RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 190 - Testo della Trasmissione di mercoledì 9 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

“Preghiera nella tribolazione”. La catechesi biblica del Papa sul Salmo 142, all’udienza generale in Vaticano. Domani mattina il trasferimento del Santo Padre nella residenza estiva di Castel Gandolfo

 

 Sull’ipotizzata visita di Giovanni Paolo II in Mongolia, una precisazione del portavoce vaticano Joaquìn Navarro Valls

 

 Sarà presentato domani mattina dal cardinale Sergio Sebastiani in una conferenza stampa il Bilancio consuntivo della Santa Sede per il 2002.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Un patto globale per sconfiggere fame e povertà, nel Rapporto dell’Onu sullo sviluppo umano 2003. Con noi, la dott.ssa Marina Volpi e il sottosegretario italiano agli Esteri, Mario Baccini

 

 I giovani, l’estate e l’invito del Papa a riscoprire la virtù della castità. La testimonianza di Leonilda Conti

 

Finita l’epoca delle riforme, la situazione peggiora sempre più. E’ la denuncia degli studenti iraniani nel quarto anniversario della rivolta studentesca. Ai nostri microfoni, Nicole Sadighi.

 

CHIESA E SOCIETA’:

Giornalismo al servizio della dignità umana. Assegnato a Zurigo il Premio cattolico per la comunicazione 2003 della Conferenza episcopale svizzera

 

Una stazione radio-televisiva nazionale per la comunità cattolica del Congo

 

Inaugurata a Nairobi la prima radio cattolica del Kenya, con il sostegno della Conferenza episcopale italiana.

 

Festa d’ Africa Festival 2003: a Roma per divulgare la cultura sub-sahariana

 

Festeggiati a Baltimora i 175 anni dalla fondazione delle “Suore oblate della Divina Provvidenza”, prima congregazione di religiose afro-americane

 

24 ORE NEL MONDO:

Tragedia in Bangladesh: il naufragio di un traghetto ha causato la morte di almeno 400 persone 
 
 Represse in Iran le proteste degli studenti contro il regime degli ayatollah 
 
Ancora una volta infranta la tregua in Medio Oriente: militari israeliani hanno ucciso un palestinese in Cisgiordania 
 
 L’Africa ancora teatro di sanguinosi scontri: gravi episodi di violenza si registrano in Burundi e Somalia. 

 

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

9 luglio 2003

 

 

UMANA DEBOLEZZA, MISERICORDIA DIVINA E DOCILITA’ ALLA VOLONTA DI DIO.

QUESTI I TEMI TRATTATI DA GIOVANNI PAOLO II NEL CORSO DELL’ODIERNA CATECHESI IN AULA PAOLO VI INCENTRATA SUL SALMO 142

 

 Servizio di Paolo Ondarza -

 

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“Il bene più grande per ogni uomo è l’unione della propria volontà alla Volontà divina”. Con queste parole Giovanni Paolo II ha illustrato in Aula Paolo VI ai circa 7 mila partecipanti all’ultima udienza generale, prima del soggiorno estivo di circa due mesi a Castelgandolfo, il Salmo 142. Si tratta di uno dei sette componimenti definiti salmi penitenziali, una preghiera particolarmente cara a san Paolo che l’assunse a base del suo insegnamento sul peccato e sulla grazia.

 

Il salmista descrive un’esperienza comune ad ogni uomo che nel peccato conosce la  propria debolezza e si riconcilia in un secondo momento con Dio misericordioso. Ad aprire la preghiera, “un’intensa e insistente invocazione rivolta al Creatore, fedele alle promesse di salvezza offerta al suo popolo. L’orante riconosce di non avere meriti da far valere e quindi chiede umilmente al Signore di non atteggiarsi a giudice. Poi disegna la drammatica situazione in cui si sta dibattendo: il nemico, il male della storia, lo ha condotto fino alle soglie della morte. E’ caduto nella terra, immagine del sepolcro; circondato dalle tenebre, negazione della luce; relegato tra “i morti da gran tempo”, i trapassati.

 

“Al fedele, atterrato e calpestato, restano libere solo le mani, che si levano verso il cielo in un gesto che è, al tempo stesso, di implorazione di aiuto e di ricerca di sostegno. La scomparsa del volto divino fa piombare l’uomo nella desolazione, anzi, nella morte stessa, perché il Signore è la sorgente della vita”.

 

La “scintilla della speranza”, tenuta viva dalla preghiera, riscalda il gelo della prova e fa gridare al salmista: “Rispondimi Signore viene meno il mio spirito… in te confido”. L’orante invoca la salvezza e la liberazione dall’angoscia, ma nel contempo manifesta a Dio “una profonda aspirazione spirituale”: “Insegnami a compiere il tuo volere, perché sei tu il mio Dio”. Giovanni Paolo II ha invitato i fedeli a fare propria “questa ammirevole domanda”: “se non è accompagnata da un forte desiderio di docilità a Dio, – ha detto – la fiducia in Lui non è autentica”.

 

“Partita dunque da una situazione quanto mai angosciosa, la preghiera approda alla speranza, alla gioia e alla luce, grazie ad una sincera adesione alla volontà di Dio, volontà di amore. È questa la potenza dell’orazione, generatrice di vita e di salvezza”.

