RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 191 - Testo della
Trasmissione di giovedì 10 luglio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
Il cordoglio
del Santo Padre per le vittime della sciagura fluviale in Bangladesh.
OGGI IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Prima visita in Nepal del nunzio apostolico,
l’arcivescovo Pedro Lopez Quintana.
Annunciati
da Washington venti milioni di dollari per l’Autorità Palestinese.
Tragedia nelle Filippine dove sono morte sei
persone in seguito all’esplosione di una bomba.
Tre morti e un ferito: è il drammatico bilancio
della scorsa notte a Baghdad.
Approvato il testo definitivo della bozza globale
della futura Costituzione dell’Unione Europea.
L’ABBRACCIO DEI FEDELI DI CASTEL GANDOLFO AL PAPA, DA
STAMANI
NELLA RIDENTE CITTA’ LAZIALE PER IL SUO
SOGGIORNO ESTIVO.
CON
NOI IL VESCOVO DI ALBANO, MONS. AGOSTINO VALLINI
ED IL
SINDACO DI CASTEL GANDOLFO, MAURIZIO COLACCHI
- A
cura di Alessandro De Carolis -
Un libro da terminare sulla sua esperienza pastorale e
umana di vescovo, approfittando della quiete di un luogo che da oltre 500 anni
custodisce il riposo dei Papi, all’ombra della suoi magnifici giardini e della
sua vegetazione lussureggiante, che scende dolcemente lungo le sponde del lago
sottostante. Da oggi, saranno queste l’occupazione preferita e la cornice
naturale che accompagneranno la pausa estiva di Giovanni Paolo II a Castel
Gandolfo. Dopo la partenza verso le 10,30 dal Vaticano, il Papa è giunto nel
Palazzo apostolico della sua residenza estiva, accolto dal benvenuto del
vescovo di Albano, mons. Agostino Vallini, e del sindaco di Castel Gandolfo,
Maurizio Colacchi. Il soggiorno del Pontefice durerà ininterrottamente fino a settembre
e sarà caratterizzato dall’usuale ridimensionamento della sua attività
giornaliera.
Il breve viaggio col quale i Pontefici contemporanei sono
soliti raggiungere la località affacciata sul lago di Albano non ha nulla a che
vedere con i solenni, e al tempo stesso rustici arrivi in carrozza – narrati
dalle cronache del tempo - accompagnati da scoppi di mortaretti e
dall’eccitazione degli abitanti locali, che segnarono, a metà del ‘500, le
prime escursioni papali nell’area di Castel Gandolfo. Il nome dell’attuale
località dei Castelli Romani viene dalla famiglia dei Gandulphi, proprietari,
nel XII secolo, della piccola fortezza quadrata che sorgeva sul posto,
successivamente divenuta proprietà dei Savelli. Fu Clemente VIII a disporre
l’acquisizione della roccaforte da parte della Camera Apostolica, nel 1596. Ma
si deve a Urbano VIII, nel 1626, l’elezione della nuova proprietà a rango di
stabile residenza estiva pontificia. Nei secoli successivi, il complesso delle
Ville pontificie venne ampliato a più riprese, grazie all’ingegno di alcuni tra
i più grandi architetti dell’epoca, come il Maderno, che si occupò di dotare il
castello originario della grande ala che si protende verso il lago. Mentre Gian
Lorenzo Bernini fu autore dei disegni che permisero ad Alessandro VII di
completare il palazzo pontificio. Si arriva così al 1773, quando Clemente XIV
estende ancor più i confini della residenza con l’acquisto dell’adiacente Villa
del cardinale Camillo Cybo. L’attuale dimensione delle Ville viene raggiunta con
i Patti Lateranensi del 1929, con l’acquisizione di Villa Barberini che
contiene preziosi resti della Villa dell’imperatore Domiziano.
Arte, natura, aria salubre, colpo d’occhio che, col
passare degli anni, non perde di fascino. La residenza castellana dei Papi
raduna in 55 ettari tutti gli elementi più tipici, ricercati da chi si appresta
a godere di un periodo di riposo. E insieme al lato paesaggistico, si rinnova
ogni anno l’aspetto umano testimoniato dall’immutato affetto col quale gli
abitanti e la comunità ecclesiale di Castel Gandolfo si stringono attorno al
Pontefice. Lo conferma il vescovo della diocesi di Albano, mons. Agostino
Vallini, intervistato da Alessandro Gisotti:
**********
R. - La gente, non
solo di Castel Gandolfo, ma di Albano, dei Castelli e direi un po’ di tutta la
diocesi, attende questo avvenimento di anno in anno. Quando il Papa parte da
Castello c’è sempre come un senso di mestizia, perché, insomma, non c’è più il
Papa. Quando il Papa arriva c’è grande fermento, c’è grande gioia, soprattutto
la domenica, quando tutti accorrono e partecipano, vengono anche tante persone
dalle più diverse provenienze, anche dal resto del mondo, ma la verità è che è
un appuntamento desiderato, atteso e che tutta la gente vive con grande emozione,
con grande piacere, anzi, direi che a mano a mano che passano gli anni, cresce
questo affetto filiale e devoto verso Giovanni Paolo II.
D. - Quali sono, secondo lei gli aspetti che Giovanni
Paolo II mostra di apprezzare di più nel suo soggiorno a Castel Gandolfo?
R. – Direi proprio la semplicità della nostra gente che
gli manifesta tanta attenzione e tanto affetto. Se posso raccontarle un piccolo
episodio, la domenica all’Angelus hanno il grande privilegio di salutare il
Santo Padre, di ricevere una particolare benedizione le mamme con i bambini
piccoli. C’è una corsa, la domenica, per potersi accostare al palco papale ed
essere inseriti nel gruppo dei privilegiati. Proprio questa semplicità, questo
rapporto immediato, affettuoso, devoto, le persone lo esprimono in maniera
molto sentita ed il Santo Padre mi pare che lo gradisca molto. Si intrattiene
in questo rapporto paterno che fa tanto del bene, non solo da un punto di vista
umano, di tenerezza e di bontà, ma anche di testimonianza, di fede e di amore al
Signore, quindi, è uno scambio, potremmo dire, di amorosi sensi tra il Santo
Padre e la nostra gente.
