RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 195 - Testo della
Trasmissione di lunedì 14 luglio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Rinnovato il portale web
della comunità antoniana di Padova.
Umorismo e libertà di stampa. I
temi del “Festival della caricatura e dello humor” di Yaoundè.
Continua
l’ondata di attentati anti-americani in Iraq: un soldato statunitense è rimasto
ucciso, stamani, nella periferia nord occidentale di Baghdad.
Proseguono,
negli Stati Uniti, le polemiche per il discorso di Bush sull’ipotetico traffico
di uranio tra Niger ed Iraq.
Il
Medio Oriente, la diplomazia e la ‘Road map’: questi gli ingredienti
dell’incontro di ieri tra il ministro degli esteri russo, Igor Ivanov, con
Arafat ed Abu Mazen.
Il
Continente africano sempre più “incandescente”: restano gravi le situazioni di
Burundi, Congo e Liberia.
14 luglio 2003
PUBBLICATO
STAMANI DALLA SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE
IL
PROGRAMMA DI MASSIMA DEL VIAGGIO DEL PAPA
IN
SLOVACCHIA DALL’11 AL 14 SETTEMBRE PROSSIMO
- A
cura di Alessandro Gisotti -
La Sala Stampa vaticana ha diffuso oggi una nota sul
programma di massima del Viaggio apostolico di Giovanni Paolo II in Slovacchia,
che si svolgerà dall’11 al 14 settembre prossimo. La partenza dell’aereo papale
è prevista, dall’aeroporto di Fiumicino, alle ore 9,00 di giovedì 11 settembre,
con arrivo a Bratislava alle ore 10,40. Lo stesso giorno, il Papa si recherà in
auto nella città di Trnava. La mattina dopo, il Pontefice raggiungerà, in
aereo, Banska Bistrica/Sliac con ritorno a Bratislava per le ore 18,30. Sabato
13 settembre, il Papa volerà alla volta di Kosice, quindi in auto si recherà a
Roznava per poi tornare in aereo, in serata, all’aeroporto di Bratislava.
Domenica 14 settembre, l’aereo papale lascerà la capitale slovacca alle ore
18,20. L’arrivo allo scalo romano di Ciampino è previsto per le ore 20. Il programma
dettagliato del 102.mo viaggio apostolico di Giovanni Paolo II, in terra
slovacca, verrà pubblicato in seguito.
Il Papa
ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Wurzburg, nella
Repubblica Federale di Germania, presentata dal vescovo mons. Paul Werner
Scheele, per raggiunti limiti di età. Il presule tedesco ha infatti compiuto 75
anni lo scorso 6 aprile. Su circa 1 milione e 400 mila abitanti, la diocesi bavarese
conta quasi 900 mila cattolici, distribuiti in 619 parrocchie e assistiti da
745 sacerdoti, di cui 556 diocesani e 189 religiosi.
GIOIA E COMMOZIONE PER 100 PELLEGRINI THAITIANI
PRESENTI
IERI ALL’ANGELUS DEL PAPA A CASTEL GANDOLFO
CON IL
CARDINALE PAUL POUPARD
-
Servizio di Giovanni Peduto -
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All’Angelus di mezzogiorno ieri a
Castel Gandolfo fra gli altri fedeli vi era un folto gruppo di pellegrini
giunti da Tahiti ai quali il Pontefice ha rivolto un particolare saluto. Il
pellegrinaggio è stato patrocinato dal presidente del Pontificio Consiglio per
la Cultura, cardinale Paul Poupard, che abbiamo raggiunto per farci
ragguagliare su questa iniziativa:
R. – E’ stata veramente una grande gioia accogliere a
Roma, nella mia sede cardinalizia di Santa Prassede, e di raccomandare al Santo
Padre per l’incontro a Castel Gandolfo, questo gruppo veramente singolare di
100 tahitiani, che da anni stava preparando, anche finanziariamente, questo
pellegrinaggio, un pellegrinaggio di fede, incentrato sul tema dell’unità,
dell’Eucaristia, e del Santo Padre al quale hanno offerto un rosario
particolare, fatto con le perle delle loro isole. E’ veramente una gioia
ascoltare questa gente, i loro canti e vedere il loro fervore. E’ gente povera,
ma che ha una fede veramente commovente. Sono molto lieto che il Santo Padre,
con un gesto squisito, abbia voluto accoglierli a Castel Gandolfo.
D. – Eminenza, uno sguardo alla situazione della Chiesa,
in questa lontana terra dell’Oceania?
R. – In questa lontana terra della Polinesia francese,
l’arcivescovo di Papeete, mons. Hubert Coppenrath, mio buon amico, si trova a
guidare questo popolo credente. Su una popolazione di oltre 200 mila abitanti,
i cattolici sono più di 80 mila, con un bel gruppo di sacerdoti e di diaconi.
Questa Chiesa è ben radicata nella cultura del popolo, di cui conosce bene i
problemi e cioè una economia debole, un turismo non sempre rispettoso dei
valori etici, ma quello che colpisce è il dinamismo cristiano di questa Chiesa
e la gioia serena di questa gente che vive pacificamente, gioiosamente e che sa
comunicare la sua fede.
