RADIOVATICANA

RADIOGIORNALE

Anno XLVII  n. 188 - Testo della Trasmissione di lunedì 7 luglio 2003

 

Sommario

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE:

Luigi Orione sarà presto Santo. Il suo nome tra i dieci Beati nel decreto promulgato oggi. Con noi il postulatore della causa, don Flavio Peloso.

 

Il cordoglio del Papa per la scomparsa del cardinale Ignacio Antonio Velasco Garcia, arcivescovo di Caracas.

 

Mondializzare la solidarietà per permettere ai Paesi poveri di effettuare le scelte per il proprio avvenire. Così il Papa nel messaggio all’assemblea Generale della Caritas Internazionalis, che inizia oggi i lavori.

 

OGGI IN PRIMO PIANO:

Rafforzamento dell’identità e dell’azione della Caritas nel mondo. L’obiettivo della 17.ma Assemblea di Caritas Internationalis nell’intervista con mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana.

 

Lotta alla fame e all’Aids, argomenti in primo piano per il presidente degli Stati Uniti Bush, alla vigilia del suo viaggio in Africa. Il capo della Casa Bianca ai nostri microfoni.

 

CHIESA E SOCIETA’:

L’appello dei salesiani al presidente della commissione europea Romano Prodi in favore della pace in Liberia.

 

L’arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla nuovo presidente della Conferenza episcopale filippina.

 

Il messaggio dei vescovi spagnoli per la sicurezza stradale durante le vacanze estive.

 

L’invito al turismo responsabile nel messaggio della ong cattolica Manos Unidas.

 

Inizia oggi la visita di una delegazione della Cei nei Paesi caraibici.

 

Pubblicato lo studio sull’Aids del sacerdote cileno Fernando Chomali, membro della Pontificia accademia per la vita.

 

24 ORE NEL MONDO:

 In Medio Oriente, primi passi concreti della Road Map: Israele libera 350 prigionieri palestinesi.

 

La guerriglia cecena è responsabile dell’attentato di sabato scorso: lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin.

 

Nelle elezioni parlamentari ed amministrative in Messico, il Partito rivoluzionario istituzionale ha ottenuto finora la maggioranza relativa.

 

Bocciato in Corsica il referendum che avrebbe reso l’isola più autonoma da Parigi.

 

 

IL PAPA E LA SANTA SEDE

7 luglio 2003

 

 

LA SOLIDARIETA’, PERCHE’ SIA EFFICACE OGGI, E’ UN DOVERE E UN IMPEGNO

CHE GLI STATI RICCHI DEVONO ASSUMERE IN PIENA COLLABORAZIONE

CON LE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE INTERNAZIONALI.

LO HA DETTO IL PAPA, IN UN MESSAGGIO AL PRESIDENTE

DI CARITAS INTERNATIONALIS

 

- Servizio di Alessandro De Carolis -

 

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Mondializzare la carità significa concepire politiche sociali ed economiche di ampio respiro, concordate su base internazionale anche con le organizzazioni umanitarie, che vanno tutelate nelle loro missioni di soccorso. Significa pensare in maniera nuova le relazioni tra Paesi ricchi e Paesi poveri, cessando “i rapporti di assistenza a senso unico” che creano squilibri, preferendo invece un più utile “partenariato”.

 

Sono alcune delle indicazioni che Giovanni Paolo II offre ai membri di Caritas Internationalis, riuniti da oggi a Roma per i lavori della 17.ma Assemblea generale. Nel messaggio indirizzato al presidente dell’organismo umanitario, Fouad El-Hage, il Papa prende in esame l’attuale contesto mondiale, “segnato – afferma – da una moltitudine di cambiamenti, che creano sempre di più dei legami di interdipendenza tra i sistemi, le nazioni e le persone”, ma anche “minacciato in modo eclatante da divisioni e da opposizioni violente, come dimostra la recrudescenza del terrorismo”. Di fronte a un simile scenario, obietta il Pontefice, è chiaro che “non è più possibile concepire politiche o programmi che restino limitati a un aspetto particolare dei problemi”. La mondializzazione, asserisce il Papa, “è divenuta come un orizzonte obbligato di tutte le politiche” e ciò è vero soprattutto “per ciò che concerne il mondo dell’economia, come pure i campi dell’assistenza e dell’aiuto internazionale”.

 

E qui, Giovanni Paolo II offre la propria visione di quella “fantasia della carità” evocata nella Novo millennio ineunte che, sostiene, deve agire “con efficacia”, badando nel contempo a far sì che la solidarietà non sia donata a chi soffre come “un’elemosina umiliante”, ma come una “condivisione fraterna”. Perché la solidarietà divenga mondiale, scrive il Pontefice, bisogna che essa “tenga effettivamente in conto tutti i popoli di tutte le regioni del mondo”. Essa, aggiunge ancora, “esige molti sforzi e soprattutto garanzie internazionali stabili nei confronti delle organizzazioni umanitarie, sovente messe in disparte, loro malgrado – osserva il Papa – in terra di conflitto, poiché la sicurezza non è loro garantita e il diritto di assistere le persone non è assicurato”. Mondializzare la solidarietà, afferma subito dopo, “chiede inoltre di lavorare in stretto e costante rapporto con le organizzazioni internazionali, garanti del diritto, per equilibrare in modo nuovo le relazioni tra i Paesi ricchi e quelli poveri”, cessando relazioni di assistenza a senso unico, “che troppo spesso contribuiscono ad approfondire ancor più lo squilibrio a causa di un meccanismo di indebitamento permanente”. Meglio optare per il partenariato che – ponendo i due Paesi sullo stesso piano - consente a ciascuno di effettuare “le scelte per il proprio avvenire”.

