RADIOVATICANA
RADIOGIORNALE
Anno XLVII n. 190 - Testo della
Trasmissione di mercoledì 9 luglio 2003
IL PAPA E LA SANTA SEDE:
OGGI
IN PRIMO PIANO:
CHIESA E SOCIETA’:
Una stazione radio-televisiva nazionale per la comunità cattolica
del Congo
Festa d’ Africa Festival 2003: a Roma per divulgare la
cultura sub-sahariana
Tragedia in Bangladesh: il naufragio di un traghetto ha causato la morte di almeno 400 persone
Represse in Iran le proteste degli studenti contro il regime degli ayatollah
Ancora una volta infranta la tregua in Medio Oriente: militari israeliani hanno ucciso un palestinese in Cisgiordania
L’Africa ancora teatro di sanguinosi scontri: gravi episodi di violenza si registrano in Burundi e Somalia.
9
luglio 2003
UMANA DEBOLEZZA, MISERICORDIA DIVINA E DOCILITA’
ALLA VOLONTA DI DIO.
QUESTI
I TEMI TRATTATI DA GIOVANNI PAOLO II NEL CORSO DELL’ODIERNA CATECHESI IN AULA
PAOLO VI INCENTRATA SUL SALMO 142
Servizio di Paolo Ondarza -
**********
“Il
bene più grande per ogni uomo è l’unione della propria volontà alla Volontà
divina”. Con queste parole Giovanni Paolo II ha illustrato in Aula Paolo VI ai
circa 7 mila partecipanti all’ultima udienza generale, prima del soggiorno
estivo di circa due mesi a Castelgandolfo, il Salmo 142. Si tratta di uno dei
sette componimenti definiti salmi penitenziali, una preghiera particolarmente
cara a san Paolo che l’assunse a base del suo insegnamento sul peccato e sulla
grazia.
Il
salmista descrive un’esperienza comune ad ogni uomo che nel peccato conosce
la propria debolezza e si riconcilia in
un secondo momento con Dio misericordioso. Ad aprire la preghiera, “un’intensa
e insistente invocazione rivolta al Creatore, fedele alle promesse di salvezza
offerta al suo popolo. L’orante riconosce di non avere meriti da far valere e
quindi chiede umilmente al Signore di non atteggiarsi a giudice. Poi disegna la
drammatica situazione in cui si sta dibattendo: il nemico, il male della
storia, lo ha condotto fino alle soglie della morte. E’ caduto nella terra,
immagine del sepolcro; circondato dalle tenebre, negazione della luce; relegato
tra “i morti da gran tempo”, i trapassati.
“Al
fedele, atterrato e calpestato, restano libere solo le mani, che si levano
verso il cielo in un gesto che è, al tempo stesso, di implorazione di aiuto e
di ricerca di sostegno. La scomparsa del volto divino fa piombare l’uomo nella
desolazione, anzi, nella morte stessa, perché il Signore è la sorgente della
vita”.
La
“scintilla della speranza”, tenuta viva dalla preghiera, riscalda il gelo della
prova e fa gridare al salmista: “Rispondimi Signore viene meno il mio spirito…
in te confido”. L’orante invoca la salvezza e la liberazione dall’angoscia, ma
nel contempo manifesta a Dio “una profonda aspirazione spirituale”: “Insegnami
a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio”. Giovanni Paolo II ha
invitato i fedeli a fare propria “questa ammirevole domanda”: “se non è
accompagnata da un forte desiderio di docilità a Dio, – ha detto – la fiducia
in Lui non è autentica”.
“Partita
dunque da una situazione quanto mai angosciosa, la preghiera approda alla
speranza, alla gioia e alla luce, grazie ad una sincera adesione alla volontà
di Dio, volontà di amore. È questa la potenza dell’orazione, generatrice di
vita e di salvezza”.
A
conclusione dell’udienza il Santo Padre ha benedetto la scultura in bronzo Resurrection
Day, opera dello scultore Silvio Amelio che trae spunto dal crollo delle
Torri Gemelle per esprimere la speranza del cristiano nella vittoria del bene
sul male in virtù della Risurrezione di Cristo. L’opera plastica sarà
conservata al Comune di Scala, sulla costiera amalfitana, dove verrà inaugurata
il 23 agosto prossimo, mentre una gigantografia della stessa sarà collocata nel
giardino antistante Ground Zero.
Il
Pontefice ha infine rivolto ai presenti l’invito ad approfittare dell’estate,
tempo di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo, per utili esperienze
sociali e religiose e per approfondire la propria importante missione nella
Chiesa e nella società.
**********
NOMINA
DI CURIA E PROVVISTE DI CHIESE IN FRANCIA, BRASILE E COREA
Il
Santo Padre ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio della Pastorale
per i Migranti e gli Itineranti il sacerdote mons. Anthony Chirayath, attuale
aiutante di studio dello stesso dicastero.
In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo
pastorale della diocesi di Le Havre, presentata dal vescovo mons. Michel
Saudreau, per raggiunti limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato vescovo
di Le Havre il sacerdote 67enne Michel Guyard, del clero arcidiocesano di
Parigi, finora vicario generale.
