RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 193 - Testo della Trasmissione di sabato 12 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Il Papa al terzo giorno nella residenza estiva di Castel Gandolfo. Domani il primo appuntamento domenicale per la recita dell’Angelus con i fedeli e i pellegrini nella cittadina dei Castelli Romani.

 

Malgrado la crisi economica mondiale crescono le offerte dei fedeli alla Chiesa cattolica. Una significativa testimonianza di sensibilità e di carità. Con noi, il cardinale Sergio Sebastiani.

 

Accanto ai poveri, globalizzando la solidarietà. Con questo impegno, si conclude la 17.ma Assemblea generale della Caritas Internationalis. Ai nostri microfoni, il segretario generale Duncan MacLaren.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Il cammino della Croazia verso l’integrazione europea. Intervista con il presidente della Commissione, Romano Prodi.

 

Ancora un tragico bilancio di vittime a Bujumbura, la capitale del Burundi al sesto giorno di assedio. La testimonianza di un missionario.

 

Un nuovo programma religioso della Rai, dedicato alle missioni nei luoghi più caldi del pianeta. Ce ne parla il responsabile Fabrizio Truini.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Con una lettera, l’arcivescovo di Gulu fa presente al presidente Bush che nella sua agenda non dovrebbero figurare solo temi quali Aids o lotta al terrorismo, bensì anche tragedie dimenticate come quella del Nord dell’Uganda.

 

Oltre mille professionisti della comunicazione riuniti da oggi in Brasile per il Congresso dell’Unione  Cattolica Internazionale della Stampa.

 

“Stringiamo insieme un nuovo patto per l’Africa”. E’ l’appello della Comunità di Sant’Egidio al vertice dell’Unione Africana in corso a Maputo.

 

Dignità della donna e riappacificazione del Paese. Queste le richieste fatte dall’arcidiocesi di Honiara, capitale delle isole Salomone, al termine del suo Consiglio pastorale.

 

La Chiesa cattolica coreana riconoscente verso i missionari francesi che morirono 150 anni fa per l’evangelizzazione del Paese asiatico. Inaugurato a Parigi, grazie al contributo dei fedeli coreani, un monumento in loro ricordo.

 

24 ORE NEL MONDO:

Mea culpa del capo della Cia, Tenet: era falsa la vicenda dell’acquisto di uranio africano da parte dell’Iraq. Bush ha comunque confermato la propria fiducia alla Cia.

 

Si conclude oggi a Maputo, in Mozambico, il vertice dell’Unione africana.

 

Tragedia in Burundi: gli scontri tra i ribelli e l’esercito hanno causato almeno 135 vittime.

 

Frenetica attività della diplomazia internazionale in vista del prossimo incontro, venerdì prossimo, tra Sharon e Abu Mazen.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

12 luglio 2003

 

 

IL PAPA AL TERZO GIORNO NELLA RESIDENZA ESTIVA DI CASTEL GANDOLFO.

DOMANI IL PRIMO APPUNTAMENTO DOMENICALE PER LA RECITA DELL’ANGELUS

 CON I FEDELI E I PELLEGRINI NELLA RIDENTE CITTADINA DEI CASTELLI ROMANI

 - A cura di Paolo Salvo -

 

Giovanni Paolo II è ormai da tre giorni a Castel Gandolfo, lontano dal caldo afoso di Roma e favorito dal fresco dei Colli Albani, che si fa sentire specialmente nelle ore serali e notturne. Un luogo certamente ideale per il riposo e il raccoglimento, grazie anche agli ampi spazi offerti dalle Ville pontificie nella ridente cittadina laziale affacciata sul lago di Albano.

 

Qui il Papa reciterà domani a mezzogiorno il primo Angelus domenicale di questa estate del 2003, insieme agli abitanti dell’antico borgo e ai pellegrini che si recheranno a visitarlo. Al periodo estivo, il Santo Padre aveva accennato durante l’udienza generale di mercoledì scorso in Vaticano, definendo questi mesi “tempo di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo”. Nell’occasione, Giovanni Paolo II aveva invitato i giovani ad “approfittare dell’estate per utili esperienze sociali e religiose”, augurato ai malati di “trovare conforto nella vicinanza dei familiari”, suggerito agli sposi novelli di approfondire la loro “importante missione nella Chiesa e nella società”.

 

Sull’argomento il Papa si era soffermato anche all’Angelus di domenica scorsa in Piazza San Pietro, parlando specialmente ai giovani della “purezza di cuore” nella festa di Santa Maria Goretti, martire di questa virtù che come tutte “esige un quotidiano allenamento della volontà e una costante disciplina interiore”, con “l’assiduo ricorso a Dio nella preghiera”. Per questo, augurando a tutti di “trarre profitto dal riposo estivo”, Giovanni Paolo II aveva osservato che le vacanze, “se non vengono ‘bruciate’ nella dissipazione e dal semplice divertimento, possono diventare un’occasione propizia per ridare respiro alla vita interiore”.

 

 

PROVVISTA DI CHIESA IN PARAGUAY

 

In Paraguay, il Papa ha nominato vescovo di Concepciòn il presule  salesiano mons. Zacarìas Ortiz Rolòn, finora vicario apostolico di Chaco Paraguayo.