D. – Ecco, accanto a questo aspetto emozionale di affetto
da parte dei fedeli, c’è poi, evidentemente, anche la bellezza di questa terra
di Castel Gandolfo …
R. – Sì, Castello e tutti i Castelli romani certamente,
per il verde, il fresco, anche se quest’anno non tanto, per la verità, ma
speriamo che il soggiorno del Santo Padre possa essergli tonificante e di
grande serenità e ripresa, dal punto di vista del fisico.
**********
Celebre, e più volte ricordata, è la battuta di Giovanni
Paolo II che definì molti anni fa Castel Gandolfo “Vaticano numero due”. Un
appellativo del quale gli abitanti vanno orgogliosi, a cominciare dai loro
responsabili. Al microfono di Alessandro De Carolis, il sindaco di Castel
Gandolfo, Maurizio Colacchi, descrive i sentimenti di un’intera cittadina:
**********
R. - Ogni anno per noi è sintomo di grande felicità, poter
ospitare il Santo Padre per le sue vacanze estive e quindi c’è la città che sta
vivendo questo momento con grande fibrillazione.
D. – In che cosa consiste il vostro impegno, come
amministrazione cittadina, per quanto riguarda la sicurezza durante il
soggiorno del Papa?
R. – Come amministrazione comunale mettiamo a disposizione
naturalmente le nostre risorse, che sono legate alla presenza dei nostri
vigili, però debbo dire che è tutta la città che si fa promotrice di un’azione
di vigilanza, perché Castel Gandolfo resti, anche in quel periodo, una città
tranquilla, una città sicura.
D. – Vi saranno delle manifestazioni particolari, legate
in qualche modo alla presenza del Pontefice?
R. – Noi vogliamo che qui il Santo Padre possa veramente
riposare in serenità ed in tranquillità. Questo è l’obiettivo dei castellani. E
poi aspettiamo due eventi importanti, che sono la Santa Messa per i castellani
del 15 agosto, celebrata dal Santo Padre e poi quando c’è la sagra delle
pesche. Quest’anno ci sarà il 27 di luglio. Abbiamo la possibilità, con dei
giovani e le giovani di Castel Gandolfo, vestite da castellane, di rendere
omaggio al Santo Padre, portando il frutto della nostra terra, che è la pesca.
D. -
Dal suo punto privilegiato di osservazione, cosa nota di diverso nelle
abitudini della sua cittadina con la presenza del Papa durante il suo
soggiorno?
R. – Cambia completamente. Sembra una cosa scontata, ma
non lo è. Soltanto la presenza del portone aperto, con le guardie svizzere,
questo già dà un senso diverso alla nostra città. Gli dà qualcosa di veramente
caratteristico, unico, e quindi il nostro augurio più grande, che possiamo fare
al Santo Padre, è quello di riposare a Castel Gandolfo, di potersi ritemprare
per successivi lavori, che lui dovrà svolgere negli anni avvenire, in tutto il
mondo.
**********
Con il trasferimento del Papa a Castel Gandolfo, sono
sospese tutte le udienze private e speciali. Durante il periodo estivo, la
consueta udienza generale del mercoledì avrà luogo alle ore 10.30 nel cortile
del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Nello stesso luogo, da domenica 13
luglio, sarà recitata la preghiera mariana dell’Angelus.
“NON ESISTE GIUSTIZIA SENZA PERDONO E
FRAGILE SAREBBE LA COLLABORAZIONE SENZA UNA RECIPROCA APERTURA”.
COSÌ
IL PAPA INVITA ALLA RICONCILIAZIONE I POPOLI DI POLONIA
E UCRAINA
CHE DOMANI RICORDANO IL SANGUINOSO ECCIDIO
CHE
COINVOLSE LE COMUNITÀ DELLA REGIONE DELLA VOLINIA
DURANTE
LA SECONDA GUERRA MONDIALE
- A
cura di Matteo Ambu -
“Il
nuovo millennio, da poco iniziato, esige che ucraini e polacchi non restino
prigionieri delle loro tristi memorie, ma, considerando gli eventi passati con
uno spirito nuovo, si guardino l’un l’altro con occhi riconciliati,
impegnandosi ad edificare un futuro migliore per tutti”. Con parole che
invitano al perdono reciproco, Giovanni Paolo II scrive ai popoli di Polonia e
Ucraina che domani commemoreranno i tragici fatti della Volinia. Nel luglio del
1943, lungo il confine orientale della Polonia, abitato da ucraini, polacchi ed
ebrei, la promessa non mantenuta da parte dei tedeschi di creare una regione
autonoma ucraina scatenò tra le comunità un terribile eccidio che causò la
morte di decine di migliaia di persone.
“Nel
turbine del secondo conflitto mondiale – ricorda con dolore il Papa - quando più urgente sarebbe stata l’esigenza
di solidarietà e di aiuto reciproco, l’oscura azione del male avvelenò i cuori,
e le armi fecero scorrere sangue innocente”. Fatti tragici dopo i quali non è
possibile costruire la pace, la giustizia ed il rispetto della vita se prima
non avviene il perdono reciproco. “Come Dio ha perdonato a noi in Cristo –
scrive il Papa – così occorre che i credenti sappiano vicendevolmente perdonare
le offese ricevute e chiedere perdono delle proprie mancanze”. Per questo il
Santo Padre ricorda il Grande Giubileo del 2000, nel quale la Chiesa davanti al
mondo ha chiesto perdono delle colpe dei suoi figli: un atteggiamento che il
Papa propone anche alla società civile. “Non esiste giustizia senza perdono –
afferma con vigore Giovanni Paolo II - e fragile sarebbe la collaborazione
senza una reciproca apertura”.