In Brasile, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di
Cachoeiro de Itapemirim il presule mons. Célio de Oliveira Goulart, dell’Ordine
dei Frati Minori, finora vescovo di Leopoldina.
In Corea, il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore
della diocesi di Taejon il sacerdote Lazarus You Heung-sik, di 51 anni,
attualmente rettore del locale seminario maggiore. La diocesi di Taejon,
suffraganea dell’arcidiocesi di Seul, su oltre tre milioni e 300 mila abitanti,
ha 382 mila cattolici, distribuiti in 93 parrocchie e assistiti da 185
sacerdoti, di cui 14 religiosi. Vi sono 168 seminaristi maggiori e 416
religiose. Dal 1984, è vescovo di Taejon mons. Joseph Kyeong Kap-ryong, di 73 anni.
Sempre in Corea, il Papa ha nominato vescovo ausiliare
dell’arcidiocesi di Kwangju il sacerdote Hyginus Kim Hee-jong, di 56 anni,
finora parroco di Kumba Dong. L’arcidiocesi di Kwangju, nel Sud della penisola
coreana, su tre milioni e mezzo di abitanti ha 288 mila cattolici, distribuiti
in 100 parrocchie e 80 stazioni missionarie, con 209 sacerdoti, di cui 14
religiosi, 97 seminaristi maggiori e 554 religiose. L’arcivescovo è mons.
Andreas Choi Chang-mou, di 67 anni, attuale presidente della Conferenza
episcopale coreana.
SUL PROGETTO DI UNA VISITA DEL PAPA IN MONGOLIA,
UNA
DICHIARAZIONE DEL PORTAVOCE VATICANO, JOAQUIN NAVARRO VALLS
La
progettata visita di Giovanni Paolo II in Mongolia, che in un primo momento era
stata ipotizzata per la fine di agosto, rimane per ora senza una data
ufficiale. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio il portavoce vaticano, Joaquìn
Navarro Valls, in una breve dichiarazione. “Posso confermare – ha detto – che
il Santo Padre è stato invitato dal Governo della Mongolia e dal prefetto
apostolico di Ulaanbaatar a compiere una visita pastorale in quel Paese.
L’invito è stato molto apprezzato, ma devo precisare – ha aggiunto Navarro
Valls – che non è stata ancora presa una decisione circa la data di tale
viaggio. Pertanto, la notizia di una visita nella capitale mongola per il
prossimo mese di agosto non è confermata”.
DOMANI,
NELL’AULA DELLA SALA STAMPA VATICANA,
LA
PRESENTAZIONE DEL BILANCIO CONSUNTIVO DELLA SANTA SEDE
Si svolgerà domani mattina, alle ore
11,30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa vaticana, la
conferenza stampa di presentazione del Bilancio consuntivo consolidato della
Santa Sede per l’anno 2002. Interverranno il cardinale Sergio Sebastiani,
presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, mons. Franco
Croci e il dott. Ivan Ruggiero, rispettivamente segretario e ragioniere
generale della medesima Prefettura.
ULTIMA ORA
Il Santo Padre ha ricevuto
oggi il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, con la
consorte. Lo ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede in un comunicato
diffuso poco dopo le ore 14.00.
=======ooo=======
OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”
Apre la prima pagina il dramma
consumatosi in Bangladesh dove, per l'inabissamento di un traghetto, si
teme siano morte non meno di seicento persone.
Sempre in prima, in evidenza,
la foto del bimbo, unico superstite della sciagura aerea in Sudan: un bimbo
"simbolo della speranza che non muore".
Nelle vaticane, la catechesi e la
cronaca dell'udienza generale.
Una pagina che illustra le
iniziative pastorali legate all'Anno del Rosario.
Il testo
dell'Introduzione al libro del patriarca di Venezia Angelo Scola dal
titolo "La vena profonda del Magistero di Giovanni Paolo II".
Nelle pagine estere, il
bilancio consuntivo della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Riguardo all'Iraq si sottolinea
che il quotidiano spargimento di sangue "ferisce" il processo di
ricostruzione.
Medio Oriente: vacilla la
tregua proclamata dai movimenti radicali islamici.
Nell'ambito del suo viaggio in
Africa, il presidente Bush ha definito lo schiavismo "uno dei più grandi
crimini della storia".
Nella pagina culturale, un
contributo di Giovanni Lugaresi per i novant'anni di Vittore Branca: "La
ricerca testuale non disgiunta dalla rigorosa indagine filologica".
Nelle pagine italiane, in primo
piano il tema della giustizia.
======ooo======
9
luglio 2003
UN PATTO GLOBALE PER SCONFIGGERE FAME E POVERTA’.