 

A conclusione dell’udienza il Santo Padre ha benedetto la scultura in bronzo Resurrection Day, opera dello scultore Silvio Amelio che trae spunto dal crollo delle Torri Gemelle per esprimere la speranza del cristiano nella vittoria del bene sul male in virtù della Risurrezione di Cristo. L’opera plastica sarà conservata al Comune di Scala, sulla costiera amalfitana, dove verrà inaugurata il 23 agosto prossimo, mentre una gigantografia della stessa sarà collocata nel giardino antistante Ground Zero.

 

Il Pontefice ha infine rivolto ai presenti l’invito ad approfittare dell’estate, tempo di turismo e di pellegrinaggi, di ferie e di riposo, per utili esperienze sociali e religiose e per approfondire la propria importante missione nella Chiesa e nella società.

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NOMINA DI CURIA E PROVVISTE DI CHIESE IN FRANCIA, BRASILE E COREA

 

Il Santo Padre ha nominato capo ufficio nel Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti il sacerdote mons. Anthony Chirayath, attuale aiutante di studio dello stesso dicastero.

 

In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Le Havre, presentata dal vescovo mons. Michel Saudreau, per raggiunti limiti di età. Il Pontefice ha quindi nominato vescovo di Le Havre il sacerdote 67enne Michel Guyard, del clero arcidiocesano di Parigi, finora vicario generale.

 

In Brasile, Giovanni Paolo II ha nominato vescovo di Cachoeiro de Itapemirim il presule mons. Célio de Oliveira Goulart, dell’Ordine dei Frati Minori, finora vescovo di Leopoldina.

 

In Corea, il Santo Padre ha nominato vescovo coadiutore della diocesi di Taejon il sacerdote Lazarus You Heung-sik, di 51 anni, attualmente rettore del locale seminario maggiore. La diocesi di Taejon, suffraganea dell’arcidiocesi di Seul, su oltre tre milioni e 300 mila abitanti, ha 382 mila cattolici, distribuiti in 93 parrocchie e assistiti da 185 sacerdoti, di cui 14 religiosi. Vi sono 168 seminaristi maggiori e 416 religiose. Dal 1984, è vescovo di Taejon mons. Joseph  Kyeong Kap-ryong, di 73 anni.

 

Sempre in Corea, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Kwangju il sacerdote Hyginus Kim Hee-jong, di 56 anni, finora parroco di Kumba Dong. L’arcidiocesi di Kwangju, nel Sud della penisola coreana, su tre milioni e mezzo di abitanti ha 288 mila cattolici, distribuiti in 100 parrocchie e 80 stazioni missionarie, con 209 sacerdoti, di cui 14 religiosi, 97 seminaristi maggiori e 554 religiose. L’arcivescovo è mons. Andreas Choi Chang-mou, di 67 anni, attuale presidente della Conferenza episcopale coreana.

 

 

SUL PROGETTO DI UNA VISITA DEL PAPA IN MONGOLIA,

UNA DICHIARAZIONE DEL PORTAVOCE VATICANO, JOAQUIN NAVARRO VALLS

 

La progettata visita di Giovanni Paolo II in Mongolia, che in un primo momento era stata ipotizzata per la fine di agosto, rimane per ora senza una data ufficiale. Lo ha sottolineato ieri pomeriggio il portavoce vaticano, Joaquìn Navarro Valls, in una breve dichiarazione. “Posso confermare – ha detto – che il Santo Padre è stato invitato dal Governo della Mongolia e dal prefetto apostolico di Ulaanbaatar a compiere una visita pastorale in quel Paese. L’invito è stato molto apprezzato, ma devo precisare – ha aggiunto Navarro Valls – che non è stata ancora presa una decisione circa la data di tale viaggio. Pertanto, la notizia di una visita nella capitale mongola per il prossimo mese di agosto non è confermata”.

 

 

DOMANI, NELL’AULA DELLA SALA STAMPA VATICANA,

LA PRESENTAZIONE DEL BILANCIO CONSUNTIVO DELLA SANTA SEDE

 

         Si svolgerà domani mattina, alle ore 11,30, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa vaticana, la conferenza stampa di presentazione del Bilancio consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno 2002. Interverranno il cardinale Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, mons. Franco Croci e il dott. Ivan Ruggiero, rispettivamente segretario e ragioniere generale della medesima Prefettura.

 

 

ULTIMA ORA

 

Il Santo Padre ha ricevuto oggi il presidente della Repubblica italiana, Carlo Azeglio Ciampi, con la consorte. Lo ha reso noto la Sala Stampa della Santa Sede in un comunicato diffuso poco dopo le ore 14.00.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

 

Apre la prima pagina il dramma consumatosi in Bangladesh dove, per l'inabissamento di un traghetto, si teme siano morte non meno di seicento persone.

Sempre in prima, in evidenza, la foto del bimbo, unico superstite della sciagura aerea in Sudan: un bimbo "simbolo della speranza che non muore".

 

Nelle vaticane, la catechesi e la cronaca dell'udienza generale.

Una pagina che illustra le iniziative pastorali legate all'Anno del Rosario.

Il testo dell'Introduzione al libro del patriarca di Venezia Angelo Scola  dal titolo "La vena profonda del Magistero di Giovanni Paolo II".

 

Nelle pagine estere, il bilancio consuntivo della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.

Riguardo all'Iraq si sottolinea che il quotidiano spargimento di sangue "ferisce" il processo di ricostruzione.

