RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 192 - Testo della Trasmissione di venerdì 11 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Giovanni Paolo II da ieri nella quiete di Castel Gandolfo. Con noi, il direttore delle Ville Pontificie, Saverio Petrillo.

 

Si acceleri il processo di pace tra israeliani e palestinesi. E’ il fervido voto del Papa, espresso dal cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ieri sera, nell’incontro con il ministro degli Esteri di Israele, Silvan Shalom.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Si festeggia oggi San Benedetto da Norcia, Patrono d’Europa e simbolo di unità nella diversità per il vecchio continente. Il primato di Dio e dei valori spirituali, nel patrimonio offerto dal patriarca dei monaci d’Occidente. Ce ne parla il benedettino don Paolo Fasséra.

 

Oggi, Giornata Mondiale della Popolazione, promossa dalle Nazioni Unite. Il commento di mons. Francesco Di Felice, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

 

I musulmani di Bosnia ricordano il massacro di Srebrenica dell’11 luglio 1995, con la tumulazione di 282 delle 8 mila vittime. Intervista con Ingrid Badurina.

 

Premio internazionale al cardinale Roger Etchegaray, per la sua lunga, instancabile e generosa attività al servizio della Santa Sede. Ai nostri microfoni, Rita Levi Montalcini, Luca Zingaretti e Gianantonio Stella.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Il presidente della Liberia, Charles Taylor, ha lanciato un appello agli Stati Uniti perché inviino al più presto una propria forza di pace nel Paese sconvolto dai combattimenti.

 

Denunciato dall’arcivescovo latino di Baghdad l’ignobile traffico di minori nella capitale irachena.

 

60 morti ogni ora e 500 mila all’anno per effetto delle armi leggere. Un vertice alle Nazioni Unite per monitorare il piano di limitazione di questo “flagello globale”.

 

La preoccupazione dei vescovi venezuelani, per la lunga crisi della Nazione, è stato il tema principale affrontato ieri, durante il primo giorno dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale.

 

Nel giorno della commemorazione del massacro della Volinia, la Chiesa cattolica di Polonia e Ucraina manifesta l’impegno per la riconciliazione dei due popoli intensificando i rapporti di collaborazione.

 

Pace e dialogo interreligioso, programma pastorale del nuovo presidente della Conferenza episcopale filippina, l’arcivescovo di Davao, nell’isola di Mindanao, Fernando Capalla.

 

24 ORE NEL MONDO:

 Nella bozza della Costituzione europea approvata ieri a Bruxelles, sono stati ufficialmente indicati il motto, l’inno, la bandiera e la festa dell’Unione.

 

Il Senato americano ha invitato il presidente, George Bush, a chiedere l’intervento della Nato in Iraq, Paese dove continuano gli attacchi alle truppe statunitensi.

 

Proseguono in medio Oriente gli sforzi diplomatici per la ‘Road map’: la prossima settimana il premier israeliano, Sharon, incontrerà il primo ministro palestinese Abu Mazen.

 

In Pakistan almeno due persone sono morte oggi a causa di un’esplosione avvenuta a Karachi. Partito intanto “il bus della pace” che collega il Paese all’India.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

11 luglio 2003

 

 

IL CALORE DEGLI ABITANTI LOCALI E IL BEL TEMPO,

PRIMI COMPAGNI DEL 25.MO SOGGIORNO ESTIVO DEL PAPA A CASTEL GANDOLFO

- Intervista con il dott. Saverio Petrillo -

 

Il sole e il caldo, temperati dai 380 metri sul livello del mare sui quali sorge Castel Gandolfo, stanno accompagnando i primi momenti del soggiorno di Giovanni Paolo II nella sua residenza estiva. Come già ricordato, durante tutto il periodo di permanenza nella cittadina laziale, l’attività del Papa non sarà scandita dai ritmi serrati delle udienze private e speciali, che caratterizzano abitualmente le sue giornate romane. Faranno eccezione i due appuntamenti settimanali del mercoledì, alle 10.30, con i pellegrini dell’udienza generale e della domenica, alle 12, con la recita dell’Angelus.

 

A parte ciò, tre udienze particolari occuperanno il Pontefice nelle prossime settimane: sabato 19 luglio, quando riceverà un migliaio di giovani in rappresentanza degli universitari europei, mercoledì 6 agosto, quando oltre all’udienza generale, celebrerà una Messa in suffragio di Paolo VI, e infine sabato 9 agosto, con l’udienza ai circa mille partecipanti del gruppo “Giovani verso Assisi”. Ieri, intanto, all’arrivo di Giovanni Paolo II, l’affetto dei castellani è tornato a manifestarsi puntuale e discreto nei suoi riguardi, come racconta il direttore del Ville pontificie, il dott. Saverio Petrillo, al microfono di Alessandro De Carolis:

 

**********

R. - Intanto va notata una cosa: quello di quest’anno è il 25.mo soggiorno estivo del Santo Padre a Castel Gandolfo. Già questo è un record. Poi, come sempre, sottolineerei l’atmosfera festosa: quando arriva a Castel Gandolfo si vede che il Papa gode di questo clima, di questa natura così bella che gli si spalanca davanti. Per ciò che concerne i suoi impegni, il Pontefice avrà un appuntamento con i fedeli sia la domenica che il mercoledì: la domenica, come di consueto, per l’Angelus, il mercoledì per l’udienza generale.