 

Giovanni Paolo II conclude con un incoraggiamento all’attività di Caritas Internationalis, perché ciascuna persona in difficoltà possa sperare di ricevere “il medesimo soccorso”, sul modello di Cristo, “Buon Samaritano della nostra umanità ferita”.

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UDIENZE E NOMINE

 

Il Papa nel corso della mattinata ha ricevuto in successive udienze: ricevuto questa mattina in udienza il Presidente della Confederazione Elvetica, Pascal Couchepin, insieme alla consorte e seguito; il cardinale. Sergio Sebastiani, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede; il cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi

 

Il Papa ha nominato ausiliari dell'arcidiocesi di Detroit (U.S.A.): mons. Walter A. Hurley, del clero della medesima arcidiocesi, parroco della "Our Lady of Sorrows Parish" a Farmington, assegnandogli la sede titolare vescovile di Cunavia; mons. John M. Quinn, del clero della medesima arcidiocesi, direttore del Dipartimento per l’Educazione, assegnandogli la sede titolare vescovile di Ressiana; il sacerdote Francis R. Reiss, del clero della medesima arcidiocesi, parroco della “Saint Frances Cabrini Parish” in Allen Park, assegnandogli la sede titolare vescovile di Remesiana.

 

 

PROMULGATI OGGI DAL PAPA

I DECRETI  DI APPROVAZIONE DEI MIRACOLI O DELLE VIRTU’ EROICHE

IN VISTA DELLA BEATIFICAZIONE O CANONIZZAZIONE  DI 10 NUOVI TESTIMONI

 DELLA FEDE. PRESTO SARA’ PROCLAMATO SANTO IL BEATO LUIGI ORIONE

 

“Il cristiano è chiamato alla santità in ogni stagione della vita”. Queste parole di Giovanni Paolo II sono state richiamate questa mattina dal cardinale José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, presentando al Papa 10 nuovi decreti delle cause che recentemente hanno raggiunto traguardi decisivi in vista della beatificazione o della canonizzazione. 10 testimoni della fede, la maggior parte nostri contemporanei,  di cui vengono riconosciuti i miracoli o le virtù eroiche. Tra queste spicca il beato Luigi Orione, che presto sarà proclamato santo. Servizio di Carla Cotignoli.

 

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Dieci nuovi testimoni. “Con la loro spiritualità e con le loro iniziative di evangelizzazione e di carità sociale – ha detto il cardinale Saraiva Martins citando Giorgio la Pira – hanno cooperato a trascrivere nella civiltà e nella società terrena i lineamenti della città celeste”. 10 grandi figure che testimoniano come davvero si può diventare santi in ogni condizione sociale, ad ogni stagione della vita e sotto ogni latitudine.

 

Solo qualche esempio. Il beato Luigi Orione, morto nel 1940,  presto santo, lascia in eredità un’opera a favore dei portatori di handicap, la Piccola Opera della Divina Provvidenza e una nuova famiglia religiosa. Uomo “con la tempra e il cuore dell’Apostolo Paolo”, come lo ha definito il Papa.  Ha solo 25 anni il sacerdote trappista francese Giuseppe Maria Cassan, presto beato che ha dato testimonianza della gioia che fiorisce dalla sofferenza. Morirà di tubercolosi nel 1903. Anche un altro giovane, questa volta italiano sarà proclamato beato. E’ della  diocesi di Rimini. Alberto Marvelli  morto a causa di un incidente stradale a 28 anni impegnato attivamente nel dinamismo ecclesiale, sociale e politico della sua città nel tempo difficile del secondo conflitto mondiale. Tra i nuovi beati anche due testimoni della fede slovacchi, un vescovo, Basilio Hopko, della Chiesa Greco-cattolica  e una religiosa, Suor Zdenka Schelingova, vittime del regime comunista. E ancora due religiose: una colombiana, Laura Montoyay Upegui,  dedita a portare il Vangelo agli indigeni della sua terra, e una tedesca, Anna Caterina Emmerick, che ha fatto delle sofferenze fisiche la sorgente di un apostolato fecondissimo.

 

Delle tre figure, di cui sono state riconosciute le virtù eroiche - un sacerdote francese, Pietro Vigne, e una religiosa italiana, al secolo Costanza Storace - vi è anche una umile donna del popolo, madre di 9 figli, Eurosia Fabris. La sua ricchezza è la fede assoluta nella provvidenza di Dio. Apre la sua casa, pur povera, ad accogliere bambini bisognosi. Si cura delle ragazze del Paese, degli infermi e delle famiglie in difficoltà. Tre suoi figli saranno sacerdoti.