CON IL RAPPORTO
SULLO
SVILUPPO UMANO 2003, LE NAZIONI UNITE ESORTANO I PAESI RICCHI
AD
IMPEGNARSI CON MAGGIORE EFFICACIA IN FAVORE DEL SUD DEL MONDO
-
Intervista con Marina Volpi e Mario Baccini -
**********
Un
“Patto per il Millennio”, che nella condivisione di responsabilità tra Paesi
ricchi e in via di sviluppo possa combattere con efficacia le piaghe della
povertà, dell’aids e della malnutrizione. E’ la viva esortazione contenuta nel 14.mo
rapporto dell’Undp, il programma dell’Onu per lo sviluppo umano, pubblicato
ieri. Un documento che fotografa la situazione del pianeta e avverte, che,
nell’ultimo decennio, 54 Paesi poveri hanno subito una riduzione del reddito
medio. Sulle cause del regresso dell’indice di sviluppo umano di diverse
nazioni, abbiamo raccolto il parere della dott.ssa Marina Volpi, funzionario
dell’Undp:
R. - Quelle che erano le teorie che affidavano al mercato
il ruolo di risolvere e di portare crescita dappertutto si sono rivelate
assolutamente inefficienti, in quanto questi Paesi, soprattutto dell’Africa
subsahariana, hanno bisogno di risorse che devono provenire dalla cooperazione
allo sviluppo. Questi Stati, senza uno sforzo e un impegno da parte dei Paesi
più ricchi, raggiungeranno l’obiettivo di combattere la povertà solo nel 2145.
L’Africa ci pone una sfida, che noi assolutamente dobbiamo raccogliere e affrontare.
D. – Quali sono gli elementi che maggiormente ostacolano
il processo di sviluppo in queste regioni del mondo?
R. – Innanzitutto mancano gli investimenti pubblici nei
settori chiave: nell’istruzione, nella sanità di base, nella prevenzione,
nell’ambiente. Il primo dato che emerge, dunque, è che bisogna riorientare le
politiche e la spesa, sia in termini di cooperazione che di spesa nazionale,
nel capitale umano. Bisogna investire nel benessere delle persone.
D. – Emergono anche delle buone notizie da questo
rapporto?
R. – In alcune zone del mondo, per esempio l’India e la
Cina, si stanno registrando dei tassi di crescita piuttosto sostenuti, che
portano ad un miglioramento dei dati su scala globale. Quello che preoccupa,
tuttavia, è che ci sono delle zone, come l’Africa, che restano indietro e molti
Paesi che, anche se hanno una crescita sostenuta, hanno delle sacche di povertà
che continuano ad aumentare.
D. – Per centrare gli obiettivi proposti nel Summit del
Millennio, voi proponete un “patto per lo sviluppo”. Quali sono i punti chiave
per raggiungere questi obiettivi?
R. – I Paesi poveri si devono impegnare ad investire molte
più risorse nell’educazione, nella sanità, nella tutela dell’ambiente, nella
prevenzione delle malattie. I Paesi ricchi devono aumentare le risorse
pubbliche per lo sviluppo, devono garantire un maggiore accesso dei prodotti
dei Paesi in via di sviluppo nei nostri mercati. Infine, promuovere delle
iniziative più forti in materia di riduzione del debito.
I dati del rapporto sono stati accolti con preoccupazione
dalle Ong italiane, che attraverso un comunicato hanno chiesto al governo di
Roma di aumentare la quota del Pil nazionale da destinare ai Paesi poveri. Dal
canto suo, il sottosegretario agli Esteri italiano, Mario Baccini, ha
assicurato - ai nostri microfoni - l’impegno dell’Italia, durante il semestre
di presidenza europeo, in favore della cooperazione allo sviluppo:
R. - Il
rapporto sullo sviluppo umano di quest’anno riveste particolare importanza per
l’Italia, perché è l’occasione per sintetizzare e finalizzare l’azione politica
del nostro governo sui temi così importanti dello sviluppo umano. Azione che si
coniuga con le iniziative di cooperazione, con l’intervento dell’Italia presso
le agenzie delle Nazioni Unite, per raggiungere risultati migliori di oggi. Ci
sono delle sfide globali che dobbiamo gestire. L’Italia durante la presidenza
europea sicuramente riuscirà a rendere attuabili tanti progetti riguardanti
problemi come le epidemie, gli sfollati,
e la fame, che sono all’ordine del giorno della nostra agenda politica.
Credo che il compito della nostra presidenza sarà quello di trovare sinergie e
giuste soluzioni politiche per risolvere queste sfide globali.
**********
DOPO
L’INVITO DOMENICALE DEL PAPA A RISCOPRIRE,
DURANTE LE VACANZE, LA DIMENSIONE
SPIRITUALE E LA VIRTÙ DELLA CASTITÀ,
ASCOLTIAMO LA TESTIMONIANZA DEI
GIOVANI
-
Intervista con Leonilda Conti -
In un periodo nel quale le
sospirate vacanze per molti ragazzi sono già cominciate, il Papa ha
incoraggiato i giovani a riscoprire e coltivare la castità, virtù che
custodisce l’amore autentico, e li ha invitati a non bruciare nella
dissipazione il prezioso tempo di riposo. Vasta eco hanno avuto queste parole
sui mezzi di comunicazione, ma come risuona nei giovani la parola castità?
Matteo Ambu ha raccolto la testimonianza di Leonilda Conti, una delle due
giovani responsabili del Centro Internazionale San Lorenzo di Roma, destinato
dal Papa come luogo di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della
Gioventù.
**********
R. – Penso che molti giovani
possano non intendere correttamente l’autentico significato della castità.