 

D. - A questo proposito va notato che le udienze generali non si svolgeranno a Roma, ma a Castel Gandolfo ...

 

R. - Sì, si tratta di una novità rispetto agli anni passati – anche se già l’anno scorso era stato fatto così. Anziché affacciarsi dal balconcino, il Santo Padre sarà nel cortile del Palazzo durante l’udienza generale: quindi a contatto diretto con tutti i pellegrini e i fedeli che saranno a pochi metri da lui. Questo consente un colloquio veramente più diretto, molto umano e molto bello.

 

D. - Forse si tratterà – un po’ anche per i diversi spazi offerti dall’Aula Paolo VI e da Piazza San Pietro – di udienze generali numericamente ridotte?

 

R. - Certamente, perché il cortile del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo ospita dalle 3 alle 4 mila persone. Però, a questo proposito, è stato messo anche un maxischermo sulla piazza di Castel Gandolfo, cosicché chi non è fortunato ad entrare nel cortile riesce comunque a seguire tutta l’udienza.

 

D. - Al suo arrivo il Papa ha fatto qualche saluto particolare?

 

R. - No, perché è arrivato in forma privata. Al suo passaggio, c’erano persone che sostavano lungo il percorso e nelle adiacenze del cancello di ingresso alla Villa. Certamente domenica, in occasione dell’Angelus, ci sarà il saluto del Papa alla popolazione di Castel Gandolfo e alle autorità.

**********

 

 

SI ACCELERI IL PROCESSO DI PACE TRA ISRAELIANI E PALESTINESI.

E’ IL FERVIDO VOTO DEL PAPA, ESPRESSO DAL CARDINALE SEGRETARIO DI STATO

ANGELO SODANO IERI SERA NELL’INCONTRO

CON IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ISRAELE, SILVAN SHALOM

 - A cura di Paolo Salvo -

 

Nel tardo pomeriggio di ieri, il cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano, ha ricevuto in Vaticano il ministro degli Esteri di Israele, Silvan Shalom. Lo ha reso noto in una dichiarazione il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Ciro Benedettini, precisando che il cardinale Sodano era accompagnato da mons. Pietro Parolin, sottosegretario per i Rapporti con gli Stati.

 

“Nel corso dei colloqui, ci si è soffermati – spiega la nota – sull’attuale processo di riconciliazione e di pace fra israeliani e palestinesi. A nome del Santo Padre, Sua Eminenza ha espresso il fervente voto di una intensificazione e di una rapida conclusione di tale processo”.

 

“L’incontro – conclude il comunicato – ha permesso poi di passare in rassegna alcune questioni bilaterali che interessano la vita della Chiesa cattolica in Terra Santa e che dovrebbero essere urgentemente risolte in base agli impegni dell’Accordo Fondamentale del 1993”.

 

Nell’agenda del ministro Shalom, giunto a Roma ieri mattina, incontri con le autorità italiane ed esponenti dell’opposizione. Al centro dei colloqui, oltre alle questioni bilaterali, i rapporti tra Israele e Unione Europea e il processo di pace.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina la situazione in Medio Oriente: le divergenze in campo palestinese non arrestano il cammino negoziale.

 

Nelle vaticane, una pagina sul tema "I Pontifici Collegi di Propaganda Fide a Roma, un'esperienza di cattolicità effettiva".

 

Nelle pagine estere, in Iraq non dà tregua la spirale degli attacchi contro le Forze della coalizione.

Ue: approvata la bozza globale della futura Costituzione.

Per la rubrica dell' "Atlante geopolitico", un articolo di Gabriele Nicolò dal titolo "Un Patto tra le Nazioni per sconfiggere la miseria".  

 

Nella pagina culturale, un articolo di Franco Patruno sull'inaugurazione, a Bologna, della nuova sede della "Raccolta Lercaro".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano la situazione politica.

 

 

=======ooo=======

 

 

OGGI IN PRIMO PIANO

11 luglio 2003

 

 

IL PRIMATO DI DIO PER AMARE CON IL SUO AMORE I FRATELLI

IL MESSAGGIO DI SAN BENEDETTO DA NORCIA PATRONO D’EUROPA

PER COSTRUIRE OGGI LA NUOVA EUROPA UNITA NELLA DIVERSITA’

 

- Con noi il benedettino don Paolo Fasséra -

 

Oggi si festeggia San Benedetto da Norcia. “Messaggero di pace, realizzatore di unione, maestro di civiltà”. Con queste parole lapidarie, Papa Paolo VI tratteggiava la grande figura di quest’uomo di Dio, patriarca dei monaci d’Occidente. Così inizia la lettera apostolica Pacis Nuntius con cui, il 24 ottobre 1964, proclamava San Benedetto “patrono principale dell’intera Europa”. Servizio di Carla Cotignoli.

 

**********

Nella fase storica che sta vivendo il continente, risuonano di particolare attualità le parole della Pacis Nuntius. Papa Paolo VI situa l’opera di San Benedetto nel contesto storico in cui ha vissuto, il V secolo dopo Cristo: “Al crollare dell’impero romano, ormai esausto, mentre alcune regioni d’Europa sembravano cadere nelle tenebre e altre erano ancora prive di civiltà e di valori spirituali, fu lui con costante e assiduo impegno a far nascere in questo nostro continente l’aurora di una nuova èra”.

 

Tre gli strumenti di San Benedetto per questa grande opera: la croce, il libro e l’aratro, cioè il Vangelo, la cultura e il lavoro. E’ così – scrive Papa Montini – che lui e i suoi figli “portarono il progresso cristiano alle popolazioni sparse dal Mediterraneo alla Scandinavia, dall’Irlanda alle pianure della Polonia”. “Cementò quell’unità spirituale in Europa in forza della quale popoli divisi sul piano linguistico, etnico e culturale avvertirono di costituire l’unico popolo di Dio”.