 

Ci soffermiamo ora sul riconoscimento del miracolo attribuito all’interces-sione del beato Luigi Orione. Si tratta della guarigione di un tumore giunto ad una fase senza più possibilità di intervento da parte dei medici. Ce ne parla il postulatore della causa, Don Flavio Peloso, intervistato da Angela Ambrogetti.

 

R. – Tutto parte dall’autunno 1998, da un incontro quasi fortuito in un nostro piccolo Cottolengo, con una persona che mi parla molto discretamente di quanto era successo al papà, cioè un tumore, manifestatosi con emottisi. L’analisi non dà dubbi. Non c’è più niente da fare. Dopo l’ultimo referto dell’esame citologico si decide di dimetterlo. Non era possibile praticare alcun tipo di chemioterapia o alcun tipo di radioterapia, solo di rivolgersi ad un esperto di terapia del dolore. Questa famiglia era molto devota del beato Luigi Orione. In particolare una figlia, Gabriella, racconta che proprio due, tre ore dopo l’esito ancora infausto della diagnosi - era l’ultimo dell’anno 1999 lei è andata nella cappella dell’ospedale. Si è rivolta a don Orione, chiedendo “Conservaci ancora un po’ il papà”, con fede. E dopo ha sperimentato una grande pace e sicurezza interiore, quasi a dire: “Papà è in buone mani”. Nel giro di pochissimi giorni il papà esce da quello stato di deperimento accentuato, recupera le sue energie. Invece del peggioramento previsto, dell’esplosione esterna in dolori, del tumore ai polmoni, c’è un miglioramento rapido e definitivo.

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E’ MORTO A CARACAS IL 74.ENNE CARDINALE IGNACIO ANTONIO VELASCO GARCÍA,

ARCIVESCOVO DELLA CAPITALE VENEZUELANA

 

- A cura di Alessandro De Carolis -

 

La comunità venezuelana di Caracas è in lutto per la morte del suo cardinale, l’arcivescovo Ignacio Antonio Velasco García, salesiano, deceduto all’età di 74 anni dopo una lunga malattia. Ai familiari del porporato e alla sua comunità ecclesiale, Giovanni Paolo II ha indirizzato stamani un telegramma di cordoglio per la scomparsa di un pastore “zelante”, definito un “esempio di abnegazione”. Nell’affidare alla misericordia di Dio il cardinale scomparso, “che con tanta prudenza e carità ha servito il popolo di Dio”, il Papa ha messo in risalto la “grande dedizione alla causa del Vangelo” mostrata dal porporato nelle singole fasi del suo ministero: da giovane sacerdote, ordinato a Roma nel 1955, alla consacrazione come vescovo, nel 1990, fino alla promozione alla sede metropolitana di Caracas, avvenuta cinque anni più tardi, dove diede prova, scrive il Papa, “del suo profondo amore alla Chiesa e delle qualità che lo avevano contraddistinto”. Giovanni Paolo II gli consegnò la berretta cardinalizia nel concistoro del 21 febbraio 2001.

 

Con la scomparsa del cardinale Velasco García, il numero dei cardinali scende a 167, dei quali 111 elettori e 65 non elettori.

 

 

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OGGI SU “L’OSSERVATORE ROMANO”

 

Apre la prima pagina il titolo "Il messaggio di Santa Maria Goretti: rifiuto di ogni compromesso con il male": all'Angelus, Giovanni Paolo II ha riproposto ai giovani l'esempio della piccola martire nel centenario della morte.

Bisogna riaffermare con chiarezza che la purezza del cuore e del corpo va difesa, perché la castità "custodisce" l'amore autentico.

Sempre in prima, in evidenza il titolo "Il Papa per l'entrata in vigore della Convenzione internazionale: il fenomeno delle migrazioni nel rispetto delle persone e delle famiglie".

Il telegramma di cordoglio del Papa per la morte del Cardinale Ignacio Velasco Garcia. All'interno, la biografia del compianto Porporato.

 

Nelle vaticane, il Messaggio del Santo Padre al Presidente della "Caritas internationalis".

L'indirizzo d'omaggio del Card. Saraiva Martins al Papa in occasione della Lettura dei Decreti.

 

Nelle pagine estere, l'intervento dell'Arcivescovo Martino, ad una Conferenza organizzata dagli Stati Uniti, sui temi degli organismi geneticamente modificati e la lotta alla fame. 

Medio Oriente: Israele decide la liberazione di numerosi prigionieri palestinesi.

In Iraq, non si placa la spirale di attacchi e di imboscate.

 

Nelle pagine italiane, in primo piano il tema delle pensioni.

