disegnatori professionisti e giornalisti; atelier di formazione per i giovani aspiranti disegnatori; spettacoli di intrattenimento con umoristi e musicisti. È stata presentata anche una casa editrice locale, l'Akoma Mba, specializzata in letterature per l'infanzia. “Fescarhy 2003” è stata anche l’occasione, soprattutto per autori provenienti da Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Congo-Brazzaville, Costa d'Avorio, il Ciad e Centrafrica per disegnare vignette  critiche nei confronti dei vincoli alla libertà di stampa nei loro Paesi d’origine. (M.D.)

 

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24 ORE NEL MONDO

14 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Iraq prosegue, purtroppo, la drammatica ondata di violenza contro le truppe americane. Nell’ennesimo agguato, compiuto stamani nella periferia nord-occidentale di Baghdad,  è rimasto ucciso un soldato statunitense ed altri quattro militari sono stati feriti. Dal 1° maggio, giorno in cui il presidente americano, George Bush, ha dichiarato la fine della seconda guerra del Golfo, 32 soldati statunitensi sono stati uccisi in Iraq. L’attacco di oggi giunge all’indomani della registrazione audio, trasmessa dalla rete televisiva ‘Al Arabiya’, nella quale il sedicente “Movimento islamico armato per Al Qaida”, dichiara di essere all’origine di tutti gli attentati commessi contro le forze americane. Particolare rilievo, intanto, assume oggi l’insediamento a Baghdad, del Consiglio del governo di transizione iracheno. Ascoltiamo, in proposito, il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

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         E’ significativo che una delle prime decisioni prese dal governo transitorio sia stata proprio l’abolizione delle festività legate al passato regime di Saddam Hussein e del partito Baath e la proclamazione del 9 aprile, giorno della liberazione dell’Iraq, come festa nazionale. E’ significativo perché questo organismo transitorio, composto da 25 leader delle diverse comunità religiose ed etniche, ma con la maggioranza in mano ai musulmani sciiti, rappresenta un primo passo verso l’instaurazione della democrazia in Iraq. Il Consiglio avrà il potere di nominare ministri, approvare il bilancio nazionale e preparare le elezioni generali, anche se l’ultima parola spetta sempre alle forze di occupazione anglo-americane. Proprio mentre si inaugurava la prima seduta del governo transitorio, i soldati della coalizione americana lanciavano una nuova operazione di rappresaglia contro i ribelli fedeli a Saddam. Quattro sono stati uccisi e 50 arrestati.

 

         Per la Radio Vaticana, Maria  Grazia Coggiola.

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 Proseguono le polemiche rivolte all’amministrazione statunitense in seguito al caso del discorso sullo Stato dell’Unione, in cui il Capo della Casa Bianca, George Bush, parlava di un possibile commercio di uranio tra Niger e Iraq. Mentre i collaboratori del presidente americano cercano di limitare i danni di quello che ormai è diventato il “Nigergate”, il settimanale americano “Time” riporta che nel 2001 furono i servizi segreti italiani a fornire, per primi, le notizie sul presunto acquisto, da parte del Paese arabo, di uranio africano. Una nota della presidenza del Consiglio italiano ha invece smentito tale ipotesi.

 

E’ sempre più fitto, in Medio Oriente, il programma delle attività diplomatiche per portare la ‘Road map’ verso il suo naturale sbocco: una pace stabile e autentica tra israeliani e palestinesi. Oggi il premier israeliano, Ariel Sharon,  chiederà al primo ministro inglese, Tony Blair, di rivedere il sostegno al presidente dell'Autorità palestinese, Yasser Arafat. “Ogni contatto degli europei con Arafat – sostiene Sharon - indebolisce il ruolo del premier palestinese Abu Mazen all’interno dell’Anp”. Ieri, intanto, la Russia ha inviato a Ramallah il suo ministro degli Esteri, Igor Ivanov, per incontrare proprio Arafat. Ce ne parla Graziano Motta:

 

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         Ivanov ha voluto incontrare Arafat confermando la spaccatura esistente nel quartetto per il Medio Oriente impegnato nel piano di pace. Spaccatura che esiste pure all’interno dei Paesi europei ed è questa la ragione principale della missione odierna a Londra del Primo Ministro Sharon, concertata con gli Stati Uniti: quella di neutralizzare Arafat e sostenere ad oltranza il primo ministro Abu Mazen, in considerazione anche del fatto che la crisi tra i due non si è composta. Una crisi che, oltre ad avere ripercussioni negative nel mondo palestinese, accentuandone le divisioni, si riflette inevitabilmente sul processo di pace, come dimostra tra l’altro il rapimento di un tassista israeliano che dovrebbe servire come moneta di scambio per la liberazione di prigionieri. Tema, questo, tra i più delicati del negoziato tra Sharon e Abu Mazen. Quest’ultimo ha telefonato ieri al ministro israeliano della Difesa, assicurando il suo interessamento della vicenda al centro dell’attenzione della stampa israeliana odierna come quella della cattura, tra Ramallah e Gerusalemme, di un attivista dell’Ira, esperto in esplosivi, venuto a dare man forte ai terroristi palestinesi.