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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Con
forte evidenza, apre la prima pagina il titolo "Servire il
Vangelo della speranza di fronte ad un' 'apostasia silenziosa' della cultura europea":
Giovanni Paolo II, all'Angelus recitato a Castel Gandolfo, riafferma il
fondamentale contributo della Chiesa al Continente europeo in questo
particolare momento storico.
Nelle vaticane, un articolo di Gianfranco Grieco in
ricordo di Padre Carlo Cremona, morto ieri. Un articolo in occasione della
pubblicazione degli atti di un Convegno organizzato, a Nagasaki nel 2002, dal
Pontificio Consiglio della Cultura.
Nelle pagine estere, Medio
Oriente: duro scambio di accuse tra Sharon ed Arafat. Iraq: insediato il nuovo
Consiglio del Governo provvisorio.
Nella pagina culturale, un
contributo di Armando Rigobello sul libro di Felix Ravaisson "La filosofia
di Pascal".
Nelle pagine italiane, in
rilievo il tema delle pensioni.
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14 luglio 2003
DI FRONTE AI RISCHI DI UN’EUROPA BASATA SU
UN’ANTROPOLOGIA SENZA DIO
- COME HA DETTO IL PAPA IERI ALL’ANGELUS -
EMERGE LA DOMANDA DI UN NUOVO DIALOGO TRA
UNIVERSITA’ E CRISTIANESIMO
- Con noi mons. Lorenzo Leuzzi -
“L’Europa non cancelli Dio”, tra
i titoli apparsi oggi sulla stampa italiana che grande eco ha dato alle parole
forti pronunciate ieri dal Papa all’Angelus. Ancora una volta il Santo Padre ha richiamato l’attuale
momento storico nel quale è in atto il processo di riunificazione dell’Europa
con l’allargamento ad Est. Uno sguardo “pieno di amore” che non ha mancato di
mettere in guardia contro i pericoli dello “smarrimento della memoria
cristiana”, di “un’antropologia senza Dio e senza Cristo” che “si accompagna ad
una sorta di paura nell’affrontare il futuro”. E proprio in questi giorni,
giovedì prossimo, si aprirà a Roma un Simposio europeo promosso dai vescovi
europei, che rilancerà il dialogo tra Chiesa e Università. Un avvenimento senza
precedenti che ha suscitato un interesse ben superiore alle aspettative. Sulle
parole del Papa e il Simposio lasciamo la parola, al microfono di Carla
Cotignoli, a mons. Lorenzo Leuzzi, responsabile della pastorale universitaria
della diocesi di Roma.
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R. - Siamo di fronte ad una grande, ma apparente
contraddizione tra le capacità offerte dalla tecnologia, ma anche dal cammino
sociale e culturale dell’uomo e, d’altra parte, la difficoltà di coniugarle ed
inserirle in una progettualità dove queste nuove potenzialità siano veramente
al servizio dell’uomo e non contro l’uomo. Credo che il Papa abbia a cuore che
queste potenzialità non vadano perdute, ma che siano veramente al servizio
dell’uomo. E’ evidente che questo comporta, in questo travaglio, in questa
nuova situazione storica contemporanea, la necessità di riscoprire la presenza
di Dio. Una presenza di Dio che non sia soltanto spettatore, non sia soltanto
marginale o riservata soltanto ad alcuni momenti privati dell’esperienza umana.
Dio stesso può essere colui che dà nuova luce, nuove capacità di orientamento,
perché queste potenzialità che l’uomo ha siano veramente a servizio dell’uomo a
livello personale e comunitario.
D. – E questa domanda di Dio c’è, se proprio in questi
giorni si svolgerà un Simposio europeo senza precedenti, per riaprire il
dialogo tra Università e
cristianesimo….
R. – Io credo che il mondo universitario europeo attende
nuove linfe, attende nuova vitalità. Penso che sia provvidenziale perché come
nel Medioevo l’Università ha avuto in Europa un ruolo insostituibile, animato e
sotto la spinta dell’ispirazione cristiana - le Università in Europa sono nate
dal cuore della Chiesa - anche oggi è necessario che l’Università ritrovi la
strada per un nuovo dialogo con il cristianesimo. Questo mi sembra un aspetto
fondamentale per il futuro dell’Europa, perché la proposta cristiana, il
servizio della Chiesa, ma soprattutto l’incontro con Cristo credo costituiscano
il punto fondamentale per potere ripensare quella nuova sintesi culturale che
oggi diventa insostituibile e necessaria soprattutto in un momento in cui
l’Europa non solo guarda avanti sul piano dell’integrazione, ma addirittura
guarda avanti a un nuovo assetto istituzionale che evidentemente da solo non
può reggere, perché una prospettiva anche di carattere istituzionale ha bisogno
di un retroterra di carattere culturale che diventi anima e che soprattutto
sostenga il cammino dei popoli europei.
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NEL
SUDEST DELLA CAMBOGIA, VIOLENTO ATTACCO AD UNA CHIESA:
LA
DIFFICILE VITA DEI CRISTIANI VENUTI DAL VIETNAM
-
Intervista con padre Bernardo Cervellera -
Dalla
Cambogia giunge una preoccupante notizia di violenze ai danni dei cristiani.