Perciò
il messaggio di Giovanni Paolo II, indirizzato ai cardinali Józef Glemp, Marian
Jaworski e Lubomyr Husar, alla fine, manifesta la propria sollecitudine per i
giovani polacchi e ucraini, che non possono essere ostacolati nell’affrontare
il domani da storiche diffidenze e violenze, ma è necessario educare secondo lo
spirito di una memoria riconciliata.
TELEGRAMMA DI CORDOGLIO DEL PAPA
PER LE
VITTIME DELLA SCIAGURA FLUVIALE IN BANGLADESH
Il Papa
ha espresso questa mattina al nunzio apostolico in Bangladesh, l’arcivescovo
Paul In-Nam Tschang, il proprio cordoglio per la grave sciagura fluviale
avvenuta nella notte tra lunedì scorso e ieri nel Paese asiatico, che ha
causato circa 600 vittime. “Profondamente rattristato – si legge nel telegramma
in lingua inglese a firma del cardinale segretario di Stato, Angelo Sodano -
per la tragica perdita di vite causata dall’incidente del traghetto di linea,
nei pressi della città di Chandpur, il Santo Padre assicura a tutte le persone
coinvolte la propria vicinanza nella preghiera. Il Santo Padre affida le
vittime alla misericordia dell’Onnipotente, e sopra le famiglie in lutto e
tutte le persone colpite invoca la divina forza e il divino conforto”.
In
Cile, il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore di Rancagua il presule
mons. Alejandro Goic Karmelic, finora vescovo di Osorno. La diocesi di Rancagua
è attualmente retta da mons. Francisco Javier Prado Arànguiz, 74enne, della
Congregazione di Picpus.
CONTI IN ROSSO PER LA SANTA SEDE NEL BILANCIO
CONSUNTIVO CONSOLIDATO 2002
PRESENTATO
OGGI IN SALA STAMPA VATICANA. CRESCONO LE OFFERTE DEI FEDELI.
AI
NOSTRI MICROFONI IL CARDINALE SERGIO SEBASTIANI
-
Servizio di Paolo Ondarza –
**********
Per il
secondo anno consecutivo è ancora negativo il segno del bilancio consuntivo
consolidato della Santa Sede. Conti in rosso anche per lo Stato della Città del
Vaticano. E’ quanto messo in evidenza questa mattina dal presidente della
Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, cardinale Sergio
Sebastiani, nel corso di una conferenza stampa di presentazione dei dati in
sala Stampa Vaticana. Ascoltiamolo:
“Come è noto, nel 2002 l’economia mondiale è incorsa in
una fase in cui si sono accentuati i sintomi della crisi iniziata nell’ultima
parte dell’anno 2000, di cui ancora non si riesce a intravedere la fine. Tutto
ciò non poteva non influire negativamente anche sul nostro bilancio 2002. Si
tratta del secondo risultato negativo che fa seguito ad un periodo di avanzi di
bilancio fino a tutto il 2000. Ricordate il sogno di Giuseppe delle vacche
magre e delle vacche grasse? Ecco, fino
all’anno 2000, possiamo dire che c’è stato il periodo delle vacche grasse.
Adesso viviamo quello delle vacche magre. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo fatto
ciò che ci dice proprio la Scrittura. Cosa fanno tutte le famiglie? Quando
vivono un periodo positivo mettono da parte le provviste, mentre quando i conti
non tornano ricorrono ai propri risparmi. Così stiamo facendo anche noi.”
Nel
documento relativo ai conti della Santa Sede figurano entrate per
216.575.034,00 euro ed uscite pari a 230.081.756,00 euro, con un disavanzo di
euro 13.506.722,00. Gran parte delle uscite sono da legare ai costi di gestione
ordinaria e straordinaria della Curia Romana, attiva quotidianamente a servizio
del Papa con 2659 lavoratori, di cui 744 ecclesiastici, 351 religiosi e 1564
laici; 892 i pensionati. Spese cospicue hanno riguardato l'acquisto e la
costruzione di nuove Sedi per le Rappresentanze Pontificie e la
costruzione a Roma di un complesso immobiliare da destinare a fini
istituzionali.
Non più
rosea la situazione economica, relativa sempre al 2002, per la Città del
Vaticano, la cui attività, nelle mani di 1511 dipendenti - 4 alti dirigenti, 75
religiosi, 1432 laici e 566 pensionati - provvede la gestione del territorio e
dell'esercizio di attività di supporto logistico alla Santa Sede. Il disavanzo,
pari a 16.048.508 euro è stato provocato dalla riduzione dei ricavi in
vari settori delle proprie attività e dal contributo dato per coprire parte del
disavanzo della Radio Vaticana, per la prima volta da quest’anno a carico anche
della Città del Vaticano, oltre che, come già negli anni passati, della Santa
Sede.
Nei
bilanci, entrambi sottoposti a verifica e certificazione, figurano anche
le offerte raccolte con l'Obolo di San Pietro: 52.836.693,50
dollari, cifra che il Papa ha destinato ad interventi caritativi nel Terzo
Mondo, in quei luoghi provati da guerre e calamità naturali e all'avvio del
progetto romano Don Orione di accoglienza per pellegrini disabili. Positivo nel
2002 l'incremento delle offerte rispetto al 2001: +1.80 per cento. A tale
riguardo i cardinali del Consiglio manifestano profonda gratitudine verso
coloro che con il loro contributo "rispondono con il Santo
Padre al grido di aiuto di quanti si trovano nella povertà e nel bisogno".
**********
L’INTERVENTO DI MONS. CELESTINO MIGLIORE, A NOME DELLA
SANTA SEDE,
SUL
COMMERCIO ILLEGALE DELLE ARMI LEGGERE E DI PICCOLO CALIBRO
- A cura di Paolo Salvo -
La
comunità internazionale dovrebbe avviare senza indugio un ampio dibattito per
raggiungere un accordo completo e giuridicamente vincolante, volto a ridurre e
sradicare definitivamente il traffico illegale delle armi leggere e di piccolo
calibro. E’ l’auspicio espresso dall’arcivescovo Celestino Migliore,
osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione delle Nazioni
Unite a New York, intervenendo ieri l’altro al primo incontro biennale degli
Stati su questa materia.