Medio Oriente: vacilla la tregua proclamata dai movimenti radicali islamici.

Nell'ambito del suo viaggio in Africa, il presidente Bush ha definito lo schiavismo "uno dei più grandi crimini della storia".

 

Nella pagina culturale, un contributo di Giovanni Lugaresi per i novant'anni di Vittore Branca: "La ricerca testuale non disgiunta dalla rigorosa indagine filologica".

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema della giustizia.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

9 luglio 2003

 

 

 

UN PATTO GLOBALE PER SCONFIGGERE FAME E POVERTA’. CON IL RAPPORTO

SULLO SVILUPPO UMANO 2003, LE NAZIONI UNITE ESORTANO I PAESI RICCHI

AD IMPEGNARSI CON MAGGIORE EFFICACIA IN FAVORE DEL SUD DEL MONDO

- Intervista con Marina Volpi e Mario Baccini -

 

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Un “Patto per il Millennio”, che nella condivisione di responsabilità tra Paesi ricchi e in via di sviluppo possa combattere con efficacia le piaghe della povertà, dell’aids e della malnutrizione. E’ la viva esortazione contenuta nel 14.mo rapporto dell’Undp, il programma dell’Onu per lo sviluppo umano, pubblicato ieri. Un documento che fotografa la situazione del pianeta e avverte, che, nell’ultimo decennio, 54 Paesi poveri hanno subito una riduzione del reddito medio. Sulle cause del regresso dell’indice di sviluppo umano di diverse nazioni, abbiamo raccolto il parere della dott.ssa Marina Volpi, funzionario dell’Undp:

 

R. - Quelle che erano le teorie che affidavano al mercato il ruolo di risolvere e di portare crescita dappertutto si sono rivelate assolutamente inefficienti, in quanto questi Paesi, soprattutto dell’Africa subsahariana, hanno bisogno di risorse che devono provenire dalla cooperazione allo sviluppo. Questi Stati, senza uno sforzo e un impegno da parte dei Paesi più ricchi, raggiungeranno l’obiettivo di combattere la povertà solo nel 2145. L’Africa ci pone una sfida, che noi assolutamente dobbiamo raccogliere e affrontare.

 

D. – Quali sono gli elementi che maggiormente ostacolano il processo di sviluppo in queste regioni del mondo?

 

R. – Innanzitutto mancano gli investimenti pubblici nei settori chiave: nell’istruzione, nella sanità di base, nella prevenzione, nell’ambiente. Il primo dato che emerge, dunque, è che bisogna riorientare le politiche e la spesa, sia in termini di cooperazione che di spesa nazionale, nel capitale umano. Bisogna investire nel benessere delle persone.

 

D. – Emergono anche delle buone notizie da questo rapporto?

 

R. – In alcune zone del mondo, per esempio l’India e la Cina, si stanno registrando dei tassi di crescita piuttosto sostenuti, che portano ad un miglioramento dei dati su scala globale. Quello che preoccupa, tuttavia, è che ci sono delle zone, come l’Africa, che restano indietro e molti Paesi che, anche se hanno una crescita sostenuta, hanno delle sacche di povertà che continuano ad aumentare. 

 

D. – Per centrare gli obiettivi proposti nel Summit del Millennio, voi proponete un “patto per lo sviluppo”. Quali sono i punti chiave per raggiungere questi obiettivi?

 

R. – I Paesi poveri si devono impegnare ad investire molte più risorse nell’educazione, nella sanità, nella tutela dell’ambiente, nella prevenzione delle malattie. I Paesi ricchi devono aumentare le risorse pubbliche per lo sviluppo, devono garantire un maggiore accesso dei prodotti dei Paesi in via di sviluppo nei nostri mercati. Infine, promuovere delle iniziative più forti in materia di riduzione del debito.

 

I dati del rapporto sono stati accolti con preoccupazione dalle Ong italiane, che attraverso un comunicato hanno chiesto al governo di Roma di aumentare la quota del Pil nazionale da destinare ai Paesi poveri. Dal canto suo, il sottosegretario agli Esteri italiano, Mario Baccini, ha assicurato - ai nostri microfoni - l’impegno dell’Italia, durante il semestre di presidenza europeo, in favore della cooperazione allo sviluppo:

 

R. - Il rapporto sullo sviluppo umano di quest’anno riveste particolare importanza per l’Italia, perché è l’occasione per sintetizzare e finalizzare l’azione politica del nostro governo sui temi così importanti dello sviluppo umano. Azione che si coniuga con le iniziative di cooperazione, con l’intervento dell’Italia presso le agenzie delle Nazioni Unite, per raggiungere risultati migliori di oggi. Ci sono delle sfide globali che dobbiamo gestire. L’Italia durante la presidenza europea sicuramente riuscirà a rendere attuabili tanti progetti riguardanti problemi come le epidemie, gli sfollati,  e la fame, che sono all’ordine del giorno della nostra agenda politica. Credo che il compito della nostra presidenza sarà quello di trovare sinergie e giuste soluzioni politiche per risolvere queste sfide globali.