 

 

NONOSTANTE LA CRISI ECONOMICA MONDIALE CRESCONO LE OFFERTE DEI FEDELI

ALLA CHIESA CATTOLICA. UNA SIGNIFICATIVA TESTIMONIANZA DI CARITA’ CRISTIANA

- Intervista con il cardinale Sergio Sebastiani -

 

La crisi delle economie mondiali è la principale causa del deficit di Santa Sede e Città del Vaticano, secondo il bilancio 2002 presentato giorni fa in Sala Stampa Vaticana. Ma insieme al dato negativo relativo ai conti in rosso è emerso il fattore decisamente positivo dell’aumento delle offerte versate dai fedeli. Nonostante la crisi di fiducia innescata dallo scandalo pedofilia all’interno della Chiesa degli Stati Uniti, le diocesi americane mantengono il primato nelle donazioni nei confronti della Santa Sede.  Ma offerte cospicue giungono anche da Germania e Italia, rispettivamente il secondo ed il terzo Paese più generoso nel mondo cattolico. Per un commento più approfondito sul bilancio ascoltiamo il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede. L’intervista è di Luca Collodi.

 

**********

R. – La crisi nasce dall’11 settembre del 2001 e continua per tutto il 2002 con i famosi scandali di società avvenuti negli Stati Uniti. Oltre a questo va considerato il fattore politico ed internazionale: l’economia non può non risentirne e il più esposto settore economico è quello finanziario. Ovviamente la Santa Sede vive nel mondo, ecco perché, quindi, il bilancio che abbiano presentato è un bilancio di deficit, anzi, il nostro deficit non è così catastrofico.

 

D. – Quindi si parla delle offerte. Sono aumentate le offerte dei fedeli. Tra l’altro, uno dei Paesi più attento alle esigenze della Chiesa universale, sono stati proprio gli Stati Uniti …

 

R. – Sì, e questa, effettivamente è stata anche un po’ la nostra sorpresa. Quest’anno abbiamo avuto circa un milione di euro in più di offerte. Cosa che è notevole, perché l’anno è stato difficile per tutti. Ciò nonostante, e questa, veramente, è una cosa che mi ha sorpreso e meravigliato. Nei momenti più difficili, la gente non guarda soltanto a se stessa, ma guarda anche agli altri. E questo è molto, molto cristiano.

 

D. – Perché i preti si devono occupare di soldi?

 

R. – Le posso confessare una cosa, quando il Santo Padre mi ha chiamato a dirigere questo dicastero di controllo dell’economia vaticana, mi sono posto la domanda “ma io sono vescovo, perché mi debbo occupare di queste cose?”. E’ stata istintiva per me questa domanda a cui ho voluto rispondere. Un giorno ho letto il capitolo VIII del Vangelo di San Luca. Luca annota che oltre agli Apostoli c’erano poi anche altre persone che seguivano gli Apostoli, tra cui delle donne che li aiutavano nelle cose umane, nelle cose temporali. Fa dei nomi, una certa Giovanna, moglie dell’amministratore di Erode, quindi da questo gli esegeti deducono che c’era, non soltanto Giuda con la sua borsa, ma quelli che poi dovevano dare il necessario per la vita, un piccolo embrione di un’attività amministrativa. Quindi, se l’hanno fatto gli Apostoli … io, sono successore degli Apostoli in quanto vescovo, non potevo rifiutarmi!

**********   

 

 

         ACCANTO AI POVERI, GLOBALIZZANDO LA SOLIDARIETÁ.

CON QUESTO IMPEGNO SI CONCLUDE OGGI LA 17.MA ASSEMBLEA GENERALE

 DELLA CARITAS INTERNATIONALIS. CON NOI DUNCAN MACLAREN

- Servizio di Paolo Ondarza -

 

**********

La globalizzazione è un successo a patto che tutti godano dei suoi benefici. Questa la convinzione dei partecipanti alla 17.ma assemblea generale di Caritas Internationalis, dal titolo “Globalizzare la solidarietà”, i cui lavori si concludono oggi con l'approvazione di un piano di azione per i prossimi quattro anni. Nel documento, presentato ieri alla stampa nell’aula magna della Pontificia Università Urbaniana a Roma gli oltre 400 delegati delle 154 Caritas nazionali partecipanti invitano a vivere la globalizzazione non esclusivamente in chiave economica, ma come un’opportunità di condivisione tra paesi ricchi e paesi poveri. 

 

Si tratta di un piano di lavoro mirato a focalizzare l’attenzione sulla solidarietà verso gli ultimi e gli esclusi favorendo l’accesso all’insegnamento primario per tutti, l’uguaglianza tra i sessi, l’autonomia della donna, l’assistenza a questa durante la maternità,  la riduzione della mortalità infantile, la lotta al virus dell’HIV e, elemento nuovo rispetto agli scorsi anni, garantire una politica di protezione della terra. Per un commento sui lavori svolti ascoltiamo, nell’intervista di Massimo Donaddio. Duncan MacLaren segretario generale di Caritas Internationalis.

 

R. - Abbiamo sviluppato un piano di lavoro. La prima cosa è la pace e la riconciliazione. La seconda cosa è il lavoro di pressione politica a livello internazionale. Ci sono 3 punti importanti per questo tipo di lavoro: combattere la povertà, l’intercessione per la pace e la giustizia economica, e soprattutto nei confronti della politica della Banca Mondiale e delle altre istituzioni internazionali e finanziarie.