“Ci troviamo sulla soglia di un nuovo e, forse, lungo
processo nell’area del disarmo” – ha detto mons. Migliore – a partire dalla
Conferenza del 2001con il relativo “piano di azione”, che “rappresenta una
sfida significativa per l’intera comunità internazionale”. Il primo aspetto sul
quale l’osservatore della Santa Sede ha richiamato l’attenzione è quello
relativo alla responsabilità degli Stati nell’arrestare il traffico illecito
delle armi leggere e di piccolo calibro, con il loro bagaglio di morte e distruzione.
Sul piano delle forniture, l’arcivescovo Migliore ha posto
in risalto le iniziative concrete, contenute nel “piano di azione”, volte a
rafforzare i meccanismi di prevenzione, riduzione, responsabilità e controllo,
con particolare riguardo ai sistemi per l’identificazione e la distruzione
delle scorte di armi illegali. Per quanto riguarda la richiesta di questo tipo
di armi, il presule ha notato con favore che il “piano di azione” offre alcune
indicazioni allo scopo di promuovere, attraverso attività educative, “una
cultura della pace e della vita”, coinvolgendo i diversi protagonisti della
società civile.
=======ooo=======
Apre la prima pagina il titolo “Il nuovo millennio esige
che ucraini e polacchi si guardino con occhi riconciliati”: Messaggio di
Giovanni Paolo II ai cardinali Glemp, Jaworski e Husar in occasione della
commemorazione ufficiale di riconciliazione ucraino-polacca, nel sessantesimo
anniversario dei tragici fatti della Volinia.
Sempre in prima, il telegramma di cordoglio del Papa per
le vittime del tragico naufragio del traghetto in Bangladesh.
Nelle vaticane, una pagina sulla festa di San Benedetto,
11 luglio, patrono d’Europa.
Due pagine dedicate al cammino della Chiesa in Italia, con
contributi che illustrano le diverse iniziative pastorali promosse nelle
diocesi.
Nelle pagine estere, in Iraq non si placano le violenze:
uccisi tre soldati statunitensi.
Un articolo sul rapporto dell’Unicef dedicato alle
drammatiche condizioni di vita dei bambini in Africa.
Nella pagina culturale, un articolo di Angelo Mundula
sulla “buona tavola” nell’antica Roma.
Una monografica sul tema “Le nuove acquisizioni
(1980-2003) della Collezione di arte contemporanea dei Musei vaticani”.
Nelle pagine italiane, in primo piano i diversi aspetti
della situazione politica.
======ooo======
10 luglio 2003
SOMALIA: LE EMERGENZE DI UN PAESE POVERO,
IL
LAVORO DELLA CHIESA CATTOLICA
-
Intervista con mons. Giorgio Bertin -
L’assemblea
generale della Caritas Internationalis, in corso a Roma fino a sabato 12
luglio, sta tracciando gli orizzonti di impegno dell’organizzazione sullo
scenario mondiale per i prossimi anni. Nel segno della globalizzazione della
solidarietà, gli oltre 400 delegati stanno componendo il mosaico delle
principali urgenze umanitarie, potendo contare sull’esperienza e sulle testimonianze
dirette di rappresentanti di quasi tutte le nazioni della terra. Una nazione
che sta vivendo una situazione politica e sociale particolarmente complicata, e
in determinate zone realmente drammatica, è la Somalia. Lo Stato del corno
d’Africa è attraversato da forti spinte disgregatrici, è spesso teatro di
violenze e guerriglia, ed è una delle regioni più povere del mondo. Al
microfono di Massimo Donaddio, mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e
Amministratore apostolico di Mogadiscio, ha tracciato un quadro sintetico del
Paese:
**********
R. – La
Somalia del Nord Ovest ha dichiarato la sua indipendenza e si è data il nome di
Repubblica del Somaliland. Non è riconosciuta da alcuni, ma il lato positivo è
che per lo meno c’è una tranquillità nell’ordine. Una seconda parte della
Somalia, la parte Nord-Est, ha una certa unità e un’autorità, anche se non
democraticamente eletta. Per il resto rimane preoccupante la situazione del
Centro-Sud del Paese, dove purtroppo la società non ha potuto esprimere nessuna
forma di autorità unica. In questi giorni però spero si stia concludendo il
lungo processo della 14.ma Conferenza di riconciliazione e di pace, che mi
auguro riesca a riportare un po’ di ordine.
D. – Quali sono, secondo lei, oggi, le priorità da
affrontare per migliorare le condizioni di vita della popolazione somala? Che
cosa sta facendo la Caritas per questo?
R. – La priorità per migliorare la situazione della
popolazione somala è proprio quella di un ritorno ad una certa legalità e ad un
certo ordine. La Caritas Somalia svolge soprattutto un’azione umanitaria. Nel
Somaliland abbiamo fatto qualche lavoro proprio a nome nostro – e lo facciamo
ancora – come Caritas. Invece nel Centro-Sud della Somalia le nostre attività
sono soprattutto di sostegno a persone e ad organizzazioni che hanno qualche
possibilità di lavorare e di raggiungere i più poveri. Perché appunto il
problema principale nel Centro-Sud Somalia rimane quello della sicurezza e noi,
quindi, con il nostro nome ci potremmo esporre ad attacchi di malintenzionati,
soprattutto di persone che utilizzerebbero il nome della religione per degli scopi
molto più bassi.
D. – Che ruolo gioca in questo momento la Chiesa cattolica
in Somalia e a che livello sono i rapporti con la comunità musulmana?
R. – La Chiesa in Somalia ufficialmente non c’è. Siamo
presenti con individui che sono cristiani. Però, tradizionalmente, la Chiesa
aveva un suo ruolo e continua a giocarlo, perché in questi anni abbiamo
incontrato tantissimi interlocutori. Il nostro lavoro è quello di dire:
“Guardate che la povertà, le malattie sono problemi che toccano tutti gli
esseri umani, a prescindere dalla loro religione, dalla loro fede. Noi, che
siamo credenti, cerchiamo di collaborare insieme”.