Alcune persone sono rimaste ferite ieri a Kok Pring, nel sudest del Paese, in
seguito ad un raid di un gruppo di buddisti all’interno di una parrocchia
locale, durante la Messa. La chiesa è stata saccheggiata: distrutto il
crocifisso sull’altare, frantumate le vetrate, rubate alcune bibbie, poi
gettate in un vicino stagno. Sulle ragioni di questo odio, Andrea Sarubbi ha
intervistato padre Bernardo Cervellera, direttore di Asia News:
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R. – Se si guarda alla presenza dei cristiani in Cambogia,
è importante ricordare che la maggior parte di loro viene dal Vietnam, e tra
cambogiani e vietnamiti c’è un certo astio. Tale frizione sta portando ad
alcuni scoppi di violenza qua e là. Esiste, dunque, un afflusso di commercianti
vietnamiti o di profughi che arrivano in Cambogia per lavorare e poi rientrano
in Vietnam. Tra loro ci sono anche alcuni Montagnard – cristiani vietnamiti
perseguitati nel loro Paese – che cercano rifugio al confine con la Cambogia.
Tutto questo afflusso crea dei problemi nella popolazione e fa esplodere un
certo orgoglio nazionale cambogiano che cerca di difendersi.
D. – Ma questo astio tra cambogiani buddisti e vietnamiti
cristiani avrà delle ragioni concrete …
R. - Certo, i vietnamiti sono molto capaci, molto
brillanti nel commercio e nel lavoro, come capacità di artigianato e così via.
Queste doti li rendono più famosi, più importanti ed anche più ricchi del resto
della popolazione. Quindi, forse, anche oggetto di gelosia e di invidia.
D. – Secondo te, insomma, non c’è un elemento strettamente
religioso alla base di queste violenze …
R. – Onestamente questo è un elemento che non riesco a
trovare, perché i cristiani – almeno i cattolici –, ovunque siano in Cambogia,
lavorano sia per i cristiani stessi che per i buddisti. Penso alle boarding
schools, i collegi di ospitalità per i giovani, ma anche ai laboratori di
lavoro ed ai luoghi per curare le malattie, ai dispensari, che distribuiscono
medicine a chiunque… Quindi, non credo che tra buddisti cambogiani e cristiani
venuti dal Vietnam si possa parlare di una divisione dovuta a motivi
strettamente confessionali.
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L’ALLARME SICCITA’ NEL SUD DELL’EUROPA RIPORTA IN PRIMO PIANO
GLI EFFETTI DEL
SURRISCALDAMENTO DEL GLOBO
- Con noi, il prof. Giampiero Maracchi -
Il caldo non dà tregua all’Europa meridionale.
Particolarmente preoccupan-te la situazione in Italia, dove la siccità sta
provocando danni ingenti all’agricoltura. Il fiume Po soffre la secca più
drammatica degli ultimi cento anni, mentre la situazione non è migliore per gli
altri grandi fiumi della pianura Padana, ridotti ormai a rigagnoli. Ma quali
sono le cause che hanno determinato quest’estate tropicale nel Mediterraneo?
Alessandro Gisotti lo ha chiesto al prof. Giampiero Maracchi, direttore
dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr:
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R. – L’estate è partita in modo molto anticipato. E’ una
tendenza degli ultimi anni. Abbiamo avuto un flusso di aria caldissima che
veniva dal nord Africa legato all’alta pressione che generalmente staziona sul
Sahara e che si è espansa trasferendosi su buona parte del Mediterraneo. Questo
poi si è anche sommato ad una mancanza di precipitazioni fin quasi dalla fine
di aprile.
D. – E’ una situazione che riguarda solo l’Italia o anche
altri Paesi dell’Europa, in particolare dell’area mediterranea?
R. – Riguarda tutti i Paesi del sud del Mediterraneo. Si
parte dal Portogallo e si arriva fino alla Turchia, quindi non soltanto
l’Italia. Riguarda prevalente-mente il mezzogiorno d’Europa, però con una
novità, che in genere questo tipo di fenomeno normalmente avveniva alla fine di
luglio ed interessava le parti meridionali d’Europa. Non riguardava in nord
dell’Italia, il nord della Spagna. Oggi, invece, c’è una espansione verso nord.
D. – Quali sono gli effetti di questo clima inedito sulla
fauna e la flora?
R. – Vorrei citare due esempi. Nelle regioni centrali,
dove l’ulivocultura è un fatto importante, le temperature elevatissime dei mesi
di giugno e della fine di maggio - periodo in cui l’ulivo è in fioritura -
hanno determinato un largo ‘aborto’ dei fiori dell’ulivo. Altro esempio: lungo
le coste del nostro Tirreno si pesca un pesce che si chiama ‘pesce serra’, che
fino a uno-due anni fa non era assolutamente presente nella nostra acque e che
viene dal Mar Rosso. Tale fenomeno ha un significato abbastanza importante
perché siccome è un pesce predatore molto vorace, molto attivo, probabilmente si
sostituirà a delle specie, come ad esempio il muggine, tipici delle nostre
acque.
D. – Con la stagione calda si torna puntualmente a parlare
di desertificazione. Quanto è reale questo pericolo e quali aree sono
maggiormente a rischio?