 

D. – Il Papa ha detto che “mondializzare la carità” significa pensare in maniera nuova le relazioni fra Paesi ricchi e Paesi poveri …

 

R. – La “globalizzazione normale”, diciamo, non crede in un’economia che include tutti. Noi crediamo, come cristiani, come Caritas, in un’economia che include tutti, compresi poveri, malati, ed anziani. Dobbiamo eliminare una povertà che mortifica la nostra dignità di creature di Dio. L’economia deve produrre politiche per i poveri e non politiche che creano più povertà. Noi vogliamo contribuire a questa “mentalità della pace” a tutti i livelli della Confederazione. La pace comincia con la mentalità di ogni individuo.

 

D. – Caritas Internationalis sta crescendo con l’entrata di nuovi membri nella Confederazione …

 

R. – Noi abbiamo dato l’accoglienza ai nuovi membri della Mongolia, della Bielorussia, Estonia, Tonga, Kazahstan. Alcuni di questi sono Paesi emarginati, e adesso fanno parte della rete umanitaria più grande del mondo, seconda solo alla Croce Rossa. Lo Spirito di Cristo è al cuore della Confederazione e cedo che questa sia una buona notizia per questi nuovi entrati, una buona notizia per la Confederazione e direi, con tutta umiltà, una buona notizia per il mondo.

  

Nel corso della conferenza stampa di ieri  è stato sottolineato infine il ruolo fondamentale del volontariato per le Caritas di tutto il mondo: migliaia tra uomini e donne in tutto il mondo, testimoniano con il loro gratuito e disponibile contributo che “c’è più gioia nel donare che nel ricevere”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

La prima pagina si apre con la situazione in Iraq, dove l'incalzante susseguirsi di sanguinosi attacchi mina ancora le condizioni di sicurezza. 

 

Nelle vaticane, la Prefazione del cardinale Dionigi Tettamanzi al volume che raccoglie i messaggi e i discorsi del Papa sui temi della difesa della vita umana e della promozione della salute.

Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia.

 

Nelle pagine estere, Medio Oriente: affidate alla mediazione egiziana le speranze di comporre la frattura nell'Autorità palestinese.

L'arcivescovo di Gulu chiede al presidente Bush di "non dimenticare" la guerra che sconvolge l'Uganda. 

 

Nella pagina culturale, un contributo di Giuseppe Costa dal titolo "La qualità in televisione": riflessioni su un tema di attualità.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

12 luglio 2003

 

 

IL CAMMINO DELLA CROAZIA VERSO L’INTEGRAZIONE EUROPEA

IN PRIMO PIANO NELLA VISITA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE

 DI BRUXELLES A ZAGABRIA.

AI NOSTRI MICROFONI, ROMANO PRODI

 

Quella che si va chiudendo è una settimana importante per il futuro della Croazia. Un futuro, che si chiama Europa. Martedì, il presidente della Commissione europea, Romano Prodi, ha visitato la capitale Zagabria dove, in un discorso al parlamento nazionale, ha espresso la convinzione che la Croazia abbia “cominciato un processo che la porterà nell’Unione”. Quindi, ha sottolineato come la Croazia sia la “punta avanzata di tutta la regione”. Un’area, quella della ex Jugoslavia, che, secondo Prodi, “deve essere traghettata verso l’Unione europea”. Il governo di Zagabria ha presentato, nel febbraio scorso, la sua domanda di adesione e conta di ottenere lo status di candidato entro il prossimo anno. Risultato, che permetterebbe al Paese mitteleuropeo di entrare a far parte dell’Unione nel 2007 assieme a Romania e Bulgaria. Sul processo di integrazione e il ruolo della Chiesa croata, Aldo Sincovich, del nostro programma croato, ha intervistato il presidente della Commissione Ue, Romano Prodi:

 

**********

R. – Abbiamo cominciato il lavoro in comune. Ho portato, forse in modo un po’ burocratico, ma anche con molto calore, le 2500 domande che danno inizio al lavoro di adeguamento delle nostre legislazioni, delle nostre amministrazioni. Quindi, direi che ormai siamo diventati compagni di scuola e poi entreremo nella stessa famiglia. Difficile dare una data, ma sono molto ottimista sulla velocità con cui la Croazia si inserirà in questa direzione.

 

D. – Che ruolo potrebbe svolgere, o dovrebbe svolgere, la Chiesa cattolica in questo settore?

 

R. – Ricordo che molti anni fa il Papa disse che l’Europa deve respirare con due polmoni. Non può esserci un’Europa senza che anche il mondo slavo, il mondo balcanico entri a farne parte. Credo che la Chiesa debba seguire questa linea. Noi abbiamo preparato tutto quello che si poteva preparare perché i polmoni siano veramente due e perché l’Europa sia unita. E’ il momento di lavorare assieme in questa direzione e credo che il ruolo della Chiesa sia enorme. Enorme perché è un’Europa che non si costruisce soltanto sui rapporti commerciali, economici, ma si costruisce su principi diversi rispetto a quelli su cui è nato lo Stato moderno. Sono principi di uguaglianza, di adesione democratica alla nuova Europa, principi che non sono solo compatibili, ma che sono al fondamento stesso della dottrina cristiana.