 

E’ questo il sogno di oggi. “Questa unità – scriveva ancora Paolo VI – purtroppo spezzata in un groviglio di eventi storici, tutti gli uomini di buona volontà dei tempi nostri tentano di ricomporre”. Ed è proprio “unità nella diversità” la fisionomia che l’Europa è chiamata a assumere. E’ questo il motto da ieri fissato nella bozza della nuova carta costituzionale. Ma qual è il cuore del messaggio che ci ha lasciato San Benedetto per rispondere a questa sfida? Diamo la parola a don Paolo Fasséra, procuratore generale della Congregazione benedettina Sublacense di Roma:

 

R. - San Benedetto ha sottolineato, prima di tutto, il primato di Dio e del suo Regno con la preghiera, la ricerca di Dio, il non anteporre nulla all’amore di Cristo, per amare con questo amore i fratelli. Secondo: il famoso binomio “Ora et labora”, il lavoro, l’operosità, la trasmissione della cultura, per costruire un mondo migliore.

 

D. – In questa fase storica, di fronte a questa nuova Europa, c’è  una domanda di anima da dare all’Europa per, non soltanto creare un’unità politica, economica, ma un’unità dei popoli …

 

R. – Bisogna partire dai valori spirituali. Bisogna partire dal primato di Dio. Bisogna purificare i valori che sostengono la nostra società. Soltanto così si può cementare l’Europa.

 

D. – Secondo lei, nella società odierna c’è domanda di questi valori?

 

R. – Da una parte c’è una grande dispersione. Paolo VI parla di recuperare l’uomo a se stesso. Nel frazionamento di una civiltà, come quello che stiamo vivendo, bisogna recuperare l’uomo a se stesso. E dall’altra parte c’è una grande sete, magari inconfessata, di questi valori.

 

D. – Proprio ieri è stato definito il motto dell’Europa: “Unità nella diversità”. Se c’è una paura delle tante nazioni che entrano in Europa, specialmente quelle che sono meno potenti, è di essere inglobate e di vedere schiacciata la loro cultura e la loro identità. Che cosa può dire San Benedetto in questo contesto di unità nella diversità?

 

R. – Quando lui parla della famiglia monastica, nel capitolo 3, dice che tutti i fratelli vengono convocati a consiglio e tutti possono dire il loro pensiero, anzi dice, può darsi che al più piccolo sia riservata proprio una parola più chiara, più luminosa, più illuminata da parte di Dio. Il che vuol dire, se lo trasportiamo all’Europa, che tutti sono fratelli, tutti possono dare la loro opinione, anche i più piccoli. Perché proprio dai più piccoli può darsi venga … Ma bisogna stare molto attenti alla persona.

**********

 

 

I GIOVANI IN PRIMO PIANO NELL’ODIERNA GIORNATA MONDIALE

DELLA POPOLAZIONE, PROMOSSA DALLE NAZIONI UNITE

 

- Con noi, mons. Francesco Di Felice -

 

“Un miliardo di adolescenti: il diritto alla salute, all’informazione ai servizi”: è il tema a cui, quest’anno, le Nazioni Unite hanno dedicato l’odierna giornata mondiale della Popolazione. Nel messaggio per l’occasione il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, sottolinea come nei Paesi in via di sviluppo, il 20 per cento della popolazione abbia meno di vent’anni e pone l’accento sull’educazione alla salute riproduttiva. Una formula, questa, su cui si sofferma il sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Francesco Di Felice, al microfono di Alessandro Gisotti:

 

**********

R. – Anzitutto dobbiamo vedere il significato del termine stesso, di ‘salute riproduttiva’, perché si tratta di un termine ambiguo. Noi ne abbiamo già parlato nel nostro Lexicon, che è stato pubblicato dal nostro Dicastero per la famiglia. Quando si parla di salute riproduttiva, in realtà si nasconde il rischio della salute, perché nella concezione, nel significato di salute riproduttiva, c’è la previsione di un uso del cosiddetto ‘aborto sicuro’, per combattere l’aborto insicuro, per prevenire tutte le varie malattie. Quindi, di per sé non è per la salute, ma è contro la vita. Perché la salute è connessa alla vita. Dobbiamo dire che oggi la grande problematica che riguarda un miliardo di teen-ager, e dei giovani in genere, è proprio collocata nella formazione e informazione sessuale.

 

D. – Nella Giornata mondiale della popolazione, il segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ci ricorda che un cittadino del mondo su sei è un adolescente. C’è sufficiente attenzione nelle politiche di sviluppo a livello internazionale per le esigenze, le aspirazioni dei giovani?

 

R. – In genere negli organismi, nei fori internazionali, la problematica dei giovani non è messa in evidenza, come sono avviene per altre problematiche: la giustizia, i problemi della fame... La promozione della gioventù è trascurata. Quindi, abbiamo delle gravi carenze, delle deformazioni. Rischiamo un futuro di personalità non formate da idee, valori. Non abbiamo una politica di grandi idee, di grandi ideali, che possano dare un futuro sicuro ai giovani.

 

D. – Spesso le aree più popolose del mondo soffrono la piaga della povertà. Qual è la strada migliore per sollevare questi popoli dalla loro condizione?

 

R. – I Paesi più poveri in genere hanno le famiglie più numerose. Alcuni credono che per risolvere questo problema sia necessario diminuire il numero dei figli. Quindi, fare uso, per esempio, dei contraccettivi. In realtà, la più grande ricchezza di una nazione è quella di avere i giovani, di avere quindi un futuro. Vediamo che in India, per esempio, adesso c’è una crescita del Pil interno del 20 per cento. Nella stessa Cina si parla di una crescita delle risorse del 30 per cento. Non dobbiamo spaventarci di queste vite che nascono.