Castità sembra qualcosa che possa escludere tutto ciò che dà piacere, ma in
realtà se il giovane approfondisce il significato di questa parola e ne
riconosce il valore, cerca di viverla. Non è facile perché, soprattutto a livello
televisivo, i media, ecc, propongono sempre la società del consumismo: qualcosa
che deve essere raggiunto e dare piacere subito e non permette, invece, di
percepire che, anche il raggiungimento di un piacere, e quindi desiderare la
propria felicità, avviene anche con sacrificio. Mi viene in mente uno sportivo
che vuole arrivare in cima alla montagna. Potrebbe esserci anche la macchina o
la moto, ma c’è tutto un altro sentimento se viene vissuto con le proprie
gambe, con il proprio sforzo e viene dato il tempo necessario per poter
raggiungere la cima. C’è anche un altro tipo di felicità, di soddisfazione nel
raggiungere la cima. Penso che quindi anche il valore della castità sia un
valore che i giovani possano riscoprire e soprattutto, in questo senso, il giovane
cristiano deve avere il coraggio di non vergognarsi e di promuoverlo come un
valore per se stesso.
D. – Castità, quindi, intesa anche
come rispetto di se stessi …
R. – Sì, penso la castità come
rispetto soprattutto di se stessi e da qui nasce anche il rispetto per l’altro.
D. – L’estate, tempo in cui tutto
è permesso, in base al proprio individualismo o momento di riscoperta della
propria interiorità?
R. – Cercare durante l’estate
delle attività che ci possano far bene, penso che possa corrispondere anche al
piano che il Signore ha per ciascuno di noi. Il punto invece è in cosa consiste
questo piacere, se è un qualcosa che è effimero, che passa subito,
superficiale, oppure se invece risponde alla ricerca di una felicità più
profonda. Il tempo dell’estate permette di avere un tempo gratuito, che non ha
dei fini ultimi se non quello di poter vivere con serenità un momento di pace.
Non credo che la fede sia una di quelle attività che si mettono in vacanza. Se
ciascuno di noi ha potuto, durante l’anno, vivere questo rapporto personale con
il Signore, se c’è questa intimità con il Signore, penso che ciascuno di noi
cerca di mantenerla anche durante l’estate.
D. –
Il Papa ha detto ai giovani di aver coraggio, compiere scelte radicali senza compromessi,
fuggire dalla mediocrità. Qual è la tua testimonianza?
R. - Quando ho incontrato il
Signore mi ha fatto scoprire dei desideri molto più profondi di quelli che io
immaginavo. Mi ha dato la forza di affrontate alcune situazioni che molti mi
dicono sono anche situazioni di coraggio. In realtà sento che il Signore mi ha
sempre appoggiata e mi ha sempre accompagnata, quindi il coraggio è anche
relativo. Ho potuto affrontare, per esempio una missione di due anni in
Brasile. Non conoscevo la lingua, non ero mai stata nell’America del Sud. Anche
le stesse persone del luogo mi hanno guardata un po’ meravigliati dicendo “ma
come vieni da sola?” e invece il coraggio che loro vedevano era già nelle mani
del Signore. Il coraggio è sempre ricambiato da una forza necessaria per
affrontare la situazione. Quando non abbiamo chiaro qual è il nostro passo
futuro, quale sarà il nostro lavoro dopodomani, quando siamo di fronte a delle
scelte o a dei cambiamenti, il Signore permette di avere la forza necessaria
per affrontare questa situazione di insicurezza, perché lui è sempre presente.
**********
“E’
FINITA L’EPOCA DELLE RIFORME, LA SITUAZIONE PEGGIORA SEMPRE PIÙ”.
QUESTA
LA DENUNCIA DEGLI STUDENTI IRANIANI, IN OCCASIONE
DEL
QUARTO ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA STUDENTESCA IN IRAN
-
Servizio di Francesca Sabatinelli -
**********
Le
riforme del presidente iraniano Khatami sono finite, la sua politica non ha
più efficacia. Gli studenti lo hanno ripetuto a voce alta oggi, e questo
ha provocato l’immediato arresto per tre di loro. Le riforme sono morte,
conferma Nicole Sadighi, esponente del comitato di coordinamento del movimento
studentesco per la democrazia in Iran. Gli studenti ed i giovani non hanno più
rispetto per Khatami e per i riformisti che finora non hanno fatto nulla. Negli
ultimi sette anni, spiega Nicole, la situazione è peggiorata. E lo
testimonierebbe proprio il rapporto sulla pena di morte nel mondo, che vede
l’Iran al secondo posto nella lista nera dopo la Cina. Nicole Sadighi.
“I THINK
IRAN …
Dopo la Cina, il regime iraniano è il secondo per quanto
riguarda la pratica della pena di morte e non sembra avere intenzione di
smettere. Anche perché è l’unico modo con cui riesce a continuare a controllare
la popolazione. Reprimendo con la pena di morte riesce ad assicurarsi la permanenza
al potere”.
Pena
capitale, ma anche tortura, maltrattamenti di tutti i tipi: è quanto rischiano
le migliaia di persone imprigionate, molte delle quali con false accuse come
tradimento, blasfemia, o colpevoli di essersi espressi a favore del diritto di
parola con manifestazioni non violente.
“PEOPLE
ARE TORTURED …
Molte persone sono imprigionate in segreto. Vengono
inflitte loro pratiche disumane, come l’amputazione degli arti e vengono cavati
loro gli occhi. Succedono molte cose di cui mi fa orrore parlare. Sembra un
film dell’orrore appunto, ma è la realtà che vive il mio Paese”.