 

D. – Com’è vista la Chiesa cattolica in Croazia da Bruxelles?

 

R. – Noi sappiamo che la Chiesa ha sempre svolto in Croazia un ruolo fondamentale nel formare le coscienze e nell’illuminare anche il cammino comune del Paese. Noi contiamo, quindi, che vi sia un contributo positivo per il difficile compito che dobbiamo svolgere. Ma quello che è importante sottolineare è che stiamo tentando qualcosa di nuovo, che nel mondo non è mai stato fatto: stiamo tentando per la prima volta di mettere insieme il nostro destino senza i carri armati. Questa è una cosa importante.

**********

 

 

BURUNDI, I CIVILI SOTTO LE BOMBE:

AL SESTO GIORNO DI ASSEDIO, BUJUMBURA CONTA I SUOI MORTI

- Intervista con un missionario -

 

È una guerra in corso da dieci anni, che a tratti si assopisce, per poi riesplodere in tutta la sua drammaticità. Parliamo del conflitto in Burundi, che sta conoscendo in questi giorni una nuova fiammata di violenza. La capitale, Bujumbura, è da 6 giorni sotto l’assedio dei ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl), ed il numero di vittime è piuttosto elevato: addirittura 135, secondo il ministero dell’Interno. Ma è ancora difficile fornire cifre attendibili, come ci conferma da Bujumbura un missionario che preferisce restare anonimo. L’intervista è di Andrea Sarubbi:

 

**********

R. - Probabilmente del bilancio si saprà con esattezza tra uno o due giorni, quando si sarà riusciti a penetrare nelle zone dei combattimenti. Per ora, l’unico posto possibile è il quartiere sulla strada che porta verso Rumonge, nella provincia di Bururi. Sul numero di vittime abbiamo sono solo voci governative, ma  probabilmente si tratta soltanto, o quasi, di civili, perché la popolazione non ha avuto il tempo di lasciare le case.

 

D. – Anche il governo ha ammesso la presenza di vittime civili per degli errori nei bombardamenti. Ancora non è chiaro se da parte dell’Esercito o dei ribelli …

 

R. – Si tratta senz’altro di informazioni verosimili, perché il problema maggiore, in questo momento, sono proprio i bombardamenti, su una città – Bujumbura – che non ha punti di riferimento. Parlo sia delle bombe lanciate dai ribelli sulla città che di quelle lanciate dai militari sulle colline. Naturalmente, i mezzi a loro disposizione non sono quelli che vengono utilizzati ultimamente nelle guerre: il margine di errore è dunque molto più elevato, e la presenza di vittime civili è praticamente una certezza.

 

D. – Come sta vivendo il governo questa ripresa dei combattimenti?

 

R. – È praticamente impossibile prendere contatto con qualsiasi parte del governo in questi giorni. Sono continuamente in riunione, a testimonianza dell’attuale situazione di emergenza. Il grosso problema è che il presidente della Repubblica è ancora fuori, in Europa, e con lui una parte del suo governo.

 

D. – E come vivono, invece, i missionari questa alternanza continua tra la guerra ed i momenti di pace… che poi durano sempre troppo poco?

 

R. – Sono ormai dieci anni che sperimentiamo la guerra, e lo schema si ripete: un momento, si è nella calma e si può fare qualcosa, e si cerca di rimettere in piedi delle situazioni impossibili; un altro momento, si deve ricominciare da capo, e cercare di far uscire uno straccio di speranza dalla gente, perché possa riprendersi. Il problema è sempre lo stesso.

**********    

 

 

LA CHIESA DELLA SOLIDARIETA’ IN LOTTA CONTRO LE MISERIE DELLA VIOLENZA.

OGGI POMERIGGIO, LA PRIMA PUNTATA DELLA NUOVA SERIE DI “A SUA IMMAGINE”,

IL PROGRAMMA RELIGIOSO DI RAIUNO, DEDICATA AI MISSIONARI

NEI LUOGHI CALDI DEL MONDO

- Intervista con Fabrizio Truini -

 

I drammi del mondo, le guerre dimenticate, su un versante. La Chiesa di frontiera, quella dei missionari in prima linea, sull’altro. Oscilla tra questi due argini il nuovo programma che la redazione di “A sua immagine” – la trasmissione di punta della testata religiosa della Rai – lancia oggi pomeriggio con la prima puntata dedicata all’Uganda. La formula consolidata, fatta di reportage e ospiti in studio, pilotati da Andrea Sarubbi, si propone di fare luce sulle situazioni sociali, religiose e umanitarie che vivono nazioni come l’Iraq post-bellico, l’Etiopia della carestia, le Filippine dell’estremismo islamico, l’Albania della ricostruzione democratica.

 

Ma quella della Rai è anche una sfida all’audience: entrare nelle case degli italiani distratti dalle ferie con tematiche di grande impatto – umano prima ancora che religioso – per ricordare che le emergenze e i missionari che le affrontano non conoscono soste ma, al contrario, hanno estremo bisogno di attenzione in ogni periodo dell’anno. A confermarlo è il responsabile delle Rubriche religiose di Raiuno, Fabrizio Truini:

 

**********

R. – In un momento, non proprio di rilassamento, ma certamente contraddistinto da un’attenzione meno viva ai drammi del mondo, io penso che occorra dare visibilità ad una Chiesa di frontiera, che è soprattutto quella missionaria. Siamo riusciti, penso, ad offrire con il nostro nuovo programma un panorama delle missioni e dei problemi della Chiesa in missione un po’ in tutto il mondo.