 

 

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OGGI IN PRIMO PIANO

7 luglio 2003

 

 

GLOBALIZZARE LA SOLIDARIETÁ: L’OBIETTIVO DI CARITAS INTERNATIONALIS

ALL’APERTURA DELL’ASSEMBLEA GENERALE DELLA CONFEDERAZIONE

 

L’impegno nel coordinamento delle emergenze, nella promozione della donna, nell’educazione alla pace e alla riconciliazione, nel dialogo con l’Onu e altre istituzioni, nel consolidamento delle proprie strutture regionali. Assumerà, anche nei temi, una prospettiva mondiale la diciassettesima Assemblea generale di Caritas Internationalis, un appuntamento che si tiene ogni quattro anni e che si svolge a Roma da lunedì 7 a sabato 12 luglio presso la Pontificia Università Urbaniana. Oltre 400 delegati provenienti da 154 Paesi avranno il compito di definire il piano di lavoro della confederazione che riunisce gli organismi di solidarietà della Chiesa cattolica sparsi in tutto il mondo. Farà da sfondo alla settimana di lavoro l’invito di Papa Giovanni Paolo II a “globalizzare la solidarietà”. Sul significato di questo appello e sugli obiettivi dell’assemblea, Massimo Donaddio ha intervistato mons. Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana:  

 

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R. - Significa in pratica, per la Caritas,  per le Caritas nazionali che sono qui convenute nella 17.ma Assemblea, assumere delle responsabilità sia in difesa dei diritti delle popolazioni maggiormente segnate da povertà, da sofferenza, da conflittualità, sia anche un impegno maggiore a far sì che la presenza della Caritas, nei diversi territori del mondo, crei uno sviluppo ed una solidarietà sempre più ampia, cogliendo, in modo particolare, il tema della globalizzazione, non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale, sanitario, politico, religioso e culturale. Aspetti, questi, che ci stanno profondamente a cuore, proprio perché significano mettere al centro la persona umana, in questo caso la persona in situazione di estrema povertà o in condizioni di conflittualità sempre più crescenti.

 

D. – Quali sono, secondo la Caritas, le priorità da affrontare oggi per le agenzie internazionali umanitarie? Di che cosa vi occuperete in questi giorni?

 

R. – Noi, durante queste giornate, ci occuperemo, in modo particolare, da una parte di rafforzare sempre più l’identità di Caritas, in quanto organismo pastorale; di rafforzare la collaborazione fra i membri della Confederazione, che è Caritas Internationalis, ma soprattutto è quello di individuare linee comuni su cui lavorare, proprio perché questo ci permetterà di essere maggiormente presenti nei territori segnati dalle emergenze. Si tratta di assumere sempre più la capacità di essere nelle emergenze, come presenza che risponde al bisogno, che accompagna le popolazioni, che crea le condizioni di una ripresa del vissuto di queste popolazioni, sia nei territori segnati da guerre, da conflittualità sempre più crescente - molte volte dimenticate, ma che purtroppo continuano a mietere e a provocare grandi conseguenze su queste popolazioni - sia laddove la cooperazione a livello internazionale e lo sviluppo di questi popoli richiede una costante attenzione. Quindi in pratica significa essere presenti dentro il mondo delle emergenze, delle conflittualità, laddove con progetti di cooperazione e di sviluppo si cerca di promuovere il cammino di queste popolazioni.

 

D. – Quali sono oggi, secondo voi, i principali diritti che la comunità internazionale ha il compito di affermare?

 

R. – Innanzitutto il diritto allo sviluppo, il diritto alla comunicazione, il diritto ad un vissuto dove il cibo, la salute, l’istruzione, dove l’abitazione, dove la possibilità di muoversi all’interno del mondo sia garantito. Il diritto all’espressione religiosa. Tutto ciò che, in pratica, ponendo al centro la persona, fa sì che essa sia considerata in tutte le sue espressioni, rispettata e soprattutto aiutata a viversi come parte del mondo, come elemento portante del mondo.

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LOTTA ALLA FAME E ALL’AIDS IN PRIMO PIANO

NEL VIAGGIO IN AFRICA DI GEORGE BUSH,

CHE DA DOMANI VISITERA’ SENEGAL, SUDAFRICA, BOTSWANA, UGANDA E NIGERIA.

 AI NOSTRI MICROFONI, IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D’AMERICA

 

L’emergenza fame e il flagello dell’Aids, ma anche sviluppo economico e lotta contro il terrorismo. Questi i punti chiave del viaggio in Africa di George Bush, che volerà oggi alla volta di Dakar. Nei prossimi cinque giorni, dunque, il presidente americano visiterà Senegal, Botswana, Uganda, Nigeria e Sud Africa. Il viaggio avviene proprio mentre si moltiplicano gli sforzi per riportare la pace in Liberia, Paese sconvolto dalla guerra civile. Il governo di Washington sta valutando l’invio di una forza di pace nella regione. Intanto, il presidente Taylor sembra ora disposto a prendere la via dell’esilio per la Nigeria. Sul futuro della Liberia e gli obiettivi principali della visita in Africa, Simon Marks ha intervistato, a Washington, il presidente degli Stati Uniti d’America, Gorge Bush:

 

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R. - WE’RE IN THE PROCESS OF DETERMINING…

Stiamo ragionando su quale tipo di azione intraprendere, affinché si affermino pace e stabilità in Liberia. Ancora non ho preso una decisione, ma con il passare dei giorni questa è più vicina. Tuttavia prima di assumere un impegno, voglio raccogliere le informazioni necessarie per capire ciò che bisogna fare e comprendere chi ha voglia di prendervi parte. La prima cosa che ritengo debba succedere è che Charles Taylor se ne vada. La ‘conditio sine qua non’ per ogni operazione di stabilizzazione del Paese è che il signor Taylor lasci la Liberia, cosicché si possa raggiungere l’obiettivo diplomaticamente. Colin Powell sta lavorando a stretto contatto con Kofi Annan e gli altri partner alle Nazioni Unite per preparare la base, se possibile, per la partenza di Charles Taylor.