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DOPO L’INVITO DOMENICALE DEL PAPA A RISCOPRIRE,

DURANTE LE VACANZE, LA DIMENSIONE SPIRITUALE E LA VIRTÙ DELLA CASTITÀ,

ASCOLTIAMO LA TESTIMONIANZA DEI GIOVANI

- Intervista con Leonilda Conti -

 

In un periodo nel quale le sospirate vacanze per molti ragazzi sono già cominciate, il Papa ha incoraggiato i giovani a riscoprire e coltivare la castità, virtù che custodisce l’amore autentico, e li ha invitati a non bruciare nella dissipazione il prezioso tempo di riposo. Vasta eco hanno avuto queste parole sui mezzi di comunicazione, ma come risuona nei giovani la parola castità? Matteo Ambu ha raccolto la testimonianza di Leonilda Conti, una delle due giovani responsabili del Centro Internazionale San Lorenzo di Roma, destinato dal Papa come luogo di preghiera in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù.

 

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R. – Penso che molti giovani possano non intendere correttamente l’autentico significato della castità. Castità sembra qualcosa che possa escludere tutto ciò che dà piacere, ma in realtà se il giovane approfondisce il significato di questa parola e ne riconosce il valore, cerca di viverla. Non è facile perché, soprattutto a livello televisivo, i media, ecc, propongono sempre la società del consumismo: qualcosa che deve essere raggiunto e dare piacere subito e non permette, invece, di percepire che, anche il raggiungimento di un piacere, e quindi desiderare la propria felicità, avviene anche con sacrificio. Mi viene in mente uno sportivo che vuole arrivare in cima alla montagna. Potrebbe esserci anche la macchina o la moto, ma c’è tutto un altro sentimento se viene vissuto con le proprie gambe, con il proprio sforzo e viene dato il tempo necessario per poter raggiungere la cima. C’è anche un altro tipo di felicità, di soddisfazione nel raggiungere la cima. Penso che quindi anche il valore della castità sia un valore che i giovani possano riscoprire e soprattutto, in questo senso, il giovane cristiano deve avere il coraggio di non vergognarsi e di promuoverlo come un valore per se stesso.

 

D. – Castità, quindi, intesa anche come rispetto di se stessi …

 

R. – Sì, penso la castità come rispetto soprattutto di se stessi e da qui nasce anche il rispetto per l’altro.

 

D. – L’estate, tempo in cui tutto è permesso, in base al proprio individualismo o momento di riscoperta della propria interiorità?

 

R. – Cercare durante l’estate delle attività che ci possano far bene, penso che possa corrispondere anche al piano che il Signore ha per ciascuno di noi. Il punto invece è in cosa consiste questo piacere, se è un qualcosa che è effimero, che passa subito, superficiale, oppure se invece risponde alla ricerca di una felicità più profonda. Il tempo dell’estate permette di avere un tempo gratuito, che non ha dei fini ultimi se non quello di poter vivere con serenità un momento di pace. Non credo che la fede sia una di quelle attività che si mettono in vacanza. Se ciascuno di noi ha potuto, durante l’anno, vivere questo rapporto personale con il Signore, se c’è questa intimità con il Signore, penso che ciascuno di noi cerca di mantenerla anche durante l’estate.

 

D. – Il Papa ha detto ai giovani di aver coraggio, compiere scelte radicali senza compromessi, fuggire dalla mediocrità. Qual è la tua testimonianza?

 

R. - Quando ho incontrato il Signore mi ha fatto scoprire dei desideri molto più profondi di quelli che io immaginavo. Mi ha dato la forza di affrontate alcune situazioni che molti mi dicono sono anche situazioni di coraggio. In realtà sento che il Signore mi ha sempre appoggiata e mi ha sempre accompagnata, quindi il coraggio è anche relativo. Ho potuto affrontare, per esempio una missione di due anni in Brasile. Non conoscevo la lingua, non ero mai stata nell’America del Sud. Anche le stesse persone del luogo mi hanno guardata un po’ meravigliati dicendo “ma come vieni da sola?” e invece il coraggio che loro vedevano era già nelle mani del Signore. Il coraggio è sempre ricambiato da una forza necessaria per affrontare la situazione. Quando non abbiamo chiaro qual è il nostro passo futuro, quale sarà il nostro lavoro dopodomani, quando siamo di fronte a delle scelte o a dei cambiamenti, il Signore permette di avere la forza necessaria per affrontare questa situazione di insicurezza, perché lui è sempre presente.

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“E’ FINITA L’EPOCA DELLE RIFORME, LA SITUAZIONE PEGGIORA SEMPRE PIÙ”.

QUESTA LA DENUNCIA DEGLI STUDENTI IRANIANI, IN OCCASIONE

DEL QUARTO ANNIVERSARIO DELLA RIVOLTA STUDENTESCA IN IRAN

- Servizio di Francesca Sabatinelli -

 

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Le riforme del presidente iraniano Khatami sono finite,  la sua politica non ha  più efficacia. Gli studenti lo hanno ripetuto a voce alta oggi, e questo ha provocato l’immediato arresto per tre di loro. Le riforme sono morte, conferma Nicole Sadighi, esponente del comitato di coordinamento del movimento studentesco per la democrazia in Iran. Gli studenti ed i giovani non hanno più rispetto per Khatami e per i riformisti che finora non hanno fatto nulla. Negli ultimi sette anni, spiega Nicole, la situazione è peggiorata. E lo testimonierebbe proprio il rapporto sulla pena di morte nel mondo, che vede l’Iran al secondo posto nella lista nera dopo la Cina. Nicole Sadighi.