I
giovani lottano per la libertà, per i diritti umani, per la democrazia e per
questo dovrebbero essere sostenuti, spiega ancora Nicole, dalla comunità internazionale.
“THE
EUROPEAN UNION …
L’Unione
Europea dovrebbe smettere immediatamente di avere rapporti economici con il
regime islamico. La Germania addirittura ha provveduto a dare al governo
iraniano un equipaggiamento contro le dimostrazioni. Tutta la comunità europea
sta investendo milioni in Iran, che poi vanno dirottati per fondare
organizzazioni come Al Qaeda, come Hamas e come quella degli Hezbollah. Quindi,
sta contribuendo al terrorismo internazionale. Dovrebbero smettere
immediatamente di avere rapporti con il regime ed investire nel popolo
iraniano”.
**********
=======ooo=======
9
luglio 2003
GIORNALISMO
AL SERVIZIO DELLA DIGNITÁ UMANA. ASSEGNATO A ZURIGO
IL
PREMIO CATTOLICO PER LA COMUNICAZIONE 2003
DELLA
CONFERENZA EPISCOPALE SVIZZERA
ZURIGO. = Sono il giornalista radiotelevisivo José Ribeaud
e l’autrice di documentari televisivi Marianne Pletscher i vincitori del Premio
cattolico per la comunicazione 2003. Il premio, giunto alla decima edizione, viene
consegnato oggi a Zurigo dalla Commissione dei media della Conferenza
episcopale svizzera (Ces) e alla presenza del vescovo responsabile mons. Peter
Henrici. La commissione ha voluto scegliere, si legge in un comunicato, professionisti
che hanno posto al centro della loro attività la dignità dell’uomo. "Morire
meglio- tutto ciò che è possibile, quando non se ne può più" è il titolo
del documentario sulle cure palliative di Marianne Pletscher, "un’opera
impressionante" si legge ancora nella nota, con cui "l’autrice ci fa
entrare con straordinaria sensibilità nell’esistenza della comunità che
accompagna la persone in fin di vita nel Limmattalspital di Zurigo". Una testimonianza
"dolce e discreta che la morte dell’uomo non deve essere necessariamente
segnata dalla paura" ma può essere vissuta con "dignità e senza angoscia".
"Vivere felici ha per nome ‘comunicare’" indica invece il progetto
che José Ribeaud, a conclusione di una lunga carriera giornalistica, ha
lanciato in Madagascar a favore di una radio locale partecipando sul posto alla
creazione di un centro di formazione per giornalisti, "coronamento -
sottolineano i vescovi - del suo straordinario impegno al servizio della verità
e della giustizia". (M.D.)
UNA STAZIONE RADIO-TELEVISIVA NAZIONALE PER LA COMUNITÁ CATTOLICA
DEL CONGO. IL PROGETTO, LANCIATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE
DEL PAESE AFRICANO, RICHIEDERÁ 5 ANNI DI TEMPO PER ESSERE REALIZZATO
KINSHASA. = È stato ufficialmente lanciato
dalla Conferenza episcopale congolese (Cenco) il progetto di costituzione di
una radio-televisione cattolica estesa a tutto il territorio nazionale della
Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo è quello di creare una
televisione che sia vicina alla comunità cattolica e a tutti gli uomini di
buona volontà. La rete televisiva della Chiesa nasce dopo aver raccolto il
sostegno dei cristiani sulla necessità di incrementare l'uso dei mezzi audiovisivi
per diffondere il Vangelo e promuovere le attività pastorali della Chiesa. Dal
1997 infatti nel Paese si nota un notevole fermento nel settore dei media, con
la creazione di diverse reti diocesane radiofoniche e televisive. Il sistema
mediatico inoltre è uno dei principali terreni di confronto tra la Chiesa
Cattolica e le diverse sette diffuse ormai in ogni angolo del paese. La
realizzazione del progetto dovrebbe richiedere 5 anni dal suo finanziamento,
con un intervallo di 3 anni fra l'inizio della prima fase e quello della
seconda. Le fasi di realizzazione saranno tre. L’erezione, prima di tutto,
della stazione principale a Kinshasa e, successivamente, di 5 stazioni in
altrettante province. La costituzione, infine, di 41 catene diocesane.
Attualmente nella Repubblica Democratica del Congo le principali stazioni radio
diocesane attive sono 12, mentre le reti televisive diocesane sono invece 4.
(M.D.)
INAUGURATA
A NAIROBI RADIO WAUMINI, LA PRIMA RADIO CATTOLICA DEL KENYA.
NATA
CON IL SOSTEGNO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, SARÁ DIRETTA DAL PADRE
COMBONIANO RENATO KIZITO SESANA E TRASMETTERÁ IN INGLESE E KISWAHILI. ACCORDI
ANCHE CON RADIO VATICANA PER LA FORNITURA DI ALCUNI PROGRAMMI
NAIROBI.