 

D - Qualche tempo fa, il suo segretario di Stato, Colin Powell, ha scritto sul New York Times che “il Sudafrica dovrebbe svolgere un ruolo più deciso per la soluzione dei problemi dello Zimbabwe”. Nello specifico cosa chiede al presidente Thabo Mbeki?

 

R. - INSIST THAT THERE BE ELECTIONS…

Insistere affinché si svolgano le elezioni. Insistere affinché la democrazia si affermi. Far sì che siano messe in campo le condizioni necessarie, affinché questo Paese divenga nuovamente prospero. Sono d’accordo con il segretario di Stato. Certo non voglio fare pressione sui miei amici. Ma lo Zimbabwe non è certo un buon esempio per la democrazia in una parte così importante del pianeta. Vorrei essere chiaro: ci sono molte persone nell’Africa sub sahariana che muoiono di fame, tuttavia lo Zimbabwe era capace di produrre più di quanto fosse necessario a combattere la fame. Spenderemo miliardi di dollari quest’anno in programmi contro questa piaga. Sarebbe davvero utile se l’economia dello Zimbabwe fosse in grado di tornare a produrre cibo in quantità tale da poter contrastare il problema della fame.

 

D – Lei ha sorpreso molti a Washington per il vigore con cui ha intrapreso la battaglia contro l’Aids. Alcuni dicono che potrebbe fare di più impegnandosi per la cancellazione del debito estero dell’Africa. Lo ha fatto entusiasticamente per l’Iraq. Perché non farlo con più entusiasmo nel caso dell’Africa?

 

R. - WELL, LET ME START WITH HIV PROGRAM…

Mi faccia dire del programma contro l’Aids. Entusiasmo a suon di 15 miliardi di dollari. Mi sembra un buon entusiasmo per affrontare una pandemia. Ho inoltre deciso di aumentare i sussidi diretti riguardanti l’Aids del 15 per cento. D’altro canto, ci attendiamo che i Paesi, che stanno chiedendo questi soldi abbraccino i costumi delle nazioni libere come la trasparenza e la lotta alla corruzione. Ciò affinché possa essere certo che le persone siano educate e ricevano l’assistenza sanitaria. C’è un programma per la cancellazione del debito e spero che venga realizzato in pieno. Il nostro programma, secondo il mio giudizio, esprime partecipazione, compassione perché abbiamo a cuore le sorti dell’Africa, dei popoli dell’Africa.

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CHIESA E SOCIETA’

7 luglio 2003

 

 

UN NUOVO APPELLO PER LA PACE IN LIBERIA GIUNGE DAI SALESIANI ATTRAVERSO

IL MESSAGGIO DEL RETTORE MAGGIORE DELLA CONGREGAZIONE, PASCUAL CHAVEZ,

AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA, ROMANO PRODI

 

ROMA. = La grave situazione umanitaria della Liberia ha indotto il rettore maggiore dei Salesiani, padre Pascual Chavez, a scrivere a Romano Prodi, presidente della Commissione europea, affinché si intervenga nella nazione africana per ristabilire la pacifica convivenza e assicurare la serenità della popolazione sconvolta dagli eventi della guerriglia civile. Il rettore maggiore, sulla scia dell’appello di Papa Giovanni Paolo II e in sintonia con altre istituzioni umanitarie, ha chiesto che si faccia pressione sul presidente liberiano, Charles Taylor, e sulle fazioni in lotta perché pongano fine alla distruzione e alla sofferenza della popolazione e permettere così alle organizzazioni umanitarie internazionali di avviare la ricostruzione. Il religioso ha chiesto inoltre l’impegno concreto dell’intera comunità internazionale a favore di tali questi progetti. I Salesiani sono presenti nello Stato liberiano da circa 25 anni, con due sacerdoti responsabili di una parrocchia nella capitale Monrovia, oltre di una casa d’accoglienza per giovani, un centro di promozione sociale e un oratorio. (M.A.)

 

 

L’ARCIVESCOVO DI DAVAO, MONS. FERNANDO CAPALLA,

È IL NUOVO PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE FILIPPINA.

LO HA ELETTO OGGI L’ASSEMBLEA PLENARIA DEI VESCOVI

 

MANILA. = L’Assemblea plenaria della Conferenza episcopale filippina ha eletto oggi suo nuovo presidente: si tratta di mons. Fernando Capalla, arcivescovo di Davao, capoluogo dell’isola meridionale di Mindanao. Il presule assumerà il nuovo incarico dal prossimo primo dicembre. Sostituisce l’arcivescovo di Cotabato, mons. Orlando Quevedo. L’incarico di vicepresidente è stato affidato a mons. Angel Lagdameo, arcivescovo di Jaro. Mons. Capalla è nato nel 1934, è stato ordinato sacerdote nel 1961 ed è divenuto vescovo di Davao nel 1996. Il presule è uno dei fondatori della Conferenza tra vescovi e ulema, le guide spirituali della comunità islamica delle Filippine meridionali. (M.A.)