 

D. – Rispetto alle previsioni di crescita fuori controllo di qualche anno fa le statistiche mostrano ora che la popolazione mondiale cresce sì, ma non nella maniera catastrofica annunciata. Che lezione ne possiamo trarre?

 

R. – Si parlava, in anni a dietro, dello scoppio demografico, di questo neo malthusianesimo. Si è visto, poi, in realtà che la cosa non è così. Quindi, i sociologi si sono sbagliati. Si vede adesso il pericolo di una mancanza di ricambio generazionale. Tanti sociologi parlano della piramide rovesciata. Prima la base della piramide erano i giovani. Oggi abbiamo invece una piramide rovesciata. Ci sono pochi bambini e molti anziani. Questo comporta un problema sociale, un problema umano. L’unica soluzione è quella di valorizzare il vero amore nell’ambito della famiglia.

**********

 

 

I MUSULMANI DI BOSNIA RICORDANO OGGI

IL MASSACRO DI SREBRENICA DELL’11 LUGLIO 1995,

CON LA TUMULAZIONE DI 282 DELLE 8MILA VITTIME

 

- Con noi, Ingrid Badurina -

 

11 luglio 1995, Bosnia orientale. Le forze serbe, guidate dal generale Ratko Mladic, entrano a Srebrenica e passano per le armi oltre ottomila musulmani di Bosnia, per lo più uomini e ragazzi. Le donne vengono stipate a migliaia sugli autobus e mandate via da Srebrenica, città dichiarata fino a quel momento “zona protetta” dalle Nazioni Unite e presidiata da un contingente olandese. Con le ottomila vittime della violenza dei fedelissimi di Mladic, i fatti di Srebrenica sono tristemente passati alla storia come l’eccidio più sanguinoso in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Otto anni dopo, nel cimitero di Potocari, alla periferia di Srebrenica, migliaia di musulmani assistono oggi alla cerimonia di tumulazione di 282 vittime di quel massacro. Il 31 marzo scorso con un analogo rito erano stati sepolti i primi 600 corpi identificati con l'analisi del Dna, tra le migliaia di spoglie esumate in questi anni da decine di fosse comuni. Ma quale ricordo rimane del massacro di Srebrenica? Risponde Ingrid Badurina, corrispondente dai Balcani del quotidiano “La Stampa”, intervistata da Giada Aquilino:

 

**********

R. - Per la prima volta le vittime sono state ritrovate e, in parte, identificate. Per i familiari, dopo 8 anni, è un sollievo anche se non è che l’inizio, visto che sono ancora migliaia le persone che mancano all’appello e non si sa neanche dove le vittime siano state sotterrate. Le fosse comuni, infatti, non sono ancora state del tutto localizzate. Il ricordo dei fatti di Srebrenica in realtà è molto vivo soprattutto nello spirito delle donne e dei bambini, perché credono che non sia stato fatto abbastanza. Ed anche 8 anni dopo l’accordo di pace di Dayton del novembre ’95 - che pose fine alle guerre balcaniche degli anni ‘90 - i musulmani di Bosnia non possono ritornare a Srebrenica.

 

D. – Perché i profughi non possono rientrare?

 

R. – Malgrado il fatto che esista ufficialmente un Paese unico, cioè la Bosnia–Erzegovina, in realtà le due entità – cioè la Repubblica Srpska, che è l’entità serba, e la Federazione musulmano-croata, dove ci sono croati e bosniaci - rimangono assolutamente separate dal punto di vista etnico.

 

D. – Si sta procedendo all’identificazione delle vittime. Questo processo che significato ha per i musulmani di Bosnia?

 

R. – E’ importante soprattutto per i familiari, ma non è che l’inizio di un lungo processo che dovrebbe sicuramente essere più efficace.

 

D. - Come appare oggi il ruolo dell’Onu di fronte ai fatti di Srebrenica?

 

R. – Nel frattempo c’è stato addirittura un processo in Olanda, perché all’epoca Srebrenica era un’enclave protetta dall’Onu, con soldati olandesi. Quando, invece, le forze serbe guidate dal generale Mladic sono entrate a Srebrenica ed hanno cominciato a separare, sotto gli occhi dei soldati Onu, i ragazzi dai 16 anni in su dalle donne e i bambini, quegli stessi soldati non hanno fatto niente. Praticamente è stata una grande sconfitta dell’Onu.

 

D. – Di fronte ad un’Europa che si sta allargando, come si pone la Bosnia-Erzegovina?

 

R. – L’Europa potrebbe essere il futuro del Paese, come per la Croazia, che ha già fatto la sua richiesta di candidatura, o per la Serbia, che sicuramente in un futuro vorrà entrare nell’Ue. L’Europa dunque potrebbe essere un passo importante per la Bosnia, ma rimangono molte riforme da fare, molti ostacoli da superare, perché non è una cosa realizzabile nel giro di pochi anni.

**********  

 

 

CONFERITO AL CARDINALE ROGER ETCHEGARAY

IL PREMIO GIORNALISTICO “COLOMBE D’ORO PER LA PACE”

 

- Servizio di Dorotea Gambardella -

 

Aver posto costantemente in primo piano il valore della pace. Questo il motivo per cui ieri sera, nella suggestiva cornice di Villa Miani a Roma, l’Associazione non governativa Archivio Disarmo ha insignito del premio Colombe d’oro per la pace il cardinale Roger Etchegaray, presidente emerito del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e quattro giornalisti. Istituito nel 1986, anno internazionale della Pace, questo premio giornalistico si prefigge l’obiettivo di essere di stimolo a tutti gli operatori dell’informazione a farsi portatori degli ideali di pace, di cooperazione internazionale, di prevenzione e gestione non armata dei conflitti. Il servizio è di Dorotea Gambardella.