R. – Di fatto credo che si debba parlare di due fenomeni:
da una parte spesso i fenomeni di desertificazione sono all’uomo. Tuttavia,
laddove ci sono delle condizioni climatiche avverse, se l’uomo non mette in
atto delle tecniche particolarmente avanzate si può avere un degrado del
territorio. Nel sud dell’Europa – in Italia, in Spagna, in Grecia, eccetera –
questo fenomeno c’è da molto tempo, da 30 anni ed è dovuto in buona parte
all’abbandono complessivo di alcune attività come l’agricoltura. Su questo,
però, sono positivo nel senso che laddove si vuole, si fanno dei piani e dei
programmi, capaci di contrastare questi fenomeni.
D. – Se l’Italia soffre per una siccità che non si
riscontrava da decenni, le cose non vanno meglio dall’altra parte del mondo, in
Australia. Che cosa sta succedendo al pianeta?
R. – Non soltanto la siccità, citerei anche l’evento
opposto, ad esempio le alluvioni. Tre o quattro giorni fa, in una larga parte
della Cina sono piovuti 400 millimetri in un giorno. Per dare un ordine di
grandezza, la piovosità totale annua di Firenze sono 700 millimetri. Quindi, in
un giorno, è piovuta più della metà di quanto piove a Firenze, dando luogo
ovviamente a inondazioni e allagamenti. Questo è tipicamente il clima
monsonico, però rinforzato. Da questo si può trarre una conclusione: i fenomeni
che oggi vediamo sono come se li vedessimo attraverso una lente di
ingrandimento. La tendenza di questi fenomeni è che diventano più estremi e ciò
è dovuto al fatto che c’è una maggiore quantità di energia complessiva nel pianeta,
c’è una sorta di aumento della fascia tropicale. Questo lo vediamo anche nel
nostro Paese, dove oggi soffre più il nord dell’Italia che il sud.
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A 86 ANNI, E’ MORTO IERI MATTINA PADRE CARLO
CREMONA,
PER 50
ANNI COMMENTATORE RADIOFONICO E TELEVISIVO
DEL
VANGELO E DELLA CHIESA
-
Servizio di Alessandro De Carolis -
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L’ultima testimonianza di sacerdote, prima di accasciarsi
esanime a terra, l’aveva data pochi minuti prima nello studio di una
trasmissione della Rai: un po’ la sua seconda “parrocchia”, soprattutto la
radio, da dove, seduto dietro un microfono, per 50 anni aveva comunicato agli
italiani le cose dello spirito, ritagliando tra il flusso dell’informazione e
di uno spot pubblicitario la sua piccola oasi quotidiana, fatta di meditazioni
brevi e profonde, qua e là disseminate da frequenti lampi di arguzia. Come nel
caso delle biografie dei Santi, dei quali amava presentare con simpatia il lato
umano più che agiografico, quasi invitando con bonaria indulgenza l’ascoltatore
e il cristiano a considerare la santità una meta non lontana da sé. E’
scomparso così, tra gli ambienti che amava, padre Carlo Cremona, un presente da
sacerdote diocesano, dopo un lontano passato da monaco agostiniano. Ottantasei
anni consacrati quasi per intero al suo ministero di sacerdote e di
comunicatore. Sentendosi mancare, ha chiesto dell’acqua a uno dei popolari
personaggi televisivi che avevano partecipato con lui al programma, ma è
spirato poco dopo senza che i soccorsi prestatigli potessero nulla.
Padre Cremona - parroco per 19 anni in una chiesa romana e
poi figura di riferimento, negli anni Settanta, nella chiesa di Santa Maria del
Popolo - è stato tra i primi a sfruttare le potenzialità della comunicazione di
massa, mettendole al servizio dell’annuncio di Cristo. Alla radio, ha lavorato
fino all’ultimo, con il suo commento al sabato del Vangelo del giorno dopo.
Vangelo col quale, sempre di sabato, per anni aveva dato appuntamento agli
spettatori Rai, inaugurando la versione televisiva della sua usuale rubrica
radiofonica. I primi a rimanere increduli e addolorati per la scomparsa del
piccolo sacerdote originario di Genazzano - cittadina a nord di Roma - sono
stati i suoi tanti amici prima ancora che colleghi. Ma com’era, a microfono
spento, il padre Carlo che tanta simpatia suscitava nei suoi ascoltatori? Ecco
il ricordo di uno dei suoi compagni di lavoro del passato, il vaticanista del
Tg1 Fabio Zavattaro:
R. – Era una persona squisita, simpatica. Potrei ricordare
tantissimi aneddoti che lo riguardavano. Proprio recentemente, sono stato da
lui per chiedergli un articolo in ricordo di Papa Paolo VI e lui ha cominciato,
oserei dire quasi come un fiume in piena, a tirar fuori ricordi su ricordi. E
in questo ricordare, ha cominciato a portare piccoli esempi di quanto fosse
lunga questa sua amicizia con mons. Macchi, il segretario di Papa Montini, e
poi, naturalmente, anche con Paolo VI. Tra questi ricordi, la cosa più
simpatica era il gatto del Pontefice: padre Carlo ha ricordato che lo scultore
Fazzini – quello del Cristo dell’Aula delle udienze – andandolo a trovare a
casa con mons. Macchi aveva con sé un gatto e questo gatto è stato poi donato a
Paolo VI. Padre Carlo - con quel suo sorriso, con quella sua aria quasi da
“adesso ti racconto una cosa, ma te ne dico soltanto una parte” - mi ha
guardato e mi ha detto: “Ho anche una fotografia, ma naturalmente questa
fotografia non te la do”.