 

         Per la Radio Vaticana, Graziano Motta.

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Spostiamoci in Iran dove è stata aperta un’inchiesta sulla morte della giornalista e fotografa, Zahra Kazemi, con doppia cittadinanza iraniana e canadese, morta sabato dopo essere stata arrestata, lo scorso giugno, per aver scattato fotografie della prigione di Evin, nel nordest di Teheran. Il penitenziario è tristemente noto per i molti prigionieri politici che vi sono stati rinchiusi e uccisi prima ai tempi dello Scià e poi sotto il regime islamico. Le autorità locali hanno attribuito il decesso ad un ictus ma secondo i parenti la donna cadde in coma a causa delle percosse ricevute subito dopo l’arresto. L’inchiesta è stata disposta dal presidente iraniano Khatami che, sabato ha ventilato l’ipotesi di dimettersi.

 

Non accenna a placarsi la tensione a Bunia, nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, tra la forza Onu, a guida francese, e i ribelli dell'Unione dei patrioti congolesi. Nello scorso week-end sono stati uccisi quattro presunti simpatizzanti del gruppo, ma i ribelli sostengono che si trattava di civili. Della grave situazione nell’ex Zaire, intanto, si è parlato all’assemblea dei vescovi locali, chiusa ieri a Kinshasa con una messa del prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale Crescenzio Sepe.

 

Sono in stato di “massima allerta” su tutti i fronti i combattenti del presidente liberiano Charles Taylor. I fedelissimi del capo di Stato hanno denunciato violazioni al cessate il fuoco da parte dei ribelli del Movimento per la democrazia in Liberia. Intanto, il presidente statunitense Bush non ha ancora preso alcuna decisione su una possibile partecipazione americana ad una forza di pace in Liberia.

 

Resta grave anche la situazione del Burundi, Paese martoriato dai sanguinosi scontri tra i ribelli hutu e l’esercito. La scorsa notte è stata tranquilla, ma ieri i miliziani delle Forze nazionali di liberazione hanno lanciato un nuovo attacco contro la capitale, Bujumbura. Ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:

 

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         Le cannonate hanno creato il panico tra le 40 mila persone sfollate, che vivono all’addiaccio in condizioni disumane da giorni. L’attacco ribelle è stato scagliato dai quartieri controllati dalle forze nazionali di liberazione. Intanto la società civile chiede l’intervento della comunità internazionale, rivolgendo a tutte le parti in conflitto un appello perché cessino le ostilità, che stanno vanificando del tutto il processo di riconciliazione nazionale. Il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ordinato al personale con mansioni non essenziali nell’ambasciata a Bujumbura di lasciare il Paese. Lo stesso dipartimento ha notificato in un comunicato di aver consigliato ai propri connazionali che si trovano in Burundi di considerare di partire, mentre i voli commerciali sono ancora operativi.

 

         Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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“Non permetteremo ai terroristi di usare l'Africa come base per minacciare il mondo”: con questo appello il presidente americano George Bush ha concluso,  sabato scorso, il suo primo viaggio in Africa. Il capo della Casa Bianca ha promesso al Continente africano un finanziamento di 15 miliardi di dollari in cinque anni. Nell’ultima tappa del viaggio del presidente americano nel Continente Nero, terminato in Nigeria, il tema dominante è stato la lotta all’Aids.

 

E proprio a questa grave malattia è dedicata la Conferenza internazionale in corso a Parigi. Tra i tanti significativi dati emersi, soprattutto uno dovrebbe servire da monito per i Paesi più ricchi: solo il 5 per cento dei 30 milioni di persone che nelle aree più povere del pianeta contraggono il virus dell’Hiv, riescono ad ottenere il trattamento antivirale. L’economista Jean-Paul Moatti, parlando al mondo scientifico ha detto che i costi delle cure sono scesi e che, quindi, è un grave errore non consentire una migliore distribuzione di medicinali nei Paesi poveri.

 

 

 

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