 

D. – Quindi, oltre ai drammi che raccontate, sono in qualche modo i missionari e  le missionarie i veri protagonisti del vostro programma…

 

R. – Il mondo vive un gravissimo dramma di morte. E molte delle persone che con tanto amore salvano gente dalla fame, dalle malattie, sono i missionari e le missionarie. Mentre offrono una parola di evangelizzazione, curano insieme i corpi. Li curano nel senso della promozione umana, che la Chiesa deve portare come ci ha insegnato il Concilio e come ci ripetono continuamente i Papi, soprattutto Giovanni Paolo II, che ci invita a porre attenzione al “corpo” dell’umanità. Il nostro intento, quindi, è quello di contribuire a sollevare, possibilmente, qualche piccolo velo di ignoranza.

 

D. – Dalla fame all’estremismo islamico, dalle Filippine al Nicaragua. Quale itinerario avete seguito nell’ideare il programma?

 

R. – Abbiamo scelto alcuni Paesi e le guerre dimenticate. Abbiamo voluto dare uno sguardo soprattutto a quei Paesi nei quali la fanno da padrone la crudeltà e la violenza, dove non si capisce quali limiti ormai abbia raggiunto la disumanità: la violenza sulle donne, per esempio. O quella contro i bambini che vengono mandati a combattere le guerre. Abbiamo raccolto delle immagini veramente angoscianti, molte delle quali non potremo trasmetterle in versione integrale proprio perché il nostro obiettivo non è quello di suscitare angoscia ma consapevolezza. Come ci ha ripetuto anche il Santo Padre nell’“Ecclesia in Europa”, i cristiani devono avere una “coscienza missionaria” e tutti i fedeli devono rinnovarsi interiormente ed avere una coscienza della propria responsabilità nei confronti del mondo. Con le nostre limitate possibilità, vorremmo far crescere questa coscienza. E inoltre, desideriamo semplicemente testimoniare, documentare quello che tanti missionari e missionarie compiono ogni giorno, quotidianamente, in tutto il mondo, così come vorremmo pure documentare quello che gruppi sempre più ampi di volontari stanno compiendo a in aiuto alle missioni.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

12 luglio 2003

 

 

L’ARCIVESCOVO DELLA CITTÀ UGANDESE DI GULU SCRIVE AL PRESIDENTE STATUNITENSE BUSH.

“CHIEDIAMO – SI LEGGE NELLA LETTERA – UN SUO INTERVENTO

PERCHÉ IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU SI OCCUPI DI UNA TRAGEDIA DIMENTICATA COME QUELLA DEL NORD UGANDA”

 

GULU. = “Il presidente degli Stati Uniti deve sapere che l’Uganda non è un Paese dove regna la pace: la zona settentrionale è scossa da violenze e combattimenti e nella agenda di George W. Bush non possono figurare solo temi quali l’Aids o la lotta al terrorismo”. Così mons. John Baptiste Odama, arcivescovo di Gulu, capoluogo dell’omonimo distretto dell’Uganda settentrionale, ha commentato ieri l’arrivo del presidente degli Stati Uniti nel Paese africano. L’arcivescovo ha scritto al presidente statunitense una lettera con la richiesta di un impegno concreto da parte degli Usa per portare la pace. “Le chiediamo signor presidente – scrive il presule - di intervenire perché il Consiglio di sicurezza dell’Onu si occupi di una tragedia dimenticata come quella del nord Uganda, o che lei direttamente chieda alle parti di intavolare un dialogo come ha fatto per la questione sudanese”. Mons. Odama ricorda che la parte settentrionale del Paese è sconvolta da 18 anni dalle violenze dei ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra) che combattono una guerra ad oltranza contro le truppe governative. Un conflitto trascurato che dalla fine degli anni ‘80  ha causato il rapimento di oltre 20 mila bambini e ben 850 mila sfollati su una popolazione di 1 milione e 440 mila persone. “Vogliamo attirare la sua attenzione signor Bush su questo conflitto – si legge nella lettera del presule – e chiediamo all’esecutivo e alla gente degli Stati Uniti  di fare pressione sul governo sudanese perché smetta di fornire le armi allo Lra, di proteggere i bambini dai rapimenti, di appoggiare gli sforzi per una soluzione pacifica della crisi e di convincere l’Onu e l’opinione pubblica internazionale che la situazione ugandese ha bisogno di una soluzione urgente”. (M.A)

 

 

OLTRE MILLE PROFESSIONISTI DEI MEZZI DI COMUNICAZIONE SI RIUNISCONO OGGI A SALVADOR DE BAHIA

PER IL CONGRESSO DELL’UNIONE CATTOLICA INTERNAZIONALE DELLA STAMPA.

AL CENTRO DEI LAVORI IL RUOLO DEI MASS MEDIA NELL’ATTUALE CONTESTO DELL’AMERICA LATINA

 

SALVADOR DE BAHIA. = La crisi dell’America latina chiama chi lavora nel campo delle comunicazioni sociali ad una rinnovata sensibilità e competenza professionale. Per questo da oggi sino al 21 luglio si svolge nella città brasiliana di Salvador de Bahia, il congresso “Multiculturalità e religione: il ruolo dei giornalisti e i mezzi di comunicazione”, organizzato dall’Unione cattolica internazionale della stampa. Nel corso del congresso sarà presentato, per la prima volta nell’America Latina, il programma Refresh. Attraverso di esso, i giornalisti hanno la possibilità di un aggiornamento continuo sulle modalità di svolgimento del loro lavoro e sulle nuove esigenze che il mondo manifesta nel campo della comunicazione. I lavori si concentreranno particolarmente sui temi latinoamericani più urgenti: crisi politica, economica e sociale, cambiamenti politici, impatto del neoliberismo, povertà, situazione dell’infanzia e conseguente ruolo della Chiesa cattolica. Parallelamente al congresso si tiene anche l’incontro dei professionisti brasiliani dei mezzi comunicazione, promosso anch’esso da organizzazioni cattoliche. Tra le due manifestazioni sono attività in comune. Nella città sudamericana sono attesi più di mille partecipanti. (M.A.)