 

**********

“La pace sulla bocca di tutti, ma è ancora ben lontana dall’essere nelle mani di tutti, perché troppe mani di uomini e di popoli sono sovraccariche di armi”: così il cardinale Roger Etchegaray, che è stato insignito della Colomba d’oro più importante, quella dedicata alla personalità internazionale. Il presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace è stato definito fautore del dialogo come metodo e come scopo per scongiurare i guasti della guerra.

 

R. – Il dialogo è alla base di tutto. Due persone non possono incontrarsi senza dialogare. Il dialogo è necessario in famiglia, in un villaggio, in una città, in una nazione, tra tutti i popoli. Senza il dialogo non si può fare nulla, non solo per la pace, ma anche per coabitare insieme. Il dialogo è difficile, perché per cercare di capire l’altro si deve fare uno sforzo e avere rispetto.

 

D. – Lei ha detto: “La pace è disarmo”. Ma la pace è soltanto mera assenza di armi o è qualcosa di più?

 

R. – Non basta il disarmo. Questo lo dicevo come base della pace. Ma la pace necessita anche di qualcosa di non materiale, come è il disarmo. Si può parlare anche di disarmo del cuore: avere un cuore limpido, un cuore aperto, un cuore dolce, come quello di Gesù.

 

Oltre al cardinale Etchegaray, l’Associazione Archivio Disarmo ha conferito il prestigioso premio all’editorialista del Corriere della Sera, Gianantonio Stella, al fotoreporter Giorgio Salomon, all’attore Luca Zingaretti e a sua moglie, la scrittrice Margherita D’Amico. Tutti per aver dimostrato onestà, sensibilità e coraggio nel loro modo di raccontare la guerra, come ha commentato la prof.ssa Rita Levi Montalcini.

 

R. – Ho letto brevemente la loro storia ed è molto importante. Gente che si è impegnata, con pericolo di vita. Quindi, gente che ha coraggio, che ha fatto vedere le tragedie della guerra. Credo che sia una buona impresa, una buona iniziativa, che io approvo completamente.

 

Ma che significato ha il premio Colombe d’Oro per la pace? Ci risponde Luca Zingaretti, autore con sua moglie di un documentario televisivo sui mali dell’Africa.

 

R. – Spero che questo premio spinga delle persone a vedere il lavoro che abbiamo fatto in Uganda, proprio per cercare di attirare l’attenzione sulla situazione nel nord dell’Uganda, che è terribile. Il mondo in questo momento è pieno di guerre dimenticate. Infatti, noi abbiamo dedicato questo documentario a chi sta lottando per la pace, perchè pensiamo che un mondo di pace non sia un’utopia, ma sia, sicuramente un sogno, ma un sogno possibile.

 

E sul valore più profondo della pace si è soffermato Gianantonio Stella:

 

R. – La pace non è soltanto l’assenza di conflitto armato. Credo che anche respingere quella famiglia siriana che era venuta in Italia, chiedendo asilo politico a Fiumicino, sia un atto di guerra. E’ stata rispedita in Siria, dove questo ingegnere siriano sarebbe stato poi assassinato in carcere, dopo essere stato torturato. Non è necessario sparare per fare la guerra, basta anche essere del tutto indifferenti ad alcune ragioni umanitarie. E’ troppo facile assolversi, pensando che basti non impugnare un’arma.

 

D. - Come fa un giornalista ad essere fautore di pace?

 

R. – Essere un uomo ed essere giornalista sono due cose che se non coincidono stiamo freschi! Voglio dire che l’essere a favore della pace, come uomini, è una cosa che poi si riflette automaticamente nel giornalismo. Chi non è davvero a favore della pace, ma parla di pace solo per riempirsi la bocca, poi in realtà quando scrive un articolo, quell’articolo “puzza”.

**********

 

 

=======ooo=======

 

 

CHIESA E SOCIETA’

11 luglio 2003

 

 

IL PRESIDENTE LIBERIANO TAYLOR HA DICHIARATO CHE LE FORZE DI PACE STATUNITENSI SARANNO BENVENUTE NEL SUO PAESE.

ANCHE LA CHIESA CATTOLICA AMERICANA HA INVITATO IL PRESIDENTE BUSH

AD UN IMPEGNO CONCRETO PER PORRE FINE AGLI SCONTRI IN LIBERIA

 

WASHINGTON. = Il presidente della Liberia Charles Taylor ha lanciato un appello agli Stati Uniti perché inviino al più presto una propria forza di pace nel Paese sconvolto dai combattimenti tra ribelli e forze governative. In un intervista alla Bbc, Taylor ha ribadito che non lascerà il Paese finché non verrà dispiegata una forza di pace sul territorio liberiano. “Gli americani - ha detto Taylor - non devono avere paura che i propri soldati si facciano male in Liberia. Posso garantire che, ovunque io sia, nessun liberiano sparerà mai ad un soldato americano, perché tutti desideriamo la loro presenza qui”. Ieri il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha dichiarato che per avere un decisione definitiva bisognerà aspettare ancora qualche giorno. Intanto però crescono le richieste, anche interne, affinché il presidente Bush invii una task force nel Paese africano. Il presidente del Comitato dei vescovi statunitensi per le relazioni internazionali, il vescovo John Ricard, ha chiesto al governo di fornire il supporto per dispiegare una forza di pace in Liberia. In una lettera inviata al consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleeza Rice, il presule sostiene la necessità di una forza di interposizione per prevenire ulteriore spargimento di sangue e garantire nuove soluzioni politiche che diano stabilità al Paese africano. Mons. Ricard esorta il governo statunitense ad una decisa e immediata azione affinché non vadano perdute altre vite umane e la nazione non sprofondi nell’anarchia, che minaccerebbe anche i Paesi vicini. (M.A.)