**********
L’AFRICA SOGNA IL MODELLO EUROPEO:
PASSA
PER MAPUTO IL FUTURO DELL’UNIONE
- Con
noi, Domenico Quirico -
Si è aperto questa mattina a
Maputo, in Mozambico, il secondo summit della nuova Unione africana, nata dalle
ceneri dell’Oua. Primo provvedimento preso dai leader dei 53 Paesi partecipanti
è il reintegro del Madagascar, sospeso per un anno dall’Unione in seguito alla
guerra civile. Nei tre giorni del vertice si discuterà anche delle nuove
istituzioni africane, il cui modello di riferimento sarà l’Unione europea. Ce lo
conferma Domenico Quirico, esperto di questioni africane del quotidiano “La
Stampa”, al microfono di Andrea Sarubbi:
**********
R. - Il riferimento all’Europa è esplicito nel progetto
dell’Unione africana. Quanto sia possibile questo tipo di imitazione politica è
molto difficile dirlo, ed io sono sostanzialmente abbastanza pessimista.
Pensiamo, ad esempio, ad alcune delle istituzioni che dovrebbero nascere con
l’Unione africana. C’è il problema gigantesco dell’economia, con le possibilità
della costruzione di una banca centrale ed il progetto – molto utopistico – una
moneta comune. Ma basta guardare alla condizione economica dei vari Paesi
dell’Africa, alla loro dipendenza dalle esportazioni delle materie prime, per
capire che un progetto di questo genere è estremamente futuribile. Poi ci sono
gli enormi problemi dell’integrazione tra i vari leader del Continente: tutta
gente che vuole avere ruoli di prima donna e che difficilmente si accontenterà
di essere uno dei tanti presidenti di questa Unione.
D. – Tra quali Paesi si giocherà principalmente la lotta
per la leadership all’interno dell’Unione africana?
R. – In Africa, sostanzialmente, ci si muove attraverso 3
protagonisti: il Sudafrica, la Nigeria e la Libia di Gheddafi. Nigeria e
Sudafrica sono sostanzialmente i Paesi dotati di maggiori potenzialità
economiche: la Nigeria è un gigante petrolifero, il Sudafrica è l’unico Paese
africano dotato di una struttura statuale efficiente. Quello di Gheddafi,
invece, è un caso un po’ a parte: il colonnello ha deciso di giocare la carta
africana dopo essere stato profondamente deluso dai rapporti con i suoi
fratelli arabo-musulmani, che ha visto molto litigiosi e poco inclini ad
accettare la sua leadership. Fra i tre, credo che sostanzialmente il Sudafrica
dovrebbe essere il Paese di maggiore riferimento, anche se in questi anni – in
particolare dopo la fine dell’apartheid, da quando Mbeki ha sostituito Mandela
– molte ambizioni di Pretoria in politica estera non si sono poi realizzate.
Pensiamo, ad esempio, alla fallita mediazione nella guerra dei Grandi Laghi.
D. – A proposito di mediazione, tra le novità dell’Unione
africana c’è il diritto di ingerenza: in casi gravi, si può intervenire in un
Paese con delle forze comuni. Può rappresentare una svolta per l’Africa?
R. – Se questa ingerenza umanitaria, effettivamente, fosse
in grado di funzionare, probabilmente molte crisi africane – dalla Liberia alla
guerra dei Grandi Laghi, in Africa australe – avrebbero avuto un impatto e
delle conseguenze molto diverse. Il problema è capire se questo tipo di
ingerenza può effettivamente funzionare, perché il diritto deve essere
concretizzato da una forza militare che sia in grado di realizzarlo. Ma finora,
tutte le volte in cui l’organizzazione per l’unità africana ha cercato di
intervenire nei vari conflitti con le proprie forze di intervento, abbiamo
assistito a degli autentici disastri. Pensiamo alla Liberia, in cui venne
inviata una forza di interposizione totalmente africana: anziché circoscrivere
il conflitto, questo contingente è diventato alla fine uno dei suoi
protagonisti. La possibilità che questo sistema funzioni è, quindi,
estremamente bassa.
**********
=======ooo=======
10 luglio 2003
SEVERE CRITICHE DALLA COMECE AGLI ORIENTAMENTI ETICI ADOTTATI
DALLA COMMISSIONE EUROPEA PER LA RICERCA
SULLE CELLULE STAMINALI
DI EMBRIONI UMANI. I VESCOVI EUROPEI
RIBADISCONO IL VALORE DELLA VITA UMANA IN OGNI MOMENTO DEL SUO SVILUPPO
- A cura
di Laura Forzinetti -
BRUXELLES. = I vescovi della Comunità europea hanno
reagito aspramente agli orientamenti etici adottati dalla Commissione europea
per il finanziamento della ricerca sulle cellule staminali di embrioni umani,
ricerca che comporterebbe, in ogni caso, la distruzione degli embrioni.
Ribadendo il valore intrinseco della
vita in ogni momento del suo sviluppo, la Commissione degli episcopati della
Comunità Europea (Comece) non accetta che le cellule embrionali umane, anche se
di pochi giorni, possano essere utilizzate come una qualsiasi materia prima. Si
obietta anche che, per quanto un singolo Stato vieti questo tipo di
sperimentazioni, tutti i partner comunitari di fatto contribuiscono al budget
della ricerca e quindi, indirettamente, consenzienti o no, sovvenzioneranno
anche questi particolari studi. Ecco perché, secondo la Comece, meglio sarebbe
non ricorrere agli stanziamenti comunitari per questo tipo di ricerca i cui
risultati, peraltro, ancora non si intravedono. Il fatto che poi la Commissione
riduca il campo di azione della ricerca agli embrioni esistenti prima del 27
giugno 2002, evitando così che ne vengano creati altri appositamente, non
risolve il problema etico fondamentale. La Comece si augura ora che il
Consiglio europeo non dia il via libera agli orientamenti espressi oggi dalla
Commissione.