D. – Padre Carlo Cremona è stato tra i primi ad usare i
microfoni della radio pubblica per parlare del Vangelo, dei Santi ecc. Come
definiresti, in poche battute il suo stile comunicativo?
R. – Efficace, essenziale, chiaro. Direi che forse
potremmo davvero dire, per tutti noi che abbiamo fatto radio – io sono stato
cinque anni al giornale radio – che padre Carlo è stato davvero un maestro di
linguaggio. Scherzosamente, noi giornalisti diciamo sempre che bisogna riuscire
a farci capire da tutti. Lui, certamente, era quello che riusciva a farsi
capire sia dal dotto che dalla persona più umile. Mi ricordo un episodio, in tal
senso. Appena arrivato alla radio, ho iniziato a lavorare un Venerdì Santo e la
sera mi sono trovato con lui a fare diretta della Via Crucis. Ovviamente, per
me la radio era ancora uno strumento che serviva per ascoltare musica e
notiziari, quindi come fosse dall’altra parte mi era abbastanza sconosciuto. Ma
padre Carlo mi ha accompagnato, quasi per mano, in quella diretta ed è stata
per me un’esperienza che ancora ricordo con grande emozione.
D. – Che rapporto aveva con i tanti personaggi del mondo
dei media incontrati sia sul luogo di lavoro, sia come pastore…
R. – Io devo dire che il rapporto che lui aveva con la
gente, con i giornalisti, con gli artisti era sempre un rapporto efficace:
improntato all’amicizia, ma anche alla logica del dire le cose con chiarezza.
Questa era la sua grande dote. Le persone che lui contattava non avevano mai il
problema di dover stare alla pari con una persona che, in fondo, era un
personaggio pubblico.
D. – Che cosa rimane oggi di padre Carlo Cremona, in Rai…
R. – Direi una grande lezione di giornalismo. Credo che
sia difficile poter trovare una persona che, quasi stravolgendo l’adagio,
sapeva scherzare anche con i Santi. Credo che questa fosse una sua grande
abilità, comunque vissuta sempre nella verità. Ritengo che non sarà facile
trovare un’altra voce come la sua, in grado di raccontare, come faceva lui, il
Santo del giorno e l’informazione religiosa, ecclesiale, che ogni tanto
riusciva a dare dai microfoni dal Giornale Radio.
Notissime, per chi lo conosceva, erano le sue due
“passioni” ecclesiali: due figure distanti di secoli ma vicine per la loro
indiscussa caratura di maestri: Sant’Agostino e Paolo VI. Ad entrambi, padre
Carlo Cremona ha dedicato studi, libri, biografie. E uno di essi, il volume
“Vita di Cristo”, lo ha dedicato in fondo a se stesso. Riascoltiamolo, in una
registrazione del ’94, mentre descrive l’ispirazione della sua ultima fatica di
pubblicista, al microfono di Fausta Speranza. E’ quasi un testamento
spirituale:
“Nasce un racconto quasi passionale nei confronti di Gesù.
Io dico, in alcune pagine, che scrivo
questa vita per dare la mia testimonianza a Gesù e lo faccio anche, così, per
farmi perdonare di quello che in me può essergli dispiaciuto. E’ la vita che
Cristo ha scritto in me come uomo, come cristiano, come sacerdote”.
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14 luglio 2003
SETTIMO FORUM DELLE CHIESE INGLESI. DAL 18 AL 20
LUGLIO 300 RAPPRESENTANTI DELLE CONFESSIONI CRISTIANE SI INCONTRERANNO A
SWANWICK, NEL DERBYSHIRE. PRESENTI IL CARDINALE CORMAC MURPHY-O’CONNOR
E IL
PRIMATE ANGLICANO ROWAN WILLIAMS
SWANWICK. = È ormai imminente l’apertura del settimo Forum
delle Chiese inglesi riunite (Churches together in England - Cte), la più
grande e rappresentativa associazione dei cristiani inglesi. Oltre trecento
rappresentanti delle chiese nazionali, degli organismi ecumenici e di gruppi
locali si incontreranno dal 18 al 20 luglio a Swanwick nel Derbyshire. A
guidare i lavori saranno i presidenti del Cte, tra i quali vi sono
l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams e il cardinale arcivescovo di
Westminster Cormac Murphy-O'Connor. In preparazione all'evento sono stati
diffusi 600 questionari le cui risposte, provenienti dai gruppi locali del Cte,
saranno base di lavoro durante i giorni del Forum. Per la prima volta il
servizio liturgico sarà presieduto dal ministro pentecostale, reverendo Esme
Beswick. Prima volta al Forum anche per l'arcivescovo Rowan Williams che subito
dopo il suo ingresso come arcivescovo di Canterbury aveva siglato un patto
personale con gli altri leader del Cte. (M.D.)
CARITAS IRAQ TORNA
GRADUALMENTE ALLA PIENA ATTIVITÁ.