= “È la conclusione di un processo iniziato 10 anni fa e allo stesso tempo il
punto di partenza di una nuova opera di evangelizzazione” Sono le parole,
raccolte dall’agenzia Fides, del padre comboniano Renato Kizito Sesana,
neo-direttore di Radio Waumini (“credenti” in swahili), la prima radio
cattolica del Kenya, inaugurata lo scorso 6 luglio, in coincidenza con la
locale Giornata delle comunicazioni. “Radio Waumini” dice padre Kizito “sarà
uno strumento di evangelizzazione e promozione delle attività della Chiesa in
Kenya. Allo stesso tempo, sarà la radio di tutti i keniani perché vuole
rappresentare le diversità del Kenya attuale e promuovere valori quali
giustizia, pace, solidarietà, tolleranza, riconciliazione e comprensione
reciproca”. La radio è in grado di trasmettere in un raggio di 150 km da Nairobi,
ma è prevista la possibilità di raggiungere altre città quali Kisumu, Nyeri e
Mombasa. I programmi saranno in inglese e kiswahili.Il processo che ha portato
alla costituzione di radio Waumini è stato molto lungo:“Mentre in altri paesi
africani esiste una lunga tradizione di media cattolici – ricorda padre Kizito
- in Kenya solo 15 anni fa sono state avviate le prima iniziative nel settore:
la casa di produzione Ukweli Video e le riviste Mwananchi, The Seed e New
People. In seguito, l’arcidiocesi di Mombasa e la rivista New People hanno
cominciato a produrre programmi radiofonici che venivano trasmessi da alcune
stazioni non ecclesiali.”Padre Kizito, che vanta una lunga esperienza nel
settore dei media, ma non in quello radiofonico, ha dovuto cominciare tutto
dall’inizio. “Grazie a Dio – ricorda il missionario - a poco a poco diverse
persone mi hanno affiancato per aiutarmi in questa impresa. La Conferenza
episcopale italiana e l’associazione italiana “Cuore Amico”, hanno offerto la
maggior parte dei fondi necessari, mentre il Circuito Marconi, un’associazione
di emittenti cattoliche italiane, ci ha aiutato dal punto di vista tecnico.” I
lavori per la costruzione degli Studi di Radio Waumini iniziarono nel marzo
2001 e si conclusero nel settembre dello stesso anno. A metà 2002 la radio
ottenne la licenza, ma le autorità dovevano assegnare la frequenza di
trasmissione. “Finalmente nel gennaio di quest’anno – conclude il racconto
padre Kizito - ci è stata assegnata la frequenza di trasmissione, abbiamo poi raggiunto
un accordo per ritrasmettere alcuni programmi di Radio Vaticana, e siamo
entrati nella fase di preparazione finale.” (M.D.)
FESTA D’ AFRICA FESTIVAL 2003. A ROMA PER
DIVULGARE LA CULTURA SUB-SAHARIANA. DAL 4 AL 12 LUGLIO RAPPRESENTAZIONI
TEATRALI, MUSICA, PITTURA, DANZA E DIBATTITI PER CONTRIBUIRE ALL’INTEGRAZIONE
DEI POPOLI
ROMA. = Aprire le porte alla cultura sub-sahariana e
farne conoscere le ricchezze spesso inesplorate. Questo è lo scopo primario di
“Festa d'Africa Festival” 2003, manifestazione che si tiene a Roma dal 4 al 12
luglio. L’iniziativa vuole presentarsi come un percorso incentrato soprattutto
sul teatro africano, attraverso il quale, si esprimono le principali arti
sub-sahariane, dalla pittura alla danza, passando attraverso la musica e la
cucina. “Festa d'Africa” vuole offrire, quindi, l'opportunità di conoscere e
apprezzare gli aspetti più moderni e i principali fermenti dell’arte africana,
senza trascurare incontri e dibattiti, per approfondire la conoscenza
dell’Africa contemporanea. Il festival si propone anche come piattaforma
permanente di relazioni più profonde tra culture per creare i presupposti di
un'integrazione con la popolazione africana residente in Italia e moltiplicare
gli incontri tra autori, spettatori, intellettuali italiani e stranieri.
L'attenzione meritata dalla nuova drammaturgia sub-sahariana, ritengono gli
organizzatori, potrebbe essere una preziosa opportunità per favorire anche in
Italia un ampliamento dei propri confini linguistici e tematici, nella assoluta
certezza che solo la conoscenza è alla base di una reale integrazione tra
culture e popoli. (M.D.)
FESTEGGIATI
A BALTIMORA I 175 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLE “SUORE OBLATE DELLA DIVINA
PROVVIDENZA”, PRIMA CONGREGAZIONE DI RELIGIOSE AFRO-AMERICANE. UNA LETTERA DEL
CARDINALE ARCIVESCOVO WILLIAM KEELER RICORDA LA FEDE E LA TESTIMONIANZA DELLE
RELIGIOSE DI FRONTE ALLE DIFFICOLTÁ
E ALLE
DISCRIMINAZIONI
BALTIMORA.
= Le Suore Oblate della Divina Provvidenza, prima congregazione di religiose
afro-americane negli Stati Uniti, hanno festeggiato il 175° anniversario di
fondazione. La congregazione venne istituita nel 1829 da Madre Elisabeth Lange
e dal padre sulpiziano James Nicholas Hector Joubert per istruire i figli degli
schiavi e gli ex schiavi, in contrasto con la legge dell’America schiavista di
allora che lo vietava. La Messa che ha dato inizio ai festeggiamenti
dell’anniversario è stata celebrata il 2 luglio nella casa madre a Baltimora.