NUOVE SPERANZE DI PACE PER BETLEMME. I CRISTIANI GUARDANO CON
FIDUCIA
ALLA
ROAD MAP, MENTRE RIPRENDONO I CORSI ALL’UNIVERSITÁ
BETLEMME. = La cittadina di Betlemme sembra rivedere
in questi giorni una speranza di pace e tranquillità. La comunità cristiana e
tutta la popolazione è fiduciosa. È il francescano padre Ibrahim Faltas,
superiore della basilica della Natività, a commentare all’agenzia Fides gli
attuali sviluppi della situazione nella terra natale di Gesù: “Dopo tre anni di
violenza e di odio, la gente è stanca. Israeliani e palestinesi sono arrivati
al limite della sopportazione: tutti desiderano una vita migliore. La tregua
annunciata nel conflitto ha dato uno spiraglio di speranza a cui occorre
attaccarsi con tutte le forze. E’ un’occasione di pace che non dobbiamo
sciupare”. La gente di Betlemme vede oggi il territorio della città controllato
dalla polizia palestinese e non dall’esercito israeliano. Padre Faltas
continua: “Siamo fiduciosi verso questo nuovo itinerario di pace tracciato
dalla Road Map. Certo la vita è ancora molto difficile perché mancano turisti e
pellegrini e la popolazione di Betlemme vive soprattutto di attività
commerciali e servizi al turismo. Speriamo che pian piano la situazioni
migliori sempre più e si torni alla normalità”. A Betlemme è ripresa anche
l’attività universitaria. Fratel Vincent Malham, dei Fratelli delle Scuole
Cristiane, rettore dell’Università di Betlemme, racconta alla Fides: “Quello
che stiamo vivendo sembra il primo piccolo passo verso una speranza di pace e
di sicurezza che speriamo non venga di nuovo infranta dalla violenza. Anche nel
nostro ateneo le attività accademiche sono in ripresa. Abbiamo inaugurato il 7
luglio, i nostri corsi estivi che serviranno agli studenti per recuperare tante
lezioni perdute a causa della chiusura forzata dei mesi scorsi. Nel mese di
luglio è prevista anche la cerimonia di laurea per alcuni studenti: un altro
segno di speranza per la gioventù”. (M.D.)
IL CARDINALE CASTRILLON HOYOS HA LANCIATO UN APPELLO
ALLA GUERRIGLIA COLOMBIANA AFFINCHÉ RIPRENDA
LE TRATTATIVE
CON IL
GOVERNO E PONGA FINE ALLA VIOLENZA
BOGOTÀ.
= La Chiesa cattolica torna ancora a levare la sua voce in favore della pace in
Colombia tra governo e guerriglia. Il cardinale colombiano Dario Castrillon
Hoyos, prefetto della Congregazione per il clero, ha ricevuto dal presidente
della repubblica Alvaro Uribe, l’Ordine di San Carlo, la più alta onorificenza
concessa dal governo colombiano. Durante la cerimonia, svoltasi lunedì a
Bogotà, il porporato ha chiesto ai guerriglieri di tornare al tavolo delle
trattative e accettare le proposte di pace del presidente affinché il Paese
possa avere un futuro aperto alla speranza. Il cardinale Castrillon Hoyos ha
però rilevato alcuni ostacoli. La dirigenza della guerriglia è cambiata: non è
possibile attualmente sapere quali sono i suoi obiettivi, né se la violenza
continuerà. Il capo dicastero vaticano ha poi parlato della preoccupazione di
Giovani Paolo II. “Domanda sempre della Colombia – ha detto il porporato – e
chiede che finisca la tortura del Paese, che finiscano i sequestri, che termini
questa folle violenza”. (M.A.)
PRIMO VIAGGIO IN NEPAL DEL NUOVO
NUNZIO APOSTOLICO,
MONS. PEDRO LOPEZ QUINTANA. LA VISITA ALLA COMUNITÁ CATTOLICA LOCALE
AL CENTRO DELLA SETTIMANA DEL RAPPRESENTANTE PONTIFICIO
KATHMANDU. = Una visita di una settimana per conoscere il territorio, salutare
le autorità, incoraggiare il personale religioso: questo è stato il programma
del primo viaggio compiuto, dal 2 all'8 luglio, in Nepal dal nuovo nunzio
apostolico mons. Pedro Lopez Quintana.
Arrivato nella capitale Kathmandu, il nunzio ha visitato molte comunità
religiose e, sabato 5 luglio, ha celebrato una Messa per i fedeli cattolici
nella cattedrale dell'Assunzione. Durante la sua omelia, mons. Lopez Quintana
ha ricordato la storia del cristianesimo in Nepal e ha ringraziato le diverse
congregazioni religiose maschili e femminili che hanno contribuito alla
crescita della comunità. "Il Vangelo può mettere radici solo se ha un
incontro proficuo con le culture e le tradizioni dei popoli ai quali è
annunciato – ha detto all’omelia mons. Quintana -. Noi non sradichiamo qualcosa
con violenza per porvi qualcos'altro. Annunciare Gesù Cristo non è un atto
violento, perché la Chiesa proclama la Buona Novella nella sua interezza, ma
allo stesso tempo ha rispetto, amore e stima per la cultura e le tradizioni di
quanti ascoltano la predicazione". Mons. Lopez Quintana ha sottolineato che
"la proclamazione della Buona Novella talvolta è un compito arduo",
incoraggiando la comunità locale a perseverare nella fede, la speranza, la
carità. La religione ufficiale del regno del Nepal è l'induismo e sono
riconosciute ufficialmente altre due religioni: il buddismo e l'islam. La
Chiesa si sta adoperando per rendere il cristianesimo una religione
riconosciuta. Questo processo potrebbe essere aiutato dagli ottimi rapporti con
il re Gyanendra, il quale è stato educato in scuole cattoliche ed è stato alunno
dell'attuale prefetto apostolico in Nepal, il gesuita mons. Anthony Sharma.