ASSISTENZA MEDICA, DISTRIBUZIONE DI GENERI ALIMENTARI, FORNITURA D’ACQUA
E ACCOGLIENZA PROFUGHI FRA LE EMERGENZE ALLE QUALI
FA FRONTE
LA RETE UMANITARIA DELLA CHIESA CATTOLICA
BAGHDAD. = Nel dopo guerra in
Iraq, segnato da instabilità e problemi sociali, la Caritas sta intensificando
la sua attività. I 14 centri di Caritas Iraq stanno tornando alla piena
operatività. Sono così ricominciate le attività del Well Baby Programme, che
consente di assistere 8.500 bambini neonati e circa 5 mila donne in gravidanza
in 12 centri. Anche il programma di potabilizzazione dell’acqua è ripreso a
pieno regime e ha consentito di fornire acqua a circa 400mila iracheni. Prevede
ora l’installazione di tre nuove unità, in altrettante comunità del sud del
Paese, per purificare l’acqua potabile. Completamente riattivate le attività in
campo medico, che consentono di fornire assistenza sanitaria e medicinali a
circa 6 mila persone, in collaborazione con strutture sanitarie pubbliche e con
la Mezzaluna Rossa. La rete Caritas ha donato un lotto di medicinali
all’ospedale infantile di Saddam City e ha ricevuto dal ministero della Salute
l’invito e l’autorizzazione a ristrutturare sette centri medici di base nella
capitale. Il dramma umanitario aperto dalla guerra continua a imporre anche
interventi di emergenza. Operando in 17 centri pubblici e privati, la Caritas
distribuisce a famiglie e a soggetti vulnerabili (2.300 persone in totale), kit
alimentari e di generi di prima necessità. A Kirkuk, nel Nord Iraq, 700
sfollati curdi sono stati accolti nello stadio, ridotti in estrema povertà,
mancando di cibo, assistenza medica e istruzione. La Caritas organizza corsi di
alfabetizzazione e garantisce, grazie a un team di medici e infermieri, visite
e cure alle persone rifugiatesi nello stadio. Sempre nel nord dell’Iraq, altri
interventi sono in corso a Biara (ricostruzione di case) e in sette villaggi
nell’area di Makhmoor (distribuzione di acqua potabile con autocisterne). Gli
interventi della rete Caritas si sviluppano anche fuori dei confini dell’Iraq:
ad Hassake e a Damasco, in Siria, sono aperti alcuni uffici ai quali si
rivolgono centinaia di profughi iracheni per ricevere aiuti materiali,
assistenza medica, sostegno nei rapporti con l’Alto commissariato Onu per i
rifugiati e altri organismi internazionali, interventi scolastici e, in alcuni
casi, visite domiciliari. (M.D.)
RINNOVATO IL PORTALE WEB
WWW.SANTANTONIO.ORG. IL SITO,
CHE VUOLE DIFFONDERE LA CONOSCENZA DEL SANTO DI
PADOVA E DELLE ATTIVITÁ DELLA SUA CELEBRE BASILICA PRESENTA UNA NUOVA GRAFICA
ED UNA PIÚ EFFICACE ORGANIZZAZIONE INTERNA
PADOVA. = Nel segno della diffusione della conoscenza
della vita di Sant’Antonio da Padova e delle attività legate alla sua celebre
basilica è stato rinnovato il portale internet www.santantonio.org. Molte le novità
nella grafica e nell’organizzazione dei links e delle varie sezioni del sito,
che comprendono: sant’Antonio, la basilica del santo, le riviste antoniane,
caro sant’Antonio, la carità antoniana, comunicati stampa, comunità web
e cultura e formazione. Vi sono poi un almanacco con le più recenti attività in
programma e con un pratico servizio meteo per i pellegrini che vengono a
Padova; un prezioso spazio per ascoltare i file MP3 delle trasmissioni radio di
“Incontri”, programma radiofonico realizzato dai frati e in onda su Radio Maria
e su numerose emittenti diocesane; “Focus” un nuovo forum dedicato
all’interattività con i navigatori. In evidenza la sezione intitolata
“Caro sant’Antonio” nella quale moltissimi fedeli da ogni parte del
mondo possono affidare alla posta elettronica le loro preghiere e le loro
richieste per farle pervenire, tramite i frati della Basilica, direttamente
all’Arca del Santo. Nuova anche l’organizzazione dei links per accedere alle
riviste antoniane: oltre al “Messaggero di sant’Antonio” cui è demandato il
compito di trasmettere e diffondere nel mondo la devozione antoniana,
attraverso l’home page del nuovo portale è possibile andare a visitare i siti
per i più piccoli: il “Messaggero dei Ragazzi”, “Ciao Amici”, e
le riviste teologiche “Credere Oggi”, “Rivista Liturgica”, “Parole di
Vita”. Oltre ai sommari sono on-line ogni mese vari articoli
consultabili per intero. Altra novità la sezione dedicata al “Mondo Antoniano”,
un archivio organizzato e interrogabile con un motore di ricerca che
desidera raccogliere tutti i siti collegati alla devozione antoniana: chiese,
santuari, confraternite, tradizioni antoniane, feste dedicate al santo, mettendo
“in rete” attività, iniziative e informazioni dei devoti di sant’Antonio sparsi
per tutto il mondo. Non poteva mancare uno spazio dedicato ai libri e agli
audiovisivi realizzati dalle Edizioni Messaggero Padova. Cliccando si possono
sfogliare le schede novità delle ultime pubblicazioni della casa editrice del
Messaggero, che propone un ricco catalogo di volumi di liturgia, teologia e
cultura religiosa, attualità, edizioni per ragazzi. (M.D.)