 

“I THINK IRAN …

Dopo la Cina, il regime iraniano è il secondo per quanto riguarda la pratica della pena di morte e non sembra avere intenzione di smettere. Anche perché è l’unico modo con cui riesce a continuare a controllare la popolazione. Reprimendo con la pena di morte riesce ad assicurarsi la permanenza al potere”.

 

Pena capitale, ma anche tortura, maltrattamenti di tutti i tipi: è quanto rischiano le migliaia di persone imprigionate, molte delle quali con false accuse come tradimento, blasfemia, o colpevoli di essersi espressi a favore del diritto di parola con manifestazioni non violente.

 

“PEOPLE ARE TORTURED …

Molte persone sono imprigionate in segreto. Vengono inflitte loro pratiche disumane, come l’amputazione degli arti e vengono cavati loro gli occhi. Succedono molte cose di cui mi fa orrore parlare. Sembra un film dell’orrore appunto, ma è la realtà che vive il mio Paese”.

 

I giovani lottano per la libertà, per i diritti umani, per la democrazia e per questo dovrebbero essere sostenuti, spiega ancora Nicole, dalla comunità internazionale.

 

“THE EUROPEAN UNION …

L’Unione Europea dovrebbe smettere immediatamente di avere rapporti economici con il regime islamico. La Germania addirittura ha provveduto a dare al governo iraniano un equipaggiamento contro le dimostrazioni. Tutta la comunità europea sta investendo milioni in Iran, che poi vanno dirottati per fondare organizzazioni come Al Qaeda, come Hamas e come quella degli Hezbollah. Quindi, sta contribuendo al terrorismo internazionale. Dovrebbero smettere immediatamente di avere rapporti con il regime ed investire nel popolo iraniano”. 

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CHIESA E SOCIETA’

9 luglio 2003

 

 

 

GIORNALISMO AL SERVIZIO DELLA DIGNITÁ UMANA. ASSEGNATO A ZURIGO

IL PREMIO CATTOLICO PER LA COMUNICAZIONE 2003

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE SVIZZERA

 

ZURIGO. = Sono il giornalista radiotelevisivo José Ribeaud e l’autrice di documentari televisivi Marianne Pletscher i vincitori del Premio cattolico per la comunicazione 2003. Il premio, giunto alla decima edizione, viene consegnato oggi a Zurigo dalla Commissione dei media della Conferenza episcopale svizzera (Ces) e alla presenza del vescovo responsabile mons. Peter Henrici. La commissione ha voluto scegliere, si legge in un comunicato, professionisti che hanno posto al centro della loro attività la dignità dell’uomo. "Morire meglio- tutto ciò che è possibile, quando non se ne può più" è il titolo del documentario sulle cure palliative di Marianne Pletscher, "un’opera impressionante" si legge ancora nella nota, con cui "l’autrice ci fa entrare con straordinaria sensibilità nell’esistenza della comunità che accompagna la persone in fin di vita nel Limmattalspital di Zurigo". Una testimonianza "dolce e discreta che la morte dell’uomo non deve essere necessariamente segnata dalla paura" ma può essere vissuta con "dignità e senza angoscia". "Vivere felici ha per nome ‘comunicare’" indica invece il progetto che José Ribeaud, a conclusione di una lunga carriera giornalistica, ha lanciato in Madagascar a favore di una radio locale partecipando sul posto alla creazione di un centro di formazione per giornalisti, "coronamento - sottolineano i vescovi - del suo straordinario impegno al servizio della verità e della giustizia". (M.D.)

 

 

UNA STAZIONE RADIO-TELEVISIVA NAZIONALE PER LA COMUNITÁ CATTOLICA

DEL CONGO. IL PROGETTO, LANCIATO DALLA CONFERENZA EPISCOPALE

DEL PAESE AFRICANO, RICHIEDERÁ 5 ANNI DI TEMPO PER ESSERE REALIZZATO

 

KINSHASA. = È stato ufficialmente lanciato dalla Conferenza episcopale congolese (Cenco) il progetto di costituzione di una radio-televisione cattolica estesa a tutto il territorio nazionale della Repubblica Democratica del Congo. L’obiettivo è quello di creare una televisione che sia vicina alla comunità cattolica e a tutti gli uomini di buona volontà. La rete televisiva della Chiesa nasce dopo aver raccolto il sostegno dei cristiani sulla necessità di incrementare l'uso dei mezzi audiovisivi per diffondere il Vangelo e promuovere le attività pastorali della Chiesa. Dal 1997 infatti nel Paese si nota un notevole fermento nel settore dei media, con la creazione di diverse reti diocesane radiofoniche e televisive. Il sistema mediatico inoltre è uno dei principali terreni di confronto tra la Chiesa Cattolica e le diverse sette diffuse ormai in ogni angolo del paese. La realizzazione del progetto dovrebbe richiedere 5 anni dal suo finanziamento, con un intervallo di 3 anni fra l'inizio della prima fase e quello della seconda. Le fasi di realizzazione saranno tre. L’erezione, prima di tutto, della stazione principale a Kinshasa e, successivamente, di 5 stazioni in altrettante province. La costituzione, infine, di 41 catene diocesane. Attualmente nella Repubblica Democratica del Congo le principali stazioni radio diocesane attive sono 12, mentre le reti televisive diocesane sono invece 4. (M.D.)