Attualmente vi sono in Nepal circa 6.000 cattolici. La missione del Nepal è
stata istituita nel 1983 ed è stata affidata ai gesuiti. Nel 1996 è stata
elevata al rango di prefettura apostolica. (M.D.)
AUMENTANO LE OFFERTE PER “AIUTO ALLA CHIESA CHE
SOFFRE”. 6.200 PROGETTI
IN 127
NAZIONI PER SOSTENERE LE COMUNITÁ CATTOLICHE IN DIFFICOLTÁ.
IL
BILANCIO DELL’ANNO 2002 PRESENTATO NELLA SEDE INTERNAZIONALE
DELL’ORGANIZZAZIONE A KÖNIGSTEIN
KÖNIGSTEIN.
= 71,6 milioni di euro per finanziare 6.200 progetti in 127 nazioni di tutti i
continenti. Sono i dati di sintesi del bilancio per l’anno 2002 di “Aiuto alla
Chiesa che soffre” (Acs), l’opera di diritto pontificio fondata da padre Werenfried
van Straaten che si prefigge di sostenere le comunità ecclesiali sparse nelle
regioni della terra ove sono più difficili le condizioni della Chiesa
cattolica. Presentato nella sede internazionale di Königstein, il bilancio
registra un aumento della media delle offerte rispetto agli ultimi 5 anni. Tra
i Paesi che hanno maggiormente contribuito vi sono la Francia, la Germania e la
Svizzera, mentre altri incrementi particolarmente significativi sono stati
registrati in Brasile, Olanda e Cile. Riguardo ai progetti finanziati da Acs a
seguito di richieste presentate dalle diocesi locali, 18,7 milioni di euro
hanno sostenuto la Chiesa in Europa Orientale; 12,8 milioni in America Latina;
11 milioni in Asia e 8,1 milioni in Africa. Nell’Europa dell’Est gli aiuti più
consistenti sono giunti in Ucraina e in Russia mentre in Bosnia-Erzegovina Acs
sta contribuendo al recupero delle strutture religiose danneggiate o distrutte
dalla guerra. In Africa particolarmente consistenti sono stati gli aiuti alla
Chiesa nella Repubblica Democratica del Congo e in Sudan. Anche nel 2002, Paese
“prioritario” in America Latina si conferma Cuba così come, nel continente
asiatico, considerevoli aiuti sono giunti in Vietnam, Cina e Myanmar. In Europa
Occidentale sono da rilevare le iniziative dedicate soprattutto al sostegno dei
monasteri contemplativi, alla pastorale familiare e alla difesa della vita. Dei
6.200 progetti realizzati, ai primi posti sono quelli per l’edilizia religiosa
(31,7 per cento), per il sostentamento del clero (16,7 per cento) e per la
formazione (15,6 per cento). A seguire si nota il sostegno ai mezzi di
comunicazione, la diffusione di pubblicazioni religiose, gli aiuti alle suore,
la fornitura di mezzi di trasporto ai missionari e gli aiuti caritativi. (M.D.)
=======ooo=======
10 luglio 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
Affacciamoci sul mondo con la consueta panoramica e
andiamo in Medio oriente. Il Dipartimento di Stato americano ha annunciato
l’approvazione di un pacchetto di aiuti del valore di venti milioni di dollari
destinati all'Autorità Palestinese. Una decisione, quella di Washington, che
rappresenta un chiaro segnale di appoggio al nuovo premier palestinese Mahmoud
Abbas, detto Abu Mazen, ed ai suoi tentativi di far avanzare il processo di
pace con Israele. Sul fronte politico, il ministro degli esteri israeliano,
Shalom, è giunto stamani a Roma. Nel corso della sua visita Shalom incontrerà
il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. I rapporti tra Israele
ed Unione Europea, quelli bilaterali con l’Italia e la “road map”
saranno i temi dei colloqui.
Nelle Filippine sei persone
sono rimaste uccise oggi per l’esplosione di una bomba avvenuta nei pressi del
mercato della città di Koronadal, nell'isola di Mindanao. Nella stessa zona
dove stamani è avvenuto l’attentato, a circa mille chilometri a Sud di Manila,
lo scorso maggio un’esplosione uccise 13 persone. L’attentato non è stato
ancora rivendicato e la polizia filippina sta indagando.
In
Iran le manifestazioni studentesche, svoltesi ieri a Teheran, hanno lasciato il
segno. Migliaia di giovani e automobilisti hanno intasato in serata le strade
intorno all'Università, con scontri tra gruppi di giovani e forze antisommossa
della polizia. Le Nazioni Unite, intanto, si apprestano a far partire per il
Paese un inviato per i diritti umani che dovrà valutare la situazione dopo le
proteste studentesche. I disordini, poi rientrati, sono scoppiati dopo che le
autorità iraniane hanno arrestato tre studenti. All’origine degli arresti, ci
sarebbe la lettera inviata dagli studenti al segretario generale dell'Onu, Kofi
Annan. Ce lo conferma il corrispondente Ansa da Teheran, Alberto Zanconato:
**********
R. -
Questa è stata proprio l’iniziativa che probabilmente ha portato alla decisione
di arrestare questi dirigenti studenteschi. Sono iniziative di cui si è parlato
molto durante la conferenza stampa, in cui gli studenti hanno detto praticamente:
“Non ci fidiamo più di questo processo di riforme, di queste democratizzazioni
promesse dal presidente Khatami. Ora portiamo le nostre richieste di democrazia
e di libertà presso le organizzazioni internazionali, a partire dall’Onu”. C’è
quindi questo appello forte al segretario generale dell’Onu, Kofi Annan. Si
parla di una situazione di apartheid politico e sociale, che è il risultato di
una concezione errata della religione. Quindi, parole molto forti, decisamente
contro il regime islamico, che il regime appunto non può tollerare.