LA CITTADINA DI KITGUM, IN UGANDA, ACCOGLIE CON
GIOIA IL NUNZIO APOSTOLICO, MONS. CHRISTOPHE PIERRE. IL PRESULE PORTA LA
SOLIDARIETÁ DEL PAPA
NEL DISTRETTO DI GULU, DURAMENTE PROVATO DAGLI
ATTACCHI DEI RIBELLI
DEL SEDICENTE ESERCITO DI RESISTENZA DEL SIGNORE
KITGUM. = Ha suscitato grande gioia e commozione
l’arrivo a Kitgum, nella diocesi di Gulu, in Uganda, del nunzio apostolico,
l’arcivescovo Christophe Pierre. Il presule, giunto sabato nella cittadina, è
stato accolto da mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, dalle autorità
locali oltre che dai sacerdoti diocesani, religiosi, religiose e laici che
operano nel distretto. Tra sabato e domenica ha visitato la parrocchia di
‘Christ the King’, la missione comboniana, l’ospedale governativo, quello
missionario, due centri di accoglienza per ex bambini soldato e si è spinto
fino a Omya-Anyima (40 chilometri a est di Kitgum), la parrocchia devastata
oltre un mese fa dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore
(Lra), dove ha incontrato il personale missionario coraggiosamente impegnato a
servizio della stremata popolazione civile. Il nunzio ha portato la solidarietà
del Papa e oggi, sempre nella cittadina nordugandese, prenderà parte ad una
marcia per la pace, alla quale parteciperanno anche l’arcivescovo Odama e tutto
il personale della Chiesa cattolica presente nel distretto. Intanto i padri
comboniani confermano la notizia, diffusa ieri da un portavoce militare, della
liberazione avvenuta nei giorni scorsi di circa 150 bambini sequestrati dai
ribelli nei distretti di Lira e Kitgum. (M.D.)
UMORISMO E LIBERTÁ DI STAMPA. FRA IL SERIO E IL
FACETO,
IL “FESTIVAL DELLA CARICATURA E DELLO HUMOR” DI
YAOUNDÉ FA IL PUNTO
SUL RISPETTO DEI DIRITTI FONDAMENTALI IN AFRICA
YAOUNDÉ. = "La caricatura, l'umorismo e la libertà di
stampa": sarà questo il tema dominante del “Festival della caricatura e
dello humor” che si è tenuto a Yaoundé, in Camerun, dal 4-12 luglio. La grande
voglia che esiste in Africa di raccontare il desiderio di essere liberi, di
esprimere il proprio pensiero, ha attratto al festival numerosi artisti locali
e di molti altri Paesi africani. Numerose sono state le attività proposte:
esposizioni di vignette e fumetti; tavole rotonde quotidiane, con
rappresentanti delle istituzioni, disegnatori professionisti e giornalisti;
atelier di formazione per i giovani aspiranti disegnatori; spettacoli di
intrattenimento con umoristi e musicisti. È stata presentata anche una casa
editrice locale, l'Akoma Mba, specializzata in letterature per l'infanzia.
“Fescarhy 2003” è stata anche l’occasione, soprattutto per autori provenienti
da Repubblica Democratica del Congo, Guinea Equatoriale, Congo-Brazzaville,
Costa d'Avorio, il Ciad e Centrafrica per disegnare vignette critiche nei confronti dei vincoli alla
libertà di stampa nei loro Paesi d’origine. (M.D.)
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14 luglio 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Iraq prosegue, purtroppo, la
drammatica ondata di violenza contro le truppe americane. Nell’ennesimo
agguato, compiuto stamani nella periferia nord-occidentale di Baghdad, è rimasto ucciso un soldato statunitense ed
altri quattro militari sono stati feriti. Dal 1° maggio, giorno in cui il
presidente americano, George Bush, ha dichiarato la fine della seconda guerra
del Golfo, 32 soldati statunitensi sono stati uccisi in Iraq. L’attacco di oggi
giunge all’indomani della registrazione audio, trasmessa dalla rete televisiva
‘Al Arabiya’, nella quale il sedicente “Movimento islamico armato per Al
Qaida”, dichiara di essere all’origine di tutti gli attentati commessi contro
le forze americane. Particolare rilievo, intanto, assume oggi l’insediamento a
Baghdad, del Consiglio del governo di transizione iracheno. Ascoltiamo, in
proposito, il servizio di Maria Grazia Coggiola:
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E’
significativo che una delle prime decisioni prese dal governo transitorio sia
stata proprio l’abolizione delle festività legate al passato regime di Saddam
Hussein e del partito Baath e la proclamazione del 9 aprile, giorno della
liberazione dell’Iraq, come festa nazionale. E’ significativo perché questo
organismo transitorio, composto da 25 leader delle diverse comunità religiose
ed etniche, ma con la maggioranza in mano ai musulmani sciiti, rappresenta un
primo passo verso l’instaurazione della democrazia in Iraq. Il Consiglio avrà
il potere di nominare ministri, approvare il bilancio nazionale e preparare le
elezioni generali, anche se l’ultima parola spetta sempre alle forze di
occupazione anglo-americane. Proprio mentre si inaugurava la prima seduta del
governo transitorio, i soldati della coalizione americana lanciavano una nuova
operazione di rappresaglia contro i ribelli fedeli a Saddam. Quattro sono stati
uccisi e 50 arrestati.