 

 

INAUGURATA A NAIROBI RADIO WAUMINI, LA PRIMA RADIO CATTOLICA DEL KENYA.

NATA CON IL SOSTEGNO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, SARÁ DIRETTA DAL PADRE COMBONIANO RENATO KIZITO SESANA E TRASMETTERÁ IN INGLESE E KISWAHILI. ACCORDI ANCHE CON RADIO VATICANA PER LA FORNITURA DI ALCUNI PROGRAMMI

 

NAIROBI. = “È la conclusione di un processo iniziato 10 anni fa e allo stesso tempo il punto di partenza di una nuova opera di evangelizzazione” Sono le parole, raccolte dall’agenzia Fides, del padre comboniano Renato Kizito Sesana, neo-direttore di Radio Waumini (“credenti” in swahili), la prima radio cattolica del Kenya, inaugurata lo scorso 6 luglio, in coincidenza con la locale Giornata delle comunicazioni. “Radio Waumini” dice padre Kizito “sarà uno strumento di evangelizzazione e promozione delle attività della Chiesa in Kenya. Allo stesso tempo, sarà la radio di tutti i keniani perché vuole rappresentare le diversità del Kenya attuale e promuovere valori quali giustizia, pace, solidarietà, tolleranza, riconciliazione e comprensione reciproca”. La radio è in grado di trasmettere in un raggio di 150 km da Nairobi, ma è prevista la possibilità di raggiungere altre città quali Kisumu, Nyeri e Mombasa. I programmi saranno in inglese e kiswahili.Il processo che ha portato alla costituzione di radio Waumini è stato molto lungo:“Mentre in altri paesi africani esiste una lunga tradizione di media cattolici – ricorda padre Kizito - in Kenya solo 15 anni fa sono state avviate le prima iniziative nel settore: la casa di produzione Ukweli Video e le riviste Mwananchi, The Seed e New People. In seguito, l’arcidiocesi di Mombasa e la rivista New People hanno cominciato a produrre programmi radiofonici che venivano trasmessi da alcune stazioni non ecclesiali.”Padre Kizito, che vanta una lunga esperienza nel settore dei media, ma non in quello radiofonico, ha dovuto cominciare tutto dall’inizio. “Grazie a Dio – ricorda il missionario - a poco a poco diverse persone mi hanno affiancato per aiutarmi in questa impresa. La Conferenza episcopale italiana e l’associazione italiana “Cuore Amico”, hanno offerto la maggior parte dei fondi necessari, mentre il Circuito Marconi, un’associazione di emittenti cattoliche italiane, ci ha aiutato dal punto di vista tecnico.” I lavori per la costruzione degli Studi di Radio Waumini iniziarono nel marzo 2001 e si conclusero nel settembre dello stesso anno. A metà 2002 la radio ottenne la licenza, ma le autorità dovevano assegnare la frequenza di trasmissione. “Finalmente nel gennaio di quest’anno – conclude il racconto padre Kizito - ci è stata assegnata la frequenza di trasmissione, abbiamo poi raggiunto un accordo per ritrasmettere alcuni programmi di Radio Vaticana, e siamo entrati nella fase di preparazione finale.” (M.D.)

 

 

FESTA D’ AFRICA FESTIVAL 2003. A ROMA PER DIVULGARE LA CULTURA SUB-SAHARIANA. DAL 4 AL 12 LUGLIO RAPPRESENTAZIONI TEATRALI, MUSICA, PITTURA, DANZA E DIBATTITI PER CONTRIBUIRE ALL’INTEGRAZIONE DEI POPOLI

 

ROMA. = Aprire le porte alla cultura sub-sahariana e farne conoscere le ricchezze spesso inesplorate. Questo è lo scopo primario di “Festa d'Africa Festival” 2003, manifestazione che si tiene a Roma dal 4 al 12 luglio. L’iniziativa vuole presentarsi come un percorso incentrato soprattutto sul teatro africano, attraverso il quale, si esprimono le principali arti sub-sahariane, dalla pittura alla danza, passando attraverso la musica e la cucina. “Festa d'Africa” vuole offrire, quindi, l'opportunità di conoscere e apprezzare gli aspetti più moderni e i principali fermenti dell’arte africana, senza trascurare incontri e dibattiti, per approfondire la conoscenza dell’Africa contemporanea. Il festival si propone anche come piattaforma permanente di relazioni più profonde tra culture per creare i presupposti di un'integrazione con la popolazione africana residente in Italia e moltiplicare gli incontri tra autori, spettatori, intellettuali italiani e stranieri. L'attenzione meritata dalla nuova drammaturgia sub-sahariana, ritengono gli organizzatori, potrebbe essere una preziosa opportunità per favorire anche in Italia un ampliamento dei propri confini linguistici e tematici, nella assoluta certezza che solo la conoscenza è alla base di una reale integrazione tra culture e popoli. (M.D.)