**********
Restando
in tema di manifestazioni, andiamo ad Hong Kong dove, davanti al parlamento,
circa 50 mila persone hanno protestato ieri chiedendo il ritiro di una legge
antisovversione che avrebbe minato la democrazia e condotto il territorio
autonomo nella più grave crisi politica dopo il ritorno in Cina, avvenuto nel
1997.
In Iraq continua purtroppo la drammatica scia di violenza.
Due soldati americani sono rimasti uccisi la notte scorsa in due distinti
agguati: il primo è avvenuto a Tikrit, città natale di Saddam Hussein, l’altro
a Mahmudiyah, pochi chilometri a Sud di Baghdad. Un altro militare
statunitense è invece morto in seguito alle ferite riportate in un incidente
avvenuto a Balad, 75 km a Nord di Baghdad. Per avvicendare i reparti da più tempo impegnati nel Golfo, il
Pentagono sta approntando un piano di rotazione delle truppe presenti in Iraq.
Continua intanto il delicato dibattito sulle armi di distruzione di massa
irachene. Ascoltiamo in proposito il servizio di Maurizio Pascucci:
**********
Già lo scorso anno erano state smentite precedenti
indicazioni, secondo cui Saddam Hussein avrebbe contattato le autorità del
Niger per acquistare uranio destinato alla costruzione di ordigni nucleari.
Indicazioni, queste, riprese da Bush nel discorso alla nazione del 28 gennaio.
E ancora ieri, il presidente ha reiterato la sua convinzione che il regime di
Saddam Hussein fosse comunque in possesso di armi di sterminio, armi che
tuttora eludono le ricerche degli alleati in Iraq. “Sono sicuro – ha detto Bush
- che Saddam Hussein avesse un programma per la realizzazione di armi di distruzione
di massa. Immaginate un mondo in cui questo dittatore fosse in possesso di armi
nucleari”. “Nel 1998 – ha aggiunto – il mio predecessore attaccò l’Iraq,
basandosi sulle stesse indicazioni di intelligence. E nel 2003, dopo che il
mondo aveva intimato il suo disarmo, noi abbiamo deciso di disarmarlo”.
Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.
**********
Il presidente della Convenzione europea, Valery Giscard
d'Estaing, ha constatato l'approvazione del testo definitivo della bozza
globale della futura costituzione dell’Unione europea. La bozza sarà consegnata
il prossimo 18 luglio, a Roma, al presidente della repubblica Carlo Azeglio
Ciampi e al presidente del consiglio Silvio Berlusconi, rappresentanti della
presidenza italiana dell’Unione europea. Nell’ultima versione del documento
sono stati inseriti l’inno europeo e la bandiera dell'Unione.
Trasferiamoci in Italia, dove sale la tensione nella
maggioranza dopo il repentino fallimento della cabina di regia sulle politiche
economiche e sociali. Il premier Berlusconi sdrammatizza, ma Alleanza nazionale
e l’Unione democristiana e di centro puntano il dito sui continui strappi della
Lega. Ed il centrosinistra chiede un chiarimento politico in Parlamento. Il
servizio di Giampiero Guadagni:
**********
E’
certamente il momento più difficile per il governo Berlusconi. Per la prima
volta in due anni si parla apertamente di crisi. La Lega ha dato tempo al
premier fino a lunedì per un nuovo patto, firmato anche da Alleanza Nazionale e
Udc. Le parole di Bossi sono chiare: “Se il capitano non dà la rotta, la nave
va sugli scogli”. La Lega dunque è pronta ad uscire dal governo. Per il momento
Berlusconi minimizza, ma An e Udc sono sempre più insofferenti verso gli
alleati leghisti. L’elenco degli scontri negli ultimi giorni è lunghissimo.
Dalla mancata cabina di regia sulle politiche economiche, alla riforma della giustizia,
fino alle dichiarazioni del sottosegretario leghista al turismo, Stefani,
contro i turisti tedeschi, che ha provocato la decisione del cancelliere
tedesco Schroeder di annullare le sue vacanze estive in Italia. Per ultimo
l’esame del provvedimento sull’indultino, con la plateale contestazione di ieri
sera di alcuni deputati del Carroccio, e l’attacco, anche questa mattina, al
presidente della Camera, Casini. Per il centro sinistra, se il governo cade si
deve tornare a votare, e l’Ulivo chiede che il governo chiarisca la situazione
in Parlamento.
Per la Radio Vaticana, Giampiero Guadagni.
**********
Continua il viaggio in Africa del presidente americano,
George Bush, che stamani è arrivato in Botswana, Paese dove è stato accolto dal
presidente Festus Mogae. La lotta all’Aids e lo sviluppo del commercio tra
Stati Uniti e Africa, Continente dove il Botswana è uno dei Paesi più stabili
politicamente e prosperi economicamente, sono i temi più significativi previsti
nell’incontro tra i due Capi di Stato.
In Burundi, sui quartieri sud di Bujumbura, continuano a
cadere bombe. Le stanno lanciando, dalle colline sopra la città, i ribelli
delle Forze nazionali di liberazione, che ieri sono tornati a chiedere le
dimissioni del presidente Ndayizeye.
Anche in Somalia si registrano, purtroppo, nuovi scontri.
I combattimenti più efferati si sono verificati nella regione di Mudug, zona
centrale del Paese. Pesante il bilancio delle vittime: almeno 28 persone sono
state uccise e altre 65 ferite tra ieri e martedì scorso.
Restiamo in Africa, dove si apre oggi in Mozambico,
a Maputo, il secondo summit della nuova Unione africana, nata dalle ceneri
dell’Organizzazione dell’unità africana (Oua). Nei tre giorni di lavori – a cui
partecipano i leader di 53 Paesi – si discuterà principalmente delle nuove
istituzioni che dovrebbero rendere questo organismo, per struttura e funzioni,
simile all’Unione europea. La speranza è che questi nuovi soggetti consegnino
all’Africa programmi in grado di rilanciare l’economia del Continente Nero.
=======ooo=======