 

 

“STRINGIAMO INSIEME UN NUOVO PATTO PER L’AFRICA”. QUESTO L’APPELLO RIVOLTO

AL VERTICE DELL’UNIONE AFRICANA DALLA COMUNITÀ DI SANT’EGIDIO,

A NOME DI 300 MILA RAGAZZI AFRICANI OSPITATI NEI SUOI CENTRI

 

MAPUTO. = Un nuovo appello in favore della prosperità futura dell’Africa è stato lanciato al vertice dell’Unione Africana dalla Comunità di Sant’Egidio. Il lungo impegno dell’organizzazione italiana in Africa per la risoluzione dei conflitti è riconosciuto ufficialmente dall’Unione Africana, che ha invitato la Comunità a partecipare come osservatore ai lavori del vertice di Maputo, che è iniziato giovedì e si conclude oggi. I capi di Stato africani hanno affrontato i principali nodi delle crisi politiche, dello sviluppo economico e della democratizzazione del continente e hanno ricevuto un messaggio firmato da 300 mila ragazzi africani assistiti dai vari centri della Comunità di Sant’Egidio nel continente. Il messaggio si apre con la citazione del famoso discorso di Martin Luther King jr, “Io ho un sogno”, che i giovani africani propongono come speranza per il loro continente. “Il nostro sogno – scrivono i giovani - è che presto le cure mediche diventino accessibili a tutti i figli d’Africa, che l’Aids non sia più una condanna. Il nostro sogno è che tutti i bambini possano andare a scuola e non debbano più lavorare precocemente. Il nostro sogno è che la schiavitù, anche quella nascosta, sia abolita dalle nostre terre. Il nostro sogno è che la sete di guadagno, la corruzione siano estirpate presto”. Amara la constatazione dei giovani nei confronti della comunità internazionale e anche dei loro stessi conterranei. “Il mondo – denunciano - è pessimista verso l’Africa: pensa sia un continente senza speranza. Ma il pessimismo peggiore è quello di noi Africani”. Ma dalle comuni radici è necessario ripartire per costruire un domani sereno. “Stringiamo insieme un nuovo patto per l’Africa. Un patto per il futuro del nostro continente. Troppe lacrime sono state versate. Troppe vite sono state spezzate. Il mondo ha bisogno dell’Africa, ha bisogno di un’Africa migliore. Non abbiate paura di essere migliori. La nostra madre, l’Africa, è bella. Amiamola di più e meglio, con coraggio. Solo così sarete veramente “grandi” e i figli dei nostri figli ricorderanno il vostro nome”. (M.A.)

 

 

DIGNITÀ DELLA DONNA E RIAPPACIFICAZIONE DEL PAESE.

QUESTE LE RICHIESTE FATTE DALL’ARCIDIOCESI DI HONIARA, CAPITALE DELLE ISOLE SALOMONE,

AL TERMINE DEL SUO CONSIGLIO PASTORALE

 

HONIARA. = Quali sono le necessità e le sfide che la Chiesa cattolica affronta nelle isole dell’Oceania? Si è concluso recentemente, nelle Isole Salomone, il Consiglio pastorale dell’arcidiocesi di Honiara. L’appuntamento è stato importante per tracciare gli orientamenti del nuovo piano pastorale che permetterà alla comunità cattolica di confrontarsi con le esigenze del Paese. Erano presenti 140 delegati, provenienti da tutte le Isole Salomone, con sacerdoti, laici e rappresentanti di dodici congregazioni religiose. Dopo una settimana di dibattito e preghiera, i partecipanti hanno sottolineato l’importanza dell’adeguata formazione dei catechisti, dell’impegno nell’educazione dei giovani e della difesa della donna. Infatti la società ancora non ha riconosciuto il contributo che le donne possono dare. L’assemblea ha sostenuto la necessità di portare questa problematica nelle scuole, inserirla nelle classi del catechismo per ragazzi, nei discorsi di sacerdoti e laici. Il Consiglio ha costituito un importante momento di formazione per gli operatori ecclesiali e i laici e, soprattutto, è stato un momento di comunione per tutta la comunità, che conta più di 40 mila fedeli. La preoccupazione più grande però è stata espressa per la situazione economica precaria e per le tensioni sociali che stanno attraversando il Paese. Dal 1998 infatti si verificano scontri tra le varie comunità etniche del Paese. La situazione ancora non è riappacificata e due giorni fa il parlamento ha dato il suo assenso affinché intervenga una forza multinazionale per garantire la sicurezza. (M.A.)

 

 

LA CHIESA CATTOLICA COREANA RICONOSCENTE VERSO I MISSIONARI FRANCESI

CHE MORIRONO 150 ANNI FA PER L’EVANGELIZZAZIONE DEL PAESE ASIATICO.