 

 

LA STRADA, LUOGO PRIVILEGIATO PER L’ESERCIZIO DELLE VIRTÙ EVANGELICHE.

QUESTO L’INVITO DEI VESCOVI SPAGNOLI ALLE PERSONE

CHE ACCINGONO A METTERSI IN VIAGGIO PER LE VACANZE

 

BILBAO. = Le vacanze estive portano sulle strade milioni di persone che, dai posti in cui vivono e lavorano, si spostano per raggiungere i luoghi di villeggiatura. Per diffondere una cultura della guida rispettosa della salute propria e degli altri, l’Ufficio della pastorale della strada dei vescovi spagnoli ha promosso la campagna intitolata “Conducete!” (Guidati!). La manifestazione è iniziata ieri, “Giornata della responsabilità della strada”, promossa dalla Conferenza episcopale, e durerà sino a settembre. Il vescovo coordinatore dell’apostolato della strada, mons. Carmelo Echenagusía Uribe, ausiliare di Bilbao, ha indirizzato per l’occasione ai fedeli un messaggio che li esorta ad avere anche alla guida delle loro automobili un comportamento consono agli insegnamenti evangelici e, come dice lo slogan adottato, ad essere coscienti dei pericoli che un guida spericolata può causare. “Con frequenza - si legge nel messaggio - succede qualcosa di importante nella condotta di una persona quando si mette al volante. La sua psicologia e il suo comportamento accusano accentuate alterazioni: persone che nella vita sono educate, cortesi e pazienti, diventano esseri esigenti, nervosi, intolleranti di fronte agli sbagli e agli errori degli altri; persino offensivi e aggressivi in gesti e parole”. Il presule invece ricorda che chi guida una macchina o qualsiasi altro veicolo deve prima guidare se stesso, controllarsi ed essere responsabile. “Il buon guidatore -  continua il presule - è colui che domina il veicolo e non si lascia dominare da esso”. Per un cristiano, “discepolo di Colui che passò facendo del bene – è l’esortazione finale di mons. Echenagusía Uribe – la strada deve essere il contesto speciale per esercitare le sue virtù, fondate, soprattutto, sulla prudenza e sulla carità”. (M.A.)

 

 

LETTERA DELL’ONG MANOS UNIDAS  SUL TURISMO DURANTE LE VACANZE.

TRA I TEMI TRATTATI, IL RISPETTO DELLE DIFFERENTI USANZE DEI PAESI

NEI QUALI SI È OSPITI E LO SCANDALO DEL COSIDDETTO TURISMO SESSUALE

 

MADRID. = L’organizzazione non governativa cattolica Manos Unidas ha recentemente lanciato un appello per promuovere il turismo responsabile e ricordare alcuni accorgimenti da adottare nel comportamento soprattutto se ci si reca nei Paesi più poveri. “Quando godiamo di questo periodo di riposo - suggerisce l’organizzazione - viaggiando in Paesi non progrediti economicamente, dobbiamo farlo con responsabilità e rispetto. Se visitiamo luoghi con differenti costumi, non possiamo comportarci con arroganza e irriverenza nei confronti di umili condizioni di vita o di diverse religioni dalla nostra”. Un passaggio importante del messaggio di Manos Unidas è dedicato al cosiddetto “turismo sessuale”, vergognosamente incrementato negli ultimi decenni e abominevole quando avviene con l’abuso di un minore. “E’ degradante - si legge nel testo - approfittare dei poveri per ottenere prestazioni sessuali, ma è sicuro che gli effetti peggiori si avvertono su chi subisce quest’abuso, perché li rovina la vita”. Riguardo alla prostituzione minorile, piaga dolorosa di tanti Paesi poveri, Manos Unidas rileva che non ci sarebbe se non ci fosse domanda. “Risulta avvilente che persone che provengono da paesi sviluppati che godono anche di una buona posizione sociale, compiano abusi su minorenni e dopo siano capaci di condurre una vita normale quando tornano nei loro luoghi d’origine”. (M.A.)

 

 

INIZIA OGGI LA VISITA DI UNA DELEGAZIONE

DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA NEI PAESI CARAIBICI

 

ROMA. = Una delegazione ristretta della Conferenza episcopale italiana è partita questa mattina alla volta dei Caraibi per incontrare i missionari italiani operanti a servizio delle Chiese di quei Paesi. Lo riferisce l’agenzia missionaria Misna. Mons. Giuseppe Andreozzi, direttore dell’Ufficio nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese della Cei, e don Giuseppe Pellegrini, vicedirettore dello stesso ufficio, visiteranno, fino al prossimo 19 luglio, Cuba e Haiti con l’intento di promuovere il dialogo e lo scambio d’esperienze tra i missionari e la Chiesa italiana. (M.A.)