 

 

L’ARCIVESCOVO LATINO DI BAGHDAD HA DENUNCIATO L’IGNOBILE TRATTA DI MINORI

NELLA CAPITALE IRACHENA. DECINE DI BAMBINI SONO SCOMPARSI DAGLI ORFANOTROFI

 

BAGHDAD. = La guerra è conclusa, ma in l’Iraq la pace non è arrivata. Non solo perché la vita di ogni soldato ancora non è sicura, ma anche perché la stessa esistenza dei cittadini comuni continua ad essere in pericolo. In particolare l’infanzia sta vivendo una situazione di grande precarietà. La denuncia arriva dall’arcivescovo latino di Baghdad, mons. Jean Benjamin Sleiman. In una lettera all’organizzazione umanitaria italiana, Peace reporter, il presule rivela che decine di bambini sono scomparsi dagli orfanotrofi o vengono rapiti mentre sono per la strada. Secondo mons. Sleiman il problema è costituito dalla mancanza di un governo stabile. Il riprovevole rapimento dei bambini e la loro scandalosa vendita ad organizzazioni criminali continuerà sin quando in Iraq non si sarà instaurato un governo con pieni poteri che sia in grado di combattere tali attività. I bambini cui si riferisce l’arcivescovo sarebbero un centinaio. “Potete vederli nelle strade – si legge nella lettera - mentre vendono il proprio corpo o si drogano usando sostanze importate dall’estero appositamente per loro. Non posseggo prove circostanziate, non conosco i nomi di chi li sfrutta, ma è sufficiente guardarsi intorno”. (M.A.)

 

 

60 MORTI OGNI ORA E 500 MILA ALL’ANNO PER EFFETTO DELLE ARMI LEGGERE.

UN VERTICE ALLE NAZIONI UNITE PER MONITORARE IL PIANO DI LIMITAZIONE

DI QUESTO “FLAGELLO GLOBALE”

 

NEW YORK. = 60 persone uccise nel mondo ogni ora e 500 mila ogni anno per effetto di armi leggere. Sono alcuni dati del “flagello globale” – come lo ha chiamato il segretario dell’Onu Kofi Annan – della diffusione delle armi leggere. Il primo vertice delle Nazioni Unite per valutare l’attuazione del piano d’azione contro le armi leggere, in corso nella sede dell’Onu a New York, mette in luce come vi siano annualmente 300 mila vittime in conflitti armati e 200 mila per omicidi e suicidi. Il vertice rientra nell’ambito dei controlli biennali per monitorare gli effetti del piano approvato dall’Onu nel luglio 2001. L’obiettivo è quello di verificare l’attuazione dei limiti sulla produzione e la vendita di armi, l’identificazione delle armi e le campagne pubbliche contro la diffusione delle pistole. “La proliferazione delle armi leggere - ha dichiarato Annan – ha conseguenze anche in termini di alimentazione dei conflitti, minaccia alle operazioni di pace, rifiuto di aiuti limitazioni allo sviluppo o ostacolo al rispetto della legge”. (M.D.)

 

 

LA SOLUZIONE DELLA CRISI DEL VENEZUELA È UN IMPEGNO PER TUTTA LA NAZIONE.

CON QUESTA VIGOROSA ESORTAZIONE I VESCOVI DEL PAESE LATINOAMERICANO

HANNO APERTO IERI LA LORO ASSEMBLEA PLENARIA

 

CARACAS. = La preoccupazione dei vescovi venezuelani per la lunga crisi della nazione è stato il tema principale affrontato, ieri, durante il primo giorno dell’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale. Riuniti a Caracas, i vescovi sono tornati ad esortare i connazionali affinché si impegnino nella ricerca di una soluzione pacifica. La decisione dei vescovi è stata messa in risalto dalle dichiarazioni del presidente della Conferenza, l’arcivescovo Baltazar Porras, che ha detto che esiste una enorme coesione nel corpo dell’episcopato. “Non possiamo andare avanti - ha detto con decisione il presule – senza convivenza e rispetto. E’ necessario richiudere la spaccatura che attualmente divide la società venezuelana”. Mons. Porras ha precisato inoltre che non spetta solo ai politici risolvere la situazione. “Non possiamo essere spettatori – ha detto il presidente della Conferenza – perché questo compete a tutta la società”. L’inizio dell’Assemblea era previsto per lunedì scorso, ma in seguito alla dolorosa scomparsa del cardinale arcivescovo di Caracas, Ignacio Antonio Velasco Garcia, i lavori sono stati posticipati. (M.A.)