INAUGURATO A PARIGI, GRAZIE AL CONTRIBUTO DEI FEDELI COREANI,

UN MONUMENTO IN LORO RICORDO

 

PARIGI. = Campeggia da alcuni giorni in Rue de Bac, a Parigi, un monumento commemorativo dei missionari martiri francesi in Corea, inaugurato dai padri della Società per le missioni estere (Mep) di Parigi per ricordare i religiosi che diedero la vita per l’evangelizzazione del popolo coreano. Il monumento, offerto dai fedeli della cattedrale di Myongdong a Seul, è stato portato a Parigi nel gennaio 2003 e collocato sei mesi dopo in una via pubblica grazie all’interessamento dei religiosi del Mep e della piccola comunità cattolica coreana (circa 200 fedeli) che vive nella capitale francese. Alcuni membri della comunità hanno sbrigato tutte le pratiche necessarie presso l’amministrazione comunale per ottenere la licenza di collocare il monumento. Oltre 200 persone hanno partecipato alla cerimonia di inaugurazione, in cui la Chiesa parigina ha ricordato il contributo dei suoi missionari per la diffusione della Parola di Dio in Corea oltre 150 anni fa. “Questo monumento - ha dichiarato il giorno dell’inaugurazione padre Etcharren, superiore generale dell’istituto - mostra la vitalità della Chiesa cattolica in Corea, che oggi offre un importante contributo alla Chiesa universale inviando numerosi missionari in molte parti del mondo”. (M.A.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

12 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco  e Massimo Donaddio -

 

Apriamo la nostra consueta rubrica e andiamo in Iraq dove continua, purtroppo, la scia di violenza contro le truppe americane. Un soldato statunitense è rimasto ferito, stamani, a causa di un ordigno esplosivo lanciato su un penitenziario che si trova 25 chilometri ad Ovest dalla capitale Baghdad. L’Onu ha annunciato stamani che domani, nel Paese arabo, si riunirà per la prima volta il nuovo Consiglio governativo di transizione, primo organo esecutivo dalla caduta di Saddam Hussein. Prosegue, intanto, il dibattito sulle armi di distruzione di massa irachene. Non erano corrette le notizie sul traffico di uranio tra il Niger e l’Iraq, contenute nel discorso sullo stato dell’Unione pronunciato dal presidente americano, George Bush, alla vigilia del conflitto nel Golfo persico. Il direttore della Cia, George Tenet, si è assunto la responsabilità di questo grave errore. “La Cia – ha dichiarato - avrebbe dovuto assicurare che quelle 16 parole inserite nel testo scritto per il presidente fossero rimosse”. George Bush, la cui popolarità negli Stati Uniti è in netto calo a causa del preoccupante numero di militari uccisi in Iraq, ha comunque confermato la propria fiducia alla Cia ed al suo direttore Tenet. Ma ascoltiamo il servizio di Maurizio Pascucci:

 

**********

“Ho pronunciato un discorso alla Nazione, che era stato controllato dai servizi di Intelligence. Era un discorso che dettagliava agli americani i pericoli posti dal regime di Saddam Hussein. Ed il mio governo ed io abbiamo preso le misure idonee contro quei pericoli. Il risultato è che il mondo sarà più sicuro e più pacifico”. George Bush risponde così alle insistenti critiche mossegli nell’ambito di questa saga che non vuole finire. Le accuse, secondo cui l’Iraq avrebbe tentato di acquistare uranio dal Niger, erano state messe in dubbio dalla Cia prima del discorso alla Nazione di Bush, per poi essere definitivamente smentite. Intanto, un’altra polemica si affaccia all’orizzonte, quella istigata dai democratici, che al Senato sono riusciti a far passare un documento che chieda al presidente di iniziare quanto prima colloqui formali per lo stanziamento in Iraq di forze della Nato e delle Nazioni Unite.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

**********

 

Parliamo ora di un importante appuntamento politico. Per discutere sull’avvenire dell’Iraq e sul processo di pace in Medio Oriente il presidente statunitense, George Bush, incontrerà a  Washington, il prossimo 17 luglio, il primo ministro inglese, Tony Blair. Al centro dei colloqui ci sarà anche la posizione di alcuni britannici sospettati di terrorismo e detenuti nella base militare americana di Guantanamo, a Cuba.

 

Prosegue dunque senza sosta l’attività diplomatica del presidente americano George Bush, giunto oggi in Nigeria, ultima tappa del suo viaggio in Africa. Al capo della Casa Bianca le comunità religiose del Nord Uganda hanno indirizzato una lettera chiedendogli di inserire il conflitto, che sta martoriando il loro Paese,  nell’agenda del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Oggi, intanto, si conclude a Maputo, in Mozambico, il vertice dell’Unione africana. Sui temi affrontati ieri, nella seconda giornata del summit, ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