L’omelia è stata pronunciata da mons. Raymond East, prelato d’onore di Sua
Santità, che ha voluto ricordare il grande coraggio e intuito dei due fondatori
di fronte all’ostilità e ai pregiudizi razziali della società americana
dell’epoca. Madre Lange, ha osservato mons. East, aveva compreso che “che
l’educazione è liberazione, l’informazione è potere e che la conversione è la
via alla salvezza”. Ricordando le accuse ai limiti dell’ingiuria che dovettero
subire le prime Oblate, mons. East le ha definite “martiri della carità del
Signore”. Su questo coraggio e determinazione si sofferma anche la lettera alle
Oblate dell’arcivescovo di Baltimora, il cardinale William Keeler: “Attraverso
giornate difficili e anche notti terrificanti - scrive il porporato - avete
tenuto alta la fede, sopportando la durezza dell’ingiustizia razziale e delle
difficoltà economiche. Siete un dono per la Chiesa”. (M.D.)
=======ooo=======
9
luglio 2003
- A cura di Amedeo Lomonaco -
In Bangladesh un traghetto, sovraccarico di
passeggeri e partito poco prima dalla capitale Dacca, è affondato mentre
navigava nel sudest del Paese. Il bilancio di questo tragico naufragio è di 400
morti e, secondo le prime ricostruzioni, l’imbarcazione si sarebbe inabissata
in seguito alla rottura di un motore.
Spostiamoci in Iran, Paese
dove si sarebbe dovuta svolgere la
grande protesta contro il regime degli ayatollah. Ricorre infatti oggi il
quarto anniversario della violenta repressione antistudentesca del 1999. Gli
universitari avevano annunciato una grande manifestazione a Teheran ma le
strade della capitale, teatro di violenze nelle scorse settimane, sono rimaste
vuote. Ascoltiamo in proposito il servizio di Andrea Sarubbi:
**********
Alla fine ha vinto la
repressione. Università chiuse e circondate dalla polizia, presidiata dalle
forze di sicurezza anche la sede delle Nazioni Unite, dove avrebbe dovuto
svolgersi un sit-in. Minacce velate ai giornalisti stranieri, perché si astengano
dal partecipare ad eventuali raduni illegali. E proprio davanti ai taccuini
della stampa, tre arresti in diretta, nella conferenza organizzata dalla
maggiore associazione studentesca riformista, l’Ufficio per il consolidamento
dell’unità. Strade vuote, dunque, e carceri piene: i leader della protesta –
che dal 10 al 20 giugno aveva insanguinato la capitale – sono detenuti da un
paio di settimane. Da allora, è cambiata la tattica: rinuncia allo scontro
violento e spazio alla via diplomatica. In una lettera inviata a Kofi Annan,
segretario generale dell’Onu, 29 associazioni hanno chiesto al Palazzo di Vetro
di abolire il concetto di sovranità limitata del popolo, che attribuisce agli
ayatollah il diritto di veto sulle decisioni del governo. Un altro messaggio
alle Nazioni Unite giunge dal Consiglio Nazionale di Resistenza, legato ai
mujaheddin del popolo. Fornisce informazioni su un programma nucleare segreto
nell’impianto di Kolahdouz, dove si troverebbero attrezzature per la preparazione
dell'uranio arricchito. Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia
internazionale per l’energia atomica, ne sta discutendo con il governo di
Teheran: dopo il primo colloquio “costruttivo” con il ministro degli Esteri,
Karrazi, l’obiettivo è di convincere il presidente Khatami a firmare il
Protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione.
**********
In Medio Oriente, nonostante la tregua, continua purtroppo
la scia di violenza. Nel corso di un’operazione speciale scattata stamani a
Burkin, vicino a Jenin, un commando di militari israeliani ha ucciso il
fratello di un comandante palestinese della brigata Tanzim. Sul piano politico
il premier israeliano Sharon ha annunciato stamattina una sua prossima
visita a Londra per incontrare il primo ministro inglese Blair. Ieri, intanto, l’inviato americano
Wolf ha incontrato il ministro degli esteri dello Stato ebraico, Shalom, per
esortare il governo israeliano a liberare il maggior numero possibile di
detenuti. Proprio questo tema è al centro di grandi polemiche nell’esecutivo
palestinese. Il servizio di Graziano Motta.
**********
Le organizzazioni dell’Intifada
avevano accettato la Udna, una pausa nella lotta armata, ponendo ad Abu Mazen
alcune condizioni, la prima delle quali che ottenesse da Sharon il rilascio di
tutti i combattenti attivisti catturati dai soldati israeliani. Solo che il
governo di Gerusalemme, dopo un tormentato dibattito, in cui si è spaccato, ha
recepito in minima parte tale richiesta disponendo la immediata scarcerazione
di 350 prigionieri su oltre 6 mila e condizionando le successive all’andamento
del processo politico e alla tenuta della tregua. Abu Mazen è stato contestato
dal comitato centrale di Al Fatah, in cui per 30 anni ha avuto un ruolo di
primissimo piano, il più importante dopo Arafat, proprio per l’esiguità di
questo risultato. Le critiche sono state dure a tal punto da presentare le
dimissioni da questo organismo, che le ha respinte, e di dichiararsi pronto a
lasciare pure la guida del governo. Se in questi gesti si possono intravedere
pressioni sulle forze politiche israeliane perché cambino idea, è pur chiaro
che la crisi è grave. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno cercando di non
farla precipitare concedendo nuovi aiuti economici al governo di Abu Mazen.