Per la Radio
Vaticana, Maria Grazia Coggiola.
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Ivanov ha
voluto incontrare Arafat confermando la spaccatura esistente nel quartetto per
il Medio Oriente impegnato nel piano di pace. Spaccatura che esiste pure
all’interno dei Paesi europei ed è questa la ragione principale della missione
odierna a Londra del Primo Ministro Sharon, concertata con gli Stati Uniti:
quella di neutralizzare Arafat e sostenere ad oltranza il primo ministro Abu
Mazen, in considerazione anche del fatto che la crisi tra i due non si è
composta. Una crisi che, oltre ad avere ripercussioni negative nel mondo
palestinese, accentuandone le divisioni, si riflette inevitabilmente sul
processo di pace, come dimostra tra l’altro il rapimento di un tassista
israeliano che dovrebbe servire come moneta di scambio per la liberazione di
prigionieri. Tema, questo, tra i più delicati del negoziato tra Sharon e Abu
Mazen. Quest’ultimo ha telefonato ieri al ministro israeliano della Difesa,
assicurando il suo interessamento della vicenda al centro dell’attenzione della
stampa israeliana odierna come quella della cattura, tra Ramallah e
Gerusalemme, di un attivista dell’Ira, esperto in esplosivi, venuto a dare man
forte ai terroristi palestinesi.
Per la Radio
Vaticana, Graziano Motta.
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Non
accenna a placarsi la tensione a Bunia, nel nord-est della Repubblica
Democratica del Congo, tra la forza Onu, a guida francese, e i ribelli
dell'Unione dei patrioti congolesi. Nello scorso week-end sono stati uccisi
quattro presunti simpatizzanti del gruppo, ma i ribelli sostengono che si
trattava di civili. Della grave situazione nell’ex Zaire, intanto, si è parlato
all’assemblea dei vescovi locali, chiusa ieri a Kinshasa con una messa del
prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, il cardinale
Crescenzio Sepe.
Sono in stato di “massima
allerta” su tutti i fronti i combattenti del presidente liberiano Charles
Taylor. I fedelissimi del capo di Stato hanno denunciato violazioni al cessate
il fuoco da parte dei ribelli del Movimento per la democrazia in Liberia. Intanto,
il presidente statunitense Bush non ha ancora preso alcuna decisione su una
possibile partecipazione americana ad una forza di pace in Liberia.
Resta grave anche la situazione
del Burundi, Paese martoriato dai sanguinosi scontri tra i ribelli hutu e
l’esercito. La scorsa notte è stata tranquilla, ma ieri i miliziani delle Forze
nazionali di liberazione hanno lanciato un nuovo attacco contro la capitale,
Bujumbura. Ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:
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Le cannonate
hanno creato il panico tra le 40 mila persone sfollate, che vivono
all’addiaccio in condizioni disumane da giorni. L’attacco ribelle è stato
scagliato dai quartieri controllati dalle forze nazionali di liberazione.
Intanto la società civile chiede l’intervento della comunità internazionale,
rivolgendo a tutte le parti in conflitto un appello perché cessino le ostilità,
che stanno vanificando del tutto il processo di riconciliazione nazionale. Il
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha ordinato al personale con mansioni
non essenziali nell’ambasciata a Bujumbura di lasciare il Paese. Lo stesso
dipartimento ha notificato in un comunicato di aver consigliato ai propri
connazionali che si trovano in Burundi di considerare di partire, mentre i voli
commerciali sono ancora operativi.
Per la Radio
Vaticana, Giulio Albanese.
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“Non permetteremo ai terroristi
di usare l'Africa come base per minacciare il mondo”: con questo appello il
presidente americano George Bush ha concluso,
sabato scorso, il suo primo viaggio in Africa. Il capo della Casa Bianca ha
promesso al Continente africano un finanziamento di 15 miliardi di dollari in
cinque anni. Nell’ultima tappa del viaggio del presidente americano nel
Continente Nero, terminato in Nigeria, il tema dominante è stato la lotta
all’Aids.
E proprio a questa grave
malattia è dedicata la Conferenza internazionale in corso a Parigi. Tra i tanti
significativi dati emersi, soprattutto uno dovrebbe servire da monito per i
Paesi più ricchi: solo il 5 per cento dei 30 milioni di persone che nelle aree
più povere del pianeta contraggono il virus dell’Hiv, riescono ad ottenere il
trattamento antivirale. L’economista Jean-Paul Moatti, parlando al mondo
scientifico ha detto che i costi delle cure sono scesi e che, quindi, è un
grave errore non consentire una migliore distribuzione di medicinali nei Paesi
poveri.
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