 

 

FESTEGGIATI A BALTIMORA I 175 ANNI DALLA FONDAZIONE DELLE “SUORE OBLATE DELLA DIVINA PROVVIDENZA”, PRIMA CONGREGAZIONE DI RELIGIOSE AFRO-AMERICANE. UNA LETTERA DEL CARDINALE ARCIVESCOVO WILLIAM KEELER RICORDA LA FEDE E LA TESTIMONIANZA DELLE RELIGIOSE DI FRONTE ALLE DIFFICOLTÁ

E ALLE DISCRIMINAZIONI

 

BALTIMORA. = Le Suore Oblate della Divina Provvidenza, prima congregazione di religiose afro-americane negli Stati Uniti, hanno festeggiato il 175° anniversario di fondazione. La congregazione venne istituita nel 1829 da Madre Elisabeth Lange e dal padre sulpiziano James Nicholas Hector Joubert per istruire i figli degli schiavi e gli ex schiavi, in contrasto con la legge dell’America schiavista di allora che lo vietava. La Messa che ha dato inizio ai festeggiamenti dell’anniversario è stata celebrata il 2 luglio nella casa madre a Baltimora. L’omelia è stata pronunciata da mons. Raymond East, prelato d’onore di Sua Santità, che ha voluto ricordare il grande coraggio e intuito dei due fondatori di fronte all’ostilità e ai pregiudizi razziali della società americana dell’epoca. Madre Lange, ha osservato mons. East, aveva compreso che “che l’educazione è liberazione, l’informazione è potere e che la conversione è la via alla salvezza”. Ricordando le accuse ai limiti dell’ingiuria che dovettero subire le prime Oblate, mons. East le ha definite “martiri della carità del Signore”. Su questo coraggio e determinazione si sofferma anche la lettera alle Oblate dell’arcivescovo di Baltimora, il cardinale William Keeler: “Attraverso giornate difficili e anche notti terrificanti - scrive il porporato - avete tenuto alta la fede, sopportando la durezza dell’ingiustizia razziale e delle difficoltà economiche. Siete un dono per la Chiesa”. (M.D.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

9 luglio 2003

 

 

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

In Bangladesh un traghetto, sovraccarico di passeggeri e partito poco prima dalla capitale Dacca, è affondato mentre navigava nel sudest del Paese. Il bilancio di questo tragico naufragio è di 400 morti e, secondo le prime ricostruzioni, l’imbarcazione si sarebbe inabissata in seguito alla rottura di un motore.

 

Spostiamoci in Iran, Paese dove  si sarebbe dovuta svolgere la grande protesta contro il regime degli ayatollah. Ricorre infatti oggi il quarto anniversario della violenta repressione antistudentesca del 1999. Gli universitari avevano annunciato una grande manifestazione a Teheran ma le strade della capitale, teatro di violenze nelle scorse settimane, sono rimaste vuote. Ascoltiamo in proposito il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Alla fine ha vinto la repressione. Università chiuse e circondate dalla polizia, presidiata dalle forze di sicurezza anche la sede delle Nazioni Unite, dove avrebbe dovuto svolgersi un sit-in. Minacce velate ai giornalisti stranieri, perché si astengano dal partecipare ad eventuali raduni illegali. E proprio davanti ai taccuini della stampa, tre arresti in diretta, nella conferenza organizzata dalla maggiore associazione studentesca riformista, l’Ufficio per il consolidamento dell’unità. Strade vuote, dunque, e carceri piene: i leader della protesta – che dal 10 al 20 giugno aveva insanguinato la capitale – sono detenuti da un paio di settimane. Da allora, è cambiata la tattica: rinuncia allo scontro violento e spazio alla via diplomatica. In una lettera inviata a Kofi Annan, segretario generale dell’Onu, 29 associazioni hanno chiesto al Palazzo di Vetro di abolire il concetto di sovranità limitata del popolo, che attribuisce agli ayatollah il diritto di veto sulle decisioni del governo. Un altro messaggio alle Nazioni Unite giunge dal Consiglio Nazionale di Resistenza, legato ai mujaheddin del popolo. Fornisce informazioni su un programma nucleare segreto nell’impianto di Kolahdouz, dove si troverebbero attrezzature per la preparazione dell'uranio arricchito. Mohamed El Baradei, direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, ne sta discutendo con il governo di Teheran: dopo il primo colloquio “costruttivo” con il ministro degli Esteri, Karrazi, l’obiettivo è di convincere il presidente Khatami a firmare il Protocollo aggiuntivo al Trattato di non proliferazione.

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In Medio Oriente, nonostante la tregua, continua purtroppo la scia di violenza. Nel corso di un’operazione speciale scattata stamani a Burkin, vicino a Jenin, un commando di militari israeliani ha ucciso il fratello di un comandante palestinese della brigata Tanzim. Sul piano politico il premier israeliano Sharon ha annunciato stamattina una sua prossima visita a Londra per incontrare il primo ministro inglese Blair. Ieri, intanto, l’inviato americano Wolf ha incontrato il ministro degli esteri dello Stato ebraico, Shalom, per esortare il governo israeliano a liberare il maggior numero possibile di detenuti. Proprio questo tema è al centro di grandi polemiche nell’esecutivo palestinese. Il servizio di Graziano Motta.