Per Radio Vaticana, Graziano
Motta.
**********
In Iraq i militari americani hanno
arrestato l'ufficiale dei servizi di intelligence di Saddam che avrebbe
incontrato a Praga, nell'aprile del 2001, Mohamed Atta, il capo del commando di
dirottatori dell’undici settembre. Si tratta di Ahmad Khalil Ibrahim Samir
al-Ani ed il suo arresto, secondo quanto è stato confermato ieri sera da fonti
ufficiali, risale alla scorsa settimana. Continuano intanto gli sforzi della
Cia per verificare l’autenticità dei messaggi di Saddam Hussein rivolti al
popolo iracheno. L’ultima registrazione della voce dell’ex rais è
stata trasmessa ieri da una emittente televisiva libanese e dalla rete araba al
Jazeera.
Affrontiamo
ora il delicato tema delle armi di distruzione di massa. La Casa Bianca ha
formalmente ammesso, ieri, che il presidente Bush avrebbe sovrastimato gli
sforzi iracheni di dotarsi, prima della seconda guerra del Golfo, di armi
nucleari. I presunti tentativi del regime di Saddam Hussein di acquistare uranio
dal Niger per costruire ordigni nucleari hanno trovato la smentita del Consiglio
nazionale sulla sicurezza. Ascoltiamo il servizio di Maurizio Pascucci:
**********
“WE
NOW KNOW ...”
Ora sappiamo che i documenti nei
quali ha recitato l’accordo tra l’Iraq ed il Niger erano falsi. Le altre
indicazioni, secondo cui l’Iraq avrebbe tentato di ottenere uranio dall’Africa,
non sono dettagliate o sufficientemente specifiche per renderci sicuri che
simili tentativi abbiano mai preso luogo. Con queste dichiarazioni il National
Security Council degli Stati Uniti ha dato ragione all’ex-ambasciatore
americano Joseph Wilson, che nel fine settimana ha detto di aver indicato alla
Cia l’inattendibilità delle voci dell’acquisto di uranio del Niger da parte
dell’Iraq. Wilson era stato inviato in Niger per verificare quelle voci a
febbraio del 2002, informando l’Intelligence americana delle sue conclusioni
ben prima del discorso alla Nazione del 28 gennaio di quest’anno, in cui Bush
citò il tentativo di acquisto di uranio da parte di Saddam Hussein. Intanto in
Iraq, il generale americano di origine libanese, John Abi Zaad, ha preso le
redini del comando centrale statunitense nel Paese, sostituendo il generale
Tommy Frank, che è andato in pensione dopo 36 anni di servizio.
Maurizio Pascucci, per la Radio
Vaticana.
**********
Ieri a Londra il primo ministro
britannico, Tony Blair, è intervenuto di fronte alla commissione della camera
dei Comuni per rispondere alle accuse di manipolazione nel dossier sulle armi
di distruzione di massa irachene. Blair ha cercato di riconquistare la fiducia
del Paese ribadendo con forza che nel rimuovere Saddam Hussein è stata fatta la
cosa migliore ma, secondo il New York Times, gli elettori inglesi stanno
perdendo la fiducia nel loro premier.
Prosegue il viaggio in Africa del presidente statunitense,
George Bush. Il capo di Stato americano si è incontrato stamani a Pretoria con
il presidente sudafricano, Thabo Mbeki.
Alla vigilia del suo arrivo, il principale partito d’opposizione dello
Zimbabwe lo ha invitato ad adoperarsi per l’allontanamento del presidente
Robert Mugabe. Ieri intanto dal Senegal, Bush ha assicurato che gli Stati Uniti
lavoreranno con l’Onu e l’Unione Africana per risolvere la crisi in Liberia,
Paese dove torneranno gli operatori umanitari allontanati a causa degli scontri
tra i ribelli e le forze fedeli al presidente Taylor.
Torna a far vittime la
guerriglia in Burundi.
Almeno due civili sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti questa mattina da
una granata di mortaio che ha colpito
la Banca centrale del Burundi a Bujumbura. Sempre stamani, altri ordigni sono esplosi
nel mercato centrale e nella città, così come riferiscono fonti locali.
E dall’Africa giunge anche la
notizia di violenti combattimenti, avvenuti in Somalia negli ultimi due giorni.
A scontrarsi nella regione di Mudug, nel centro del Paese, due clan rivali,
probabilmente per il controllo del commercio del sale. Pesante il bilancio
delle vittime: almeno 28 morti e 65 feriti.
Dopo 10 giorni di detenzione,
sono stati liberati i due giornalisti europei ed il loro traduttore americano
arrestati a fine giugno in Laos e condannati a 15 anni di carcere, con l’accusa
di “ostruzione al lavoro delle forze armate” e “detenzione illegale di esplosivi”.
=======ooo=======