 

 

NEL GIORNO DELLA COMMEMORAZIONE DEL MASSACRO DELLA VOLINIA,

LA CHIESA CATTOLICA IN POLONIA E UCRAINA MANIFESTA L’IMPEGNO PER LA RICONCILIAZIONE

DEI DUE POPOLI: INTENSIFICATI I RAPPORTI DI COLLABORAZIONE

- A cura di Aleksander Kowalski -

 

LEOPOLI. = In occasione della commemorazione odierna dei sanguinosi scontri che durante la seconda guerra mondiale coinvolsero le comunità polacche e ucraine della Volinia, la Conferenza episcopale polacca e la Chiesa greco-cattolica in Ucraina hanno deciso di intensificare i loro rapporti di collaborazione come segno di riconciliazione. Nei giorni scorsi si è tenuta a Leopoli, in Ucraina, la riunione delle due delegazioni. Durante i lavori è stato comune l‘interesse per una riappacificazione tra polacchi e ucraini, affinché i due popoli partecipino alla costruzione della comunità europea. I partecipanti alla riunione hanno scambiato informazioni riguardanti le proposte concordate durante l’incontro precedente dei due gruppi, svoltosi nel maggio scorso a Lublino. Riguardavano la collaborazione a livello delle strutture gerarchiche, contatti comunitari e individuali per una conoscenza reciproca e il perdono di torti subiti, e iniziative volte a costruire concordia e pace fra i cristiani di entrambe le nazioni. Durante la riunione inoltre è stato deciso di promuovere ricerche e conferenze comuni riguardanti esempi positivi di convivenza tra polacchi e ucraini e dare impulso ad una migliore conoscenza reciproca delle tradizioni orientale e occidentale.

 

 

PACE E DIALOGO INTERRELIGIOSO: QUESTO IL PROGRAMMA PASTORALE

DEL NUOVO PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FILIPPINA,

L’ARCIVESCOVO FERNANDO CAPALLA

 

DAVAO. = “Il mio programma è il dialogo. Ho sempre lavorato per la pace e la riconciliazione a Mindanao, e continuerò a farlo”. Sono state queste le prime parole da presidente della Conferenza episcopale delle Filippine di mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao, sull’isola di Mindanao, dove è attiva la guerriglia separatista. Il nuovo presidente è stato eletto durante l’Assemblea dei vescovi filippini, la settimana scorsa. “L’attività di mediazione e riconciliazione è utile non solo alla Chiesa e alla popolazione locale – ha spiegato l’arcivescovo – ma all’intero paese, che ha bisogno di ritrovare unità, fiducia, stabilità. Da diversi anni siamo impegnati a cercare di risolvere con mezzi pacifici il conflitto di Mindanao. Ora i gruppi ribelli hanno mostrato nuovamente disponibilità alla trattativa. C’è una speranza che anche il governo di Manila deve saper cogliere, viste anche le pressioni che riceve dall’esterno. Il problema di Mindanao è politico ed economico. Occorre lavorare per il benessere della popolazione e restituire una vita dignitosa ai profughi”. Mons. Capalla traccia il sentiero per la pace proposto dalla Chiesa. “Adoperarsi senza sosta per il dialogo interreligioso e la riconciliazione, fondata sul perdono reciproco, nello spirito della Bibbia e del Corano. Un autentico spirito di fede non è un ostacolo per la pace, ma può essere un ponte per creare armonia fra comunità diverse”. (M.A.)

 

 

=======ooo=======

 

 

24 ORE NEL MONDO

11 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Europa è cominciata una tappa cruciale per la storia del Vecchio Continente. Ieri a Bruxelles infatti, è stata firmata la prima copia della bozza di Costituzione che sancisce il motto dell’Unione, dal titolo “Unita nella diversità”, l’inno ufficiale, “L’inno alla gioia di Beethoveen”, la bandiera, azzurra “con un cerchio di 12 stelle d'oro” al centro, l’euro come moneta unica e fissa per il 9 maggio la festa dell’Europa. Mentre il testo della bozza, approvato ieri, sarà presentato alla presidenza italiana il prossimo 18 luglio, la costituzione europea dovrebbe essere definitivamente adottata entro il mese di dicembre. Ascoltiamo da Bruxelles il servizio di Gianandrea Garancini:

 

**********

Come nelle previsioni, l’ultima sessione plenaria ha appena ritoccato il testo presentato da Valery Giscard d’Estaing il mese scorso a Salonicco. I 207 convenzionali hanno comunque sottoscritto alcune modifiche presentate dal presidium. E’ stata inserita la clausola della cosiddetta “eccezione culturale”, fortemente voluta dalla Francia. La quasi totalità dei convenzionali ha espresso l’auspicio che la Conferenza intergovernativa di ottobre, chiamata ad adottare la Costituzione europea, non perda lo spirito costituente della Convenzione e mantenga quanto più possibile il testo attuale, estendendo la maggioranza qualificata alla politica estera e migliorando le politiche relative alla governance economica. 97 convenzionali hanno infine sottoscritto un appello, con il quale si chiede al governo degli Stati membri di indire nel 2004 referendum nazionali per ratificare la Costituzione europea.

 

Da Bruxelles, per Radio Vaticana, Gianandrea Garancini.

**********

 

Proseguono su più fronti i tentativi di far progredire il processo di pace in Medio Oriente. In un’intervista rilasciata al quotidiano italiano, il “Corriere della sera”, il premier israeliano, Ariel Sharon, ha confermato il proprio appoggio ad Abu Mazen. “Voglio aiutare il primo ministro palestinese – ha dichiarato - perché è un uomo che considera il negoziato e non il terrorismo la soluzione migliore per giungere alla pace”. I due premier si incontreranno la prossima settimana per discutere sul possibile rilascio di un maggior numero di detenuti palestinesi. A confermare l’intensa attività diplomatica per realizzare la “Road map”, da Washington è anche arrivata la notizia che Sharon sarà alla Casa Bianca a fine luglio.