 

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Le organizzazioni dell’Intifada avevano accettato la Udna, una pausa nella lotta armata, ponendo ad Abu Mazen alcune condizioni, la prima delle quali che ottenesse da Sharon il rilascio di tutti i combattenti attivisti catturati dai soldati israeliani. Solo che il governo di Gerusalemme, dopo un tormentato dibattito, in cui si è spaccato, ha recepito in minima parte tale richiesta disponendo la immediata scarcerazione di 350 prigionieri su oltre 6 mila e condizionando le successive all’andamento del processo politico e alla tenuta della tregua. Abu Mazen è stato contestato dal comitato centrale di Al Fatah, in cui per 30 anni ha avuto un ruolo di primissimo piano, il più importante dopo Arafat, proprio per l’esiguità di questo risultato. Le critiche sono state dure a tal punto da presentare le dimissioni da questo organismo, che le ha respinte, e di dichiararsi pronto a lasciare pure la guida del governo. Se in questi gesti si possono intravedere pressioni sulle forze politiche israeliane perché cambino idea, è pur chiaro che la crisi è grave. Gli Stati Uniti e l’Unione Europea stanno cercando di non farla precipitare concedendo nuovi aiuti economici al governo di Abu Mazen.

 

Per Radio Vaticana, Graziano Motta.

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In Iraq i militari americani hanno arrestato l'ufficiale dei servizi di intelligence di Saddam che avrebbe incontrato a Praga, nell'aprile del 2001, Mohamed Atta, il capo del commando di dirottatori dell’undici settembre. Si tratta di Ahmad Khalil Ibrahim Samir al-Ani ed il suo arresto, secondo quanto è stato confermato ieri sera da fonti ufficiali, risale alla scorsa settimana. Continuano intanto gli sforzi della Cia per verificare l’autenticità dei messaggi di Saddam Hussein rivolti al popolo iracheno. L’ultima registrazione della voce dell’ex rais è stata trasmessa ieri da una emittente televisiva libanese e dalla rete araba al Jazeera.

 

Affrontiamo ora il delicato tema delle armi di distruzione di massa. La Casa Bianca ha formalmente ammesso, ieri, che il presidente Bush avrebbe sovrastimato gli sforzi iracheni di dotarsi, prima della seconda guerra del Golfo, di armi nucleari. I presunti tentativi del regime di Saddam Hussein di acquistare uranio dal Niger per costruire ordigni nucleari hanno trovato la smentita del Consiglio nazionale sulla sicurezza. Ascoltiamo il servizio di Maurizio Pascucci:

 

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“WE NOW KNOW ...”

Ora sappiamo che i documenti nei quali ha recitato l’accordo tra l’Iraq ed il Niger erano falsi. Le altre indicazioni, secondo cui l’Iraq avrebbe tentato di ottenere uranio dall’Africa, non sono dettagliate o sufficientemente specifiche per renderci sicuri che simili tentativi abbiano mai preso luogo. Con queste dichiarazioni il National Security Council degli Stati Uniti ha dato ragione all’ex-ambasciatore americano Joseph Wilson, che nel fine settimana ha detto di aver indicato alla Cia l’inattendibilità delle voci dell’acquisto di uranio del Niger da parte dell’Iraq. Wilson era stato inviato in Niger per verificare quelle voci a febbraio del 2002, informando l’Intelligence americana delle sue conclusioni ben prima del discorso alla Nazione del 28 gennaio di quest’anno, in cui Bush citò il tentativo di acquisto di uranio da parte di Saddam Hussein. Intanto in Iraq, il generale americano di origine libanese, John Abi Zaad, ha preso le redini del comando centrale statunitense nel Paese, sostituendo il generale Tommy Frank, che è andato in pensione dopo 36 anni di servizio.

 

Maurizio Pascucci, per la Radio Vaticana.

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Ieri a Londra il primo ministro britannico, Tony Blair, è intervenuto di fronte alla commissione della camera dei Comuni per rispondere alle accuse di manipolazione nel dossier sulle armi di distruzione di massa irachene. Blair ha cercato di riconquistare la fiducia del Paese ribadendo con forza che nel rimuovere Saddam Hussein è stata fatta la cosa migliore ma, secondo il New York Times, gli elettori inglesi stanno perdendo la fiducia nel loro premier.

 

Prosegue il viaggio in Africa del presidente statunitense, George Bush. Il capo di Stato americano si è incontrato stamani a Pretoria con il presidente sudafricano, Thabo Mbeki.  Alla vigilia del suo arrivo, il principale partito d’opposizione dello Zimbabwe lo ha invitato ad adoperarsi per l’allontanamento del presidente Robert Mugabe. Ieri intanto dal Senegal, Bush ha assicurato che gli Stati Uniti lavoreranno con l’Onu e l’Unione Africana per risolvere la crisi in Liberia, Paese dove torneranno gli operatori umanitari allontanati a causa degli scontri tra i ribelli e le forze fedeli al presidente Taylor.

 

Torna a far vittime la guerriglia in Burundi. Almeno due civili sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti questa mattina da una granata  di mortaio che ha colpito la Banca centrale del Burundi a Bujumbura. Sempre stamani, altri ordigni sono esplosi nel mercato centrale e nella città, così come riferiscono fonti locali.

 

E dall’Africa giunge anche la notizia di violenti combattimenti, avvenuti in Somalia negli ultimi due giorni. A scontrarsi nella regione di Mudug, nel centro del Paese, due clan rivali, probabilmente per il controllo del commercio del sale. Pesante il bilancio delle vittime: almeno 28 morti e 65 feriti.

 

Dopo 10 giorni di detenzione, sono stati liberati i due giornalisti europei ed il loro traduttore americano arrestati a fine giugno in Laos e condannati a 15 anni di carcere, con l’accusa di “ostruzione al lavoro delle forze armate” e “detenzione illegale di  esplosivi”.

 

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