 

 

PUBBLICATO IN CILE LO STUDIO SULL’AIDS DI PADRE FERNANDO CHOMALI,

MEMBRO DELLA PONTIFICA ACCADEMIA PER LA VITA:

“LA PREVENZIONE COMINCIA DAL CAMBIAMENTO DEL PROPRIO COMPORTAMENTO”

 

SANTIAGO DEL CILE. = “Non bisogna dimenticare che siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio e dobbiamo far tesoro della dignità di ogni essere umano, in particolare se è malato”. Questo il messaggio lanciato da padre Fernando Chomali, membro corrispondente della Pontifica Accademia per la Vita e della Commissione di bioetica dell’episcopato cileno, nel suo ultimo studio sul’Aids, pubblicato in questi giorni. “Aspetti scientifici ed etici dell’epidemia del virus dell’Hiv e della  sindrome da immunodeficienza acquisita. Verso una proposta autenticamente umana” - questo il titolo della ricerca - affronta con attenzione il problema del virus esponendo aspetti scientifici, statistiche, considerazioni legali ed etiche ed aspetti antropologici. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, l’epidemia di Aids si diffonde velocemente, soprattutto nel Paesi in via di sviluppo. Ogni giorno nel mondo si registrano 14 mila nuovi casi di contagio, il 95 per cento dei quali nei Paesi poveri. Tra i contagiati, circa 2 mila hanno meno di 15 anni, mentre i restanti 12 mila sono adulti, la metà dei quali donne. Sino ad ora il virus ha contagiato circa 42 milioni di persone in tutto il mondo: 30 milioni nella sola Africa. “La logica che anima questo documento - ha dichiarato padre Chomali all’agenzia Fides - è il rispetto di tutti gli esseri umani, indipendente dal loro stato di salute, e l’interesse reale di far conoscere tutti gli aspetti di questa infermità in virtù del diritto di tutti di avere accesso ad una informazione corretta”. E sulla prevenzione, il sacerdote afferma che trattandosi di una malattia che si trasmette da persona a persona non è possibile separare il comportamento di ogni individuo dalla stessa malattia. La prevenzione deriva perciò automaticamente dal cambio del comportamento della persona. (M.A.)

 

 

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24 ORE NEL MONDO

7 luglio 2003

 

  

- A cura di Amedeo Lomonaco -

 

Israele ha deciso di liberare 350 prigionieri palestinesi e, con un voto contrastato, il governo Sharon ha approvato, ieri, i criteri per le prime scarcerazioni tra i 7 mila detenuti arabi. La misura, una delle tappe fissate nella “Road Map”, è però ancora lontana dalle richieste palestinesi. Hamas vuole, infatti, il rilascio di tutti i prigionieri. Si sono verificate manifestazioni di dissenso anche fra gli israeliani: ieri hanno protestato i familiari delle vittime del terrorismo. Oggi, intanto, la polizia palestinese ha bloccato una ragazza di 18 anni che, dalla Striscia di Gaza, stava tentando di entrare in Israele per compiere un attentato suicida. Lo riportano fonti degli organi di sicurezza palestinesi.

 

“La guerriglia cecena è responsabile dell'attentato kamikaze che sabato scorso ha provocato, a Mosca, la morte di 18 persone”. Lo ha affermato oggi il presidente russo, Vladimir Putin, condannando il duplice attentato suicida perpetrato dinanzi all’aerodromo moscovita di Tushino. Per il presidente russo, il suo popolo non deve cedere ai ribelli perché ciò significherebbe un “primo passo verso l'inizio della disgregazione dello Stato”.

 

Spostiamoci in Iraq, dove due soldati americani sono stati uccisi, nella scorsa notte, in due attacchi distinti a Baghdad. Uno dei due militari è stato ucciso mentre con la sua pattuglia stava inseguendo uomini armati iracheni nel quartiere di Azamiyah, a Baghdad. Il secondo è stato ucciso da una granata che ha colpito il veicolo su cui si trovava, nel distretto di Kadhimiya, sempre nella capitale irachena. Washington, intanto, si divide sulla necessità di inviare altre truppe ed allargare l’inchiesta parlamentare sul mancato ritrovamento delle armi di distruzione di massa.

 

Dall’Iran provengono notizie di un nuovo test missilistico. Oggi il governo di Teheran ha infatti confermato di aver effettuato “alcune settimane fa”' una prova del missile balistico Shahab 3, che secondo la stampa israeliana sarebbe in grado di raggiungere il territorio dello Stato ebraico.

 

Voliamo oltre Oceano e andiamo in Messico, un Paese che esce spaccato dalle elezioni parlamentari ed amministrative di ieri. Il presidente Fox, alla guida del Paese da quasi tre anni, cercava una conferma al suo operato di governo ma gli elettori non sembrano averlo premiato. Secondo i dati ufficiali, che si riferiscono alla metà dei voti scrutinati, il suo partito, il Partito di azione nazionale (Pan), esce infatti sconfitto dalle elezioni legislative, mentre il Partito rivoluzionario istituzionale (Pri) ottiene la maggioranza relativa. Ma per i particolari ascoltiamo il servizio di Andrea Sarubbi:

 