 

Continuano gli agguati, in varie zone dell'Iraq, alle truppe americane. La notte scorsa, a Ramadi, circa 100 chilometri ad Ovest di Baghdad, le forze statunitensi sono state attaccate a colpi di mortaio ma, fortunatamente, non ci sono state vittime. Oggi, il Programma alimentare mondiale (Pam) ha denunciato l’intensificarsi di violenze e saccheggi contro addetti e strutture presenti nel Paese. Il Senato americano, intanto, ha approvato ieri all’unanimità una risoluzione con cui invita il presidente Bush a richiedere alla Nato l’invio di truppe in Iraq. Sempre ieri, inoltre, il segretario di Stato americano, Colin Powell, ha ammesso di avere egli stesso avuto dubbi sull’attendibilità delle informazioni, rivelatesi poi false, sui tentativi del regime iracheno di acquistare materiale nucleare in Africa. Ce ne riferisce Maurizio Pascucci:

 

**********

“Ritengo il fatto sia stato gonfiato, sproporzionato. Rapporti di Intelligence arrivano da ogni parte. A volte sono il risultato delle due agenzie di Intelligence, a volte arrivano da agenzie straniere altamente competenti. A volte vengono confermate, a volte no. Uno cerca di stabilire cosa sia giusto e cosa sbagliato. Molto spesso la distinzione non è così chiara”. Con queste parole Powell tenta di sdrammatizzare la polemica che invece non accenna a spegnersi sull’attendibilità delle informazioni usate per giustificare l’intervento nel Golfo. Intanto in Iraq continua a crescere il bilancio delle vittime americane mesi dopo la conclusione del conflitto. Altri tre militari sono rimasti uccisi in separati incidenti: uno è morto quando il suo convoglio si è trovato sotto il fuoco nemico a Tikrit, la città natale di Saddam Hussein; gli altri due sono caduti nell’agguato a sud di Baghdad.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

**********

 

In Pakistan, almeno due persone sono morte e numerose altre sono rimaste ferite oggi in una esplosione avvenuta in un centro commerciale del porto di Karachi, nell’area meridionale del Paese. Nonostante questo grave episodio di violenza non mancano comunque segnali di distensione. Dopo 18 mesi di interruzione, è partito oggi dal Pakistan il primo autobus per l’India. Il mezzo, con a bordo passeggeri ansiosi di incontrare di nuovo i loro familiari nello Stato confinante, alimenta le speranze di pace per entrambi i Paesi, divisi dalla contesa per la regione del Kashmir. Ascoltiamo da New Delhi, il servizio di Maria Grazia Coggiola:

 

**********

E’ partito puntuale alle 6.00, ora locale, il cosiddetto “bus della pace”, l’unico servizio di collegamento stradale diretto tra India e Pakistan, creato nel ’98 con uno storico viaggio del premier Vajpayee, diretto a Lahore per incontrare l’allora primo ministro pakistano Nawaz Sharif. A bordo c’erano 33 passeggeri, tra cui una decina di giornalisti. La partenza è stata contestata da un centinaio di radicali indù nazionalisti, contrari alle aperture che Vajpayee ha di recente offerto al generale Musharraf. Nonostante la ripresa del bus, sospeso dopo l’attentato al Parlamento indiano nel dicembre del 2001, le relazioni tra i due Paesi rimangono tese. In un meeting regionale che si è chiuso ieri a Katmandu, in Nepal, l’India ha accusato il Pakistan di scarsa cooperazione. Stamattina a Karachi, un’esplosione in un palazzo di uffici a 12 piani, il Crown Plaza, sulla strada verso l’aeroporto, ha ucciso due persone e ferito decine di altre.

 

Da New Delhi, per la Radio Vaticana, Maria Grazia Coggiola.

**********  

 

Si è aperto ieri a Maputo, in Mozambico, il secondo vertice dell’Unione Africana. Nel summit è stata ribadita con forza, già dal primo giorno dei lavori alla presenza del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, l’impegno per la lotta alla povertà, la crescita economica, la democrazia e la pace. Ascoltiamo il servizio di Giulio Albanese:

 

**********

La riunione si è aperta con l’annuncio per bocca del presidente sudafricano, Thabo Mbeki, della reintegrazione nell’Unione del Madagascar, il cui seggio era rimasto vacante dopo la crisi politico-militare che lo scorso anno aveva messo in ginocchio l’isola africana. Nella seduta inaugurale si sono subito affrontati temi caldi. “L’Africa deve diventare un Continente pacifico per realizzare lo sviluppo economico e sociale” – ha detto senza mezzi termini il capo di Stato mozambicano, Joaquim Chissano, che succede a Mbeki nella presidenza annuale dell’Unione Africana. Forte il monito lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan. “L’Onu e il resto della comunità internazionale – ha detto con tono severo – possono nominare inviati, sollecitare negoziati, ma nulla di tutto ciò risolverà i conflitti se in Africa non vi sono la volontà politica e la capacità per passare dalle parole ai fatti”. Il segretario dell’Onu ha poi esortato i governi africani a porre la lotta contro l’Aids in cima alle loro priorità.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

**********

 

In Burundi 28 cadaveri, tra cui 7 bambini, sono stati trovati a Bujumbura in uno dei 3 quartieri meridionali attaccati, nei giorni scorsi, dai ribelli delle Forze nazionali di liberazione (Fnl). Lo rivela la France Press.

 

Restiamo in Africa dove continua il viaggio del Capo di Stato americano, George Bush, giunto oggi in Uganda. La lotta all’Aids e il conflitto nella Repubblica democratica del Congo sono i temi più significativi previsti nell’incontro tra Bush ed il presidente ugandese Museveni.

 

 

=======ooo=======