Il vertice dell’Unione Africana è la cartina di tornasole di un Continente, dove i paradossi sono all’ordine del giorno. E’ per questo che occorre dialogare. Ed è stato questo l’invito, ieri, di Romano Prodi, presidente della Commissione Europea: innanzitutto la scelta del rapporto multilaterale con i governi africani, contrapposta a quella bilaterale del presidente Usa, George Bush, che, tra parentesi, ha fatto una pessima figura saltando il summit dell’Unione Africana, malgrado fosse a Pretoria, 40 minuti di aereo da Maputo. Dal punto di vista della cronaca, la seconda giornata del Vertice è stata soprattutto caratterizzata dalla decisione dei capi di Stato africani di convocare due Vertici straordinari dell’Unione, dedicati a questioni di difesa e di economia. Il primo Vertice, a carattere d’urgenza che dovrà affrontare il tema di una politica comune della difesa, si terrà probabilmente per ragioni logistiche in Sudafrica. Il secondo Summit straordinario affronterà il piano di salvataggio dell’economia del continente.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

Restiamo in Africa dove continuano ad arrivare drammatiche notizie dal Burundi. La capitale Bujumbura è da 6 giorni sotto l’assedio dei ribelli. Secondo il ministero dell’interno, gli scontri tra l’esercito e le Forze nazionali di liberazione avrebbero provocato almeno 135 vittime.

 

Nella Repubblica Democratica del Congo sono stati registrati scontri tra gruppi di guerriglia locale e soldati francesi dell’Onu. Nella periferia di Bunia, almeno 5 miliziani del gruppo armato dell’Unione Patrioti Congolesi sono stati raggiunti da colpi sparati da uomini delle Nazioni Unite. 

 

Il Polisario, Fronte popolare di liberazione del Saguiat el Hamra e del Rio de Oro, ha accettato la proposta delle Nazioni Unite per mettere fine alla decennale disputa sulla sovranità del Sahara occidentale. Tre le opzioni possibili: l’indipendenza, l’annessione al Marocco o la piena autonomia all’interno del territorio marocchino.

 

Trasferiamoci in Medio Oriente da dove sembrano arrivare segnali di speranza. Il giornale governativo siriano “Tishrin” riporta in un editoriale la notizia della disponibilità dell’esecutivo di Damasco a riprendere i negoziati di pace con Israele, incagliatisi nel 2000 sul nodo del Golan. Un graduale miglioramento sarebbe anche confermato dal ritorno di pellegrini e turisti a Betlemme in seguito al ritiro dell’esercito israeliano. Intanto il ministro degli esteri di Gerusalemme, Shalom, per la prima volta in visita in Italia, esprime auspici positivi per la collaborazione dell’Unione alla “road map” e al rafforzamento del premier palestinese Abu Mazen. La diplomazia internazionale è freneticamente al lavoro per tentare di accelerare il processo di riavvicinamento tra israeliani e palestinesi, in attesa del nuovo incontro di venerdì prossimo tra Sharon e Abu Mazen.  Il servizio di Graziano Motta:

 

**********

La Casa Bianca intende mantenere un ritmo accelerato alla “Road map”, il piano di pace. Ha chiesto così a Sharon di anticipare, e di compiere quindi fra 15 giorni, il viaggio che su invito del presidente Bush doveva effettuare dopo le vacanze estive. Ed entro la fine del mese anche Abu Mazen dovrebbe recarsi negli Stati Uniti. Sharon lunedì sarà a Londra e quindi ad Oslo. Cerca di raccogliere consensi alla sua linea di sostegno ad Abu Mazen, in seria difficoltà nel mondo politico palestinese, da lui ritenuto interlocutore valido. In un’intervista al Daily Telegraph, Sharon constata che la maggior parte dei dirigenti europei mantiene invece contatti con Yasser Arafat, destabilizzando Abu Mazen. E la stessa posizione rappresentata dal suo ministro degli Esteri, Silvan Shalom, nella visita a Roma, è condivisa dall’Italia. Intanto la Russia si è detta pronta ad unirsi ad una forza di osservatori americani per monitorare la “Road map”. Il suo ministro degli Esteri, Ivanov, sta per intraprendere una visita di 5 giorni in Medio Oriente.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

**********

 

Oltre 10 mila persone hanno partecipato ieri a Srebrenica, nella Bosnia orientale, alla commemorazione dei fatti dell’11 luglio 1995, quando le forze serbe, guidate dal generale Ratko Mladic, entrarono nella città, fino a quel momento dichiarata “zona protetta” dalle Nazioni Unite e presidiata da un contingente olandese, uccidendo ottomila musulmani. Ieri nel cimitero di Potocari, nella periferia di Srebrenica, sono state tumulate le spoglie di 282 vittime di quel massacro, identificate con l'analisi del Dna.

 

Concludiamo la panoramica andando in Italia dove sembra tornare il sereno nel governo, dopo le giornate di scontri che hanno visto protagonista soprattutto il ministro Umberto Bossi. Il presidente del Consiglio Berlusconi ha incontrato il leader della Lega confermando l’impegno dell’esecutivo per le riforme federaliste entro il 2004. Rientra anche completamente l’incidente fra Italia e Germania, provocato dalle dichiarazioni sui turisti tedeschi del sottosegretario Stefano Stefani. Quest’ultimo ha rassegnato le dimissioni, richiestegli dal premier Berlusconi, dopo le forti critiche del cancelliere tedesco Schroeder. Il presidente della Repubblica italiana Ciampi ha voluto rilasciare una dichiarazione al settimanale tedesco “Bild am Sonntag” nella quale invita Italia e Germania alla amicizia e alla cooperazione reciproca. Schroeder comunque, trascorrerà le sue ferie ad Hannover e non in Italia, come aveva previsto in un primo tempo.

 

 

=======ooo=======