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Avevano ragione gli exit poll. Il voto di ieri ha mischiato le carte, premiando il Partito rivoluzionario istituzionale, alla guida del Paese dagli anni Trenta fino a quando – nel 2000 – la vittoria di Fox diede il via all’alternanza. Il Pri si conferma prima forza del Messico – paradossalmente, in termini numerici, lo erano rimasti anche in questi due anni e mezzo trascorsi all’opposizione – con il 34 per cento di voti, ma aumentano il numero di seggi: in tutto sono 227, che però – in un Parlamento con 500 deputati – non significano maggioranza. Crolla, invece, il partito del presidente, che si ferma a 150 seggi, perdendone per strada una cinquantina. Più o meno quelli che guadagnano i progressisti del Prd, il Partito della Rivoluzione democratica, vera rivelazione di questo voto, che sfiora quota 100 e si impone nella capitale. Nessuno può cantare vittoria, perché la maggioranza è tutta da costruire. Ma di certo il Pri ha parecchi motivi in più per farlo, visti i 5 governatori ottenuti nelle 6 province del Paese. Per Fox, a questo punto, solo una scelta: un governo di unità nazionale, ipotesi che lo stesso presidente ha già prospettato in un messaggio televisivo alla Nazione. Ci sarà molto lavoro da fare, e tra le priorità c’è quella di riavvicinare la gente alla politica: sono andati a votare solo 4 messicani su dieci, gli altri hanno bocciato tutti.

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Restando in tema di elezioni, la Corsica ha detto ‘no’ al progetto di riforma del governo di Parigi, che avrebbe reso l’isola più autonoma. Con il 50,98% di voti per il ‘no’ al referendum, i corsi hanno bocciato un progetto fortemente sponsorizzato dal governo di Jean-Pierre Raffarin e in particolare dal ministro degli Interni Nicolas Sarkozy. Da Parigi ascoltiamo il servizio di Francesca Pierantozzi:

 

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Il ministro più popolare dell’esecutiva francese, eroe della lotta contro la criminalità, aveva puntato molto sul referendum e si era recato in Corsica ben 8 volte negli ultimi 12 mesi. La vittoria del ‘no’, anche se per una manciata di voti, infligge anche un duro colpo al progetto di decentralizzazione, caro a Raffarin. “Abbiamo compreso il messaggio” ha detto seccamente il primo ministro dopo l’annuncio dei risultati ufficiali, “tutti dovranno adesso assumerne le responsabilità”. Laconico anche Farcosil il quale ha sottolineato che la priorità resta il ristabilimento della sicurezza e della pace nell’isola. A 48 ore dal voto aveva suscitato scalpore e qualche interrogativo l’arresto di Ivan Colonna, super ricercato da 4 anni per l’assassinio del prefetto Erignac. La Riforma proposta dal governo, che avrebbe concentrato i poteri in Corsica, ad Ajaccio, aveva spaccato l’isola. I separatisti da parte loro lo avevano, anche se prudentemente, sostenuto.

 

Francesca Pierantozzi, da Parigi, per Radio Vaticana.

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Alla vigilia della partenza per l’Africa del presidente americano Bush, si intensificano gli sforzi di pace per la Liberia, il Paese africano più legato agli Stati Uniti e devastato da 14 anni di guerra civile. Una missione di studio militare statunitense è giunta stamani, nella capitale Monrovia, per valutare la fattibilità dell'invio di una forza di pace. Ieri il presidente nigeriano Obasanjo è volato a Monrovia per convincere il presidente liberiano Taylor, su cui pesano accuse di crimini di guerra, a farsi da parte, come per altro richiesto dalla diplomazia internazionale. “Il presidente liberiano Taylor – ha affermato Obasanjo - ha un rifugio sicuro in Nigeria, dove può recarsi quando vuole e dove ha accettato di andare”. Sull’incontro tra i due capi di Stato africani ci riferisce Giulio Albanese:

 

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Al di là dei sorrisi solari e dei calorosi abbracci, che hanno preceduto il colloquio tra i due, Taylor è apparso sì, un uomo in disgrazia, ma anche estremamente deciso a non gettare la spugna. “We believe that the participation of the United States ...” ha infatti detto chiaro e tondo che sarà disposto, sì a fare le valigie, solo però dopo l’arrivo della forza di pace internazionale in Liberia, ma gli Stati Uniti, che sembrano essere i veri protagonisti dell’operazione di peacekeeping, non sono d’accordo, pensano che lui debba andarsene prima, perché è lui il vero problema. Insomma, se resta ancora qualche giorno, ci sarebbe il rischio per Washington di una nuova escalation di violenza a Monrovia e dintorni. Intanto è partita dalla Germania per la Liberia una delegazione militare americana composta da una decina di esperti, con il compito di valutare la situazione sul terreno in vista di una decisione del presidente Bush, sull’invio di una missione di “peacekeeping” in Liberia.

 

Per la Radio Vaticana, Giulio Albanese.

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Restiamo in Africa e andiamo in Nigeria dove prosegue ad oltranza lo sciopero generale indetto contro il caro-benzina. La principale confederazione sindacale, il ‘National Labour Congress’, ha, infatti, rifiutato l’ultimo compromesso offerto dal governo, giudicandolo “inaccettabile”.

 

Segni di speranza in Sudan. Il governo e i ribelli dell’Esercito Popolare di Liberazione hanno riaperto ieri in Kenya le trattative di pace. In 19 anni di guerra civile, oltre 2 milioni di persone hanno perso la vita nel Paese africano.

 

 

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